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Migranti, Salvini: “Minoranza di giudici fa il male dell’Italia, smonta quel che costruiamo “
Il vicepremier all'attacco: "Giudici 'rossi' contro le espulsioni si tolgano toga, non possono fare politica in tribunale"
"Mi sembra evidente che ci sia una minoranza di giudici che fa il male dell'Italia e degli italiani, che smonta di notte quello che noi cerchiamo di costruire nel nome della sicurezza. Addirittura arrivando ad evocare Hitler e la Germania nazista, il fascismo, cose surreali". Così Matteo Salvini, dopo il nuovo stop al trasferimento dei migranti in Albania determinato dalla decisione del Tribunale di Bologna di rinviare alla Corte Ue il decreto sui cosiddetti 'Paesi sicuri', va all'attacco dei giudici "rossi".
''Mi sembra evidente - incalza il vicepremier - che tra gli oltre 9mila magistrati ci sia qualcuno che fa politica con la bandiera rossa in camera o in ufficio. Il consiglio è che si tolgano la toga. Siamo in un Paese libero, hanno tutto il diritto di votare a sinistra, Rifondazione comunista, quel che credono ma non possono portare la loro ideologia comunista all'interno di un tribunale facendo il male dell'Italia e degli italiani, perché se sanciscono che non possiamo espellere nessuno, che dobbiamo permessi di soggiorno e accoglienza a tutti, è un problema per l'Italia. Mentre tutto il mondo sta approvando leggi più severe, controlli più stretti per chi entra accompagnando i clandestini a uscire - sostiene il ministro dei Trasporti - abbiamo dei giudici in Italia che invece ritengono che i confini non valgano nulla, e non si può espellere nessuno. Tolgano la toga e cambino mestiere. Si candidino con Rifondazione comunista e poi facciano politica".
"Non puoi fare politica in tribunale, il giudice deve applicare la legge, non interpretarla", asserisce Salvini.
Politica
Sanità, Meritocrazia Italia scrive a Schillaci:...
"Nel 'Question Time' dello scorso 8 gennaio, ha giustamente evidenziato la rilevanza e il valore del personale medico che opera nel settore dell'emergenza-urgenza. Meritocrazia Italia non può non concordare sulla necessità di tutelare una categoria preziosa per il benessere della comunità. Per questo, teniamo a portare alla sua attenzione la difficile situazione abruzzese". Così Meritocrazia Italia in una lettera aperta al ministro della Salute Orazio Schillaci.
"Ai professionisti medici, in applicazione del contratto integrativo regionale sottoscritto nel lontano 1996, veniva regolarmente erogata, per circa trent’anni, una indennità, poi aggiornata nel 2006, pari a circa 805,00 euro lordi mensili. Oggi, a fronte di una richiesta di chiarimenti da parte della Procura della Corte dei Conti, che ne ipotizza la illegittimità, tale indennità è stata sospesa. Senza entrare nel merito dell’adeguatezza della indennità - prosegue Meritocrazia Italia -, viene da chiedersi come possa un medico convenzionato addetto al servizio di emergenza-urgenza svolgere il proprio incarico con lucidità e motivazione a fronte di tale sospensione, prevista dal contratto integrativo regionale, per un importo pari a circa il 30% del compenso globale di fatto. Ci si chiede anche come gli stessi professionisti possano pensare al proprio futuro all'interno del Ssn quando rischiano di subire addirittura una richiesta di restituzione degli importi percepiti nell'ultimo decennio. Somme insostenibili per chi, negli anni, ha lavorato duramente per uno degli stipendi più bassi del settore, percependo tali compensi in buona fede".
"Quello della certezza e della legittimità degli importi erogati sulla base della contrattazione collettiva, nazionale, regionale o aziendale è un problema che non può più essere ignorato. I professionisti che scelgono di dedicare la propria vita al Sistema Sanitario Nazionale devono poter contare su un quadro normativo chiaro e stabile, che garantisca loro la sicurezza economica e la tutela dei diritti acquisiti. Del resto l'alternativa per i medici sarebbe quella di migrare verso la sanità privata o, peggio, accettare offerte di lavoro all'estero. Soluzioni disastrose per i cittadini italiani che vedrebbero compromessa ulteriormente l’efficienza dei servizi essenziali. Meritocrazia Italia confida nella Sua disponibilità a ricevere i nostri rappresentanti al più presto, per individuare insieme una soluzione che restituisca giustizia e dignità a questi professionisti, la cui opera è fondamentale per il nostro sistema sanitario", conclude Meritocrazia Italia.
