Dermatite atopica, esperta: “Jak inibitori agiscono su infiammazione e prurito”
La dermatologa Tolino: "Strategia d’intervento deve essere mirata precoce e personalizzata"
"La dermatite atopica rappresenta una sfida diagnostica, sia per l'eterogeneità clinica della malattia, sia per la sua complessità - una grande varietà di malattie cutanee condivide, infatti, segni e sintomi della dermatite atopica - ma anche per l'inadeguata risposta alle terapie tradizionali". Così Ersilia Tolino, dirigente dell'Uoc di Dermatologia e responsabile ambulatorio Dermatite atopica e malattie infiammatorie croniche cutanee dell'ospedale Fiorini di Terracina (Latina), all’Adnkronos illustra le novità "nello scenario terapeutico", come "i farmaci biologici di più recente introduzione, i jak inibitori: piccole molecole che vanno a bloccare l'enzima janus chinasi, intervenendo sia sulle infiammazioni che sul prurito". (Video)
Questi farmaci "hanno il vantaggio della somministrazione orale e della rapidità sia in termini di efficacia" clinica "che sul sintomo del prurito - sottolinea Tolino - che sappiamo essere" un sintomo "fondamentale nella dermatite atopica, perché determina disturbi del sonno, con un impatto importante sulla vita sociale e sulla produttività lavorativa". In base alla "nostra esperienza, la strategia di intervento sulla dermatite atopica deve essere mirata e precoce - aggiunge - Il percorso di cura deve essere quanto più personalizzato, sulle caratteristiche del paziente, con accesso tempestivo alle terapie: questo, infatti può rivoluzionare la gestione della malattia consentendo dei risultati che fino a poco tempo fa sembravano irraggiungibili".
La dermatite atopica "è la più frequente malattia infiammatoria cronica cutanea in età pediatrica - ricorda Tolino - Ha una prevalenza circa del 20%, ma dati recenti mettono in luce che sia anche frequente in età adolescenziale e adulta, con una prevalenza che si attesta intorno al 10% circa. La diagnosi si basa sull'anamnesi e sull'esame clinico, sulla familiarità per malattie atopiche, sul prurito o sulla presenza di lesioni tipiche: chiazze eritematose che possono evolvere verso placche eritemato-papulo-vescicolari, che sono siti poi di lesioni di grattamento, escoriazioni e croste, con tendenza quindi - conclude - alla sovrainfezione batterica".
Salute e Benessere
Pressione alta? 5 minuti di esercizio in più al giorno...
Studio stima che aggiungere alla propria routine piccoli extra come salire le scale o fare la spesa in bici può bastare a ottenere miglioramenti
Basta scegliere di salire le scale invece di prendere l'ascensore, o andare a fare la spesa o nei negozi in bicicletta e non in auto. La missione? Appena 5 minuti in più di esercizio al giorno. Potrebbe essere sufficiente questo 'supplemento sportivo' per ottenere l'effetto di abbassare la pressione sanguigna. In un nuovo studio un team di ricercatori dell'University College London (Ucl) e dell'University of Sidney stima che aggiungere piccole quantità extra di attività fisica alla routine quotidiana possa bastare per ottenere dei miglioramenti. Il lavoro, sostenuto dalla British Heart Foundation e pubblicato su 'Circulation', ha permesso di analizzare i dati sanitari di 14.761 volontari che indossavano degli 'activity tracker' per esplorare la relazione tra movimento quotidiano e pressione sanguigna.
I ricercatori hanno suddiviso l'attività quotidiana in sei comportamenti: sonno, comportamento sedentario (come stare seduti), camminata lenta (cadenza inferiore a 100 passi al minuto), camminata veloce (cadenza superiore a 100 passi al minuto), stare in piedi, esercizi più intensi (come la corsa, il ciclismo o salire le scale). Hanno poi utilizzato questi dati per stimare l'impatto della sostituzione di un tipo di attività con un altro. E hanno mostrato che sostituire qualsiasi comportamento meno attivo con 5 minuti di esercizio potrebbe già abbassare la pressione arteriosa sistolica (Sbp) di 0,68 millimetri di mercurio (mmHg) e la pressione sanguigna diastolica (Dbp) di 0,54 mmHg.
