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A Lucca Giacomo Puccini Manifesto, pubblicità e illustrazione oltre l’opera lirica

Turandot (1926)Leopoldo Metlicovitz(Trieste, 1868 - Ponte Lambro, 1944)

Inaugurata a Lucca, presente il sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi, una mostra inedita dedicata a Giacomo Puccini, come parte delle celebrazioni per il centenario della morte del celebre compositore lucchese. Intitolata “Giacomo Puccini Manifesto. Pubblicità e illustrazione oltre l’opera lirica” l’esposizione, per la prima volta esplora il rapporto tra Puccini e il manifesto pubblicitario, portando alla luce i manifesti originali che raccontano non solo la vita e le opere del Maestro, ma anche la storia della grafica pubblicitaria europea.

“Il grande valore aggiunto di questa mostra nell’ indagare un aspetto trasversale, ma molto attuale, legato alla figura del Maestro, ossia il suo rapporto con il mondo della pubblicità – precisa il sindaco di Lucca Mario Pardini - In un momento storico come il nostro, che vede la comunicazione in tutte le sue forme al centro del vivere sociale, la mostra si pone come un importante compendio sull’impatto culturale del grande artista sul suo tempo, sul racconto della musica come linguaggio universale e su come Puccini attraverso la sua modernità è divenuto un simbolo della sua terra nel mondo”. L’assessore alla cultura Angela Mia Pisano dichiara: “Questa mostra nasce dalla volontà di celebrare il centenario della morte di Giacomo Puccini nella sua città natale, con un evento originale e all’altezza dell’importanza del Maestro. Un progetto che ha saputo coagulare l’interesse sia dei cultori del manifesto pubblicitario che delle istituzioni pucciniane, oltre a partner importanti di livello locale e nazionale. Ringrazio il curatore della mostra per aver messo a disposizione della città questa possibilità e aver seguito ogni fase del suo sviluppo”.

Per Alessandro Amorese, membro commissione Cultura della Camera dei deputati, “gli anniversari ‘tondi’ rischiano di essere una forzata liturgia che toglie poesia e passione. Non è il caso della mostra Giacomo Puccini Manifesto che, nell’inserirsi nel Centenario pucciniano, invece ci regala bellezza e italianità. Proprio così, perché nel Novecento il manifesto pubblicitario ha rappresentato un’arte che risentiva, positivamente, delle diverse correnti culturali, dal Futurismo all’Astrattismo, all’influenza fondamentale del Liberty. Questo anniversario ci consegna un Puccini inedito, altra caratteristica peculiare di questa mostra che non poteva che ricevere l’appoggio e il patrocinio del Ministero della Cultura”.

“Giacomo Puccini e il manifesto pubblicitario sono legati in modo stretto – spiega Simone Pellico, curatore della mostra –. Attraverso i manifesti è possibile raccontare il Maestro ad ampio spettro: la sua opera, le sue passioni, la sua epoca e la sua vita, che si apre e si chiude in un parallelismo costante con la storia del cartellone pubblicitario. La mostra illustra questo rapporto in quattro ‘atti’, partendo dalle opere liriche ma andando poi ad indagare i legami personali di Puccini con cartellonisti importanti, la sua passione per la velocità e la tecnologia e i suoi rapporti da ‘testimonial’ per marchi storici dell’industria italiana. Sono esposti cento manifesti storici della Collezione Salce, la più grande d’Italia, insieme alle opere contemporanee di Riccardo Guasco, eccellenza italiana dell’illustrazione. Una mostra quindi che non guarda solo al passato, come si addice al sempre attuale Puccini”.