Politica
Meloni a Gedda: “Su Santanchè nessun braccio di...
La presidente del Consiglio sul caso Visibilia: "Riflessione in un clima assolutamente sereno". L'attacco all'opposizione: "M5S e Pd hanno condannati e arrestati, no lezioni da loro". E su Almasri: "Non ha deciso il governo di liberarlo"
"Sgomberiamo il campo, non c'è nessun braccio di ferro" sul caso della ministra Daniela Santanchè. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni risponde così ai cronisti sulla vicenda Visibilia, con la ministra del Turismo accusata di falso in bilancio, a margine della sua visita sul veliero Amerigo Vespucci, ormeggiato al porto di Gedda in Arabia Saudita.
"Non c'è preoccupazione, non c'è un imbarazzo che addirittura mi porterebbe a non presentarmi al Consiglio dei Ministri, a spostare la data della mia visita in Arabia Saudita per non incontrare la ministra Santanchè. C'è una riflessione che deve tenere conto del quadro generale in un clima assolutamente sereno".
"Io non credo che un semplice rinvio a giudizio dia si per sé motivo di dimissioni, penso anche che la ministra Santanchè stia lavorando ottimamente, dopodiché la valutazione che semmai va fatta è quanto tutto questo possa impattare sul suo lavoro. E questa è una valutazione che va fatta con la ministra Santanchè e che forse deve fare soprattutto la ministra Santanchè, ma è quello su cui io attualmente non ho le idee chiare".
"La incontrerò per parlare"
Se vedrò Santanchè? "Penso che la incontrerò", per ora "non sono riuscita. Avete visto che le mie giornate non sono state serenissime, non era una mia priorità rispetto alle cose delle quali mi sto occupando" ma "sicuramente parlerò con Daniela".
"M5S e Pd hanno condannati e arrestati, no lezioni da loro"
"Rispetto al cancan dell'opposizione" sul caso Santanchè, dico che "essere garantisti con la sinistra e giustizialisti con la destra anche no. Ho Giuseppe Conte che mi dice che devo far dimettere un ministro che non è mai stato condannato quando ha un vicepresidente del partito condannato in via definitiva; ho Elly Schlein che invoca le dimissioni del ministro Santanchè per un rinvio a giudizio, ma non chiede le dimissioni al presidente della provincia di Salerno agli arresti domiciliari per corruzione. Quindi, lezioni da questi pulpiti anche no".
Caso Almasri
Sul caso Almasri, la Corte penale internazionale "chiede chiarimenti e manderemo i chiarimenti" ma "ne chiederemo a nostra volta anche sulla base delle interrogazioni che sono state presentate. Credo che anche la Corte debba chiarire perché la procura ci abbia messo mesi a spiccare questo mandato di arresto e perché il mandato di arresto sia stato spiccato quando Almasri aveva già attraversato credo almeno tre nazioni europee e lasciava la Germania per andare verso l'Italia. Anche io vorrei chiedere e chiederò dei chiarimenti alla Corte internazionale e spero che su questo tutte le forze politiche vogliano darci una mano".
Su Almasri "non parliamo del caso di un trafficante di uomini". "Almasri è stato liberato sulla disposizione della Corte d'Appello di Roma, non sulla disposizione del governo: quindi non è una scelta del governo. Quello che il governo sceglie di fare, di fronte a un soggetto pericoloso per la nostra sicurezza, è espellerlo immediatamente dal territorio nazionale". A proposito del volo di Stato che ha riportato Almasri in Libia "segnalo che non è un'innovazione. In moltissimi casi di detenuti da rimpatriare, soggetti pericolosi, non si usano voli di linea anche per la sicurezza di chi viaggia sui voli di linea: è una prassi consolidata e non inventata da questo governo, utilizzata anche dai governi precedenti sui quali non è mai stato posto un problema", ha puntualizzato la presidente del Consiglio.
