6 genitori su 10 vogliono più supporto psicologico: i dati dell’indagine
La ricerca di Nestlé e Unobravo certifica le difficoltà di essere genitore in Italia. L’azienda offre tre sedute gratuite ai genitori
Sempre meno italiani decidono di avere figli. Tra quelli che lo fanno, molti si sentono abbandonati di fronte a una sfida piena di incertezze, paure e ansie mai affrontate prima.
La conferma arriva dalla survey “Genitori ai primi passi” condotta da Nestlé e Unobravo. L’indagine ha coinvolto oltre 1.100 genitori o aspiranti tali per comprendere le difficoltà emotive, psicologiche e pratiche del diventare genitori oggi.
Genitori chiedono supporto mentale
L’esito più netto riguarda la salute mentale: il 60% dei genitori afferma di volere un supporto psicologico per affrontare le sfide della genitorialità, ma solo il 4% si rivolge effettivamente a un professionista, segnalando un notevole divario tra il bisogno percepito e l’azione.
Un dato particolarmente preoccupante è quello legato alla salute mentale delle madri. Solo il 35% delle madri dichiara di sentirsi bene fisicamente e mentalmente, rispetto al 52% dei padri. Questa disparità conferma il gender gap domestico per cui le madri tendono a sacrificare il proprio benessere (e spesso anche la carriera) per concentrarsi sul bambino e sulla cura della casa.
Negli ultimi anni, qualcosa sta cambiando, ma la differenza tra le responsabilità della donna e quelle dell’uomo è ancora evidente.
Il ruolo del partner e il sostegno reciproco
Il contesto economico non consente a tutti di rivolgersi allo psicologo, anche perché già mantenere un figlio costa e gli incentivi, pur esistenti, non bastano.
La maggior parte dei genitori (il 67%) dichiara di rivolgersi al proprio partner per chiedere aiuto nei momenti critici, sottolineando l’importanza della collaborazione nella coppia. Il 69% dei genitori si sente adeguatamente supportato dal proprio partner, un segnale positivo che evidenzia come la condivisione delle responsabilità genitoriali sia in crescita. Tuttavia, nonostante questo miglioramento, molte coppie sentono la necessità di un ulteriore sostegno per affrontare le pressioni quotidiane.
La percezione del controllo
Un altro dato emerso dalla ricerca di Nestlé e Unobravo è che solo il 32% dei genitori sente di avere sotto controllo le sfide della genitorialità. La sensazione di non riuscire a gestire la situazione, unita all’enorme responsabilità nei confronti dei figli, crea un circolo vizioso: più i genitori si sentono sopraffatti, più aumenta lo stress e la sensazione di inadeguatezza.
Questo fenomeno è strettamente connesso alle alte aspettative sociali e alle opinioni altrui, vissute come un peso da quasi il 40% dei genitori.
Pressioni sociali e perfezionismo
Dalla ricerca, emerge che la pressione di dover essere “genitori perfetti” è una delle principali fonti di ansia per molti neogenitori. “C’è una convinzione diffusa che tutto debba essere perfetto per accogliere un bambino, ma voler tendere alla perfezione potrebbe significare rincorrere una condizione irrealizzabile”, spiega Valeria Fiorenza Perris, psicoterapeuta e direttore clinico del servizio di psicologia online Unobravo. Più del 59% dei genitori si sente stressato dall’opinione altrui, il che contribuisce ad alimentare l’ansia di non essere all’altezza delle aspettative sociali.
Nestlé lancia il progetto “Genitori ai primi passi”
In risposta ai dati emersi dalla survey, Nestlé ha lanciato il progetto “Genitori ai primi passi”, un’iniziativa che offre supporto psicologico gratuito ai neogenitori, in collaborazione con Unobravo. L’obiettivo del progetto è fornire un sostegno pratico, che si traduce in tre sedute gratuite di supporto psicologico, per aiutare i genitori a superare le difficoltà emotive e a prevenire il senso di solitudine e inadeguatezza. “Il sostegno di chi ci circonda è importante, ma a volte da solo non basta”, afferma Perris. “Per questo – aggiunge – è fondamentale sensibilizzare i neo-genitori sull’importanza di chiedere un aiuto professionale in una fase così delicata”.
