Vespucci a Mumbai, per Talò “un grande successo del sistema Italia”
L'ambasciatore racconta all'Adnkronos la nuova tappa del tour di nave Vespucci. Oggi Urso al Villaggio Italia
Da ieri nel centro della megalopoli che è la capitale economica e finanziaria del paese con più abitanti del mondo c’è un villaggio italiano.
È stato inaugurato a Mumbai, l’antica Bombay, il “Villaggio Italia”, l’esposizione itinerante pluriennale con il meglio del nostro paese che accoglie l’Amerigo Vespucci, la nave di addestramento della Marina Militare italiana (FOTO), in occasione delle soste nelle tappe più importanti del suo giro del mondo.
Per l’occasione c’era anche Francesco Talò, già consigliere diplomatico del presidente del Consiglio, che ha raccontato all’Adnkronos cosa è successo: “Quando arriva “la nave più bella del mondo” (definizione attribuita da veri esperti, quelli dell’equipaggio della portaerei americana Independence nel 1962, incrociando il Vespucci) è subito un successo. Lunghe file di cittadini vogliono visitare la nave e si ritrovano ad entrare in uno spazio italiano allestito a tempo record proprio davanti al Vespucci nel porto che si trova vicino al centro storico della capitale economica dell’India”.
“Col Villaggio Italia – prosegue Talò - si vuole fare qualcosa di cui si parla molto ma che spesso stenta a tradursi in realtà: rendere concreto, e in questo caso molto visibile, il sistema Italia. Al progetto, voluto dal Ministro Crosetto, partecipano 11 ministeri con il coordinamento operativo di Difesa Servizi, la società controllata dal ministero della Difesa che contribuisce, tra l’altro, a valorizzare anche economicamente il patrimonio immobiliare e immateriale delle nostre Forze Armate. Naturalmente la Marina Militare è protagonista e il Comandante delle sue scuole, l’Ammiraglio Antonio Natale, nella cerimonia di inaugurazione del Villaggio Italia ha sottolineato il legame profondo tra i nostri marinai e la nave dove molti di loro hanno imparato tra l’altro cosa vuol dire essere un equipaggio, quindi fare squadra”.
La novità della missione Vespucci è nel dimostrare come un sistema ben coordinato può rendere ancora più competitiva l’offerta italiana in settori che vanno dai prodotti industriali innovativi al design, dal turismo all’offerta della filiera agroalimentare. Non manca la cultura e le nostre istituzioni in India hanno colto l’occasione del centenario della morte di Puccini (proprio nello stesso giorno della cerimonia del Vespucci) per organizzare un concerto di arie del grande compositore toscano con interpreti italiani in uno storico teatro di Mumbai.
Secondo Talò, “tutto ciò è collegato a un messaggio anche politico: una nave che con il suo giro di due anni attraverso tutti gli oceani indica la volontà italiana di collegarsi con tutti i continenti, di sviluppare una visione ampia dei propri rapporti internazionali. La diplomazia navale esiste da lungo tempo, ma in questo caso con una nave così particolare e non destinata ad operazioni militari si ottiene una comunicazione ad ampio raggio”.
Prosegue l’ambasciatore: “l’Amerigo Vespucci, che ho sentito chiamare da un indiano “American Vespucci” con un felice errore perché fa ricordare come il navigatore italiano sia l’unica persona che abbia dato il nome ad un continente (Europa era solo una figura mitologica), è quindi il vettore, un protagonista che è anche un pretesto, per la combinazione nave/villaggio che l’Amministratore Delegato di Difesa Servizi ha definito una “piattaforma di comunicazione”, un’esposizione multi settoriale e multimediale che si rinnova di tappa in tappa con un modulo sempre più rodato e con crescenti economie di scala per presentare la forza dell’Italia del “bello e ben fatto”.
L’Italia quindi si presenta nella città del “Gateway of India”, l’arco monumentale affacciato sul mare arabico che voleva rappresentare la porta del grande impero indiano. “Adesso la nostra nave simbolo trasmette un forte messaggio dell’Italia a pochi minuti da questo simbolo del passato coloniale britannico che oggi può trasmettere al mondo il segnale di un’apertura di un paese che ha l’ambizione di diventare presto la terza economia mondiale”, spiega Talò all'Adnkronos.
Del resto, questa visita del Vespucci vuole sottolineare la volontà di dialogo e quindi di conoscenza reciproca, e qui entra in gioco il ruolo dei mezzi d’informazione, perché questa è anche l’occasione per far conoscere agli italiani una città dove ancora non c’è una ricchezza diffusa ma che cresce rapidamente e che con le sue masse umane trasmette una straordinaria energia protesa verso il futuro ma con forti radici nel passato. Cosa sanno gli italiani dell’India oltre alle immagini più conosciute?
