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“La sostenibilità per le Pmi? Non è solo un costo, ecco perché” le parole del Ceo di Lokky
La sostenibilità è diventata una priorità irrinunciabile per le imprese italiane, spinta dalla crescente consapevolezza dei consumatori e dalle normative europee. Oltre il 65% delle aziende italiane ha adottato pratiche green, ma le piccole e medie imprese, che rappresentano il 99% del tessuto economico, si trovano ad affrontare sfide significative. Difficoltà economiche, mancanza di competenze e la burocrazia ostacolano una transizione rapida. Tuttavia, la sostenibilità non è solo un obbligo, ma una leva strategica: migliora la competitività, favorisce l'accesso a nuovi mercati e consente alle imprese di rispondere alla crescente domanda di prodotti ecologici. Così all'Adnkronos Sauro Mostarda, Ceo di Lokky.
Sostenibilità? Una priorità crescente..
Negli ultimi anni, dice Mostarda, la sostenibilità è diventata una priorità crescente per le imprese italiane, spinte da una combinazione di regolamentazioni europee, incentivi fiscali e una diffusa consapevolezza da parte dei consumatori. Il Green Deal Europeo, adottato nel 2019, ha fissato obiettivi ambiziosi per la riduzione delle emissioni di carbonio e il miglioramento della sostenibilità economica e ambientale. L’introduzione della Tassonomia Ue ha ulteriormente definito i criteri per valutare la sostenibilità delle attività economiche, con l'obiettivo di orientare gli investimenti privati verso settori più green, chiosa il Ceo.
Le pratiche sostenibili delle imprese...
Secondo i recenti dati Istat (2024), dice ancora Mostarda, oltre il 65% delle imprese italiane ha adottato pratiche sostenibili, implementando politiche di risparmio energetico, gestione dei rifiuti e riduzione delle emissioni. Nonostante i progressi, molte di esse, specialmente le piccole e medie imprese (PMI), che costituiscono circa il 99% del tessuto economico nazionale, devono comunque affrontare sfide importanti per integrare pienamente la sostenibilità nei loro modelli di business poiché spesso non dispongono delle risorse necessarie per implementare rapidamente le misure richieste. Secondo uno studio (2024) condotto dal Forum per la Finanza Sostenibile, in collaborazione con Bva Doxa e Finlombarda, afferma ancora, infatti, il 71% delle PMI sta già lavorando per integrare la sostenibilità nelle attività aziendali, ma l’81% di esse ritiene ci siano delle difficoltà a utilizzare questi strumenti in azienda per finanziare dei progetti green, dalla mancanza di competenze interne (40%) ai costi troppo elevati (38%) per produrre la documentazione richiesta.
Le sfide per le PMI italiane
Uno dei principali ostacoli per le PMI, prosegue, è proprio rappresentato dai costi iniziali degli investimenti necessari per diventare più sostenibili. Dalle tecnologie per l’efficienza energetica alle infrastrutture per la gestione dei rifiuti, l’adozione di pratiche green richiede capitali che molte piccole imprese non possono permettersi di immobilizzare. In aggiunta a ciò, la burocrazia e la complessità delle normative rappresentano ulteriori barriere, spesso percepite come un freno alla competitività. I dati, afferma, parlano chiaro: il 48% delle PMI che ha avviato o pianificato iniziative sostenibili ha scelto l’autofinanziamento, mentre le aziende più strutturate ricorrono anche ai fondi pubblici. Tuttavia, solo il 26% utilizza strumenti di finanza sostenibile, con una distribuzione di 13% per le linee di credito ESG, 11% per le obbligazioni sostenibili e 9% per i fondi di private equity. Ciò indica che, nonostante la consapevolezza in crescita, l’adozione di strumenti finanziari sostenibili resta limitata, soprattutto tra le piccole e medie imprese.
