Il decreto del presidente in un momento cruciale della guerra in Ucraina
Vladimir Putin allarga l'esercito della Russia. Il presidente ha ordinato l'ampliamento dei ranghi con l'aggiunta di altri 180mila uomini. Si tratta del terzo provvedimento di questo tipo dall'inizio della guerra contro l'Ucraina, iniziata oltre 900 giorni fa.
Con il decreto varato dal leader del Cremlino, il personale militare della Russia arriverà a comprendere 2,4 milioni di elementi: di questi, 1,5 milioni saranno soldati. L'iter si completerà entro la fine dell'anno, quando i nuovi ingressi diventeranno effettivi.
La nuova svolta
La nuova svolta di Putin arriva in un momento cruciale del conflitto. L'Ucraina, da oltre un mese, ha invaso la regione russa di Kursk, arrivando a controllare circa 1200 km quadrati. Mosca, per la prima volta dalla Seconda Guerra Mondiale, deve fare i conti con un'incursione nel proprio territorio nazionale.
Le forze armate russe negli ultimi giorni hanno intensificato le operazioni per cercare di spingere gli ucraini al di à del confine e contemporaneamente continuano a premere nel Donetsk, l'altro fronte caldissimo della guerra.
Sullo sfondo, l'ipotesi del via libera che consentirebbe all'Ucraina di utilizzare le armi a lungo raggio messe a disposizione dai partner occidentali. Stati Uniti e Regno Unito, in primis, potrebbero autorizzare Kiev a lanciare missili Atacms e Storm Shadow contro obiettivi militari in Russia: in questo modo, le forze armate ucraine potrebbero puntare a basi distanti quasi 250 km e costringere Mosca a modificare schieramenti e strategie.
Gli altri decreti di Putin
Dal 2022, Putin ha ordinato per altre due volte l'ampliamento degli organici militari, varando provvedimenti che si sono aggiunti alle mobilitazioni di riservisti e coscritti, i soldati di leva che in teoria non dovrebbero essere impiegati in operazioni al fronte. Invece, proprio i coscritti si sono trovati a fronteggiare - con pessimi risultati - la spallata ucraina al confine: a centinaia sono stati catturati prigionieri.
Ad agosto 2022, Putin ha annunciato l'ingresso di altri 137mila soldati nelle forze armate a partire dall'inizio dell'anno successivo. Poche settimane più tardi, dopo una sorprendente controffensiva ucraina che ha portato alla liberazione della regione di Kharkiv, il leader del Cremlino ha disposto una mobilitazione parziale, che ha coinvolto i cittadini con precedente esperienza militare.
Se la mobilitazione è stata congelata a novembre 2023, quando l'arruolamento di 300mila uomini è stato giudicato un risultato soddisfacente, poco dopo Mosca ha formalizzato l'ulteriore allargamento delle forze armate con l'arrivo di altri 170mila soldati.
Quanti uomini ha perso la Russia?
I ripetuti provvedimenti-tampone possono essere associati alla necessità di puntellare un esercito minato dalle perdite accumulate in 3 anni di conflitto. La Russia, come è noto, non fornisce dati relativi a morti e feriti. Per ritrovare una cifra ufficiale bisogna tornare al settembre 2022 e ai 5937 soldati uccisi in 7 mesi: la cifra, non verificabile da fonti indipendenti, non è più stata aggiornata dai vertici militari.
Per l'Ucraina, che fornisce dati ugualmente non verificabili, il nemico avrebbe perso complessivamente oltre 616mila uomini. Il totale si avvicina alle stime elaborate dal ministro della Difesa britannico: a Londra si ritiene che Putin abbia perso almeno 610mila uomini.
Economia
Manovra, Forum Associazioni familiari: “Servono...
Ad affermarlo in una nota Adriano Bordignon, presidente del Forum delle Associazioni Familiari, in merito al dibattito sulla Legge di bilancio in corso
"Le prossime ore rappresentano un momento molto importante riguardo il dibattito sulla legge di bilancio, per definire il futuro immediato, cioè il 2025, e al contempo quello dei prossimi anni per il nostro Paese. Mentre si accavallano richieste e proposte di parte chiediamo al Governo di dare un segno poderoso sulla primaria questione strategica che sta segnando il presente e il futuro dell’Italia. Si tratta di un futuro che riguarda tutte le generazioni coinvolte, tutti i comparti sociali e produttivi, tutti gli attori e corpi sociali, tutte le cittadine e i cittadini di questo nostro amato Paese. Denatalità e fuoriuscita dei giovani italiani stanno creando la tempesta perfetta che sta per anticipare quel declino che demografi, sociologi ed economisti prevedono per il nostro Paese a causa dello squilibrio demografico. Chiediamo perciò al Presidente Meloni e al Governo di confermare operativamente, all’interno di questa legge di bilancio, le importanti prospettive del programma di Governo sui nodi del sostegno alla famiglia e natalità". Ad affermarlo in una nota è Adriano Bordignon, presidente del Forum delle Associazioni Familiari, in merito al dibattito sulla Legge di bilancio in corso.
"È il momento di scelte coraggiose capaci di spostare gli equilibri e un’inerzia che vede farsi più foschi i destini economici, sociali, previdenziali, sanitari a causa degli squilibri demografici. Sono necessarie ed urgenti politiche nataliste a supporto delle famiglie che siano generose, strutturali e universali. Ogni anno che passa la capacità di reazione andrà riducendosi per cui siamo convinti che, anche se la coperta è corta, il Governo confermerà l’intenzione di lottare per cambiare i destini dell’Italia", prosegue Bordignon.
“Riforma del fisco che preveda il rispetto del principio di equità orizzontale previsto dalla Costituzione; potenziamento dell’assegno unico riducendo la selettività imposta dall’utilizzo dell’Isee ed in particolare del computo della prima casa nonché assegnazione della misura piena (oggi solo al 50%) anche ai figli dai 18 ai 21 anni e dai 21 ai 25 in formazione accademica o professionale; maggiori risorse per l’accesso ai servizi territoriali per la prima infanzia e il Caregiving; azioni strategiche per rafforzare il protagonismo nei contesti sociali, lavorativi ed economici dei giovani e delle donne; politiche di conciliazione famiglia lavoro e di promozione del welfare aziendale attento ai bisogni dei nuclei familiari. Queste sono le azioni che vanno poste in cima ogni lista di priorità", conclude.
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