Allestita alla Ex Cavallerizza, nel centro storico di Lucca e a pochi passi dalle Mura, la mostra presenta una ricca esposizione di manifesti originali dedicati alle opere di Puccini e al contesto in cui era inserito, da quelli storici a elaborazioni contemporanee, di cui il Museo nazionale Collezione Salce di Treviso conserva la più ampia raccolta esistente in Italia. “È con vero piacere che il Museo nazionale collezione Salce e la Direzione regionale Musei nazionali Veneto partecipano alla mostra Giacomo Puccini Manifesto: un contributo all’omaggio rivolto a un protagonista della cultura italiana e mondiale. I cartelloni rappresentano il collegamento tra la complessità delle opere liriche - con l’interazione fra musica, movimento, colore che esse sviluppano sul palcoscenico (in particolare quelle pucciniane in cui si fondono ricerca musicale, capacità narrativa, scenografia, costumi) - e la sintesi visiva finalizzata alla loro pubblicizzazione, diffusione e conoscenza presso un pubblico sempre più ampio. Il dialogo fra le arti, già insito nel teatro lirico, vede fra Otto e Novecento l’affermarsi del cartellonismo declinato in mille suggestioni: la mostra che si apre oggi ne è chiara ed elevata testimonianza -racconta Elisabetta Pasqualin, direttore del Museo nazionale Collezione Salce - Direzione regionale Musei Veneto – Mic. Gli atti della mostra ritraggono Puccini come icona visiva e sonora, delineando la sua influenza non solo sul manifesto lirico, ma anche sul linguaggio pubblicitario.

Roberto Curci, decano tra gli studiosi dei manifesti e membro del comitato scientifico, afferma: "è interessante notare che, se sul declinare del XIX secolo si andò delineando quella che sarebbe stata definita la “giovine scuola” italiana dell’opera lirica, con Giacomo Puccini suo indiscusso protagonista, una corrispondente “giovine scuola” si stava affermando nel campo delle arti grafiche: due innovative correnti che scorrevano parallele, talora confluendo con esiti sempre più felicemente complementari. Il manifesto dell’ultima opera di Puccini, Turandot, rappresenta proprio l’ultimo guizzo del manifesto lirico, prima del suo ripiegamento e la storicizzazione dell’opera”.

Luigi Viani, direttore Fondazione Giacomo Puccini, porta il saluto del cda della Fondazione Giacomo Puccini che “in linea con la propria missione statutaria e con spirito Staff A Ufficio stampa e Comunicazione di sinergia con le istituzioni e le realtà pucciniane del territorio, è stata lieta di collaborare in questa mostra dove, a cento anni dalla morte del Maestro, si evidenzia — fra le altre cose — la modernità del nostro ambasciatore nel mondo. Puccini è più futuro che passato”. La mostra si apre con una collezione di manifesti originali, che spazia dai classici fino alle elaborazioni contemporanee, dedicati alle opere di Puccini e alla loro eredità culturale. La seconda parte della mostra offre uno sguardo approfondito sulle opere iconiche degli autori dei manifesti pucciniani, per evidenziare il loro contributo alla storia dell’arte grafica. Nel terzo atto, Puccini viene celebrato come trait d’union tra il mondo del cartellone lirico e quello pubblicitario tout court, grazie a una selezione di opere firmate da artisti con cui intrattenne relazioni significative. Infine, l’ultimo atto esplora il rapporto più personale e diretto tra Puccini e la pubblicità, con opere che lo vedono nel ruolo di Maestro testimonial per marchi dell’epoca, creando legami iconici tra il compositore e alcuni oggetti simbolo.

L’immagine ufficiale della mostra è stata realizzata dall’illustratore alessandrino di fama internazionale Riccardo Guasco, presente nell’esposizione anche con i propri manifesti, che si affiancheranno agli oltre 100 della Collezione Salce. “Abbiamo raccolto con entusiasmo la proposta del Comune di Lucca di sviluppare questa mostra - racconta Roberto Di Grazia amministratore unico Lucca Plus. Cultura e turismo sono due asset fondamentali per Lucca Plus, che ha dato nuovo impulso alla gestione dei servizi comunali in questi settori. Sviluppare progetti di alto livello rappresenta un valore che, attraverso la nostra società partecipata dal Comune d Lucca, rimane interamente alla città”.