La sfida dei tempi
Inoltre, prosegue, le nuove normative e le aspettative crescenti da parte di clienti e investitori impongono alle imprese di essere trasparenti nelle loro pratiche e di rispettare rigorosi standard ambientali e sociali. Per molte aziende, questo comporta costi elevati e la necessità di acquisire nuove competenze, soprattutto in ambito ESG (Environmental, Social, and Governance). Un altro rischio, sottolinea, è legato alla tempistica della transizione. Le imprese che non riescono ad adattarsi rapidamente potrebbero trovarsi in svantaggio competitivo rispetto a quelle che abbracciano tempestivamente la sostenibilità. D’altro canto, coloro che investono in questa direzione possono ottenere un vantaggio non solo in termini di efficienza interna, ma anche di accesso a mercati globali e di miglioramento della reputazione. Nonostante queste sfide, conclude, molte PMI riconoscono i benefici strategici legati alla sostenibilità e stanno facendo progressi significativi in questa direzione, dimostrando una crescente consapevolezza dell'importanza di adottare modelli di business sostenibili.
La consapevolezza e gli investimenti delle imprese in sostenibilità
Secondo i dati, infatti, la sostenibilità non è più vista solo come un obbligo regolamentare, ma anche come una leva strategica per migliorare l'efficienza e la competitività. Il 38% delle PMI afferma che migliora la reputazione aziendale, il 37% pensa che possa portare a condizioni di finanziamento più favorevoli e altrettanti che possa stimolare l’innovazione in chiave green. Non solo, il 35% afferma che la sostenibilità aumenta la competitività e favorisce l’accesso a nuovi mercati; il 23% che possa attrarre nuovi talenti.
Questa consapevolezza è anche alimentata dalla crescente domanda dei consumatori per prodotti e servizi più sostenibili. Secondo il rapporto annuale di Nielsen, il 66% dei consumatori a livello globale è disposto a pagare di più per prodotti sostenibili, e in Italia questa tendenza sta prendendo piede rapidamente. Ciò rende la sostenibilità non solo un vantaggio competitivo, ma anche una chiave per accedere a nuovi mercati e costruire una reputazione aziendale più solida.
Le polizze green: una risposta alle nuove esigenze delle imprese
Questa crescente attenzione verso la sostenibilità, continua, ha portato alla nascita di soluzioni finanziarie specifiche, come le polizze green, che rispondono alle nuove esigenze delle imprese. Le polizze verdi stanno infatti emergendo come strumenti fondamentali per proteggere gli investimenti in tecnologie rinnovabili e supportare le imprese nel loro percorso verso la sostenibilità. Il report Ania, prosegue, evidenzia come energie rinnovabili come l'eolico, il solare e il biometano siano al centro della transizione energetica italiana e rappresentino un'enorme opportunità sia per l'economia reale sia per il mercato assicurativo. Le polizze green non solo forniscono una copertura assicurativa per gli investimenti in queste tecnologie, ma offrono anche soluzioni su misura per proteggere le imprese dai rischi associati ai cambiamenti climatici. Questo tipo di strumenti finanziari può risultare particolarmente utile per le PMI, che sono spesso le più vulnerabili agli eventi climatici estremi e alle perturbazioni economiche che ne derivano. Difatti i dati ci dicono che quasi il 30% delle PMI si aspetta offerte di polizze assicurative a condizioni più vantaggiose per progetti sostenibili.
Verso un futuro sostenibile
In conclusione, evidenzia il Ceo, il percorso delle imprese italiane verso la sostenibilità è ancora in divenire. Se da un lato molte aziende hanno già compiuto passi significativi, dall’altro restano sfide importanti da affrontare, specialmente per le PMI che necessitano di maggiore supporto finanziario e formativo. La sostenibilità rappresenta però una grande opportunità per le imprese italiane, non solo per ridurre i costi e migliorare l'efficienza, ma anche per rispondere alle nuove esigenze di un mercato sempre più attento ai temi ambientali.
In questo contesto, conclude, il ruolo della finanza sostenibile e l’adozione di strumenti innovativi, come le polizze green, saranno fondamentali per accompagnare le imprese in questo percorso di trasformazione. Per riuscire davvero a cogliere le opportunità offerte dalla sostenibilità, sarà necessario superare gli ostacoli legati alla burocrazia e alla mancanza di competenze, ma la direzione è ormai tracciata: il futuro delle imprese italiane è sempre più green.
