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Meloni e le dimissioni di Sangiuliano: “Grazie a persona capace e uomo onesto”

La presidente del Consiglio: "Giuli proseguirà l'azione di rilancio della cultura nazionale"

Giorgia Meloni

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni accoglie le dimissioni di Gennaro Sangiuliano e nomina Alessandro Giuli nuovo ministro della Cultura. "Ringrazio sinceramente Gennaro Sangiuliano, una persona capace e un uomo onesto, per lo straordinario lavoro svolto finora, che ha permesso al Governo italiano di conseguire importanti risultati di rilancio e valorizzazione del grande patrimonio culturale italiano, anche fuori dai confini nazionali", dice la premier.

"Ho preso atto delle dimissioni irrevocabili di Sangiuliano e ho proposto al Presidente della Repubblica di nominare Alessandro Giuli, attualmente Presidente della Fondazione Maxxi, nuovo Ministro della Cultura", aggiunge. Giuli "proseguirà l'azione di rilancio della cultura nazionale, consolidando quella discontinuità rispetto al passato che gli italiani ci hanno chiesto e che abbiamo avviato dal nostro insediamento ad oggi".

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Politica

Israele-Gaza, Mattarella: “Cessate il fuoco immediato...

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Il presidente della Repubblica: "Porre termine alla sequela di orrori che si sono susseguiti dal 7 ottobre dello scorso anno"

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella (Fotogramma)

"È più che mai necessario giungere a un cessate il fuoco immediato per porre termine alla sequela di orrori che si sono susseguiti dal 7 ottobre dello scorso anno ad oggi e scongiurare l’allargamento del conflitto, prospettiva che gli accadimenti recentissimi rendono purtroppo vicina e concreta". Lo dice il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del primo anniversario degli attacchi di Hamas contro cittadini di Israele.

"Ferma condanna e forte indignazione ha suscitato, in Italia e nel mondo, il barbaro attacco condotto da Hamas contro inermi cittadini israeliani lo scorso 7 ottobre 2023. A un anno di distanza, grande è la vicinanza e la solidarietà della Repubblica Italiana al popolo israeliano così ignobilmente colpito", afferma il presidente della Repubblica.

"Nel deplorare nuovamente quel brutale atto terroristico, partecipiamo con commozione al dolore delle famiglie delle vittime e rinnoviamo l’appello affinché le persone prese crudelmente in ostaggio con pratica disumana, vengano liberate e possano ricongiungersi ai loro familiari", prosegue il capo dello Stato.

"L’Italia - dice Mattarella - sostiene convintamente il diritto di Israele alla propria esistenza in pace e sicurezza e alla difesa dagli attacchi, nel rispetto del diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario".

"In questo anno - rileva - gli effetti di quella tragedia si sono moltiplicati, investendo incolpevoli popolazioni dell’intera area, mentre si diffondono gravi e inaccettabili recrudescenze di sentimenti di antisemitismo, da condannare e contrastare con determinazione". E "profonda è la preoccupazione per la condizione dei civili a Gaza, la cui popolazione ha patito indicibili lutti e sofferenze e ha diritto ad essere sottratta alle distruzioni e alla violenza della guerra".

Sottolinea il presidente della Repubblica: "Occorre una definitiva soluzione negoziata tra Israele e Palestina che, con il concorso della comunità internazionale, preveda la creazione di due Stati sovrani e indipendenti. Ciò è indispensabile per garantire pace e sicurezza durevoli ai due popoli e all’intera regione, e per evitare che l’ostilità, l’avversione e il risentimento accumulatisi in questi mesi producano in tutto il Medio Oriente nuove e sempre più drammatiche esplosioni di violenza".

"È una responsabilità che, se compete, in primo luogo, a israeliani e palestinesi, deve vedere attivi tutti i popoli amanti della pace, affinché l’orrore del passato non si ripeta, provvedendo sin d’ora a stabilire i termini di un futuro di intesa tra tutti gli Stati della regione", afferma il capo dello Stato.

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Politica

Lega, Salvini: “A Pontida nasce santa...

