Medjugorje, il via libera del Papa per una vicenda iniziata 43 anni fa
Le tappe dal 24 giugno 1981
Il via libera del Papa al culto di Medjugorje arriva dopo un'attesa lunga 43 anni. Il segretario del dicastero della dottrina della fede, mons. Armando Matteo, presentando insieme al prefetto Fernandez il documento dell'ex S. Uffizio su Medjugorje ha ripercorso le tappe della vicenda.
Le tappe della vicenda
"Il fenomeno delle presunte apparizioni della Madonna a Medjugorje riguarda gli eventi iniziati il 24 giugno del 1981 nella parrocchia di San Giacomo a Medjugorje, amministrata dai Padri Francescani, della Provincia Erzegovinese, nella Diocesi di Mostar-Duvno in ex Jugoslavia (oggi Bosnia ed Erzegovina). Nel tardo pomeriggio di quel giorno, due ragazze Ivanka Ivanković e Mirjana Dragičević si recano in località Podbrdo, ai piedi della collina Crnica. All’improvviso, Ivanka vede la Madonna (non apparsa a Mirjana). Le due ragazze continuano il cammino per il villaggio. Lo stesso giorno, verso le 18, sei ragazzi vedono nello stesso luogo la figura di Maria con un bambino tra le braccia: oltre a Ivanka e Mirjana, sono presenti Vicka Ivanković, Ivan Dragičević, Ivan Ivanković e Milka Pavlović, Marija Pavlović e Jakov Čolo, che fanno tutt’ora parte dei sei veggenti, si uniscono agli altri ragazzi il giorno dopo, il 25 giugno".
Il 21 luglio dello stesso anno monsignor Pavao Žanić, vescovo di Mostar-Duvno, si incontra con i sei “veggenti”, i quali gli riferiscono l’esperienza da poco vissuta. L’Ordinario resta convinto che «i ragazzi non mentono». Manifesterà tale convinzione anche alcuni giorni dopo, in occasione dell’amministrazione della Cresima nella parrocchia di Medjugorje. Successivamente, il 19 novembre del 1983, monsignor Pavao Žanić invia all’allora Congregazione per la Dottrina della Fede una relazione confidenziale circa la presunta apparizione di Maria, manifestando i suoi «fortissimi dubbi» al riguardo. Il 12 ottobre dell’anno successivo, la Conferenza Episcopale Jugoslava emette una dichiarazione circa i presunti fatti di Medjugorje, richiamando la competenza dell’autorità ecclesiastica circa la valutazione delle apparizioni e proibendo i pellegrinaggi ufficiali a Medjugorje. Il 19 maggio del 1986, la Commissione diocesana incaricata di valutare le presunte apparizioni a Medjugorje emette il proprio giudizio: per 11 membri contro 4 'Non constat de supernaturalitate'.
Nel corso dello stesso anno, il pro-nunzio di Belgrado esprime parere negativo sui lavori della Commissione diocesana. L’allora Congregazione per la Dottrina della Fede decide di affidare alla Conferenza Episcopale Jugoslava un nuovo esame del caso. L’anno successivo hanno inizio i lavori della Commissione della Conferenza Episcopale Jugoslava, che si protrarranno sino all’aprile del 1991. Viene pubblicato il rapporto finale della Commissione della Conferenza Episcopale Jugoslava circa il fenomeno di Medjugorje, conosciuto come la Dichiarazione di Zara: "I vescovi sin dall’inizio seguono le apparizioni di Medjugorje tramite il vescovo della diocesi, la commissione episcopale e la commissione della conferenza episcopale jugoslava per Medjugorje. Sulla base delle ricerche sin qui compiute non è possibile affermare che si tratta di apparizioni e fenomeni soprannaturali. Tuttavia, i numerosi credenti che arrivano a Medjugorje provenienti da vari luoghi e spinti da motivi religiosi e di altro genere hanno bisogno dell’attenzione e della cura pastorale innanzitutto del vescovo della diocesi e poi anche di altri vescovi così che a Medjugorje e con Medjugorje si possa promuovere una sana devozione verso la Beata Vergine Maria, in armonia con l’insegnamento della Chiesa. A tal fine i vescovi forniranno adeguate indicazioni liturgico‒pastorali e tramite la commissione continueranno a seguire e a far luce sugli avvenimenti di Medjugorje".