A livello di popolazione, una riduzione di 2 mmHg della pressione sistolica e di 1 mmHg di quella diastolica equivalgono a una riduzione di circa il 10% del rischio di malattie cardiovascolari, fanno notare gli esperti. E lo studio ha stimato che questi miglioramenti "clinicamente significativi" potrebbero essere ottenuti con appena 20 minuti di esercizio in più al giorno per la pressione sistolica e 10 minuti di esercizio in più al giorno per la pressione diastolica. I risultati, analizzano gli autori, sottolineano che anche le attività quotidiane che aumentano la frequenza cardiaca, come andare in bicicletta, salire le scale o fare brevi corse, possono avere effetti benefici sulla pressione sanguigna. "La buona notizia è che, qualunque sia la propria abilità fisica, non ci vuole molto per avere un effetto positivo", evidenzia Jo Blodgett, esperta dell'Ucl, prima autrice dello studio. "Ciò che rende unica la nostra variabile di esercizio è che include tutte le attività simili all'esercizio, dal salire le scale a una breve commissione in bicicletta, molte delle quali possono essere integrate nelle routine quotidiane".
"Per chi non fa molto esercizio, camminare ha comunque avuto alcuni benefici positivi per la pressione sanguigna. Ma se si desidera modificare la pressione sanguigna, aumentare la richiesta al sistema cardiovascolare tramite" un "esercizio fisico" un po' più intenso "avrà l'effetto maggiore", fa notare Blodgett. I ricercatori hanno combinato i dati di sei studi del consorzio ProPass, che comprende 14.761 persone provenienti da cinque Paesi, per verificare in che modo il comportamento motorio durante il giorno sia associato alla pressione sanguigna.
Ogni partecipante ha utilizzato un dispositivo accelerometro indossabile sulla coscia per misurare la propria attività nell'arco delle 24 ore e gli è stata misurata la pressione. La giornata media di 24 ore dei partecipanti consisteva in circa 7 ore di sonno, 10 ore di comportamento sedentario come stare seduti, tre ore in piedi, un'ora di camminata lenta, un'ora di camminata veloce e appena 16 minuti di attività fisica come corsa e ciclismo. Utilizzando questi dati, il team ha valutato cosa accadrebbe se un individuo sostituisse ogni giorno quantità variabili di un comportamento con un altro, per stimare l'effetto sulla pressione sanguigna della sostituzione di un comportamento con un altro per un certo periodo di tempo. "L'ipertensione è uno dei maggiori problemi di salute a livello globale, ma potrebbero esserci modi relativamente accessibili per affrontare il problema oltre ai farmaci", afferma Emmanuel Stamatakis, università di Sidney, coautore senior dello studio.
"La scoperta che fare anche solo 5 minuti in più di esercizio o attività occasionali intense al giorno potrebbe essere associato a letture della pressione sanguigna sensibilmente più basse evidenzia quanto brevi periodi di movimento ad alta intensità potrebbero essere efficaci per la gestione della pressione", continua l'esperto.
L'ipertensione è un problema che interessa 1,28 miliardi di adulti nel mondo ed è una delle principali cause di morte prematura a livello globale. Può portare a ictus, infarto, insufficienza cardiaca, danni renali e molti altri problemi di salute, ed è spesso descritta come il 'killer silenzioso' per via della mancanza di sintomi. Lo studio mette in luce anche il ruolo strategico di "dispositivi indossabili per il monitoraggio dell'attività come gli smartwatch, che non sono diversi dagli accelerometri utilizzati in questo studio - conclude Mark Hamer, autore senior (Ucl) - Stanno diventando strumenti sempre più importanti per i pazienti per monitorare le loro abitudini di attività fisica e gestire fattori di rischio come l'ipertensione".
Salute e Benessere
Vaiolo delle scimmie, nel Regno Unito primi casi autoctoni...