Scalata Mps a Mediobanca
Se l'operazione Mps su Mediobanca "dovesse andare in porto ovviamente noi parleremmo della nascita di quel terzo polo bancario del quale abbiamo a lungo parlato nel dibattito - non solo politico - italiano. Sicuramente, è un polo che potrebbe avere un ruolo importante nella messa in sicurezza dei risparmi degli italiani". "L'operazione di Mps su Mediobanca è un'operazione di mercato" e "noi dobbiamo essere orgogliosi del fatto che Mps, banca più antica del mondo, per anni vista dai cittadini e dalla politica solo come un problema da risolvere, oggi è una banca perfettamente risanata che avvia operazioni ambiziose. Penso che questo ci debba rendere tutti quanti orgogliosi per il lavoro che abbiamo fatto su Monte dei Paschi".
Proteste Anm
"Le proteste sono sempre legittime. A me può rammaricare questo atteggiamento dell'Anm per cui qualsiasi tentativo di riforma materia di giustizia viene letta come una specie di Apocalisse, una fine del mondo che bisogna rifiutare senza se e senza ma" dice la premier. "Penso che non giovi neanche ai magistrati, perché anche tra le posizioni più distanti, quando poi ci si siede a un tavolo e ci si confronta, dei punti di contatto si trovano".
"Rispetto a quella Costituzione che viene ostentata, mi corre l'obbligo di ricordare che l'articolo 49 della Costituzione dice che i cittadini hanno diritto di associarsi in partiti politici per concorrere con metodo democratico alla determinazione della politica nazionale. Questo significa che i cittadini si organizzano in partiti politici, i cittadini votano, i cittadini decidono attraverso i programmi di chi vince le elezioni quali debbano essere le scelte della politica e quindi noi stiamo facendo qualcosa che è perfettamente 'fit', perfettamente adeguato a quello che c'è scritto la Costituzione, mentre io non trovo un articolo della Costituzione che dice la giustizia non si può riformare", ha rimarcato la presidente del Consiglio.
La visita all'Amerigo Vespucci
"L'Italia è come questa nave: se ognuno non fa la propria parte, al proprio posto, non si può navigare" ha detto Meloni nel corso della visita a bordo del veliero Amerigo Vespucci, ormeggiato al porto di Gedda. "E particolarmente, non si può navigare quando il mare è tempestoso", ha scandito la presidente del Consiglio nel suo discorso davanti all'equipaggio della nave scuola della Marina Militare.
"La nave Vespucci non è mai stata solo una nave scuola, la Signora dei Mari, orgoglio delle nostre forze armate. E' stata molto di più. Simbolo di storia, di sapienza, tradizione e innovazione. E' una straordinaria ambasciatrice d'Italia, come questo tour mondiale ha dimostrato molto bene ancora una volta. E' una scuola di Italia" che "racconta i valori e la cultura di cui noi siamo portatori. Racconta il coraggio e la dedizione di cui siamo capaci".
L'Amerigo Vespucci è partita da Genova il 1° luglio 2023 per un tour mondiale in cui ha già toccato 5 continenti (30 Nazioni e 35 porti). Il Tour della 'Signora dei Mari' si concluderà a Genova il 10 giugno, in concomitanza con la Giornata della Marina.
Politica
“Curare la Repubblica per costruire il futuro”,...
