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Rifai il letto appena sveglio o sveglia? Forse non stai facendo la scelta giusta. Uno studio della Kingston University di Londra ha rivelato che non rifare il letto appena alzati potrebbe aiutare a combattere gli acari della polvere, responsabili di allergie che in Italia colpiscono tra il 10% e il 20% della popolazione. Questo perché gli acari prosperano in ambienti caldi e umidi, come quelli che si creano rifacendo il letto subito al mattino. Lasciando invece il letto disfatto per un po’ di tempo, la temperatura e l’umidità tra lenzuola e materasso diminuiscono, rendendo l’ambiente meno favorevole alla sopravvivenza di questi piccoli parassiti. Vediamo cosa succede.

Non rifare il letto e altre strategie anti-acari

I ricercatori della Kingston University hanno esposto gli acari a diverse combinazioni di temperatura e umidità relativa, sviluppando un modello matematico per prevedere come varia la loro popolazione in funzione delle condizioni ambientali. Hanno scoperto che lasciando il letto disfatto al mattino, si riduce la temperatura e l’umidità nelle lenzuola, fattori critici per la sopravvivenza degli acari. Mantenere una temperatura inferiore ai 22°C e un’umidità relativa al di sotto del 50% può ridurre drasticamente la loro popolazione, eliminandola completamente in un periodo compreso tra 6 e 11 giorni.

Oltre a lasciare il letto disfatto, ci sono altri modi per ridurre la presenza di questi inquilini non paganti. Il Ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità ha condiviso alcune linee guida “anti-acari”:

Contenere l’umidità nelle stanze;
Arieggiare frequentemente gli ambienti;
Utilizzare materiali sintetici per materassi e cuscini;
Preferire superfici lisce che possono essere pulite facilmente;
Lavare la biancheria da letto e le tende a 60°C per uccidere eventuali acari.

Gli acari della polvere: cosa sono e perché sono un problema

Gli acari della polvere sono microscopici aracnidi, lunghi circa 1 mm, che si nutrono di cellule morte della pelle umana e animale. Le specie più comuni negli ambienti domestici sono Dermatophagoides pteronyssinus e Dermatophagoides farinae. Come spiegato da Geopop, questi organismi non bevono acqua, ma la assorbono dall’umidità presente nell’aria attraverso delle ghiandole. Gli acari hanno una proliferazione massima in ambienti con un’umidità compresa tra il 55% e il 73% e una temperatura tra i 15°C e i 35°C.

La loro presenza è la causa principale dell’allergia alla polvere, ma non ne è la causa diretta. Starnuti, prurito nasale, lacrimazione e tosse, infatti, non sono causati dagli acari in sé, ma dalle glicoproteine presenti nei loro escrementi e nei corpi morti. Questi allergeni si accumulano su materassi, cuscini, tappeti e coperte e vengono inalati, soprattutto quando si smuove la polvere proprio come avviene quando si rifà il letto. Per questo, bisogna aspettare che le condizioni sfavorevoli agli acari facciano il loro corso.

Rifare il letto, gli effetti sulla salute

La presenza degli acari, tuttavia, non può essere il nostro unico pensiero quando pensiamo se rifare o meno il letto. Per molti si tratta di una semplice abitudine, qualcosa che si fa in poco tempo, magari mentre si pensa a cosa accadrà nella giornata appena iniziata, ma secondo la scienza rifare il letto può avere un impatto significativo sulla salute mentale, sulla produttività e persino sulla qualità del nostro sonno.

Benefici psicologici e produttività

Uno degli aspetti più interessanti di rifare il letto è l’effetto che ha sulla nostra mente. Secondo l’ammiraglio della Marina degli Stati Uniti, William H. McRaven, in un suo famoso discorso motivazionale, rifare il letto è il primo passo verso una giornata produttiva. Questo semplice gesto ci permette di iniziare la giornata con un piccolo successo, che può stimolare un effetto domino di altre azioni positive.

Come sottolineato in un sondaggio condotto da Hunch.com, le persone che rifanno il letto sono più inclini a sentirsi soddisfatte e produttive rispetto a chi non lo fa. Il sondaggio ha rivelato che il 71% di coloro che rifanno il letto si dichiarano felici, rispetto al 62% di coloro che non hanno questa abitudine.

Miglioramento della qualità del sonno

Rifare il letto può anche migliorare significativamente la qualità del sonno. Secondo uno studio della National Sleep Foundation, il 44% delle persone che rifanno il letto quotidianamente dichiara di dormire meglio rispetto a chi non lo fa. Questo succede perché a livello mentale un letto ordinato e ben curato riduce lo stress e favorisce il rilassamento, facilitando così l’addormentamento e migliorando la qualità complessiva del sonno.