La mostra, organizzata dal Comune di Lucca e sviluppata da Lucca Plus, è inserita nel calendario ufficiale del Comitato Nazionale per le Celebrazioni pucciniane, patrocinata da Ministero della Cultura, Comitato nazionale per le celebrazioni pucciniane, Direzione regionale Musei Veneto, Museo Nazionale Collezione Salce, Musei Italiani, Fondazione Giacomo Puccini, Puccini Museum-Casa natale, Teatro del Giglio, Provincia di Lucca, Associazione Lucchesi nel Mondo, Camera di Commercio Toscana Nord-Ovest, Associazione Italiana Archivi e Musei d’Impresa, Aci Lucca, Associazione Civiltà del Tabarro. Main sponsor è Enel, sponsor tecnico Martinelli Luce. Media partner è Rai Cultura.

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Cultura

Premi, Laneri: “Dietro al Laurentum c’è la...

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Così l'archeologo Nicola Laneri insignito, ieri, del Premio Speciale Laurentum 'Save the Cultural Heritage' presso la Sala della Regina della Camera dei Deputati a Palazzo Montecitorio.

Premi, Laneri:

“Dietro questo premio c'è una grandissima soddisfazione, 30 anni di lavoro in varie nazioni del Medio Oriente, un'area turbata continuamente da guerre interne e anche guerre esterne e la difesa del patrimonio archeologico di quelle nazioni è un dovere che io svolgo in Azerbaijan e anche in Iraq. Grazie alla diplomazia ai nostri ambasciatori riusciamo a svolgere questo lavoro due, tre mesi l'anno. Sono grandi sacrifici ma poi portiamo a casa un risultato come la creazione di una mostra, come ad esempio quella che stiamo facendo all'Università di Catania, con oggetti provenienti dal British Museum e da altri musei. Portare in Italia pezzi dell'antica cultura mesopotamica di 5.000 anni fa è una cosa di cui vado fiero e orgoglioso". Così l'archeologo Nicola Laneri insignito, ieri, del Premio Speciale Laurentum 'Save the Cultural Heritage' presso la Sala della Regina della Camera dei Deputati a Palazzo Montecitorio.

"Il Ministero degli Affari Esteri - sottolinea l'archeologo - è un volano verso i nostri sforzi. C'è una collaborazione con studiosi di varie nazioni: oggi per esempio, in Iraq l'Italia è la nazione più presente nel maggior numero di missioni archeologiche perché gli iracheni si fidano ciecamente della nostra tradizione nell'archeologia, nel restauro, nella conservazione, nella promozione dei beni culturali".

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Cultura

Premi, Roberto Sergio: “Spero che il sogno del...

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Il direttore del Premio Laurentum, Roberto Sergio, durante la cerimonia di consegna dell'edizione 2024. 

Premi, Roberto Sergio:

"Il Centro Culturale Laurentum nasce da un sogno, un'idea visionaria di un gruppo di giovani, e saluto gli amici del 1982, che ormai quattro decenni fa hanno deciso di trasformare la loro passione per la poesia e la cultura in qualcosa di tangibile. Questi giovani, impegnati nell'associazionismo studentesco e animati da un'ideale di servizio e di contributo alla società, hanno istituito il Premio Laurentum. E qui è doveroso un sentito ringraziamento, che arriva dal profondo del cuore, al Presidente della Giuria, Gianni Letta, che ci segue da 42 anni con affetto e che ha avuto un ruolo fondamentale per l'affermazione e la crescita del Premio". Lo ha detto il direttore del Premio Laurentum, Roberto Sergio, durante la cerimonia di consegna dell'edizione 2024.

"Questo premio e il Centro culturale stesso sono il risultato di un lavoro costante spesso parallelo a carriere professionali impegnative dimostrando che è possibile con dedizione e valori solidi incidere positivamente sul tessuto della nostra comunità. Il percorso non è stato privo di sfide, ma la tensione ideale che ci ha spinti a perseverare ci ha anche permesso di raggiungere risultati oggi soddisfacenti ma frutto di spirito di sacrificio e di servizio. Questi successi non sono solo personali o professionali, ma collettivi, riflettendo il potenziale della cultura di agire come un catalizzatore per il progresso sociale", ha aggiunto Sergio.