Il 31 gennaio del 2015 la prima elezione, il 29 gennaio 2022 la riconferma, il 3 febbraio il giuramento. Arbitro imparziale e meccanico del sistema. Le cinque crisi di governo, la gestione del Covid, la guerra in Ucraina, l'impegno per l'Europa
"Aver cura della Repubblica per costruire il futuro", con quel senso del dovere che richiede a tutti coloro che operano in ogni istituzione, di rispettare i limiti del proprio ruolo. Senza invasioni di campo, senza sovrapposizioni, senza contrapposizioni", perché “la Repubblica vive di questo ordine. Ha bisogno della fiducia delle persone che devono poter vedere, nei comportamenti e negli atti di chi ha responsabilità, armonia tra le istituzioni”. E il "senso di responsabilità", come afferma Sergio Mattarella il 29 gennaio 2022, dopo che i presidenti del Senato e della Camera, Elisabetta Casellati e Roberto Fico gli comunicano la nuova elezione a Capo dello Stato, impone "di non sottrarsi ai doveri cui si è chiamati", che prevalgono "su altre considerazioni e su prospettive personali differenti".
Lunedì 3 febbraio prossimo saranno dieci anni dall’insediamento al Quirinale, eletto la prima volta il 31 gennaio 2015 e poi riconfermato appunto sabato 29 gennaio di tre anni fa, dopo che nelle sette votazioni succedutesi durante la settimana era emersa l’impossibilità del Parlamento di convergere su un’altra personalità. E questo nonostante nei dodici mesi precedenti il Presidente uscente avesse sottolineato di essere giunto alla conclusione del suo ruolo, richiamando anche le considerazioni di due suoi predecessori, Antonio Segni e Giovanni Leone, circa la necessità di prevedere la non rielezione del Capo dello Stato e la contestuale abolizione del cosiddetto semestre bianco.
“Arbitro imparziale”, come si definì all’inizio del primo mandato, ma anche un “meccanico” che “interviene quando il sistema si blocca, per aiutare a rimetterlo in funzione”, utilizzando "la cassetta degli attrezzi contenuta nella nostra Costituzione". Accade in occasione della prima crisi di governo che si trova a gestire dopo le dimissioni di Matteo Renzi a dicembre 2016, poi in quelle che tra la primavera 2018 e l’estate 2022 segnano l’avvicendarsi degli Esecutivi Gentiloni, Conte 1, Conte 2 e Draghi, fino allo scioglimento anticipato delle Camere.
Con l’avvento a palazzo Chigi di Giorgia Meloni, prima donna presidente del Consiglio della storia italiana e leader di un partito di destra, Mattarella si trova spesso tirato per la giacca da chi lo vorrebbe trascinare nello scontro politico, sovente acceso, ora come portavoce delle istanze delle opposizioni, ora come parafulmine delle scelte compiute dalla maggioranza. “Io -si trova a spiegare in varie circostanze- sorrido quando mi si fanno appelli a non promulgare una legge perché è sbagliata. Se è palesemente incostituzionale, ho il dovere di non promulgarla, ma se è sbagliata, non sono io chiamato dalla Costituzione a giudicare se è giusto o no, ma il Parlamento. Oppure quando si dice: ‘questa legge l’ha firmata quindi vuol dire che è d’accordo’. Non è così. Io registro che il Parlamento a cui è affidata dalla Costituzione la funzione di approvare le leggi, l’ha approvata e la promulgo. Questo vale anche per alcuni decreti naturalmente”.
“Un giorno mi ha detto un ragazzo, non tanto ragazzo, era già avanzato: ‘Presidente non la promulghi questa cosa, perché lo fa a fin di bene’. Gli ho risposto: ‘Guai a violare le regole a fin di bene perché si abilita poi chiunque a farlo a fin di male’! Le regole vanno rispettate sempre! Ciascun potere ha dei limiti che deve rispettare, accettando gli interventi altrui. E anche, naturalmente, rispettare i limiti che ha lui stesso. E io cerco costantemente di rispettarli”, preoccupato di "lasciare al successore 'immuni da ogni incrinatura le facoltà che la Costituzione attribuisce'", come affermato da Luigi Einaudi, Presidente eletto dal primo Parlamento repubblicano.
Certo in alcune circostanze “l'arbitro interviene per regolare quando le cose non vanno. Questo è un po’ il mio compito, questo avviene spesso con due attività: esortazione e suggerimenti, cioè attraverso la persuasione. Quindi è un lavoro che in larga parte non si vede perché non si fa con i proclami. La persuasione è più efficace se non viene proclamata in pubblico".