Benefici per la salute mentale e l’autodisciplina

La connessione tra ordine esterno e calma interiore può avere effetti anche quando il letto è vuoto, mentre noi dobbiamo produrre. Secondo alcuni studi, infatti, rifare il letto può essere visto come una forma di cura di sé che contribuisce a mantenere un senso di controllo e stabilità. Un ambiente domestico ordinato aiuta a ridurre i livelli di stress e ansia, elementi che possono influenzare negativamente la salute mentale. Charles Duhigg, autore di “The Power of Habit” (Il potere dell’abitudine”), evidenzia che piccole abitudini come rifare il letto possono fungere da “keystone habits”, abitudini chiave che promuovono ulteriori comportamenti positivi e migliorano il benessere generale.

L’abitudine di rifare il letto ogni mattina è anche collegata allo sviluppo della disciplina personale. La psicologa sociale Angela Duckworth, autrice del libro “Grit: Il potere della passione e della perseveranza”, sostiene che piccole azioni di autodisciplina possono rafforzare la nostra capacità di affrontare sfide più grandi nella vita. In questo senso, rifare il letto rappresenterebbe un atto di volontà e autodisciplina, che può rafforzare la resilienza psicologica e la capacità di mantenere altre abitudini positive.

In fin dei conti, se proprio non vi va di rifare il letto, potrete sempre dare la colpa agli acari.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Divieto di elemosina, la Svezia vuole rendere illegale la...

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Niente più accattoni per le strade della Svezia. La proposta viene dal governo di centro destra del Paese scandinavo, che ha formato una commissione che dovrà redigere entro il 26 giugno prossimo un rapporto su pro e contro e come introdurre il divieto nazionale di elemosina.

Attualmente i Comuni possono già vietare la pratica in alcuni luoghi specifici attraverso ordinanze locali e a determinate condizioni, ma nelle proposte della campagna elettorale portata avanti dal partito di estrema destra Democratici Svedesi (che non fa parte del governo ma lo sostiene in Parlamento) c’era per l’appunto quella di generalizzare la proibizione a tutto il territorio nazionale.

Perché, dicono, l’aumento del numero dei mendicanti ha portato all’aumento della criminalità. Una crescita dovuta anche al fatto che, afferma il governo istituendo la commissione, dall’inizio degli anni 10 del 2000, “i cittadini dell’Ue hanno cominciato a venire in Svezia in misura maggiore rispetto a prima, tra le altre cose, per chiedere l’elemosina”.

La commissione incaricata dal governo dovrà analizzare come funziona il sistema attuale e le normative locali, se sia possibile ampliare i limiti all’accattonaggio, nonché i vantaggi e gli svantaggi che presenta la normativa attuale rispetto ad un divieto nazionale. Infine, dovrà presentare proposte costituzionali che vietino l’accattonaggio a livello nazionale.

Governo non compatto, ma nemmeno l’opposizione

Alla novità sono seguite critiche da più parti, in primis all’interno della stessa coalizione di governo, formata da Moderati, Democratici Cristiani e Liberali: questi ultimi soprattutto avevano già detto che si sarebbero opposti all’introduzione del divieto di accattonaggio, e, se anche solo tre loro parlamentari votassero contro la proposta, la maggioranza andrebbe sotto, con i rischi del caso.

Ma anche l’opposizione non è compatta: i Verdi, il Partito di Centro e quello della Sinistra intendono opporsi alla misura, mentre i Socialdemocratici no, quindi il provvedimento, peraltro ancora da formulare, ha chances di passare.

Fanny Siltberg, portavoce dell’organizzazione cristiana Stockholms Stadsmission, ha definito il progetto “un inutile tentativo di spostare il problema rendendo illegale la povertà“. Mentre la liberale Anna Starbrink ha già detto che non voterà a favore, perché “non si può vietare alle persone di chiedere aiuto”.

La questione è complessa, perché oltre ad investire temi etici ed economici, si allarga anche al discorso della libertà di movimento: i Moderati hanno infatti già proposto di limitare la libera circolazione all’interno dell’Ue per coloro che viaggiano con lo scopo di mendicare.

In ogni caso, una normativa nazionale e generalizzata potrebbe rivelarsi incostituzionale, tanto che diverse associazioni hanno già fatto sapere che eventualmente presenteranno ricorso. Non solo: la Corte europea dei diritti dell’uomo ha già stabilito che le sanzioni contro le persone che fanno l’elemosina violano i diritti sanciti nella Convenzione europea (CEDU), che la Svezia ha ratificato.