Si arriva al 1994. È il 28 ottobre di quell’anno, quando monsignor Ratko Perić, nuovo Ordinario di Medjugorje, chiede a Giovanni Paolo II di istituire una Commissione per un verdetto definitivo sulle “apparizioni”. A luglio del 1995, invece, si preannuncia una visita di Giovanni Paolo II a Medjugorje durante il viaggio apostolico a Sarajevo. Il Papa, in alcune lettere private, si è infatti espresso positivamente su Medjugorje e sul suo desiderio di visitare il luogo. Informato di ciò, mons. Perić chiede all’allora Congregazione per la Dottrina della Fede di evitare tale visita, che di fatto non avrà luogo. Il 2 marzo del 1998, dietro richiesta del Vescovo di Saint-Denis-de-La Reunion, l’allora Congregazione per la Dottrina della Fede risponde che i pellegrinaggi privati a Medjugorje sono permessi, a condizione che non si dichiari Medjugorje luogo di apparizioni autentiche.
Si dichiara, inoltre, che la posizione di monsignor Perić circa il giudizio constat de non supernaturalitate non è quella della Congregazione per la Dottrina della Fede. Negli anni a seguire, si succedono varie consultazioni tra l’allora Congregazione per la Dottrina della Fede e la nuova Conferenza Episcopale di Bosnia ed Erzegovina in merito a un nuovo esame dell’intera documentazione. La Conferenza Episcopale di Bosnia ed Erzegovina, tuttavia, dichiara di non essere in grado di intraprendere un nuovo esame né lo giudica opportuno.
Il punto di svolta arriva nel gennaio del 2008, quando Benedetto XVI decide di istituire una Commissione internazionale per valutare i presunti fenomeni soprannaturali di Medjugorje. presidente di tale Commissione è il cardinale Camillo Ruini. Nel gennaio del 2014, dopo circa sei anni di lavori, la Commissione internazionale emette il proprio giudizio. Le conclusioni della Commissione Ruini non vengono resi noti, e questo a motivo di un’esplicita richiesta dell’allora Congregazione per la Dottrina della Fede.
Quest’ultima, negli anni successivi, predispone una serie di approfondimenti dell’intera vicenda relativa a Medjugorje. Si chiede il parere di due esperti che giungono a risultati assai diversi rispetto a quelli della Commissione Ruini. Nel dicembre del 2015, ricevuta tutta la documentazione, Papa Francesco avoca a sé ogni decisione su Medjugorje. Successivamente, l’11 febbraio del 2017, Papa Francesco nomina monsignor Henryk Hoser Inviato Speciale della Santa Sede per esaminare la situazione pastorale a Medjugorje, mentre il 14 gennaio del 2019 viene resa pubblica una disposizione del Pontefice, secondo la quale "è possibile organizzare pellegrinaggi a Medjugorje, sempre che si abbia cura di evitare che siano interpretati come una autenticazione degli avvenimenti".
Il 27 dicembre 2021, Francesco nomina mons. Aldo Cavalli come nuovo Visitatore apostolico a carattere speciale per la Parrocchia di Medjugorje. Cavalli succede al polacco mons. Henryk Hoser, morto il 13 agosto di quell’anno.
Cronaca
Allerta meteo rossa oggi in Lombardia, pioggia al Nord e...
Bergamo e Lecco chiudono le scuole superiori
Il maltempo torna oggi sull'Italia, con pioggia e vento, e scatta l'allerta meteo rossa in Lombardia con scuole superiori chiuse a Lecco e Bergamo. La giornata del 10 ottobre sarà caratterizzata dalla seconda perturbazione in pochi giorni, legata agli effetti dell'uragano Kirk che conclude il suo percorso tra Francia e Germania.