Anche se Mattarella non manca di ricordare pubblicamente, ad esempio, che "la magistratura" deve essere "consapevole di esser chiamata -in piena autonomia e indipendenza– a operare e a giudicare secondo le norme di legge, interpretandole, anche, correttamente secondo Costituzione, e tenendo conto che le leggi le elabora e le delibera il Parlamento, perché soltanto al Parlamento –nella sua sovranità legislativa- è riservato questo compito dalla Costituzione. Allo stesso modo, ovviamente, va garantito il rispetto del ruolo della magistratura nel giudicare, perché soltanto alla magistratura questo compito è riservato dalla Costituzione".
Il Capo dello Stato poi non esita ad intervenire in prima persona quando occorre difendere l’interesse e il prestigio dell’Italia: "Anche noi italiani amiamo la libertà ma abbiamo a cuore anche la serietà", afferma dopo che il premier britannico Boris Johnson, durante la pandemia, aveva sottolineato che nel suo Paese ci sarebbero stati "più contagi che in Italia perché amiamo la libertà".
"L'Italia sa badare a sè stessa nel rispetto della sua Costituzione e dei valori dell'Unione europea", sono invece le parole che arrivano dopo che la presidente della Bce, Christine Lagarde, dichiara: “non siamo qui per ridurre gli spread, non è compito nostro". Concetto ribadito da Mattarella perentoriamente quando prima la ministra francese Laurence Boone annuncia una vigilanza della Francia sull’attuale Governo italiano, poi Elon Musk attacca i provvedimenti dei magistrati del nostro Paese sulla questione immigrazione.
"Non si può prescindere dall'Italia", ricorda ancora il Capo dello Stato all’indomani delle ultime elezioni europee e in vista della formazione della nuova Commissione. E nella fase cruciale delle trattative tra i partiti, quando sembra tornare in forse l’assegnazione a Raffaele Fitto della vicepresidenza, non esita a riceverlo al Quirinale, formulandogli “gli auguri per l’affidamento dell’incarico, così importante per l’Italia”. E in un'altra circostanza ricorda che “vi sono interessi nazionali che richiedono la massima convergenza”.
Mattarella si spende in prima persona durante i drammatici mesi del Covid, condividendo angosce, timori e speranze dei suoi concittadini. "So che molti italiani trascorreranno il giorno di Pasqua in solitudine. Sarà così anche per me", afferma in un videomessaggio alla vigilia della "ricorrenza di maggior significato per la Cristianità e festa tradizionale importante per tutti".
Resta scolpita nella memoria l’immagine dell’omaggio reso da solo, pochi giorni dopo, all’Altare della Patria in occasione dell’anniversario della Liberazione. “Anch’io non vado dal barbiere”, ricorda al suo portavoce in un ‘fuori onda’ galeotto prima della registrazione di un messaggio agli italiani. Quindi si reca all’ospedale Spallanzani per la vaccinazione. E a chi giustifica la violazione delle regole di cautela sanitaria come espressione di libertà, il Capo dello Stato chiarisce che “non vi sono valori che si collochino al centro della democrazia come la libertà. Naturalmente occorre tener conto anche del dovere di equilibrio con il valore della vita, evitando di confondere la libertà con il diritto far ammalare altri”.
La fine della pandemia lascia spazio purtroppo a nuove angosce e preoccupazioni. Non è passato neanche un mese dalla rielezione e il Presidente della Repubblica il 24 febbraio del 2022 deve convocare il Consiglio supremo di Difesa dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa. Da subito “l’Italia ribadisce il pieno sostegno all’indipendenza e all’integrità territoriale dell’Ucraina” e “l’imposizione alla Federazione Russa di misure severe vede” il nostro Paese “agire convintamente nel quadro del coordinamento in seno all’Unione europea”.
