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Il fascino (pericoloso) di merendine e cibi ultra-trasformati

Merenda Bambini

In Italia, terra di tradizioni culinarie e patria della dieta Mediterranea, i bambini sembrano essere sempre più attratti da energy drink, merendine e cibi ultra-trasformati, creando un cortocircuito tra cultura alimentare e realtà moderna. Secondo un recente rapporto Coldiretti-Censis, l’82% delle famiglie italiane chiede un piano pubblico per contrastare questa tendenza pericolosa, che minaccia la salute e lo sviluppo delle nuove generazioni. Il fenomeno dei cibi ultra-trasformati non è solo una questione di gusto o praticità: coinvolge profondamente la salute pubblica, toccando corde emotive e sociali. Dai genitori che si sentono impotenti di fronte al marketing aggressivo delle industrie alimentari, fino alle istituzioni che tentano di porre limiti efficaci, il panorama è complesso e urgente.

Perché i bambini amano i cibi ultra-trasformati?

Nonostante il 75,8% dei genitori dichiari di promuovere la dieta mediterranea, più della metà ammette di trovarsi in difficoltà. Il 55,3% nota una forte attrazione dei figli per i cibi spazzatura e quasi il 48% osserva che appena possono, i bambini scelgono alimenti poco salutari. Ma cosa rende questi prodotti così irresistibili?

Gli alimenti ultra-trasformati sono progettati per conquistare i consumatori, a partire dai bambini, grazie a combinazioni di zuccheri, grassi e sale che stimolano il cervello a voler “di più”. L’impatto è ulteriormente amplificato da strategie di marketing mirate: mascotte accattivanti, packaging colorati e spot pubblicitari che parlano il linguaggio dei più piccoli. Le famiglie, spesso, non riescono a opporsi a queste influenze esterne. I ritmi frenetici della vita moderna favoriscono scelte alimentari rapide e pratiche, sacrificando tempo ed energie per cucinare piatti sani e bilanciati. Questo quadro genera una spirale che allontana i più giovani da abitudini alimentari tradizionali, come quelle proprie della dieta mediterranea.

I pericoli di barrette ed energy drink

Un altro aspetto allarmante legato al consumo eccessivo di cibi ultra-trasformati, come barrette energetiche ed energy drink, riguarda il loro potenziale impatto sulla fertilità maschile. Secondo gli esperti della Società Italiana di Andrologia (SIA), una dieta troppo ricca di proteine, soprattutto quelle derivate da alimenti addizionati, potrebbe compromettere la qualità e la quantità degli spermatozoi.

Le barrette e gli energy drink, spesso arricchiti con proteine sintetiche, sono diventati una scelta popolare, soprattutto tra i giovani, per il loro apporto rapido di energia e nutrienti. Tuttavia, l’eccesso di proteine, sebbene inizialmente possa sembrare benefico per l’organismo, può avere effetti collaterali negativi, in particolare sulla salute riproduttiva. “Un consumo eccessivo di proteine non aumenta necessariamente la produzione di spermatozoi; anzi, potrebbe aumentare lo stress ossidativo nell’organismo, con un impatto negativo sulla concentrazione e sulla qualità degli spermatozoi”, ha spiegato Alessandro Palmieri, presidente della SIA.

Inoltre, l’assunzione massiccia di questi prodotti potrebbe alterare l’equilibrio nutrizionale complessivo, compromettendo l’assorbimento di vitamine e minerali essenziali per la salute, oltre ad aumentare i rischi legati a patologie cardiovascolari, renali e osteoporosi. Le risposte individuali all’elevato apporto proteico possono variare, ma è fondamentale seguire una dieta equilibrata, che includa proteine di alta qualità, provenienti da fonti naturali come carne magra, pesce e legumi, senza eccedere in alimenti addizionati e processati. La moderazione è la chiave per preservare non solo la fertilità, ma anche la salute generale.

Dieta mediterranea ed educazione alimentare

Coldiretti ha avanzato diverse proposte per invertire questa tendenza: dalle etichette che identifichino chiaramente i prodotti ultra-trasformati, all’aumento delle ore di educazione alimentare nelle scuole. L’introduzione di divieti sui cibi ultra-trasformati nelle mense scolastiche e nei distributori automatici rappresenta un altro passo avanti, ma potrebbe non bastare.

