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Walz, da coach di football a candidato vicepresidente: la...
Walz, da coach di football a candidato vicepresidente: la scelta di Harris
Il governatore del Minnesota, 60 anni, è una figura per molti sconosciuta
Una ventina di anni fa, un'avvocatessa di nome Kamala Harris vinceva la sua prima competizione politica, diventando la prima donna nera e dell'Asia meridionale eletta procuratore distrettuale di San Francisco nel 2003, dopo aver condotto una campagna sui cambiamenti delle politiche in materia di giustizia penale, inclusa l'opposizione alla pena di morte. Dall'altra parte del Paese, a Mankato, nel Minnesota, un insegnante di scuola superiore di nome Tim Walz aveva un mandato quotidiano di basso profilo, ma non per questo meno impegnativo: supervisionare le lezioni di studi sociali, allenare la squadra di football e occasionalmente discutere in mensa.
L'improbabile convergenza dei percorsi di Harris e Walz si è verificata più di due decenni dopo, con la notizia che Harris ha scelto Walz, ora governatore del Minnesota, come suo compagno di corsa. La decisione tanto attesa crea un ticket con due candidati provenienti da contesti diversissimi: Harris, 59 anni, è nera e indiana americana e ha trascorso gran parte della sua carriera come avvocato e pubblico ministero nella California profonda. Invece Walz, 60 anni, è un veterano e un cacciatore che ha trascorso gran parte della sua vita nelle zone rurali del Nebraska e del Minnesota. Ed è il primo candidato alla vicepresidenza dei Democratici dal 1964 a non aver frequentato la facoltà di Giurisprudenza.
L'incursione di Walz in politica è avvenuta più tardi, nel corso della vita: nato e cresciuto a West Point, Nebraska, una piccola cittadina rurale, dopo il liceo si è arruolato nella Guardia Nazionale dell'Esercito, dove ha prestato servizio per i successivi 24 anni. Dopo aver perso il padre a causa di un cancro ai polmoni all'età di 19 anni, episodio che in seguito dirà aver influenzato le sue opinioni sull'assistenza sanitaria, Walz si è iscritto al Chadron State College nel Nebraska e si è laureato in insegnamento nel 1989.
Walz ha incontrato la sua futura moglie, Gwen, mentre insegnava dopo il college. Nel 1996 si sono trasferiti nello Stato natale di lei, il Minnesota. E' rimasto alla Mankato West High School come insegnante e allenatore di football per i successivi dieci anni circa, fino a quando non ha deciso di candidarsi per una carica pubblica. Secondo quanto riferito, è stato motivato a farlo dopo che a lui e ad alcuni studenti venne negato l'ingresso ad un evento elettorale di George W. Bush del 2004, perché gli organizzatori avevano scoperto che erano Democratici. Nel 2006, Walz vinse la corsa per rappresentare il primo distretto congressuale del Minnesota, ribaltando il risultato in un seggio tradizionalmente repubblicano, in una zona rurale dello Stato.
Al Congresso Walz si è posizionato come un raro Democratico moderato e come un forte sostenitore del diritto di portare armi, guadagnandosi una valutazione A (la più alta) dalla National Rifle Association, la potente lobby Usa dei produttori di armi da fuoco. Nel suo anno da matricola, ha elogiato l'allora presidente George W. Bush per aver proposto di espandere le forze della Guardia Nazionale dell'esercito, ma ha anche criticato il presidente per la mancanza di una missione chiara nella guerra in Iraq e si è opposto al suo piano di inviare ulteriori truppe statunitensi in quel Paese.
"Mentre la missione in Iraq si è evoluta dal trovare armi di distruzione di massa alla formazione di un governo democratico fino alla stabilizzazione, fino al punto in cui gli iracheni possano prendere il sopravvento, il presidente ha costantemente sbagliato il piano su questo e… ho profonde preoccupazioni al riguardo, perché il diavolo è nei dettagli", ha detto Walz nel 2007. Walz avrebbe vinto la rielezione al seggio altre cinque volte, prima di lasciare la Camera per candidarsi a governatore. Nella corsa del 2018 per il governo del Minnesota, Walz ha sconfitto il suo avversario repubblicano con un distacco di oltre 10 punti percentuali.
