Meloni: “Caso Sangiuliano non indebolirà governo”
Al Forum Ambrosetti di Cernobbio il premier ringrazia il ministro: "Ha fatto ottimo lavoro". E su Boccia: "Ho un'idea opposta su come le donne guadagnano spazio". Incontro di 40 minuti con Zelensky: "Non molliamo, continuiamo a sostenere Kiev"
"Se qualcuno pensa che situazioni come questa possano servire a indebolire il governo temo non accadrà". Lo ha detto il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, intervenendo al Forum Ambrosetti, a Cernobbio, in merito al caso Sangiuliano. "Penso che abbia fatto un buon lavoro e che per questo vada ringraziato", ha aggiunto il premier parlando delle dimissioni del ministro della Cultura.
"Cosa è accaduto? - ha detto Meloni parlando della vicenda - Lo ha spiegato bene Andrea Malaguti, direttore de 'La Stampa'. Sono giorni che parliamo della vita privata di un ministro e va da sé che quando se ne parla per giorni la sua vita pubblica è finita. Ed è così. Solo che ci sono due elementi che vanno considerati di questa dichiarazione. Il primo è che il direttore Malaguti conferma che si tratta di una vicenda di vita privata, perché ad oggi il ministro Sangiuliano si è dimesso ma non ci sono illeciti commessi. La seconda questione è che sono giorni che discutiamo...ma discutiamo chi?"
Secondo la premier "c'è stata una forte campagna mediatica su una questione privata del ministro, fermo restando che il ministro ha sbagliato, che ha trasformato una questione privata in un fatto pubblico". Per Meloni si tratta di "un gioco precedente al quale non mi intendo prestare, ed è la ragione per la quale non ho accettato inizialmente le dimissioni del ministro". Ieri, invece, "le ho accettate perché le ha presentate come irrevocabili, perché il ministro voleva liberarsi dalla condizione di ministro per potersi meglio difendere perché capiva, come lo capisco io, che l'autorevolezza e il ruolo del governo non poteva continuare ad essere sottoposto a questa pressione mediatica".
"Come si dice - ha aggiunto Meloni - 'è morto il re viva il re'. Si è dimesso un ministro, buon lavoro al nuovo". Nella giornata di ieri, quando la stampa aspettava le dimissioni di Sangiuliano, ha spiegato la premier, "io ero già al Quirinale a firmare la nomina del nuovo ministro, perché intendo fare bene il mio lavoro fino a fine legislatura e penso anche che gli italiani capiscono un certo doppiopesismo".
Meloni si è detta inoltre "molto colpita dalla sproporzione di articoli dedicati alla vicenda privata del ministro rispetto a quelli dedicati a un’inchiesta che ha portato avanti la procura di Perugia e che racconta di funzionari dello Stato che per anni hanno fatto centinaia di migliaia di accessi illegali a banche dati nazionali ragionevolemente ricattare la gente".
Quanto a Sangiuliano, "credo che sia stato molto importante il lavoro che il ministro ha fatto - ha evidenziato Meloni - è stato molto importante aver significativamente incrementato gli introiti delle tante realtà culturali che ha l'Italia, e che sia stata una scelta molto intelligente chiudere la vergogna tutta italiana dei musei e dei siti archeologi chiusi durante i giorni di festa". Inoltre, ha aggiunto, "credo sia stato bello e importante avviare progetti che erano fermi da decenni. Penso all'ex ospedale dei poveri di Napoli, all'allargare le sedi degli Uffizi, e anche al riformare le norme sui contributi al cinema, sui quali avevamo visto molte cose che non funzionavano".
Il governo, ha ribadito, "ha fatto quello che doveva fare per me è molto importante che il governo mantenga la sua autorevolezza". La premier si è augurata inoltre "che si possa andare avanti e che il nuovo ministro Alessandro Giuli possa continuare bene l'ottimo lavoro fatto da Gennaro Sangiuliano".
Infine su Maria Rosaria Boccia "non credo di dover battibeccare con lei", ha detto la premier che poi ha aggiunto: "La mia idea su come una donna debba guadagnarsi uno spazio nella società è l'opposto di quella che ha questa persona".
Incontro con Zelensky
A Villa d’Este la premier ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ieri ha partecipato alla prima giornata di lavori. L’incontro, iniziato attorno alle 9.20, è durato circa 40 minuti. Ai giornalisti che le chiedevano come fosse andato l’incontro, la premier ha risposto: “Bene”. Stessa risposta dal presidente ucraino che, intercettato dai cronisti, ha risposto: "Very good".
