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Migranti, diminuiscono gli ingressi in Italia: -11,6% i permanenti nel 2023

Lo rileva l'Ocse. Ma rispetto al 2019 sono il 24,6% in più. Sale il tasso degli occupati e dei richiedenti asilo

Bimbi migranti - Fotogramma

Meno migranti in Italia con una quota di quelli permanenti in calo nel 2023 dell’11,6% ma un aumento delle richieste di asilo. Sono alcuni dei dati che emergono dal nuovo rapporto International Migration Outlook 2024 che segna un incremento generale ma evidenzia come l’Italia sia nel terzo di Paesi Ocse in cui i flussi sono in diminuzione.

In crescita gli immigrati imprenditori

Rispetto al 2019, tuttavia, rileva l'Ocse, l’aumento dei migranti è del 24,6%. E la percentuale di immigrati imprenditori schizza dal 6% a oltre il 10% nel confronto tra 2006 e 2022.

Richieste d'asilo +70%

L'Italia ha registrato un aumento di quasi il 70% delle richieste di asilo nel 2023 rispetto al 2022, diventando la quarta destinazione principale tra i Paesi europei dell'Ocse e la settima complessivamente in ambito Ocse.

Le 130.000 nuove domande di asilo registrate nel 2023 superano il precedente record italiano del 2017 (126.000). La maggior parte dei richiedenti asilo in Italia nel 2023 proveniva dal Bangladesh (23 000, +59%), dall'Egitto (18 000, +106%) o dal Pakistan (16 000, +47%).

Tasso di occupazione tra i migranti sale al 71,8%

I livelli di occupazione della popolazione immigrata nei Paesi Ocse hanno raggiunto livelli record: 71,8% nel 2023. Si conferma la tendenza al rialzo post-pandemia, evidenzia il nuovo rapporto International Migration Outlook 2024 dell’Ocse. Anche il tasso di disoccupazione scenda al minimo, al 7,3%.

I 10 Paesi Ocse (tra cui Canada, Regno Unito e Stati Uniti) e i Ventisette Paesi dell’Ue nel loro complesso “hanno registrato i più alti tassi di occupazione degli immigrati mai registrati”, si legge nel rapporto.

Tuttavia, la misura in cui i rifugiati ucraini sono stati in grado di integrarsi nei mercati del lavoro locali “è variata notevolmente da un Paese all'altro”. In alcuni Paesi dell'Europa centrale e orientale (Polonia, Lituania ed Estonia), i rifugiati hanno ottenuto risultati particolarmente positivi, con tassi di occupazione superiori al 50% alla fine del 2023. Al contrario, in Paesi come la Germania, l'Austria e il Belgio, meno di uno su quattro è stato assunto.

In Italia straniero un senzatetto su 3

In Italia il 38% delle persone senza dimora nel 2023 non aveva la cittadinanza italiana, rileva il rapporto che registra una “tendenza significativa” alla privatizzazione delle strutture di accoglienza: tra il 2012 e il 2021, infatti, il numero di strutture di accoglienza residenziale in Italia è aumentato del 67,5%, passando da 1.497 a 2.506 unità.

2.035 unità private forniscono 33.246 posti letto, che rappresentano il 76% dei posti letto totali disponibili nel sistema di accoglienza italiano, si legge nel rapporto. La percentuale di sfollati ospitati in strutture private temporanee è aumentata: in Italia oscilla tra l'85 e il 90%.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Cronaca

All’Università di Macerata convegno per celebrare...

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L'evento intitolato "Rosario Romeo a cento anni dalla nascita: Un bilancio storico-critico"

All'Università di Macerata convegno per celebrare centenario nascita Rosario Romeo

Dal 10 all'11 dicembre prossimi, l'Università degli Studi di Macerata ospiterà un importante convegno dedicato al centenario della nascita di Rosario Romeo, uno dei più illustri storici italiani del Novecento.

L'evento, intitolato "Rosario Romeo a cento anni dalla nascita: Un bilancio storico-critico", è organizzato dall'Istituto per la storia del Risorgimento italiano e vedrà la partecipazione di eminenti studiosi provenienti da diverse università italiane e internazionali. Rosario Romeo (1924-2002) è stato uno storico di fama internazionale, noto per i suoi contributi fondamentali alla storiografia italiana, in particolare per le sue ricerche sul Risorgimento, sul liberalismo e sul ruolo del Mezzogiorno nella storia d'Italia. La sua opera, all’interno della quale spicca l’imponente biografia di Cavour, si caratterizza per una rigorosa analisi delle fonti e per una capacità di sintesi che lo ha reso un punto di riferimento per le generazioni successive di storici.

