Rami Malek torna in ‘Operazione Vendetta’: “Se non avessi fatto l’attore, mi sarebbe piaciuto essere una spia”
L’attore è il protagonista del film diretto da James Hawes. Dal 10 aprile 2025 al cinema, il film è basato sull'omonimo romanzo di Robert Littell del 1981
“Se non avessi fatto l’attore, mi sarebbe piaciuto fare l’agente segreto o qualcosa del genere. Sono di origine mediorientale e bilingue, sarebbe stato divertente”. Così all’Adnkronos Rami Malek, protagonista di ‘Operazione Vendetta’ (‘The Amateur’, questo il titolo originale) con la regia di James Hawes, nelle sale il 10 aprile 2025 con 20th Century Studios. L’attore premio Oscar per ‘Bohemian Rhapsody’, interpreta Charlie Heller, un brillante e introverso crittografo della Cia la cui vita viene sconvolta quando sua moglie (Rachel Brosnahan, nota per ‘La fantastica signora Maisel’) viene uccisa in un attacco terroristico a Londra. Quando i suoi supervisori si rifiutano di agire, l'uomo prende in mano la situazione e si imbarca in un pericoloso viaggio intorno al mondo per rintracciare i responsabili e vendicare la moglie. “La sua oscurità deriva dal dolore”, spiega Malek, “nel film ci chiediamo fino a che punto le persone siano disposte a spingersi per coloro che amano. Ed è il caso di Charlie: lui tocca il fondo e questo gli permette non solo di tornare a sentirsi vivo ma anche di elaborare la sua perdita”.
Secondo Malek “questo aspetto universale rende il personaggio che interpreto una sorte di eroe comune e inaspettato, ben lontano da un supereroe o un antieroe”. Nella scena dell’addestramento di Charlie ad agente segreto “il pubblico potrebbe aspettarsi di vedere un eroe classico o uno come Jason Bourne, ma si rivela l’antitesi di un eroe e di un antieroe. Lui è l’eroe di ogni uomo”, dice all’Adnkronos il regista James Hawes, che torna dietro la macchina da presa di un lungometraggio dopo ‘One Life’ con Anthony Hopkins ed Helena Bonham Carter. Basato sull'omonimo romanzo Robert Littell, adattato per la prima volta sul grande schermo nel 1981 con protagonista John Savage, la nuova versione di ‘Operazione Vendetta’ “è molto attuale e fresca, ma abbiamo preso alcuni spunti dal libro e dall’interpretazione di Savage aggiungendo una nuova svolta e un nuovo tocco al genere action e spy”, spiega il regista.
Tra segreti inconfessabili, potere e morte, c’è “una storia universale, raccontiamo di un uomo che si scontra con la tragedia della perdita e decide di partire per questa missione di giustizia”, aggiunge il regista. “Charlie è un personaggio così complesso e brillante per agire solo per vendetta, lui è mosso dalla rabbia e dall’accettazione del dolore”. Durante la realizzazione del film “abbiamo pensato che potesse essere visto come una storia di vendetta, in realtà l’abbiamo pensata come una ricerca di giustizia, che è una causa più nobile. E a Charlie questa giustizia gli è stata negata e il suo modo di cercarla è piuttosto estremo”, precisa il regista.
Rami Malek non è nuovo al mondo degli agenti segreti. Ha interpretato il villain nell’ultimo film su James Bond con Daniel Craig, ‘No Time to Die’. Ma ad aiutarlo a essere Charlie è stato il lavoro fatto su Elliot Alderson nella serie ‘Mr. Robot’: all’apparenza un giovane ingegnere informatico che lavora come esperto di sicurezza informatica, ma nella vita privata è uno stalker informatico che tratta le persone come computer da hackerare per scoprirne i segreti più intimi. “Ho imparato molto leggendo informazioni sul processo a Edward Snowden”. Certamente “non voglio paragonare il mio personaggio con Snwoden, ma penso che le scoperte che Charlie fa siano abbastanza difficili da nascondere. Entrambi ricercano la verità e c’è un eroismo in questo, dire delle verità che potrebbero mettere in crisi il potere è eroico. Certo, loro si sentono come un ingranaggio della ruota, ma non per questo significa che siano ammanettati”, dice Malek, che se fosse una spia “piuttosto che scoprire qualcosa vorrei non nascondere la testa sotto la sabbia o non vorrei fingere che nel clima politico dei Paesi di tutto il mondo non ci sia qualcosa di oscuro”, inoltre, “mi permetterebbe di essere il più informato possibile su tutto”, conclude.(di Lucrezia Leombruni)
Spettacolo
Pupi Avati all’accensione delle luminarie natalizie...