Molti genitori rischiano di auto sabotarsi, di sentirsi sbagliati, inadatti alla situazione. Invece, conclude Perris, “Considerare l’ansia o la preoccupazione come una parte naturale del percorso può aiutare a proiettarsi in questo ruolo con maggiore serenità e sicurezza”.
ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.Demografica
Liguria, scontro tra candidati. Bucci: “Fare figli successo...
“Fare figli contribuisce al successo della società”. Sono bastate poche parole al candidato di centrodestra alla presidenza della Regione Liguria, Marco Bucci, per inimicarsi il centrosinistra.
Il tema della denatalità è al centro dell’agenda politica nazionale e internazionale e, in caso di campagna elettorale, diventa anche strumento di consenso. Toccato durante il dibattito ieri pomeriggio, promosso dalla Diocesi di Genova, alla sala Quadrivium, Marco Bucci ha parlato di natalità sostenendo che contribuisce al successo (o meno) di una società. E le critiche sono già virali.
Natalità: scontro tra candidati
“Non raggiungeremo il risultato – ha detto Bucci – se non siamo in grado dal punto di vista sociale, a dare il grande messaggio che chi fa figli contribuisce al successo della nostra società. Questa è una cosa importante tra di noi, vorrei che tutti quanti avessero fatto figli”.
“Sono sicuro di una cosa: che non si risolverà questo problema criminalizzando chi non ha fatto figli perché non li ha potuti avere”. Ha replicato Andrea Orlando, il candidato di centrosinistra, che ha postato il botta e risposta con Bucci sui social. “Oggi fare un figlio costa, serve welfare per aiutare le donne a non dover scegliere tra il lavoro e la famiglia, perché è sulle donne che si scarica il lavoro di cura in una famiglia che resta organizzata ancora secondo vecchi schemi”.
Pd: “Servirebbe rispetto e non frasi da Medioevo”
E nel centrosinistra, Orlando non è il solo a condividere il parere opposto a quello di Bucci. “Non è facendo sentire in colpa chi non ha figli che si risolve il problema della natalità. Le parole del candidato della destra in Liguria Marco Bucci ricordano più lo stato etico che la rivoluzione liberale e sono offensive per tutte le donne”. A sostenerlo è stata Chiara Braga, capogruppo del Pd alla Camera.
“Da chi si candida a governare una Regione ci saremmo aspettati ricette per sostenere il lavoro femminile, proposte per un welfare capace di accompagnare percorsi di vita e lavoro sempre più complicati. Servirebbe rispetto e non frasi da Medioevo come quelle che abbiamo sentito da Bucci. Sono certa che anche nel centrodestra si vorrà chiedere conto di parole deliranti”, ha aggiunto Braga.
Anche oggi leggo accuse nei miei confronti da parte della sinistra prive di fondamento sul tema della natalità. Durante…
Pubblicato da Marco Bucci per la Liguria su Martedì 15 ottobre 2024
La difesa di Marco Bucci
La risposta di Bucci è stata immediata: “Pura speculazione di chi travisa le parole. Ho soltanto detto che vorrei che tutti avessero figli. Potete riascoltare la registrazione. Credo che sia l’augurio di tutti, anche di chi purtroppo non può averli, ma vorrebbe. Anzi immaginiamo un supporto anche per chi ha queste difficoltà”.
Il candidato presidente Marco Bucci ha così risposto alle accuse mosse da chi ha strumentalizzato le sue parole su figli e famiglia durante il dibattito di ieri a Genova: “Noi vogliamo una Liguria giovane, dinamica, rispettosa delle generazioni – ribadisce Marco Bucci – Senza giovani, anzi, senza figli la Liguria non può esserci. Orlando e il Pd soffrono di vittimismo e non hanno argomenti con i quali parlare ai liguri”.