Sono 2 familiari di un paziente risultato positivo al clade 1b dopo un viaggio in Africa. Oms Europa: "Sappiamo cosa funziona per fermare il virus, applicare le misure"
Anche l'Europa ha i suoi primi casi autoctoni della nuova variante di Mpox che, dopo essersi diffusa in Africa, ha portato l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) a dichiarare il virus un'emergenza globale. A confermare i contagi locali è il Regno Unito, dove una persona era risultata positiva al clade 1b di Mpox dopo un viaggio in diversi Paesi africani. In questi giorni anche 2 suoi familiari si sono contagiati e questo "li rende i primi casi di clade 1b di Mpox trasmessi localmente nella regione europea dell'Oms", evidenzia l'Ufficio regionale dell'agenzia Onu per la salute in una nota. "In effetti", rileva l'Oms Europa, questi sono anche "i primi" casi autoctoni che si sono verificati "fuori dall'Africa da quando è stata dichiarata per la seconda volta l'emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale nell'agosto 2024".
Come si trasmette
L'Mpox, ricordano gli esperti, si diffonde tra le persone principalmente attraverso uno stretto contatto fisico, incluso il contatto sessuale. E' implicato nella trasmissione del patogeno anche il contatto con oggetti contaminati dal virus, come biancheria da letto o indumenti, e anche la diffusione dalle goccioline respiratorie a coloro che sono stati a stretto contatto può verificarsi in determinate circostanze, ma quest'ultima non è considerata una modalità di trasmissione comune.
Come ridurre il rischio di contagio
Come ridurre il rischio di contagio? Le misure, in particolare durante i viaggi in Paesi in cui si verificano epidemie, includono l'evitare il contatto ravvicinato, pelle a pelle, compreso il contatto sessuale, con chiunque presenti sintomi. Occorre poi mantenere le mani pulite e sottoporsi al vaccino, se disponibile. Le linee guida dell'Oms sulla vaccinazione contro l'Mpox rimangono invariate, al momento. Ove disponibili, i vaccini, efficaci contro entrambi i cladi, dovrebbero essere considerati prioritari per i gruppi a rischio, inclusi coloro che hanno maggiori probabilità di entrare in stretto contatto con casi infetti, "come gli operatori sanitari e le persone con più partner sessuali, inclusi gli uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini".
In caso di contagio con il virus Mpox, indipendentemente dal clade, "il proprio medico consiglierà cosa fare durante la convalescenza - informa l'Oms Europa - e occorre seguire le indicazioni nazionali per sapere se questa convalescenza va fatta a casa o sono necessarie cure in una struttura sanitaria". Se viene consigliato l'isolamento a casa, l'invito è a "proteggere il più possibile le persone con cui si vive isolandosi in una stanza separata, evitando di condividere vestiti, biancheria da letto, asciugamani e utensili, assicurando una buona ventilazione in casa e facendo in modo che tutti i membri della famiglia si lavino le mani e disinfettino frequentemente le superfici".
Nel 2022 era stato il clade 2 di Mpox a causare l'epidemia nella regione europea dell'Oms, colpendo principalmente gli uomini che hanno rapporti sessuali con uomini (Msm). Nel frattempo una nuova variante ritenuta più aggressiva, il clade 1b, si è invece ampiamente diffuso nella Repubblica democratica del Congo (Rdc) negli ultimi mesi, ma sono stati segnalati successivamente anche casi in Burundi, Ruanda, Uganda, Kenya, con infezioni importate anche in Svezia, India, Thailandia e Germania. "Sulla base della nostra esperienza con Mpox, sappiamo cosa funziona - elenca l'Oms Europa - una forte sorveglianza per identificare i casi, isolamento e trattamento dei casi infetti, tracciamento dei contatti e attento monitoraggio dei contatti, una chiara comunicazione del rischio che affronti la paura e lo stigma e una regolare condivisione dei dati".
Ora, esorta Hans Kluge, direttore regionale di Oms Europa, "è il momento di applicare ampiamente queste misure, coinvolgendo le comunità colpite e prevenendo la trasmissione successiva. L'Oms Europa è pronta a supportare gli Stati membri, anche attraverso la rete paneuropea per il controllo delle malattie recentemente lanciata, attualmente presieduta dall'Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito (Ukhsa)".
