Paolo Cattin rivela la storia incredibile del Rolex Daytona Rainbow: un esemplare (forse) unico, all’asta per 10 milioni di dollari
Il celebre esperto svela i segreti del Rolex Daytona Rainbow con movimento Zenith, un esemplare raro la cui storia cattura l'immaginazione dei collezionisti.
Milano, 13 settembre 2024 - Un capitolo unico nel mondo degli orologi di lusso si riapre: il leggendario Rolex Daytona Rainbow con movimento Zenith tornerà all’asta il prossimo novembre con stime che potrebbero superare i 10 milioni di dollari. Questo raro orologio, con la sua lunetta di zaffiri colorati e una storia avvolta nel mistero, ha affascinato collezionisti di tutto il mondo. Paolo Cattin, esperto e curatore del Daytona Museum in Svizzera, ha deciso di condividere dettagli inediti sulla sua scoperta e sulle curiosità che circondano questo modello enigmatico.
La sera del 22 marzo 2017 è rimasta impressa nella memoria di Paolo Cattin. Alle 21:50, Ahmed, un famoso collezionista di Dubai, decise per gioco di inserire nella chat di collezionisti un Rolex Daytona Rainbow, mettendolo in vendita per 500.000 dollari. All'epoca, questo prezzo sembrava quasi una provocazione. Paolo non perse tempo e contattò subito Ahmed per manifestare il proprio interesse. Con grande stupore, però, prima che potesse concludere la trattativa, l’orologio venne acquistato da Justin Grumberg, noto commerciante americano, nel giro di pochi minuti.
Da quel momento l’orologio iniziò un viaggio complesso che lo vide passare di mano in mano, fino a essere venduto a uno dei più grandi collezionisti del mondo, un facoltoso appassionato australiano. Questo collezionista possiede solo modelli in oro bianco, quindi il Daytona Rainbow si inseriva perfettamente nella sua collezione.
Il Daytona Rainbow Zenith ha suscitato negli anni innumerevoli speculazioni. Molti credono che esista solo questo esemplare, ma l’esperienza di Cattin suggerisce che potrebbero essercene altri. Ci sono voci di un possibile secondo esemplare in Toscana e un altro in Arabia Saudita. Rolex è nota per la produzione di piccole serie di modelli rari, ma è estremamente insolito che crei pezzi unici.
Questa rarità ha alimentato leggende e dibattiti tra gli esperti, rendendo quel Rolex Daytona Rainbow uno degli orologi più discussi di sempre. La lunetta arcobaleno fu inizialmente montata sui modelli Day-Date nei primi anni '80 e successivamente su piccole serie di orologi femminili. L’unione con il movimento Zenith lo rende un pezzo davvero unico nel suo genere.
Un altro elemento intrigante è la questione legata alla sua referenza. La referenza 16599 non è associata occasionalmente a un'altra cassa: è proprio la referenza di un altro tipo di cassa. Analizzando i dettagli più a fondo, Cattin scoprì che la desinenza SA AEC – Sapphires Arc En Ciel – era legata chiaramente al modello Rainbow. Questa discrepanza ha suscitato numerose speculazioni.
Nonostante l’accuratezza e la meticolosità di Rolex nel catalogare i propri modelli, non esiste una fotografia ufficiale di questo orologio nei loro archivi. Non ci sono prove né a favore né contro l'esistenza di questo modello in questa particolare configurazione. Tuttavia, la desinenza è un indizio inequivocabile, quasi come se Rolex avesse voluto mantenere un alone di mistero attorno a questo pezzo, alimentando così l'aura di leggenda che lo circonda.
L'asta del Rolex Daytona Rainbow con movimento Zenith, organizzata dalla prestigiosa casa d'aste Phillips in associazione con Bacs & Russo, rappresenta un evento di grande rilievo per il mondo degli orologi di lusso. L’orologio ha un prezzo di riserva fissato a 35 milioni di dollari, al di sotto del quale non potrà essere venduto, ma molti esperti sono convinti che il prezzo finale supererà ampiamente questa cifra. Si parla di un possibile valore tra gli 8 e i 10 milioni di dollari.