A quel punto, Walz si era spostato a sinistra su diverse questioni chiave, comprese le armi. Dopo la sparatoria del febbraio 2018 alla Marjory Stoneman Douglas High School di Parkland, in Florida, Walz ha detto che sua figlia Hope, allora diciassettenne, lo aveva esortato a fare di più per prevenire la violenza armata. Durante la campagna elettorale, mentre si candidava alla carica di governatore quell'anno, Walz ha detto di aver donato a sua volta tutto il denaro che aveva preso dalla Nra in beneficenza e di aver pubblicamente spinto per maggiori controlli sui precedenti personali di chi acquista un'arma e per l'eliminazione degli accordi di reciprocità tra Stati.
"So che la sicurezza in materia di armi non è una minaccia ai miei diritti. Si tratta di tenere i nostri figli al sicuro", ha detto Walz il mese scorso riguardo alla sua evoluzione sulla questione. "Ho ricevuto una valutazione A dalla Nra. Ora prendo delle F. E dormo benissimo", ha affermato.
Hope, che ora ha 23 anni, da allora ha fatto frequenti apparizioni nei video pubblicati sugli account dei social media di Walz. In una recente intervista alla Msnbc sull'ascesa di Harris, Walz ha detto che sua figlia gli aveva detto che era una "brat summer", "un'estate sfacciata" e lui ha scherzato, dicendo che non sapeva cosa intendesse, "ma sono sicuro che è una buona cosa". E' un riferimento al sesto album della cantante pop britannica Charli Xcx ("Brat", appunto), del quale i Democratici hanno usato alcuni brani, per promuovere Harris tra i giovani elettori.
Nel 2022, Walz ha vinto facilmente la rielezione per il suo secondo mandato da governatore del Minnesota, mentre i Democratici hanno anche ribaltato il risultato per il Senato dello Stato, assicurando una tripletta per i Democratici che ha permesso loro di approvare riforme più progressiste. I Democratici sotto il governatorato di Walz hanno sancito il diritto all'aborto, hanno consentito agli immigrati privi di documenti di ottenere la patente di guida, hanno ampliato i controlli sui precedenti per i trasferimenti di armi, hanno legalizzato la marijuana ricreativa e offerto protezioni per i rifugiati. Hanno anche previsto l'assistenza sanitaria in materia di genere.
Walz ha anche firmato un ordine esecutivo che rimuove il requisito della laurea per il 75% dei posti di lavoro statali del Minnesota, una mossa che ha raccolto un sostegno bipartisan e che anche diversi altri Stati hanno adottato. I Democratici hanno offerto finanziamenti per pasti gratuiti nelle scuole e lezioni universitarie gratuite per gli studenti provenienti da famiglie a basso reddito del Minnesota. Alla domanda, in un'intervista del 28 luglio con la Cnn, se queste politiche sarebbero state materia per attacchi conservatori, Walz ha risposto sarcasticamente: "Che mostro! I bambini mangiano e hanno la pancia piena, così possono andare a studiare, e le donne prendono le proprie decisioni in materia di salute". In seguito ha aggiunto: "Quindi, se è così che vogliono etichettarmi, sono più che felice di prendermi l'etichetta" di liberal.
Nei giorni successivi all'annuncio del presidente Joe Biden, che ha abbandonato la corsa per la rielezione, Walz ha fatto numerose apparizioni in televisione. Il suo comportamento popolare e la volontà di usare un linguaggio semplice per criticare l'ex presidente Donald Trump e il senatore Jd Vance (repubblicano dell'Ohio) lo hanno aiutato a catapultarsi nella rosa dei candidati alla vicepresidenza di Harris. Nelle interviste, Walz ha definito Trump e Vance non solo come una minaccia per la democrazia ma, semplicemente, come "strani", un attacco che ha rapidamente preso piede tra i Democratici e che ha scosso i nervi saldi dei Repubblicani. "Chi sta chiedendo questa roba pazzesca? Chi chiede di aumentare il prezzo dell'insulina? Chi chiede di abolire il controllo delle nascite? …Nessuno lo fa!", ha detto Walz a Msnbc il mese scorso, aggiungendo poi: "Sì, sono strani. Lo dimostrano ogni giorno. È un'osservazione".
