La sfida demografica secondo Orsini: un’emergenza per il futuro dell’Italia
La sfida demografica non può essere rimandata. Lo ha sostenuto con chiarezza, durante l’Assemblea di Confindustria 2024, il presidente Emanuele Orsini che ha posto l’accento su una delle questioni più critiche per il futuro dell’Italia: l’emergenza che la denatalità sta creando nel nostro Paese.
In un discorso che ha toccato temi economici e industriali di rilevanza globale, Orsini ha sottolineato come l’invecchiamento della popolazione e il basso tasso di natalità rappresentino una minaccia per la competitività e la stabilità nazionale.
“L’Italia sta affrontando un enorme deficit demografico”, ha affermato Orsini, spiegando come la diminuzione della popolazione attiva stia già avendo un impatto negativo su settori cruciali, frenando lo sviluppo industriale e aggravando la situazione economica, specialmente nel Mezzogiorno. Senza interventi strutturali, il trend non potrà che peggiorare, mettendo a rischio la sostenibilità del sistema sociale e produttivo.
Il nodo della natalità e le migrazioni regolari
Orsini ha sottolineato che uno dei maggiori problemi legati alla questione demografica è il basso tasso di natalità. Per far fronte a questa emergenza, ha proposto interventi volti a favorire la crescita della popolazione giovane, evidenziando che la scarsa attrattività del Paese per le professioni qualificate sta spingendo molti giovani laureati a cercare opportunità all’estero. “Vogliamo riportare a casa i nostri giovani“, ha detto il presidente, facendo riferimento alla necessità di trattenere i talenti italiani, così come di attrarre giovani professionisti stranieri.
Un altro aspetto affrontato è stato il tema dei flussi migratori regolari, che Orsini vede come una parte fondamentale della soluzione. La migrazione può colmare il divario tra domanda e offerta di lavoro in settori in cui le imprese italiane faticano a trovare manodopera qualificata. Per questo, è necessaria una riflessione più ampia sulla gestione delle migrazioni, sia in termini di formazione che di inclusione nel mercato del lavoro.
L’impatto sul sistema economico e sociale
L’invecchiamento della popolazione non solo riduce la forza lavoro disponibile, ma aumenta anche la pressione sui sistemi di welfare e sanità pubblica. La crescita della popolazione anziana richiede un adeguamento delle infrastrutture sociali e sanitarie, e Orsini ha invitato le istituzioni e il governo a elaborare politiche di lungo termine che possano affrontare questa sfida complessa.
Inoltre, Orsini ha ricordato che il declino demografico va di pari passo con la crisi del mercato immobiliare e dell’occupazione giovanile. Una delle iniziative proposte, il Piano Straordinario di Edilizia per i lavoratori neoassunti, mira a risolvere uno dei problemi centrali per i giovani: la difficoltà di accedere a una casa a prezzi accessibili. Questo piano, accolto positivamente dal governo, dovrebbe contribuire a creare le condizioni necessarie per incentivare la natalità e garantire un futuro più stabile alle nuove generazioni.
Il discorso di Orsini ha lanciato un chiaro segnale: l’Italia non può permettersi di ignorare la questione demografica. Solo attraverso politiche di sostegno alla natalità, una gestione efficace delle migrazioni e un rinnovato impegno per attrarre e trattenere i giovani talenti, il Paese potrà garantire un futuro prospero e competitivo. La demografia, ha concluso Orsini, non è solo una questione numerica, ma un tassello fondamentale per la crescita economica e sociale dell’Italia

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Cosa succede quando San Valentino incontra Sanremo?


Sanremo non è soltanto un festival musicale: è un caleidoscopio di emozioni, una vetrina in cui l’arte del canto si intreccia con il sentimento e, spesso, con l’amore. In 75 edizioni, Sanremo 2025 è la sesta che incrocia il Giorno degli innamorati. Prima di oggi, questa coincidenza si era verificata solo nel 1984, nel 1991, nel 1996, nel 2002 e nell’edizione del 2015, l’unica in cui il giorno di San Valentino è coinciso con la finale del Festival.