La pioggia sarà protagonista sin dalla mattina, con precipitazioni su Lombardia e Liguria. Con il passare delle ore, il maltempo si sposterà verso est - su Veneto e Friuli Venezia Giulia - e poi a Sud, in particolare su Emilia Romagna e Toscana, con qualche effetto su Lazio e Umbria. Sulle regioni adriatiche, vento e mare mosso. A sud, temperature in salita con valori quasi estivi. L'Italia, insomma, sembra divisa in due parti.
Allerta rossa in Lombardia
La Protezione Civile, in un questo quadro meteo, fa scattare l'allerta rossa per rischio idraulico e rischio idrogeologico su settori della Lombardia (Valchiavenna, Media-bassa Valtellina, Valcamonica, Lario e Prealpi occidentali, Orobie bergamasche).
Allerta arancione su parte della stessa regione e su tutto il Trentino Alto Adige. Valutata inoltre allerta gialla sull'intero territorio di Friuli Venezia Giulia, Veneto, Liguria e su bacini di Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana e Umbria.
Rischio idraulico arancione per Emilia Romagna (Pianura reggiana, Pianura modenese, Pianura reggiana di Po), Lombardia (Alta pianura orientale, Pianura centrale, Laghi e Prealpi orientali), Trentino Alto Adige (Provincia Autonoma di Trento) e Veneto (Adige-Garda e monti Lessini).
Bergamo e Lecco, quali scuole chiudono
Le condizioni meteo inducono Bergamo e Lecco a chiudere le scuole superiori. La sindaca di Bergamo, Elena Carnevali, ha disposto la chiusura sulla base della nota del prefetto, a seguito della riunione del Comitato di coordinamento soccorso della Prefettura con tutte le componenti del sistema di protezione civile convocata nella serata di oggi.
La situazione meteorologica potrebbe, infatti, presentare scenari di rischio di notevole intensità con il rischio, sulle Orobie Bergamasche, di 120/160 mm di pioggia che potrebbero provocare frane e l'esondazione dei fiumi Serio e Brembo già in sofferenza per le precipitazioni avvenute in questi giorni. La misura non riguarda le altre strutture scolastiche cittadine, quali le scuole dell'infanzia, primarie e secondarie di primo grado.
A Lecco la Prefettura del capoluogo ha disposto "la sospensione dell'attività didattica degli istituti superiori, sia pubblici che privati, e dei centri di formazione professionale, insistenti nei territori dei Comuni della provincia".
Cronaca
Cibo e intossicazioni, cosa si rischia dai funghi alle...
Sos dei tossicologi: ecco i rischi tra conservanti, pesticidi e additivi
Conservanti, pesticidi, additivi: dei rischi legati alla presenza nella catena alimentare e produttiva di queste sostanze si è discusso in questi giorni all'interno del G7 Salute di Ancona, durante la tavola rotonda 'Sicurezza alimentare' organizzata dalla Società italiana di tossicologia (Sitox). L'evento, parte del calendario di 'Extra G7 Salute', è stato moderato dal presidente nazionale di Sitox, Orazio Cantoni, e ha visto la partecipazione di illustri esperti del settore. Cantoni ha sottolineato l'importanza di garantire una corretta informazione e protezione del consumatore: "Abbiamo analizzato i rischi connessi non solo alle sostanze presenti negli alimenti - ha detto - ma anche a fenomeni di sofisticazione alimentare e frodi, illustrando come la scienza può aiutare a prevenire e individuare questi rischi, proteggendo la fiducia dei consumatori".
Uno dei temi centrali della tavola rotonda è stato il dibattito sull'uso del glifosato, un erbicida largamente utilizzato in agricoltura, divenuto esempio emblematico di cattiva informazione. Contrariamente alle preoccupazioni sollevate da alcune agenzie - riporta una nota - come l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc), che lo hanno classificato come potenzialmente cancerogeno, diversi enti regolatori internazionali, come l'Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare) e l'Epa (Environmental Protection Agency) negli Stati Uniti, hanno ribadito che il glifosato non rappresenta un rischio significativo per la salute umana, se utilizzato nelle giuste dosi. Gli esperti hanno sottolineato che la sicurezza del glifosato è garantita quando rispettate le quantità prescritte dalle normative vigenti.