Questa cifra lo collocherebbe tra i Rolex più costosi mai venduti, un riconoscimento non solo al suo valore intrinseco, ma anche alla sua storia e alla sua rarità. L’asta attirerà sicuramente l’interesse dei collezionisti più influenti del mondo, e sarà affascinante vedere dove finirà questo pezzo incredibile e quale sarà la prossima tappa della sua straordinaria avventura.
Il fascino del Rolex Daytona Rainbow con movimento Zenith non risiede solo nel suo valore economico, ma anche nella storia che rappresenta. Questo orologio è la prova di come un singolo pezzo possa racchiudere in sé mistero, artigianalità e una narrazione che si snoda su più decenni. La sua unicità sta anche nel fatto che, nonostante le incertezze e i dubbi, continua a far parlare di sé e a stimolare la curiosità degli appassionati. È una storia ancora da scrivere, conclude l’esperto.
Per informazioni:
https://www.instagram.com/paolocattin
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RS Consulting: Dove la Qualità Incontra la Trasparenza
RS Consulting l’azienda di San Marino che punta su qualità e trasparenza al servizio del cliente, con recensioni che confermano un’esperienza d’acquisto senza sorprese
San Marino, 11 Novembre 2024. RS Consulting, azienda di spicco nel settore retail a San Marino, si distingue per un modello di business fondato sui valori di qualità e trasparenza, offrendo ai clienti un’esperienza d’acquisto che va oltre le aspettative. In un mercato in continua evoluzione, RS Consulting pone l’integrità e la fiducia al centro delle proprie attività, creando un ambiente dove ogni acquisto è supportato da chiarezza, garanzia e un servizio su misura.
Una Garanzia di Qualità Tangibile
RS Consulting ha sviluppato un rigoroso processo di selezione e controllo qualità per garantire che ogni prodotto rispecchi gli alti standard che i clienti si aspettano.
Ogni articolo proposto è sottoposto a test meticolosi, assicurando durata e sicurezza grazie alla collaborazione con fornitori che condividono i valori dell’azienda sammarinese.
In questo modo, ai clienti si presentano solo prodotti che rappresentano una scelta sicura ed affidabile.
Trasparenza nei Prezzi e un Servizio Senza Sorprese
La trasparenza è una promessa costante per RS Consulting. Con politiche di prezzo chiare e senza costi nascosti, l’azienda desidera che i clienti possano fare acquisti con serenità, sapendo esattamente cosa stanno pagando.
Inoltre, per garantire una sicurezza totale, ogni acquisto è accompagnato da una garanzia “soddisfatti o rimborsati” di 30 giorni. Questa politica di reso, semplice e senza complicazioni, testimonia l’impegno di RS Consulting nel mettere al primo posto la soddisfazione del cliente.
Il Cliente al Centro di Ogni Interazione
Per RS Consulting, ogni cliente è molto più di un semplice acquirente: è un partner con cui costruire una relazione duratura.
I consulenti, costantemente formati sulle ultime tendenze e tecniche di vendita, offrono consigli personalizzati per guidare ogni cliente verso la scelta più adatta alle sue esigenze.
In un mondo sempre più digitalizzato, RS Consulting continua a valorizzare il contatto umano, offrendo un’esperienza d’acquisto autentica e genuina, che pone il cliente al centro di tutto.
Sostenibilità e Responsabilità Sociale
L’attenzione per l’ambiente è un altro pilastro della filosofia aziendale. RS Consulting adotta pratiche sostenibili in tutte le sue operazioni, dalla scelta di materiali eco-compatibili alla gestione dei rifiuti.
Questo impegno verso la sostenibilità riflette la visione di RS Consulting di contribuire a un futuro più responsabile, dimostrando che qualità e trasparenza possono andare di pari passo con il rispetto per il pianeta.
Con la sua dedizione costante alla qualità e alla trasparenza, RS Consulting si conferma come punto di riferimento per chi cerca un’esperienza d’acquisto completa, sicura e appagante. In un contesto di continua innovazione, l’azienda mantiene viva la sua missione di offrire ai clienti non solo prodotti di valore, ma anche un servizio basato su fiducia e autenticità.
Per maggiori informazioni
link azienda: https://ideaconvenienza.com/
mail: assistenzaclienti@rsconsulting.sm
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Alzheimer e disturbo cognitivo, in Veneto i casi sono oltre...
