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Alemanno: “Fiaccolata all’Ara Pacis contro divieti a manifestare per pace in Palestina”

"Non si può girare testa di fronte a criminali bombardamenti israeliani su Gaza e Libano", ha dichiarato il segretario nazionale del Movimento Indipendenza

Alemanno:

“Oggi, davanti al simbolico monumento dell’Ara Pacis, come Comitato Fermare la Guerra e come Movimento Indipendenza abbiamo fatto un’azione simbolica per chiedere l’impegno del Governo italiano per fermare i massacri compiuti da Netanyahu in tutto il Medio Oriente. Un gruppo di giovani militanti ha esposto uno striscione sul lungotevere davanti all’Ara Pacis con la scritta ‘Prima Gaza ora il Libano: fermiamo Netanyahu, fermiamo i massacri’. Noi riteniamo che sia inaccettabile il divieto di manifestare per la pace in Palestina imposto dal Ministero dell’Interno, con il pretesto di pericoli terroristici che, se ci sono, vanno cercati molto lontano da chi manifesta alla luce del sole. Sono semmai i divieti immotivati e politici quelli che possono provocare reazioni incontrollate e disordini". Così ha dichiarato Gianni Alemanno, segretario nazionale del Movimento Indipendenza.

"Non si può voltare la testa di fronte ai criminali bombardamenti israeliani su Gaza e sul Libano, come sta facendo il Governo Meloni, capace solo di obbedire agli ordini dell’Amministrazione Biden e dell’Unione Europea. Il popolo italiano, e in particolare i giovani, hanno il diritto di chiedere Pace e difendere i diritti dei popoli, pretendendo sanzioni economiche ed un embargo militare nei confronti di Israele per costringere Netanyahu ad un immediato cessate il fuoco. Oltre 40.000 vite sono state spezzate in meno di un anno, quanti altri innocenti dovranno morire prima di riuscire a fermare questo massacro?”, ha concluso.

Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.

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Politica

Cinema, Meritocrazia Italia: “Maggiore attenzione per...

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Dopo una fase di attesa ed incertezza il settore torna a respirare, ma con nuove regole che impongono criteri più stringenti

Cinema, Meritocrazia Italia:

"Con il decreto direttoriale del 28 ottobre, emanato dal Dipartimento per le Attività Culturali, Direzione generale cinema e audio-visivo, del Ministero della Cultura, si riaprono i termini per le richieste di accesso al credito d’imposta per le imprese di produzione cinematografica. Dopo una fase di attesa ed incertezza, il settore torna a respirare, ma con nuove regole che impongono criteri più stringenti. Le modifiche volute dal Governo mirano a prevenire abusi e distorsioni nell’assegnazione degli incentivi, ma introducono al con-tempo nuove sfide per le piccole e medie imprese, così come per i giovani autori, essenziali alla vitalità culturale del Paese". Lo si legge in una nota di 'Meritocrazia Italia'.

"Il Tax Credit Cinema, istituito nel 2016 attraverso la collaborazione tra il Ministero della Cultura e il Ministero delle Finanze, si è dimostrato uno strumento vitale per il cinema italiano. In grado di incrementare la competitività delle produzioni nazionali, offre alle imprese agevolazioni economiche in relazione ai costi di produzione e distribuzione, - continua la nota - tutelando l’occupazione locale e incentivando la creatività in un mercato sempre più globalizzato. Questo credito d’imposta non solo sostiene il talento e la cultura italiana, ma agisce anche come attrattore per gli investimenti esteri, incrementando l’occupazione e rafforzando la filiera cinematografica, generando un valore significativo per il Paese. Ora, con le nuove disposizioni, l’accesso al credito d’imposta si articola in due fasi: una richiesta preventiva, presentata all’avvio del progetto, e una richiesta definitiva al termine della produzione, con la condizione di avere il 40% di capitali privati e rientrare in determinati scaglioni di budget. Questo potrebbe, tuttavia, creare barriere per le piccole e medie imprese, penalizzando in particolare giovani autori e registi, e limitando la capacità produttiva di molte realtà locali che hanno sempre arricchito il panorama culturale italiano".