Risponde Talò: “In molti sono fermi alle immagini di alcuni decenni fa quando Moravia e Pasolini descrivevano con il loro viaggio un paese spirituale ed affascinante, ma sofferente e bisognoso di aiuto. Sono visioni distanti anni luce dalla storia di successo di oggi con una nazione che ha molto da offrire proponendosi come leader del “Sud Globale”, e non solo”.
Oggi arriva il ministro Adolfo Urso che sarà impegnato proprio a cogliere l’occasione della presenza del Vespucci per annodare i fili di un rapporto che presenta enormi opportunità. Ne ha parlato in occasione della cerimonia di apertura del villaggio Italia a Mumbai l’Ambasciatore Antonio Bartoli il quale ha ricordato come in due anni i capi dei governi di Italia e India si siano incontrati ben cinque volte, l’ultima in occasione del vertice G20 a Rio de Janeiro di questo mese.
“In effetti dopo la visita effettuata da Meloni nella capitale indiana nel marzo dello scorso anno c’è stata un’impennata in un rapporto che, come ha rilevato il nostro presidente del Consiglio questa settimana nel chiudere a Roma i “Dialoghi Mediterranei” considera cruciali opportunità come il corridoio di connettività tra India, Medio Oriente ed Europa (IMEC), che ha come punto di partenza proprio il porto di Mumbai dove si trova adesso e Vespucci e potrebbe approdare nel più settentrionale dei porti europei, Trieste”, conclude Talò.
Esteri
Francia, dal governo di coalizione al tecnico: cosa farà...
L'allarme del primo ministro Barnier: "Rischio di serie turbolenze finanziarie". Stasera il premier parlerà in tv
Governo appeso a un filo in Francia. Il premier Michel Barnier, che stasera sarà ospite di Tf1 e France 2 per un'intervista in diretta da Matignon durante il telegiornale delle 20, ha avvertito ieri che c'è il rischio di ''serie turbolenze finanziarie'' nel caso in cui non dovesse essere approvata la legge di bilancio e il governo dovesse cadere. Un allarme confermato dai mercati.
Le possibili scelte di Macron
Ma se davvero il Rassemblement National (Rn) dovesse riuscire, unendosi con il Nouveau Front Populaire (Nfp), a far cadere il governo Barnier, il presidente francese Emmanuel Macron avrebbe diverse scelte davanti a sé. Tranne quella di sciogliere il Parlamento perché, avendolo già fatto a giungo, non potrà farlo prima del giugno del 2025.
Il capo dell'Eliseo potrebbe, ad esempio, confermare Barnier come primo ministro. Ma gli analisti la ritengono la scelta meno probabile e il Parlamento la considererebbe provocatoria. Macron potrebbe anche chiedere ai partiti di provare a costruire una nuova coalizione, questa volta più solida.
Il presidente potrebbe anche decidere di nominare un governo tecnico per supervisionare l'amministrazione per altri sei mesi. Ultima ipotesi, quella di dimettersi lui stesso e di convocare nuove elezioni presidenziali e parlamentari. Ma anche questo, per il momento, è giudicato improbabile.
Escluso invece il rischio di uno shutdown sul modello statunitense, quindi niente blocco delle attività amministrative. E questo perché la Costituzione francese consente al governo, anche ad interim, di approvare una legge di emergenza che di fatto prolunga di qualche mese il bilancio dell'anno precedente. Per questo i dipendenti del settore pubblico, ad esempio, continueranno a essere pagati.
Esteri
Gaza, accordo Fatah-Hamas: un comitato per amministrare la...
Prevista l'istituzione di un comitato congiunto per la gestione
Fatah e Hamas hanno concordato l'istituzione di un comitato congiunto per la gestione della Striscia di Gaza, dopo una proposta con la mediazione dell'Egitto. Lo scrive il giornale israeliano Haaretz, secondo cui l'accordo è arrivato nei colloqui al Cairo che si sono conclusi ieri e prevede che la commissione si occupi degli aiuti umanitari, anche della distribuzione, dell'amministrazione civile di Gaza e della supervisione della ricostruzione della Striscia e del valico di Rafah, al confine tra l'enclave palestinese e l'Egitto.
E' atteso un decreto da parte del leader palestinese Mahmoud Abbas per la creazione del comitato, che sarà subordinato al governo palestinese per quanto riguarda le questioni amministrative, finanziarie e giuridiche. Sarà composto, secondo la stampa araba, da dieci, quindici persone, anche tecnici.
