Silurato il ministro della Difesa sostituito da Katz. In migliaia in piazza contro la decisione del premier israeliano
Terremoto nel governo israeliano. Mentre continuano i raid con morti e feriti su Gaza, in Cisgiordania e nel sud del Libano, il premier Benjamin Netanyahu ha licenziato il ministro della Difesa Yoav Gallant e lo ha sostituito con Israel Katz, già ministro degli Esteri. Al posto di Katz, la guida del ministero degli Esteri è stata affidata a Gideon Saar. Netanyahu avrebbe informato Gallant della sua rimozione appena 10 minuti prima dell'annuncio pubblico.
In migliaia sono scesi in piazza contro la decisione del premier. Il presidente israeliano Isaac Herzog ha messo in guardia contro qualsiasi sconvolgimento politico, mentre il Paese combatte guerre su più fronti. "L'ultima cosa di cui lo Stato di Israele ha bisogno in questo momento è uno sconvolgimento e una rottura nel mezzo della guerra. La sicurezza dello Stato di Israele deve essere al di sopra di ogni considerazione", ha affermato Herzog, aggiungendo che "il ruolo della leadership è quello di agire con grande responsabilità in questo momento".
Perché Netanyahu ha licenziato Gallant
Netanyahu ha motivato la decisione di rimuovere Gallant parlando di ''sfiducia reciproca'' che si è sviluppata gradualmente tra i due. Una condizione che ''non consente una normale gestione della guerra'' che Israele sta combattendo nella Striscia di Gaza e in Libano, ha aggiunto Netanyahu. "Purtroppo, anche se nei primi mesi della guerra c'era fiducia e c'era un lavoro molto fruttuoso, negli ultimi mesi questa fiducia si è incrinata tra me e il ministro della Difesa", ha affermato Netanyahu.
Il premier israeliano ha spiegato che i due non erano d'accordo sulla gestione della guerra e che Gallant ha preso decisioni e fatto dichiarazioni in contraddizione con le decisioni del governo. "Ho fatto molti tentativi per colmare queste lacune, ma continuavano ad ampliarsi", ha detto. Lacune che "sono anche giunte a conoscenza della popolazione in un modo inaccettabile e, cosa ancora peggiore, sono giunte a conoscenza del nemico: i nostri nemici ne hanno tratto un sacco di benefici", ha sottolineato.
Le parole di Gallant e Katz
La ''sicurezza dello Stato di Israele è sempre stata, e rimarrà sempre, la missione della mia vita'', le prime parole di Gallant dopo essere stato rimosso. Gallant ha dichiarato in una conferenza stampa di essere stato licenziato per tre questioni che lo mettevano in contrasto con Netanyahu: "La mia ferma posizione sulla coscrizione universale, l'impegno a restituire gli ostaggi e la richiesta di una commissione statale d'inchiesta sul fallimento del 7 ottobre". "È possibile restituire gli ostaggi", ha aggiunto Gallant, "ma ciò implica dei compromessi. Lo stato di Israele può fare quei compromessi".
"Ringrazio il primo ministro Netanyahu per la fiducia riposta in me nominandomi ministro della Difesa", ha dichiarato Katz su X. "Lavoreremo insieme per portare la vittoria alle forze di sicurezza", ha affermato, "e per raggiungere gli obiettivi della guerra: il ritorno di tutti gli ostaggi come missione di valore più importante, la distruzione di Hamas a Gaza, la sconfitta di Hezbollah in Libano, il contenimento dell'aggressione iraniana e il ritorno dei residenti del nord e del sud alle loro case in sicurezza".
Altri licenziamenti in vista?
Secondo indiscrezioni uscite sulla stampa israeliana, Netanyahu starebbe valutando di licenziare anche i capi delle Idf e dello Shin Bet. Indiscrezioni che però il primo ministro ha prontamente smentito: "Le notizie secondo cui ho intenzione di licenziare il capo dell'esercito e i quello dello Shin Bet sono false e mirano a seminare divisione e discordia".
