Roncadelle record a Parigi 2024, qual è il segreto? Parola al sindaco Roberto Groppino
Il nome di Roncadelle sta facendo il giro del mondo. Non potrebbe essere diversamente dopo che dal piccolo comune nel bresciano sono arrivate ben tre medaglie d’oro alle Olimpiadi di Parigi 2024. Un Paese di 9.000 abitanti, che da solo ha ottenuto più ori di Paesi come Austria, Argentina, Polonia, Grecia e la lista potrebbe essere ancora molto lunga.
Roncadelle, il paesino da tre medaglie d’oro
Giovanni De Gennaro nel Kayak, Alice Bellandi nel Judo-78 kg e il gran finale con Anna Danesi, capitana della storica nazionale italiana di volley femminile, che è arrivata laddove nessuna formazione azzurra era mai arrivata. Tutti e tre hanno lasciato Parigi con il metallo più prezioso al collo, tutti e tre sono partiti dallo stesso, piccolissimo, comune di Roncadelle, a circa 35 km da Brescia.
“Ci deve essere un segreto”, dicono gli appassionati quando le labbra riescono a toccarsi dopo essere rimasti a bocca aperta.
Ma c’è davvero un segreto in questa cittadina? Lo abbiamo chiesto al sindaco di Roncadelle, Roberto Groppelli.
Secondo lei cosa ha contribuito di più a questi risultati: la proverbiale cultura del lavoro che viene associata ai comuni del bresciano o la diffusione di strutture sportive adatte?
“Sicuramente la combinazione di entrambi gli elementi, anche se protenderei di più verso la seconda opzione. La presenza di strutture come palazzetti e campi sportivi è importante, ma anche l’organizzazione, che nel nostro caso si chiama CSCR (Centro Sportivo Comunale Roncadelle) e raccoglie oltre venti sezioni sportive, gioca un ruolo cruciale. Questo lavoro di organizzazione esiste da circa trent’anni”.
Considerando i ritmi e le sfide della vita moderna, crede che oggi sia più difficile seguire i figli nel loro percorso sportivo, magari fino al successo come nel caso di questi tre straordinari ragazzi?
“Non ho esperienza diretta, ma, avendo amici con figli, noto che si organizzano bene e si gestiscono comunque efficacemente. Ora entrambi i genitori sono molto collaborativi e intercambiabili. Rispetto al passato, quando spesso il padre lavorava tutto il giorno e la madre doveva gestire da sola i figli, oggi c’è più equilibrio, il che facilita la possibilità di praticare sport nonostante i ritmi sfrenati della società moderna”.
Come sindaco di un comune da record alle Olimpiadi di Parigi, come vede la proposta di inserire le spese di attività sportiva tra quelle detraibili nel 730?
“Sarebbe senz’altro una misura utile. Anche noi, come comune, mettiamo in campo delle agevolazioni per lo sport, come bandi per borse sportive, in modo da aiutare le famiglie. La detrazione nel 730 va nella stessa direzione di agevolare la pratica sportiva. È un metodo che può essere perseguito.”
Che consiglio darebbe ad altri amministratori basandosi sulla sua esperienza?
“Credo che avere un’organizzazione che funga da trait d’union tra le varie sezioni sportive sia fondamentale. Nel nostro caso, il CSCR del Centro Sportivo Comunale Roncadelle ha una funzione di collante e di organizzazione degli spazi sportivi. Abbiamo tre palestre sul territorio: una presso il centro sportivo, una nella scuola primaria e una nella scuola secondaria”.
Strutture, organizzazione, ma anche spazio culturale riconosciuto allo sport, “A Roncadelle organizziamo un Open Day dello sport per presentare tutte le discipline disponibili. Così aiutiamo i giovani a conoscere gli sport cosiddetti minori e diamo nuove opportunità. Questa organizzazione consente di conoscere e provare diverse discipline, favorendo una maggiore inclusione e partecipazione”.
Il sindaco Roberto Groppelli conclude con un esempio: “Nel nostro comune abbiamo anche il laghetto di pesca sportiva e qualche anno fa un giovanissimo ragazzo è venuto a sperimentare questo sport, praticamente sconosciuto. Ieri questo ragazzo stava disputando il campionato under 15 di pesca al colpo. La passione è importante, ma una buona organizzazione può fare la differenza”.
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Georgia, arriva legge contro Pride e diritti Lgbtq+
Prosegue la campagna di censura e limitazione dei diritti in Georgia. I legislatori del Paese hanno approvato la terza e ultima lettura di una legge sui “valori della famiglia e protezione dei minori” che ha severe limitazioni ai diritti Lgbtq+.
La legge prevede il divieto degli eventi del Pride e delle esposizioni pubbliche della bandiera arcobaleno, nonché la censura di film e libri che trattano temi Lgbtq+. E le polemiche non sono tardate ad arrivare.