"Le dosi autorizzate sono frutto di un'attenta valutazione scientifica, volta a limitare al massimo l'esposizione della popolazione. Come accade per altre sostanze - ha spiegato Corrado Galli, past president Sitox - è la dose che determina la tossicità: livelli troppo alti potrebbero essere pericolosi, ma alle dosi comunemente utilizzate in agricoltura il glifosato non presenta rischi significativi per la salute. Studi approfonditi, come l'Agricultural Health Study, hanno dimostrato che non esiste un legame tra l'uso del glifosato da parte degli agricoltori e un aumento del rischio di tumori. E' stato altresì ribadito che il controllo delle infestanti attraverso l'uso di erbicidi come il glifosato contribuisce a mantenere alte le rese agricole, evitando tecniche più invasive e meno sostenibili per l'ambiente".
I rischi di intossicazione
Nella seconda parte della tavola rotonda, il focus si è spostato sulla sicurezza degli alimenti consumati e sui rischi di intossicazioni alimentari. Carlo A. Locatelli, direttore del Centro antiveleni Irccs Maugeri Pavia e membro Sitox, ha sottolineato come il centro riceva 105mila richieste di consulenza all'anno, pari a circa 200 al giorno. "Quello dei funghi - ha evidenziato - è l'esempio 'stagionale' perfetto per far capire come riusciamo ad intossicarci senza bisogno di acquistare alimenti contaminati al supermercato. Ma è capitato anche di trovare alcaloidi tropanici negli spinaci, dovuti alla contaminazione con stramonio, finito per errore nella catena di produzione. Anche i piselli occasionalmente risultano contaminati da sostanze pericolose". Locatelli ha anche parlato delle insidie rappresentate dalle piante velenose, spesso confuse con quelle commestibili: "Il colchico autunnale, o falso zafferano, è un fiore bellissimo ma estremamente velenoso, e ci sono stati casi di persone che lo hanno usato per cucinare, con esiti purtroppo mortali. Simili errori - ha avvertito l'esperto - capitano anche con la mandragora, raccolta per sbaglio e ingerita". Inoltre, il professore ha ricordato il rischio rappresentato dalle conserve casalinghe: "Ogni anno si verificano decine di casi di intossicazione da botulino, direi almeno una cinquantina, legati proprio a prodotti fatti in casa".
Gli esperti hanno poi rimarcato l'importanza di scegliere alimenti di stagione e poco processati. "E' fondamentale che i consumatori prestino attenzione alla stagionalità dei prodotti, scegliendo frutta e verdura di stagione, che offre il massimo in termini di freschezza e nutrienti, riducendo anche i rischi legati alla conservazione prolungata. Inoltre, gli alimenti poco processati sono una scelta sicura per limitare l'esposizione a conservanti e altre sostanze chimiche che possono aumentare i rischi per la salute".
Tra i relatori della giornata il Capitano Alfredo Russo, Comandante del nucleo Nas di Ancona; Andrea Terron, Senior scientific officer di Efsa, e Antonio Iaderosa, Capo Compartimento Centro Repressioni e Frodi Marche/Emilia-Romagna, con un focus su come proteggere il mercato alimentare dalle frodi e garantire la sicurezza dei consumatori, dimostrando ancora una volta l'importanza di un approccio scientifico rigoroso per la tutela della salute pubblica. "In Italia - hanno assicurato - i controlli sugli alimenti sono una cosa seria, l'organizzazione è eccezionale. Gli alimenti sono sottoposti a rigorose verifiche e i ritiri scattano immediatamente appena viene identificato un rischio".
Cronaca
Sicurezza, Gsa: “Sciopero Filt-Cgil flop clamoroso,...
