Israele, dal 7 ottobre 2023 al Libano: la settimana dell’incubo guerra totale
Si allargano i timori di allargamento del conflitto innescato dall'attacco di Hamas
Una settimana per l'escalation. Dal 7 ottobre dello scorso anno non sono mancati i timori di allargamento del conflitto innescato dall'attacco di Hamas di quel giorno in Israele. Ma mai come ora si teme per il Medio Oriente. Subito dopo l'attacco in Israele all'alba del 7 ottobre, costato la vita a quasi 1.200 persone secondo i dati israeliani, nella Striscia di Gaza sono iniziate le operazioni militari israeliane contro Hamas, che nel 2007 prese il controllo dell'enclave palestinese. Qui, stando alle denunce del ministero della Salute controllato da Hamas, si contano da allora 41.825 morti e 96.910 feriti. E nella Striscia di Gaza restano in ostaggio decine di persone rapite nell'attacco del 7 ottobre di un anno fa. Il giorno dopo 'scendevano in campo' anche gli Hezbollah libanesi, sponsor dell'Iran al pari di Hamas, con attacchi oltreconfine contro Israele.
Venerdì 27 settembre - Il leader di Hezbollah, Hasan Nasrallah, viene ucciso in un raid israeliano nella periferia sud della capitale libanese Beirut, in un bunker nella storica roccaforte del Partito di Dio. Il giorno successivo fonti della sicurezza libanese confermavano il ritrovamento del suo corpo, intatto, passati dieci giorni dalle esplosioni dei cercapersone di Hezbollah con l'avvio di quella che è stata chiamata la "nuova fase della guerra". Dall'uccisione di Nasrallah, è crollata ogni speranza di de-escalation, con il premier israeliano Benjamin Netanyahu che rientrava in anticipo in Israele dagli Stati Uniti dove a margine dei lavori dell'Assemblea generale dell'Onu si parlava di una proposta di cessate il fuoco di 21 giorni. Proprio in quel momento scattava l'ordine per uccidere Nasrallah, quando Israele aveva già 'decimato' le fila di Hezbollah.
Lunedì 30 settembre - Nella notte tra lunedì e martedì scorsi le forze israeliane (Idf) hanno confermato un'operazione di terra "limitata e mirata" contro Hezbollah nel sud del Libano. Nel Paese dei Cedri, secondo i dati ufficiali di Beirut, si contano almeno 1,2 milioni di sfollati. E, dicono i libanesi, oltre 2.00 morti, la maggior parte nelle ultime due settimane. I militari israeliani stimano di aver ucciso circa 400 combattenti di Hezbollah. Si moltiplicano gli appelli per il rispetto - "non solo a parole, ma anche nei fatti" - della Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che nel 2006 pose fine ai 34 giorni di guerra tra Israele e Hezbollah. Unifil, la forza Onu nel sud del Libano di cui fa parte il contingente italiano, "mantiene le posizioni".
Martedì 1 ottobre - L'Iran ha lanciato il suo attacco missilistico contro Israele, "in risposta al martirio" di Nasrallah e Ismail Haniyeh, morto a luglio a Teheran. Contro Israele sono stati lanciati quasi 200 missili. Usa e Regno Unito sono intervenuti 'a sostegno' del sistema di difesa israeliano. La maggior parte dei missili sono stati intercettati. L'unica vittima è un palestinese della Cisgiordania.
Mercoledì 2 ottobre - Israele conferma la morte di otto soldati nel sud del Libano, i primi caduti dall'avvio delle incursioni di terra. Il presidente americano Joe Biden chiarisce di non essere d'accordo con eventuali raid israeliani contro siti nucleari iraniani e sottolinea che la risposta all'attacco iraniano "deve essere proporzionata".
Giovedì 3 ottobre - Nella notte tra giovedì e venerdì un pesante raid aereo nella periferia sud di Beirut colpisce, secondo le forze israeliane, il quartier generale dell'intelligence di Hezbollah. Stando al New York Times, l'obiettivo era Hashem Safieddine, possibile successore di Nasrallah alla guida del Partito di Dio. Sulle sue sorti continua a non esserci alcuna certezza.