Il Regno Unito ha già intrapreso la strada dei divieti, limitando la pubblicità di cibi spazzatura nelle fasce orarie più seguite da bambini e adolescenti. In Italia, però, i divieti sembrano avere un impatto limitato: solo il 37% delle famiglie impone restrizioni severe sui junk food. È evidente che, accanto alle norme, sia necessario un cambio culturale, supportato da campagne di sensibilizzazione che coinvolgano scuole, famiglie e piattaforme digitali.

In un contesto dominato dai cibi industriali la dieta mediterranea, simbolo di equilibrio e salute, può rappresentare una soluzione concreta. Questo modello alimentare, basato su alimenti freschi e naturali come frutta, verdura, legumi, cereali integrali, olio d’oliva e pesce, è il risultato di una tradizione millenaria che ha dimostrato benefici straordinari per la salute. Tuttavia, la sua sopravvivenza dipende dalla capacità di trasmettere alle nuove generazioni l’importanza di mangiare in modo semplice ma nutriente.

La ricerca Coldiretti-Censis ha dimostrato che molte famiglie sono già impegnate in questa battaglia culturale, ma serve un supporto più ampio. ” L’educazione alimentare è il pilastro di una vita in salute. Bisogna imparare da bambini che mangiare in modo corretto e sano significa migliorare il proprio stato di salute. È per questo che stiamo potenziando le politiche di prevenzione, a partire dalla promozione della corretta alimentazione e degli stili di vita sani, attraverso la collaborazione con i professionisti sanitari sul territorio e molteplici iniziative di comunicazione e informazione” ha sottolineato il ministro della Salute, Orazio Schillaci, durante il Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione. “Proprio per contrastare informazioni fuorvianti, sosteniamo in particolare campagne sui social sulla dieta sana e partecipiamo a tutte quelle iniziative utili a veicolare messaggi legati agli stili di vita corretti”, ha aggiunto.

Il parere della nutrizionista

Ma come riportare i bambini su questa strada? Intervenendo su questi temi, la nutrizionista Marta Menelao sottolinea che la chiave per un’alimentazione sana risiede nella prevenzione: “È fondamentale agire fin da piccoli per educare i bambini a una dieta equilibrata, che non solo protegge la loro salute, ma costruisce anche una base solida per il loro benessere futuro. La dieta mediterranea, infatti, non è solo un modello alimentare, ma un vero e proprio stile di vita, riconosciuto dall’Unesco come Patrimonio Culturale dell’Umanità. Ricca di nutrienti essenziali, questa dieta è in grado di promuovere salute e benessere, e può essere un ottimo punto di partenza per tutta la famiglia”.

L’approccio della dieta mediterranea è estremamente flessibile e non richiede preparazioni complesse. Promuove l’uso di alimenti semplici e genuini, che possono essere facilmente integrati nella routine quotidiana. La nutrizionista consiglia di pianificare pasti semplici e vari, includendo alimenti come verdure fresche, legumi, cereali integrali e proteine magre. Un esempio pratico potrebbe essere alternare piatti di pasta integrale con verdure a zuppe di legumi o insalate colorate. Un altro suggerimento è sostituire le merendine confezionate con snack più salutari, come frutta fresca, frutta secca o snack fatti in casa, come muffin integrali o chips di verdure.

Inoltre, coinvolgere i bambini nella scelta e nella preparazione dei pasti è fondamentale: “Se i più piccoli sono coinvolti, saranno più motivati ad accettare con entusiasmo i cibi sani. Giocare con i colori e le forme dei cibi è un altro trucco che funziona: trasformare le verdure in un ‘arcobaleno di peperoni’ o preparare dei bastoncini di carote con salse come yogurt naturale può trasformare il pasto in un momento divertente e creativo”.

Incoraggiare i bambini a partecipare alla spesa, portandoli al mercato e spiegando l’importanza di scegliere alimenti freschi e locali, è un altro passo importante. “La stagione gioca un ruolo fondamentale nella dieta mediterranea: in inverno, cavoli, arance e legumi sono ideali, mentre in estate pomodori, zucchine e melanzane sono protagonisti.” L’uso dell’olio extravergine d’oliva, che è un pilastro della dieta mediterranea, rappresenta anche un’alternativa sana a burro e margarina, mentre la frutta secca come mandorle e noci può essere un ottimo spuntino.

La nutrizionista suggerisce anche di ridurre il consumo di proteine animali trasformate e aumentare le fonti proteiche salutari, come il pesce (2-3 volte a settimana) e i legumi, che possono diventare protagonisti di piatti unici come zuppe, insalate o polpette vegetali.