Sostenibilità
Protocollo Roma Capitale-Enpab, insieme per il futuro...
Per sensibilizzare i cittadini su temi cruciali come la sostenibilità ambientale, la corretta alimentazione e la prevenzione per uno stile di vita sano
Un’alleanza strategica per il futuro dell'ambiente: Roma Capitale e l’Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza per i Biologi (Enpab) siglano un Protocollo d’intesa che punta a sensibilizzare i cittadini su temi cruciali come la sostenibilità ambientale, la corretta alimentazione e la prevenzione per uno stile di vita sano.
La delibera, presentata dall'Assessora all’Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei rifiuti, Sabrina Alfonsi, è stata approvata dalla Giunta capitolina. “Un risultato significativo - commenta la presidente Enpab Tiziana Stallone - che costituisce un vero e proprio servizio per il territorio. Si tratta inoltre di un’occasione per riconoscere il giusto valore alla nostra professione, poiché la figura del biologo è un elemento indispensabile per la salute della popolazione”.
L’accordo, della durata di due anni, prevede la realizzazione di iniziative congiunte di informazione e formazione a Roma e nel Lazio, coinvolgendo i biologi Enpab attivi sul territorio della Regione. L’obiettivo è sensibilizzare i cittadini sui temi della sostenibilità, nel rispetto dell'ambiente e del cibo, sulla corretta conservazione degli alimenti e sui vantaggi della filiera corta, promuovendo uno stile di vita sano e migliorando lo stato di salute della popolazione.
“Le competenze dei biologi sul fronte del consumo alimentare consapevole e dei suoi stretti legami con la sostenibilità ambientale saranno una risorsa preziosa per una proficua collaborazione”, commenta l’Assessore Sabrina Alfonsi.
Sostenibilità
Al via countdown per dimezzare lo spreco alimentare, è...
Il 5 febbraio la Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare
Con la prossima Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare del 5 febbraio parte il conto alla rovescia dei 5 anni che ci separano dal 2030, un tempo che dovrà essere impiegato per inserire nel quotidiano buone pratiche, azioni e comportamenti concreti volti a ridurre della metà lo spreco alimentare, traguardo prospettato dal target 12.3 dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile adottata dalle Nazioni Unite il 25 settembre 2015. Target che prevede di dimezzare lo spreco alimentare nelle case dei consumatori così come nelle fasi di produzione e distribuzione del cibo.
Al lanciare il countdown è la campagna Spreco Zero con il tema portante della 12esima Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare del 5 febbraio prossimo che sarà #Tempodiagire, #Timetoact: una vera e propria ‘call to action’, un invito all’azione per sensibilizzare i cittadini ma anche le istituzioni e le aziende intorno alle strette implicazioni fra spreco alimentare e impatto ambientale.
“In termini concreti - spiega il direttore scientifico dell’Osservatorio Waste Watcher International Andrea Segrè, fondatore della Giornata Nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare - si tratta di arrivare nel 2030 a uno spreco pro capite di 368,7 grammi settimanali, ovvero la metà dei 737,4 grammi registrati 10 anni fa al momento dell’adozione dell’Agenda 2030 che al punto 12.3 richiedeva di dimezzare quella quota (fonte: Oss. Waste Watcher International). Una sfida che si prospetta ambiziosa, possiamo iniziare fin da subito adottando strumenti pratici come lo Sprecometro, a disposizione di tutti gratuitamente, che ogni giorno misura non solo lo spreco del cibo ma anche la nostra impronta ambientale, lo spreco dell’acqua nascosta e le emissioni connesse al cibo gettato”.
Filippo La Mantia Ambasciatore di Buone Pratiche 2025
E’ Filippo La Mantia l’Ambasciatore di Buone Pratiche della campagna Spreco Zero 2025 e della Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, in calendario il 5 febbraio, quest’anno al traguardo della sua 12esima edizione. Firma italiana della cucina fra le più note e amate, innovativo e appassionato, impegnato in molte cause sociali, Filippo La Mantia si distingue per una filosofia culinaria basata sulla semplicità, sul patrimonio culturale e sulla convivialità, oltre che su una cucina accessibile e ispirata ai valori della sostenibilità, della stagionalità, del recupero degli alimenti in funzione della prevenzione degli sprechi.
