Tom Homan, chi è “zar confini” di Trump. A migranti irregolari: “Meglio che fate bagagli”
E' l'ex capo dell'Ice, la temuta polizia per l'immigrazione
"Ho un messaggio per i milioni di stranieri illegali che Joe Biden ha rilasciato nel nostro Paese in violazione della legge federale: fate meglio a preparare i bagagli". Così affermava sul palco della convention di Milwaukee Tom Homan, ex capo dell'Ice, la temuta polizia per l'immigrazione, che Donald Trump ha nominato "zar dei confini" della prossima amministrazione con il preciso incarico di "essere responsabile di tutte le deportazioni nei loro Paesi di origine degli stranieri illegali", come si legge sul post di Truth Social della notte scorsa.
Nella lista degli autori del Project 2025, il controverso documento pubblicato nei mesi scorsi in cui si delineava un'agenda di politica di estrema destra da applicare dopo la vittoria elettorale di Trump, Homan in una recente intervista con Cbs a chi gli chiedeva se con Trump sarebbero tornate le criticatissime divisioni delle famiglie al confine, ha risposto tranchant: "Le famiglie potranno essere deportate insieme".
Un concetto che aveva avanzato durante la prima amministrazione Trump, quando disse che i genitori devono essere presentati "fianco a fianco" con i loro figli in tribunale: "Metteremo come minimo i genitori sotto processo, questo è crudele? Non credo". Sempre allora, si parla del 2017, l'allora direttore ad interim dell'Ice, di fronte al Congresso rivendicò il fatto che con Trump alla Casa Bianca gli immigrati senza documenti "devono avere paura".
Homan lasciò l'incarico nel 2018 per andare in pensione, ma nell'anno e mezzo che fu alla guida della temutissima 'migra' - come i migranti ispanici chiamano l'Ice - fu il volto pubblico della campagna di deportazioni che già allora Trump condusse, difendendo la politica dell'agenzia di arrestare persone che vivevano anche da anni negli Usa e attaccando le cosidette "sanctuary city", città a guida democratica le cui autorità si rifiutarono di collaborare per individuare e deportare migranti senza documenti.
Il piano di Trump
Secondo quanto rivelato prima delle elezioni, il team di Trump starebbe preparando misure contro città e Stati a guida democratica che potrebbero opporsi al nuovo piano di deportazioni, considerando anche un blocco dei fondi federali ai loro dipartimenti di polizia. Dopo aver fondato l'intera sua campagna elettorale sulla promessa della più grande deportazione di migranti della storia americana, Trump potrebbe già nel primo giorno di mandato firmare un ordine esecutivo per avviare i rimpatri forzati di milioni di persone.
Non solo: ha anche promesso di firmare una misura per negare la cittadinanza americana ai figli di migranti irregolari nati in territorio Usa, cancellando così con un colpo di penna secoli di 'ius soli' nella nazione creata da immigrati. La misura provocherebbe immediati ricorsi legali.
Esteri
Trump, messaggio alla Nato: “Pagate o Usa se ne...
Il presidente degli Stati Uniti torna alla carica: "Gli alleati devono pagare i loro conti"
Donald Trump avverte la Nato. Il presidente eletto degli Stati Uniti fissa i paletti nel rapporto con l'Alleanza Atlantica: se gli altri membri non contribuiscono alle spese per la difesa, gli Usa potrebbero anche abbandonare la Nato. Trump "assolutamente" prenderebbe in considerazione l'ipotesi se gli alleati non "pagassero i loro conti", ha detto in un'intervista concessa venerdì a Kristen Welker, conduttrice di 'Meet the Press', programma domenicale di Nbcnews. "Devono pagare i loro conti", ha ribadito il presidente, confermando che prenderebbe considerazione la possibilità di far uscire gli Stati Uniti dall'alleanza se gli stati membri non "ci trattassero in modo equo".
Già nel corso del suo primo mandato, d'altra parte, Trump ha acceso i riflettori sulla partecipazione sbilanciata alla difesa comune sollecitando il contributo - pari al 2% del Pil - da parte di tutti i paesi dell'organizzazione.