Per contrastare il consumo di bibite zuccherate e bevande confezionate, la dieta mediterranea promuove l’acqua come principale fonte di idratazione, magari arricchita con fette di limone o menta per renderla più invitante. “L’obiettivo non è solo fare scelte alimentari sane, ma creare un ambiente che favorisca queste scelte. Limitare l’acquisto di cibi ultra-trasformati e sostituirli con alimenti freschi e nutrienti incoraggia i bambini a fare scelte migliori”.

Gli alimenti ultra-trasformati, progettati per essere irresistibili, sfruttano tecniche precise per conquistare il palato e l’emotività dei bambini. “Sapori intensificati, confezioni colorate e praticità di consumo rendono questi cibi difficili da resistere. È fondamentale, però, offrire alternative attraenti e gustose, come snack fatti in casa o piatti colorati e divertenti, che siano altrettanto soddisfacenti”.

Infine, la nutrizionista consiglia di educare senza pressioni, parlando ai bambini dell’importanza di un’alimentazione corretta in modo semplice e positivo. “Premiare i progressi con attività divertenti, invece di ricorrere ai dolci, aiuta a consolidare buone abitudini senza dipendenze da cibo spazzatura”.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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In Italia “L’infinito” di Leopardi è di D’Annunzio e 7×8...

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Uomo Ignoranza Canva

L’Italia, da sempre fucina di grandi pensatori e artisti, è conosciuta in tutto il mondo per il suo patrimonio culturale e storico. Le sue città sono custodi di opere che segnano la storia dell’umanità, dai capolavori del Rinascimento alle scoperte scientifiche che hanno rivoluzionato il pensiero mondiale. Eppure, oggi, questo stesso Paese sembra lacerato tra il passato, che lo ha reso celebre, e un presente dove, paradossalmente, l’ignoranza dilaga a dispetto della sua straordinaria eredità. Come è possibile che la nazione che ha dato i natali a geni come Leonardo da Vinci, Galileo Galilei, Dante Alighieri e Michelangelo Buonarroti non riesca a trasmettere alle nuove generazioni una conoscenza elementare dei suoi stessi fondamenti storici? Lo dimostrano i dati di vari studi, dai sondaggi internazionali sulle percezioni storiche ai report nazionali che tracciano un quadro inquietante delle competenze di base degli italiani.

Italia ‘fabbrica di ignoranti’

Il report Censis 2024 fotografa un’Italia che pare smarrita nelle sue fondamenta storiche, che rischia di diventare una “fabbrica degli ignoranti”, una definizione tanto provocatoria quanto preoccupante. L’ignoranza, seppur non più quella “pura” dell’analfabetismo, è diventata un pericolo diffuso. Mentre il numero di laureati cresce, la formazione di base – quella che serve per comprendere il mondo e prendere decisioni consapevoli – continua a essere un obiettivo lontano per troppi. Nonostante gli 8,4 milioni di laureati, che rappresentano il 18,4% della popolazione adulta, il 24,5% degli alunni non raggiunge i traguardi di apprendimento in italiano alla fine della scuola primaria, e questa percentuale sale addirittura al 43,5% all’ultimo anno delle scuole superiori. La matematica non va meglio: il 31,8% degli alunni delle scuole primarie non arriva ai livelli minimi, e questo numero aumenta fino all’81% negli istituti professionali.

Se la deficienza nelle materie scientifiche e linguistiche è già grave, un altro aspetto ancora più preoccupante emerge dalle lacune storiche e culturali. Il 55,2% degli italiani, ad esempio, non sa che Mussolini è stato arrestato nel 1943, e il 30% non sa chi fosse Giuseppe Mazzini, uno dei protagonisti dell’Unità d’Italia. A livello mondiale, la situazione non è migliore: il 49,7% degli italiani non sa quando è scoppiata la Rivoluzione francese (1789 ndr), il 42,1% non conosce l’anno in cui l’uomo è sbarcato sulla Luna (1969), il 25,1% degli italiani non sa quando è caduto il muro di Berlino (1989), il 22,9% non riconosce Richard Nixon come presidente degli Stati Uniti (confondendolo con un grande calciatore inglese, come crede il 2,6%), il 15,3% non ha idea di chi fosse Mao Zedong e il 13,1% non sa che cosa è stata la guerra fredda.