L'evento ufficiale
L’evento ufficiale della Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, promosso per iniziativa della campagna Spreco Zero di Last Minute Market con il patrocinio del ministero dell’Ambiente e dell’Anci, media partners Rai Radio1 e Rai Radio2, si svolgerà a Roma martedì 4 febbraio dalle 11 nello Spazio Europa, sede di Rappresentanza Permanente del Parlamento e della Commissione Europea (via IV Novembre, 149) con diretta sui canali social della campagna Spreco Zero.
Sarà l’occasione per la presentazione del nuovo rapporto dell’Osservatorio Waste Watcher International con i dati del ‘Caso Italia’ 2025.
Sostenibilità
Milleproroghe, Assogasliquidi: “Necessaria una...
Matteo Cimenti, presidente di Assogasliquidi-Federchimica: "Obbligo immissione biocarburanti ostacola decarbonizzazione trasporto pesante"
Penalizzante per la strategia di decarbonizzazione del trasporto pesante e inadatto a favorire la diffusione dei prodotti alternativi ai carburanti tradizionali. Questo, in sintesi, il messaggio principale dell’intervento di Matteo Cimenti, presidente di Assogasliquidi-Federchimica, in audizione oggi in Senato sul dl 'Proroga termini' a proposito dell’estensione anche per i fornitori di Gnl dell’obbligo di introdurre quote di biocarburanti in consumo.
Dal 1° gennaio 2025, infatti, sono entrate in vigore le norme del decreto 'Decreto biocarburanti' (107 del 16 marzo 2023) - spiega Assogasliquidi-Federchimica - che prevedono un incremento delle quote di biocarburanti per i trasporti ed estendono per la prima volta l’obbligo anche a carico dei fornitori di metano sia nella forma gassosa che liquefatta (Gnl), secondo una scelta dello Stato italiano, al quale invece le norme europee lasciano ampia discrezionalità.
“L’inclusione del settore del Gnl tra quelli interessati dal provvedimento ci trova completamente in disaccordo - ha spiegato Cimenti - perché contraddice la strategia nazionale ed europea che punta sulla diffusione di questo carburante per ridurre le emissioni inquinanti e climalteranti del trasporto pesante, sia terrestre che marittimo. Ricordiamo che l’industria e il mercato del Gnl sono nati una decina di anni fa e quindi non hanno una posizione consolidata nel panorama energetico: oltretutto si trovano oggi a dover affrontare difficoltà per la volatilità dei prezzi a causa dell’instabilità geopolitica”.
Dall’obbligo, del resto, è stato correttamente escluso il comparto del Gpl, in conformità con le norme Ue, sia per la sua dimensione di 'alternativa' rispetto ai carburanti tradizionali e soprattutto perché, al contrario di altre fonti energetiche, non ha mai goduto sinora di alcun investimento pubblico rispetto allo sviluppo delle produzioni bio o comunque rinnovabili - spiega Assogasliquidi - in questo senso, infatti, solo gli investimenti privati ad oggi stanno garantendo attività di ricerca e implementazione di soluzioni impiantistiche dedicate alla crescita di produzioni bioGpl e Dme rinnovabili.
Nel corso dell’audizione Assogasliquidi ha quindi chiesto al Parlamento di intervenire in modo urgente per l’eliminazione dell’obbligo anche per i fornitori di Gnl, obbligo che penalizza un comparto che al contrario ha necessità di rapidi interventi per riprendere il trend positivo di crescita, rappresentando ad oggi, soprattutto negli sviluppi della disponibilità di bioGnl, la soluzione immediata e pronta per decarbonizzare in modo efficiente il trasporto stradale pesante e marittimo, settori questi in cui anche il recente Pniec riconosce al prodotto spazi importanti di crescita entro il 2030.