Al convegno di Padova, prima tappa di una Road Map multiregionale, un confronto sulle traiettorie da esplorare per affrontare le nuove sfide
Padova, 11 novembre 2024 – Con 48 milioni di persone colpite nel mondo, di cui 600.000 solo in Italia, l’Alzheimer si sta affermando come una delle principali cause di disabilità, con proiezioni che indicano una progressiva crescita, anche in relazione all’invecchiamento della popolazione. L’Italia, dal canto suo, ha messo in campo importanti risorse finanziarie, che ora possono essere investite promuovendo la sinergia tra la sanità pubblica, l’assistenza socio-sanitaria e sociale e la ricerca scientifica che, negli ultimi anni, ha fatto importantissimi passi avanti dal punto di vista diagnostico-terapeutico, dell’innovazione e della tecnologia. Di questo, e molto altro, si è parlato a Padova in occasione del convegno “Nuove sfide per il disturbo cognitivo. Traiettorie da esplorare”.
Un incontro, quello organizzato da Motore Sanità con il contributo incondizionato di Lilly e di Project Way, che ha preso spunto dall’azione dell’Intergruppo Parlamentare per le Neuroscienze e l'Alzheimer e rappresenta la prima tappa di un percorso che proseguirà su scala regionale coinvolgendo almeno sei tra le Regioni più rilevanti d’Italia. A Padova, si sono confrontati clinici, esperti, stakeholder e rappresentanti delle istituzioni, tutti concordi sul fatto che i sistemi regionali siano chiamati a nuove sfide e sia arrivato il momento di dare risposte, traducendo raccomandazioni e suggerimenti in azioni concrete.
La ricerca scientifica ha affrontato numerose sfide nel corso degli anni, con significativi investimenti, perseverando sull'importanza dell’innovazione tecnologica per la diagnosi precoce, per il trattamento delle fasi iniziali della malattia e sull’importanza della riabilitazione cognitiva al fine di contrastare, su molteplici fronti, la progressione della malattia sin dalle sue fasi iniziali. Alla luce di queste considerazioni, emerge come prioritaria la necessità di una collaborazione sinergica tra il Sistema Sanitario Nazionale e i Sistemi Sanitari Regionali per favorire uniformità di percorsi diagnostico-terapeutici e assistenziali dedicati alle persone con Disturbo Neurocognitivo con l'obiettivo di garantire diagnosi precoce e tempestiva per una presa in carico integrata, multidisciplinare e continuativa. In conclusione, solo unendo gli sforzi della ricerca, della sanità pubblica e dell'assistenza sociale, possiamo sperare di migliorare significativamente la vita dei pazienti e delle loro famiglie, affrontando al contempo le sfide organizzative che questa malattia pone alla nostra attenzione.
BEST PRACTICE. L’ESPERIENZA DEL VENETO
L’esperienza del Veneto, prima tappa della Road Map, si pone come best practice a livello nazionale. E per comprendere la situazione, delinenando anche le traiettorie da seguire per il futuro, occorre partire dai dati. La Regione ha intercettato (2023) 66mila persone con disturbi neurocognitivi che afferiscono ai servizi sanitari regionali (dati tratti dai flussi amministrativi correnti), il 65% delle quali presenta almeno tre patologie croniche co-presenti. A queste si aggiungono i malati che non accedono ancora ai servizi. I casi stimati secondo le stime di prevalenza superano i 93mila soggetti. L'Osservatorio Nazionale dell’Istituto superiore di sanità, poi, segnala che nel Veneto ci sono oltre 78mila casi di declino cognitivo lieve (MCI). Ed è su questi che occorre puntare l’attenzione in un’ottica di diagnosi precoce e prevenzione per ridurre l’impatto della malattia.