Il gap culturale riguarda anche la letteratura e l’arte italiana, con il 41,1% degli italiani che erroneamente attribuisce a Gabriele D’Annunzio la paternità di “L’infinito” di Leopardi, per il 35,1% Eugenio Montale potrebbe essere stato un autorevole presidente del Consiglio dei ministri degli anni ’50, il 18,4% non può escludere con certezza che Giovanni Pascoli sia l’autore de I promessi sposi e il 6,1% crede che il sommo poeta Dante Alighieri non sia l’autore delle cantiche della Divina Commedia; e ancora, il 35,9% degli italiani crede erroneamente che Giuseppe Verdi abbia composto l’Inno di Mameli, e ben il 32,4% non sa che la Cappella Sistina è stata affrescata da Michelangelo, confondendo l’autore con Giotto o Leonardo da Vinci.

Non si tratta solo di un problema di conoscenze storiche, ma anche di geografia: il 23,8% degli italiani non sa che Oslo è la capitale della Norvegia, mentre il 29,5% ignora che Potenza è il capoluogo della Basilicata. Le difficoltà con le operazioni matematiche non sono da meno, se il 12,9% degli italiani non è in grado di moltiplicare correttamente 7 per 8 (56).

Ancora più preoccupante è l’incapacità di molti di comprendere i meccanismi istituzionali: oltre il 53% della popolazione non sa che il potere esecutivo è attribuito al Governo e non al Parlamento o alla magistratura. In questo “limbo” dell’ignoranza, dove si intrecciano convinzioni irrazionali e pregiudizi, cresce la possibilità che teorie antiscientifiche e stereotipi culturali prosperino. Tra le convinzioni più diffuse, troviamo il 26,1% degli italiani che crede che in Italia ci siano 10 milioni di immigrati clandestini, o il 20,9% che pensa che gli ebrei dominino il mondo tramite la finanza. Per non parlare delle idee più inquietanti: il 15,3% crede che l’omosessualità sia una malattia di origine genetica, il 13,1% ritiene che l’intelligenza delle persone dipenda dalla loro etnia, mentre il 9,2% sostiene che la criminalità abbia una base genetica, e per l’8,3% islam e jihadismo sono la stessa cosa… ma del resto per il 5,8% degli italiani il “culturista” è una “persona di cultura”.

La distorsione della realtà e la nascita di convinzioni irrazionali

Il fenomeno dell’ignoranza non è solo una questione di lacune nella conoscenza storica, ma anche di percezione distorta della realtà. Secondo il Rapporto Ipsos sulle “Perception Gaps”, l’Italia è uno dei Paesi con il più ampio divario tra la percezione della realtà e i fatti oggettivi. Ad esempio, più della metà degli italiani ritiene che la criminalità sia aumentata rispetto agli anni 2000, quando in realtà i tassi di omicidi sono diminuibili del 39%. Allo stesso modo, la percezione dell’immigrazione è fortemente sovrastimata: gli italiani credono che circa il 21% della popolazione sia composta da immigrati, mentre la cifra reale si ferma a circa l’11%. Anche sul tema della ricchezza, la percezione è errata. Secondo il rapporto, gli italiani credono che l’1% più ricco della popolazione detenga il 51% della ricchezza totale, quando la quota effettiva è solo del 22%.

Il problema non riguarda solo l’accesso all’informazione o l’ignoranza scolastica. La distorsione della realtà ha ripercussioni dirette sulla democrazia. Secondo Ipsos, la sfiducia nelle istituzioni è crescente, e la manipolazione delle percezioni da parte di politici e media contribuisce ad alimentare una polarizzazione sociale che rende sempre più difficile il dialogo e la comprensione reciproca. L’ignoranza contribuisce a rafforzare visioni politiche semplicistiche, che non riescono a cogliere la complessità dei problemi e delle soluzioni.

In un contesto in cui le informazioni sono facilmente accessibili, ma sempre più frammentate e polarizzate, l’incapacità di decodificare correttamente ciò che accade intorno a noi mette a rischio il nostro stesso sistema democratico. È difficile prendere decisioni politiche informate o partecipare attivamente alla vita pubblica quando le percezioni individuali sono distorte da pregiudizi, miti e fake news. Il rischio è che i cittadini, invece di essere protagonisti di un processo democratico consapevole, diventino vittime di una manipolazione sociale che sfrutta la loro ignoranza percettiva

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“Di nuovo al seno, non ne ha mai abbastanza”, quando Katy...