Ma la Svezia è sola in questa ‘crociata’?

Paesi in cui fare l’elemosina è vietato

In Norvegia chiedere l’elemosina è vietato a livello nazionale dal 2015. Ma anche qui ci sono state molte proteste poiché la norma è stata vista come una misura troppo severa nei confronti dei senzatetto e delle persone in difficoltà. Il divieto è stato introdotto anche per contrastare le attività criminali legate al fenomeno, come le reti organizzate di sfruttamento dei mendicanti.

In Danimarca la pratica è illegale dal 2017. Il governo ha introdotto la legge per ridurre il problema delle persone che chiedono denaro nei luoghi pubblici, in particolare nelle città turistiche. La polizia può arrestare coloro che infrangono il divieto e, in alcuni casi, i trasgressori rischiano la detenzione.

Nel Regno Unito, l’accattonaggio era illegale in base a una legge del 1824, e nella pratica è raramente perseguito. Le autorità locali possono comunque emettere multe o imporre sanzioni amministrative alle persone che chiedono denaro in maniera insistente o aggressiva.

In molte città degli Stati Uniti mendicare è vietato o fortemente regolamentato. Città come New York, Los Angeles e Chicago hanno adottato leggi che limitano l’elemosina nelle aree pubbliche, vicino alle scuole o ai trasporti pubblici. Tuttavia, il divieto è spesso criticato per il suo impatto sui senzatetto.

Alcuni cantoni svizzeri, come Ginevra e Vaud, hanno introdotto divieti locali contro la mendicità per scoraggiare i questuanti, spesso collegati a reti di sfruttamento e tratta di persone.

La situazione in Italia

In Italia chiedere l’elemosina in modo semplice e non molesto non è un reato, ma l’articolo 669 del Codice Penale prevede sanzioni e arresto in caso di mendicità molesta, vessatoria, simulando deformità o malattie o sfruttando i minori per destare pietà nelle persone.

E sullo sfruttamento di minori, il Ddl sicurezza approvato due settimane fa introduce delle modifiche all’articolo 600-octies c.p., prevedendo che sia punito l’impiego nell’accattonaggio di minori fino ai sedici anni di età (non più fino ai quattordici anni) ed innalzando la pena da uno a cinque anni di reclusione, invece dei tre anni attualmente previsti. Introduce anche un inasprimento delle pene nel caso di induzione e sfruttamento dell’altrui accattonaggio “a fini di profitto”.

A livello locale, poi, alcuni Comuni hanno introdotto ordinanze che vietano l’elemosina in specifici luoghi pubblici, specialmente nei centri storici o nelle aree turistiche, ad esempio in città come Milano e Firenze.

Perché vietare l’elemosina

Molte volte il divieto di accattonaggio risponde a logiche populiste e di ‘sicurezza percepita’, com’è anche nel caso della Svezia dove il numero dei mendicanti in realtà risulta in diminuzione. Ma anche se a prima vista può sembrare un provvedimento punitivo che certamente non risolve il problema della povertà ma lo nasconde solo sotto al tappeto, in realtà ci sono dei buoni motivi per vietare l’elemosina:

lotta contro il crimine organizzato: in molte aree, l’elemosina è sfruttata da gruppi criminali che obbligano le persone, spesso migranti o minorenni, a mendicare per loro conto. Vietare l’elemosina potrebbe limitare questa forma di sfruttamento.
decoro urbano: vietare l’elemosina aiuta a mantenere il decoro delle città, specialmente nelle aree turistiche. La presenza di mendicanti in luoghi ad alto afflusso può essere percepita come un problema per il turismo e il commercio locale.
riduzione delle situazioni pericolose: in alcune aree, la mendicità può degenerare in episodi di aggressività, soprattutto quando viene praticata in modo insistente. Vietare l’elemosina potrebbe ridurre il rischio di conflitti tra mendicanti e cittadini.

Ovviamente sono molti i problemi collegati al divieto di accattonaggio, tralasciando questioni etiche come il fatto, per dirne uno, che l’aiuto alle persone bisognose è uno dei doveri del buon cristiano.

Gli svantaggi del vietare l’elemosina

Allo stesso tempo, vietare l’elemosina ha alcune conseguenze che dovrebbero essere tenute ben presenti:

impatto sui più vulnerabili: la principale critica verso il divieto è che colpisce le persone più fragili, che spesso non hanno altre risorse, determinando una ancora maggiore emarginazione sociale e privando queste persone di una fonte di sussistenza seppur minima
misura punitiva anziché assistenziale: invece di affrontare alla radice le cause della povertà e della marginalizzazione, il divieto punisce coloro che già vivono in condizioni di estrema difficoltà.
rischio di invisibilizzazione del problema: vietare l’elemosina non risolve il problema ma rischia di renderlo meno visibile portando le autorità e la società civile a non impegnarsi adeguatamente nell’affrontarlo.

