Sciopero generale, sindacati: “Adesione al 70%”. Salvini: “Maggioranza lavoratori ha detto no”
Per le sigle confederali in piazza sono scese mezzo milione di persone. Il ministro delle Infrastrutture: "Cinquanta milioni di italiani non hanno aderito"
I sindacati rivendicano la partecipazione di 500mila persone allo sciopero generale di venerdì 29 novembre in 43 piazze italiane. Per Cgil e Uil, c'erano mezzo milione di persone in piazza. "L'adesione è stata di oltre il 70%"m dicono da Corso d'Italia e via Lucullo.
Di idea diversa il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini. ''I sindacati possono decidere che è domenica. E' venerdì, non è domenica" sottolinea. "Arrivano le cifre, scuola per scuola, ufficio postale per ufficio postale. Se le poste hanno aderito al 4%, se i numeri delle scuole danno le adesioni del 5%, evidentemente c'è gente che ha scioperato e è liberissima di farlo, ma la stragrande maggioranza dei lavoratori e delle lavoratrici oggi ha fatto una scelta diversa''. ''Io rispetto chi era in piazza, che erano, stando ai loro dati, 500mila persone, rispetto anche gli altri 50 milioni di italiani che non hanno aderito'', aggiunge nel suo intervento al programma di Radio 1 'Drive time'.
''Sono contento, fra mille attacchi da sinistra, di aver garantito oggi ad alcuni milioni di italiani di poter vivere una giornata quasi tranquilla, prendendo le metropolitane a Milano, a Roma, a Napoli, prendendo gli autobus, prendendo i treni e quindi spostandosi'' aggiunge riferendosi alla sua scelta di precettare lo sciopero.
Commentando quanto accaduto a Torino, con tensioni e foto della premier Meloni e di alcuni ministri bruciate, dichiara: ''Ormai ahimè sono abituato a un certo tipo di minaccia e di violenza, però cerco di lavorare al meglio per il mio Paese. Quando uno invita la rivolta sociale, poi, stranamente oggi dei dementi attaccavano, insultavano la polizia e bruciavano delle fotografie in piazza, io direi che il signor Landini dovrebbe essere più cauto quando parla di rivolta, perché poi purtroppo qualche cretino lo prende sul serio''.
"Il diritto allo sciopero per avere stipendi più alti e più sicurezza sui posti di lavoro è sacro santo'' aggiunge Salvini. Però se a dicembre sono già in programma 15 scioperi ''mi sembra che questo sia un problema. Una battaglia politica, non la rivendicazione del diritto allo sciopero''.
I motivi della protesta
Da Torino e Milano fino a Bologna. L'onda di proteste ha attraversato lo stivale, lasciando dietro di sé una scia di braccia incrociate, con i lavoratori di tutti i settori in sciopero per otto ore. Tutti, tranne il trasporto pubblico locale (tpl), dopo l'avvenuta precettazione di Salvini, a cui era indirizzato il monito di Landini dal palco bolognese: "La piazza non si precetta".
Alla base della mobilitazione, la legge di bilancio che, secondo i sindacati, "non risponde ai bisogni del Paese e dei cittadini", lasciando senza risposta le parole d'ordine necessarie alla crescita: salari, pensioni, sanità, istruzione e servizi pubblici, politiche industriali. "I sindacati, quelli seri, rivendicano aumenti salariali e sicurezza sul lavoro. Non stanno nei salotti", esclama Bombardieri, tirando una stilettata a chi, invece, allo sciopero non ha partecipato. Come la Cisl, che della manovra dà una lettura diversa e meno severa. Una distanza che, secondo Landini, l'esecutivo sfrutta a suo vantaggio: "Questo governo sta scientemente lavorando per la divisione sindacale e la rottura nel mondo del lavoro", accusa, sottolineando che "quando ci sono idee diverse tra i sindacati a decidere non può essere la controparte: 'contratti separati' in italiano significa che le imprese o il governo scelgono con chi gli conviene firmare".
