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Alzheimer e disturbo cognitivo, in Veneto i casi sono oltre 93mila “Nuove prospettive per la ricerca e la cura”

Al convegno di Padova, prima tappa di una Road Map multiregionale, un confronto sulle traiettorie da esplorare per affrontare le nuove sfide

Padova, 11 novembre 2024 – Con 48 milioni di persone colpite nel mondo, di cui 600.000 solo in Italia, l’Alzheimer si sta affermando come una delle principali cause di disabilità, con proiezioni che indicano una progressiva crescita, anche in relazione all’invecchiamento della popolazione. L’Italia, dal canto suo, ha messo in campo importanti risorse finanziarie, che ora possono essere investite promuovendo la sinergia tra la sanità pubblica, l’assistenza socio-sanitaria e sociale e la ricerca scientifica che, negli ultimi anni, ha fatto importantissimi passi avanti dal punto di vista diagnostico-terapeutico, dell’innovazione e della tecnologia. Di questo, e molto altro, si è parlato a Padova in occasione del convegno “Nuove sfide per il disturbo cognitivo. Traiettorie da esplorare”.

Un incontro, quello organizzato da Motore Sanità con il contributo incondizionato di Lilly e di Project Way, che ha preso spunto dall’azione dell’Intergruppo Parlamentare per le Neuroscienze e l'Alzheimer e rappresenta la prima tappa di un percorso che proseguirà su scala regionale coinvolgendo almeno sei tra le Regioni più rilevanti d’Italia. A Padova, si sono confrontati clinici, esperti, stakeholder e rappresentanti delle istituzioni, tutti concordi sul fatto che i sistemi regionali siano chiamati a nuove sfide e sia arrivato il momento di dare risposte, traducendo raccomandazioni e suggerimenti in azioni concrete.

La ricerca scientifica ha affrontato numerose sfide nel corso degli anni, con significativi investimenti, perseverando sull'importanza dell’innovazione tecnologica per la diagnosi precoce, per il trattamento delle fasi iniziali della malattia e sull’importanza della riabilitazione cognitiva al fine di contrastare, su molteplici fronti, la progressione della malattia sin dalle sue fasi iniziali. Alla luce di queste considerazioni, emerge come prioritaria la necessità di una collaborazione sinergica tra il Sistema Sanitario Nazionale e i Sistemi Sanitari Regionali per favorire uniformità di percorsi diagnostico-terapeutici e assistenziali dedicati alle persone con Disturbo Neurocognitivo con l'obiettivo di garantire diagnosi precoce e tempestiva per una presa in carico integrata, multidisciplinare e continuativa. In conclusione, solo unendo gli sforzi della ricerca, della sanità pubblica e dell'assistenza sociale, possiamo sperare di migliorare significativamente la vita dei pazienti e delle loro famiglie, affrontando al contempo le sfide organizzative che questa malattia pone alla nostra attenzione.

BEST PRACTICE. L’ESPERIENZA DEL VENETO

L’esperienza del Veneto, prima tappa della Road Map, si pone come best practice a livello nazionale. E per comprendere la situazione, delinenando anche le traiettorie da seguire per il futuro, occorre partire dai dati. La Regione ha intercettato (2023) 66mila persone con disturbi neurocognitivi che afferiscono ai servizi sanitari regionali (dati tratti dai flussi amministrativi correnti), il 65% delle quali presenta almeno tre patologie croniche co-presenti. A queste si aggiungono i malati che non accedono ancora ai servizi. I casi stimati secondo le stime di prevalenza superano i 93mila soggetti. L'Osservatorio Nazionale dell’Istituto superiore di sanità, poi, segnala che nel Veneto ci sono oltre 78mila casi di declino cognitivo lieve (MCI). Ed è su questi che occorre puntare l’attenzione in un’ottica di diagnosi precoce e prevenzione per ridurre l’impatto della malattia.

L’ASSESSORE LANZARIN: “LA PREVENZIONE È FONDAMENTALE”

“Concentrarsi sulla prevenzione dei disturbi neurocognitivi più lievi e sull’intercettazione precoce – ha affermato Manuela Lanzarin, Assessore alla Sanità, ai Servizi Sociali e alla Programmazione socio-sanitaria della Regione Veneto – è fondamentale. E nella nostra Regione, già da tempo, sono state create le condizioni per far sì che ci si occupi di questa patologia che oggi, con una popolazione sempre più anziana, interessa tantissime persone, sovente colpite da più patologie. Persone che hanno diritto di essere accompagnate nel loro percorso”. In Veneto, ha spiegato Lanzarin, “si stima che il 70% delle 34mila persone ospitate nelle strutture per anziani abbiano una patologia già conclamata e in fase avanzata, con la necessità di un approccio e di una presa in carico adeguata”. È chiaro – ha proseguito l’assessore – che lavorando sull’intercettazione e sulla diagnosi precoce, sull’accompagnamento e sulla prevenzione, riusciremo a diminuire il numero di persone con una malattia conclamata”. “Fondamentale, poi, è l’integrazione tra i vari setting. Con un lavoro multidisciplinare e multisettoriale che ci accompagna nella programmazione regionale, anche all’interno dei Pdta. Lavorare alla prevenzione vuol dire lavorare sui fattori di rischio, ma anche su integrazione e socialità per evitare l’isolamento”.