"Gsa Gruppo Servizi Associati, leader in Italia e primario operatore in Europa nel campo della sicurezza e prevenzione antincendio, dopo lo sciopero organizzato per lunedì 7 ottobre dalle 19 alle 21, conferma che l’astensione dal lavoro indetta dalla Filt Cgil è del tutto pretestuosa, anche tenendo in considerazione la natura del lavoro svolto da Gsa che è di pubblica utilità, a tutela della sicurezza delle infrastrutture e a garanzia della salute degli utenti e degli stessi lavoratori. Un’astensione, insomma, volta più a (tentare di) assicurare a sé stessa una posizione privilegiata nelle relazioni sindacali con l’Azienda, che a farsi portavoce delle esigenze dei lavoratori. Prova ne è che la stessa FILT insiste nel proclamare astensioni dal lavoro senza preoccuparsi di assicurare alcuna continuità ai servizi essenziali erogati dalla Società, e senza di fatto curarsi delle conseguenze che si ripercuotono, in ultima analisi, sulla sicurezza delle infrastrutture, sulla salute degli utenti e degli stessi lavoratori che si arroga il diritto di rappresentare in toto". Così la stessa Gsa in un comunicato.
"Il contratto collettivo applicato da Gsa, 'Sorveglianza antincendio' infatti, disciplina l’esercizio del diritto di sciopero nelle forme dello 'sciopero virtuale', alla pari di quanto accade per i Vigili del Fuoco e molte altre categorie analoghe, e ciò proprio al fine di bilanciare l’esigenza di dare continuità alla prevenzione e soccorso antincendio, servizio pubblico essenziale, con il diritto di sciopero. È anche, e anzi, soprattutto per questo - prosegue la nota Gsa - che Filt Cgil vorrebbe abbattere il Ccnl Anisa-Confindustria 'Sorveglianza antincendio', ricercando d’imperio l’applicazione di un proprio, minoritario, Contratto Collettivo, dedicato agli operatori antincendio portuali. Il lavoro svolto dagli operatori antincendio di GSA ha invece carattere di servizio di pubblica utilità ed è volto a garantire la salute e la sicurezza degli utenti e dei lavoratori, assolvendo all’obbligo di legge che tutti i presidi siano sempre gestiti e monitorati in continuità rispetto a specifiche vigenze normative. Per questo motivo gli scioperi proclamati il 7 ottobre da Filt CGIL, come quello del 16 settembre, che ha registrato la partecipazione di appena qualche lavoratore, in numero complessivo inferiore a 10 su 2.500 potenzialmente interessati, sono da considerarsi disallineati rispetto alla vigente normativa ed espongono i lavoratori stessi a possibili conseguenze sul piano disciplinare oltre a porre a rischio la continuità di servizi strategici per la collettività, ossia non solo Strade e Autostrade, ma anche Ospedali, Elisuperfici del 118, Stazioni Ferroviarie, luoghi di pubblico spettacolo, ecc".
"Irricevibili quindi - per Gsa - le richieste della Filt Cgil, sigla quest’ultima che dovrebbe tra l’altro svolgere la propria attività esclusivamente a supporto dei lavoratori che prestano servizio nel settore dei trasporti e che per l’appunto, come detto, è firmataria di un Ccnl che regolamenta le attività di Guardie ai Fuochi portuali di poche centinaia di lavoratori impiegati esclusivamente nei porti e dipendenti da operatori che svolgono il servizio a tariffe spesso elevatissime, imposte dalle locali capitanerie, sovente in regime di assoluto monopolio. Il mercato pubblico dei servizi antincendio è invece rigidamente ancorato alle regole dal Codice degli Appalti, improntate sulla massima concorrenza tra numerose imprese italiane ed europee. L’attività della Filt Cgil è inoltre volta a indirizzare la vertenza con modalità a dir poco incomprensibili, puntando l’indice e proclamando scioperi, ma esclusivamente nei confronti di GSA. E ignorando totalmente le altre aziende del settore che applicano però il medesimo CCNL. Addirittura su lotti diversi degli stessi appalti in corso. Una vicenda che va avanti con le stesse scomposte modalità da più di tre anni: insomma un attacco frontale ad una sola azienda, completamente fuori dalle regole della contrattazione e delle corrette relazioni industriali".