Oggi, la festa degli innamorati coincide con il giorno dei duetti sul palco dell’Ariston. E quale miglior modo delle canzoni sanremesi per celebrare un altro duetto, quello con i partner?
Sanremo, il Festival dell’amore
Dal 1951, Sanremo ha rappresentato il palcoscenico delle nuove tendenze musicali italiane, e sin dall’inizio il tema dell’amore ha avuto un ruolo centrale. Anche se le prime edizioni erano caratterizzate da sonorità e testi che, a volte, trattavano l’amore in modo idealizzato o simbolico, quelle canzoni gettarono le basi per un dialogo continuo tra la canzone e il sentimento. Le prime proposte, spesso intrecciate a metafore e allegorie, davano voce a un’Italia che si riscopriva e si reinventava attraverso il linguaggio musicale.
Nel corso dei decenni, il festival ha visto vincere numerose canzoni d’amore che hanno segnato la memoria collettiva. Alcuni sono diventati veri e propri inni generazionali, tra cui:
- “Non ho l’età” (1964) – la canzone che lanciò Gigliola Cinquetti verso il successo internazionale a soli 17 anni appena compiuti (è nata il 20 dicembre 1947). Il brano incarna un sentimento puro e sincero, quello dell’amore giovanile che, nonostante le limitazioni dell’età, sfida le convenzioni;
- “Perdere l’amore” (1988) – capolavoro di Massimo Ranieri, una ballata struggente che ha saputo catturare l’intensità e la fragilità dell’amore, diventando una delle canzoni più emblematiche del festival e aggiudicandosi il primo posto nella competizione canora;
- “Almeno tu nell’universo” (1989) – la voce di Mia Martini ha trasformato questo brano in un inno di speranza e resilienza, celebrando l’unicità di un amore autentico in un mondo in continuo cambiamento;
- “La solitudine” (1993) – Laura Pausini ha parlato della solitudine che si prova quando la persona amata è lontana da noi e la relazione è vicino alla rottura. A soli 19 anni, la cantante romagnola ha confezionato un classico intramontabile della musica italiana. “La solitudine” trionfò nella sezione “Novità” del Festival.
Questi brani, come tanti altri brani sanremesi, non sono soltanto canzoni; sono racconti, testimonianze di un sentimento che ha il potere di unire diverse generazioni. Attraverso le loro note e parole, si riflette il volto dell’Italia, capace di esprimere emozioni complesse con una semplicità disarmante.
10 frasi d’amore da Sanremo
Come per le canzoni, fare una cernita delle migliori frasi d’amore intonate sul palco dell’Ariston è una sfida degna del miglior James Bond. Qui 10 citazioni sanremesi con cui sorprendere il partner, un elenco modellabile in base alle proprie preferenze:
- “E grazie ancor, che in questo giorno tu m’hai ricordato. Ma se l’amore nostro s’è perduto, perché vuoi tormentare il nostro cuor?” – Grazie dei fiori, Nilla Pizzi, 1951 (canzone vincitrice del primo Festival della canzone italiana);
- “La senti questa voce? Chi canta è il mio cuore, amore, amore, amore è quello che so dire ma tu mi capirai” – La prima cosa bella, Nicola di Bari con i Ricchi e Poveri, Sanremo 1970;
- “È un’emozione che cresce piano, stringimi forte e stammi più vicino, se ci sto bene, sarà perché ti amo” – Sarà perché ti amo, Ricchi e Poveri, Sanremo 1981;
- “Lasciami gridare, rinnegare il cielo, prendere a sassate tutti i sogni ancora in volo, li farò cadere ad uno ad uno, spezzerò le ali del destino e ti avrò vicino” – Perdere l’amore, Massimo Ranieri, 1988;
- “Dimmi che per sempre sarai sincero e che mi amerai davvero” – Almeno tu nell’universo, Mia Martini, Sanremo 1989;
- “La solitudine tra noi, questo silenzio dentro me, è l’inquietudine di vivere la vita senza te” – La solitudine, Laura Pausini, Sanremo 1993;
- “Mi manca da spezzare il fiato fa male e non lo sa che non mi è mai passata” – Laura non c’è, Nek, Sanremo 1996 (questa è più utile per cercare di recuperare un amore);
- “E senza pietà io ti amerò con tutto questo amore mio e senza pietà diventerò una fonte, nel deserto ti disseterò” – Senza pietà, Anna Oxa, Sanremo 1999;
- “E mentre il mondo cade a pezzi, io compongo nuovi spazi e desideri che appartengono anche a te, che da sempre sei per me l’essenziale” – L’essenziale, Marco Mengoni, Sanremo 2013;
- “E ti vorrei amare, ma sbaglio sempre e ti vorrei rubare un cielo di perle” – Brividi, Mahmood e Blanco, Sanremo 2022.