Cosa c’è dietro il provvedimento
Il provvedimento è stato ampiamente sostenuto dai leader del partito al governo, Sogno Georgiano, che hanno ritenuto la legge necessaria per mantenere gli standard morali “tradizionali” in Georgia. Nel Paese, la Chiesa ortodossa profondamente conservatrice esercita una notevole influenza.
E non è un caso, quindi, che questo provvedimento arrivi a poco più di un mese prima dalle elezioni parlamentari del 26 ottobre. Il partito al governo sembra, infatti, cercare di consolidare il sostegno conservatore attraverso programmi che tutelino la famiglia tradizionale e i valori della Chiesa stessa.
Critiche e opposizioni a confronto
A commentare l’accaduto è Tamara Jakeli, direttrice del gruppo di attivisti Tbilisi Pride, che a Reuters ha descritto il disegno di legge come una delle più gravi minacce mai affrontate dalla comunità Lgbtq+ in Georgia. Jakeli ha dichiarato che “questa legge è la cosa più terribile che sia mai capitata alla comunità in Georgia. Molto probabilmente dovremo chiudere i nostri centri. Non c’è modo per noi di continuare”.
Il disegno di legge non solo ribadisce il divieto sui matrimoni tra persone dello stesso sesso, ma proibisce anche gli interventi di riassegnazione chirurgica del sesso.
Ad opporsi ad esso c’è anche la presidente georgiana Salome Zourabichvili che, pur essendo critica dal suo stesso partito e avendo poteri principalmente cerimoniali, ha dichiarato che si opporrà al provvedimento con un veto. Veto che, tuttavia, con la maggioranza parlamentare del partito, è probabile che venga superato.
Georgia: adesione europea e diritti a rischio
In Georgia, il tema dei diritti all’autodeterminazione e sessualità è particolarmente sentito. I sondaggi nazionali rilevano una diffusa disapprovazione delle relazioni omosessuali. La costituzione vieta matrimonio e adozione tra persone dello stesso sesso e le marce del Pride a Tbilisi sono spesso oggetto di contromarce o attacchi dagli anti-Lgbtq+.
Il Paese vorrebbe, inoltre, entrare a far parte dell’Unione europea e le elezioni di ottobre sarebbero decisive in tal senso. Ma la campagna contro i diritti sociali e civili e i profondi legami con la Russia del partito di maggioranza (candidato per un secondo mandato consecutivo), potrebbero rallentare il procedimento di adesione. Votare in controtendenza resterebbe l’unica alternativa possibile.
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La sfida demografica secondo Orsini: un’emergenza per il...
La sfida demografica non può essere rimandata. Lo ha sostenuto con chiarezza, durante l’Assemblea di Confindustria 2024, il presidente Emanuele Orsini che ha posto l’accento su una delle questioni più critiche per il futuro dell’Italia: l’emergenza che la denatalità sta creando nel nostro Paese.
In un discorso che ha toccato temi economici e industriali di rilevanza globale, Orsini ha sottolineato come l’invecchiamento della popolazione e il basso tasso di natalità rappresentino una minaccia per la competitività e la stabilità nazionale.
“L’Italia sta affrontando un enorme deficit demografico”, ha affermato Orsini, spiegando come la diminuzione della popolazione attiva stia già avendo un impatto negativo su settori cruciali, frenando lo sviluppo industriale e aggravando la situazione economica, specialmente nel Mezzogiorno. Senza interventi strutturali, il trend non potrà che peggiorare, mettendo a rischio la sostenibilità del sistema sociale e produttivo.
Il nodo della natalità e le migrazioni regolari
Orsini ha sottolineato che uno dei maggiori problemi legati alla questione demografica è il basso tasso di natalità. Per far fronte a questa emergenza, ha proposto interventi volti a favorire la crescita della popolazione giovane, evidenziando che la scarsa attrattività del Paese per le professioni qualificate sta spingendo molti giovani laureati a cercare opportunità all’estero. “Vogliamo riportare a casa i nostri giovani“, ha detto il presidente, facendo riferimento alla necessità di trattenere i talenti italiani, così come di attrarre giovani professionisti stranieri.
Un altro aspetto affrontato è stato il tema dei flussi migratori regolari, che Orsini vede come una parte fondamentale della soluzione. La migrazione può colmare il divario tra domanda e offerta di lavoro in settori in cui le imprese italiane faticano a trovare manodopera qualificata. Per questo, è necessaria una riflessione più ampia sulla gestione delle migrazioni, sia in termini di formazione che di inclusione nel mercato del lavoro.
L’impatto sul sistema economico e sociale
L’invecchiamento della popolazione non solo riduce la forza lavoro disponibile, ma aumenta anche la pressione sui sistemi di welfare e sanità pubblica. La crescita della popolazione anziana richiede un adeguamento delle infrastrutture sociali e sanitarie, e Orsini ha invitato le istituzioni e il governo a elaborare politiche di lungo termine che possano affrontare questa sfida complessa.
