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Violenze nel Regno Unito, “reprimere non...
Violenze nel Regno Unito, “reprimere non basterà”, gli scenari dell’esperto
Per il prof. Mario Caligiuri, ci sono disinformazione e disagio sociale dietro le rivolte xenofobe. Musk: "Guerra civile inevitabile"
Mentre Elon Musk scrive su “X” che “la guerra civile è inevitabile”, il governo di Keir Starmer cerca di placare i disordini che hanno coinvolto molte città inglesi, portando all’arresto di quasi 400 persone e all’appello al Parlamento di tornare a riunirsi per affrontare la crisi di sicurezza interna più grave degli ultimi anni. Azioni nate dopo gli accoltellamenti di Southport, compiuti da un 17enne di origini ruandesi e nato nel Regno Unito che in un tam-tam partito da gruppi di estrema destra era stato descritto come un fondamentalista islamico arrivato con un barcone e già all’attenzione delle forze dell’ordine. In tutto il Paese sono stati presi di mira decine di persone (e attività commerciali) per il solo fatto di essere di origine straniera.
L’Adnkronos ha chiesto un commento a Mario Caligiuri, ordinario di Pedagogia della comunicazione all’Università della Calabria e presidente della Società Italiana di Intelligence. Caligiuri ha pubblicato “Maleducati. Educazione, disinformazione e democrazia” (Luiss press) e “Come i pesci nell’acqua. Immersi nella disinformazione” (Rubbettino).
“Le città a ferro e fuoco in Gran Bretagna riassumono purtroppo in modo drammatico tendenze che sono presenti da tempo”, spiega Caligiuri. “Prima di tutto il disagio sociale, frutto delle disuguaglianze sempre più acute della globalizzazione. Dato che nell’impero di Sua Maestà assume rilevanze significative a causa della Brexit e del Covid-19 nell’immediato e della lenta decadenza coloniale e del multiculturalismo nella lunga durata”.
Il neo-premier Keir Starmer ha promesso di tenere i tribunali aperti 24 ore su 24 e di far abbattere sui violenti “la piena forza della legge”. Per Caligiuri, “la risposta più facile è sempre la repressione, non la prevenzione. Anche stavolta raggiungerà lo scopo della normalizzazione, ma senza intaccare affatto i meccanismi e le disuguaglianze di fondo. Ritengo che il disagio sociale possa presto rappresentare nelle società occidentali un serio rischio per la stabilità delle istituzioni, quando supererà i livelli del semplice ordine pubblico. Non a caso si legge che in queste ore è stata opportunamente mobilitata l’intelligence. Ricordo quelle che scrisse qualche anno fa Giulio Azzolini, concludendo il suo libro ‘Dopo le classi dirigenti': 'Alla lunga il problema non sarà stabilire chi o come, di volta in volta, debba comandare, ma chiedersi se, e in tal caso come mai, qualcuno sarà ancora disposto a obbedire'.
Come hanno fatto a diffondersi così rapidamente queste reazioni violente e xenofobe? “Si innestano su un disagio sociale che ha innumerevoli cause”, prosegue il professore, “e che si manifesta soprattutto in conseguenza della inadeguatezza delle scelte pubbliche per ridurre le disuguaglianze e fronteggiare i bisogni dei cittadini comuni. E sono alimentate dalla disinformazione, potenziata dall’intelligenza artificiale. Da un lato la manipolazione mediatica fa vivere tutti noi “come i pesci nell’acqua” cioè immersi inconsapevolmente nella disinformazione; dall’altro il mondo digitale alimentato dalla intelligenza artificiale fa prevalere a livello cerebrale gli aspetti istintivi e non quelli razionali. Quella che da anni descrivo come “società della disinformazione” si manifesta in un modo molto preciso: con la dismisura dell’informazione da un lato e il basso livello sostanziale di istruzione dall’altro. Questa combinazione crea un corto circuito cognitivo che allontana in modo irreversibile dalla sempre difficile comprensione della realtà. E la disinformazione che produce i maggiori effetti non è prodotta da complottismi e fake news, ma è quella che purtroppo spesso arriva dai governi, che per raggiungere obiettivi di breve termine sbriciolano la fiducia dei cittadini nelle istituzioni”, conclude Caligiuri.
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Ucraina, Zelensky: “Ho un piano, voglio condividerlo...