Il nostro programma triennale – ha proseguito Lanzarin – è innovativo, con la prevenzione che si sposa con l’innovazione e la tecnologia per fare un salto di qualità che vada incontro a quelle che sono le evoluzioni che stiamo vivendo. Siamo fiduciosi che la nuova visione di potenziamento del territorio e della medicina di prossimità diventi un punto di riferimento, anche attraverso il dialogo tra tutte le componenti. Da quelle sanitarie e specialistiche, a quelle legate alle politiche sociali, chiamando in causa anche gli altri attori, a partire dai Comuni, per cercare di intercettare le persone per tempo. Prevenire evoluzioni più severe della malattia, oltre che un investimento per la qualità della vita della persona e della famiglia, che rappresenta l’obiettivo primario, diventa un investimento anche dal punto di vista sanitario a livello di sostenibilità del sistema nel suo complesso”.

CRISTINA BASSO: “OLTRE 30MILA CASI IN MENO AGENDO SUI FATTORI DI RISCHIO MODIFICABILI”

“Ogni anno – spiega Cristina Basso, Responsabile Coordinamento Regionale Rete Patologie Neurodegenerative, Regione Veneto, coordinatore del tavolo tecnico regionale sul Disturbo Neurocognitivo - il 10-15% dei soggretti con MCI evolve verso un disturbo neurocognitivo maggiore entro un anno, il 30-50% dei casi dopo 3 anni e il 35% dei casi di demenza sono attribuibili ai fattori di rischio modificabili. Intervenendo nella correzione di questi potremmo incidere sul 35% dei casi (sul totale degli oltre 93 mila), il che si traduce in 32mila soggetti malati in meno”. Basso precisa che ogni fattore di rischio modificabile pesa in modo diverso, e questa differenza è diversa da regione a regione. E poi spiega: “La nostra Regione ha già avviato programmi sui fattori di rischio e nel prossimo piano regionle prevenzione dovremo intensificare gli sforzi cercando di intervenire con programmi che incideranno su tutti i fattori modificabili citati nell’ultimo Report di Lancet Commssion 2024. È essenziale intercettare i casi di MCI, con algoritmi applicabili su tutto il territorio regionale per garantire uniformità nella presa in carico precoce. La ricerca scientifica – prosegue la dottoressa - ci ha dato diversi spunti di miglioramento, e i dati epidemiologici ci fanno riflettere su quale direzione prendere. Negli ultimi anni, i sistemi sanitari si sono strutturati per affrontare il disturbo neurocognitivo già conclamato, ma ora ci troviamo ad affrontare una nuova prospettiva: l'attenzione, adesso, si sposta anche sull'importanza dell'intercettazione precoce del disturbo cognitivo lieve, per predisporre servizi calati sui nuovi bisogni. L’obiettivo è quello di garantire una presa in carico appropriata, integrata, multidisciplinare e continuativa, promuovendo anche il valore di interventi di supporto e adattamento dopo la diagnosi.

Nel 2019, la Regione Veneto ha presentato un Pdta innovativo. “E ora – prosegue Basso - stiamo aggiornando il percorso per rispondere ai nuovi bisogni, sia delle persone, sia dei professionisti, con una particolare attenzione alla razionalizzazione delle risorse. Ci troviamo di fronte a una svolta operativa importante, che richiede impegno in ambito diagnostico, terapeutico, post-diagnostico e di prevenzione”. Senza dimenticare l’apporto significativo che stanno dando i pazienti stessi, come dimostrano i progetti degli “esperti per esperienza”. Persone con disturbo neurocognitivo che, sottolinea Basso, “ci stanno orientando su come realizzare servizi piu appropriati”. Tra gli aspetti su cui dobbiamo impegnarci maggiormente la comunicazione appropriata della diagnosi (con tempi e in spazi adeguati), l’uso di un linguaggio che non sia stigmatizzante e favorisca l’accesso delle persone ai servizi”. Ma anche un maggiore coinvolgimento, ha sottolineato il dottor Alfio Ribon, che con altri “esperti per esperienza” è stato tra i protagonisti di un cortometraggio proiettato durante l’evento. “Voremmo – ha affermato Ribon - poter indicare ai professionisti la strada per nuove progettualità che non devono rimanere sulla carta”. In Veneto, il coinvolgimento dei pazienti è già una realtà. E le richieste emerse sono all’ordine del giorno nei lavori del Tavolo tecnico regionale istituito a luglio.

