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Israele-Hamas, tregua di 2 giorni a Gaza per la liberazione di 4 ostaggi: la proposta egiziana. In Libano 21 morti nei raid

In caso di accordo seguirebbero altri negoziati di 10 giorni con l'obiettivo di assicurare "un completo cessate il fuoco e l'ingresso di aiuti" nella Striscia

Gaza - Afp

Due giorni di tregua a Gaza, con il rilascio di quattro ostaggi, che potrebbe aprire la strada verso un "cessate il fuoco completo". È la proposta annunciata dal presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi.

Il presidente ha spiegato in una conferenza stampa che la proposta prevede "un cessate il fuoco di due giorni" durante i quali "quattro ostaggi sarebbero scambiati con alcuni prigionieri nelle carceri israeliane". Seguirebbero altri negoziati di 10 giorni con l'obiettivo di assicurare "un completo cessate il fuoco e l'ingresso di aiuti" nella Striscia di Gaza.

Da Hamas proposta per fine guerra

Hamas dal canto suo presenterà un'offerta di piano complessivo per la fine immediata della guerra e il ritiro delle truppe israeliane dalla Striscia di Gaza, insieme allo scambio di un certo numero di prigionieri palestinesi in cambio del rilascio di tutti gli ostaggi israeliani, riferisce il canale saudita Asharq News citando una fonte di Hamas. La proposta dovrebbe essere presentata dopo l'incontro che i negoziatori di Usa, Qatar e Israele stanno tenendo a Doha per preparare la ripresa dei negoziati, riporta il Times of Israel.

Guterres: "Scioccato da numero morti a Gaza"

In attesa di un accordo il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres si dice "scioccato dal numero atroce di morti, feriti e distruzione nel nord" della Striscia di Gaza, dove l'esercito israeliano sta portando avanti le sue operazioni, ha dichiarato oggi il suo portavoce. "La sofferenza dei civili palestinesi intrappolati nel nord della Striscia di Gaza è insopportabile", ha denunciato in un comunicato, descrivendo ‘civili intrappolati sotto le macerie, malati e feriti privati di assistenza sanitaria vitale, e famiglie prive di cibo e riparo’.

Usa e Ue chiedono a Israele di non sospendere operazioni con banche palestinesi

Intanto la segretaria al Tesoro Usa, Janet Yellen, insieme ai responsabili dell'economia di Unione Europea, Giappone, Canada, Regno Unito, Olanda, Australia e Francia, chiedono ad Israele di non sospendere le operazioni con le banche palestinesi. Secondo quanto rivela Axios, la richiesta è contenuta in una lettera inviata al governo israeliano in cui si chiedono garanzie che il ministro delle Finanze, l'esponente di estrema destra Bezalel Smotrich, che prolunghi di almeno un anno gli accordi tra le banche israeliane e della Cisgiordania.

L'attuale accordo è in scadenza il prossimo 31 ottobre, ed un suo mancato rinnovo potrebbe stravolgere il sistema finanziario della già fragile economia dell'Autorità palestinese. Secondo il sito, solitamente ben informato, gli Stati Uniti sono sempre più preoccupati che Smotrich non accetti di rinnovare l'accordo, come ha minacciato più volte di fare esprimendo la convinzione che le banche palestinesi riciclino denaro per le milizie estremiste.

"Scriviamo per enfatizzare il nostro timore che le azioni intraprese da alcuni membri del suo governo per negare alla Cisgiordania l'accesso alle risorse finanziare metta in pericolo la sicurezza di Israele e minacci di destabilizzare ulteriormente l'intera regione che vive già un momento pericoloso", si legge nella lettera inviata a Benjamin Netanyahu, secondo quanto rivelato da Axios, che sottolinea come una sospensione dell'accordo comporterebbe che i "flussi finanziari tornerebbero ad essere meno trasparenti e più pericolosi".