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Katy Perry Orlando Bloom Figlia Fotogramma

Katy Perry ha dedicato una canzone a sua figlia.

Non stiamo parlando di What Makes a Woman né di Lifetimes, entrambe dedicate alla piccola Daisy, ma di una versione rivisitata di Roar con cui la cantante statunitense ha raccontato come cambia la vita di una donna con la maternità.

Daisy è nata il 26 agosto 2021 dalla relazione tra Katy Perry e Orlando Bloom, iniziata nel 2017.

Il “nuovo” testo di ‘Roar’

Era l’ottobre 2021 quando la cantante, ospite dell’Ellen Show, ha sfoderato il testo rivisitato di Roar, che in queste ore sta diventando virale sui social.

@katyperrycrave new songs are needed mom #katyperry #roar #daisy ♬ suono originale – katy crave 🦋

Katy Perry ha ricostruito le difficoltà della maternità scegliendo una forma simatica, ma con un contenuto reale.

Ecco le “nuove” parole del singolo uscito il 12 agosto 2013: “Passavo le notti a festeggiare e dormivo fino a tardi. So che la mia vita era davvero abbastanza fantastica. Potevo fare qualsiasi cosa, era incredibile. Poi è nata la mia bellissima bambina. Daisy è il regalo più grande del mondo, ma sono passata da dormire tanto a non chiudere occhio nemmeno per un secondo. La metto giù nella culla, ma lei si alza, ancora affamata, non ne ha mai abbastanza. Sento la sua voce, sento il suo suono, come un tuono farà tremare il terreno. La metto nella culla, ma lei si alza di nuovo, di nuovo al seno, non ne ha mai abbastanza. Sento la sua voce, sento le sue urla, ha il pianto della tigre, una combattente, urla per tutta la notte, non c’è modo di dormire perché sentirai il suo ruggito più forte, più forte di un leone. Lei è la mia bambina e io sentirò il suo pianto. Sentirai il suo pianto”. Poco prima della fine, il coro ha simulato il pianto di un bebè sostituendo le voci che accompagnano il pezzo originale.

Con la sua ironia, la rivisitazione di Katy Perry offre uno spaccato sulle difficoltà della maternità. Il costante riferimento all’assenza di sonno invita anche a riflettere sul complicato equilibrio vita privata-lavoro, che spesso costringe le donne a scegliere tra la carriera e la famiglia.

Le donne che faticano a fornire flessibilità temporale a causa delle esigenze della cura dei figli hanno un salario inferiore alla media, come dimostrato da uno studio dell’Institute for Fiscal Studies.

La dedica con Lifetimes

Non solo sonno perso, ma soprattutto un infinito amore. Lo scorso agosto, Katy Perry ha pubblicato il brano Lifetimes che “Racconta del trovare l’amore della propria vita, profondo e soddisfacente. Personalmente non credo che l’anima gemella debba essere sempre un partner. Può arrivare in diverse forme: un figlio, il tuo miglior amico, un animale domestico. Per me è mia figlia”, ha raccontato l’artista statunitense. Una dichiarazione di intenti chiara nelle parole del brano: “Baby, you and me. For infinity. My eternity”.

Nel 2021, la cantante si era espressa sul significato di essere donna, respingendo l’idea, ancora diffusa nella società, che il ruolo delle donne possa essere inquadrato in rigidi schemi sociali: “Descrivere cosa rende donna è sempre stato un mistero perfetto. Potresti metterci tutta la tua vita, ma non potresti descrivere cosa rende donna. E questo è ciò che rende una donna donna per me”, cantava Katy Perry nel singolo uscito il 20 agosto 2020.

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“Sporco italiano”, 18enne di Bressanone pestato da coetanei...

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Ragazzo Violenza Canva

Di solito associamo il razzismo alle persone di colore, ma cosa succede quando la vittima è uno “sporco italiano”? Queste sono le parole rivolte da un branco di studenti altoatesini a un 18enne italiano, pestato nell’indifferenza generale durante quella che doveva essere una festa. Le macchie di sangue sono ancora evidenti fuori dal Forum di Bressanone, che sabato scorso ha ospitato un “Maturaball”, evento organizzato da studenti altoatesini per autofinanziarsi le gite scolastiche. Nella notte dell’11 gennaio, però, qualcosa è andato storto.