Insomma, la commissione messa in piedi dal governo svedese ha parecchi aspetti di cui tener conto.

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Mangiare pesce in gravidanza può ridurre il rischio di...

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Mangiare pesce durante la gravidanza potrebbe abbassare significativamente il rischio di autismo per il nascituro, riducendolo fino al 20%. Questa è la conclusione di un recente studio finanziato dal programma ECHO dei National Institutes of Health e pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition. Lo studio suggerisce che il pesce, già noto per i suoi benefici sulla salute grazie agli acidi grassi omega-3, giochi un ruolo fondamentale anche nello sviluppo neurocognitivo del feto, riducendo i rischi di disturbi dello spettro autistico.

I dettagli della ricerca

Lo studio ha coinvolto circa 4.000 donne in gravidanza e ha analizzato il consumo di pesce e l’uso di integratori di omega-3. Il campione è stato suddiviso in quattro gruppi a seconda della frequenza di consumo di pesce: meno di una volta al mese, più di una volta al mese ma meno di una volta a settimana, una volta a settimana, e due o più volte a settimana. Circa il 20% delle partecipanti ha dichiarato di non consumare pesce durante la gravidanza e una percentuale tra il 65% e l’85% non faceva uso di integratori di omega-3 o olio di pesce.

I ricercatori hanno quindi analizzato i risultati sulla salute dei bambini, misurando i tratti comportamentali legati all’autismo attraverso la Social Responsiveness Scale (SRS), un questionario compilato dai genitori che valuta i comportamenti associati all’autismo. I punteggi più alti nella scala SRS indicano una maggiore presenza di comportamenti correlati all’autismo.

I risultati

Dai risultati è emerso che mangiare pesce durante la gravidanza era effettivamente associato a una riduzione delle probabilità di ricevere una diagnosi di autismo nei bambini. Inoltre, vi era una lieve diminuzione dei punteggi SRS nei figli di coloro che consumavano pesce rispetto a chi non lo faceva. Il dato interessante è che questo effetto benefico si osservava indipendentemente dalla quantità di pesce consumata: sia che fosse una porzione a settimana, sia che fossero due o più porzioni, il rischio di autismo risultava comunque inferiore rispetto a chi non ne consumava affatto.

Al contrario, l’assunzione di integratori di omega-3 non ha mostrato una correlazione significativa con la riduzione del rischio di autismo. I ricercatori hanno dunque concluso che solo il pesce nella sua forma naturale sembra portare benefici diretti, piuttosto che i supplementi.

Benefici aggiuntivi e considerazioni

Emily Oken, coautrice dello studio e docente alla Harvard Medical School, ha sottolineato come il pesce non solo riduca i rischi legati all’autismo, ma sia anche associato a una serie di benefici ben documentati per la salute materna e fetale. “Altri vantaggi includono un minor rischio di parto pretermine e un migliore sviluppo cognitivo per il feto”, ha affermato Oken, aggiungendo che è fondamentale migliorare la comunicazione sulle linee guida riguardanti il consumo di pesce in gravidanza.

Per anni, infatti, molte donne sono state erroneamente dissuase dal mangiare pesce durante la gravidanza, a causa del timore di contaminazione da mercurio e di un presunto rischio di autismo, un’idea che è stata più volte smentita dalla scienza. La dottoressa Oken ha quindi ribadito l’importanza di superare queste false credenze e promuovere una corretta informazione su cosa fare durante la gravidanza.

Mangiare pesce in gravidanza è sicuro?

Nonostante i numerosi benefici, è comunque essenziale che le future mamme scelgano con attenzione il tipo di pesce da consumare. Alcuni pesci possono contenere elevate quantità di mercurio, una sostanza che può essere dannosa per il feto. Tra le specie consigliate vi sono salmone, sardine, sgombro e trota, mentre è meglio evitare pesci predatori di grandi dimensioni come squalo e pesce spada. La cottura del pesce è un altro fattore fondamentale: il pesce crudo o poco cotto può comportare rischi per la salute, come infezioni batteriche o parassitarie.

L’importanza dell’alimentazione in gravidanza

Lo studio pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition sottolinea ancora una volta quanto sia importante seguire una dieta equilibrata e ricca di nutrienti durante la gravidanza, non solo per il benessere della madre, ma anche per garantire un corretto sviluppo del feto. Il pesce si conferma dunque un alimento chiave in questo contesto, grazie al suo apporto di acidi grassi omega-3 e altri nutrienti essenziali.