"Spero di farlo vedere anche a Harris e Trump"
"Ho preparato un piano e voglio condividerlo con il presidente in carica degli Stati Uniti perché ci sono alcuni punti che dipendono dall'America". E' quanto ha detto il presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky in un'intervista alla Rai, rilasciata in occasione del forum Ambrosetti di Cernobbio. "Spero che avrò l'occasione di far vedere questo piano a Biden e ai potenziali candidati per la presidenza Usa, Harris e Trump, per avere un feedback e un riscontro", ha aggiunto Zelensky, precisando di volere "delle garanzie". Al momento, però, "non ho condiviso niente, il primo contatto ci sarà con Biden".
Per quanto riguarda il contenuto del piano, ha spiegato, "non si tratta solo di armi, ma anche di questioni importanti globali". "Parliamo di un pacchetto concreto di difesa. E se lo avremo, sarà un forte deterrente per la Russia e per poter terminare la guerra a condizioni diplomatiche", perché "il conflitto finirà e per gli ucraini è importante in che situazione si troveranno".
"Siamo più vicini alla fine della guerra"
"Siamo più vicini alla fine della guerra rispetto alla situazione in cui ci eravamo trovati all'inizio" aggiunge Zelensky. "Con le conferenze di ricostruzione e con gli accordi concreti rafforziamo l'economia e ci avviciniamo alla fine della guerra".
L'Ucraina e l'Italia
"A oggi non abbiamo problemi con l'Italia e nelle relazioni con l'Italia" ha detto dopo l'incontro con il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, spiegando di aver "parlato dei preparativi della conferenza internazionale sulla ricostruzione dell'Ucraina".
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Ucraina, Zelensky: “Grazie a Meloni per sforzi per...
Il bilaterale a margine del Forum Ambrosetti a Cernobbio
"Ringrazio Giorgia Meloni e il popolo italiano per il loro sostegno e gli sforzi nel ripristinare una pace giusta". Lo ha scritto su X il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, riferendo dell'incontro avuto con la premier Giorgia Meloni a margine del Forum Ambrosetti a Cernobbio, con cui "abbiamo parlato dell'attuazione della Formula di pace, con l'Italia che gioca un ruolo attivo su tutti i suoi punti".
"Uno degli argomenti chiave di cui abbiamo discusso è stata la ripresa e la ricostruzione dell'Ucraina, concentrandoci in particolare sul ripristino del nostro sistema energetico. Apprezziamo profondamente la decisione dell'Italia di ospitare la prossima Ukraine Recovery Conference nel 2025", si legge ancora nel post.
"Il colloquio con Zelensky? Abbiamo discusso di come continuare a lavorare per garantire la legittima difesa e per arrivare a una pace giusta", ha detto dal canto suo Meloni nel corso del suo intervento al Forum. "Le tesi che sostenevo due anni fa sull'Ucraina sono le stesse che sostengo adesso da presidente del Consiglio: sull'Ucraina non dobbiamo mollare e dobbiamo continuare a sostenerla".
"Dobbiamo smettere di credere alla propaganda russa, il destino dell'Ucraina non è segnato. Continuo a sentire da mesi e mesi - ha detto Meloni - che l'Ucraina sta perdendo la guerra mentre la Russia sta vincendo: il conflitto in Ucraina nasce con l'idea di 'guerra lampo' che in pochi giorni avrebbe dovuto portare alla conquista di Kiev da parte della Russia: questo non è avvenuto, la Russia non sta vincendo la guerra, ma ci troviamo in una fase di stallo del conflitto. "A febbraio 2023 - ha spiegato la premier - la Russia controllava il 17,3% del territorio ucraino, a distanza di un anno di guerra controlla il 17,5: questo stallo abbiamo contribuito a crearlo noi, sostenendo Kiev perché all'inizio dell'invasione c'era una sproporzione enorme delle forze in campo", ha concluso.
Russia: militari prendono controllo insediamento Kalinovo nel Donetsk
Le forze militari russe hanno occupato l'insediamento di Kalinovo, nella regione di Donetsk, ha reso noto il ministero della Difesa a Mosca.
Esplosioni in regione Voronezh dopo attacco con droni
Le autorità della regione russa di Voronezh hanno proclamato oggi lo stato d'emergenza dopo che l'Ucraina ha lanciato un attacco con droni. Lo ha reso noto il governatore Aleksandr Gusev, secondo cui sono stati evacuati diversi insediamenti nel distretto di Ostrogozhsk dopo una serie di esplosioni. Secondo alcune fonti ucraine, potrebbe essere stato colpito un deposito di munizioni. Non si registrano vittime. La regione di Voronezh confina con il Luhansk, nell'est dell'Ucraina.
