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Libano, Hezbollah: “Scontri con esercito di Israele al confine”. Hamas: “Leader brigate al-Qassam ucciso in raid”

Nuovi raid in Libano: ucciso leader braccio armato Hamas. Nyt: "Per funzionari Usa Sinwar è vivo e vuole guerra regionale". Allerta Fbi per 7 ottobre

Soldati israeliani - (Afp)

Israele sta pianificando una risposta all'attacco missilistico iraniano di martedì scorso che sarà "seria e significativa". A ribadirlo le Idf, dopo che già subito dopo il lancio di circa 200 missili balistici contro Israele avevano minacciato "conseguenze". E secondo fonti Usa citate da Ynet, che parlano anche del ruolo degli Stati Uniti nell'operazione, questa risposta sarebbe imminente.

La risposta di Israele all'Iran

"Certamente stiamo cercando di evitare che la situazione degeneri in una guerra regionale, ma è chiaro che gli Stati Uniti potrebbero essere coinvolti", hanno detto i funzionari, che comprendono la necessità per Israele di rispondere a Teheran, pur riconoscendo la complessità di un potenziale attacco alle strutture nucleari iraniane. “Non è così semplice eliminare l'infrastruttura nucleare iraniana con un singolo bombardamento. È molto complicato”, hanno aggiunto.

Nuovi raid israeliani sul Libano

E mentre Hezbollah riferisce di scontri con le truppe israeliane al confine con il Libano ("I soldati del nemico israeliano hanno tentato di nuovo di avanzare verso la periferia del villaggio di Odaisseh (Adaysseh)" e 'gli scontri continuano'), nuovi raid israeliani hanno colpito la periferia sud della capitale libanese Beirut. Due comandanti di Hamas sono stati uccisi nei raid israeliani in Libano come hanno confermato Idf e Shin Bet e lo stesso movimento di resistenza islamico. In un primo attacco contro il campo profughi palestinese di Beddawi, a nord di Tripoli, è stato ucciso Saeed Atallah Ali, accusato di reclutare militanti per il gruppo in Libano. Insieme a lui - definito da Hamas comandante sul campo - sono stati uccisi la moglie e due figli.

In un secondo raid, avvenuto questa mattina nei pressi della città di Saadnayel, nella valle della Beqaa, è stato ucciso Mohammed Hussein al-Lawis, che le forze di difesa israeliane e lo Shin Bet hanno definito "autorità esecutiva in Libano" di Hamas, ma anche colui che dava gli ordini per attacchi terroristici in Cisgiordania.

Trump insiste: "Israele dovrebbe colpire i siti nucleari iraniani"

Intanto Donald Trump insiste: Israele deve colpire i siti nucleari iraniani. "La risposta doveva essere: colpite il nucleare prima e preoccupatevi poi", ha detto il tycoon a chi gli chiedeva cosa pensasse della risposta data dal presidente Usa sulla possibilità che lo Stato ebraico colpisca gli impianti atomici di Teheran. Joe Biden si è detto contrario e nelle ultime ore ha esortato il governo israeliano guidato dal primo ministro Benjamin Netanyahu a cercare anche "altre alternative" agli attacchi alle installazioni petrolifere iraniane.

Hamas: "Comandante brigate al-Qassam ucciso in raid in Libano"

Intanto Hamas conferma l'uccisione in Libano di Saeed Atallah Ali, un comandante del braccio armato del gruppo, le Brigate al-Qassam. E' stato ucciso, secondo quanto confermato da Hamas e riportato dalla tv satellitare al-Jazeera, in un raid di un drone israeliano che ha colpito il campo profughi palestinesi di Beddawi, nella zona di Tripoli, nel nord del Paese dei Cedri. Nell'operazione, stando a Hamas, sono rimasti uccisi anche la moglie e due figlie di Atallah Ali. "Promettiamo al nostro popolo di vendicare il sangue puro versato e di confermare che la nostra prossima serie di risposte sarà nei fatti prima che nelle parole", afferma Hamas.