L’elenco potrebbe essere infinito. D’altronde, anche se in Italia ci sono sempre più single, le canzoni d’amore restano un pilastro della nostra cultura.
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San Valentino, cosa pensa la Gen Z dell’amore? Solo il 47%...


Oggi, 14 febbraio, mentre il mondo celebra l’amore e le sue mille sfumature, la riflessione su temi cruciali legati alla sessualità giovanile si fa più che mai urgente. La giornata di San Valentino, infatti, offre lo spunto ideale per interrogarsi su come gli adolescenti vivano la sfera affettiva e sessuale oggi, tra nuove opportunità, sfide digitali e vecchie resistenze sociali. In un contesto in cui i giovani si trovano a fare i conti con stereotipi, discriminazioni e una scarsa educazione sessuale, le risposte non sono sempre chiare. Un’indagine realizzata da Save the Children in collaborazione con Ipsos, nell’ambito della ricerca “L’educazione affettiva e sessuale in adolescenza: a che punto siamo?” ci fornisce un’istantanea significativa della realtà che i ragazzi vivono, tra speranze, insicurezze e l’evidente distanza tra percezione e informazione.
Discriminazioni e body shaming
C’è una faccia nascosta dell’adolescenza che non tutti vogliono vedere: il 26% degli adolescenti tra i 14 e i 18 anni ritiene che discriminazioni legate all’orientamento sessuale o all’identità di genere siano una realtà frequente, mentre il 22% si confronta quotidianamente con discriminazioni sessiste. E non finisce qui: più di un ragazzo su tre (il 35%) ha assistito o subito episodi di body shaming, un fenomeno che trova terreno fertile in una società sempre più ossessionata dall’immagine e dalla perfezione fisica. Non è una sorpresa, quindi, che la sessualità, intesa non solo come pratica ma anche come identità, diventi un campo minato per tanti adolescenti.
Questi numeri, che descrivono un clima di paura e incertezza, sono segnali di un disagio che cresce tra le giovani generazioni, un disagio che trova riscontro anche in altre aree della ricerca. La ricerca di Save the Children, infatti, evidenzia come molti adolescenti siano spinti a intraprendere esperienze sessuali per conformarsi alle aspettative sociali, come nel caso del 16% di intervistati che ha avuto un rapporto per non sentirsi “diverso” e il 9% che ha ceduto sotto le pressioni del partner. Ma se già i numeri legati alla pressione sociale sulle scelte sessuali sono preoccupanti, lo sono ancora di più quelli relativi al fatto che ben l’82% dei ragazzi non ha mai fatto un test HIV e solo il 12% è mai stato in un consultorio. Eppure, è proprio la mancanza di educazione sessuale adeguata, che rimane un tema tabù in molte famiglie e scuole, a rendere i giovani più vulnerabili a scelte rischiose e poco consapevoli.
