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Gaza, 25 morti in bombardamento a Beit Lahiya: 13 erano bambini

A prendere il suo posto Gideon Saar. L'opposizione invita a scendere in piazza per protesta

Gallant e Netanyahu (Fotogramma)

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha rimosso dall'incarico di ministro della Difesa Yoav Gallant, nominando al suo post Israel Katz, già ministro degli Esteri. Al posto di Katz, la guida del ministero degli Esteri è stata affidata a Gideon Saar. Gallant avrebbe saputo del licenziamento 10 minuti prima dell'annuncio ufficiale.

Era ''un ostacolo alla vittoria assoluta'' di Israele, ha detto il ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben Gvir. "Il primo ministro ha fatto bene a rimuoverlo dal suo incarico", ha afferma Ben Gvir, che in più occasioni aveva chiesto la cacciata di Gallant.

Perché Gallant è stato rimosso dall'incarico

Netanyahu ha motivato la decisione di rimuovere dall'incarico di ministro della Difesa, parlando di ''una sfiducia reciproca" che si è sviluppata gradualmente tra i due. Una condizione che ''non consente una normale gestione della guerra'' che Israele sta combattendo nella Striscia di Gaza e in Libano, ha aggiunto Netanyahu. "Purtroppo, anche se nei primi mesi della guerra c'era fiducia e c'era un lavoro molto fruttuoso, negli ultimi mesi questa fiducia si è incrinata tra me e il ministro della Difesa", ha affermato Netanyahu.

Il premier israeliano ha spiegato che i due non erano d'accordo sulla gestione della guerra e che Gallant ha preso decisioni e fatto dichiarazioni in contraddizione alle decisioni del governo. "Ho fatto molti tentativi per colmare queste lacune, ma continuavano ad ampliarsi", ha detto. Lacune che "sono anche giunte a conoscenza della popolazione in un modo inaccettabile e, cosa ancora peggiore, sono giunte a conoscenza del nemico: i nostri nemici ne hanno tratto un sacco di benefici", ha sottolineato.

La reazione dell'ex ministro della Difesa

La ''sicurezza dello Stato di Israele è sempre stata, e rimarrà sempre, la missione della mia vita''. Queste le prime parole di Yoav Gallant dopo essere stato rimosso dal suo incarico precedente.

Il nuovo ministro della Difesa

"Ringrazio il Primo Ministro Netanyahu per la fiducia riposta in me nominandomi Ministro della Difesa" ha dichiarato Israel Katz su X dopo il licenziamento dell'ex Ministro della Difesa Yoav Gallant. "Lavoreremo insieme per portare la vittoria alle forze di sicurezza", ha affermato, "e per raggiungere gli obiettivi della guerra: il ritorno di tutti gli ostaggi come missione di valore più importante, la distruzione di Hamas a Gaza, la sconfitta di Hezbollah in Libano, il contenimento dell'aggressione iraniana e il ritorno dei residenti del nord e del sud alle loro case in sicurezza".

L'opposizione invita a scendere in piazza

Proteste contro la rimozione del ministro della Difesa israeliano stanno avendo luogo in tutto Israele. Circa 1.000 manifestanti si sono radunati vicino alla residenza di Netanyahu a Gerusalemme. Migliaia di persone stanno manifestando a Tel Aviv, centinaia si sono radunati ad Haifa. Circa 70 dimostranti sono nella città di Be'er Sheva, nel sud di Israele.

I manifestanti hanno bloccato l'autostrada Ayalon di Tel Aviv in entrambe le direzioni. Circa 150 dimostranti svolgono un sit in all'incrocio di Nahalal e decine sono radunati all'incrocio di Carmiel, nel nord di Israele nel nord di Israele

Il leader del partito democratico israeliano, Yair Golan ha chiesto alla popolazione di scendere in piazza. Golan ha chiesto alle università e ai college di chiudere, ai luoghi di lavoro di non riaprire e ha invitato la popolazione israeliana a protestare.

L'Hostages and Missing Families Forum ha condannato la decisione del primo ministro israeliano di rimuovere il ministro della Difesa, affermando che altro non è se non ''l'ennesimo tentativo di affossare l'accordo sugli ostaggi". Il gruppo, che rappresenta le famiglie delle persone prese in ostaggio il 7 ottobre, chiede al nuovo ministro della Difesa Israel Katz di ''esprimere un impegno esplicito per la fine della guerra e di portare a termine un accordo per l'immediato ritorno di tutti i rapiti''. "Il licenziamento del ministro della Difesa è una prova delle scarse priorità del governo israeliano", aggiunge il Forum su 'X' affermando che "gli obiettivi militari nella Striscia di Gaza sono stati raggiunti" e che Israele deve ora ottenere un "accordo per il rilascio di tutti i rapiti e la fine della guerra".