"Anche la Commissione di Garanzia dell’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali - prosegue la nota di Gsa - nella nota prot. 0012674 del 04/10/2024 ha stigmatizzato la condotta di Filt Cgil con riferimento alle necessità di assicurare, nel corso della stessa, l’impiego di un numero elevato di risorse che garantiscano la massima continuità al servizio fornito. La Commissione stessa ha infatti affermato, con riferimento non solo al Settore Strade e Autostrade caratterizzate da una specifica regolamentazione definita dalla Ansfisa (l’Agenzia per la Sicurezza del Ministero delle Infrastrutture) e dalla Commissione Permanente Gallerie, 'la necessità di garantire, anche per i settori del trasporto ferroviario e del servizio sanitario nazionale, elevate soglie di servizi minimi dirette a cautelare i rischi a carico della sicurezza degli utenti dei servizi finali rispetto ai quali le attività di sorveglianza antincendio sono concretamente strumentali'. Tutto ciò, ad oggi, viene svolto dalla sola Gsa - si legge - perché la verità è che Filt Cgil, sempre pronta a proclamare scioperi, si rivela assai meno reattiva e poco incline al dialogo quando si tratta di sedersi al tavolo per istituire dei Presidi che, durante le molteplici astensioni collettive, sappiano garantire l’integrale continuità del servizio a beneficio della sicurezza e dell’incolumità di tutti, anche degli stessi lavoratori che Filt vorrebbe rappresentare".
"Nella precedente nota prot. 12188 del 26/09/2024 la medesima Commissione ha altresì ribadito che 'l’impresa interessata dall’astensione collettiva esercita l’attività strumentale ad una pluralità di servizi pubblici essenziali o meglio, concorre all’erogazione, in sicurezza, di una pluralità di servizi pubblici essenziali finali, quali la circolazione autostradale, il trasporto ferroviario ed il servizio sanitario'. Ciò a dire, ribadisce l’Amministratore Delegato Antonio Musacchio, 'la sicurezza non ammette sconti e non ha quindi senso parlare di contingenti minimi quando è in gioco la vita delle persone: tali contingenti minimi sono infatti dettati da precise norme e non sono comprimibili a danno della sicurezza e salute del cittadino'. A ciò si aggiunga, prosegue Musacchio, che 'il sindacato Filt Cgil che ha proclamato lo sciopero del 7 ottobre e dello scorso 16 settembre non è il sindacato di riferimento, perché non è firmatario del Ccnl Sorveglianza Antincendio Anisa Confindustria, vale a dire il Contratto maggiormente rappresentativo del settore'".
Secondo Gsa, "la Filt Cgil sta operando, quindi, al di fuori delle normali regole della rappresentatività, pretendendo di intervenire al di fuori delle regole in ambito di una contrattazione collettiva non sottoscritta dalla stessa. Il Ccnl 'Sorveglianza Antincendio', infatti, viene applicato a migliaia di lavoratori e da tutte le aziende appartenenti al settore in cui opera Gsa, racchiudendo in sé caratteristiche contrattuali specifiche, specialistiche ed afferenti le attività effettivamente svolte dalle imprese esecutrici appalti in sede civile e terrestre specialmente come, ad esempio, in ospedali, infrastrutture di trasporto, enti fieristici, oil and gas, grande distribuzione organizzata e in genere nelle attività ad alto rischio, porti inclusi. Ed ancora tutta la copiosa giurisprudenza amministrativa degli ultimi 15 anni conclama che il Ccnl 'Sorveglianza Antincendio' è il cd contratto di punta del settore ed il maggiormente rappresentativo. In ottica di tutela per i propri lavoratori, la Società informa che Anisa sta comunque già negoziando con il sindacato firmatario il rinnovo del contratto collettivo 'Sorveglianza antincendio' Anisa Confindustria, in scadenza nel 2025 che riserverà senz’altro miglioramenti. Gsa ribadisce quindi che, nell’ambito della suddetta trattativa condotta in seno alla propria associazione di categoria aderente a Confindustria, farà il massimo sforzo possibile per venire incontro alle esigenze dei lavoratori, confidando - conclude la nota - che questa soluzione possa trovare, al più presto, il più ampio consenso di tutte le parti sociali, con coscienza del mercato e delle regole dello stesso".