Kluge: "Rischio resta basso ma alzare sorveglianza"
"Il rischio complessivo per la popolazione generale nel Regno Unito e nella regione" europea "più ampia rimane basso, ma la trasmissione locale del clade 1b di Mpox dovrebbe essere l'impulso per i sistemi sanitari della nostra regione ad aumentare le misure di sorveglianza ed essere preparati per un rapido tracciamento dei contatti di casi sospetti e confermati". Restare pronti è l'invito lanciato da Kluge. "Insieme, possiamo fermare la diffusione di Mpox", esorta il direttore regionale di Oms Europa in una nota in cui fa il punto. "Le persone che sospettano di essere infette devono anche essere incoraggiate a farsi avanti per i test, per le cure e per la prevenzione di ulteriori trasmissioni, libere da stigma e discriminazione".
L'emergere di nuovi patogeni, analizza l'Oms Europa, è un 'sottoprodotto' del nostro mondo interconnesso, quindi "non è inaspettato che i contatti stretti e ad alto rischio di una persona infetta possano anche essere infettati da Mpox", chiarisce l'ufficio regionale dell'agenzia Onu per la salute. "Questa incertezza rappresenta tuttavia un rischio, come per qualsiasi epidemia di malattia in evoluzione", osserva ancora l'Oms Europa. "Ecco perché è così essenziale che restiamo vigili per rilevare e rispondere ai casi sospetti e combattere lo stigma, le false informazioni e la paura", che spesso possono ostacolare gli sforzi di risposta e scoraggiare le persone dal fare i test o cercare assistenza. Nel frattempo, i Paesi devono condividere le informazioni "in modo rapido, completo e trasparente", consentendo ad altri di adottare misure appropriate per fermare la diffusione dell'Mpox. Questa la strategia da adottare, secondo l'Oms Europa.
"Mi congratulo con il Regno Unito per la sua pronta azione per rilevare e controllare questo focolaio - commenta Kluge - per la comunicazione chiara e trasparente" che permette di "garantire una segnalazione tempestiva e per la condivisione dei dati. Ancora una volta, esorto tutti i 53 Stati membri della regione europea dell'Oms a seguire le raccomandazioni permanenti" sul virus, "a migliorare la sorveglianza per rilevare i cladi I e II di Mpox, a emettere consigli di salute pubblica e rafforzare l'accesso a vaccini e antivirali. È inoltre fondamentale fornire supporto ai contatti familiari stretti dei casi infetti. L'Oms - ribadisce infine - scoraggia qualsiasi restrizione commerciale o di viaggio a causa dell'Mpox".
Cosa dicono gli esperti
I primi casi autoctoni europei del nuovo ceppo Mpox nel Regno Unito "non mi stupiscono", dice all'Adnkronos Salute l'infettivologo Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive dell'ospedale policlinico San Martino di Genova. "Era normale attenderli dopo i casi importati in Svezia e Germania. La modalità di trasmissione è quella del contatto ravvicinato, bisogna fare attenzione e vigilare come stanno facendo le autorità. Soprattutto vanno sensibilizzati i medici, se vedono lesioni compatibili con Mpox devono allertarsi. Il quadro clinico di questo Clade 1b è un pochino più aggressivo rispetto al vaiolo delle scimmie che abbiamo visto 2-3 anni fa. Ma comunque nessun allarmismo".
"Il Clade 1b del Mpox gironzola da tempo in Europa, arrivato da chi è rientrato in Africa - spiega all'Adnkronos Salute l'epidemiologo Massimo Ciccozzi - I rapporti sessuali non protetti e toccare le pustole del vaiolo sono i comportamenti a rischio. Chi viaggia in Africa dove c'è l'epidemia Mpox deve stare attento, in Repubblica Democratica del Congo c'è il Clade 1 che è anche peggio perché ha una letalità più alta del Clade 1b. C'è un vaccino efficace del vaiolo umano che funziona anche per il Mpox, chi va in zone a rischio deve fare almeno un dose di vaccino, il richiamo va fatto a 3 mesi di distanza. Se invece si ritorna e si convive con altre persone è bene essere attenti per una settimana che è il periodo di incubazione del Mpox".