"Meritocrazia Italia sostiene la necessità di evitare 'automatismi' e puntare sul merito, sulle utilità di strumenti di monitoraggio attento dell’efficacia e dell’utilizzo delle risorse pubbliche, affinché queste vadano realmente a beneficio dei progetti con effettivo valore culturale e artistico. Strumenti di controllo indipendenti e periodici potrebbero garantire che i fondi non siano destinati esclusivamente alle grandi produzioni, ma anche alle piccole realtà e ai progetti innovativi, - prosegue la nota - incoraggiando inoltre la diversità e la sperimentazione, pilastri della tradizione cinematografica italiana. È fondamentale che queste risorse, anche attraverso il coinvolgimento di partner stranieri, siano facilmente accessibili a chi contribuisce attivamente alla varietà culturale e al rinnovamento del settore, tutelando così cultura e lavoro".

"L’investimento nel settore cinematografico, come parte di un sistema culturale integrato, richiede una costante attenzione all’equità e alla trasparenza. I sostegni al cinema rientrino in una visione culturale ampia, che valorizzi anche il teatro, la musica e le arti visive. Solo un approccio inclusivo e trasversale può esaltare l’arte come fattore di benessere e crescita sociale. Meritocrazia invita le Istituzioni a mantenere alta l’attenzione sui meccanismi di monitoraggio, promuovendo una valutazione basata su dati chiari e criteri oggettivi, affinché gli incentivi culturali favoriscano uno sviluppo equilibrato e qualificante. Si impegna, altresì, a supportare tutte le iniziative volte a rafforzare l’equità e la trasparenza, per contribuire alla costruzione di un ecosistema culturale inclusivo che dia pieno valore a ogni forma d’arte e renda il Paese più competitivo anche a livello internazionale".

Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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Politica

Maternità surrogata, legale coppia fermata in Argentina:...

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I due uomini italiani sono stati fermati all'aeroporto di Buenos Aires insieme a una donna argentina mentre cercavano di imbarcarsi, con una neonata, su un volo diretto a Parigi

Neonato - 123RF

"I miei assistiti sono sereni, ritengono di non aver fatto nulla e non hanno fatto nulla. Vivono la loro storia, il coronamento di un loro desiderio. Con tutti gli ostacoli che possono sorgere nella vita, certo, ma con molta serenità". Lo dichiara all'Adnkronos Maurizio Paniz, avvocato della coppia italiana fermata in Argentina dopo aver fatto ricorso alla maternità surrogata. I due uomini italiani sono stati fermati all'aeroporto di Buenos Aires insieme a una donna argentina mentre cercavano di imbarcarsi, con una neonata, su un volo diretto a Parigi, da dove poi sarebbero rientrati in Italia.

Secondo il legale "non ci saranno sviluppi sul caso prima di lunedì e martedì". I due italiani, ricorda Paniz, "non sono accusati di niente: le autorità argentine li ritengono testimoni funzionali a un'indagine che stanno svolgendo su altre persone. Possono essere utili alle indagini in quanto persone asseritamente informate sui fatti, ma non è detto che siano informate sui fatti. Per questo le autorità argentine hanno ritenuto di non farli partire per l'Italia". Si indaga su un'organizzazione che lucra sull'utero in affitto? "L'oggetto dell'indagine per quello che so potrebbe anche essere diverso".

Dal 16 ottobre la maternità surrogata è considerata in Italia come un "reato universale", ovvero perseguibile in Patria anche se commesso all'estero, ma Paniz assicura che questo non rappresenta un problema per i suoi assistiti: "Non rischiano nulla, la bambina è nata il 10 ottobre, quindi i fatti sono antecedenti a una norma che non può avere efficacia retroattiva".

Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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Politica

L’aneddoto di Eufemi: “La Dc fu...