Media: "Forze israeliane pianificano di intensificare operazioni di terra a Gaza"

I militari israeliani "pianificano di espandere nel prossimo futuro le operazioni di terra" nella Striscia di Gaza. Lo scrive il Times of Israel, che cita fonti militari dopo gli ordini delle forze israeliane ai palestinesi, sollecitati a sgomberare aree di Nuseirat e Bureij, nel centro della Striscia. Indicazioni, si legge ancora, che arrivano nel contesto dei preparativi delle Idf in previsione di "attacchi pianificati da Hamas in occasione dell'anniversario del 7 ottobre".

Forze israeliane: "Raid contro Hezbollah in una moschea nel sud"

I militari israeliani confermano raid effettuati nella notte contro "elementi dell'organizzazione terroristica di Hezbollah che operavano in un centro di comando all'interno di una moschea adiacente al Martyr Salah Ghandour Hospital, nel sud del Libano". L'operazione è avvenuta a Bint Jbeil.

Hezbollah: lanciati razzi Fadi-1 contro base aerea vicino ad Haifa

Hezbollah ha rivendicato dal canto suo il lancio di razzi Fadi-1 contro la base aerea Ramat David, nei pressi di Haifa, nel nord di Israele, già bersaglio nei giorni scorsi di attacchi simili. Il lancio di razzi ha fatto scattare le sirene dell'allarme in diverse città e comunità, tra cui Nazareth. I militari israeliani hanno fatto sapere di aver intercettato e abbattuto tutti i razzi.

Distrutto tunnel di Hezbollah in Libano

Le truppe israeliane hanno distrutto un tunnel di Hezbollah lungo 250 metri situato a circa 300 metri dal territorio israeliano, nel Libano meridionale. Ad annunciarlo è stato il portavoce delle Forze di difesa israeliane, Daniel Hagari: "Queste strutture dovevano essere usate dai terroristi di Hezbollah in un attacco alle comunità della Galilea... ieri abbiamo distrutto questo tunnel", ha dichiarato.

"Dall'inizio dell'operazione di terra, le truppe hanno ucciso sul terreno e nei raid aerei circa 440 terroristi, tra cui 30 comandanti" dichiara il portavoce dell'Idf, Daniel Hagari. "Stiamo spingendo Hezbollah verso nord. Alcuni dei terroristi sono fuggiti e altri sono stati sconfitti dalle nostre truppe in battaglia", ha aggiunto.

Idf a sfollati libanesi: "Non tornate a casa, ci saranno altri raid"

Le Forze di difesa israeliane esortano gli sfollati libanesi in fuga dalle operazioni militari a non tornare nelle loro case, perché i raid contro il sud del Libano continuano. Lo ha scritto su X un portavoce delle Idf, senza specificare quali sono i villaggi che sono nel mirino.

Unifil: "Restiamo in tutte le nostre posizioni"

Unifil, la forza delle Nazioni Unite in Libano, non lascerà le sue posizioni nel sud del Libano nonostante quella che è stata definita una richiesta di "riposizionamento" da parte di Israele. "Il 30 settembre le Idf hanno notificato a Unifil la loro intenzione di avviare incursioni di terra limitate in Libano - afferma la Missione secondo quanto si legge sul Guardian - Hanno anche chiesto il trasferimento di alcune nostre posizioni". I caschi blu, assicurano, "restano in tutte le posizioni e continua a sventolare la bandiera delle Nazioni Unite".

Allerta Fbi per 7 ottobre

Allerta Fbi e Dipartimento per la sicurezza interna per possibili minacce alla sicurezza o violenze in vista del 7 ottobre, quando sarà passato un anno dall'attacco di Hamas in Israele. L'anniversario, è la valutazione nel contesto del conflitto in corso, potrebbe essere "un fattore motivante per estremisti violenti o autori di crimini d'odio a commettere atti di violenza o minacciare la sicurezza pubblica".