Le future mamme possono quindi trarre benefici significativi dal consumo regolare di pesce, non solo per ridurre il rischio di autismo, ma anche per migliorare complessivamente la salute e lo sviluppo del bambino.

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Un papà ha dipinto la casa di azzurro per la nascita del...

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Dipingereste mai la vostra casa di azzurro per la nascita di vostro figlio? Se la risposta è sì, sappiate che non sarete i primi. Ci ha già pensato Federico Lucchetta, artista 39enne di Farra di Soligo (Treviso), mentre sua moglie era in ospedale per dare alla luce il secondo genito, martedì 1° ottobre.

Con l’aiuto di suo suocero e di alcuni amici, Federico è andato anche oltre: sul nuovo sfondo azzurro della villetta ha ‘scritto’ a caratteri cubitali bianchi il nome di suo figlio, Ettore. Nel giardino antistante, l’affiatato gruppo di lavoro ha anche installato dei palloncini finti dello stesso azzurro con cui hanno ridipinto la villa. Altro che fiocco blu dietro la porta, l’annuncio non è passato inosservato ai vicini di Via Belvedere e al web.

Guai però a pensare a quelle scene cringe con i papà che distruggono ogni cosa come incontrovertibile prova del loro entusiasmo per la nascita del maschietto.

La casa azzurra dipinta per la nascita figlio Ettore_screen video

Papà dipinge la casa di azzurro per la nascita del figlio: il precedente

Già nel 2020, in occasione della nascita della primogenita Vittoria, papà Lucchetta aveva posizionato in giardino una cicogna in cartapesta alta sette metri. Ci lanceremmo nell’ipotesi che anche questa non fosse passata inosservata.

Per il secondo genito non poteva esimersi, né replicare la trovata di quattro anni fa.
Dalla primavera ad ora ha avuto qualche mese per mettere a punto una nuova idea, senz’altro di grande impatto visivo e armoniosa nella scelta dello stile anche se, ammette l’artista, “Onestamente non è nemmeno un colore che mi piaccia molto ma richiama immediatamente le convenzioni sociali più comuni dedicate alla nascita di un bambino. E poi c’è la casa, che vuol dire famiglia”. La scelta vuole essere anche un messaggio di speranza che va oltre la nascita del figlio: “Tra tutte le sollecitazioni cupe che ci arrivano ogni giorno attraverso le notizie dal mondo, un tratto di ottimismo e di colore acceso ci stava”, ha spiegato. Impossibile dargli torto.

Più di un semplice annuncio

L’opera di Lucchetta e dei suoi ‘soci’ ricorda cosa possa rappresentare la nascita di un figlio (o di una figlia) solo per la famiglia e per la comunità. Anche il sindaco di Farra di Soligo non ha avuto nulla da ridire sulla scelta di dipingere di azzurro la villa di via Belvedere. Almeno chi non abita in condominio può scegliere più o meno liberamente la facciata della propria casa. Figuriamoci se si tratta di una modifica vistosa ma temporanea: “Non resterà di questa tinta molto a lungo, appena qualche settimana. Sempre di tasca mia, riporterò la casa alle tinte pastello di prima”, assicura Lucchetta senior.

Qualcuno lo ha anche accusato di esibizionismo, ma a lui non interessa; fa parte del gioco. Piuttosto, la sua scelta di dipingere la casa di azzurro per la nascita di Ettore è stata anche una mossa di marketing: “ormai gli influencer più o meno di passaggio il loro bravo lavoro sui social lo hanno fatto”, commenta al Corriere del Veneto.

Esperto di installazioni e di rappresentazioni pittoriche, Federico Lucchetta ha anche realizzato un dipinto di 40 metri quadrati nella sala consiliare di Pieve di Soligo in cui sono raffigurati alcuni dei cittadini più celebri della zona. Ma siccome l’arte non sempre paga, papà Lucchetta lavora anche nel settore della ristorazione (cosa bisogna fare per mantenere una famiglia in Italia!).

Dopo la cicogna alta sette metri per Vittoria e la casa dipinta di azzurro per Ettore, ci si chiede se Federico abbia già in mente qualcosa per il prossimo eventuale figlio, ma lui smorza l’entusiasmo: “No, penso proprio che ci fermeremo qui”. Magari qualcuno ci spera facendo leva sul detto ‘Non c’è due senza tre’, che proietterebbe Federico e co. nel novero delle famiglie numerose. Questo proverbio, però, non attecchisce sulla demografia italiana dove il tasso di fecondità è sceso a 1,2 figli per donna.
Ettore è già oltre la media.

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