L’ASSESSORE LANZARIN: “LA PREVENZIONE È FONDAMENTALE”
“Concentrarsi sulla prevenzione dei disturbi neurocognitivi più lievi e sull’intercettazione precoce – ha affermato Manuela Lanzarin, Assessore alla Sanità, ai Servizi Sociali e alla Programmazione socio-sanitaria della Regione Veneto – è fondamentale. E nella nostra Regione, già da tempo, sono state create le condizioni per far sì che ci si occupi di questa patologia che oggi, con una popolazione sempre più anziana, interessa tantissime persone, sovente colpite da più patologie. Persone che hanno diritto di essere accompagnate nel loro percorso”. In Veneto, ha spiegato Lanzarin, “si stima che il 70% delle 34mila persone ospitate nelle strutture per anziani abbiano una patologia già conclamata e in fase avanzata, con la necessità di un approccio e di una presa in carico adeguata”. È chiaro – ha proseguito l’assessore – che lavorando sull’intercettazione e sulla diagnosi precoce, sull’accompagnamento e sulla prevenzione, riusciremo a diminuire il numero di persone con una malattia conclamata”. “Fondamentale, poi, è l’integrazione tra i vari setting. Con un lavoro multidisciplinare e multisettoriale che ci accompagna nella programmazione regionale, anche all’interno dei Pdta. Lavorare alla prevenzione vuol dire lavorare sui fattori di rischio, ma anche su integrazione e socialità per evitare l’isolamento”.
“Il nostro programma triennale – ha proseguito Lanzarin – è innovativo, con la prevenzione che si sposa con l’innovazione e la tecnologia per fare un salto di qualità che vada incontro a quelle che sono le evoluzioni che stiamo vivendo. Siamo fiduciosi che la nuova visione di potenziamento del territorio e della medicina di prossimità diventi un punto di riferimento, anche attraverso il dialogo tra tutte le componenti. Da quelle sanitarie e specialistiche, a quelle legate alle politiche sociali, chiamando in causa anche gli altri attori, a partire dai Comuni, per cercare di intercettare le persone per tempo. Prevenire evoluzioni più severe della malattia, oltre che un investimento per la qualità della vita della persona e della famiglia, che rappresenta l’obiettivo primario, diventa un investimento anche dal punto di vista sanitario a livello di sostenibilità del sistema nel suo complesso”.
CRISTINA BASSO: “OLTRE 30MILA CASI IN MENO AGENDO SUI FATTORI DI RISCHIO MODIFICABILI”
“Ogni anno – spiega Cristina Basso, Responsabile Coordinamento Regionale Rete Patologie Neurodegenerative, Regione Veneto, coordinatore del tavolo tecnico regionale sul Disturbo Neurocognitivo - il 10-15% dei soggretti con MCI evolve verso un disturbo neurocognitivo maggiore entro un anno, il 30-50% dei casi dopo 3 anni e il 35% dei casi di demenza sono attribuibili ai fattori di rischio modificabili. Intervenendo nella correzione di questi potremmo incidere sul 35% dei casi (sul totale degli oltre 93 mila), il che si traduce in 32mila soggetti malati in meno”. Basso precisa che ogni fattore di rischio modificabile pesa in modo diverso, e questa differenza è diversa da regione a regione. E poi spiega: “La nostra Regione ha già avviato programmi sui fattori di rischio e nel prossimo piano regionle prevenzione dovremo intensificare gli sforzi cercando di intervenire con programmi che incideranno su tutti i fattori modificabili citati nell’ultimo Report di Lancet Commssion 2024. È essenziale intercettare i casi di MCI, con algoritmi applicabili su tutto il territorio regionale per garantire uniformità nella presa in carico precoce. La ricerca scientifica – prosegue la dottoressa - ci ha dato diversi spunti di miglioramento, e i dati epidemiologici ci fanno riflettere su quale direzione prendere. Negli ultimi anni, i sistemi sanitari si sono strutturati per affrontare il disturbo neurocognitivo già conclamato, ma ora ci troviamo ad affrontare una nuova prospettiva: l'attenzione, adesso, si sposta anche sull'importanza dell'intercettazione precoce del disturbo cognitivo lieve, per predisporre servizi calati sui nuovi bisogni. L’obiettivo è quello di garantire una presa in carico appropriata, integrata, multidisciplinare e continuativa, promuovendo anche il valore di interventi di supporto e adattamento dopo la diagnosi.