I componenti del Tavolo, presenti all’evento di Padova, hanno fatto il punto sulle nuove traiettorie di diagnosi e presa in carico. “Oggi – ha spiegato Annachiara Cagnin, Professore Associato UOC Clinica Neurologica, Azienda Ospedale-Università di Padova e componente del Tavolo Regionale – stiamo vivendo un momento di svolta per i professionisti, per i pazienti e per chi deve amministrare i servizi sanitari”. Di Alzheimer, ha ricostruito, “si è cominciato a ragionare seriamente in termini clinici di diagnosi una ventina d’anni fa quando sono stati istituiti gli ambulatori U.V.A. (oggi C.D.C.D.) con l’arrivo delle nuove terapie sintomatiche. Da allora, le tecnologie sono state rivoluzionate e ci hanno permesso di capire molto della fisiologia e della fisiopatologia della malattia attraverso tecniche che permettono di fare una diagnosi non di fenotipo clinico, ma di patologia. Comprendendo il processo fisiopatologico che porta ad avere i sintomi”. Una svolta fondamentale. Perché “si è potuta definire una neuropatologia prima ancora dello sviluppo dei sintomi o quando i sintomi sono molto lievi, senza dover fare una biopsia. Con questa modalità abbiamo compreso che la proteina tossica che causa la malattia di Alzheimer si deposita 15-17 anni prima dell’esordio dei sintomi. Anni in cui il nostro cervello ingaggia una lotta feroce per resistere all’insulto tossico di questa proteina. Ma riesce fin che può. Poi, quando la resistenza viene meno, pian piano inizia la neurodegenerazione, e da lì i sintomi. Tutto questo l’abbiamo capito grazie alle nuove tecnologie che ci permettono di fare diagnosi di processo patologico o diagnosi biologica in vita”. Conoscere prima la patologia in atto è fondamentale “per dare delle chance in più al paziente. Favorendo il suo empowerment, ma anche ingaggiando stili di prevenzione in maniera più consapevole e attiva”. E questa “è solo una piccola parte, se si pensa alle opportunità che avremo grazie ai farmaci che possono modificare la traiettoria di malattia. L’attesa, guardando agli Stati Uniti e alla Gran Bretagna, dove sono stati approvati i primi farmaci anticorpi monoclonali per la rimozione dell’amiloide, è reale”.

Carlo Gabelli, Direttore del Centro Regionale per lo studio e la cura dell'Invecchiamento Cerebrale - CRIC, Azienda Ospedale-Università di Padova, ha spiegato cosa sia possibile fare dopo la diagnosi, sottolineando l’importanza della riabilitazione cognitiva. “La presa in carico richiede un lavoro che va fatto in equipe – ha spiegato Gabelli - perché questo tipo di patologie necessita di competenze molto diverse che devono essere offerte contemporaneamente”. Un esempio di intervento, sono “i cicli di stimolazione cognitiva, che ora vengono riconosciuti come terapia efficace anche dalle linee guida. Abbiamo sviluppato una forma di teleriabilitazione – ha spiegato Gabelli - con un’App costruita insieme con i pazienti”. Un’applicazione “gratuita, a disposizione di tutte le Regioni, che adesso, grazie a un progetto ministeriale, verrà sperimentata in tutta Italia con uno studio che ne verificherà l’efficacia”.

Samantha Pradelli, Dirigente Psicologa UOC Disabilità e Non Autosufficienza Distretto Pieve di Soligo Ulss 2 Marca Trevigiana, ha poi spiegato come “vivere bene con un disturbo neuro cognitivo sia possibile”. Sottolineando come ciò dipenda soprattutto “dalle risorse psicologiche e sociali che la persona riesce ad attivare e a mantenere nel tempo”. Questo, ha proseguito Pradelli, “suggerisce che investire nel rafforzare risorse psicologiche come l’autostima e l’ottimismo, possa incidere in maniera significativa per migliorare la vita delle persone e delle loro famiglie”. In Veneto, “sono stati attivati dei gruppi di adattamento alla diagnosi denominati “Vivere bene con la demenza” che permettono alle persone di adattarsi gradualmente alla diagnosi, con tempi che sono diversi per ciascuno, trovando un equilibrio tra il desiderio di preservare la propria identità e la necessità di accettare i cambiamenti che, inevitabilmente, la malattia porta con sé”.