L'ufficio del premier ha reso noto che Netanyahu ha parlato con il capo di stato maggiore delle Idf, Herzi Halevi, con il capo dello Shin Bet, Ronen Bar, e con il direttore del Mossad, David Barnea, rassicurando i suoi interlocutori dopo aver licenziato Gallant.
Reazioni e proteste
Gallant era ''un ostacolo alla vittoria assoluta'' di Israele, ha commentato il ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben Gvir accogliendo con favore la decisione del premier israeliano. "Il primo ministro ha fatto bene a rimuoverlo dal suo incarico", ha affermato Ben Gvir, che in più occasioni aveva chiesto di rimuovere Gallant. "Non era possibile ottenere una vittoria assoluta" con Gallant in carica, ha aggiunto.
Mentre il leader dell'opposizione israeliano Yair Lapid ha definito la rimozione di Gallant nel bel mezzo della guerra "un atto di follia", affermando su X che "Netanyahu sta tradendo i soldati della sicurezza israeliana e delle Idf per una vergognosa sopravvivenza politica". "Il governo di destra privilegia gli evasori della leva rispetto a coloro che la servono", ha affermato Lapid, invitando i sostenitori del suo partito Yesh Atid "e tutti i patrioti sionisti a scendere in piazza stasera per protestare".
Anche Yair Golan, leader del partito democratico israeliano, ha chiesto alla popolazione di scendere in piazza e uno sciopero generale dopo il licenziamento del ministro della Difesa. Golan ha chiesto alle università e ai college di chiudere, ai luoghi di lavoro di non riaprire e ha invitato la popolazione israeliana a protestare.
L'Hostages and Missing Families Forum ha condannato la decisione del primo ministro israeliano di rimuovere il ministro della Difesa, affermando che altro non è se non ''un altro tentativo di affossare l'accordo sugli ostaggi". Il gruppo, che rappresenta le famiglie delle persone prese in ostaggio il 7 ottobre, ha chiesto al nuovo ministro della Difesa Katz di ''esprimere un impegno esplicito per la fine della guerra e di portare a termine un accordo per l'immediato ritorno di tutti i rapiti''. "Il licenziamento del ministro della Difesa è una prova delle scarse priorità del governo israeliano", ha aggiunto il Forum su X, affermando che "gli obiettivi militari nella Striscia di Gaza sono stati raggiunti" e che Israele deve ora ottenere un "accordo per il rilascio di tutti i rapiti e la fine della guerra".
In tutto il Paese proteste contro la rimozione del ministro della Difesa israeliano. Circa 1.000 manifestanti si sono radunati vicino alla residenza di Netanyahu a Gerusalemme. Migliaia di persone in piazza a Tel Aviv, centinaia si sono radunati ad Haifa. I manifestanti hanno bloccato l'autostrada Ayalon di Tel Aviv in entrambe le direzioni. Durante le proteste cinque persone sono state arrestate dalla polizia israeliana. Tre persone sono state fermate a Gerusalemme "per aver attaccato la polizia e rotto le barriere" di sicurezza intorno alla residenza del premier, mentre ad Haifa sono stati fermati altri due manifestanti che avevano cercato di interrompere il traffico.
La reazione di Usa e Italia
Un portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca ha elogiato Gallant e ha affermato che l'amministrazione Biden continuerà a collaborare con il suo successore, ma ha evitato di criticare direttamente la decisione di Netanyahu di licenziarlo. "Il ministro Gallant è stato un collaboratore importante in tutte le questioni relative alla difesa di Israele. Come stretti partner, continueremo a lavorare in collaborazione con il prossimo ministro della Difesa di Israele", ha detto il portavoce al Times of Israel.