Walz, ex governatore poco conosciuto del Midwest, ha ora il compito urgente di presentarsi al Paese, a soli tre mesi dal giorno delle elezioni. Harris terrà il suo primo comizio con Walz martedì prossimo a Philadelphia, la prima tappa di un tour di quattro giorni negli Stati teatro della battaglia per la presidenza. Per Walz, il momento coinciderà con "l'eccitazione nell'aria" che porta l'inizio di un nuovo anno scolastico, ha detto in un video pubblicato mercoledì scorso. "Come allenatore di football, siamo tornati all'attacco", ha detto, riferendosi all'ottimismo dei Democratici. "La vicepresidente Harris sta portando l'energia, assicurando che sarà lì per proteggere la democrazia e infiammare la gente, assicurandosi che proteggiamo i diritti riproduttivi, lavoriamo per la classe media e riportiamo un po' di gioia nella nostra politica. Quindi esci, senti l'eccitazione, impegnati".
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Ucraina, Zelensky: “Ho un piano, voglio condividerlo...
"Spero di farlo vedere anche a Harris e Trump"
"Ho preparato un piano e voglio condividerlo con il presidente in carica degli Stati Uniti perché ci sono alcuni punti che dipendono dall'America". E' quanto ha detto il presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky in un'intervista alla Rai, rilasciata in occasione del forum Ambrosetti di Cernobbio. "Spero che avrò l'occasione di far vedere questo piano a Biden e ai potenziali candidati per la presidenza Usa, Harris e Trump, per avere un feedback e un riscontro", ha aggiunto Zelensky, precisando di volere "delle garanzie". Al momento, però, "non ho condiviso niente, il primo contatto ci sarà con Biden".
Per quanto riguarda il contenuto del piano, ha spiegato, "non si tratta solo di armi, ma anche di questioni importanti globali". "Parliamo di un pacchetto concreto di difesa. E se lo avremo, sarà un forte deterrente per la Russia e per poter terminare la guerra a condizioni diplomatiche", perché "il conflitto finirà e per gli ucraini è importante in che situazione si troveranno".
"Siamo più vicini alla fine della guerra"
"Siamo più vicini alla fine della guerra rispetto alla situazione in cui ci eravamo trovati all'inizio" aggiunge Zelensky. "Con le conferenze di ricostruzione e con gli accordi concreti rafforziamo l'economia e ci avviciniamo alla fine della guerra".
L'Ucraina e l'Italia
"A oggi non abbiamo problemi con l'Italia e nelle relazioni con l'Italia" ha detto dopo l'incontro con il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, spiegando di aver "parlato dei preparativi della conferenza internazionale sulla ricostruzione dell'Ucraina".
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Ucraina, Zelensky: “Grazie a Meloni per sforzi per...
Il bilaterale a margine del Forum Ambrosetti a Cernobbio
"Ringrazio Giorgia Meloni e il popolo italiano per il loro sostegno e gli sforzi nel ripristinare una pace giusta". Lo ha scritto su X il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, riferendo dell'incontro avuto con la premier Giorgia Meloni a margine del Forum Ambrosetti a Cernobbio, con cui "abbiamo parlato dell'attuazione della Formula di pace, con l'Italia che gioca un ruolo attivo su tutti i suoi punti".
"Uno degli argomenti chiave di cui abbiamo discusso è stata la ripresa e la ricostruzione dell'Ucraina, concentrandoci in particolare sul ripristino del nostro sistema energetico. Apprezziamo profondamente la decisione dell'Italia di ospitare la prossima Ukraine Recovery Conference nel 2025", si legge ancora nel post.
"Il colloquio con Zelensky? Abbiamo discusso di come continuare a lavorare per garantire la legittima difesa e per arrivare a una pace giusta", ha detto dal canto suo Meloni nel corso del suo intervento al Forum. "Le tesi che sostenevo due anni fa sull'Ucraina sono le stesse che sostengo adesso da presidente del Consiglio: sull'Ucraina non dobbiamo mollare e dobbiamo continuare a sostenerla".
"Dobbiamo smettere di credere alla propaganda russa, il destino dell'Ucraina non è segnato. Continuo a sentire da mesi e mesi - ha detto Meloni - che l'Ucraina sta perdendo la guerra mentre la Russia sta vincendo: il conflitto in Ucraina nasce con l'idea di 'guerra lampo' che in pochi giorni avrebbe dovuto portare alla conquista di Kiev da parte della Russia: questo non è avvenuto, la Russia non sta vincendo la guerra, ma ci troviamo in una fase di stallo del conflitto. "A febbraio 2023 - ha spiegato la premier - la Russia controllava il 17,3% del territorio ucraino, a distanza di un anno di guerra controlla il 17,5: questo stallo abbiamo contribuito a crearlo noi, sostenendo Kiev perché all'inizio dell'invasione c'era una sproporzione enorme delle forze in campo", ha concluso.