Un’altra esperienza che sottolinea il lavoro già fatto in una Regione, il Veneto, che ora guarda avanti e si prepara ad affrontare nuove sfide. “Oggi – ha concluso Cristina Basso – abbiamo anticipato quali sono le nostre traiettorie future e ritengo che la volontà di andare verso l’innovazione si sia percepita. Il mio invito, a tutti i partecipanti, è quello di essere fiduciosi. Lavoriamo uniti, in modo coordinato, perché il lavoro che ci aspetta è significativo per i pazienti e le famiglie. Tutti i professionisti dovranno partecipare a questo cambiamento di prospettiva. La partecipazione attiva è assolutamente necessaria”.

Ufficio stampa Motore Sanità

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Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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A Milano-Bicocca un ERC Consolidator Grant da 2 milioni di...

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A Milano-Bicocca un ERC Consolidator Grant da 2 milioni di euro per studiare come le emissioni vulcaniche di CO2 abbiano influenzato l’evoluzione del clima

Con il finanziamento europeo vinto dal professore del dipartimento di Scienze dell’ambiente e della terra Pietro Sternai, il progetto di ricerca MATRICs ricostruirà gli effetti delle emissioni vulcaniche di CO2 sul clima nel passato geologico della Terra per migliorare la comprensione delle conseguenze delle emissioni antropiche sul clima presente e futuro

Milano, 3 dicembre 2024 – Studiare come le emissioni di CO2 dai vulcani abbiano influenzato il clima nel passato geologico per migliorare le previsioni dei cambiamenti climatici futuri dovuti alle emissioni antropiche di anidride carbonica. È l’obiettivo del progetto di ricerca “MATRICs” (“Magmatic Triggering of Cenozoic Climate Changes”, tradotto: “Innesco magmatico dei cambiamenti climatici del Cenozoico), coordinato da Pietro Sternai, professore di Geofisica al dipartimento di Scienze dell’ambiente e della terra dell’Università di Milano-Bicocca, che è stato appena premiato dall’Unione Europea con un ERC da 2 milioni di euro, della durata di 5 anni, nella categoria Consolidator Grant.

Gli ERC Consolidator Grant vengono assegnati dall’European Research Council a quei ricercatori che vantano una decina di anni di esperienza di riconosciuto valore alle spalle e che siano promotori di un progetto di ricerca ritenuto eccellente e particolarmente innovativo. Pietro Sternai coinvolgerà un’equipe di 3 dottorandi e 4 assegnisti di ricerca.

Il progetto “MATRICs” prende spunto da una constatazione. «Conosciamo l’evoluzione del clima durante l’Era Cenozoica, da 60 milioni circa di anni fa fino a oggi, ma non sappiamo con certezza quali siano stati i motori dei suoi cambiamenti», afferma Pietro Sternai. Il primo obiettivo è fare luce sui possibili effetti di uno di questi: lo spegnimento di un arco vulcanico che si estendeva a sud del continente asiatico ma che scomparve dopo la collisione con il continente indiano per effetto della tettonica delle placche.

«La collisione tra India e Asia, tutt’ora in corso e iniziata tra 60 e 50 milioni di anni fa – prosegue il professore di Milano-Bicocca – oltre a portare alla formazione dell’Himalaya e del Tibet con grandi effetti a lungo termine sul clima globale provocò anche lo spegnimento di un arco magmatico che si estendeva per oltre 5mila chilometri, paragonabile a quello che c’è oggi nelle Ande. La domanda del progetto è: cosa succede al clima se cessano le emissioni di CO2 di un arco vulcanico di quel tipo? Il clima si raffredda? Si riscalda? Vogliamo capire come questo processo di variazione del magmatismo possa avere influenzato l’evoluzione del clima su scala globale, durante il Cenozoico inferiore».

L'attività di ricerca prevede analisi petrografiche e geochimiche di campioni di roccia provenienti da tre zone situate lungo il margine collisionale e oggi oggetto di studio geologico: in Iran, nel Ladakh (India nord-occidentale) e in Tibet. «Andremo a campionare le rocce magmatiche – spiega Sternai – e misureremo il loro contenuto di CO2. Campioneremo anche rocce sedimentarie per rilevarne i valori di mercurio e tellurio, che possono dare informazioni indirette sull’attività magmatica in quelle tre zone. I valori misurati verranno interpretati con modelli numerici, integrandoli alla scala di tutto l’arco magmatico, per stimare l’effetto che potrebbe avere avuto sul clima e sul ciclo del carbonio la variazione di emissioni di CO2 dovuta alla cessazione dell’attività vulcanica».

