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Usa, Francia, Germania e Gran Bretagna chiedono de-escalation in Siria
Francia, Germania e Gran Bretagna chiedono de-escalation. Blinken al suo omologo turco Fidan: "Necessario cessate il fuoco a Gaza"
"L'escalation terroristica" in corso in Siria riflette gli obiettivi di "dividere la regione, frammentare i suoi Paesi" e "ridisegnare la mappa geografica secondo gli interessi dell'America e dell'Occidente". Lo ha dichiarato il presidente siriano, Bashar al-Assad, nel corso di un colloquio con il suo omologo iraniano, Masoud Pezeshkian, dopo l'offensiva lanciata dalle milizie jihadiste di Hayat Tahrir al-Sham contro Aleppo. "Questa escalation non farà altro che aumentare la determinazione della Siria e del suo esercito nel contrastare il terrorismo su tutto il territorio siriano", ha aggiunto Assad, secondo una nota della presidenza siriana.
Iran pronto a ogni forma sostegno contro terrorismo
L'Iran, dal canto suo, si è detto pronto a "fornire ogni forma di sostegno alla Siria per eliminare il terrorismo ed impedire" che "i sostenitori" del terrorismo raggiungano i loro "obiettivi", ha dichiarato Pezeshkian. Il presidente iraniano, secondo una nota della presidenza siriana, ha espresso il "rifiuto totale da parte dell'Iran di tutti i tentativi di minare l'unità e la stabilità della Siria", sottolineando che "danneggiare l'unità della Siria è un duro colpo alla stabilità della regione". Il presidente iraniano ha quindi affermato che "quello che sta avvenendo in Siria è il volto delle ambizioni sioniste-americane che prendono di mira i Paesi e i popoli della regione".
Oltre 400 morti
L'Osservatorio siriano per i diritti umani ha parlato ieri di almeno 412 morti, tra cui 61 civili, dall'inizio dell'offensiva dei jihadisti di Hts e dell'opposizione armata nel nordovest del Paese. Secondo l'ong, l'offensiva è costata la vita a 214 ribelli, 137 membri delle forze filogovernative e 61 civili.
Solo oggi 11 civili, compresi 5 minori, sono stati morti e decine feriti in raid aerei che hanno colpito il nordovest della Siria. L'Osservatorio riferisce di "attacchi aerei condotti da jet russi e siriani su diverse aree, anche nella città di Idlib e un campo per sfollati a nord" di Idlib.
Usa, Francia, Germania e Gran Bretagna chiedono de-escalation
Stati Uniti, Germania, Francia e Regno Unito hanno chiesto un'immediata de-escalation in Siria. “Stiamo monitorando da vicino gli sviluppi in Siria e sollecitiamo la de-escalation da parte di tutte le parti e la protezione dei civili e delle infrastrutture”, hanno dichiarato le quattro nazioni Nato in una dichiarazione congiunta rilasciata nella tarda serata di domenica. “L'attuale escalation non fa che sottolineare l'urgente necessità di una soluzione politica del conflitto”, in linea con la risoluzione 2254 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Adottata nel 2015, la risoluzione chiede colloqui di pace tra il governo siriano e le forze di opposizione.
Blinken
Il segretario di Stato americano Anthony Blinken ha inoltre parlato con il suo omologo turco Hakan Fidan e "ha discusso della "necessità di una de-escalation e della protezione delle vite e delle infrastrutture civili" in Siria, sullo sfondo degli attacchi dei ribelli a Idlib, Aleppo e Hama nel nord-ovest del paese. Secondo l'annuncio del Dipartimento di Stato, i due hanno anche discusso "degli sforzi umanitari in corso a Gaza e della necessità di porre fine alla guerra e garantire il rilascio di tutti gli ostaggi".
Il ruolo della Russia
L'esercito russo ha dichiarato di stare aiutando l'esercito siriano a "respingere" le forze ribelli in tre province settentrionali, nel tentativo di sostenere il governo guidato dall'alleato di Mosca Bashar al-Assad. "L'esercito arabo siriano, con l'assistenza delle forze dell'aeronautica russe, sta proseguendo le sue operazioni per respingere l'aggressione terroristica nelle province di Idlib, Hama e Aleppo", ha affermato l'esercito russo sul suo sito web.
Osservatorio siriano per i diritti umani afferma che la Russia ha intensificato i raid aerei contro i jihadisti e l'opposizione armata al regime di Bashar al-Assad nelle aree della Siria dove stanno avanzando. E hanno spiegato che domenica mattina i raid aerei russi hanno colpito le città e i villaggi conquistati.
Raid aerei simili sono anche stati registrati nella città settentrionale di Aleppo, conquistata dalle forze ribelli con un'operazione a sorpresa contro i militari di Assad. ''La scorsa notte i russi non hanno smesso di bombardare su tutti i fronti'', ha dichiarato alla Dpa il direttore dell'Osservatorio siriano per i diritti umani Abdel-Rahman.