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Il leader della Lega: "Se mai ci fosse una condanna di terzo grado, andrei a testa dritta in carcere"

La Lega a Pontida (Afp)

"Noi non molliamo, noi non molliamo". Lo dice Matteo Salvini, più volte, dopo aver iniziato il suo intervento con "un eterno grazie a Bossi e Maroni per averci accompagnato fino a qua". Il palco di Pontida 2024 parla diverse lingue, quelle dei tanti ospiti stranieri. La kermesse degli adulti, dopo il fuori-programma di sabato con l'attacco dei giovani padani ad Antonio Tajani, 'reo' di voler dare la cittadinanza ai migranti, oggi si snoda su due temi principali. L'autonomia differenziata, traguardo storico da mostrare ai militanti del pratone "dopo 30 anni di lotta ostinata, magari cambiando strategia" (copyright Salvini) e la gara alla solidarietà allo stesso segretario finito al centro di un "processo vergognoso" (copyright Viktor Orban).

Sul primo tema, tutti i leghisti rivendicano. Lo fa Roberto Calderoli, il ministro che ha firmato il testo di legge, spiegando "di aver mantenuto la promessa di Pontida della scorso anno, di aver portato i fatti"; lo fanno i governatori, a partire dal veneto Luca Zaia, che dice di non temere "un referendum che ancora non c'è": "Portiamo - dice - una riforma per tutto il paese, non siamo per l'equa condivisione del malessere ma per l'equa condivisione del benessere". Dalla Lombardia Attilio Fontana chiede di "essere messo nelle condizioni di governare meglio, di spendere i nostri soldi nel modo migliore che riteniamo".

Secondo binario, che tutti gli interventi del palco imboccano è quello del cordone da stringere a difesa del Salvini 'vittima' del processo Open Arms. Tra gli amici dell'internazionale sovranista il premier ungherese Viktor Orban è quello che parla di più, arrivando a dire del leader italiano che "è un eroe", l'eroe dei patrioti europei "per aver difeso i confini". L'ungherese, dopo aver rivendicato "zero immigrati nel mio paese", chiede addirittura di "occupare Bruxelles e di lasciare lì i migranti". Matteo Salvini incassa poi la solidarietà anche dell'olandese Geert Wilders, degli austriaci di Fpo, di André Ventura di Chega, la formazione portoghese e degli spagnoli di Vox. Tutti oggi a Pontida per 'accompagnarlo' a Palermo, per il processo ormai alle battute finali.

Salvini parla per ultimo per circa venti minuti, in camicia bianca, ha con sé i ministri della Lega, Giorgetti, Calderoli, Valditara e Locatelli, i governatori Zaia, Fedriga, Fontana e Tesei e il generale Roberto Vannacci, alla sua prima Pontida, ben accolto dalla folla, dopo aver detto che condivide i valori della Lega e che "il partito per me non è un taxi, resto con voi". Ci sono anche i capigruppo Romeo e Molinari, europarlamentari sparsi sull'enorme palco, dove campeggia lo slogan 2024 di Pontida "Non è un reato difendere i confini". Con i suoi fan ha buon gioco, compatti sono dalla sua parte in un pratone infangato, dove gli stand di tutte le regioni italiane offrono prodotti tipici, dalle mele del Trentino al pecorino sardo.

"Solo forti e uniti si vince, da nord e sud, dalla Val d'Aosta alla Sicilia - ricambia il leader - La presenza della Lega al governo è garanzia che aiutiamo gli italiani che hanno bisogno, siamo al governo per aumentare gli stipendi ai lavoratori, se qualcuno deve pagare di più paghino banchieri e non operai", dice ribadendo quanto detto poco prima dal ministro dell'Economia Giorgetti, che aveva chiarito le sue frasi sulla manovra di sacrifici, dopo l'intervista a Bloomberg.

Salvini, prima di darsi al bagno di selfie, prova a mettere la parola fine, rivolto anche agli alleati, sull'irreversibilità della riforma dell'Autonomia, scandendo che indietro non si torna: "Questa è una legge dello Stato". Poi sull'ipotesi di condanna a Palermo conclude: "Se mai ci fosse una condanna di terzo grado, andrei a testa dritta in carcere, processano una persona che ha fatto il suo dovere, non possono fermare un popolo, non possono fermare la santa alleanza dei popoli europei che oggi nasce a Pontida". (dall'inviato Francesco Saita)

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Politica

Fini-Violante, confronto nel ricordo di Tatarella:...