Fonti Usa a Cnn: "Attacchi a siti nucleari iraniani? Da Israele nessuna garanzia"

Esclusi attacchi a impianti nucleari iraniani dopo l'attacco missilistico iraniano contro Israele? Nessuna garanzia da Israele all'Amministrazione Biden. Lo ha confermato alla Cnn un funzionario di alto livello del Dipartimento di Stato Usa, spiegando che è "davvero difficile" dire se Israele sfrutterà l'anniversario degli attacchi di Hamas del 7 ottobre per rispondere.

"Speriamo e ci aspettiamo un po' di saggezza come forza, ma come sapete, nessuna garanzia", ha affermato. E sulla data del 7 ottobre ha detto di "pensare in un certo senso che vogliamo evitare il 7" e quindi secondo la sua valutazione "se ci sarà qualcosa sarà probabilmente prima o dopo".

Nyt: "Per funzionari Usa Sinwar è vivo e vuole guerra regionale"

Yahya Sinwar sarebbe vivo, starebbe ancora prendendo decisioni cruciali per Hamas, avrebbe indurito le sue posizioni, sarebbe diventato fatalista dopo quasi un anno di guerra a Gaza, non avrebbe alcuna intenzione di raggiungere un accordo con Israele e anzi sarebbe determinato a vederlo coinvolto in un conflitto più ampio in Medio Oriente. E' quanto emerge dal New York Times che cita funzionari statunitensi. Anche se, riconoscono, non esiste una prova certa della sua esistenza in vita.

Secondo il giornale, i negoziatori americani credono che Hamas non abbia alcuna intenzione di raggiungere un accordo con Israele per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi trattenuti nella Striscia di Gaza dall'attacco del 7 ottobre di un anno fa in Israele che ha portato all'avvio delle operazioni militari israeliane contro Hamas nell'enclave palestinese. E, scrive ancora il Nyt, i funzionari Usa ritengono anche che il premier israeliano Benjamin Netanyahu sia preoccupato soprattutto della sua sopravvivenza politica e potrebbe non ritenere che un cessate il fuoco a Gaza sia nel suo interesse.

Stando ai funzionari americani, nelle ultime settimane - si legge - Hamas non ha mostrato alcun desiderio di impegnarsi in colloqui. E le fonti sospettano sia più rassegnato di fronte al proseguimento delle operazioni militari israeliane. La convinzione di Sinwar sarebbe, secondo i funzionari, che una guerra più ampia con maggiori pressioni per Israele e i suoi soldati potrebbe portare i militari a ridurre le operazioni a Gaza. E, osserva il Nyt, la guerra nella regione si è allargata, ma non in modo tale da avvantaggiare significativamente Hamas, "almeno non ancora".

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Esteri

Francia, governo Barnier a rischio. Rn annuncia:...

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Il premier ha attivato l'articolo 49.3 della Costituzione per far passare senza votazione il bilancio della previdenza sociale. Melenchon: "Esecutivo cadrà". Voto sulla mozione di censura non prima di mercoledì o giovedì

L'Assemblea Nazionale francese (Afp)

Governo a rischio sfiducia in Francia dove oggi il primo ministro francese, Michel Barnier, ha attivato l'articolo 49.3 della Costituzione per far passare senza votazione il bilancio della previdenza sociale. "Sono andato fino in fondo al dialogo con i gruppi politici", ha assicurato. Ma Rassemblement National annuncia: "Questo governo merita la censura". E Melenchon rincara: "Esecutivo cadrà, Macron se ne deve andare"

Cosa ha detto Barnier

"Credo che siamo arrivati ad un momento di verità che mette ciascuno davanti alle proprie responsabilità - ha detto il premier - Credo che i francesi non ci perdonerebbero il fatto di anteporre gli interessi di parte all'avvenire della nazione". "Impegno la responsabilità del mio governo sull'insieme del progetto di finanziamento della previdenza sociale", ha infine annunciato, ufficializzando così il ricorso alla procedura consentita dalla Costituzione.