Il convegno si articolerà in quattro sessioni, che esploreranno diversi aspetti del pensiero e del lavoro di Romeo, attraverso analisi approfondite dei suoi scritti e dei dibattiti storiografici che li hanno accompagnati.

Questi i titoli delle sezioni: Il periodo storico compreso tra il Seicento e l'Ottocento; II dibattito sulle ideologie; Le questioni storiografiche; Il liberalismo e l'Europa, tra passato e presente. Nel corso dei due giorni di lavori interverranno numerosi studiosi di diverse università italiane e straniere. Tra gli altri: Alessandro Campi, Riccardo Piccioni, Angelo Ventrone, Frédéric Leva, Elena Gaetana Faraci, Giovanni Battista Boggione, Corrado Malandrino, Federico Poggianti, Giuseppe Parlato, Orazio Maria Gnerre, Maurizio Griffo, Achille Conti, Domenico Mazza, Cristina Baldassini, Enrico Serventi Longhi, Salvatore Bottari, Giuseppe Astuto, Antonio Martino, Luigi Chiara, Mattia Muscherà, Simone Visciola, Elisabetta Strano, Davide Paparcone, Francesco Carlesi, Domenico Maria Bruni, Guido Pescosolido, Giovanni Belardelli, Ernesto Galli della Loggia, Francesco Perfetti e Roberto Pertici.

Il convegno si concluderà con una tavola rotonda dedicata all'eredità di Rosario Romeo: il ruolo che ha svolto nel panorama storiografico del secondo Novecento e il contributo che ha offerto al dibattito pubblico nazionale con la sua intensa attività pubblicistica e con i ruoli, anche politici, che ha ricoperto. “L'evento – spiega Alessandro Campi, direttore dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano – rappresenta un'occasione imperdibile per celebrare il lavoro di uno studioso fondamentale per la comprensione della storia italiana e per riflettere sul suo lascito intellettuale”.

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Cronaca

Picchia la compagna fino a farla svenire e aggredisce la...

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Vittima una giovane mamma della provincia di Napoli. Calcio in pancia alla suocera che stava filmando l'ultima di una serie di violenze avvenute anche davanti al figlio piccolo

Carabinieri di Napoli

Picchia la compagna fino a farla svenire e aggredisce anche la madre di lei, arrestato dai Carabinieri in provincia di Napoli. Ieri, i carabinieri della compagnia di Torre del Greco hanno arrestato per maltrattamenti in famiglia un marittimo 27enne accusato di aver aggredito la compagna 25enne e la suocera anche davanti al bambino piccolo. Nel corso degli anni, hanno ricostruito gli investigatori, sarebbero stati diversi gli episodi di violenza, e il 27enne avrebbe imposto alla giovane anche di non incontrare amiche, di isolarsi.

Botte alla compagna davanti al figlio piccolo, la suocera filma tutto

Secondo la ricostruzione, avrebbero più volte tirato i capelli e preso a schiaffi la 25enne e, poi, un colpo forte con una sedia di plastica in cucina, afferrandola per il collo e facendole saltare un dente, colpendola anche con un casco da motociclista L’ultima volta un giorno fa. Appena rientrato a casa dopo l’ennesima traversata in mare, ha lasciato le valigie ancora poggiate all’ingresso e si sarebbe subito scagliato contro la compagna, strappandole i capelli, spingendola a terra e stringendola forte. Il tutto davanti al figlio piccolo mentre la suocera filmava l'ennesima aggressione.

Appena si è accorto del video, anche la donna è stata colpita da un calcio alla pancia. Nel frattempo sul posto sono arrivati i carabinieri della sezione radiomobile di Torre del Greco. Agli atti sono finite anche quelle registrazioni terribili, pochi secondi, mostrate ai militari durante la stesura della denuncia. Per le vittime lesioni ritenute guaribili in 5 giorni dai medici intervenuti sul posto. Per il marittimo è scattato l'arresto e il trasferimento nel carcere di Poggioreale per maltrattamenti in famiglia.

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Attualità

Siria: Il giorno in cui tutto è cambiato

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Certe notizie non sono solo cronaca: sono storia. La caduta di Damasco, simbolo di oltre mezzo secolo di dominio della famiglia Assad, segna uno di quei momenti in cui il mondo trattiene il fiato. Dopo 24 anni di potere autoritario, Bashar al-Assad ha lasciato la capitale e con lui si è dissolto un regime che sembrava immutabile. Ma com’è stato possibile arrivare a questo punto? E cosa significa per il futuro della Siria?

Una caduta tanto rapida quanto inaspettata

Le immagini che arrivano da Damasco lasciano senza parole. Statue di Assad abbattute, prigionieri politici liberati, folle che gridano libertà. Ma dietro a queste celebrazioni c’è una storia di mesi, anni di lotta. Le forze ribelli hanno avanzato velocemente, conquistando prima Aleppo, poi Homs, e infine Deir ez-Zor. Ogni città, un pezzo di domino caduto.