L'adesione, comparto per comparto
Comunque, numeri alla mano, i risultati secondo Cgil e Uil sono "positivi in tutti i comparti". Nel metalmeccanico si va dal 95% di Ast di Terni, passando per l’85% Ducati di Bologna e Marcegaglia di Mantova fino al 74% Bosch di Bari. Bene anche l'agroindustria, con un 100% di adesioni all'Heineken di Taranto, alla Sammontana di Firenze e alla Citterio di Parma. Partecipazione altissima anche nei trasporti: fino a 100% nel portuale, 80% nei corrieri 80% Amazon indiretti e 90% in Dhl nel Lazio e in Ups in Lombardia. Nel trasporto pubblico adesioni alte a Torino e a Cagliari, con una media del 70%. Chiuse Linea 1 e 6 e la Funicolare centrale a Napoli, la linea M3 a Milano e cancellazioni di bus in molte città. Oltre 100 cancellazioni per Ita Airways.
Nel settore della cultura le sigle parlano di "tante scuole completamente chiuse nelle maggiori città italiane", mentre il ministero dell'Istruzione sostiene si parli di una percentuale inferiore al 6% tra docenti, dirigenti scolastici e personale Ata.
Cronaca
All’Università di Macerata convegno per celebrare...
L'evento intitolato "Rosario Romeo a cento anni dalla nascita: Un bilancio storico-critico"
Dal 10 all'11 dicembre prossimi, l'Università degli Studi di Macerata ospiterà un importante convegno dedicato al centenario della nascita di Rosario Romeo, uno dei più illustri storici italiani del Novecento.
L'evento, intitolato "Rosario Romeo a cento anni dalla nascita: Un bilancio storico-critico", è organizzato dall'Istituto per la storia del Risorgimento italiano e vedrà la partecipazione di eminenti studiosi provenienti da diverse università italiane e internazionali. Rosario Romeo (1924-2002) è stato uno storico di fama internazionale, noto per i suoi contributi fondamentali alla storiografia italiana, in particolare per le sue ricerche sul Risorgimento, sul liberalismo e sul ruolo del Mezzogiorno nella storia d'Italia. La sua opera, all’interno della quale spicca l’imponente biografia di Cavour, si caratterizza per una rigorosa analisi delle fonti e per una capacità di sintesi che lo ha reso un punto di riferimento per le generazioni successive di storici.
Il convegno si articolerà in quattro sessioni, che esploreranno diversi aspetti del pensiero e del lavoro di Romeo, attraverso analisi approfondite dei suoi scritti e dei dibattiti storiografici che li hanno accompagnati.
Questi i titoli delle sezioni: Il periodo storico compreso tra il Seicento e l'Ottocento; II dibattito sulle ideologie; Le questioni storiografiche; Il liberalismo e l'Europa, tra passato e presente. Nel corso dei due giorni di lavori interverranno numerosi studiosi di diverse università italiane e straniere. Tra gli altri: Alessandro Campi, Riccardo Piccioni, Angelo Ventrone, Frédéric Leva, Elena Gaetana Faraci, Giovanni Battista Boggione, Corrado Malandrino, Federico Poggianti, Giuseppe Parlato, Orazio Maria Gnerre, Maurizio Griffo, Achille Conti, Domenico Mazza, Cristina Baldassini, Enrico Serventi Longhi, Salvatore Bottari, Giuseppe Astuto, Antonio Martino, Luigi Chiara, Mattia Muscherà, Simone Visciola, Elisabetta Strano, Davide Paparcone, Francesco Carlesi, Domenico Maria Bruni, Guido Pescosolido, Giovanni Belardelli, Ernesto Galli della Loggia, Francesco Perfetti e Roberto Pertici.