I ribelli, ha spiegato, stanno ora controllando Aleppo, la seconda città più grande della Siria, ad eccezione di alcuni sobborghi in mano curda alla periferia nordoccidentale.
Erdogan: "Turchia pronta a fare quello che serve"
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha intanto assicurato che Ankara ''segue da vicino e con attenzione gli sviluppi scoppiati all'improvviso nella nostra vicina Siria negli ultimi giorni". Da parte sua, ha aggiunto, "come Turchia siamo pronti a fare tutto il necessario per spegnere l'incendio nella nostra regione oggi, come lo abbiamo fatto ieri".
Nel corso di una conferenza stampa congiunta ad Ankara con il presidente del Montenegro Jakov Milatovic, Erdogan ha detto che ''il ministero degli Esteri turco e l'intelligence di Ankara sono in contatto con le loro controparti''. L'auspicio di Erdogan, ha spiegato lui stesso, è ''che venga raggiunto un accordo e che l'instabilità in Siria possa essere risolta''.
"Il nostro più grande desiderio è che l'integrità territoriale della Siria sia preservata e che l'instabilità finisca con un consenso in linea con le legittime richieste dei siriani", ha proseguito il presidente turco citato dall'agenzia di stampa Anadolu.
"Nell'ambito degli interessi riguardanti la sicurezza nazionale del nostro Paese, stiamo monitorando il processo sul campo e prendendo tutte le precauzioni necessarie per garantire che non si verifichino altri incidenti di questo tipo", ha aggiunto citato dal quotidiano Daily Sabah.
Esteri
Ucraina-Russia, Tajani a Lavrov: “Noi non siamo...
Il ministro degli Esteri replica al ministro degli Esteri russo: "Avremo tutti quanti, come Ue, un ruolo nella costruzione della pace"
"Avremo tutti quanti, come Ue, un ruolo nella costruzione della pace, insieme agli Usa sosterremo tutte le politiche che portano a raggiungere l'obiettivo di una pace giusta, quindi non una sconfitta dell'Ucraina. Ma noi non siamo nemici di nessuno, siamo costruttori di pace". Lo ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, a margine di un evento di Forza Italia a Milano, replicando a chi gli chiedeva un commento sulle parole del ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, secondo il quale "la Russia non considera l’Italia come un possibile partecipante ai colloqui di pace in Ucraina” perché, a suo dire, avrebbe posizioni anti-russe.
"Non significa essere nemici della Russia se si dice che la Russia deve rispettare il diritto internazionale - ha sottolineato Tajani -. Noi non siamo in guerra con la Russia ma difendiamo il diritto dell'Ucraina ad essere uno Stato indipendente".
Tajani: "Guerra su dazi sarebbe dannosa per economia"
Quanto ai dazi "mi auguro che non si scateni una guerra commerciale, che sarebbe dannosa per tutti. Non ci sarebbero né vincitori né vinti ma solo una sconfitta generale dell’economia reale", ha sottolineato Tajani.
"Dobbiamo saper affrontare il rischio di un confronto sui dazi - ha aggiunto - facendo valere le nostre ragioni. Ne parleremo con la nuova amministrazione americana, tutelando l'interesse nazionale ed europeo. L'Europa deve essere più unita su questo argomento, individuando un percorso economico chiaro che non sia penalizzante aiutando una parte dell'Europa ai danni dell’altra. Deve essere una scelta equilibrata".
Salvini: "Lavrov? Se ci sarà tavolo pace, Italia sarà presente"
“Se ci sarà un tavolo” per la pace in Ucraina , l’Italia sarà presente , con tutto rispetto per le idee di tutti”. Così Matteo Salvini a una manifestazione sulla sicurezza a Roma risponde a chi gli chiede di replicare alle parole del ministro degli Esteri russo Lavrov.
Esteri
Ex dipendente spegne sistemi informatici, British Museum...
L'uomo, licenziato la scorsa settimana, è stato arrestato
Il British Museum a Londra è stato parzialmente chiuso ai visitatori dopo che un ex dipendente ha spento alcuni sistemi informatici, prima di essere bloccato e arrestato. Lo ha reso noto lo stesso museo, specificando che alcuni gallerie sono state chiuse ieri e che nel weekend l'accesso ai visitatori sarà limitato, dando la priorità a chi ha già comprato i biglietti.
Un portavoce del British Museum ha detto alla Bbc: "Un ex dipendente che era stato licenziato la scorsa settimana è entrato nel museo e ha spento diversi dei nostri sistemi. E' intervenuta la polizia, che lo ha arrestato sulla scena. Stiamo lavorando per riportare il museo alla piena operatività, ma purtroppo le nostre mostre temporanee resteranno chiuse nel weekend".