Smotrich ha presentato una serie di richieste alle banche palestinesi per il rinnovo dell'accordo, e, secondo fonti citate dal sito, nelle ultime settimane l'amministrazione Biden ha stilato una lista di "banche palestinesi sicure" che soddisfano le richieste israeliane. Ma finora Washington non avrebbe ricevuto nessuna risposta dal governo israeliano.

Almeno 21 morti in raid israeliani nel sud del Libano

Continuani i raid lsraeliani sul Libano. Ieri almeno 21 persone sono rimaste uccise in bombardamenti di Israele nel sud del Paese. Secondo quanto riferito dal ministero della Sanità libanese, nove persone sono state uccise e 39 feriti in un raid a Haret Saida, nei pressi di Sidone, mentre almeno altri sette, tra i quali un infermiere e tre soccorritori, sono stati uccisi a Bal, ed altri cinque a Burj al-Shemali.

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Esteri

Siria, il vescovo di Aleppo: ”Temiamo l’attacco...

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Monsignor Jallouf ha detto di aver ricevuto ''dai jihadisti garanzie sulla sicurezza, possiamo tenere le funzioni religiose come sempre''.

Siria, il vescovo di Aleppo: ''Temiamo l'attacco dell'esercito e la guerra civile, il mondo ci aiuti''

''Aleppo è in ginocchio''. E dopo essere finita sotto il controllo dei jihadisti di Hayat Tahrir al-Sham (Hts) e delle fazioni alleate, ora ''teme l'esercito'' di Bashar al Assad che ''è ormai arrivato a dieci chilometri da Aleppo e di certo attaccherà''. Lo racconta all'Adnkronos il vescovo latino e vicario apostolico di Aleppo, monsignor Hanna Jallouf, che dagli insorti ha ricevuto ''garanzie sulla nostra sicurezza, possiamo tenere le funzioni religiose come sempre''. Ma le stesse garanzie non sono arrivate da Damasco, ''abbiamo paura di una guerra civile in città con morti e feriti, paura che molte persone vengano massacrate, di nuovo sangue per le strade. Speriamo che non si arrivi a questo''. E speriamo che ''il mondo intero ci aiuti a raggiungere un cessate il fuoco e la pace per tutta la Siria''.

Jallouf ha aperto le porte del collegio francesano ai civili di Aleppo. ''I civili si sono rivolti a noi, soprattutto i nostri parrocchiani, dei quali vogliamo garantire la sicurezza'', racconta. Per il momento ''la gente è rimasta nelle loro case, non dormono da noi in questo momento, ma stiamo organizzando la raccolta di pane e di acqua. Stiamo anche cercando i farmaci per i malati e per gli anziani'', spiega.

Ma se ''oggi la città è calma'' quello che ''temiamo è che sia una calma prima della tempesta. Non sappiamo quando l'esercito attaccherà''. Quello che si sa è che ''Aleppo non si merita tutto questo. Ha già subito una guerra lunga, un terremoto, è una cosa incredibile che debba soffrire così'', ha aggiunto il frate francescano nato 72 anni fa a Knayeh, nella regione di Idlib nella Siria nordoccidentale.

''Noi chiediamo al mondo intero che ci aiuti a raggiungere un accordo per il cessate il fuoco'' per Aleppo e che si avvi ''un processo che porti alla pace per tutta la Siria'', ha proseguito il religioso. ''L'importante è che si salvi il popolo siriano tutto'', ha concluso.

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Esteri

Ucraina, Kiev: “Piena adesione a Nato unica garanzia...

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Attaccate nella notte infrastrutture energetiche a Rivne. Russia rivendica conquista due villaggi a Zaporizhzhia e nel Donetsk

Macerie in Ucraina - (Fotogramma)

''La piena adesione'' dell'Ucraina ''alla Nato è la sola garanzia di sicurezza di fronte all'invasione russa''. Lo ha dichiarato il ministero degli Esteri ucraino. ''Siamo convinti che la sola vera garanzia per la sicurezza dell'Ucraina, oltre che come deterrente per ulteriori aggressioni russe contro l'Ucraina e altri Stati, è la piena adesione dell'Ucraina alla Nato'', si legge nella nota del ministero.