Il convegno si concluderà con una tavola rotonda dedicata all'eredità di Rosario Romeo: il ruolo che ha svolto nel panorama storiografico del secondo Novecento e il contributo che ha offerto al dibattito pubblico nazionale con la sua intensa attività pubblicistica e con i ruoli, anche politici, che ha ricoperto. “L'evento – spiega Alessandro Campi, direttore dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano – rappresenta un'occasione imperdibile per celebrare il lavoro di uno studioso fondamentale per la comprensione della storia italiana e per riflettere sul suo lascito intellettuale”.
Cronaca
Picchia la compagna fino a farla svenire e aggredisce la...
Vittima una giovane mamma della provincia di Napoli. Calcio in pancia alla suocera che stava filmando l'ultima di una serie di violenze avvenute anche davanti al figlio piccolo
Picchia la compagna fino a farla svenire e aggredisce anche la madre di lei, arrestato dai Carabinieri in provincia di Napoli. Ieri, i carabinieri della compagnia di Torre del Greco hanno arrestato per maltrattamenti in famiglia un marittimo 27enne accusato di aver aggredito la compagna 25enne e la suocera anche davanti al bambino piccolo. Nel corso degli anni, hanno ricostruito gli investigatori, sarebbero stati diversi gli episodi di violenza, e il 27enne avrebbe imposto alla giovane anche di non incontrare amiche, di isolarsi.
Botte alla compagna davanti al figlio piccolo, la suocera filma tutto
Secondo la ricostruzione, avrebbero più volte tirato i capelli e preso a schiaffi la 25enne e, poi, un colpo forte con una sedia di plastica in cucina, afferrandola per il collo e facendole saltare un dente, colpendola anche con un casco da motociclista L’ultima volta un giorno fa. Appena rientrato a casa dopo l’ennesima traversata in mare, ha lasciato le valigie ancora poggiate all’ingresso e si sarebbe subito scagliato contro la compagna, strappandole i capelli, spingendola a terra e stringendola forte. Il tutto davanti al figlio piccolo mentre la suocera filmava l'ennesima aggressione.
Appena si è accorto del video, anche la donna è stata colpita da un calcio alla pancia. Nel frattempo sul posto sono arrivati i carabinieri della sezione radiomobile di Torre del Greco. Agli atti sono finite anche quelle registrazioni terribili, pochi secondi, mostrate ai militari durante la stesura della denuncia. Per le vittime lesioni ritenute guaribili in 5 giorni dai medici intervenuti sul posto. Per il marittimo è scattato l'arresto e il trasferimento nel carcere di Poggioreale per maltrattamenti in famiglia.
Attualità
Siria: Il giorno in cui tutto è cambiato
Certe notizie non sono solo cronaca: sono storia. La caduta di Damasco, simbolo di oltre mezzo secolo di dominio della famiglia Assad, segna uno di quei momenti in cui il mondo trattiene il fiato. Dopo 24 anni di potere autoritario, Bashar al-Assad ha lasciato la capitale e con lui si è dissolto un regime che sembrava immutabile. Ma com’è stato possibile arrivare a questo punto? E cosa significa per il futuro della Siria?
Una caduta tanto rapida quanto inaspettata
Le immagini che arrivano da Damasco lasciano senza parole. Statue di Assad abbattute, prigionieri politici liberati, folle che gridano libertà. Ma dietro a queste celebrazioni c’è una storia di mesi, anni di lotta. Le forze ribelli hanno avanzato velocemente, conquistando prima Aleppo, poi Homs, e infine Deir ez-Zor. Ogni città, un pezzo di domino caduto.
E quando si è arrivati alla capitale, tutto è sembrato quasi inevitabile. “È stato come un castello di carte”, racconta un testimone locale. Le truppe lealiste erano già stanche, demoralizzate. Il supporto internazionale per Assad – storicamente saldo, soprattutto dalla Russia – si è lentamente eroso. Vladimir Putin, concentrato su altre crisi più vicine ai suoi confini, ha ridotto la sua presenza militare. E così, in poche ore, tutto è cambiato.