Esteri
“Panama teme Trump. Ma l’Italia davanti ai dazi...
Il deputato Andrea Di Giuseppe parla all'Adnkronos dopo aver incontrato i ministri di Panama
La scossa geopolitica causata dal ritorno di Donald Trump “è solo all’inizio”, dice all’Adnkronos Andrea Di Giuseppe, deputato di Fratelli d’Italia eletto nella circoscrizione Centro e Nord America. Ieri ha incontrato Julio Moltó e Javier Martínez-Acha Vásquez, rispettivamente ministro del Commercio e dell'industria e ministro degli Affari esteri di Panama, a Roma insieme al presidente José Raúl Mulino Quintero. “Ci siamo visti perché a Panama c’è una delle più importanti comunità italiane nel mondo. Certo che c’è preoccupazione per le parole di Trump. Il Canale è stato fatto dagli americani e ora è dominato dai cinesi, è un problema enorme a livello di commercio internazionale e sicurezza nazionale per gli Stati Uniti. Ma non è una fissa di Trump o dei repubblicani: quando si parla di un interesse strategico come questo il 90% della popolazione è d’accordo”.
Panama è una democrazia giovane, e questo governo è in carica da pochi mesi. “Per loro affrontare un contesto geopolitico in rapida evoluzione è una vera prova del nove”, spiega Di Giuseppe, “anche perché si tratta della loro prima esperienza con Trump, che è stato molto duro. Ma non c’è timore che domani mattina i marines irrompano nella capitale. Con un approccio pragmatico e non ideologico potranno trovare soluzioni condivise, il presidente punta a trovare un ‘deal’, un accordo commerciale vantaggioso per entrambi”.
‘Roma vista come ciambella di salvataggio da molti paesi'
“L’Italia è oggi vista come un ponte strategico e, passatemi la battuta, come ciambella di salvataggio nei rapporti tra gli Stati Uniti e il resto del mondo”, dice all’Adnkronos Andrea Di Giuseppe, deputato di Fratelli d’Italia eletto nella circoscrizione Nord e Centro America, dopo aver incontrato i ministri panamensi in visita a Roma. Secondo Di Giuseppe, l’Italia ha saputo ritagliarsi un ruolo sempre più rilevante grazie alla leadership del governo Meloni, capace di posizionarsi come interlocutore privilegiato tra Washington e l’Europa.
Il deputato ha spiegato che questa posizione rafforza non solo l’immagine del Paese a livello internazionale, ma anche la sua capacità di sostenere le imprese italiane, in particolare le piccole e medie aziende, nell’accesso ai mercati esteri”. Di Giuseppe ha evidenziato che questo ruolo è stato costruito con grande rapidità: inizialmente sotto la presidenza Biden e poi consolidato con Trump, grazie a una visione strategica che ha valorizzato le somiglianze culturali e politiche tra Italia e Stati Uniti. “Dobbiamo essere fieri di questo risultato, che rafforza la nostra influenza globale e garantisce un futuro più stabile per le nostre relazioni transatlantiche”, ha concluso.
'Dazi sfida per l’Europa ma noi messi meglio dei tedeschi’
Il tema dei dazi commerciali rappresenta una delle principali sfide per l’Europa con il ritorno di Trump alla Casa Bianca. “Dopo l’immigrazione, è il tema centrale di questo inizio mandato”, dice all’Adnkronos Andrea Di Giuseppe, deputato di Fratelli d’Italia eletto nella circoscrizione Nord e Centro America, “ma per l’Italia i rischi sono più contenuti rispetto ad altre economie come quella tedesca. Il nostro tessuto di piccole e medie imprese, se fino a 3-4 anni fa veniva criticato, oggi è un asset: produciamo beni unici e che difficilmente possono essere prodotti negli Stati Uniti, dunque non c’è l’interesse a colpirli con dazi . A differenza della Germania, che rischia di essere colpita duramente dai dazi per via della sua forte esposizione commerciale e della bilancia commerciale sfavorevole, con grandi aziende direttamente concorrenti delle corporation statunitensi”.
Di Giuseppe ha però avvertito che affrontare il tema dei dazi richiederà realismo e pragmatismo da parte dell’Europa. “Non possiamo permetterci di adottare toni conflittuali o scimmiottare Trump, c’è un evidente squilibrio tra le nostre capacità negoziali. Serve intelligenza per sfruttare i nostri punti di forza, essendo coscienti dei nostri limiti”. Secondo il deputato, parlare oggi di piani economici sui dazi è prematuro, “ci sono troppe variabili in campo: sarà un attento lavoro di accordi e negoziati, ma l’Italia si trova in una posizione unica per affrontare le sfide future grazie alla sua resilienza e al suo approccio strategico”.