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Meloni a Cernobbio, incontro con Zelensky: “Impegno...
Al Forum Ambrosetti di Cernobbio il premier ringrazia il ministro: "Ha fatto ottimo lavoro". E su Boccia: "Ho un'idea opposta su come le donne guadagnano spazio". Incontro di 40 minuti con Zelensky: "Non molliamo, continuiamo a sostenere Kiev"
"Se qualcuno pensa che situazioni come questa possano servire a indebolire il governo temo non accadrà". Lo ha detto il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, intervenendo al Forum Ambrosetti, a Cernobbio, in merito al caso Sangiuliano. "Penso che abbia fatto un buon lavoro e che per questo vada ringraziato", ha aggiunto il premier parlando delle dimissioni del ministro della Cultura.
"Cosa è accaduto? - ha detto Meloni parlando della vicenda - Lo ha spiegato bene Andrea Malaguti, direttore de 'La Stampa'. Sono giorni che parliamo della vita privata di un ministro e va da sé che quando se ne parla per giorni la sua vita pubblica è finita. Ed è così. Solo che ci sono due elementi che vanno considerati di questa dichiarazione. Il primo è che il direttore Malaguti conferma che si tratta di una vicenda di vita privata, perché ad oggi il ministro Sangiuliano si è dimesso ma non ci sono illeciti commessi. La seconda questione è che sono giorni che discutiamo...ma discutiamo chi?"
Secondo la premier "c'è stata una forte campagna mediatica su una questione privata del ministro, fermo restando che il ministro ha sbagliato, che ha trasformato una questione privata in un fatto pubblico". Per Meloni si tratta di "un gioco precedente al quale non mi intendo prestare, ed è la ragione per la quale non ho accettato inizialmente le dimissioni del ministro". Ieri, invece, "le ho accettate perché le ha presentate come irrevocabili, perché il ministro voleva liberarsi dalla condizione di ministro per potersi meglio difendere perché capiva, come lo capisco io, che l'autorevolezza e il ruolo del governo non poteva continuare ad essere sottoposto a questa pressione mediatica".
"Come si dice - ha aggiunto Meloni - 'è morto il re viva il re'. Si è dimesso un ministro, buon lavoro al nuovo". Nella giornata di ieri, quando la stampa aspettava le dimissioni di Sangiuliano, ha spiegato la premier, "io ero già al Quirinale a firmare la nomina del nuovo ministro, perché intendo fare bene il mio lavoro fino a fine legislatura e penso anche che gli italiani capiscono un certo doppiopesismo".
Meloni si è detta inoltre "molto colpita dalla sproporzione di articoli dedicati alla vicenda privata del ministro rispetto a quelli dedicati a un’inchiesta che ha portato avanti la procura di Perugia e che racconta di funzionari dello Stato che per anni hanno fatto centinaia di migliaia di accessi illegali a banche dati nazionali ragionevolemente ricattare la gente".
Quanto a Sangiuliano, "credo che sia stato molto importante il lavoro che il ministro ha fatto - ha evidenziato Meloni - è stato molto importante aver significativamente incrementato gli introiti delle tante realtà culturali che ha l'Italia, e che sia stata una scelta molto intelligente chiudere la vergogna tutta italiana dei musei e dei siti archeologi chiusi durante i giorni di festa". Inoltre, ha aggiunto, "credo sia stato bello e importante avviare progetti che erano fermi da decenni. Penso all'ex ospedale dei poveri di Napoli, all'allargare le sedi degli Uffizi, e anche al riformare le norme sui contributi al cinema, sui quali avevamo visto molte cose che non funzionavano".
Il governo, ha ribadito, "ha fatto quello che doveva fare per me è molto importante che il governo mantenga la sua autorevolezza". La premier si è augurata inoltre "che si possa andare avanti e che il nuovo ministro Alessandro Giuli possa continuare bene l'ottimo lavoro fatto da Gennaro Sangiuliano".
Infine su Maria Rosaria Boccia "non credo di dover battibeccare con lei", ha detto la premier che poi ha aggiunto: "La mia idea su come una donna debba guadagnarsi uno spazio nella società è l'opposto di quella che ha questa persona".