L'arrivo di Trump sulla scena è destinato ad avere un impatto anche sulla guerra tra Ucraina e Russia. Sabato 7 dicembre, a Parigi, il presidente americano ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Nell'intervista a Nbcnews, prima di partire per la Francia, Trump non ha escluso una riduzione degli aiuti a Kiev: "È possibile. Sì, probabilmente, certo".
Il programma interno
La vittoria schiacciante nelle elezioni del 5 novembre ha ovviamente cambiato il quadro non solo politico negli Usa. "Mi chiamano tutti", ha detto con soddisfazione. Persino Jeff Bezos, numero 1 di Amazon e proprietario del Washington Post, cerca un dialogo diretto con il presidente: "Pranzeremo insieme. Ora piaccio alla gente. E' diverso rispetto a quando ho vinto la prima volta, non ero così popolare. E' stato molto importante vincere anche nel voto popolare. E vinto nettamente".
Nella lunga chiacchierata, durata oltre un'ora, Trump si è soffermato soprattutto sul programma che varerà appena si insedierà. Il contrasto all'immigrazione illegale è in cima alla lista. Il presidente eletto ha confermato che "dovrà" deportare tutti gli immigrati irregolari negli Stati Uniti ed eliminare lo 'Ius soli', sancito dalla Costituzione ma definito 'ridicolo'.
"Bisognerà farlo", ha detto ribadendo l'intenzione di espellere "tutti coloro che sono qui illegalmente nei prossimi quattro anni" del suo mandato. L'amministrazione inoltre punta a porre fine alla cittadinanza per nascita, definita "ridicola"- ma sancita dalla Costituzione degli Stati Uniti - "se possiamo, attraverso un'azione esecutiva".
"La deportazione degli immigrati illegali è inevitabile"
La deportazione è inevitabile: "Ci sono regole e leggi. Sono entrati illegalmente. E sono stati trattati in maniera non corretta coloro che hanno aspettato 10 anni per entrare nel paese. Dobbiamo cacciare i criminali dagli Stati Uniti, cominceremo con loro e poi passeremo agli altri". Chi sono gli altri? "Le persone che non sono criminali".
Negli Usa, ci sono 4 milione di famiglie che comprendono persone entrate illegalmente nel paese: si tratta di genitori che ora hanno figli nati legalmente negli Usa. In teoria, quindi, i genitori andrebbero espulsi. "Non voglio dividere le famiglie e l'unico modo per evitarlo e mandare via tutti. Non vogliamo separare le famiglie, le rimanderemo con estrema umanità nei paesi d'origine. La famiglia può scegliere: se ne può andare solo la persona che è entrata illegalmente o possono andarsene tutti insieme".
Esteri
Siria, mistero Assad: “Un aereo sparito dai...
Non esclusa l'ipotesi di un incidente aereo. Tracciato il volo di un Ilyushin Il-76T che ieri sera ha lasciato Damasco, poi scomparso nei pressi di Homs. Per la Russia, il presidente "si è dimesso"
Mistero sulla sorte di Bashar al Assad e l'ipotesi di un incidente aereo non viene esclusa. Flightradar, il sito che monitora il traffico aereo mondiale, ha tracciato il volo di un Ilyushin Il-76T che ieri sera ha lasciato Damasco, la capitale siriana conquistata dai ribelli. Le voci di una fuga del dittatore si accavallano e, in assenza di elementi definitivi, nel quadro convulso si inserisce la vicenda di un aereo sparito dai radar.
Flightradar ha monitorato il volo di un Ilyushin decollato da Damasco e ha verificato che il segnale è sparito quando l'aereo volava nei pressi di Homs. "Possiamo confermare che il volo ci sia stato. Il velivolo era vecchio, con un transponder di generazione ancora più vecchia, quindi qualche dato potrebbe essere corrotto o mancante. L'aereo stava volando in un'area in cui erano in corso disturbi delle trasmissioni GPS, quindi alcuni dati potrebbero essere corrotti. Riteniamo che i dati, in generale, possano dare una buona indicazione su cosa sia accaduto all'aereo. Non siamo a conoscenza dell'esistenza di nessun aeroporto nell'area in cui il segnale è sparito", il report di Flightradar che fornisce elementi quasi suggerendo la conclusione.