Il leader dell'opposizione israeliano Yair Lapid ha definito la rimozione dell'ex ministro della Difesa Yoav Gallant nel bel mezzo della guerra "un atto di follia", affermando su X che "Netanyahu sta tradendo i soldati della sicurezza israeliana e delle Idf per una vergognosa sopravvivenza politica". "Il governo di destra privilegia gli evasori della leva rispetto a coloro che la servono", ha affermato Lapid, invitando i sostenitori del suo partito Yesh Atid "e tutti i patrioti sionisti a scendere in piazza stasera per protestare".

Altri possibili licenziamenti in vista?

Dopo la rimozione del ministro della Difesa, Netanyahu starebbe valutando di licenziare anche i capi delle Idf e dello Shin Bet. Lo scrive Haaretz, citando fonti vicine al premier israeliano. Il primo ministro Benjamin Netanyahu starebbe pianificando di licenziare il capo di stato maggiore delle Idf, Herzi Halevi, e il capo dello Shin Bet, Ronen Bar. Lo riporta il sito di notizie Walla, citando fonti vicine al primo ministro. La notizia arriva immediatamente dopo che Netanyahu ha licenziato il ministro della Difesa Yoav Gallant. Mentre Netanyahu ha l'autorità esclusiva di sostituire Bar, il ministro della Difesa è responsabile del licenziamento o della nomina di un capo di stato maggiore dell'esercito.

"Le notizie secondo cui ho intenzione di licenziare il capo dell'esercito e i quello dello Shin Bet sono false e mirano a seminare divisione e discordia" ha smentito subito dopo il premier israeliano Benjamin Netanyahu dopo le indiscrezioni, uscite sulla stampa israeliana.

Razzi da Libano su Israele

Intanto circa 20 razzi sono stati lanciati dal Libano nell'ultimo sbarramento mirato a Nahariya, nel Nord di Israele, e alle comunità circostanti nella Galilea occidentale. Lo riporta Ynet News, aggiungendo che in precedenza si erano udite sirene in diverse città vicino a Nahariya.

L'Irlanda avrà un ambasciatore palestinese

Dublino ha approvato per la prima volta la nomina di un ambasciatore palestinese in Irlanda, dopo aver riconosciuto lo Stato di Palestina in primavera. Secondo fonti governative, Jilan Wahba Abdalmajid, diplomatico attualmente capo della missione palestinese in Irlanda, assumerà il nuovo incarico.

Alla fine di maggio, l'Irlanda, assieme alla Spagna e alla Norvegia, ha riconosciuto ufficialmente lo Stato "sovrano e indipendente" della Palestina con l'obiettivo di procedere verso la pace in Medio Oriente. Una settimana dopo, lo ha fatto anche la Slovenia. Questi paesi sono tra le voci più critiche in Europa nei confronti di Israele dall'inizio della guerra nella Striscia di Gaza il 7 ottobre, dopo l'attacco senza precedenti di Hamas sul suolo israeliano.

Il 29 settembre sono state formalmente stabilite le relazioni diplomatiche tra Irlanda e Palestina. Poche settimane dopo, il 17 ottobre, il governo palestinese di Mohammed Mustafa ha notificato ufficialmente a Dublino la sua intenzione di trasformare la propria rappresentanza diplomatica in Irlanda da missione ad ambasciata. Questo cambiamento consentirà al personale di beneficiare dell’intera gamma di privilegi e immunità applicabili, ai sensi della Convenzione di Vienna del 1961 che garantisce la protezione dei diplomatici.

Bombardamento a Beit Lahiya: almeno 25 morti

Sono almeno 25 le persone rimaste uccise in un bombardamento israeliano che nelle scorse ore ha colpito una casa a Beit Lahiya, nel nord della Striscia di Gaza. Lo denunciano fonti mediche citate dall'agenzia palestinese Wafa, affermando che le vittime sono tutti civili. Fra i 25 morti, 13 erano minori. Secondo l'agenzia Wafa ci sarebbero ancora persone sotto le macerie.