Russia: militari prendono controllo insediamento Kalinovo nel Donetsk
Le forze militari russe hanno occupato l'insediamento di Kalinovo, nella regione di Donetsk, ha reso noto il ministero della Difesa a Mosca.
Esplosioni in regione Voronezh dopo attacco con droni
Le autorità della regione russa di Voronezh hanno proclamato oggi lo stato d'emergenza dopo che l'Ucraina ha lanciato un attacco con droni. Lo ha reso noto il governatore Aleksandr Gusev, secondo cui sono stati evacuati diversi insediamenti nel distretto di Ostrogozhsk dopo una serie di esplosioni. Secondo alcune fonti ucraine, potrebbe essere stato colpito un deposito di munizioni. Non si registrano vittime. La regione di Voronezh confina con il Luhansk, nell'est dell'Ucraina.
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Meloni a Cernobbio, incontro con Zelensky: “Impegno...
Al Forum Ambrosetti di Cernobbio il premier ringrazia il ministro: "Ha fatto ottimo lavoro". E su Boccia: "Ho un'idea opposta su come le donne guadagnano spazio". Incontro di 40 minuti con Zelensky: "Non molliamo, continuiamo a sostenere Kiev"
"Se qualcuno pensa che situazioni come questa possano servire a indebolire il governo temo non accadrà". Lo ha detto il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, intervenendo al Forum Ambrosetti, a Cernobbio, in merito al caso Sangiuliano. "Penso che abbia fatto un buon lavoro e che per questo vada ringraziato", ha aggiunto il premier parlando delle dimissioni del ministro della Cultura.
"Cosa è accaduto? - ha detto Meloni parlando della vicenda - Lo ha spiegato bene Andrea Malaguti, direttore de 'La Stampa'. Sono giorni che parliamo della vita privata di un ministro e va da sé che quando se ne parla per giorni la sua vita pubblica è finita. Ed è così. Solo che ci sono due elementi che vanno considerati di questa dichiarazione. Il primo è che il direttore Malaguti conferma che si tratta di una vicenda di vita privata, perché ad oggi il ministro Sangiuliano si è dimesso ma non ci sono illeciti commessi. La seconda questione è che sono giorni che discutiamo...ma discutiamo chi?"
Secondo la premier "c'è stata una forte campagna mediatica su una questione privata del ministro, fermo restando che il ministro ha sbagliato, che ha trasformato una questione privata in un fatto pubblico". Per Meloni si tratta di "un gioco precedente al quale non mi intendo prestare, ed è la ragione per la quale non ho accettato inizialmente le dimissioni del ministro". Ieri, invece, "le ho accettate perché le ha presentate come irrevocabili, perché il ministro voleva liberarsi dalla condizione di ministro per potersi meglio difendere perché capiva, come lo capisco io, che l'autorevolezza e il ruolo del governo non poteva continuare ad essere sottoposto a questa pressione mediatica".
"Come si dice - ha aggiunto Meloni - 'è morto il re viva il re'. Si è dimesso un ministro, buon lavoro al nuovo". Nella giornata di ieri, quando la stampa aspettava le dimissioni di Sangiuliano, ha spiegato la premier, "io ero già al Quirinale a firmare la nomina del nuovo ministro, perché intendo fare bene il mio lavoro fino a fine legislatura e penso anche che gli italiani capiscono un certo doppiopesismo".
Meloni si è detta inoltre "molto colpita dalla sproporzione di articoli dedicati alla vicenda privata del ministro rispetto a quelli dedicati a un’inchiesta che ha portato avanti la procura di Perugia e che racconta di funzionari dello Stato che per anni hanno fatto centinaia di migliaia di accessi illegali a banche dati nazionali ragionevolemente ricattare la gente".
