Pressione alta, in futuro la misurerà l’intelligenza artificiale
In uno studio preliminare il sistema che combina video ad alta velocità e algoritmo è in grado di intercettare ipertensione e anche diabete
Misurare la pressione? Ci penserà l'intelligenza artificiale con una diagnosi ultramoderna. Sembra destinato ad andare in pensione il gesto che chiunque ha visto fare almeno una volta: il manicotto di tela stretto al braccio del paziente, il tubicino collegato a una pompetta che lo gonfia, la lancetta che comincia a muoversi su una specie di orologio, mentre una persona con uno stetoscopio alle orecchie ne legge i valori. Il 'rito' in un futuro non troppo lontano potrebbe essere archiviato, insieme all'iconico apparecchio, in gergo tecnico sfigmomanometro.
La diagnosi dell'intelligenza artificiale: come funzionerà
Perché a dirci se abbiamo la pressione alta ci penserà l'Ai. Un team di scienziati giapponesi sembra infatti aver aperto questa strada, sviluppando un nuovo sistema di diagnosi 'contactless' che potrebbe funzionare anche per il diabete.
Il sistema - che combina un algoritmo brevettato basato sull'intelligenza artificiale con un video ad alta velocità (durata 5-30 secondi) della pelle del viso e del palmo della mano - in uno studio preliminare è riuscito a rilevare se un soggetto soffriva di pressione alta, esattamente come un misuratore di pressione.
Il sistema è ancora in fase iniziale di sviluppo in Giappone, e - come spiegano gli autori - ha rilevato con precisione anche il diabete di tipo 1 o di tipo 2. Con le modifiche necessarie per un utilizzo pratico, potrebbe in futuro offrire screening rapidi e contactless per l'ipertensione e per la 'malattia del sangue dolce', senza bisogno di esami del sangue, misuratori di pressione sanguigna o costosi dispositivi indossabili, e aiutare a monitorare la risposta al trattamento. Lo studio è fra gli abstract presentati nelle Sessioni scientifiche 2024 dell'American Heart Association (16-18 novembre, Chicago) e ovviamente non è ancora stato sottoposto a revisione paritaria.
"Questo metodo potrebbe un giorno consentire alle persone di monitorare la propria salute a casa e potrebbe portare alla diagnosi precoce e al trattamento" delle due patologie "nelle persone che rifuggono visite mediche e analisi del sangue", afferma l'autrice dello studio, Ryoko Uchida, ricercatrice del progetto nel Dipartimento di cardiologia avanzata dell'Università di Tokyo. Come funziona il sistema? La pressione sanguigna e il diabete alterano in modo sottile il flusso sanguigno nel viso e nelle mani. I ricercatori hanno testato l'efficacia della videocamera nell'acquisizione di registrazioni del viso e del palmo della mano a una velocità di 150 immagini al secondo. Utilizzando i dati della lunghezza d'onda per rilevare le onde del polso, il team di ricerca ha fatto ricorso a un algoritmo di Ai per rilevare l'ipertensione e il diabete dalle caratteristiche del flusso sanguigno nella pelle acquisite nelle immagini video.
Misurazione precisa
Quello che l'analisi ha permesso di rilevare è per esempio che, rispetto all'utilizzo dei valori della pressione sanguigna misurati contemporaneamente dal monitor continuo della pressione sanguigna, la combinazione di immagini video/algoritmo ha avuto un'accuratezza del 94% nel rilevare l'ipertensione di stadio 1 secondo le linee guida dell'American Heart Association (pari o superiore a 130/80 mmHg). E ancora, è emerso che, rispetto all'uso del test dell'emoglobina glicata (che misura il livello medio di zucchero nel sangue negli ultimi 1-2 mesi) per lo screening del diabete, la combinazione video/algoritmo è stata accurata al 75% nell'identificare le persone con diabete.
"Sono rimasta sorpresa dall'applicabilità dell'algoritmo del flusso sanguigno per rilevare il diabete. Anche se in realtà alcune delle principali complicazioni del diabete sono la neuropatia periferica (debolezza, dolore e intorpidimento, solitamente nelle mani e nei piedi) e altre malattie correlate al danno dei vasi sanguigni. Ha quindi senso che i cambiamenti nel flusso sanguigno siano un segno distintivo della malattia", riflette Uchida.