Kiev accusa i russi: infrastrutture energetiche nel mirino, altro attacco a Rivne

Le autorità ucraine accusano i russi di aver attaccato nella notte un'infrastruttura energetica nella regione ucraina di Rivne. "Un altro attacco del nemico contro la regione di Rivne - ha scritto su Telegram il governatore della regione, Oleksandr Koval - L'obiettivo era un'infrastruttura energetica. Tutti i servizi interessati sono al lavoro". Al momento non ci sono notizie di vittime.

Secondo Kiev sono più di 2.000 le strutture sanitarie distrutte o danneggiate in Ucraina dal 24 febbraio di due anni fa, giorno dell'invasione russa. Secondo il ministero della Salute di Kiev, riporta Ukrinform, sono 2.167 le strutture sanitarie che risultano distrutte o danneggiate. "A inizio dicembre 2024 risultano danneggiate dal nemico 1.878 strutture sanitarie e altre 289 sono state distrutte - denunciano - Gli ospedali delle regioni di Kharkiv, Donetsk, Mykolaiv, Kyiv, Chernihiv, Dnipro, Kherson e Zaporizhzhia hanno subito il peggio". Inoltre, secondo il ministero, in più di mille giorni di conflitto sono state danneggiate 235 ambulanze e altre 264 sono andate distrutte. I russi sono accusati di averne prese 125.

Russia rivendica conquista due villaggi a Zaporizhzhia e nel Donetsk

Il ministero della Difesa russo ha rivendicato la conquista di altri due villaggi in Ucraina e in particolare nella regione meridionale di Zaporizhzhia e nell'est del Paese. Si tratta, si legge nella nota, nel villaggio di Novodarivka nella regione di Zaporizhzhia e di Romanivka nell'oblast di Donetsk.

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Esteri

Francia, dal governo di coalizione al tecnico: cosa farà...

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L'allarme del primo ministro Barnier: "Rischio di serie turbolenze finanziarie". Stasera il premier parlerà in tv

Emmanuel Macron - Afp

Governo appeso a un filo in Francia. Il premier Michel Barnier, che stasera sarà ospite di Tf1 e France 2 per un'intervista in diretta da Matignon durante il telegiornale delle 20, ha avvertito ieri che c'è il rischio di ''serie turbolenze finanziarie'' nel caso in cui non dovesse essere approvata la legge di bilancio e il governo dovesse cadere. Un allarme confermato dai mercati.

Le possibili scelte di Macron

Ma se davvero il Rassemblement National (Rn) dovesse riuscire, unendosi con il Nouveau Front Populaire (Nfp), a far cadere il governo Barnier, il presidente francese Emmanuel Macron avrebbe diverse scelte davanti a sé. Tranne quella di sciogliere il Parlamento perché, avendolo già fatto a giungo, non potrà farlo prima del giugno del 2025.

Il capo dell'Eliseo potrebbe, ad esempio, confermare Barnier come primo ministro. Ma gli analisti la ritengono la scelta meno probabile e il Parlamento la considererebbe provocatoria. Macron potrebbe anche chiedere ai partiti di provare a costruire una nuova coalizione, questa volta più solida.

Il presidente potrebbe anche decidere di nominare un governo tecnico per supervisionare l'amministrazione per altri sei mesi. Ultima ipotesi, quella di dimettersi lui stesso e di convocare nuove elezioni presidenziali e parlamentari. Ma anche questo, per il momento, è giudicato improbabile.

Escluso invece il rischio di uno shutdown sul modello statunitense, quindi niente blocco delle attività amministrative. E questo perché la Costituzione francese consente al governo, anche ad interim, di approvare una legge di emergenza che di fatto prolunga di qualche mese il bilancio dell'anno precedente. Per questo i dipendenti del settore pubblico, ad esempio, continueranno a essere pagati.

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