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Perché sempre più over 60 scelgono di separarsi
Negli ultimi anni, un fenomeno sociale ha attirato l’attenzione di sociologi, psicologi e demografi: l’aumento dei divorzi tra anziani, conosciuto anche come “gray divorce” o “divorzio grigio”. Se fino a qualche decennio fa l’idea di separarsi in età avanzata sembrava impensabile, oggi i dati mostrano chiaramente che le coppie over 60 non sono immuni dall’instabilità coniugale. Le dinamiche relazionali stanno cambiando, e le persone, anche in età più matura, sembrano più disposte a mettere in discussione matrimoni di lunga durata per cercare un nuovo inizio.
Negli anni ’60 e ’70, il divorzio era visto come un fenomeno raro e spesso stigmatizzato. Le coppie che si sposavano tendevano a restare insieme per tutta la vita, spesso per motivi economici, culturali o religiosi. Tuttavia, negli ultimi decenni, il divorzio è diventato sempre più comune e accettato nella società occidentale. L’avvento dei movimenti per i diritti delle donne, i cambiamenti nei valori sociali e l’indipendenza economica femminile hanno contribuito a rendere il divorzio un’opzione più accessibile. Se in passato il divorzio era considerato un tabù per le generazioni più anziane, oggi sempre più coppie in età avanzata scelgono di separarsi, anche dopo decenni di matrimonio.
I numeri del divorzio tra over 60
Secondo uno studio del Pew Research Center pubblicato nel 2017, la percentuale di divorzi tra persone di età pari o superiore ai 50 anni negli Stati Uniti è più che raddoppiata dal 1990. Se nel 1990 solo il 5 divorzi ogni 1.000 persone sopra i 50 anni decideva di porre fine al proprio matrimonio, nel 2015 il tasso era salito a 10 divorzi per 1.000. Inoltre, per le persone di età superiore ai 65 anni, il tasso di divorzio è addirittura triplicato, passando da 2 divorzi su 1.000 nel 1990 a 6 su 1.000 nel 2015.
In Italia, secondo i dati dell’ISTAT, il numero di divorzi tra persone con più di 60 anni è in costante aumento: tra il 2015 e il 2021 sono aumentati di oltre il 40%. In numeri assoluti, ciò significa che si è passati dai 6.131 divorzi nel 2015 agli 8.715 nel 2021. Un balzo che non può essere ignorato e che solleva molte domande su cosa stia cambiando nelle dinamiche di coppia degli anziani italiani.
Non si tratta più di episodi isolati o di situazioni eccezionali: il divorzio in età avanzata è ormai una realtà diffusa e, come vedremo, le ragioni alla base di questa scelta sono complesse e strettamente legate alle trasformazioni sociali, economiche e culturali degli ultimi anni.
Se guardiamo al contesto europeo, uno studio dell’Eurostat indica che tra il 2005 e il 2020 il numero di divorzi tra persone over 50 è aumentato in quasi tutti i Paesi dell’Unione Europea, con picchi in Germania, Francia e Svezia.
Perché aumentano i divorzi tra anziani?
L’aumento dei divorzi tra persone over 60 è un fenomeno complesso, che non può essere spiegato con una sola causa. Dietro questa crescita ci sono diversi fattori, che spaziano dall’evoluzione dei valori culturali alla trasformazione della vita sociale ed economica degli anziani. Ma quali sono i motivi principali che spingono sempre più ultrasessantenni a mettere fine a un matrimonio di lunga durata?
Allungamento della vita media
Uno dei fattori chiave è sicurament l’allungamento della vita media. Le persone oggi vivono più a lungo e in migliori condizioni di salute rispetto al passato. Questo significa che, una volta raggiunta l’età della pensione, molte coppie si trovano ad affrontare decenni di vita insieme in un contesto in cui le priorità e le aspettative personali possono essere cambiate. Per alcuni, l’idea di trascorrere altri 20 o 30 anni con un partner con cui non condividono più gli stessi interessi o valori può spingere a considerare la separazione.