I prossimi step
Sono ora necessari diversi passaggi prima che il sistema sia pronto all'uso al di fuori di un contesto di ricerca, tengono a puntualizzare gli esperti. "Per rilevare l'ipertensione, dobbiamo incorporare un algoritmo che consideri aritmie o battiti cardiaci irregolari - prospetta Uchida - In futuro, la fotocamera prototipo che abbiamo utilizzato per sviluppare l'algoritmo potrebbe essere sostituita con un sensore che utilizza solo le lunghezze d'onda essenziali e richiede solo pochi secondi per raccogliere dati. Una volta raggiunto questo stadio, potrebbe essere aggiunto agli smartphone (o persino appeso a uno specchio davanti al quale sedersi per qualche istante), e potrebbe essere prodotto in serie ed economico".
Un sistema simile assume ancora più valore se si pensa che oggi "l'unico modo per confermare la diagnosi di diabete è tramite esami del sangue invasivi, quindi se fosse necessaria solo una foto o un video non invasivi, potrebbe cambiare le carte in tavola", fa notare ancora Uchida. Una volta migliorata l'accuratezza della rilevazione del diabete, la speranza del team è di ottenere l'ok della Fda Usa per un dispositivo domestico per il diabete.
Cronaca
All’Università di Macerata convegno per celebrare...
L'evento intitolato "Rosario Romeo a cento anni dalla nascita: Un bilancio storico-critico"
Dal 10 all'11 dicembre prossimi, l'Università degli Studi di Macerata ospiterà un importante convegno dedicato al centenario della nascita di Rosario Romeo, uno dei più illustri storici italiani del Novecento.
L'evento, intitolato "Rosario Romeo a cento anni dalla nascita: Un bilancio storico-critico", è organizzato dall'Istituto per la storia del Risorgimento italiano e vedrà la partecipazione di eminenti studiosi provenienti da diverse università italiane e internazionali. Rosario Romeo (1924-2002) è stato uno storico di fama internazionale, noto per i suoi contributi fondamentali alla storiografia italiana, in particolare per le sue ricerche sul Risorgimento, sul liberalismo e sul ruolo del Mezzogiorno nella storia d'Italia. La sua opera, all’interno della quale spicca l’imponente biografia di Cavour, si caratterizza per una rigorosa analisi delle fonti e per una capacità di sintesi che lo ha reso un punto di riferimento per le generazioni successive di storici.
Il convegno si articolerà in quattro sessioni, che esploreranno diversi aspetti del pensiero e del lavoro di Romeo, attraverso analisi approfondite dei suoi scritti e dei dibattiti storiografici che li hanno accompagnati.
Questi i titoli delle sezioni: Il periodo storico compreso tra il Seicento e l'Ottocento; II dibattito sulle ideologie; Le questioni storiografiche; Il liberalismo e l'Europa, tra passato e presente. Nel corso dei due giorni di lavori interverranno numerosi studiosi di diverse università italiane e straniere. Tra gli altri: Alessandro Campi, Riccardo Piccioni, Angelo Ventrone, Frédéric Leva, Elena Gaetana Faraci, Giovanni Battista Boggione, Corrado Malandrino, Federico Poggianti, Giuseppe Parlato, Orazio Maria Gnerre, Maurizio Griffo, Achille Conti, Domenico Mazza, Cristina Baldassini, Enrico Serventi Longhi, Salvatore Bottari, Giuseppe Astuto, Antonio Martino, Luigi Chiara, Mattia Muscherà, Simone Visciola, Elisabetta Strano, Davide Paparcone, Francesco Carlesi, Domenico Maria Bruni, Guido Pescosolido, Giovanni Belardelli, Ernesto Galli della Loggia, Francesco Perfetti e Roberto Pertici.