Obiettivo finale: una volta validato il modello, comprendere cosa il passato possa rivelarci sul futuro. «Definita una correlazione tra le emissioni di CO2 vulcanica e le variazioni climatiche sul lungo periodo, l’ipotesi è quella di confrontare i valori ottenuti con le emissioni di anidride carboniche antropiche e i cambiamenti climatici attuali e in divenire. La conoscenza che produrremo sul ciclo geologico del carbonio ci consentirà di valutare meglio i fattori trainanti della variabilità climatica naturale e, per confronto, le conseguenze climatiche delle attuali emissioni antropiche.», conclude il geologo.

Dal 2014 l’Università di Milano-Bicocca ha ricevuto finanziamenti per 19 progetti ERC: 8 Consolidator Grant, compreso quello di “MATRICs”, 2 Advanced Grant, 5 Starting Grant, 2 Proof of Concept e 2 Synergy Grant.

«Lo studio e la comprensione dei meccanismi alla base dei cambiamenti climatici – afferma Guido Cavaletti, prorettore alla Ricerca dell’Università di Milano-Bicocca – rivestono una rilevanza che appare sempre più significativa e spingono ad applicare metodologie sempre più sofisticate. L’approccio proposto da questo progetto è sicuramente molto innovativo, pienamente in linea con lo spirito di una università come Milano-Bicocca».

A questo link sono disponibili foto di Pietro Sternai e della ricerca.

Pietro Sternai

Pietro Sternai (Milano, 1984) è un geologo, professore associato di Geofisica al dipartimento di Scienze dell’ambiente e della terra dell’Università di Milano-Bicocca. Formatosi all’Università degli Studi di Milano, ha conseguito il dottorato al Politecnico Federale (ETH) di Zurigo. Rientrato in Italia grazie al Programma per Giovani Ricercatori “Rita Levi Montalcini” (rientro dei cervelli), dal 2019 conduce la sua ricerca presso l’ateneo milanese, Nei suoi progetti, utilizza la modellazione numerica e le analisi quantitative per interpretare i dati geologici che riconducono alle interazioni tra clima e Tettonica delle placche. È alla guida del gruppo di ricerca internazionale CoSy (Coupled Earth Systems). Ha vinto per tre anni consecutivi (2019-2021) il Premio Giovani Talenti, istituito dall’Università di Milano-Bicocca, con il patrocinio dell’Accademia Nazionale dei Lincei, per premiare la qualità, originalità e impatto della produzione scientifica di ricercatori e assegnisti di ricerca under 36 dell’ateneo. Ha vinto il premio Flinn-Hart della International Lithosphere Program nel 2022, è membro della Young Academy of Europe e titolare di una Alexander von Humboldt Experienced Research Fellowship.

Per maggiori informazioni: ufficio.stampa@unimib.it

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M&C Saatchi Group dà il via all’era del Cultural Power

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M&C Saatchi Group dà il via all’era del Cultural Power

Il più grande network creativo indipendente al mondo annuncia una nuova proposition strategica che guiderà il global rebrand previsto per Marzo 2025.

Londra /Milano, 3 dicembre 2024 – M&C Saatchi Group, il più grande network creativo indipendente al mondo, annuncia la sua nuova proposition strategica, Cultural Power.

Nel mondo di oggi, è quella culturale la forza trainante che definisce il modo in cui le persone vedono le cose, pensano e agiscono. E solo i brand e le organizzazioni che comprendono questo, vincono. La nuova proposition M&C Saatchi reindirizza il Gruppo intorno alla volontà di creare e sviluppare per i propri clienti un “potere culturale”. Questo principio guiderà il rebranding globale che avverrà a Marzo 2025 e che segnerà l’evoluzione del gruppo verso una nuova era culturale.

Perché Cultural Power?

Il settore del marketing sta vivendo una rivoluzione profonda che trasferisce il proprio peso sui CMO. Il potere un tempo centralizzato nelle mani dei media tradizionali si sta erodendo, oggi le audience gravitano sempre di più intorno ai creators e alle community che questi sviluppano e ispirano. Hub culturali decentralizzati che operano un'influenza senza precedenti, capace di ridefinire le modalità con cui gli individui scoprono, esplorano e dialogano con i brand.

In questo scenario, gli approcci di marketing tradizionali vacillano.M&C Saatchi Group crede nella necessità di un approccio nuovo, coraggioso. Un approccio capace di navigare i brand nella complessa frammentazione mediatica e aiutarli a distinguersi in un mondo in cui connessione e rilevanza non sono più opzionali, ma essenziali.

Cultural Power è la risposta M&C Saatchi a questo cambiamento e posiziona il Gruppo come guida per i brand nel modellare la cultura e definire un vantaggio competitivo realmente sostenibile. Lo fa, forte di una profonda comprensione delle dinamiche che impattano sui comportamenti e la società, grazie a team dedicati specializzati capaci di identificare il potere culturale dei singoli brand e agire in linea con le ambizioni dei clienti.