Al-Araby Al-Jadeed scrive di avere una copia del documento concordato al Cairo con l'accordo per la costituzione del comitato, composto da palestinesi, per il dopoguerra a Gaza.
Ieri il Cairo aveva confermato la presenza di delegazioni di Fatah e Hamas nella capitale egiziana per colloqui con l'obiettivo di "arrivare rapidamente a un'intesa" riguardo "la gestione delle attività quotidiane nella Striscia di Gaza sotto controllo totale dell'Autorità palestinese".
Gaza finì nel 2007 in mano a Hamas. Israele, che porta avanti una campagna militare contro il gruppo nella Striscia dall'attacco del 7 ottobre 2023 in Israele, rifiuta qualsiasi futuro ruolo per Hamas a Gaza.
Esteri
Israele costruisce basi a Gaza, segnale di una permanenza a...
L'esercito dello Stato ebraico sta ampliando la sua presenza nella zona centrale della Striscia, l'analisi del New York Times sulle immagini satellitari
Israele sta ampliando la sua presenza nella zona centrale di Gaza, fortificando basi militari e demolendo edifici palestinesi. Dopo aver analizzato immagini satellitari risalenti agli ultimi mesi, il New York Times ha avanzato l'ipotesi che lo Stato ebraico potrebbe voler esercitare un controllo a lungo termine sull'area.
Nella Striscia un blocco di 46 km quadrati controllato dalle Idf
Fin dai primi mesi della guerra a Gaza, le forze israeliane hanno occupato i 6 km del corridoio di Netzarim, che divide in due l'enclave, per impedire a centinaia di migliaia di sfollati di Gaza di tornare a nord. Con l'abbattimento di edifici e la costruzione di nuove basi, il corridoio si è ormai trasformato in un blocco di 46 km quadrati di fatto controllato dalle forze israeliane.
Negli ultimi tre mesi, l'Idf ha demolito più di 600 edifici intorno alla strada nell'apparente tentativo di creare una zona cuscinetto, e ha ampliato rapidamente una rete di avamposti con torri di comunicazione e fortificazioni difensive. Il rafforzamento sembra suggerire un cambio di strategia da parte di Israele, che in passato aveva evitato di controllare il territorio dell'enclave, creando così il 'vuoto' che ha permesso ad Hamas di prendere il controllo in alcune parti di Gaza.
Controllo su Gaza, cosa sappiamo
Ufficialmente l'espansione ha motivazioni esclusivamente operative, ma i leader israeliani hanno più volte detto di voler mantenere il controllo della sicurezza a Gaza anche dopo la guerra, senza entrare nel dettaglio di modalità e conseguenze. Il controllo del corridoio di Netzarim, che attraversa Gaza dal confine israeliano al Mar Mediterraneo, ha dato a Israele la possibilità di regolare gli spostamenti lungo tutta l'enclave, mantenendo centinaia di migliaia di sfollati palestinesi nel sud. Negli ultimi mesi, l'Idf ha esteso il suo potere sul territorio su entrambi i lati del corridoio per rendere più facile per le forze israeliane mantenere l'area, ha dichiarato in un'intervista il portavoce dell'esercito israeliano Nadav Shoshani.
Alcuni ministri israeliani hanno affermato che il controllo militare a Gaza dovrebbe aprire la strada a nuovi insediamenti ebraici, anche se il premier Benjamin Netanyahu ha momentaneamente escluso quest'opzione. L'ex insediamento israeliano di Netzarim - da cui prende il nome il corridoio militare - si trova nell'area ora completamente sotto controllo israeliano.
Le basi israeliane a Gaza
Analizzando le immagini satellitari, il Nyt ha rilevato che l'esercito israeliano ha ora almeno 19 grandi basi in tutta l'area e decine di piccole basi. Mentre alcune sono state installate all'inizio della guerra, dalle immagini si nota che 12 basi sono state costruite o ampliate negli ultimi tre mesi.
Shoshani ha ribadito che l'occupazione estesa del territorio è solo per ragioni operative. “Qualsiasi cosa sia stata costruita lì può essere smontata in un giorno”, ha detto. L'estensione delle fortificazioni suggerisce, tuttavia, che Israele si stia quantomeno preparando per una battaglia prolungata a Gaza, sostiene il Nyt.
L'amministrazione Biden si è opposta a un controllo israeliano a lungo termine sull'enclave, sperando possa diventare parte di un futuro Stato palestinese. Il presidente eletto Donald Trump ha invitato Israele a “finire” la guerra, senza specificare quali condizioni potrebbe ritenere accettabili per una Gaza postbellica.