Il convegno si concluderà con una tavola rotonda dedicata all'eredità di Rosario Romeo: il ruolo che ha svolto nel panorama storiografico del secondo Novecento e il contributo che ha offerto al dibattito pubblico nazionale con la sua intensa attività pubblicistica e con i ruoli, anche politici, che ha ricoperto. “L'evento – spiega Alessandro Campi, direttore dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano – rappresenta un'occasione imperdibile per celebrare il lavoro di uno studioso fondamentale per la comprensione della storia italiana e per riflettere sul suo lascito intellettuale”.
Cronaca
Picchia la compagna fino a farla svenire e aggredisce la...
Vittima una giovane mamma della provincia di Napoli. Calcio in pancia alla suocera che stava filmando l'ultima di una serie di violenze avvenute anche davanti al figlio piccolo
Picchia la compagna fino a farla svenire e aggredisce anche la madre di lei, arrestato dai Carabinieri in provincia di Napoli. Ieri, i carabinieri della compagnia di Torre del Greco hanno arrestato per maltrattamenti in famiglia un marittimo 27enne accusato di aver aggredito la compagna 25enne e la suocera anche davanti al bambino piccolo. Nel corso degli anni, hanno ricostruito gli investigatori, sarebbero stati diversi gli episodi di violenza, e il 27enne avrebbe imposto alla giovane anche di non incontrare amiche, di isolarsi.
Botte alla compagna davanti al figlio piccolo, la suocera filma tutto
Secondo la ricostruzione, avrebbero più volte tirato i capelli e preso a schiaffi la 25enne e, poi, un colpo forte con una sedia di plastica in cucina, afferrandola per il collo e facendole saltare un dente, colpendola anche con un casco da motociclista L’ultima volta un giorno fa. Appena rientrato a casa dopo l’ennesima traversata in mare, ha lasciato le valigie ancora poggiate all’ingresso e si sarebbe subito scagliato contro la compagna, strappandole i capelli, spingendola a terra e stringendola forte. Il tutto davanti al figlio piccolo mentre la suocera filmava l'ennesima aggressione.
Appena si è accorto del video, anche la donna è stata colpita da un calcio alla pancia. Nel frattempo sul posto sono arrivati i carabinieri della sezione radiomobile di Torre del Greco. Agli atti sono finite anche quelle registrazioni terribili, pochi secondi, mostrate ai militari durante la stesura della denuncia. Per le vittime lesioni ritenute guaribili in 5 giorni dai medici intervenuti sul posto. Per il marittimo è scattato l'arresto e il trasferimento nel carcere di Poggioreale per maltrattamenti in famiglia.
Attualità
Siria: Il giorno in cui tutto è cambiato
Certe notizie non sono solo cronaca: sono storia. La caduta di Damasco, simbolo di oltre mezzo secolo di dominio della famiglia Assad, segna uno di quei momenti in cui il mondo trattiene il fiato. Dopo 24 anni di potere autoritario, Bashar al-Assad ha lasciato la capitale e con lui si è dissolto un regime che sembrava immutabile. Ma com’è stato possibile arrivare a questo punto? E cosa significa per il futuro della Siria?
Una caduta tanto rapida quanto inaspettata
Le immagini che arrivano da Damasco lasciano senza parole. Statue di Assad abbattute, prigionieri politici liberati, folle che gridano libertà. Ma dietro a queste celebrazioni c’è una storia di mesi, anni di lotta. Le forze ribelli hanno avanzato velocemente, conquistando prima Aleppo, poi Homs, e infine Deir ez-Zor. Ogni città, un pezzo di domino caduto.
E quando si è arrivati alla capitale, tutto è sembrato quasi inevitabile. “È stato come un castello di carte”, racconta un testimone locale. Le truppe lealiste erano già stanche, demoralizzate. Il supporto internazionale per Assad – storicamente saldo, soprattutto dalla Russia – si è lentamente eroso. Vladimir Putin, concentrato su altre crisi più vicine ai suoi confini, ha ridotto la sua presenza militare. E così, in poche ore, tutto è cambiato.