Il Maestro del cinema italiano ospite d'onore della cerimonia
Si accende la magia del Natale con l’accensione delle luminarie in Via Margutta, un’esclusiva cascata dorata di cinquanta nomi di artisti, poeti, scrittori e musicisti e personalità del cinema, ai quali è dedicata l’artistica installazione dal titolo “The Stars of Via Margutta”, personalità storiche che in Via Margutta hanno vissuto e operato nel corso nei vari secoli. Ospite d’onore della cerimonia di accensione delle luminarie di Via Margutta il Maestro del cinema italiano Pupi Avati, a cui è intitolata una delle luminarie posta al centro della mitica via. L’esclusiva cerimonia di accensione delle luci si è svolta stasera 6 dicembre alle ore 18.30 (FOTO).
L’iniziativa è ideata e promossa dal Consiglio direttivo dell’Associazione Internazionale di Via Margutta, composto dalla Presidente Grazia Marino, da Tina Vannini, Pierluigi Mancuso, Hayley Nielsen, Karim Othmani, Stefano Leonardi e Laura Pepe.
Picasso, Guttuso, De Chirico, D’Annunzio, Moravia, Sartre, Puccini, Mascagni, Wagner, Fellini, Magnani, H. Hepburn e G. Peck e tante altre bellissime anime che hanno popolato questa strada unica e ineguagliabile rivivono nelle scritte di tre metri realizzate con tubi al neon color oro, collocate per tutta la lunghezza di Via Margutta, impreziosite e decorate da luminose stelle natalizie.
Grande festa con i canti natalizi del Coro Pop Gospel “Le note Vocali” diretto da Valeria Fiore che introdurranno il brindisi finale sulla strada con il Merlettaie Brut varietà Pecorino – Bio Vegan, di Ciù Ciù Tenimenti Bartolomei.
Anche quest'anno Banca del Fucino sostiene le luminarie di Via Margutta.
Per questo Natale l'Associazione Internazionale di Via Margutta, per un momento di sincera condivisione e altruismo, promuoverà l'organizzazione no-profit indipendente Still I Rise, fondata nel 2018 da Nicolò Govoni. Un’Associazione che offre istruzione gratuita di eccellenza ai bambini profughi e vulnerabili nel mondo. La sua missione è porre fine alla crisi scolastica globale, aprendo scuole per emancipare i più vulnerabili.
Spettacolo
Il violinista della Scala: “L’opera di Verdi?...
Se tutto va bene domani direte il nome per intero? "Assolutamente no, non si dice mai"
"La chiamiamo la Forza..l'importante è non dire l'opera per intero". Così all'Adnkronos il violinista Damiano Cottalasso racconta con il sorriso come viene chiamata in teatro la "Forza del destino" di Giuseppe Verdi, opera accusata di 'non portare benissimo' che sarà eseguita domani alla Prima della Scala del 7 dicemre 2024. Se tutto va bene domani direte il nome per intero? "Assolutamente no, non si dice mai - risponde il violinista - con la filarmonica della scala, ad esempio, l'overture della "Forza" è un programma che facciamo spesso in apertura dei nostri concerti all'estero e quindi ecco anche questo in questo caso noi diciamo tra noi: "Si fa la forza, sì si fa la forza".
Quando poi capita qualche avvenimento nella vita personale, racconta, si cerca subito "di continuare la tradizione della sfortuna riguardo questa opera, andando a cercare un qualcosa in modo artificioso". Riti prima di salire sul palco? "Il musicista, se è scaramantico, lo è in modo personale". Quando lo spettacolo finisca, assicura il violinista, non si torna subito a casa ognuno per conto suo. "C'è un momento speciale - dice - per ripercorrere tutto ciò che abbiamo vissuto. In occasioni come queste, quando siamo insieme, riaffiorano i ricordi degli altri 7 dicembre passati: episodi memorabili, come quando il sipario non si è alzato, o un cantante ha abbandonato il palco ed è subentrato il sostituto. Sono tante le storie che si tramandano, e ogni volta che noi musicisti ci incontriamo, salta sempre fuori qualche nuovo aneddoto da raccontare." (A.Persili)
Spettacolo
“Ho sposato una svedese gigante e spaventosa”....
L'attore racconta amori, cinema, arresti e (mancanza di) mutande
“Ho un sacco di figli, troppi, mi pare siano cinque. È che ho iniziato tardi, a 52 anni, e ora ne ho 64, con il più piccolo che ne ha 6. Avrei bisogno di un ricovero in sanatorio, ormai dopo un lungo viaggio in aereo il mio cuore sembra fatto di pongo”.