“Quel giorno -afferma due mesi dopo il Presidente della Repubblica in occasione dell’anniversario della Liberazione- ho avvertito un pesante senso di allarme, di tristezza, di indignazione. A questi sentimenti si è subito affiancato il pensiero agli ucraini svegliati dalle bombe e dal rumore dei carri armati. E, pensando a loro, mi sono venute in mente –come alla senatrice Liliana Segre- le parole: ‘Questa mattina mi sono svegliato e ho trovato l’invasor’. Sappiamo tutti da dove sono tratte queste parole. Sono le prime di ‘Bella ciao’. Questo tornare indietro della storia rappresenta un pericolo non soltanto per l’Ucraina ma per tutti gli europei, per l’intera comunità internazionale”.
Mattarella non si stanca di ripeterlo. “A nessuno –comprensibilmente - piace un’atmosfera in cui la guerra abbia prolungata presenza, anche se non vi si è coinvolti. Come non lo è l’Italia. Ma chi ne ha la responsabilità? Chi difende la propria libertà -e chi l’aiuta a difenderla- o chi aggredisce la libertà altrui? Le cosiddette potenze europee del tempo –Gran Bretagna, Francia, Italia– anziché difendere il diritto internazionale e sostenere la Cecoslovacchia, a Monaco, senza neppure consultarla, diedero a Hitler via libera. La Germania nazista occupò i Sudeti. Dopo neppure sei mesi occupò l’intera Cecoslovacchia. E, visto che il gioco non incontrava ostacoli, dopo altri sei mesi provò con la Polonia (previo accordo con Stalin). Ma, a quel punto, scoppiò la tragedia dei tanti anni della Seconda guerra mondiale. Che, verosimilmente, non sarebbe scoppiata senza quel cedimento per i Sudeti. Historia magistra vitae".
“L’Italia, i suoi alleati, i suoi partner dell’Unione sostenendo l’Ucraina difendono la pace, affinché si eviti un succedersi di aggressioni sui vicini più deboli. Perché questo –anche in questo secolo- condurrebbe a un’esplosione di guerra globale”.
E gli scenari di guerra purtroppo aumentano, dopo gli attacchi terroristici di Hamas ad Israele del 7 ottobre 2023, inizio di una drammatica catena di violenza e orrore che in questi ultimi giorni sembra potersi arrestare. Perché ciò avvenga, esorta Mattarella “è più che mai importante l’impegno della Comunità internazionale per garantire la progressiva e piena applicazione della tregua, creando le condizioni per porre definitivamente fine alla spirale di violenza ed avviando al tempo stesso un percorso politico che porti ad una pace duratura. Tale processo non può che poggiare sul convinto sostegno alla soluzione a due Stati, nel quadro di credibili garanzie per la sicurezza di Israele. È adesso più che mai imperativo un impegno rafforzato per risolvere alla radice un conflitto che da oltre settant’anni è ragione di sofferenza per le popolazioni e di profonda instabilità”.
“La pace grida la sua urgenza”, ricorda il Capo dello Stato nel messaggio di fine anno del dicembre scorso, dinnanzi a “rilevazioni recenti” che “fanno registrare ben 56 conflitti in atto -il numero più alto dal tempo della Seconda Guerra mondiale”, in un contesto quindi “pieno di grandi incertezze e tensioni nella vita internazionale a causa dei conflitti e a causa di ritorni ottocenteschi a una politica di potenza”.
Tutto questo richiede una risposta fondata su “una governance globale e un rilancio urgente di un multilateralismo efficace che contribuisca allo sviluppo di un ordine mondiale, imperniato sulle Nazioni unite e portatore di pace e di giustizia, basato su istituzioni rappresentative, democratiche, trasparenti, responsabili, efficienti. Soltanto un’autentica collaborazione fra i popoli può consentire di affrontare con successo problemi di natura globale di giorno in giorno sempre più pressanti: dai cambiamenti climatici alla tutela della salute, dalla gestione dei flussi migratori alla protezione dei diritti umani”.
E “il multilateralismo ispira il ruolo italiano nel mondo”, come dimostra “l’aspirazione della Repubblica italiana appena nata ad aderire all’Onu”, e “trova naturalmente espressione anche in altri contesti, dall’Unione europea, di cui siamo stati tra i Paesi fondatori, alle relazioni transatlantiche, nell’ambito di organizzazioni di autodifesa, nel G7 e nel G20, nelle altre organizzazioni internazionali”.