Un’uscita di scena drammatica
La fuga di Assad è avvolta nel mistero, ma un elemento è chiaro: è avvenuta in fretta e con discrezione. Testimoni hanno notato movimenti insoliti al palazzo presidenziale nelle prime ore del mattino. Secondo fonti del New York Times, il Presidente avrebbe lasciato la Siria su un aereo privato diretto verso una destinazione sconosciuta. La Russia? L’Iran? Nessuno lo sa con certezza.
Mentre lui scompare, il popolo siriano resta con un misto di sollievo e incertezza. “Abbiamo atteso questo momento per decenni”, dice un manifestante nel centro di Damasco. Ma ora? Chi prenderà il comando? E come si eviterà che il vuoto di potere venga riempito da estremisti?
Le celebrazioni e le paure
Le immagini delle celebrazioni sono potenti: bandiere sollevate, cori spontanei, lacrime di gioia. Ma non è tutto rose e fiori. Nelle zone rurali, gruppi come ISIS e Al-Qaeda rimangono attivi, pronti a sfruttare ogni spiraglio. I leader ribelli stanno già lavorando per stabilire un governo provvisorio ma il percorso è accidentato. Ricostruire un paese distrutto non è facile, soprattutto con ferite ancora aperte.
La comunità internazionale osserva
E il resto del mondo? Le reazioni sono state contrastanti. Stati Uniti e Unione Europea hanno accolto con favore la caduta del regime, ma sono cauti. “La transizione deve essere inclusiva”, ha dichiarato un portavoce europeo. Le Nazioni Unite sottolineano che la riconciliazione è essenziale per evitare una nuova spirale di caos.
E poi ci sono i Paesi vicini, come Turchia e Arabia Saudita, che osservano con attenzione. Per loro, la stabilità della Siria è una questione strategica. Ogni mossa è calcolata, ogni dichiarazione pesa come un macigno.
Un conflitto devastante, una speranza fragile
La guerra in Siria non ha solo lasciato cicatrici: ha stravolto vite, cancellato sogni, spezzato famiglie. Pensa a 500.000 persone. Non sono numeri. Sono storie finite. Volti, risate, progetti mai realizzati. Dal 2011, è come se il tempo si fosse fermato per milioni di siriani, costretti a lasciare le loro case, i loro quartieri, i loro ricordi. Le città? Macerie. Non solo palazzi, ma comunità intere. E le ferite? Non si vedono sempre. Sono nei cuori, nei silenzi, negli sguardi di chi è rimasto.
Eppure, qualcosa resiste. Una scintilla, un briciolo di speranza. Fragile, sì, come una fiamma che si spegne al primo soffio di vento. Ma c’è. Ed è reale. Il popolo siriano è davanti a un bivio: ricostruire, pezzo dopo pezzo, un Paese che sia finalmente libero, giusto, per tutti. Oppure cedere al caos, alle divisioni, al rancore.
E qui non si tratta solo di loro. Il mondo non può chiudere gli occhi. La comunità internazionale ha un ruolo. Un dovere. L’umanità intera deve fare un passo avanti, tendere una mano, restare. Perché abbandonare un popolo nel momento più buio sarebbe, in fondo, abbandonare noi stessi.
Un nuovo capitolo
La pagina di Assad è stata voltata ma la storia della Siria è tutt’altro che scritta. Ora viene il difficile, quello vero: ricostruire, rimettere insieme i cocci, cercare di capire cosa significa davvero libertà dopo tanto buio. Sarà una salita ripida, piena di inciampi, eppure – finalmente – c’è una speranza che non sembra un miraggio. Una speranza concreta, anche se fragile.
La Siria è come una fenice, che cerca di rinascere dalle sue ceneri. Non tutto è chiaro, non tutto è facile. Ma chi ha vissuto il buio più nero sa riconoscere la luce, anche quando è solo un filo all’orizzonte. E mentre il mondo osserva, quasi trattenendo il fiato, la Siria muove i suoi primi passi verso un futuro che non deve essere perfetto ma può, finalmente, essere diverso. Non sarà facile, ma… chi ha vissuto il buio più profondo sa che ogni spiraglio di luce può fare la differenza.