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Il racconto del curioso aneddoto all'Adnkronos

Bandiera della Democrazia Cristiana in piazza Duomo, Milano, nel 1978 - Fotogramma

Lo sapete che la Dc si chiamò "cristiana" per un incidente? A raccontare il curioso aneddoto all'Adnkronos - nell'anno in cui si intrecciano le celebrazioni per l'ottantesimo anniversario della nascita della Dc e del settantesimo della scomparsa di Alcide De Gasperi - è Maurizio Eufemi, già senatore e dal 1979 al 1983 assistente del presidente del gruppo parlamentare Democrazia Cristiana alla Camera dei deputati.

"Siamo nel periodo della clandestinità - dice - Fanfani, insieme a Lazzati, a La Pira e Dossetti, quelli della comunità del Porcellino, si riuniscono sul nome della Dc. Non vogliono l'aggettivo 'cristiana' e incaricano Dossetti di rappresentarlo a De Gasperi". Cosa accade? "Dossetti prende la strada per Roma, ma ha un incidente a Civitella Marittima verso Grosseto, su una strada bianca e dissestata". Risultato? "Non può rappresentare il verdetto. Fanfani - racconta ancora Eufemi - dirà ai suoi amici dopo un comizio in Maremma: 'Attraverso le vostre strade così dissestate siete stati determinanti nella storia della Dc. Avete segnato un indirizzo che ha segnato nel profondo la nostra storia'. Come è finita la storia, anzi la strada? "Arrivarono i finanziamenti per migliorarla, ma per i camionisti passare da lì rimase una maledizione".

La storia della Maremma e della Dc, racconta Eufemi, si intrecceranno ancora: questa volta all'incrocio della riforma agraria. "Fanfani - dice Eufemi - racconta di quando il padre notaio gli ha ordinato di copiare un rogito lunghissimo di Capalbio previsto per il giorno seguente: erano venti pagine di latifondisti. Fanfani varerà la riforma agraria di 742 mila ettari di superfici coltivabili di cui 178 mila in Maremma". La Dc, continua, fu un partito dove la dialettica interna era dura, a volte aspra, "ma sempre sorretta dall'esigenza di trovare sempre un punto di mediazione e della condivisione delle scelte anche nei momenti più delicati". Racconta Eufemi: al consiglio nazionale di Grottaferrata del luglio del 1951 De Gasperi dirà: "Caro Dossetti se non saremo uniti saremo travolti tutti dalla stessa valanga!".

Sul patto atlantico - racconta Eufemi - vi fu un duro scontro interno con Dossetti. Al Gruppo Dc si vota nominalmente un odg con 292 votanti, 283 sì, 3 contro e 6 astenuti. Dopo il congresso di Venezia e il tentativo di pacificazione tra De Gasperi e Dossetti con Fanfani chiamato al ministero del Lavoro con la Pira sottosegretario e Dossetti nominato vicesegretario, Cronache sociali (foglio dossettiano) titola "soluzioni di fondo che non si lasciano catturare", irritando non poco De Gasperi.

Tra i due personaggi, prosegue Eufemi, c'erano visioni contrastanti sul ruolo del Partito nel Parlamento, sulla politica estera, sui rapporti verso il Pci sulla politica economica di Corbino e Pella. La sinistra Dc - dice - "era succube del PCI per paura della guerra civile. De Gasperi doveva fronteggiare la incalzante opposizione interna della sinistra dossettiana, mentre negli anni a venire i due cavalli di razza Fanfani e Moro dovettero fronteggiare il moderatismo dei dorotei. L'umiltà di De Gasperi? "La troviamo - spiega Eufemi - in una lettera a Sergio Paronetto, uno dei protagonisti nella elaborazione del Codice di Camaldoli, che costituì la piattaforma programmatica delle Idee Ricostruttive degasperiane, quando scrive: 'continua a consigliarmi con la tua coscienza illuminata sulla realtà oltre che con la tua bontà' (di Andrea Persili)

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