"Il colloquio con Zelensky? Abbiamo discusso di come continuare a lavorare per garantire la legittima difesa e per arrivare a una pace giusta", ha detto successivamente Meloni nel corso del suo intervento. "Le tesi che sostenevo due anni fa sull'Ucraina sono le stesse che sostengo adesso da presidente del Consiglio: sull'Ucraina non dobbiamo mollare e dobbiamo continuare a sostenerla".
"Dobbiamo smettere di credere alla propaganda russa, il destino dell'Ucraina non è segnato. Continuo a sentire da mesi e mesi - ha detto Meloni - che l'Ucraina sta perdendo la guerra mentre la Russia sta vincendo: il conflitto in Ucraina nasce con l'idea di 'guerra lampo' che in pochi giorni avrebbe dovuto portare alla conquista di Kiev da parte della Russia: questo non è avvenuto, la Russia non sta vincendo la guerra, ma ci troviamo in una fase di stallo del conflitto. "A febbraio 2023 - ha spiegato la premier - la Russia controllava il 17,3% del territorio ucraino, a distanza di un anno di guerra controlla il 17,5: questo stallo abbiamo contribuito a crearlo noi, sostenendo Kiev perché all'inizio dell'invasione c'era una sproporzione enorme delle forze in campo", ha concluso.
Manovra
“Ci sono pochi soldi? Non si possono buttare. Abbastanza facile”, ha detto poi Meloni rispondendo a una domanda sulla Manovra 2025. “Le priorità che danno il moltiplicatore maggiore per me erano aziende che assumono, salari, difesa del potere d’acquisto delle famiglie, salute dei cittadini e natalità. Noi abbiamo messo le risorse, poche, su questo. Ha funzionato? Pare che un po’ funzioni e quindi io penso che banalmente vada seguita questa strategia”, ha spiegato la premier. "Nella legge di Bilancio non ci sono molte delle cose che ho letto tipo voler abolire assegno unico. Anzi, questo governo sull’assegno unico ha messo altri 3 miliardi. Poi - ha aggiunto - va difeso dalle procedure di infrazione della commissione europea, ma è uno strumento fondamentale”.
In manovra quindi “c’è la volontà di confermare quello che abbiamo fatto, di continuare e di vedere cos’altro si può fare”, ma “sempre con la serietà di mantenere una politica di bilancio che racconti che la stagione dei bonus, dei soldi buttati dalla finestra e delle risorse messe su cose che non producono alcun risultato è finita. Ci sono pochi soldi, a maggior ragione non si possono sperperare. Questa - ha chiarito Meloni - la mia politica di bilancio, è la politica di bilancio della maggioranza”.
Europa
Parlando dell'Europa, Meloni evidenzia che "c'è un problema di competitività. Io mi ritrovo nella locuzione che dice 'l'America innova, la Cina replica e l'Europa regolamenta'. E' una fotografia straordinaria del contesto, perché è così. L'Europa ha pensato che il suo ruolo principale fosse quello di regolare tutto ma non penso che la soluzione sia regolare, la soluzione è regolare meno". "Penso che l'Europa in questo scenario possa essere più forte se si occupa meglio delle materie sulle quali gli Stati nazionali non possono competere da soli e meno di quelle su cui gli Stati nazionali hanno una prossimità sulla quale regolando riescono a difende maggiormente le loro specificità - ha aggiunto -. Se continuiamo a pensare di risolvere il problema del nostro sistema produttivo e della competitività aggiungendo regole temo che rischiamo di non aiutare le nostre imprese".
"Sono ottimista sul ruolo che avrà l'Italia nella prossima Commissione europea", ha detto il presidente del Consiglio. "La settimana prossima dovrebbe arrivare qualche novità - ha annunciato - credo siamo in dirittura di arrivo".
Meloni ha aggiunto di non aver motivo di credere che all'Italia non venga riconosciuto "quello che le spetta", e "non perché il governo o Meloni siano simpatici o antipatici" ma per "la forza che l'Italia ha". Anche in questo caso, ha osservato la premier, "devo dire che francamente trovo il dibattito per come lo leggo surreale, penso che bisogna ricordarsi qual sia il ruolo dell'Italia. Noi siamo un Paese fondatore dell'Ue, la terza economia europea, la seconda manifattura europea, e la terza nazione per numero di abitanti. Siamo una nazione forte nell'Ue e nessuno vuole che all'Italia non sia riconosciuto quel ruolo".