Poco prima, un altro funzionario statunitense aveva dichiarato al Times of Israel che la decisione di Netanyahu di licenziare Gallant il giorno delle elezioni presidenziali statunitensi indicava che il premier voleva evitare la reazione di Washington sulla controversa decisione di licenziare il suo ministro della Difesa nel bel mezzo di una guerra.
''Sono dispiaciuto, triste e preoccupato per la scelta di sostituire il Ministro Gallant alla guida del Ministero della Difesa israeliano. La sua serietà, la sua onestà intellettuale e la sua disponibilità anche a confronti duri ma sempre rispettosi mancheranno a me ma ancor di più ad Israele'', ha scritto su X il ministro della Difesa, Guido Crosetto. ''La sua visione del futuro ed il suo reale impegno per creare le condizioni della fine del conflitto e della liberazione degli ostaggi rappresentavano per me una speranza e mi spingevano ad impegnarmi per aiutarlo perché ciò avvenisse. Da oggi sarà più difficile anche alimentare la speranza. Almeno per me''.
Esteri
Siria, il vescovo di Aleppo: ”Temiamo l’attacco...
Monsignor Jallouf ha detto di aver ricevuto ''dai jihadisti garanzie sulla sicurezza, possiamo tenere le funzioni religiose come sempre''.
''Aleppo è in ginocchio''. E dopo essere finita sotto il controllo dei jihadisti di Hayat Tahrir al-Sham (Hts) e delle fazioni alleate, ora ''teme l'esercito'' di Bashar al Assad che ''è ormai arrivato a dieci chilometri da Aleppo e di certo attaccherà''. Lo racconta all'Adnkronos il vescovo latino e vicario apostolico di Aleppo, monsignor Hanna Jallouf, che dagli insorti ha ricevuto ''garanzie sulla nostra sicurezza, possiamo tenere le funzioni religiose come sempre''. Ma le stesse garanzie non sono arrivate da Damasco, ''abbiamo paura di una guerra civile in città con morti e feriti, paura che molte persone vengano massacrate, di nuovo sangue per le strade. Speriamo che non si arrivi a questo''. E speriamo che ''il mondo intero ci aiuti a raggiungere un cessate il fuoco e la pace per tutta la Siria''.
Jallouf ha aperto le porte del collegio francesano ai civili di Aleppo. ''I civili si sono rivolti a noi, soprattutto i nostri parrocchiani, dei quali vogliamo garantire la sicurezza'', racconta. Per il momento ''la gente è rimasta nelle loro case, non dormono da noi in questo momento, ma stiamo organizzando la raccolta di pane e di acqua. Stiamo anche cercando i farmaci per i malati e per gli anziani'', spiega.
Ma se ''oggi la città è calma'' quello che ''temiamo è che sia una calma prima della tempesta. Non sappiamo quando l'esercito attaccherà''. Quello che si sa è che ''Aleppo non si merita tutto questo. Ha già subito una guerra lunga, un terremoto, è una cosa incredibile che debba soffrire così'', ha aggiunto il frate francescano nato 72 anni fa a Knayeh, nella regione di Idlib nella Siria nordoccidentale.
''Noi chiediamo al mondo intero che ci aiuti a raggiungere un accordo per il cessate il fuoco'' per Aleppo e che si avvi ''un processo che porti alla pace per tutta la Siria'', ha proseguito il religioso. ''L'importante è che si salvi il popolo siriano tutto'', ha concluso.
Esteri
Ucraina, Kiev: “Piena adesione a Nato unica garanzia...
Attaccate nella notte infrastrutture energetiche a Rivne. Russia rivendica conquista due villaggi a Zaporizhzhia e nel Donetsk
''La piena adesione'' dell'Ucraina ''alla Nato è la sola garanzia di sicurezza di fronte all'invasione russa''. Lo ha dichiarato il ministero degli Esteri ucraino. ''Siamo convinti che la sola vera garanzia per la sicurezza dell'Ucraina, oltre che come deterrente per ulteriori aggressioni russe contro l'Ucraina e altri Stati, è la piena adesione dell'Ucraina alla Nato'', si legge nella nota del ministero.