"A partire da ora, signore e signori deputati, ciascuno deve assumersi le proprie responsabilità e io mi prendo le mie", ha affermato ancora Barnier. Il primo ministro aveva precedentemente lodato il lavoro parlamentare che "ha permesso di arricchire il testo del governo". "Sta ora a voi, deputati, parlamentari della nazione, decidere se il nostro Paese si doterà di testi finanziari responsabili, indispensabili e utili ai nostri concittadini. O se ci addentriamo in un territorio sconosciuto", ha aggiunto, esortando a privilegiare l'avvenire della nazione rispetto agli interessi particolari.

Le reazioni

"Il primo ministro francese ha appena attivato l'articolo 49.3 della Costituzione per far passare il bilancio della previdenza sociale. Questo testo, come questo governo, meritano la censura", ha scritto su X il gruppo Rn all'Assemblea Nazionale francese, annunciando che voterà a favore della sfiducia.

Sempre su X è intervenuto il presidente di Rn, Jordan Bardella. "Lo scorso giugno i francesi hanno voluto voltare pagina rispetto a Emmanuel Macron. Non c’è via d’uscita per un governo che riannoda il filo del macronismo, che rifiuta di prendere in considerazione l’emergenza sociale e che ignora la necessità di rilanciare la crescita. Il Rassemblement National voterà per la censura", ha ribadito Bardella.

Il Rn presenterà una propria mozione di censura del governo, che ha presentato un progetto di bilancio "profondamente ingiusto", ma voterà anche quella presentata dalla sinistra. La conferma è arrivata dall'ex presidente del Rassemblement National, Marine Le Pen, contestando a Barnier di aver respinto la sua ultima richiesta, la rinuncia alla deindicizzazione parziale delle pensioni.

"Presenteremo una mozione di censura e voteremo per censurare il governo", ha dichiarato la leader dei deputati di Rn, secondo cui voteranno le mozioni di censura "da qualsiasi parte provengano", quindi anche su quella che sarà depositata dalla sinistra. "Il signor Barnier non ha voluto rispondere alla richiesta degli 11 milioni di elettori del Rassemblement National - ha attaccato Le Pen - Ha detto che ognuno deve assumersi le proprie responsabilità, quindi noi ci assumeremo le nostre".

Immediata la reazione in un post su X anche di Jean Luc Melenchon, leader di France Insoumise, dopo che il premier Barnier ha attivato l'articolo 49.3 della Costituzione: "Tutte le manovre per salvare il governo Barnier sono fallite. Cadrà. E Macron, unico responsabile della crisi finanziaria e politica, deve andarsene per dare voce ai voti dei francesi".

Quando il voto

I deputati dell'Assemblea nazionale francese ora hanno 24 ore di tempo per presentare la mozione di sfiducia nei confronti del premier a seguito dell'attivazione dell'articolo 49.3 della Costituzione che lo prevede. Il voto non può tenersi prima delle 48 ore successive alla presentazione della mozione, quindi non prima di mercoledì o giovedì.

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Esteri

Siria, cosa accade e perché: 13 anni di guerra civile e il...

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Dalla Primavera araba all'attacco dei ribelli con le 'distrazioni' degli alleati chiave di Assad Russia, Iran e Hezbollah

Ribelli in Siria - Afp

L'attenzione internazionale torna sulla Siria. Dopo anni di silenzio, a far riaccendere i riflettori sul Paese arabo sono state l'avanzata nel nord di fazioni armate, a cominciare da Aleppo, e la sfida al leader siriano Bashar al-Assad.

Cosa ha portato alla guerra civile siriana e cosa sta succedendo?