L’Europa. “Il più imponente progetto di cooperazione concepito sulle macerie del secondo conflitto mondiale”, lo definisce Mattarella, “frutto dei processi di riconciliazione tra Paesi che durante la Seconda guerra mondiale avevano combattuto in schieramenti contrapposti”, e “l’acceleratore di indispensabili composizioni delle divergenze, retaggio del passato, e che abbiamo dimostrato di saper superare per costruire un effettivo e duraturo futuro di pace”.
Lo dimostrano, ad esempio, le ripetute iniziative tra i Capi di Stato italiano e sloveno per rimarginare le ferite del confine orientale, culminate quest’anno con la scelta di Gorizia e Nova Gorica capitali della cultura europea. E le presenze congiunte del Presidente della Repubblica e dell’omologo tedesco, Frank-Walter Steinmeier, alle Fosse Ardeatine nel 2017, a Fivizzano nel 2019 e a Marzabotto nel settembre scorso.
Un’Europa, sollecita a più riprese Mattarella, chiamata ad adottare “procedure decisionali più snelle e più veloci, più capaci di dare risposte ai problemi che nella comunità internazionale si presentano sempre veloci e richiedono risposte veloci. Se l’Unione non fosse in grado di fornirle, le fornirebbero altri protagonisti della vita internazionale, e verrebbe meno il contributo di civiltà, di senso della pace, della convivenza pacifica, della solidarietà che contrassegna l'Unione europea”.
Non solo. Bruxelles è chiamata a completare “il sistema finanziario. Una grande moneta unica, di grande rilievo nel mondo, non può che avere alle spalle un sistema finanziario completo, e non parziale”. Infine “non appare più procrastinabile una vera difesa europea” e “dotare l’Unione europea di una autonomia strategica superiore consentirà alla Nato di essere più forte, proprio in ragione della complementarietà fra le due Organizzazioni, con il rafforzamento di uno dei suoi pilastri, oggi più fragile”.
Considerazioni destinate a suscitare ulteriori riflessioni con il ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump, con il quale Mattarella ha già avuto modo di confrontarsi tra il 2016 e il 2020, nell’ambito dell’”amicizia storica”, che lega Italia e Stati Uniti, “alimentata dalla convinta adesione ai valori di libertà, pace, democrazia e giustizia”. Senza però mai dimenticare quanto “dicevano i latini: ‘Amicus Plato, sed magis amica veritas’, più importante del mio amico è la verità”.
Un approccio che può valere anche di fronte alle prospettive e soprattutto agli interrogativi che pone lo sviluppo tecnologico. “Mutamenti profondi, veloci, radicali, dalla Intelligenza Artificiale, alla grande intensità di strumenti di comunicazione e di connessione, mutano le condizioni della vita del mondo e vi è l’esigenza di individuare nuovi equilibri. Vi è un’esigenza di richiamare la centralità della persona, dei suoi diritti, della sua libertà. Questo che in realtà è il centro, il perno, della civiltà europea: la persona al centro e, quindi, il dialogo, il rispetto reciproco, il confronto, l’attenzione alle altrui opinioni, il dubbio”.
“Con l’intelligenza artificiale -evidenzia il Capo dello Stato- è possibile produrre scenari virtuali apparentemente credibili ma totalmente ingannevoli. È concreto il rischio di trovarsi in futuro a vivere in dimensioni parallele, in cui realtà e verità non siano distinguibili dalla falsità e dalla manipolazione: ne risulterebbe travolto lo spirito critico. E, con esso, la libertà che si trova alla base dei diritti di ciascuno. Il fenomeno deve essere, pertanto, regolato, necessariamente e urgentemente, nell’interesse delle persone, dei cittadini, ma sappiamo che questa esigenza fondamentale incontra difficoltà a causa delle dimensioni e del potere di condizionamento degli operatori del settore. Pochi soggetti, non uno soltanto, come ci si azzarda a interpretare La cui presunzione di divenire protagonisti che dettano le regole, anziché essere destinatari di regolamentazione, si è già manifestata in più occasioni”.