Nel 2019, la Regione Veneto ha presentato un Pdta innovativo. “E ora – prosegue Basso - stiamo aggiornando il percorso per rispondere ai nuovi bisogni, sia delle persone, sia dei professionisti, con una particolare attenzione alla razionalizzazione delle risorse. Ci troviamo di fronte a una svolta operativa importante, che richiede impegno in ambito diagnostico, terapeutico, post-diagnostico e di prevenzione”. Senza dimenticare l’apporto significativo che stanno dando i pazienti stessi, come dimostrano i progetti degli “esperti per esperienza”. Persone con disturbo neurocognitivo che, sottolinea Basso, “ci stanno orientando su come realizzare servizi piu appropriati”. Tra gli aspetti su cui dobbiamo impegnarci maggiormente la comunicazione appropriata della diagnosi (con tempi e in spazi adeguati), l’uso di un linguaggio che non sia stigmatizzante e favorisca l’accesso delle persone ai servizi”. Ma anche un maggiore coinvolgimento, ha sottolineato il dottor Alfio Ribon, che con altri “esperti per esperienza” è stato tra i protagonisti di un cortometraggio proiettato durante l’evento. “Voremmo – ha affermato Ribon - poter indicare ai professionisti la strada per nuove progettualità che non devono rimanere sulla carta”. In Veneto, il coinvolgimento dei pazienti è già una realtà. E le richieste emerse sono all’ordine del giorno nei lavori del Tavolo tecnico regionale istituito a luglio.
I componenti del Tavolo, presenti all’evento di Padova, hanno fatto il punto sulle nuove traiettorie di diagnosi e presa in carico. “Oggi – ha spiegato Annachiara Cagnin, Professore Associato UOC Clinica Neurologica, Azienda Ospedale-Università di Padova e componente del Tavolo Regionale – stiamo vivendo un momento di svolta per i professionisti, per i pazienti e per chi deve amministrare i servizi sanitari”. Di Alzheimer, ha ricostruito, “si è cominciato a ragionare seriamente in termini clinici di diagnosi una ventina d’anni fa quando sono stati istituiti gli ambulatori U.V.A. (oggi C.D.C.D.) con l’arrivo delle nuove terapie sintomatiche. Da allora, le tecnologie sono state rivoluzionate e ci hanno permesso di capire molto della fisiologia e della fisiopatologia della malattia attraverso tecniche che permettono di fare una diagnosi non di fenotipo clinico, ma di patologia. Comprendendo il processo fisiopatologico che porta ad avere i sintomi”. Una svolta fondamentale. Perché “si è potuta definire una neuropatologia prima ancora dello sviluppo dei sintomi o quando i sintomi sono molto lievi, senza dover fare una biopsia. Con questa modalità abbiamo compreso che la proteina tossica che causa la malattia di Alzheimer si deposita 15-17 anni prima dell’esordio dei sintomi. Anni in cui il nostro cervello ingaggia una lotta feroce per resistere all’insulto tossico di questa proteina. Ma riesce fin che può. Poi, quando la resistenza viene meno, pian piano inizia la neurodegenerazione, e da lì i sintomi. Tutto questo l’abbiamo capito grazie alle nuove tecnologie che ci permettono di fare diagnosi di processo patologico o diagnosi biologica in vita”. Conoscere prima la patologia in atto è fondamentale “per dare delle chance in più al paziente. Favorendo il suo empowerment, ma anche ingaggiando stili di prevenzione in maniera più consapevole e attiva”. E questa “è solo una piccola parte, se si pensa alle opportunità che avremo grazie ai farmaci che possono modificare la traiettoria di malattia. L’attesa, guardando agli Stati Uniti e alla Gran Bretagna, dove sono stati approvati i primi farmaci anticorpi monoclonali per la rimozione dell’amiloide, è reale”.
Carlo Gabelli, Direttore del Centro Regionale per lo studio e la cura dell'Invecchiamento Cerebrale - CRIC, Azienda Ospedale-Università di Padova, ha spiegato cosa sia possibile fare dopo la diagnosi, sottolineando l’importanza della riabilitazione cognitiva. “La presa in carico richiede un lavoro che va fatto in equipe – ha spiegato Gabelli - perché questo tipo di patologie necessita di competenze molto diverse che devono essere offerte contemporaneamente”. Un esempio di intervento, sono “i cicli di stimolazione cognitiva, che ora vengono riconosciuti come terapia efficace anche dalle linee guida. Abbiamo sviluppato una forma di teleriabilitazione – ha spiegato Gabelli - con un’App costruita insieme con i pazienti”. Un’applicazione “gratuita, a disposizione di tutte le Regioni, che adesso, grazie a un progetto ministeriale, verrà sperimentata in tutta Italia con uno studio che ne verificherà l’efficacia”.