Cambiamenti culturali e sociali
La nostra società è diventata sempre più individualista e incentrata sull’autorealizzazione. Gli anziani di oggi sono stati testimoni, e spesso protagonisti, dei cambiamenti culturali del ventesimo secolo, compresa la rivoluzione sessuale e la diffusione dell’idea che ognuno abbia il diritto di essere felice. Di conseguenza, il matrimonio non è più visto come un’istituzione indissolubile, ma piuttosto come un contratto che può essere modificato o sciolto se non soddisfa più le esigenze di entrambi i partner.
Indipendenza economica
L’indipendenza economica, soprattutto delle donne, gioca un ruolo cruciale. Le donne di oggi, anche quelle di età avanzata, sono spesso economicamente autosufficienti. Questo è un cambiamento rispetto alle generazioni precedenti, quando le donne anziane dipendevano finanziariamente dai loro mariti. La maggiore indipendenza economica rende più facile per le donne prendere la decisione di porre fine a un matrimonio insoddisfacente.
Figli adulti e sindrome del “nido vuoto”
Molte coppie restano insieme “per il bene dei figli”, ma una volta che i figli sono cresciuti e si sono trasferiti, il cosiddetto “nido vuoto” può mettere in luce le crepe nel rapporto. Con i figli ormai adulti e indipendenti, alcune coppie anziane si rendono conto di non avere più molto in comune e scelgono di separarsi per cercare nuove opportunità di realizzazione personale.
Nuove opportunità per relazioni
La tecnologia ha aperto nuove porte anche agli anziani. Siti di incontri online e social media offrono la possibilità di incontrare nuove persone, facilitando la prospettiva di una nuova relazione anche in età avanzata. Questo può incoraggiare alcuni a lasciare un matrimonio insoddisfacente nella speranza di trovare un nuovo compagno o compagna.
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Le amicizie da adolescenti aiutano le relazioni da adulti
Le amicizie che si creano durante gli anni dell’adolescenza costituiscono le basi essenziali per la felicità di una persona in età adulta. Secondo uno studio recente pubblicato sulla rivista Frontiers in Developmental Psychology, i rapporti e i legami giovanili sono predittori di successo.
Durante l’adolescenza, infatti, il successo o il disagio nelle relazioni tra pari possono avere effetti distinti su diversi aspetti del benessere. Lo studio ha esaminato i modi in cui diversi contesti di relazioni tra giovani, durante l’adolescenza, ad esempio, qualità di amicizia stretta, accettazione sociale e empatia da parte dei pari, possono apportare benefici in fase adulta o creare problemi quali ansia sociale, depressione, aggressività, integrazione sociale, insicurezza sentimentale, insoddisfazione lavorativa e problemi alla salute fisica.
Scopriamo insieme cos’è emerso.
Amicizia adolescenziale e successo da adulti: quale legame
I ricercatori hanno intervistato 184 studenti statunitensi di età compresa tra 13 e 18 anni per misurare la qualità delle loro amicizie e il livello di accettazione sociale. Successivamente, hanno seguito questi individui fino all’età adulta (28-30 anni) per valutare il loro benessere fisico, psicologico e sociale.
L’obiettivo dello studio era comprendere come le relazioni interpersonali durante l’adolescenza influenzassero vari aspetti del benessere in età adulta, tra cui l’ansia, l’aggressività, la salute fisica, i legami sociali e la soddisfazione nella vita professionale e sentimentale.
I ricercatori hanno utilizzato un’analisi del percorso di crescita per esaminare se il momento dello sviluppo delle relazioni tra pari durante l’adolescenza potesse prevedere il benessere in età adulta.