E quando si è arrivati alla capitale, tutto è sembrato quasi inevitabile. “È stato come un castello di carte”, racconta un testimone locale. Le truppe lealiste erano già stanche, demoralizzate. Il supporto internazionale per Assad – storicamente saldo, soprattutto dalla Russia – si è lentamente eroso. Vladimir Putin, concentrato su altre crisi più vicine ai suoi confini, ha ridotto la sua presenza militare. E così, in poche ore, tutto è cambiato.

Un’uscita di scena drammatica

La fuga di Assad è avvolta nel mistero, ma un elemento è chiaro: è avvenuta in fretta e con discrezione. Testimoni hanno notato movimenti insoliti al palazzo presidenziale nelle prime ore del mattino. Secondo fonti del New York Times, il Presidente avrebbe lasciato la Siria su un aereo privato diretto verso una destinazione sconosciuta. La Russia? L’Iran? Nessuno lo sa con certezza.

Mentre lui scompare, il popolo siriano resta con un misto di sollievo e incertezza. “Abbiamo atteso questo momento per decenni”, dice un manifestante nel centro di Damasco. Ma ora? Chi prenderà il comando? E come si eviterà che il vuoto di potere venga riempito da estremisti?

Le celebrazioni e le paure

Le immagini delle celebrazioni sono potenti: bandiere sollevate, cori spontanei, lacrime di gioia. Ma non è tutto rose e fiori. Nelle zone rurali, gruppi come ISIS e Al-Qaeda rimangono attivi, pronti a sfruttare ogni spiraglio. I leader ribelli stanno già lavorando per stabilire un governo provvisorio ma il percorso è accidentato. Ricostruire un paese distrutto non è facile, soprattutto con ferite ancora aperte.

La comunità internazionale osserva

E il resto del mondo? Le reazioni sono state contrastanti. Stati Uniti e Unione Europea hanno accolto con favore la caduta del regime, ma sono cauti. “La transizione deve essere inclusiva”, ha dichiarato un portavoce europeo. Le Nazioni Unite sottolineano che la riconciliazione è essenziale per evitare una nuova spirale di caos.

E poi ci sono i Paesi vicini, come Turchia e Arabia Saudita, che osservano con attenzione. Per loro, la stabilità della Siria è una questione strategica. Ogni mossa è calcolata, ogni dichiarazione pesa come un macigno.

Un conflitto devastante, una speranza fragile

La guerra in Siria non ha solo lasciato cicatrici: ha stravolto vite, cancellato sogni, spezzato famiglie. Pensa a 500.000 persone. Non sono numeri. Sono storie finite. Volti, risate, progetti mai realizzati. Dal 2011, è come se il tempo si fosse fermato per milioni di siriani, costretti a lasciare le loro case, i loro quartieri, i loro ricordi. Le città? Macerie. Non solo palazzi, ma comunità intere. E le ferite? Non si vedono sempre. Sono nei cuori, nei silenzi, negli sguardi di chi è rimasto.

Eppure, qualcosa resiste. Una scintilla, un briciolo di speranza. Fragile, sì, come una fiamma che si spegne al primo soffio di vento. Ma c’è. Ed è reale. Il popolo siriano è davanti a un bivio: ricostruire, pezzo dopo pezzo, un Paese che sia finalmente libero, giusto, per tutti. Oppure cedere al caos, alle divisioni, al rancore.

E qui non si tratta solo di loro. Il mondo non può chiudere gli occhi. La comunità internazionale ha un ruolo. Un dovere. L’umanità intera deve fare un passo avanti, tendere una mano, restare. Perché abbandonare un popolo nel momento più buio sarebbe, in fondo, abbandonare noi stessi.

Un nuovo capitolo

La pagina di Assad è stata voltata ma la storia della Siria è tutt’altro che scritta. Ora viene il difficile, quello vero: ricostruire, rimettere insieme i cocci, cercare di capire cosa significa davvero libertà dopo tanto buio. Sarà una salita ripida, piena di inciampi, eppure – finalmente – c’è una speranza che non sembra un miraggio. Una speranza concreta, anche se fragile.

La Siria è come una fenice, che cerca di rinascere dalle sue ceneri. Non tutto è chiaro, non tutto è facile. Ma chi ha vissuto il buio più nero sa riconoscere la luce, anche quando è solo un filo all’orizzonte. E mentre il mondo osserva, quasi trattenendo il fiato, la Siria muove i suoi primi passi verso un futuro che non deve essere perfetto ma può, finalmente, essere diverso. Non sarà facile, ma… chi ha vissuto il buio più profondo sa che ogni spiraglio di luce può fare la differenza.

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