Nel marzo del 2011 migliaia di siriani, all'epoca delle cosiddette Primavere Arabe, sono scesi in piazza per chiedere riforme democratiche, contestando Assad, della minoranza alawita, salito al potere dopo la morte del padre Hafez, nel 2000, in un Paese a maggioranza sunnita. Le proteste, nelle città a maggioranza sunnita, sono state per lo più pacifiche. Ma Damasco ha risposto con una brutale repressione. Alcuni siriani hanno cominciato a prendere le armi e diversi gruppi, contro cui le truppe Usa avevano combattuto in Siria, sono riemersi in Siria. Nel 2012 le Nazioni Unite parlavano di guerra civile. Dopo anni di combattimenti le forze fedeli ad Assad sostenute dalla Russia, dall'Iran e dagli Hezbollah libanesi hanno ripreso buona parte del territorio che era stato conquistato dai ribelli. Ma un mosaico di gruppi ha continuato a mantenere il controllo di sacche di territorio di un Paese in cui il conflitto ha fatto centinaia di migliaia di morti e circa 13 milioni di sfollati, secondo le Nazioni Unite, ha portato agli orrori del sedicente Stato Islamico. Per anni quello che è rimasto dell'opposizione si è 'rifugiato' per lo più nella provincia di Idlib, lungo il confine tra Turchia e Siria, così come in altre zone della Siria settentrionale e centrale.

Qui le violenze sono esplose a ottobre con scontri sul campo tra insorti e forze governative, raid aerei russi contro postazioni dei ribelli. I combattimenti sono ripresi dopo che gli Hezbollah libanesi, alleati di Assad, avevano ridispiegato alcune forze dalla Siria al Libano. Oggi resta una presenza di militari Usa nell'est della Siria, dove gli Stati Uniti hanno sostenuto i combattenti guidati dalle forze curde nella battaglia contro lo Stato islamico. Fino alla scorsa settimana il conflitto sembrava 'contenuto', ma mercoledì fazioni armate guidate da Hayat Tahrir al-Sham hanno preso una base governativa nella parte occidentale di Aleppo. Poi sono 'andati avanti', fino a puntare più a sud, verso Hama. Non è chiaro quanto territorio possano tenere e per quanto, anche di fronte alle dichiarazioni da parte di Damasco di una mobilitazione di forze per un contrattacco. Ma l'offensiva ha rapidamente ridefinito le linee del fronte e minaccia un'ulteriore destabilizzazione del Paese.

Chi sono i combattenti e cosa vogliono?

Hayat Tahrir al-Sham, basato nella provincia siriana di Idlib, guida l'offensiva a capo di una costellazione di fazioni armate minori. Tra queste, il cosiddetto 'Esercito nazionale siriano', coalizione di forze sostenute dalla Turchia che comprende combattenti del primo gruppo di ribelli, l'Esercito siriano libero. In passato non sono mancati scontri tra Hayat Tahrir al-Sham ed Esercito nazionale siriano, entrambi comunque uniti dal desiderio di rovesciare Assad. Hayat Tahrir al-Sham, organizzazione terroristica per il Dipartimento di Stato Usa, punta al dominio islamico, anche se negli ultimi giorni sono arrivate dichiarazioni con la promessa di proteggere siti culturali e religiosi ad Aleppo, chiese comprese.

Il gruppo, in qualche modo 'erede' di Jabhat al-Nusra, che era legato ad al-Qaeda, non è più associato all'organizzazione fondata da Osama bin Laden, e rappresenta una fazione più circoscritta di combattenti. Il gruppo controlla il valico di Bab al-Hawa con la Turchia ed è il braccio militare del Governo di salvezza nazionale, l'amministrazione de facto dell'opposizione nel nordovest della Siria.

Perché l'offensiva è scattata proprio ora?