Hugh Grant è ospite del podcast “Smartless”, condotto dai tre attori americani Jason Bateman (Ozark), Will Arnett (Arrested Development) e Sean Hayes (Will & Grace), e parla di amori, cinema, arresti e mutande: si è dimenticato di metterle in valigia prima di partire per Los Angeles a promuovere il suo ultimo film, e si è presentato in studio ‘commando’, come dicono gli americani, con i pantaloni e sotto niente.
Grant è uno dei pochi attori a essere più brillante dei suoi personaggi (la categoria assai ristretta include George Clooney, Emma Thompson e Ryan Reynolds), e lo è da sempre, dal suo primo discorso di ringraziamento ai Golden Globe nel 1995, quando vinse per “Quattro matrimoni e un funerale” e fu premiato da Valeria Golino.
Dopo una carriera di commedie romantiche, “mi pagavano tanto e l’avidità è un grande motore”, da qualche anno, “da quando sono diventato troppo brutto e troppo vecchio per certi ruoli”, si dedica a personaggi che definisce “weirdos”, disturbati, come in “Heretic”, l’ultimo film di cui è protagonista. È un nemico dello streaming, “non capisco chi dice ‘non vedo l’ora di tornare a casa e piazzarmi sul divano’, tutta la mia vita l’ho passata a cercare di uscire di casa. Le case sono un inferno, a partire da quella in cui sono cresciuto”.
Una vita sentimentale molto animata, uno storico fidanzamento con la top model Elizabeth Hurley che era sopravvissuto anche all’arresto dell’attore, che nel 1995 fu trovato insieme alla prostituta Divine Brown. Ci scherza sopra: “Cosa succede quando fai un film e ti rendi conto che non è venuto bene?”, gli chiedono, e lui: “In genere a quel punto mi faccio arrestare, così posso evitare la promozione”.
Dei cinque figli, due sono stati concepiti nello stesso periodo, ovviamente con donne diverse. Una è la sua attuale moglie, che lui definisce “una svedese gigante e spaventosa”. Poi spiega: “In realtà è meravigliosa. In un periodo in cui ero sbronzo molto spesso, circa 13 anni fa a Londra, ho visto questa svedese sexy dall’altra parte del bancone nel mio bar preferito. Era un’atleta, sarebbe potuta diventare una tennista professionista ma era troppo piena di rabbia (ride), abbiamo iniziato a frequentarci, poi a riprodurci, e ora siamo sposati”.
Prosegue l’attore: “È lei l’uomo di casa. Viene dal nord della Svezia. Già gli svedesi sono mascolini, ma nel nord dove vivono in mezzo ai boschi, ancora di più. Gli uomini non parlano, se parlano sono considerati femminucce. Non ho mai sentito pronunciare una parola ai suoi fratelli, per dire ‘sì’ o ‘no’ fanno un suono aspirato con la bocca. Ma io sono felice nel mio ruolo di figh**ta. Sono abbastanza chiacchierone, soprattutto se paragonato agli uomini svedesi. Lei mi sorprende che guardo “Tutti insieme appassionatamente” il pomeriggio a casa. Ha anche una lunga lista di cose che considera ‘in***bili’ in un uomo: bere tè al posto del caffè; guidare un’auto elettrica. Non so davvero perché stia con me”.
Il racconto prosegue parlando dell’ex marito di lei: “Un omaccione, un campione di sci. E ho rischiato grosso: una volta durante le riprese di ‘Heretic’ sono andato a fare un’escursione a Whistler Mountain, in Canada. Quando l’ho detto a mia moglie, mi ha rivelato che il suo ex vive su quella montagna. Io non sono un granché nella natura selvaggia, e durante il tragitto mi sono effettivamente trovato in difficoltà. Nella mia mente è subito apparso lo scenario da incubo in cui il suo ex marito mi salva e mi porta in braccio giù dalla cima”.
Persino i podcast divertenti hanno la domanda “dove ti vedi tra 5 anni”, e Grant svela la sua fantasia, che è la stessa da 40 anni: “Mi vedo che ho finalmente scritto il mio romanzo o una sceneggiatura meravigliosa. In realtà non riesco a superare l’idea che sia un fiasco tremendo. Ho pagine e pagine di idee e appunti. Non mi dispiacerebbe dedicarmi alla scrittura, anche perché diventa sempre meno piacevole essere riconosciuti per strada, seguiti dalle telecamere, soprattutto avendo figli piccoli. Sarebbe bello sparire in modo graduale”.