“Cultural Power traduce la capacità di una marca di impattare la società modificando virtuosamente i comportamenti dei consumatori. Costruisce brand in grado non solo di trasformare il business ma di innescare movimenti. È la forza trainante di ogni reale cambiamento” afferma Carlo Noseda, CEO di M&C Saatchi Europe. “In M&C Saatchi questo è da sempre il nostro obiettivo primario, quello che ci viene naturale fare, ciò che i clienti ci riconoscono e che oggi sempre di più ci chiedono per ottenere i risultati che desiderano. Cultural Power è nel nostro DNA: non è solo quello che facciamo, è quello che siamo”.

Dal coinvolgimento dei leader mondiali per l'eradicazione della poliomielite, al cambiamento dell'esito del Trattato sulla plastica delle Nazioni Unite. Dal lancio di brand globali, alla creazione di nuove esperienze culturali in contesti come la F1 e la UEFA Champions League. Dal migliorare la sicurezza online fino alla creazione di un'esperienza del menù di McDonald’s, M&C Saatchi ha una lunga storia di impatto culturale per alcune delle aziende leader a livello mondiale, tra cui Heineken, Safilo Group, Nexi, North Face, BMW Group, Amplifon, De Longhi, ING Bank, Lidl, Disney, Fiat, Google, Amazon, The White House, Adidas, Samsung, Virgin Atlantic, Tesco, Nestle, Absolut, Bulgari, NHS, Barclays, Porsche, Soundcloud e Unilever.

“Cultural Power risolve una delle più grandi sfide per i CMO: come essere rilevanti e generare valore in un scenario complesso,” aggiunge Carlo Noseda “Cultural Power supera la complessità per riportare l'attenzione su ciò che è veramente importante per le persone, su come essere vincenti nel mondo reale, su come avere un reale impatto sulla società”.

Un Network di pionieri culturali

Alla base della nuova proposition Cultural Power c'è M&C Saatchi Plus, il modello operativo integrato del gruppo, costruito intorno ad un ecosistema di agenzie specializzate in brand strategy, data & analytics, advertising e comunicazione integrata, consulenza strategica, digital innovation, design, PR, sports & entertainment, social advocacy, talent & influencer marketing, customer experience e media.

Un modello concepito per riunire talenti e competenze diversi provenienti dai 23 mercati su cui opera il Gruppo, con l’obiettivo di affrontare le sfide più complesse, assicurando che ogni progetto generi il massimo vantaggio competitivo e culturale per i clienti.

Per completare e aggiungere rigore alla propria competenza creativa, M&C Saatchi ha sviluppato una suite di soluzioni all’avanguardia nell’identificazione e gestione dei dati culturali. Questi includono:

• Cultural Forces, uno strumento che mappa le tendenze e i cambiamenti della società attivabili dai brand.

• The Cultural Power Index, che indicizza i brand e le organizzazioni che detengono il maggior potere culturale.

Insieme, questi strumenti forniscono informazioni basate su evidenze concrete e guidano i team di marketing in processi di decision-making realmente data-driven nell’identificare dove e come agire per modellare la cultura.

Rob Doubal e Laurence Thomson, Global Chief Creative Officer M&C Saatchi Group, affermano: “Possedere Cultural Power è fondamentale per qualsiasi brand o azienda che voglia essere influente e promuovere un cambiamento. Che si tratti di marketing, business o public affair il potere culturale è davvero l'unica moneta che sblocca insieme i comportamenti e i risultati commerciali, consentendo ai clienti di realizzare i cambiamenti che desiderano vedere nel mondo. Non vediamo l'ora di scatenare la creatività in tutte le unit del gruppo e generare Cultural Power per i nostri clienti in tutto il mondo.”

Introduzione a livello globale

Questa anticipazione del lancio di Cultural Power è un’anteprima di quello che avverrà su larga scala nel 2025, anno del 30° anniversario di M&C Saatchi. Il lancio globale avverrà a Marzo 2025 e includerà una rinnovata visual identity e un nuovo un sito web globale, per sottolineare l'impegno del gruppo nell’essere leader in un mondo in cui la cultura plasma il successo.

“Il nostro lancio globale segnerà una pietra miliare per M&C Saatchi,” afferma il global CEO M&C Saatchi, Zaid Al-Qassab. “Questa è più di una nuova propositon, è un modo completamente nuovo di lavorare che garantisce ai nostri clienti di essere sempre in prima linea nell’avanguardia culturale. Più sono le modalità di creazione di potere culturale nel mondo, più potere possiamo creare per i brand.”