Secondo gli analisti, per anni i combattenti dell'opposizione si sono riorganizzati per un attacco contro le forze governative. La mossa coincide con le 'distrazioni' degli alleati chiave di Assad, Russia, Iran e Hezbollah. Emile Hokayem, analista di sicurezza in Medio Oriente dell'International Institute for Strategic Studies, parla di "geopolitica" e "opportunità a livello locale". "I ribelli in generale si erano riorganizzati, riarmati e riqualificati per una cosa del genere", afferma. All'inizio del conflitto nel 2011, Iran e Hezbollah avevano fornito ad Assad forze cruciali per respingere i ribelli. E la Russia è stata l'aeronautica di Assad.

Ma nel 2022 ha lanciato la sua "operazione militare speciale" in Ucraina, con l'invasione del Paese e alla campagna militare che va avanti da oltre mille giorni ha destinato la maggior parte delle sue risorse militari. E lo scorso anno Hezbollah e Iran sono presto finiti coinvolti nel conflitto tra Israele e Hamas innescato dall'attacco del 7 ottobre 2023 di Hamas in Israele. Per mesi sono andate avanti le ostilità tra Israele e gli Hezbollah libanesi, fino alla guerra esplosa a settembre. Da mercoledì scorso in Libano è in vigore una fragile tregua. Mentre a ottobre l'Iran ha subito l'attacco israeliano in risposta ai missili lanciati all'inizio di quel mese dalla Repubblica Islamica in direzione di Israele dopo un raid aereo che aveva ucciso comandanti iraniani nel consolato di Teheran a Damasco.

Così in Siria Assad e le sue forze sono diventati 'vulnerabili'. "Personalmente non credo pensassero di raggiungere Aleppo - commenta Jihad Yazigi, direttore della pubblicazione online Syria Report - Penso sapessero certamente che il regime era debole e volessero cogliere l'occasione per allargare un po' le aree sotto il loro controllo".

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Esteri

Siria, esponente curdo: “Turchia si è presa gioco di...

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Muslim (Pyd), ora il nostro obiettivo è "garantire un passaggio sicuro" per la nostra comunità in fuga da Aleppo

Siria, esponente curdo:

"Noi stiamo solamente cercando di proteggere la nostra esistenza" dal momento che le "organizzazioni terroristiche" che rispondono "direttamente" alla Turchia hanno "circondato" la comunità curda fuggita da Aleppo dopo l'attacco dei giorni scorsi. Ora il nostro obiettivo è "garantire un passaggio sicuro" per queste persone verso aree "protette" nel Rojava, l'autoproclamata Amministrazione autonoma della Siria settentrionale. Lo dice all'Adnkronos Salih Muslim, membro del consiglio di presidenza del Partito dell'Unione Democratica (Pyd), braccio politico delle Unità di protezione popolare (Ypg), parlando da Hasakah della situazione nella zona a seguito dell'attacco guidate dalle milizie jihadiste di Hayat Tahrir al-Sham (Hts).

Muslim punta il dito contro la Turchia, accusandola di essere "il giocatore principale" che si è "di nuova presa gioco di tutti" gli attori interessati. "Russi, americani, iraniani e regime siriano credevano di controllare queste organizzazioni terroristiche che all'improvviso hanno iniziato ad attaccare. Ma è la Turchia che li sta gestendo direttamente", spiega l'esponente curdo, secondo cui sono "turchi almeno due dei gruppi" che hanno preso il controllo della seconda città più importante della Siria.

Secondo Muslim, a seguito di quell'operazione ci sono "molti sfollati curdi nel cantone di Shahba" e "molti sono ancora circondati da questi gruppi come Al-Nusra e Hts" quindi siamo "preoccupati per i civili". L'esponente curdo chiarisce, tuttavia, che al momento "non ci sono molti scontri" con queste fazioni filo-turche "perché hanno detto che non ci avrebbero toccato, che non ci avrebbero attaccato", ma al momento "stanno facendo pressione affinché i curdi escano da Aleppo e dalle altre aree. Stiamo parlando di 200mila persone complessivamente".

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