Samantha Pradelli, Dirigente Psicologa UOC Disabilità e Non Autosufficienza Distretto Pieve di Soligo Ulss 2 Marca Trevigiana, ha poi spiegato come “vivere bene con un disturbo neuro cognitivo sia possibile”. Sottolineando come ciò dipenda soprattutto “dalle risorse psicologiche e sociali che la persona riesce ad attivare e a mantenere nel tempo”. Questo, ha proseguito Pradelli, “suggerisce che investire nel rafforzare risorse psicologiche come l’autostima e l’ottimismo, possa incidere in maniera significativa per migliorare la vita delle persone e delle loro famiglie”. In Veneto, “sono stati attivati dei gruppi di adattamento alla diagnosi denominati “Vivere bene con la demenza” che permettono alle persone di adattarsi gradualmente alla diagnosi, con tempi che sono diversi per ciascuno, trovando un equilibrio tra il desiderio di preservare la propria identità e la necessità di accettare i cambiamenti che, inevitabilmente, la malattia porta con sé”.
Un’altra esperienza che sottolinea il lavoro già fatto in una Regione, il Veneto, che ora guarda avanti e si prepara ad affrontare nuove sfide. “Oggi – ha concluso Cristina Basso – abbiamo anticipato quali sono le nostre traiettorie future e ritengo che la volontà di andare verso l’innovazione si sia percepita. Il mio invito, a tutti i partecipanti, è quello di essere fiduciosi. Lavoriamo uniti, in modo coordinato, perché il lavoro che ci aspetta è significativo per i pazienti e le famiglie. Tutti i professionisti dovranno partecipare a questo cambiamento di prospettiva. La partecipazione attiva è assolutamente necessaria”.
Ufficio stampa Motore Sanità
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Veroni presenta il secondo Bilancio di Sostenibilità: la...
L’azienda che nel 2025 celebra i suoi primi 100 anni di storia adotta una nuova governance per rafforzare il posizionamento del brand sul piano internazionale.
Correggio (Reggio Emilia), 11 novembre 2024 – Veroni, lo storico salumificio di Correggio (RE) rinomato in tutto il mondo per i suoi salumi di eccellenza, pubblica il secondo Bilancio di Sostenibilità relativo all’esercizio 2023. Una tappa fondamentale nel percorso evolutivo dell'azienda, che racconta i progressi rispetto ai progetti di responsabilità ambientale, sociale e di governance aziendale - dinamiche ESG - con l’obiettivo di generare un impatto positivo sul territorio, la comunità e ridurre l’impatto ambientale generato dalla produzione.
Il 2023 è stato l’anno di importanti traguardi per Veroni, che nel 2025 celebra i suoi primi 100 anni di storia. Nell’ottica di rafforzare il posizionamento del brand Veroni nel mondo, lo storico salumificio nel giugno 2023 ha ceduto le proprie quote azionarie alla società americana SugarCreek Packing Co., gruppo americano leader nel settore della lavorazione delle carni, che ha il suo headquarter a Cincinnati (OHIO).
“Alla vigilia di un anniversario importante per la nostra azienda, che nel 2025 celebra i suoi primi 100 anni di storia, siamo orgogliosi di presentare il secondo Bilancio di Sostenibilità, relativo all’esercizio 2023”, commentano Guido e Marco Veroni AD del gruppo Veroni. “Fin dal lontano 1925, anno in cui i nostri bisnonni hanno deciso con grande coraggio e visione imprenditoriale di aprire una piccola produzione di salumi nel cuore dell’Emilia, la mission dell’azienda non è cambiata: lavorare con professionalità e passione per portare sulle tavole di tutto il mondo il meglio della salumeria italiana, coniugando artigianalità e innovazione rimanendo sempre al passo con le sfide del mercato”.