Inoltre, Orsini ha ricordato che il declino demografico va di pari passo con la crisi del mercato immobiliare e dell’occupazione giovanile. Una delle iniziative proposte, il Piano Straordinario di Edilizia per i lavoratori neoassunti, mira a risolvere uno dei problemi centrali per i giovani: la difficoltà di accedere a una casa a prezzi accessibili. Questo piano, accolto positivamente dal governo, dovrebbe contribuire a creare le condizioni necessarie per incentivare la natalità e garantire un futuro più stabile alle nuove generazioni.
Il discorso di Orsini ha lanciato un chiaro segnale: l’Italia non può permettersi di ignorare la questione demografica. Solo attraverso politiche di sostegno alla natalità, una gestione efficace delle migrazioni e un rinnovato impegno per attrarre e trattenere i giovani talenti, il Paese potrà garantire un futuro prospero e competitivo. La demografia, ha concluso Orsini, non è solo una questione numerica, ma un tassello fondamentale per la crescita economica e sociale dell’Italia
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Papà legano “bebè” alle statue: “Chiediamo congedi...
Camminando per Leicester Square, a Londra, in queste ore, potrebbe capitarvi di notare un dettaglio particolare. Le note statue di celebrità maschili sparpagliate per la piazza hanno dei “bebè” appesi al collo.
Gli attivisti del gruppo Dad Shift hanno legato bambolotti alle statue dell’ingegnere Isambard Kingdom Brunel, degli attori Laurence Olivier e Gene Kelly e dei calciatori Thierry Henry e Tony Adams, nel tentativo di focalizzare l’attenzione sull’importanza del legame padre-figlio.
Si tratta di una campagna di sensibilizzazione orchestrata dal gruppo di papà londinesi che vuole “richiamare l’attenzione sull’importante ruolo che la paternità svolge nella vita degli uomini e sul perché il governo britannico deve concedere ai papà e ai co-genitori un congedo di paternità migliore”. Hanno scritto una lettera a Keir Starmer e rivendicano i propri diritti genitoriali e lavorativi: ecco cosa vogliono.
Congedi parentali nel Regno Unito: lettera a Starmer
Il Regno Unito “ha la peggiore offerta di congedo parentale in Europa”. Composta da solo due settimane di congedo obbligatorie, pagate a 184,03 sterline a settimana, circa 220 euro, la misura ha portato ad una drastica riduzione del congedo non obbligatorio. Chi l’ha preso ha riferito di avere gravi problemi economici successivamente.
Gli attivisti “DadshifUk” hanno in programma di consegnare un messaggio al primo ministro entro la fine del mese, invitandolo ad adottare misure rapide per migliorare il congedo di paternità. Ecco cosa gli hanno scritto:
“Caro Primo Ministro Keir Starmer – scrivono sul proprio sito internet – durante la campagna elettorale, sei stato criticato per voler trascorrere anche solo una notte a settimana con i tuoi figli. Come padri e genitori, abbiamo ammirato sia l’impegno che dimostri verso la tua famiglia, sia la convinzione con cui sei stato disposto a difenderlo”.
Ed è per questo, aggiungono che “ti scriviamo per chiedere il tuo aiuto, affinché i papà in tutto il Paese possano essere presenti per le loro famiglie esattamente come lo sei tu per la tua. Attualmente, il Regno Unito offre il peggior congedo di paternità legale per i nuovi padri in tutta Europa, che equivale a sole due settimane di permesso a pagamento completo. Un padre su tre non prende alcun congedo al momento della nascita di un bambino, mentre uno su due che lo fa riporta difficoltà economiche a causa di questo”.
E concludono: “Un congedo parentale adeguato per i padri e i co-genitori è vantaggioso per le madri, i neonati, i padri stessi e la società nel suo complesso, contribuendo a migliorare i risultati sulla salute per tutti”.
Infatti, i paesi con sei o più settimane di congedo di paternità, scrivono gli attivisti, hanno anche un divario salariale di genere ridotto del 4% e un divario nella partecipazione alla forza lavoro inferiore del 3,7%, il che dimostra che un cambiamento può stimolare la crescita economica e sostenere le famiglie britanniche.
“Con il Partito Laburista impegnato a rivedere gli assetti del congedo parentale entro il suo primo anno di governo, ti chiediamo di incontrarci e considerare il sostegno alla richiesta di The Dad Shift per un congedo parentale che sia accessibile economicamente, che preveda un adeguato periodo di tempo e che sostenga l’uguaglianza tra i genitori”, chiedono al primo ministro. Poi l’appello: “Aiuta generazioni di padri a colmare questo divario, dando ai papà il tempo necessario per trascorrere con i loro figli e per scoprire il tipo di padre che vogliono essere”.