Venerdì 4 ottobre - La Guida Suprema dell'Iran, l'ayatollah Ali Khamenei, torna a guidare la preghiera del venerdì a Teheran, dopo una cerimonia in ricordo di Nasrallah. Definisce "legittimo" l'attacco del 7 ottobre in Israele. "Se necessario attaccheremo ancora la Palestina occupata", minaccia nello stesso giorno in cui il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, sbarca a Beirut per la prima visita dall'escalation.
Sabato 5 ottobre - Per la prima volta viene segnalato un raid israeliano sul nord del Libano. Hamas dà notizia dell'uccisione di un comandante del suo braccio armato, le Brigate al-Qassam, in un'operazione contro il campo profughi di Beddawi, nei pressi di Tripoli. Insieme a lui, sostiene il gruppo, sono state uccise la moglie e due figlie.
Esteri
Premier e ministri vestiti male, la foto del governo in...
In Giappone, la foto di gruppo viene 'aggiustata'
I ministri sono vestiti male e la foto di gruppo del governo del Giappone viene ritoccata. L'esecutivo nipponico, alla fine, deve ammettere che gli scatti sono stati ritoccati per motivi di 'decoro'. Le foto diffuse dall'ufficio del primo ministro, Shigeru Ishiba, nei giorni scorsi hanno fatto il giro del web. Il premier e il ministro della Difesa, Nakatani, non brillavano per eleganza: visibile, infatti, la camicia bianca sotto giacca e gilet, all'altezza della cintura.
Sul sito del primo ministro, quindi, è stata pubblicata una nuova foto con inquadratura frontale: abiti impeccabili, niente camicia in vista. Il dettaglio non è sfuggito agli osservatori e alla fine il portavoce del governo, Yoshimasa Hayashi, ha dovuto ammettere che "ci sono stati piccoli ritocchi. Foto commemorative come quelle in cui vengono formati i governi o altre foto di gruppo scattate durante eventi ufficiali presso l'ufficio del Primo Ministro rimarranno come ricordi per i partecipanti per molto tempo", ha affermato. "Anche in passato sono state apportate leggere modifiche, non solo per questa foto di cui hai chiesto informazioni".
Esteri
Elon Musk: “Se Trump non vince le elezioni sono...
Il magnate: "Ho puntato su Donald e ho fatto all in"
"Se Trump perde, sono fottuto. Quanti anni di carcere mi daranno?". Elon Musk punta su Donald Trump nelle elezioni in programma tra meno di un mese negli Stati Uniti. Il magnate - boss di X, Tesla e Space X - da tempo si è schierato a favore del candidato repubblicano. Sabato 5 ottobre, Musk ha anche preso la parola nel comizio che Trump ha tenuto a Butler, in Pennsylvania, nello stesso luogo in cui è rimasto ferito a luglio.
"Sono salito sul palco e ho parlato a braccio", dice Musk rispondendo alle domande di Tucker Carlson. Se Trump dovesse perdere, per il miliardario sarebbe complicato prendere le distanze dal candidato repubblicano: "Ho fatto all in, baby. E' divertente? Sì, è molto divertente. Nella malaugurata ipotesi in cui dovesse perdere, potrebbe esserci qualche vendetta nei miei confronti", dice ridendo.
"Se Trump non vince, queste saranno le ultime elezioni che avremo. La macchina democratica ha fatto entrare tanti immigrati illegali negli stati in bilico. In alcuni di questi stati, la differenza" tra repubblicani e democratici "è di 20mila voti. Che succede se fai entrare centinaia di migliaia di persone a cui verrà consentito di votare? Con altri 4 anni di amministrazione democratica, legalizzeranno talmente tanti immigrati illegali che nelle prossime elezioni non ci saranno più stati in bilico. Ci sarà un solo partito", dice il magnate illustrando la sua previsione.