I primi casi autoctoni europei del nuovo ceppo di vaiolo delle scimmie, confermati nel Regno Unito, "purtroppo ci dicono che la diffusione globale di virus è un fenomeno a cui dobbiamo abituarci", commenta l'epidemiologo Pier Luigi Lopalco, docente d'Igiene all'università del Salento. "L’espansione dell’epidemia in Africa faceva temere una diffusione internazionale. È importante essere preparati localmente e bloccare i focolai mano a mano che vengono identificati", conclude.
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Salute e Benessere
Telemedicina, accordo Regione Puglia e Novartis per...
Il protocollo si inserisce nel percorso già avviato con Progetto Hermes
Regione Puglia e Novartis Italia uniscono le forze per avviare un progetto finalizzato a migliorare la gestione delle cronicità sul territorio, attraverso l’ottimizzazione dei percorsi organizzativi e facendo leva sulle potenzialità offerte dalla tecnologia. Il protocollo si aggiunge al percorso sinergico già avviato con il Progetto Hermes, volto al potenziamento della gestione digitale dei pazienti cronici pugliesi grazie alla telemedicina con oltre 630 tele-visite organizzate tra il 2022 e 2023.
Circa il 13% dei cittadini pugliesi convive con una malattia cronica, in cui rientrano anche i tumori, con circa il 2,5% costretti a fare i conti con due o più patologie croniche. Questi dati significativi - spiega una nota - sono destinati a crescere anche a causa del progressivo invecchiamento della popolazione. La Regione Puglia è da sempre in prima linea nel rispondere ai bisogni assistenziali e di cura delle persone con cronicità, anche attraverso le opportunità offerte dalla tecnologia. In questa prospettiva nasce la condivisione di un progetto nell’ambito del protocollo siglato da Regione Puglia e Novartis Italia, per migliorare la gestione dei pazienti cronici sul territorio regionale. Il progetto si concentrerà sull’ottimizzazione dei percorsi per i pazienti con particolare attenzione alla continuità assistenziale ospedale-territorio e sulle potenzialità offerte dalla tecnologia, in particolare dalla telemedicina, già al centro del progetto Hermes che ha visto la condivisione di una sperimentazione tra la Regione Puglia e Novartis Italia per potenziare la gestione digitale de pazienti cronici.
“Garantire una risposta concreta ai bisogni dei pazienti cronici è una delle priorità della nostra amministrazione - afferma vicepresidente della Regione Puglia e neo-assessore alla Salute, Raffaele Piemontese - con l’impegno di risorse tecnologiche e competenze condivise, intendiamo rendere più accessibile e vicina l’assistenza sanitaria ai cittadini. Il nostro obiettivo è che, grazie a modelli assistenziali moderni come la telemedicina, il paziente pugliese possa contare su un sistema di cure efficace, rapido e monitorabile in ogni fase del percorso”. A tale proposito, “la sinergia di tutti gli attori del sistema salute – osserva Valentino Confalone, Country President di Novartis Italia – è fondamentale per dare risposte efficaci alle sfide poste dalla cronicità e migliorare la presa in carico dei pazienti cronici, anche attraverso l'utilizzo della tecnologia. Ed è proprio in questo senso che si inserisce l’impegno di Novartis ad agire al fianco della Regione Puglia. Una collaborazione che vede aggiungersi un nuovo e significativo tassello per reimmaginare la sanità del futuro mettendo a fattore comune le rispettive competenze tecniche e scientifiche”.
Guidato da un tavolo di lavoro regionale, il progetto Hermes ha portato alla co-ideazione di un modello operativo digitale e quindi di un ‘percorso paziente’ digitalizzato che è stato implementato come progetto pilota nelle Unità operative di riferimento dell’Aou Policlinico di Bari e dell’Aou Policlinico di Foggia. Dall’avvio del progetto – tra il 2022 e il 2023 – sono state effettuate complessivamente oltre 630 tele-visite nel Policlinico di Bari in neurologia, reumatologia e medicina interna.
Il progetto Hermes si inserisce nell’impegno della Regione Puglia per sperimentare le potenzialità del digitale in ambito sanitario attraverso l’implementazione di modelli innovativi nell’ambito delle patologie croniche e mette al centro il paziente in tutte le fasi della malattia, dallo screening al follow-up, garantendo così anche continuità e prossimità di cura.
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