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L'ex magistrato: "Bisogna essere avversari ma non nemici". L'ex leader An: "Oggi c'è deficit di politica e surplus di propaganda"

Gianfranco Fini e Luciano Violante (Fotogramma)

''Se qui c'è Fini e ci sono io, forse destra e sinistra esistono, altrimenti non ci saremmo, no?''. Ieri, all'hotel Quirinale di Roma, la Fondazione Tatarella ha organizzato un panel dal titolo 'Destra e sinistra esistono ancora?' nell'ambito della convention nazionale 'L'Italia dei conservatori'. A confrontarsi sul tema c'è Luciano Violante, che ha rotto il ghiaccio con una battuta, chiamando l'applauso della platea formata soprattutto da giovani. Al suo fianco è seduto Gianfranco Fini. A moderare il dibattito il notista politico del Corsera, Francesco Verderami.

''Volevo fare una premessa, che si sia avversari e non nemici innanzitutto e poi che ci si rispetti, perché questo è un punto fondamentale della vita politica'', ha precisato l'ex presidente della Camera, per poi ricordare i tempi andati: ''C'erano scontri molto duri, anzi, c'era un doppio standard nel senso che nelle strade c'era la lotta politica mentre in Parlamento si doveva lavorare e si doveva lavorare rispettandosi. Ecco, io penso che questo rispetto reciproco, ovvero l'educazione politica, vada un po' ripreso...".

"Destra e sinistra ci sono e resteranno, l'importante è il rispetto'', ha avvertito Violante per poi aggiungere: ''Se ci rispetta è meglio, perché le cose funzionano meglio''. Dello stesso avviso anche Fini che ha voluto ringraziare la ''Fondazione Tatarella perché ho il piacere di incrociare le lame del dibattito con Violante, che fa parte della storia della sinistra e della politica italiana, un uomo che si è meritato il rispetto anche degli avversari e non è reciproca piaggeria''. Secondo l'ex leader di An, infatti, per fare politica ''bisogna avere innanzitutto il rispetto degli avversari, occorre rispettare le opinioni altrui'', altrimenti non si va da nessuna parte.

L'ex presidente della Camera fa partire il suo ragionamento da "una considerazione: la politica non può essere confusa con la propaganda, che è un momento dell'azione politica, un momento importante", ma poi si deve avere "un progetto, un programma, una visione della società''. E "attraverso la propaganda e l'esempio'', ha spiegato, si deve cercare "di fare in modo che quel programma, quel progetto venga condiviso nel modo più largo possibile". Da qui la stoccata a chi fa un eccessivo uso di propaganda: ''Chiedo scusa in anticipo se dico una cosa che può urtare la sensibilità di qualcuno, ma mi pare che in questa fase storica vi sia un deficit di politica e un surplus di propaganda per tante ragioni...''.

''Oggi - ha assicurato Fini - destra e sinistra esistono ancora, ma non sono più due categorie monolitiche. Hanno fisionomie che per fortuna riconoscono alcuni valori comuni. Io, infatti, le declinerei sempre al plurale, perché nella fase dell'ideologia c'era il dovere dell'ortodossia, ma nella fase attuale, post ideologica, all'interno del grande contenitore della destra e della sinistra ci sono differenze e scontri a volte più aspri di quelli che vi sono tra destra e sinistra. Basta guardare, ad esempio -ha evidenziato l'ex leader di An - quello che accade in Francia e in Germania...''. L'editorialista del Corsera Verderami non ha dubbi: ''Destra e sinistra è anche un modo di essere liberi e credo che questo sia uno dei valori più importanti in un dibattito democratico''.

Soddisfatto del confronto (registrato da Radio Radicale) Fabrizio Tatarella, vicepresidente della Fondazione omonima, che aveva presentato così i due ospiti: ''Considero Fini e Violante due grandi protagonisti della politica italiana, due presidenti fondamentali nella storia della pacificazione nazionale del nostro Paese". La "dicotomia destra-sinistra esiste da tanti anni, ma certamente è il criterio più usato dai tempi della Rivoluzione francese ad oggi", ha spiegato il numero due della Fondazione citando l'insegnamento del ministro dell'Armonia, soprannome dato al leader missino Pinuccio Tatarella, per la sua capacità di tenere insieme gli estremi: ''Pinuccio Tatarella diceva che destra e sinistra rappresentano aree culturali e valori alternativi, mentre il centro era una zattera che andava dalla riva destra a quella sinistra...''.

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