"Ci sono solo 6 stati in bilico su 50. Se quei 6 stati non sono più in bilico, non ci saranno più elezioni. Che fine fa la democrazia? Il partito democratico con le sue primarie finirebbe semplicemente per decidere chi comanda. In questo momento, i democratici hanno più soldi da spendere negli swing states. Hanno i media dalla loro parte. Trump è l'underdog in questa situazione e nonostante tutto c'è equilibrio", aggiunge.
In caso di vittoria di Trump, Musk sarebbe pronto a dare il proprio contributo nella squadra di governo? "Sì, assolutamente". Il nome del magnate viene accostato ad un 'Dipartimento per l'efficienza' che al momento non esiste. "Abbiamo davvero bisogno di 428 agenzie governative? Ce ne sono molte di cui la gente non ha nemmeno mai sentito parlare. Non dovrebbero esserci sovrapposizioni, ci vorrebbe una razionalizzazione delle risorse. Mi sembra di dire cose ovvie...", dice.
Esteri
Russia, ordine d’arresto per i giornalisti Rai...
I cronisti da settimane sotto accusa per "attraversamento illegale del confine" dall'Ucraina
La Russia ordina l'arresto in contumacia dei giornalisti Rai Simone Traini e Stefania Battistini, da settimane sotto accusa per "attraversamento illegale del confine" dall'Ucraina, e fuori dal territorio della Federazione russa dopo aver raccontato in estate l'incursione ucraina a Kursk. Secondo i media russi, un tribunale della regione di Kursk ha chiesto l'estradizione in Russia e l'arresto di Battistini e Traini per "attraversamento illegale" del confine e ha ordinato la "custodia cautelare" in territorio russo o "dal momento dell'estrazione".
Battistini, Traini e i reporter ricercati da Mosca
Battistini è la giornalista della Rai che per prima ha documentato l'offensiva ucraina nella regione russa di Kursk, e dal 12 settembre scorso è ricercata ufficialmente da Mosca. La giornalista è stata inserita in un elenco che comprende anche l'operatore Simone Traini e altri giornalisti di testate straniere. Sono tutti ricercati per aver illegalmente attraversato il confine tra Ucraina e Russia.
Nell'elenco, secondo quanto si apprende a Mosca, c'è anche Nick Walsh della Cnn, Nicholas Simon Connolly della Deutsche Welle, Natalya Nagornaya, corrispondente dell'emittente tv ucraina 1+1, ed altre due giornaliste ucraine, Diana Butsko e Olesya Borovik.
"Ho fatto convocare alla Farnesina l'ambasciatore della Federazione russa in Italia per manifestare la nostra sorpresa a causa della singolare decisione di Mosca di inserire la giornalista Battistini nella lista dei ricercati diramata dal ministero dell'Interno russo", scriveva nel settembre scorso su X ministro degli Esteri Antonio Tajani. L'annuncio di Tajani seguiva la decisione del ministero dell'Interno russo di inserire nella lista dei ricercati la giornalista Rai, insieme ad altri reporter stranieri.
Il servizio di Battistini
Lo scorso 17 agosto l'Fsb aveva reso noto di aver aperto un procedimento penale contro Battistini e l'operatore Traini del Tg1 con l'accusa di "aver attraversato illegalmente il confine" con la Russia ed effettuato riprese video a Sudzha, nella regione russa di Kursk, teatro a inizio agosto di un'incursione delle forze ucraine.
"La decisione del ministero degli Interni russo di inserire nell'elenco delle persone ricercate la giornalista della Rai Stefania Battistini e il suo operatore Simone Traini per il reportage nell'oblast di Kursk rappresenta un atto di violazione della libertà d’informazione", affermava la Rai in una nota. "La giornalista e l'operatore hanno svolto in modo esemplare e obiettivo il proprio lavoro di testimoni degli eventi. La Rai continua a svolgere il proprio ruolo di Servizio pubblico anche grazie alla coraggiosa attività dei propri giornalisti e inviati e si riserva di operare in ogni sede per denunciare la decisione del governo russo a difesa della libera informazione e a tutela della propria giornalista e dell’operatore", proseguiva la Rai.