Quanto alla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, "penso che non sia dignitoso sostenere che poiché Fdi non ha votato per il suo rinnovo la presidente della Commissione se lo sarebbe legato al dito e non avrebbe per questo riconosciuto all'Italia il peso che ha. Se io fossi Ursula mi arrabbierei molto di questo". Fratelli d'Italia, ha ricordato Meloni, non aveva votato Ursula von der Leyen "anche la volta precedente ma io ho lavorato molto bene con lei in questi due anni e non ho ragione di credere che le cose vadano diversamente rispetto al futuro".
Rapporto con Usa
"Tranquillizzo sui rapporti tra Italia e Stati Uniti, comunque vada, e secondo me bisogna anche stare tranquilli sul rapporto tra Usa e Europa". "Nella storia degli Usa è abbastanza ricorrente il dibattito su una tendenza isolazionista - ha osservato -. Per una nazione che ha quelle dimensioni geografiche e quella forza economica è anche normale ci si chieda se non sia più utile disinteressarsi a quello che accade fuori dai confini nazionali, ma attenzione agli equilibri geoglobali di oggi".
Nel 1990, ha spiegato Meloni, "l'Ue con 12 Stati membri valeva il 26,5% de Pil globale. Oggi l'Ue con 27 Stati membri vale il 16% del Pil globale. Nel 1990 il Pil della Cina era 1,8% rispetto al Pil globale e oggi è al 18%, gli Usa sono al 26%. E' vero che gli Usa sono forti ma è vero anche che in un sistema di alleanza si riesce ad essere più forti".
"Se arrivo a Natale sesto esecutivo più longevo"
“Guido il nono governo più longevo della storia d’Italia. Se arrivo a Natale sarò il sesto”, ha inficne scherzato Meloni. E se arriva fino a Pasqua? “Devo ancora fare i conti perché sono scaramantica”, ha risposto scherzando Meloni, secondo cui “è una classifica facilissima da risalire”. Ma “al di là della battuta che fa sorridere, vi siete chiesti quanto l’abbiamo pagato? - ha continuato - Vi siete chiesti quanto l’abbiamo pagato in termini di capacità di stringere relazioni internazionali strategiche e quindi industriali con i nostri partner? Quanto l’abbiamo pagato in termini di capacità di mettere le risorse sugli investimenti e non usare sempre la spesa per fare cassa sul piano elettorale? Quanto abbiamo pagato non avere una strategia, perché non hai bisogno di avere una strategia se il tuo orizzonte è quello di un anno e mezzo, devi portare a casa i risultati”.
Meloni, senza entrare nel merito delle riforme istituzionali perché “non c’è tempo”, ha sottolineato che “la stabilità è una chiave di volta. Un sistema che garantisce la stabilità è la madre di tutte le riforme, è la chiave di volta non sul piano istituzionale ma su quello economico”.
Esteri
Israele-Hamas, fratello vittima 7 ottobre: “Sbagliato...
L'israeliano Assaf Godo: "Antisemitismo cresce ovunque, non solo in Italia. Pace obiettivo possibile? Non voglio credere a guerre infinite"
"Non penso che le piazze a sostegno della causa palestinese possano mettere a repentaglio la democrazia italiana. Sono sicuro che il 90% dei manifestanti che gridano 'from the river to the sea' non sappiano nulla della storia di questa terra. Ma l'ignoranza non è un buon motivo per impedire a qualcuno di esprimere il suo pensiero". Assaf Godo, ingegnere e attivista israeliano, è il fratello di Tom, ucciso il 7 ottobre del 2023 dai miliziani di Hamas nel kibbutz di Kisufim. "Fu la moglie Limor, verso mezzanotte, a comunicarmi via telefono la notizia della sua morte. Lei era riuscita a scappare dal kibbutz..." racconta Godo in un'intervista all'Adnkronos.
A un anno dall'attacco contro Israele - nel quale morirono circa 1.200 persone e ne furono rapite 250 - Roma si blinda per ragioni di ordine pubblico: i manifestanti pro-Palestina hanno scelto di sfilare in corteo nonostante il divieto delle autorità, dovuto al rischio che l'iniziativa potesse trasformarsi nella celebrazione di un massacro. Assaf Godo, però, dice di non condividere la decisione: "La democrazia ha il dovere di difendersi contro la retorica antidemocratica e di certo contro fatti che la indeboliscono. Ci dobbiamo chiedere se dimostrazioni a sostegno della causa palestinese mettano a rischio la democrazia italiana. Io penso di no". Tuttavia, osserva l'ingegnere israeliano, "chi esalta il 7 ottobre non vuole capire quello che è successo. Si può criticare, essere contro Israele. Ma il 7 ottobre c'è stata una cosa più grande di quanto si possa immaginare. E' stato come l'11 settembre per noi. Le persone che esaltano quel giorno, che dicono che è stato l'inizio di una liberazione, sono persone ignoranti che non vogliono sapere la verità".