"Mentre guardiamo al futuro, il mio desiderio è che le nuove generazioni si sentano ispirate a portare avanti un impegno analogo. Lasciatemi quindi esprimere un sincero augurio ai giovani, custodi delle nostre speranze per un domani più luminoso: che possiate trovare anche nell'esempio del Premio Laurentum e del suo centro culturale un modello di come la cultura possa e debba essere un motore di cambiamento positivo. Vi incoraggio a perseguire i vostri ideali con la stessa intensità e passione e vi esorto a lasciarvi guidare da una motivazione incrollabile. Spero che possiate aspirare a traguardi che non solo arricchiscano la vostra vita individuale, ma che contribuiscano attivamente al benessere collettivo e che il vostro cammino sia segnato da un impegno costante nel raggiungere risultati di progresso culturale e civile. Vi invito a cogliere l'opportunità di fare la differenza, per voi stessi e per il mondo intorno a voi, rendendolo un luogo migliore per noi tutti", ha concluso.

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Cultura

Giovanna Canzi, insegnare a chi vive ‘lontano dalle...

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Un libro per raccontare incontri nelle aule 'dietro le sbarre'

Una illustrazione di Gabriella Giandelli

Ripartire da dove il filo si è spezzato: perché fornire una istruzione (non sempre ma spesso) aiuta a costruirsi un'altra vita. E' il senso della esperienza raccontata in "Lontano dalla vita degli altri" (marinonibooks, 72 pagine, 35 euro) di Giovanna Canzi, giornalista, editor, curatrice di mostre che a un certo punto della sua vita si ritrova a insegnare in un carcere lombardo, docente della Settima sezione, quella dei detenuti protetti, sex offender, ma non solo. E' un mondo a parte in un universo che è già per definizione "lontano dalla vita degli altri" (anche se gli 'altri' lo vorrebbero ancor più lontano e invisibile). D'altronde il carcere sorge vicino a una discarica: e forse non è un caso.

E' - inutile dirlo - una esperienza che non si può vivere con indifferenza, e Giovanna Canzi la affronta con una partecipazione che fa breccia fra i suoi allievi particolari. La formula scelta non è quella del racconto classico, ma di istantanee scattate - con occhio partecipe e mano leggera - agli studenti che partecipano alle lezioni, talora diffidenti, più spesso curiosi e 'affamati'. Sono ritratti (accompagnati dalle suggestive illustrazioni di Gabriella Giandelli, scarne, evocative, quasi monocromatiche, come in un 'mondo triste') nei quali è bandito ogni pietismo, figurarsi un qualsiasi giudizio morale: l'eco di quello che è successo 'prima' non risuona nelle aule, né nelle pagine del libro. Nell'universo parallelo e senza tempo del carcere si può insegnare utilmente solo se ci si astiene dai giudizi: le sentenze sono già state emesse, e non solo da un giudice. In diversi di questi ritratti è persino omesso il reato all'origine della condanna: è un'informazione superflua per questo tipo di letteratura. Proprio come gli orologi, che - come Giovanna scopre subito - spesso sono rotti o fissati su orari sballati, perché in un certo senso in carcere il tempo non esiste.

Da 'operatrice' sensibile e consapevole Giovanna Canzi si è immersa in questo compito con dedizione totale, ha curato progetti di reinserimento, ha ascoltato, guidato, promosso iniziative. Come una giardiniera devota, ha seminato e lasciato germogliare l'amore per parole che aiutassero a vivere e non a odiare. Poi l'esperienza è finita e come lei stessa ammette "lo strappo è stato doloroso". Ma è, come si capisce dal tono partecipe di questi ritratti, uno strappo mai definitivamente compiuto.

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