Al Jazeera descrive anche un video che mostra i residenti che recuperano i corpi delle persone uccise, tra cui un bambino, da sotto le macerie della casa presa di mira. I medici hanno detto che la stessa città era stata colpita in precedenza nel corso della giornata, uccidendo almeno sette persone dopo un attacco a due case. Israele ha schierato i carri armati a Jabalia, Beit Hanoon e Beit Lahiya il 5 ottobre e ha ordinato a centinaia di migliaia di residenti palestinesi di fuggire a sud della Striscia.

Barnot domani in visita nella regione

Visita in Israele e nei Territori palestinesi per il capo della diplomazia francese Jean-Noël Barrot. Sarà nella regione per chiedere un cessate il fuoco a Gaza e "il rispetto del diritto internazionale umanitario", come ha detto su France 2, annunciando che "domani sera" sarà in "Israele e nei Territori palestinesi per incontrare le autorità, gli operatori umanitari, per portare la voce della Francia in questa regione in cui la guerra è già durata troppo". "Le violazioni del diritto internazionale umanitario sono inaccettabili e devono finire", ha aggiunto il ministro che era già stato in Israele in occasione del primo anniversario dall'attacco del 7 ottobre 2023 nel Paese.

Cisgiordania, 4 palestinesi uccisi

Quattro palestinesi sono morti durante operazioni militari israeliane in Cisgiordania. Lo affermano fonti palestinesi. Secondo il ministero della Salute di Ramallah, due uomini sono morti in un raid di un drone a sud di Jenin. Segnalata anche l'uccisione di altri due palestinesi nei pressi di Tubas. I militari israeliani hanno riferito di un'operazione con un drone contro "una cellula di terroristi armati" a sud di Jenin.

Dall'attacco del 7 ottobre 2023 in Israele, e con l'inizio delle operazioni militari israeliane contro Hamas nella Striscia di Gaza, è peggiorata la situazione già tesa in Cisgiordania. Da allora, secondo il ministero della Salute di Ramallah, sono 738 i palestinesi uccisi in Cisgiordania in operazioni militari israeliane, scontri armati e attacchi di estremisti.

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Esteri

Siria, il vescovo di Aleppo: ”Temiamo l’attacco...

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Monsignor Jallouf ha detto di aver ricevuto ''dai jihadisti garanzie sulla sicurezza, possiamo tenere le funzioni religiose come sempre''.

Siria, il vescovo di Aleppo: ''Temiamo l'attacco dell'esercito e la guerra civile, il mondo ci aiuti''

''Aleppo è in ginocchio''. E dopo essere finita sotto il controllo dei jihadisti di Hayat Tahrir al-Sham (Hts) e delle fazioni alleate, ora ''teme l'esercito'' di Bashar al Assad che ''è ormai arrivato a dieci chilometri da Aleppo e di certo attaccherà''. Lo racconta all'Adnkronos il vescovo latino e vicario apostolico di Aleppo, monsignor Hanna Jallouf, che dagli insorti ha ricevuto ''garanzie sulla nostra sicurezza, possiamo tenere le funzioni religiose come sempre''. Ma le stesse garanzie non sono arrivate da Damasco, ''abbiamo paura di una guerra civile in città con morti e feriti, paura che molte persone vengano massacrate, di nuovo sangue per le strade. Speriamo che non si arrivi a questo''. E speriamo che ''il mondo intero ci aiuti a raggiungere un cessate il fuoco e la pace per tutta la Siria''.

Jallouf ha aperto le porte del collegio francesano ai civili di Aleppo. ''I civili si sono rivolti a noi, soprattutto i nostri parrocchiani, dei quali vogliamo garantire la sicurezza'', racconta. Per il momento ''la gente è rimasta nelle loro case, non dormono da noi in questo momento, ma stiamo organizzando la raccolta di pane e di acqua. Stiamo anche cercando i farmaci per i malati e per gli anziani'', spiega.

Ma se ''oggi la città è calma'' quello che ''temiamo è che sia una calma prima della tempesta. Non sappiamo quando l'esercito attaccherà''. Quello che si sa è che ''Aleppo non si merita tutto questo. Ha già subito una guerra lunga, un terremoto, è una cosa incredibile che debba soffrire così'', ha aggiunto il frate francescano nato 72 anni fa a Knayeh, nella regione di Idlib nella Siria nordoccidentale.

''Noi chiediamo al mondo intero che ci aiuti a raggiungere un accordo per il cessate il fuoco'' per Aleppo e che si avvi ''un processo che porti alla pace per tutta la Siria'', ha proseguito il religioso. ''L'importante è che si salvi il popolo siriano tutto'', ha concluso.

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Esteri

Ucraina, Kiev: “Piena adesione a Nato unica garanzia...