Assad in fuga, le ipotesi sulla destinazione
Assad avrebbe lasciato Damasco "verso mezzanotte ieri sera ed è volato verso una base russa in Siria con l'intenzione di proseguire da lì per Mosca. Non abbiamo ancora indicazioni chiare se abbia lasciato la Siria", scrive su X Barak Ravid di Axios citando una fonte israeliana, mentre una fonte statunitense conferma che a Washington "abbiamo seguito Assad mentre lasciava Damasco la scorsa notte e crediamo che stesse progettando di volare a Mosca".
"Non posso commentare, non sappiamo dove sia. Probabilmente è fuori dalla Siria", il commento del ministro degli Esteri turco Hakan Fidan, parlando della sorte del presidente siriano.
Mosca: "Si è dimesso e ha lasciato il Paese"
Nella tarda mattinata arriva quindi la versione di Mosca: Assad si è dimesso da presidente della Siria e ha abbandonato il Paese, con l'ordine di trasferire il potere in modo pacifico. Ad annunciarlo è il ministero degli Esteri russo in una nota, citata dalla Tass. "A seguito dei negoziati condotti da Bashar al-Assad con alcuni partecipanti al conflitto armato, ha deciso di lasciare la carica presidenziale e ha lasciato il Paese, dando istruzioni per effettuare il trasferimento di poteri in modo pacifico". La Russia - viene precisato - non ha preso parte a questi negoziati.
Mosca non ha fornito dettagli sulla posizione di Assad, che si ritiene si trovi insieme a sua moglie Asma e il loro due figli, ma è stata la conferma ufficiale che il dittatore ha lasciato il Paese dopo 24 anni di regno. Assad non appare pubblicamente dall'incontro con il ministro degli Esteri iraniano a Damasco di una settimana fa, quando aveva giurato di "schiacciare" i ribelli, gli stessi che oggi sono entrati in città senza trovare resistenza, e hanno dichiarato che "il tiranno Bashar al-Assad è fuggito".
Esteri
Esplosione a L’Aja, appello della polizia ai...
Notata un'auto allontanarsi a grande velocità dall'edificio poco dopo l'esplosione. Almeno cinque morti, si cercano i dispersi
Sono almeno cinque i morti accertati dell'esplosione e successivo crollo di un condominio di appartamenti ieri mattina all'Aja, dove continuano per il secondo giorno gli sforzi dei soccorritori impegnati a cercare possibili dispersi, di cui non si conosce con esattezza il numero.
"Purtroppo il corpo senza vita di una quinta persona è stato estratto dalle macerie", ha annunciato il corpo dei vigili del fuoco alle prime ore di oggi. "Questo porta il bilancio totale delle persone coinvolte a 10, quattro delle quali ricoverate in ospedale, una quinta soccorsa e poi visitata sul luogo del disastro". Tra le persone ricoverate, una è stata estratta dalle macerie dodici ore dopo il crollo.
Mentre proseguono le indagini per appurare quanto accaduto, il sindaco della capitale, Jan van Zanen ha detto che si sta preparando per lo scenario peggiore, considerate le scarse probabilità di trovare ancora qualcuno in vita tra le macerie. Due dei quattro ricoverati, ha poi reso noto, sono in gravi condizioni, gli altri due si stanno riprendendo.
La polizia ha lanciato un appello chiedendo ad eventuali testimoni di farsi avanti, con particolare riferimento ad un'auto vista allontanarsi a grande velocità dal luogo dell'esplosione poco dopo l'ora in cui è avvenuta, le 6.15 locali di ieri. Al piano terra dell'edificio c'erano alcuni negozi, al di sopra cinque appartamenti a due piani, con la zona soggiorno al secondo e la zona letto al terzo piano. Ad abitarli, prevalentemente persone anziane e famiglie con bambini.