“Immaginiamo solo per un momento, applicando lo scenario descritto nel libro ‘1984’ di George Orwell, cosa avrebbe potuto significare -mette ancora in risalto il Presidente della Repubblica- una distorsione nell’uso di queste tecnologie al servizio di una dittatura del Novecento. Sono in gioco i presupposti della sovranità dei cittadini”.
Luci ed ombre rispetto alle quali, è l’invito rivolto da Mattarella ancora nel recente messaggio di fine anno, occorre coltivare “una comune speranza che ci conduca con fiducia verso il futuro”, riprendendo quel richiamo che Papa Francesco ha fatto risuonare “nel mondo la notte di Natale”, aprendo il Giubileo. Una coincidenza di toni che sembra rimandare al 27 marzo del 2020, quando in pieno lockdown uno dopo l’altro, il Sommo pontefice e il Capo dello Stato, lanciarono un messaggio di speranza ed incoraggiamento all’Italia e al mondo.
La speranza come motore che in questi dieci anni ha aiutato il Paese trovare la forza per superare calamità naturali, alluvioni, incendi devastanti, ma soprattutto eventi che possono assumere anche una valenza simbolica: i terremoti che hanno colpito l’Italia centrale e l’isola di Ischia, il crollo del Ponte Morandi, la tempesta Vaia, le alluvioni che hanno devastato l’Emilia Romagna. Dimostrazione, nota il Presidente della Repubblica, che “la sicurezza delle infrastrutture, come dei territori, è fattore cruciale della qualità della vita e dei diritti personali”.
Un motore che ha consentito agli atleti azzurri di ottenere successi mondiali, europei, olimpici e paralimpici nel calcio, nell’atletica, nella pallavolo, nel ciclismo, nella scherma, nel tennis, solo per citare alcune discipline, di cui Mattarella è stato spettatore entusiasta, elogiando un esempio andato “ben oltre i confini dello sport”.
Un motore che ci deve spingere ad “ascoltare il disagio” dei giovani e a “dare risposte concrete alle loro esigenze, alle loro aspirazioni”; a “non dover più parlare delle donne come vittime”, ma a “parlare della loro energia, del loro lavoro, del loro essere protagoniste”; a prevenire “tutti gli incidenti mortali” sul lavoro.
“Siamo tutti chiamati ad agire, rifuggendo da egoismo, rassegnazione o indifferenza”, come fanno quei tanti cittadini e cittadine cui Mattarella ogni anno conferisce le Onorificenze al merito della Repubblica italiana, essendosi distinti per l'impegno nella solidarietà, nel volontariato, per l'attività in favore dell'inclusione sociale, nella cooperazione internazionale, nella promozione della cultura, della legalità, del diritto alla salute e dei diritti dell'infanzia. Esempio di una preoccupazione “del bene comune, degli altri”, che “non è un’espressione buonista, da libro ‘Cuore’”.
Esempi da ricordare mentre in questo 2025 “celebreremo gli ottanta anni dalla Liberazione. È fondamento della Repubblica e presupposto della Costituzione, che hanno consentito all’Italia di riallacciare i fili della sua storia e della sua unità. Una ricorrenza importante. Reca con sé il richiamo alla liberazione da tutto ciò che ostacola libertà, democrazia, dedizione all’Italia, dignità di ciascuno, lavoro, giustizia".
"Sono valori che animano la vita del nostro Paese, le attese delle persone, le nostre comunità. Si esprimono e si ricompongono attraverso l’ampia partecipazione dei cittadini al voto, che rafforza la democrazia; attraverso la positiva mediazione delle istituzioni verso il bene comune, il bene della Repubblica: è questo il compito alto che compete alla politica”.
“Siamo chiamati -sono ancora le parole pronunciate il 31 dicembre scorso da Mattarella- a consolidare e sviluppare le ragioni poste dalla Costituzione alla base della comunità nazionale. È un’impresa che si trasmette da una generazione all’altra. Perché la speranza non può tradursi soltanto in attesa inoperosa. La speranza siamo noi. Il nostro impegno. La nostra libertà. Le nostre scelte”. (di Sergio Amici)