L’era digitale e il suo impatto sui giovani
Se il corpo diventa il bersaglio di giudizi severi e discriminatori, la mente dei ragazzi è sempre più influenzata dalle immagini che popolano la rete. I dati dell’indagine parlano chiaro: il 24% degli adolescenti intervistati considera la pornografia una rappresentazione realistica dell’atto sessuale, mentre il 17% ritiene che l’autoproduzione di materiale pornografico possa essere una soluzione a necessità economiche. In un contesto in cui la pornografia è facilmente accessibile, il confine tra realtà e finzione si fa sempre più labile. Ma la cosa che preoccupa maggiormente è l’idea che molti ragazzi crescano con convinzioni errate sul sesso, come se fosse qualcosa di esclusivamente fisico e non un’esperienza emotiva e relazionale. In un’epoca in cui la pornografia è un fenomeno di massa, l’educazione affettiva e sessuale sembra essere sempre più un’urgenza.
E non è solo la pornografia a configurarsi come una forma di disinformazione. Il 47% degli adolescenti consulta principalmente internet per informarsi sulle pratiche sessuali, mentre il 57% si rivolge ai siti web per capire come prevenire le infezioni sessualmente trasmissibili (IST). Un’informazione che, purtroppo, non sempre è veritiera o completa, e che alimenta una cultura del “tutto è possibile” senza il giusto filtro critico. Il 12% dei ragazzi crede che il sesso online abbia lo stesso valore di quello dal vivo, alimentando così una percezione distorta e riduttiva dell’intimità.
C’è, quindi, un abisso tra il sapere acquisito attraverso il web e la realtà delle esperienze sessuali vissute, un gap che i giovani cercano di colmare in autonomia, senza l’aiuto di esperti e senza un percorso di educazione solido che dia loro gli strumenti per affrontare in modo consapevole e sicuro la sessualità. Questo può facilmente tradursi in comportamenti a rischio, come nel caso del 66% degli adolescenti che ritiene che le ragazze siano più inclini ad avere esperienze sessuali dopo aver bevuto alcolici (binge drinking), o il 69% che pensa che molte ragazze subiscano pressioni dal partner per fare sesso senza protezione.
La sfida dell’educazione sessuale
Secondo i dati dell’indagine, solo il 47% degli adolescenti ha ricevuto un’educazione sessuale a scuola. E la situazione è ancora più grave nelle regioni del Sud e delle Isole, dove la percentuale scende al 37%. Un dato allarmante, che dimostra come, in un’epoca di cambiamenti rapidi e di sfide digitali, la scuola non riesca ancora a rispondere alle necessità dei ragazzi in tema di educazione sessuale e affettiva. Un gap che, secondo Giorgia D’Errico, direttrice delle Relazioni Istituzionali di Save the Children, rischia di avere conseguenze devastanti sul futuro delle nuove generazioni, che si trovano a crescere con una formazione incompleta su temi fondamentali come il consenso, il rispetto, e la prevenzione della violenza.
Eppure, una speranza c’è. Più di un genitore su due si sente a proprio agio a parlare di sessualità con i propri figli, e il 75% ritiene che sia necessario affrontare questi temi con naturalezza e senza imbarazzi. Ma anche in questo caso, la carenza di strumenti adeguati a livello educativo e di informazione è evidente. L’educazione affettiva e sessuale, infatti, deve andare oltre il semplice nozionismo e deve essere in grado di affrontare anche la sfera emotiva, relazionale e digitale, aspetti fondamentali in un mondo sempre più interconnesso e complesso.
In questa sfida, il digitale gioca sicuramente un ruolo ambiguo: se da un lato offre la possibilità di accedere a informazioni e risorse in tempo reale, dall’altro rischia di confondere e disorientare i ragazzi, privandoli di un confronto reale e di una guida sicura.