Quanto a Sangiuliano, "credo che sia stato molto importante il lavoro che il ministro ha fatto - ha evidenziato Meloni - è stato molto importante aver significativamente incrementato gli introiti delle tante realtà culturali che ha l'Italia, e che sia stata una scelta molto intelligente chiudere la vergogna tutta italiana dei musei e dei siti archeologi chiusi durante i giorni di festa". Inoltre, ha aggiunto, "credo sia stato bello e importante avviare progetti che erano fermi da decenni. Penso all'ex ospedale dei poveri di Napoli, all'allargare le sedi degli Uffizi, e anche al riformare le norme sui contributi al cinema, sui quali avevamo visto molte cose che non funzionavano".
Il governo, ha ribadito, "ha fatto quello che doveva fare per me è molto importante che il governo mantenga la sua autorevolezza". La premier si è augurata inoltre "che si possa andare avanti e che il nuovo ministro Alessandro Giuli possa continuare bene l'ottimo lavoro fatto da Gennaro Sangiuliano".
Infine su Maria Rosaria Boccia "non credo di dover battibeccare con lei", ha detto la premier che poi ha aggiunto: "La mia idea su come una donna debba guadagnarsi uno spazio nella società è l'opposto di quella che ha questa persona".
Incontro con Zelensky
A Villa d’Este la premier ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ieri ha partecipato alla prima giornata di lavori. L’incontro, iniziato attorno alle 9.20, è durato circa 40 minuti. Ai giornalisti che le chiedevano come fosse andato l’incontro, la premier ha risposto: “Bene”. Stessa risposta dal presidente ucraino che, intercettato dai cronisti, ha risposto: "Very good".
"Il colloquio con Zelensky? Abbiamo discusso di come continuare a lavorare per garantire la legittima difesa e per arrivare a una pace giusta", ha detto successivamente Meloni nel corso del suo intervento. "Le tesi che sostenevo due anni fa sull'Ucraina sono le stesse che sostengo adesso da presidente del Consiglio: sull'Ucraina non dobbiamo mollare e dobbiamo continuare a sostenerla".
"Dobbiamo smettere di credere alla propaganda russa, il destino dell'Ucraina non è segnato. Continuo a sentire da mesi e mesi - ha detto Meloni - che l'Ucraina sta perdendo la guerra mentre la Russia sta vincendo: il conflitto in Ucraina nasce con l'idea di 'guerra lampo' che in pochi giorni avrebbe dovuto portare alla conquista di Kiev da parte della Russia: questo non è avvenuto, la Russia non sta vincendo la guerra, ma ci troviamo in una fase di stallo del conflitto. "A febbraio 2023 - ha spiegato la premier - la Russia controllava il 17,3% del territorio ucraino, a distanza di un anno di guerra controlla il 17,5: questo stallo abbiamo contribuito a crearlo noi, sostenendo Kiev perché all'inizio dell'invasione c'era una sproporzione enorme delle forze in campo", ha concluso.
Manovra
“Ci sono pochi soldi? Non si possono buttare. Abbastanza facile”, ha detto poi Meloni rispondendo a una domanda sulla Manovra 2025. “Le priorità che danno il moltiplicatore maggiore per me erano aziende che assumono, salari, difesa del potere d’acquisto delle famiglie, salute dei cittadini e natalità. Noi abbiamo messo le risorse, poche, su questo. Ha funzionato? Pare che un po’ funzioni e quindi io penso che banalmente vada seguita questa strategia”, ha spiegato la premier. "Nella legge di Bilancio non ci sono molte delle cose che ho letto tipo voler abolire assegno unico. Anzi, questo governo sull’assegno unico ha messo altri 3 miliardi. Poi - ha aggiunto - va difeso dalle procedure di infrazione della commissione europea, ma è uno strumento fondamentale”.
In manovra quindi “c’è la volontà di confermare quello che abbiamo fatto, di continuare e di vedere cos’altro si può fare”, ma “sempre con la serietà di mantenere una politica di bilancio che racconti che la stagione dei bonus, dei soldi buttati dalla finestra e delle risorse messe su cose che non producono alcun risultato è finita. Ci sono pochi soldi, a maggior ragione non si possono sperperare. Questa - ha chiarito Meloni - la mia politica di bilancio, è la politica di bilancio della maggioranza”.