Un’uscita di scena drammatica
La fuga di Assad è avvolta nel mistero, ma un elemento è chiaro: è avvenuta in fretta e con discrezione. Testimoni hanno notato movimenti insoliti al palazzo presidenziale nelle prime ore del mattino. Secondo fonti del New York Times, il Presidente avrebbe lasciato la Siria su un aereo privato diretto verso una destinazione sconosciuta. La Russia? L’Iran? Nessuno lo sa con certezza.
Mentre lui scompare, il popolo siriano resta con un misto di sollievo e incertezza. “Abbiamo atteso questo momento per decenni”, dice un manifestante nel centro di Damasco. Ma ora? Chi prenderà il comando? E come si eviterà che il vuoto di potere venga riempito da estremisti?
Le celebrazioni e le paure
Le immagini delle celebrazioni sono potenti: bandiere sollevate, cori spontanei, lacrime di gioia. Ma non è tutto rose e fiori. Nelle zone rurali, gruppi come ISIS e Al-Qaeda rimangono attivi, pronti a sfruttare ogni spiraglio. I leader ribelli stanno già lavorando per stabilire un governo provvisorio ma il percorso è accidentato. Ricostruire un paese distrutto non è facile, soprattutto con ferite ancora aperte.
La comunità internazionale osserva
E il resto del mondo? Le reazioni sono state contrastanti. Stati Uniti e Unione Europea hanno accolto con favore la caduta del regime, ma sono cauti. “La transizione deve essere inclusiva”, ha dichiarato un portavoce europeo. Le Nazioni Unite sottolineano che la riconciliazione è essenziale per evitare una nuova spirale di caos.
E poi ci sono i Paesi vicini, come Turchia e Arabia Saudita, che osservano con attenzione. Per loro, la stabilità della Siria è una questione strategica. Ogni mossa è calcolata, ogni dichiarazione pesa come un macigno.
Un conflitto devastante, una speranza fragile
La guerra in Siria non ha solo lasciato cicatrici: ha stravolto vite, cancellato sogni, spezzato famiglie. Pensa a 500.000 persone. Non sono numeri. Sono storie finite. Volti, risate, progetti mai realizzati. Dal 2011, è come se il tempo si fosse fermato per milioni di siriani, costretti a lasciare le loro case, i loro quartieri, i loro ricordi. Le città? Macerie. Non solo palazzi, ma comunità intere. E le ferite? Non si vedono sempre. Sono nei cuori, nei silenzi, negli sguardi di chi è rimasto.
Eppure, qualcosa resiste. Una scintilla, un briciolo di speranza. Fragile, sì, come una fiamma che si spegne al primo soffio di vento. Ma c’è. Ed è reale. Il popolo siriano è davanti a un bivio: ricostruire, pezzo dopo pezzo, un Paese che sia finalmente libero, giusto, per tutti. Oppure cedere al caos, alle divisioni, al rancore.
E qui non si tratta solo di loro. Il mondo non può chiudere gli occhi. La comunità internazionale ha un ruolo. Un dovere. L’umanità intera deve fare un passo avanti, tendere una mano, restare. Perché abbandonare un popolo nel momento più buio sarebbe, in fondo, abbandonare noi stessi.
Un nuovo capitolo
La pagina di Assad è stata voltata ma la storia della Siria è tutt’altro che scritta. Ora viene il difficile, quello vero: ricostruire, rimettere insieme i cocci, cercare di capire cosa significa davvero libertà dopo tanto buio. Sarà una salita ripida, piena di inciampi, eppure – finalmente – c’è una speranza che non sembra un miraggio. Una speranza concreta, anche se fragile.
La Siria è come una fenice, che cerca di rinascere dalle sue ceneri. Non tutto è chiaro, non tutto è facile. Ma chi ha vissuto il buio più nero sa riconoscere la luce, anche quando è solo un filo all’orizzonte. E mentre il mondo osserva, quasi trattenendo il fiato, la Siria muove i suoi primi passi verso un futuro che non deve essere perfetto ma può, finalmente, essere diverso. Non sarà facile, ma… chi ha vissuto il buio più profondo sa che ogni spiraglio di luce può fare la differenza.