Kiev accusa i russi: infrastrutture energetiche nel mirino, altro attacco a Rivne
Le autorità ucraine accusano i russi di aver attaccato nella notte un'infrastruttura energetica nella regione ucraina di Rivne. "Un altro attacco del nemico contro la regione di Rivne - ha scritto su Telegram il governatore della regione, Oleksandr Koval - L'obiettivo era un'infrastruttura energetica. Tutti i servizi interessati sono al lavoro". Al momento non ci sono notizie di vittime.
Secondo Kiev sono più di 2.000 le strutture sanitarie distrutte o danneggiate in Ucraina dal 24 febbraio di due anni fa, giorno dell'invasione russa. Secondo il ministero della Salute di Kiev, riporta Ukrinform, sono 2.167 le strutture sanitarie che risultano distrutte o danneggiate. "A inizio dicembre 2024 risultano danneggiate dal nemico 1.878 strutture sanitarie e altre 289 sono state distrutte - denunciano - Gli ospedali delle regioni di Kharkiv, Donetsk, Mykolaiv, Kyiv, Chernihiv, Dnipro, Kherson e Zaporizhzhia hanno subito il peggio". Inoltre, secondo il ministero, in più di mille giorni di conflitto sono state danneggiate 235 ambulanze e altre 264 sono andate distrutte. I russi sono accusati di averne prese 125.
Russia rivendica conquista due villaggi a Zaporizhzhia e nel Donetsk
Il ministero della Difesa russo ha rivendicato la conquista di altri due villaggi in Ucraina e in particolare nella regione meridionale di Zaporizhzhia e nell'est del Paese. Si tratta, si legge nella nota, nel villaggio di Novodarivka nella regione di Zaporizhzhia e di Romanivka nell'oblast di Donetsk.
Esteri
Francia, dal governo di coalizione al tecnico: cosa farà...
L'allarme del primo ministro Barnier: "Rischio di serie turbolenze finanziarie". Stasera il premier parlerà in tv
Governo appeso a un filo in Francia. Il premier Michel Barnier, che stasera sarà ospite di Tf1 e France 2 per un'intervista in diretta da Matignon durante il telegiornale delle 20, ha avvertito ieri che c'è il rischio di ''serie turbolenze finanziarie'' nel caso in cui non dovesse essere approvata la legge di bilancio e il governo dovesse cadere. Un allarme confermato dai mercati.
Le possibili scelte di Macron
Ma se davvero il Rassemblement National (Rn) dovesse riuscire, unendosi con il Nouveau Front Populaire (Nfp), a far cadere il governo Barnier, il presidente francese Emmanuel Macron avrebbe diverse scelte davanti a sé. Tranne quella di sciogliere il Parlamento perché, avendolo già fatto a giungo, non potrà farlo prima del giugno del 2025.
Il capo dell'Eliseo potrebbe, ad esempio, confermare Barnier come primo ministro. Ma gli analisti la ritengono la scelta meno probabile e il Parlamento la considererebbe provocatoria. Macron potrebbe anche chiedere ai partiti di provare a costruire una nuova coalizione, questa volta più solida.
Il presidente potrebbe anche decidere di nominare un governo tecnico per supervisionare l'amministrazione per altri sei mesi. Ultima ipotesi, quella di dimettersi lui stesso e di convocare nuove elezioni presidenziali e parlamentari. Ma anche questo, per il momento, è giudicato improbabile.
Escluso invece il rischio di uno shutdown sul modello statunitense, quindi niente blocco delle attività amministrative. E questo perché la Costituzione francese consente al governo, anche ad interim, di approvare una legge di emergenza che di fatto prolunga di qualche mese il bilancio dell'anno precedente. Per questo i dipendenti del settore pubblico, ad esempio, continueranno a essere pagati.