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Attaccate nella notte infrastrutture energetiche a Rivne. Russia rivendica conquista due villaggi a Zaporizhzhia e nel Donetsk

Macerie in Ucraina - (Fotogramma)

''La piena adesione'' dell'Ucraina ''alla Nato è la sola garanzia di sicurezza di fronte all'invasione russa''. Lo ha dichiarato il ministero degli Esteri ucraino. ''Siamo convinti che la sola vera garanzia per la sicurezza dell'Ucraina, oltre che come deterrente per ulteriori aggressioni russe contro l'Ucraina e altri Stati, è la piena adesione dell'Ucraina alla Nato'', si legge nella nota del ministero.

Kiev accusa i russi: infrastrutture energetiche nel mirino, altro attacco a Rivne

Le autorità ucraine accusano i russi di aver attaccato nella notte un'infrastruttura energetica nella regione ucraina di Rivne. "Un altro attacco del nemico contro la regione di Rivne - ha scritto su Telegram il governatore della regione, Oleksandr Koval - L'obiettivo era un'infrastruttura energetica. Tutti i servizi interessati sono al lavoro". Al momento non ci sono notizie di vittime.

Secondo Kiev sono più di 2.000 le strutture sanitarie distrutte o danneggiate in Ucraina dal 24 febbraio di due anni fa, giorno dell'invasione russa. Secondo il ministero della Salute di Kiev, riporta Ukrinform, sono 2.167 le strutture sanitarie che risultano distrutte o danneggiate. "A inizio dicembre 2024 risultano danneggiate dal nemico 1.878 strutture sanitarie e altre 289 sono state distrutte - denunciano - Gli ospedali delle regioni di Kharkiv, Donetsk, Mykolaiv, Kyiv, Chernihiv, Dnipro, Kherson e Zaporizhzhia hanno subito il peggio". Inoltre, secondo il ministero, in più di mille giorni di conflitto sono state danneggiate 235 ambulanze e altre 264 sono andate distrutte. I russi sono accusati di averne prese 125.

Russia rivendica conquista due villaggi a Zaporizhzhia e nel Donetsk

Il ministero della Difesa russo ha rivendicato la conquista di altri due villaggi in Ucraina e in particolare nella regione meridionale di Zaporizhzhia e nell'est del Paese. Si tratta, si legge nella nota, nel villaggio di Novodarivka nella regione di Zaporizhzhia e di Romanivka nell'oblast di Donetsk.

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Esteri

Francia, dal governo di coalizione al tecnico: cosa farà...

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L'allarme del primo ministro Barnier: "Rischio di serie turbolenze finanziarie". Stasera il premier parlerà in tv

Emmanuel Macron - Afp

Governo appeso a un filo in Francia. Il premier Michel Barnier, che stasera sarà ospite di Tf1 e France 2 per un'intervista in diretta da Matignon durante il telegiornale delle 20, ha avvertito ieri che c'è il rischio di ''serie turbolenze finanziarie'' nel caso in cui non dovesse essere approvata la legge di bilancio e il governo dovesse cadere. Un allarme confermato dai mercati.

Le possibili scelte di Macron

Ma se davvero il Rassemblement National (Rn) dovesse riuscire, unendosi con il Nouveau Front Populaire (Nfp), a far cadere il governo Barnier, il presidente francese Emmanuel Macron avrebbe diverse scelte davanti a sé. Tranne quella di sciogliere il Parlamento perché, avendolo già fatto a giungo, non potrà farlo prima del giugno del 2025.

Il capo dell'Eliseo potrebbe, ad esempio, confermare Barnier come primo ministro. Ma gli analisti la ritengono la scelta meno probabile e il Parlamento la considererebbe provocatoria. Macron potrebbe anche chiedere ai partiti di provare a costruire una nuova coalizione, questa volta più solida.

Il presidente potrebbe anche decidere di nominare un governo tecnico per supervisionare l'amministrazione per altri sei mesi. Ultima ipotesi, quella di dimettersi lui stesso e di convocare nuove elezioni presidenziali e parlamentari. Ma anche questo, per il momento, è giudicato improbabile.

Escluso invece il rischio di uno shutdown sul modello statunitense, quindi niente blocco delle attività amministrative. E questo perché la Costituzione francese consente al governo, anche ad interim, di approvare una legge di emergenza che di fatto prolunga di qualche mese il bilancio dell'anno precedente. Per questo i dipendenti del settore pubblico, ad esempio, continueranno a essere pagati.

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