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Sanremo 2025, Bianca Balti incanta con il suo inno alla vita


Il Festival di Sanremo ha sempre avuto i suoi momenti iconici, ma quello che Bianca Balti ha regalato al pubblico dell’Ariston, nella seconda serata dell’edizione 2025, rimarrà inciso nella storia. Non era solo la sua bellezza a colpire – quella, dopotutto, è sempre stata un dato di fatto –, ma la luce con cui la co-conduttrice illuminava il palco, una luce che non aveva nulla a che fare con i riflettori. Era la luce della consapevolezza, del coraggio, della voglia di vivere.
Bianca con eleganza e determinazione, ha ribaltato la narrazione della malattia per trasformarla in un inno alla vita. “Io non vengo a fare la malata di cancro”, aveva detto a Carlo Conti prima di salire sul palco. E così ha fatto: ha brillato, ha emozionato, ha incantato. Non con un monologo strappalacrime, ma con la potenza di un sorriso e la fierezza di chi si rifiuta di lasciarsi definire dalla malattia.
Il coraggio di mostrarsi senza filtri
Se il Festival di Sanremo è il tempio del glamour e della perfezione estetica, Bianca Balti ha scelto di rompere ogni schema. Nella storia del festival, mai un co-conduttore si era presentato sul palco con la testa rasata a causa della chemioterapia. Ma lei, con la sua presenza magnetica, ha trasformato quello che per molti è un simbolo di fragilità in un’arma di forza.
Balti è apparsa radiosa, sfoggiando quattro cambi d’abito straordinari, dal chiffon azzurro polvere di Valentino al Cavalli d’archivio, con oblò che lasciava intravedere le cicatrici dell’intervento, mostrandosi come mai nessuna prima di lei. E nel farlo, ha ridefinito il concetto stesso di femminilità e forza. “Chi sta vivendo questa situazione vuole vedere gioia”, ha detto. E così ha fatto: ha ballato, ha scherzato con Cristiano Malgioglio, ha illuminato l’Ariston con la sua energia.
La forza di una rinascita
La sua storia è un viaggio tra fragilità e potenza. Prima di ammalarsi, Bianca Balti era una delle top model italiane più richieste. Ma con la diagnosi di cancro ovarico, tutto è cambiato: “I brand hanno smesso di considerarmi una persona con cui lavorare. Oltre a mandarmi fiori e biglietti d’auguri, non mi chiamavano più”. Ma lei, invece di farsi schiacciare, ha trovato una nuova strada: ha deciso di essere se stessa senza vergogna, di mostrare il suo valore al di là dei canoni imposti dalla moda.
Sanremo è stata l’occasione per gridarlo al mondo: la sua presenza sul palco non è stata solo una celebrazione della bellezza, ma della resilienza. Un messaggio di speranza, non solo per chi combatte la stessa battaglia, ma per chiunque si trovi di fronte a un ostacolo apparentemente insormontabile.
Bianca Balti non si è mai lasciata ingabbiare dalle definizioni. E se un tempo il suo nome era sinonimo di passerelle e copertine patinate, oggi è il simbolo di una nuova femminilità: autentica, coraggiosa, senza filtri. “Ciò che non mi ha ucciso mi ha fatto amare molto di più la vita”, ha scritto sui social, ripercorrendo il suo percorso dalla scoperta della malattia all’ultima infusione di chemioterapia.
Non è stata una vittoria facile. Dall’8 settembre 2024, giorno della diagnosi, fino al 27 gennaio, data dell’ultima chemio, ha vissuto momenti difficili, ma anche incredibilmente pieni. “Una condanna a morte”, l’aveva definita in un primo momento. Ma poi, qualcosa dentro di lei si è acceso. “Mi sono sentita viva come sempre. Tutto ha iniziato ad avere il sapore di una vera benedizione”. Ed è proprio questo il messaggio che ha portato a Sanremo: la malattia non definisce chi siamo. La vita, con tutte le sue sfide e le sue cicatrici, va celebrata. Sempre.