Bressanone, cosa è successo

A rovinare la festa è stato un gruppo di circa dieci giovanissimi di lingua tedesca, che, secondo le testimonianze, sarebbero arrivati dal vicino comune di Laion. Il branco stava aggredendo un ragazzo presente alla festa, quando Alex D’Alberto, uno studente-lavoratore brissinese di 18 anni, è intervenuto per difendere il minorenne diventando lui stesso la vittima: “Dreckwalscher!” (sporco italiano) gli urlano mentre lo picchiano. Il ragazzo ha riportato un trauma cranico, la frattura del pavimento orbitario e quella del setto nasale, per cui dovrà essere operato. La prognosi è di almeno 30 giorni. Poi lo attenderanno visite specialistiche per valutare la gravità delle conseguenze sulla vista.

Il padre della vittima, Renato D’Alberto, ha denunciato tutto e ora chiede giustizia: “Mentre lo tenevano fermo e gli sferravano calci alla testa lo chiamavano “sporco italiano”. Un’assurdità: lui è un ragazzo mistilingue che non ha mai fatto differenze di natura etnica o linguistica nelle sue amicizie”.

Otto ragazzi e una ragazza sono stati già individuati dai carabinieri di Bressanone, alcuni di loro hanno provato a contattare il padre della vittima per chiedere scusa. Per D’Alberto, però, non è il momento di fare passi indietro, sia nei confronti del branco, sia nei confronti degli altri presenti che “invece di intervenire si facevano i selfie”.

La separazione linguistica in Alto Adige

In Alto Adige/Südtirol, e in particolare nella provincia di Bolzano, la convivenza tra i gruppi linguistici italiano e tedesco è da sempre molto difficile.

Il sistema scolastico altoatesino è strutturato in tre reti separate per i gruppi linguistici italiano, tedesco e ladino. Questa separazione mira a preservare le identità linguistiche e culturali, ma ha sollevato critiche per la creazione di “gabbie etniche” che limitano l’interazione tra i gruppi e ostacolano il bilinguismo precoce. Inoltre, l’obbligo del bilinguismo per l’accesso a molti impieghi pubblici ha portato a discussioni sull’efficacia dell’insegnamento delle lingue nelle scuole e sulle opportunità offerte ai diversi gruppi linguistici. Un caso emblematico è quello della scuola primaria Goethe di Bolzano, dove nel 2024 è stata proposta la creazione di “classi speciali” per bambini di madrelingua non tedesca.

La commemorazione di Sepp Kerschbaumer

Il pestaggio di Alex D’Alberto è avvenuto a circa un mese di distanza dalla commemorazione del terrorista Sepp Kerschbaumer, fondatore del Bas, movimento separatista che negli anni ‘60 provocò decine di attentati dinamitardi in provincia di Bolzano.

A inizio dicembre scorso, in tutto l’Alto Adige sono apparsi manifesti che lo celebravano, con tanto di traliccio elettrico che esplode, uno dei “simboli” del terrorismo altoatesino: nella “notte dei fuochi” del 12 giugno 1961, in provincia di Bolzano, il Bas fece saltare a colpi di tritolo trentaquattro tralicci dell’elettricità.

L’acronimo Bas sta per Bedfreiungsausschuss Sudtirol, ovvero comitato per la liberazione del Sud Tirolo. A partire dagli anni ‘50 il movimento distribuì volantini per chiedere la separazione dall’Italia, ma nel decennio successivo passò alle azioni terroristiche.

Molti dei principali esponenti del Bas furono arrestati, mentre i militanti in libertà assunsero posizioni sempre più estreme fino ad uccidere carabinieri e militari della Guardia di Finanza.

Il movimento è convinto di portare avanti una battaglia giusta così come Sepp Kerschbaumer che in tribunale ha rivendicato tutte le accuse mosse a suo carico prima di essere condannato a 15 anni e 11 mesi. Il terrorista morì nel 1964 per un attacco cardiaco mentre stava scontando la pena nel carcere di Verona.

Nei decenni successivi, nelle valli del Sud Tirolo Kerschbaumer viene elevato a patriota altoatesino: “Grazie per la tua missione”, si legge sui manifesti. I volantini dello scorso dicembre e il pestaggio del giovane Alex dimostrano che la voglia di secessione e le discriminazioni sono ancora molto forti nel territorio altoatesino.

Manifesto commemorativo di Sepp Kerschbaumer
Manifesto commemorativo di Sepp Kerschbaumer in Alto Adige
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