Assaf Godo ha vissuto per diversi anni a Milano, dove la sua famiglia si trasferì quando lui era bambino. Pensa che l'antisemitismo sia cresciuto in Italia, Paese che lei conosce bene? "Da quello che si vede da qui in Israele sembra che l'antisemitismo sia cresciuto ovunque, non solo in Italia. Ma l'antisemitismo non ha mai avuto bisogno di qualcosa di specifico per crescere. Se non è Israele, allora è la crisi economica e se non è l'economia, allora è la pandemia o gli immigrati o qualsiasi cosa che ti viene in mente. E' ovvio - sostiene Godo - che gli ebrei non hanno niente a che fare con la situazione in Medio Oriente, però se questo argomento serve a un politico lo userà, non importa se sia di destra o di sinistra. Non fa differenza".
Molti osservatori ritengono che Israele abbia compiuto crimini di guerra nella sua offensiva contro Hamas a Gaza: pensa che la risposta di Israele al 7 ottobre sia stata proporzionata? "Prima di tutto mi piacerebbe sapere cosa sarebbe proporzionato rispetto al massacro di anziani, giovani, donne, uomini, bambini e bebè, nelle loro case e durante le loro feste. 1.200 persone. 250 sono stati rapiti e tenuti sottoterra senza nessun contatto con il mondo. La risposta dovrebbe essere 'proporzionata' così che l'altro lato possa continuare a compiere altri 7 ottobre? Oppure la risposta dovrebbe essere estremamente sproporzionata, così da scoraggiarlo? La prima responsabilità del governo israeliano è verso gli israeliani e solo dopo vengono gli altri, palestinesi compresi. Il mondo non ha fatto nulla l'8 ottobre per costringere Hamas a restituire gli ostaggi. Né ha fatto qualcosa nei successivi 10 mesi per fermare Hezbollah, che ha cominciato l'8 ottobre a lanciare missili su Israele. Non vogliamo essere 'proporzionati', vogliamo vivere".
Israeliani e palestinesi possono convivere pacificamente? La pace è un obiettivo possibile? "Io non credo, non voglio credere in guerre infinite. La pace con l'Egitto - risponde Assaf Godo - è arrivata dopo anni di ostilità e dopo un'atroce guerra. Io credo che anche i palestinesi, la maggior parte di essi, vogliano vivere, lavorare, fare bambini e godersi la vita. E' chiaro che avvenimenti estremi come il 7 ottobre e tutto quello che è arrivato dopo allontanano la possibilità di una convivenza. Di quanto? Anni? Decenni? Generazioni? Oggi non si può sapere. Se fosse per me, neanche di un giorno. Ma non sono io a decidere. I leader delle due parti sono estremisti che vogliono solo sangue e guerra, ma la mia risposta resta positiva: israeliani e palestinesi possono condividere questa terra in due Stati e con pacifiche relazioni. Ci sono tante ragioni contro, così come ci sono abbastanza ragioni pro. E' l'eterna lotta tra il bene e il male".
Il governo italiano e la premier Meloni stanno dando il giusto supporto a Israele, secondo lei? "Non ho molta familiarità con quello che fa il governo Meloni. C'è una grande differenza tra quello che succede a Gaza e quello che succede con l'Iran e con il suo 'proxy' Hezbollah. Non penso che il mondo occidentale debba dare supporto a Israele 'no matter what', a qualunque costo. Il supporto automatico che da anni ricevono i palestinesi li ha più danneggiati che aiutati. La stessa cosa accade adesso con Israele. Non si deve dimenticare che il primo ministro di Israele sta cercando da anni di distruggere la democrazia qui, e per questo ha stretto un patto politico con i più grandi estremisti di destra (razzisti e ultrareligiosi) che ci hanno portato alla situazione in cui siamo. Quelli che sostengono Israele devono capire che allo stesso tempo si devono allontanare da Netanyahu. Il più possibile".
(di Antonio Atte)
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