Risultati
I risultati hanno mostrato che gli adolescenti che si sentivano ampiamente accettati dai loro coetanei riportavano livelli più bassi di ansia e aggressività, una migliore salute fisica, maggiori legami sociali e una maggiore soddisfazione nella loro vita professionale e sentimentale da adulti. In particolare, gli adolescenti più giovani che erano generalmente più accettati dai loro coetanei avevano un benessere maggiore da adulti. Al contrario, gli adolescenti più grandi sembravano trarre maggiori benefici dallo sviluppo di amicizie molto forti con alcuni amici. Nello specifico, è emerso che:
Ansia sociale
L’ansia sociale, caratterizzata dalla paura di valutazioni negative in situazioni sociali, è influenzata spesso dalle relazioni tra coetanei. Lo studio suggerisce che una bassa accettazione sociale e una scarsa qualità dell’amicizia in età adolescenziale possono aumentare l’ansia sociale, in particolare tra le femmine. Inoltre, amicizie di alta qualità possono proteggere dallo sviluppo dell’ansia sociale, specialmente in contesti di solitudine e vittimizzazione, una volta divenuti adulti.
Depressione
Adolescenti che si sentono accettati dai coetanei tendevano a mostrare minori sintomi depressivi e alle relazioni di scarsa qualità erano legate un aumento del rischio di depressione, che poteva persistere anche nell’età adulta.
Aggressività
Le relazioni positive tra coetanei possono fungere da fattori protettivi contro comportamenti esternalizzanti come l’aggressività, mentre interazioni negative aumentano il rischio di svilupparli. La ricerca ha identificato vari fattori predittivi dell’aggressività, suggerendo che l’adolescenza è cruciale per il miglioramento o il deterioramento delle relazioni sociali. Ruolo principale giocava l’empatia.
Integrazione sociale
L’integrazione sociale in età adulta è influenzata dall’accettazione sviluppata nelle relazioni durante l’adolescenza e ad essa è correlata lo sviluppo delle competenze sociali nell’età adulta. Ad una maggiore integrazione sociale adolescenziale corrispondeva un miglioramento delle capacità relazioni in età adulta.
Insicurezza romantica
Lo studio evidenzia che gli adolescenti che si sono sentiti accettati e che hanno avuto buone amicizie tendevano a essere anche più soddisfatti nelle relazioni romantiche e a mostrare minore insicurezza da adulti. Le competenze sociali acquisite nelle relazioni adolescenziali possono avere un impatto duraturo su questo aspetto, influenzando, quindi, come ci si relaziona anche in campo amoroso.
Soddisfazione lavorativa
Le competenze sviluppate durante l’adolescenza, come la collaborazione e la responsabilità, sono correlate alla soddisfazione lavorativa futura. Le relazioni positive tra pari possono promuovere la prontezza alla carriera e la soddisfazione sul lavoro.
Salute fisica
Le relazioni tra coetanei influenzano anche la salute fisica. Un buon supporto sociale durante l’adolescenza è associato a comportamenti salutari che possono ridurre i sintomi somatici in età adulta. Gli studi indicano che conflitti tra coetanei possono portare a problemi di salute, come la sindrome metabolica.
“Le amicizie durante l’adolescenza offrono ai giovani una maggiore serenità anche per i primi tentativi di relazioni intime consensuali”, ha affermato il ricercatore David Szwedo, professore associato di psicologia clinica e scolastica presso la James Madison University. “Queste competenze probabilmente saranno successivamente utili per formare amicizie future e relazioni romantiche a lungo termine”.
La ricercatrice principale Emily Shah ha aggiunto: “La percezione di un adolescente di quanto sia ampiamente accettato socialmente dai suoi coetanei nella prima adolescenza è particolarmente influente nel predire il benessere da adulto. Al contrario, nella tarda adolescenza, la qualità delle sue amicizie più intime era più influente nel predire il benessere da adulto”.
Lo studio suggerisce che le amicizie e l’accettazione sociale durante l’adolescenza sono fondamentali per il benessere in età adulta. Ma gli adolescenti che lottano per essere “accettati” non dovrebbero dare per scontato di essere destinati a un’età adulta infelice. “Non è facile essere un adolescente in questo mondo, e scelgo di credere che gli adolescenti stiano facendo del loro meglio con gli strumenti che hanno”, ha concluso Shah.
Questo studio offre una prospettiva importante per genitori, educatori e professionisti della salute mentale, sottolineando l’importanza di supportare gli adolescenti nelle loro relazioni sociali per promuovere un futuro più sano e felice.
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