Europa
Parlando dell'Europa, Meloni evidenzia che "c'è un problema di competitività. Io mi ritrovo nella locuzione che dice 'l'America innova, la Cina replica e l'Europa regolamenta'. E' una fotografia straordinaria del contesto, perché è così. L'Europa ha pensato che il suo ruolo principale fosse quello di regolare tutto ma non penso che la soluzione sia regolare, la soluzione è regolare meno". "Penso che l'Europa in questo scenario possa essere più forte se si occupa meglio delle materie sulle quali gli Stati nazionali non possono competere da soli e meno di quelle su cui gli Stati nazionali hanno una prossimità sulla quale regolando riescono a difende maggiormente le loro specificità - ha aggiunto -. Se continuiamo a pensare di risolvere il problema del nostro sistema produttivo e della competitività aggiungendo regole temo che rischiamo di non aiutare le nostre imprese".
"Sono ottimista sul ruolo che avrà l'Italia nella prossima Commissione europea", ha detto il presidente del Consiglio. "La settimana prossima dovrebbe arrivare qualche novità - ha annunciato - credo siamo in dirittura di arrivo".
Meloni ha aggiunto di non aver motivo di credere che all'Italia non venga riconosciuto "quello che le spetta", e "non perché il governo o Meloni siano simpatici o antipatici" ma per "la forza che l'Italia ha". Anche in questo caso, ha osservato la premier, "devo dire che francamente trovo il dibattito per come lo leggo surreale, penso che bisogna ricordarsi qual sia il ruolo dell'Italia. Noi siamo un Paese fondatore dell'Ue, la terza economia europea, la seconda manifattura europea, e la terza nazione per numero di abitanti. Siamo una nazione forte nell'Ue e nessuno vuole che all'Italia non sia riconosciuto quel ruolo".
Quanto alla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, "penso che non sia dignitoso sostenere che poiché Fdi non ha votato per il suo rinnovo la presidente della Commissione se lo sarebbe legato al dito e non avrebbe per questo riconosciuto all'Italia il peso che ha. Se io fossi Ursula mi arrabbierei molto di questo". Fratelli d'Italia, ha ricordato Meloni, non aveva votato Ursula von der Leyen "anche la volta precedente ma io ho lavorato molto bene con lei in questi due anni e non ho ragione di credere che le cose vadano diversamente rispetto al futuro".
Rapporto con Usa
"Tranquillizzo sui rapporti tra Italia e Stati Uniti, comunque vada, e secondo me bisogna anche stare tranquilli sul rapporto tra Usa e Europa". "Nella storia degli Usa è abbastanza ricorrente il dibattito su una tendenza isolazionista - ha osservato -. Per una nazione che ha quelle dimensioni geografiche e quella forza economica è anche normale ci si chieda se non sia più utile disinteressarsi a quello che accade fuori dai confini nazionali, ma attenzione agli equilibri geoglobali di oggi".
Nel 1990, ha spiegato Meloni, "l'Ue con 12 Stati membri valeva il 26,5% de Pil globale. Oggi l'Ue con 27 Stati membri vale il 16% del Pil globale. Nel 1990 il Pil della Cina era 1,8% rispetto al Pil globale e oggi è al 18%, gli Usa sono al 26%. E' vero che gli Usa sono forti ma è vero anche che in un sistema di alleanza si riesce ad essere più forti".
"Se arrivo a Natale sesto esecutivo più longevo"
“Guido il nono governo più longevo della storia d’Italia. Se arrivo a Natale sarò il sesto”, ha inficne scherzato Meloni. E se arriva fino a Pasqua? “Devo ancora fare i conti perché sono scaramantica”, ha risposto scherzando Meloni, secondo cui “è una classifica facilissima da risalire”. Ma “al di là della battuta che fa sorridere, vi siete chiesti quanto l’abbiamo pagato? - ha continuato - Vi siete chiesti quanto l’abbiamo pagato in termini di capacità di stringere relazioni internazionali strategiche e quindi industriali con i nostri partner? Quanto l’abbiamo pagato in termini di capacità di mettere le risorse sugli investimenti e non usare sempre la spesa per fare cassa sul piano elettorale? Quanto abbiamo pagato non avere una strategia, perché non hai bisogno di avere una strategia se il tuo orizzonte è quello di un anno e mezzo, devi portare a casa i risultati”.
Meloni, senza entrare nel merito delle riforme istituzionali perché “non c’è tempo”, ha sottolineato che “la stabilità è una chiave di volta. Un sistema che garantisce la stabilità è la madre di tutte le riforme, è la chiave di volta non sul piano istituzionale ma su quello economico”.