Tra gli obiettivi conseguiti nel 2023 sul piano sociale spicca la certificazione SA8000, che sottolinea la centralità del benessere e della sicurezza dei lavoratori, l'adozione del Modello 231 per rafforzare la governance aziendale e la certificazione ISO 14001 per lo stabilimento di Langhirano, che migliora ulteriormente la gestione ambientale. Inoltre, per ridurre l’impatto energetico sono stati installati sistemi di recupero del calore nel sito di Correggio, misura che va in concomitanza con l’installazione di impianti fotovoltaici tuttora in atto sempre in ottica energy saving.
Anche le politiche di welfare spiccano tra le iniziative dell’azienda emiliana, favorendo l’equilibrio tra vita professionale e privata. Da sempre attento alla formazione dei dipendenti, il brand emiliano nel 2023 ha dato vita alla Digital Academy, totalizzando 3.500 ore di formazione (+64% rispetto al 2022), piattaforma dedicata al potenziamento delle competenze e alla crescita professionale. È stato anche attivato il progetto Bike to Work che incentiva i dipendenti a puntare sulla mobilità sostenibile nel percorso casa-lavoro e che ha registrato grande partecipazione con oltre 23.000 km percorsi e 3 tonnellate di CO₂ risparmiate. L’iniziativa continua anche nel 2024.
Nel 2023, Veroni ha inoltre introdotto una serie di servizi "salva-tempo", come il lavaggio auto in sede, orari di lavoro flessibili, la possibilità di creare una “banca ore” e la consegna dei pacchi in azienda. Oltre a buoni spesa e rimborsi per le visite mediche sono state attivate le ferie solidali, che consentono di offrire le proprie ferie a colleghi in situazioni di necessità, il tutto a favore di un ambiente di lavoro più inclusivo.
A partire dal 2023, Veroni ha anche attivato un’interessante collaborazione per sensibilizzare i propri collaboratori sul grande valore di piccole azioni e l’impatto che queste ultime possono avere sulla circolarità. Il progetto consiste nella raccolta in azienda di scarpe da lavoro e sportive usate che vengono poi conferite all’azienda ESO, specializzata nella rigenerazione per la produzione di tappetini sintetici. I risultati non si sono fatti attendere. I dipendenti hanno conferito un quantitativo pari a 26 kg di scarpe da lavoro e sportive, il cui recupero ha evitato 131 kg di CO2 in atmosfera, l’equivalente di 431 km percorsi con un’auto diesel.
La definizione della strategia ESG relativa al 2023 è avvenuta attraverso il processo di Analisi di Materialità che ha coinvolto i principali stakeholder interni ed esterni, in tutto 175 interlocutori, grazie ai quali è stata elaborata una nuova Matrice di Materialità, che ha identificato le tematiche ambientali, sociali e di governance più rilevanti per l’azienda. Tra queste, spiccano la qualità e la sicurezza dei prodotti, la riduzione dell’impatto ambientale, il benessere dei dipendenti e l’etica commerciale.
Tra i goal individuati, non poteva mancare lo sviluppo di attività legate al territorio e alla comunità di Correggio. Nel 2023 sono stati donati 14.800 kg di salumi, in un clima di collaborazione costante con organizzazioni no-profit come Caritas e Croce Rossa. Confermata anche la partnership con Insuperabili - fondazione torinese che ha fatto dello sport un efficace veicolo per l’inclusione sociale di ragazze e ragazzi con disabilità – con il sostegno a nuovi progetti che puntano su inclusività, socializzazione e integrazione.
Veroni Salumi
Storico produttore di salumi di alta qualità, Veroni nasce nel 1925 su iniziativa di cinque fratelli – Fiorentino, Francesco, Paolo, Adolfo e Ugo – titolari di un piccolo alimentari a Correggio, in provincia di Reggio Emilia. Da un piccolo salumificio locale, Veroni è diventata oggi una realtà moderna e tecnologicamente avanzata ma che tramanda di generazione in generazione l’arte dei salumi, custodendo i valori della tradizione, dell’artigianalità e delle ricette di una volta. Oltre allo stabilimento di Correggio, tutt’ora sede dell’azienda, Veroni ha altri cinque stabilimenti di produzione in Emilia-Romagna e, dal 2016, un impianto di affettamento negli Stati Uniti.
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