NOTE PER GLI EDITORI

M&C Saatchi Group:

M&C Saatchi Group è una Global Creative Solutions Company che collega competenze specializzare, alimentate da dati e dalle tecnologia, per aiutare a costruire brand che tutti conoscano, affrontare le sfide di business e sociali più complesse e creare e curare il Cultural Power dei propri clienti.

Il gruppo opera attraverso cinque specializzazioni principali: Advertising, Consulting, Issues (questioni globali e sociali), Passions & PR e Media. Con sede centrale a Londra, le attività si estendono a 23 Paesi, con sedi principali nel Regno Unito, negli Stati Uniti, in Europa, nell'APAC, in Medio Oriente e in Sudafrica.

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Lazarus Data Recovery collabora con HelpRansomware per...

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Lazarus Data Recovery collabora con HelpRansomware per rivoluzionare il recupero da attacchi ransomware e le soluzioni di cybersicurezza

Milano, 3 Dicembre 2024. In una mossa che promette di ridisegnare il panorama della cybersicurezza e del recupero dati, Lazarus Data Recovery, una delle principali aziende di recupero dati del Regno Unito, ha annunciato una partnership esclusiva con HelpRansomware, leader globale nel recupero da attacchi ransomware e nella gestione delle crisi, parte del Gruppo ReputationUP.

Questa collaborazione rappresenta una pietra miliare nella gestione delle crisi ransomware, nel recupero dati e nei test di penetrazione, offrendo alle imprese una soluzione completa per contrastare le minacce informatiche. In particolare, HelpRansomware è l'unica azienda al mondo a garantire il recupero dei dati dopo un attacco ransomware, rendendo questa partnership estremamente preziosa per le imprese minacciate dal cyber-estorsione.

Lazarus Data Recovery: un leader nel recupero dati nel Regno Unito

Lazarus Data Recovery si è affermata come un fornitore di recupero dati di primo livello, scelto da aziende e privati in tutto il Regno Unito e in Europa. Con anni di esperienza nel recupero di dati persi o danneggiati da hard disk, SSD, sistemi RAID e altri dispositivi di archiviazione, Lazarus è rinomata per il suo alto tasso di successo e l'impegno verso la soddisfazione del cliente.

Grazie a strutture all'avanguardia e tecnici esperti, Lazarus utilizza tecniche di recupero avanzate per offrire un servizio senza pari. La missione dell'azienda è ridurre al minimo i tempi di inattività dovuti alla perdita di dati, ripristinare rapidamente le operazioni aziendali e proteggere informazioni preziose, garantendo che le imprese possano operare senza interruzioni in un mondo sempre più digitale e dipendente dai dati.

Servizi principali offerti da Lazarus Data Recovery:

● Recupero dati da hard disk e SSD

● Recupero dati da sistemi RAID

● Recupero dati da telefoni cellulari

● Cancellazione sicura dei dati

● Servizi di recupero dati forensi

HelpRansomware: recupero garantito dopo un attacco ransomware

HelpRansomware, parte del riconosciuto ReputationUP Group, è una delle autorità mondiali nel recupero da attacchi ransomware. Grazie a tecnologie all'avanguardia e a un approccio innovativo, HelpRansomware ha aiutato numerose aziende in tutto il mondo a riprendersi dagli attacchi ransomware senza dover pagare riscatti ai criminali informatici.

Ciò che distingue HelpRansomware dagli altri servizi di recupero è la sua garanzia unica: l'azienda assicura il recupero totale dei dati dopo un attacco ransomware, essendo l'unica al mondo a offrire questa certezza. I servizi di HelpRansomware vanno oltre il semplice recupero dati, includendo una gestione completa delle crisi ransomware, negoziazioni con gli aggressori, consulenza in materia di cybersicurezza e monitoraggio post-incidente.

Servizi principali offerti da HelpRansomware:

● Recupero dati dopo attacchi ransomware

● Servizi di decrittazione dati

● Gestione delle crisi ransomware e negoziazioni

● Miglioramento della sicurezza post-recupero

● Penetration Test e valutazione delle vulnerabilità

L'importanza della partnership: una nuova era per la cybersicurezza e il recupero dati

In un'epoca in cui le minacce informatiche sono sempre più sofisticate e diffuse, la partnership tra Lazarus Data Recovery e HelpRansomware offre alle imprese un livello di protezione e sicurezza senza precedenti. Con gli attacchi ransomware che diventano il metodo principale di estorsione informatica, questa collaborazione rappresenta una soluzione robusta per le aziende che affrontano rischi di perdita dati, interruzioni operative e richieste finanziarie.

Unendo le forze, Lazarus Data Recovery e HelpRansomware offrono servizi completi che coprono ogni aspetto di un attacco ransomware: dai test di penetrazione preventivi alla gestione delle crisi, dalla decrittazione dei dati al recupero totale. Questa partnership unisce la vasta esperienza di Lazarus nel recupero di set di dati complessi con l'eccezionale competenza di HelpRansomware nella cybersicurezza e nelle negoziazioni relative agli attacchi ransomware.

Vantaggi principali della partnership:

Recupero dati garantito: la promessa di HelpRansomware di recupero garantito offre alle aziende la tranquillità di sapere che le loro informazioni critiche possono essere ripristinate, indipendentemente dalla gravità dell'attacco.

Soluzioni di cybersicurezza complete: le aziende possono accedere a una gamma completa di servizi di cybersicurezza, dalla gestione delle crisi ransomware ai test di penetrazione.

Tempi di risposta rapidi: grazie alle risorse congiunte di Lazarus e HelpRansomware, le imprese possono aspettarsi tempi di risposta e recupero rapidi, riducendo al minimo i tempi di inattività.

Protezione proattiva: attraverso test di penetrazione e valutazioni delle vulnerabilità, la partnership aiuta le aziende a rafforzare le proprie difese contro future minacce informatiche.

Servizi innovativi: recupero da attacchi ransomware, gestione delle crisi e test di penetrazione

La partnership offre una gamma completa di servizi progettati per affrontare gli attacchi ransomware da più prospettive, garantendo che le aziende possano riprendersi rapidamente e rafforzare le proprie difese di cybersicurezza.

1. Recupero da attacchi ransomware

Quando le aziende sono colpite da ransomware, l'accesso ai dati è spesso bloccato fino al pagamento di un riscatto. Con l'alleanza Lazarus-HelpRansomware, le imprese non devono più prendere in considerazione il pagamento ai criminali informatici. La tecnologia unica di HelpRansomware consente di decriptare i dati crittografati, garantendo il recupero senza cedere alle richieste di estorsione.

2. Gestione delle crisi ransomware

Un attacco ransomware non blocca solo i dati, ma può causare gravi interruzioni operative, danni alla reputazione e perdita di fiducia da parte dei clienti. HelpRansomware offre competenze senza pari nella gestione delle crisi ransomware, guidando le aziende attraverso la messa in sicurezza dei sistemi, eventuali negoziazioni con gli aggressori e strategie per il recupero dei dati e la prevenzione di futuri attacchi.

3. Penetration test e valutazioni della cybersecurity

La prevenzione è una parte essenziale della partnership, con servizi di test di penetrazione e valutazioni delle vulnerabilità. Questi servizi aiutano le aziende a identificare e risolvere i punti deboli nei propri sistemi prima che possano essere sfruttati dagli aggressori. La competenza tecnica di Lazarus Data Recovery, combinata con i test di penetrazione specializzati di HelpRansomware, garantisce soluzioni di sicurezza complete che proteggono proattivamente le informazioni sensibili.

4. Miglioramenti della sicurezza post-recupero

Recuperare i dati è solo il primo passo. Assicurarsi che i sistemi siano protetti contro futuri attacchi è altrettanto importante. Gli esperti di HelpRansomware collaborano con le aziende per valutare i processi di recupero e fornire indicazioni su come prevenire ulteriori violazioni attraverso metodi di crittografia avanzati, firewall migliorati e monitoraggio continuo.

Conclusione: nuovi standard nella cybersicurezza e nel recupero dati

La partnership tra Lazarus Data Recovery e HelpRansomware rappresenta un'importante evoluzione nel settore del recupero dati e della cybersicurezza. Unendo l'ampia esperienza di Lazarus nel recupero dati con i servizi garantiti di recupero ransomware di HelpRansomware, questa collaborazione offre una soluzione completa e robusta per le imprese che affrontano la crescente minaccia degli attacchi informatici.

Questo accordo stabilisce un nuovo standard per il modo in cui le aziende dovrebbero affrontare il recupero da ransomware e la cybersicurezza. Che si tratti di prevenire attacchi futuri attraverso test di penetrazione o di gestire una crisi ransomware immediata, Lazarus Data Recovery e HelpRansomware sono pronti a fornire servizi e soluzioni senza precedenti.

Con l'evolversi delle minacce informatiche, questa partnership rappresenta una risposta definitiva alle sfide poste dal ransomware, offrendo tranquillità e risultati garantiti. Insieme, Lazarus Data Recovery e HelpRansomware stanno rivoluzionando il modo in cui le aziende si riprendono e si proteggono dagli attacchi ransomware.

Per maggiori informazioni

Lazarus Data Recovery:https://www.lazarusdatarecovery.com/

HelpRansomware: https://helpransomware.com/it/

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