Incontro con Zelensky
A Villa d’Este la premier ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ieri ha partecipato alla prima giornata di lavori. L’incontro, iniziato attorno alle 9.20, è durato circa 40 minuti. Ai giornalisti che le chiedevano come fosse andato l’incontro, la premier ha risposto: “Bene”. Stessa risposta dal presidente ucraino che, intercettato dai cronisti, ha risposto: "Very good".
"Il colloquio con Zelensky? Abbiamo discusso di come continuare a lavorare per garantire la legittima difesa e per arrivare a una pace giusta", ha detto successivamente Meloni nel corso del suo intervento. "Le tesi che sostenevo due anni fa sull'Ucraina sono le stesse che sostengo adesso da presidente del Consiglio: sull'Ucraina non dobbiamo mollare e dobbiamo continuare a sostenerla".
"Dobbiamo smettere di credere alla propaganda russa, il destino dell'Ucraina non è segnato. Continuo a sentire da mesi e mesi - ha detto Meloni - che l'Ucraina sta perdendo la guerra mentre la Russia sta vincendo: il conflitto in Ucraina nasce con l'idea di 'guerra lampo' che in pochi giorni avrebbe dovuto portare alla conquista di Kiev da parte della Russia: questo non è avvenuto, la Russia non sta vincendo la guerra, ma ci troviamo in una fase di stallo del conflitto. "A febbraio 2023 - ha spiegato la premier - la Russia controllava il 17,3% del territorio ucraino, a distanza di un anno di guerra controlla il 17,5: questo stallo abbiamo contribuito a crearlo noi, sostenendo Kiev perché all'inizio dell'invasione c'era una sproporzione enorme delle forze in campo", ha concluso.
Manovra
“Ci sono pochi soldi? Non si possono buttare. Abbastanza facile”, ha detto poi Meloni rispondendo a una domanda sulla Manovra 2025. “Le priorità che danno il moltiplicatore maggiore per me erano aziende che assumono, salari, difesa del potere d’acquisto delle famiglie, salute dei cittadini e natalità. Noi abbiamo messo le risorse, poche, su questo. Ha funzionato? Pare che un po’ funzioni e quindi io penso che banalmente vada seguita questa strategia”, ha spiegato la premier. "Nella legge di Bilancio non ci sono molte delle cose che ho letto tipo voler abolire assegno unico. Anzi, questo governo sull’assegno unico ha messo altri 3 miliardi. Poi - ha aggiunto - va difeso dalle procedure di infrazione della commissione europea, ma è uno strumento fondamentale”.
In manovra quindi “c’è la volontà di confermare quello che abbiamo fatto, di continuare e di vedere cos’altro si può fare”, ma “sempre con la serietà di mantenere una politica di bilancio che racconti che la stagione dei bonus, dei soldi buttati dalla finestra e delle risorse messe su cose che non producono alcun risultato è finita. Ci sono pochi soldi, a maggior ragione non si possono sperperare. Questa - ha chiarito Meloni - la mia politica di bilancio, è la politica di bilancio della maggioranza”.
Europa
Parlando dell'Europa, Meloni evidenzia che "c'è un problema di competitività. Io mi ritrovo nella locuzione che dice 'l'America innova, la Cina replica e l'Europa regolamenta'. E' una fotografia straordinaria del contesto, perché è così. L'Europa ha pensato che il suo ruolo principale fosse quello di regolare tutto ma non penso che la soluzione sia regolare, la soluzione è regolare meno". "Penso che l'Europa in questo scenario possa essere più forte se si occupa meglio delle materie sulle quali gli Stati nazionali non possono competere da soli e meno di quelle su cui gli Stati nazionali hanno una prossimità sulla quale regolando riescono a difende maggiormente le loro specificità - ha aggiunto -. Se continuiamo a pensare di risolvere il problema del nostro sistema produttivo e della competitività aggiungendo regole temo che rischiamo di non aiutare le nostre imprese".
"Sono ottimista sul ruolo che avrà l'Italia nella prossima Commissione europea", ha detto il presidente del Consiglio. "La settimana prossima dovrebbe arrivare qualche novità - ha annunciato - credo siamo in dirittura di arrivo".
Meloni ha aggiunto di non aver motivo di credere che all'Italia non venga riconosciuto "quello che le spetta", e "non perché il governo o Meloni siano simpatici o antipatici" ma per "la forza che l'Italia ha". Anche in questo caso, ha osservato la premier, "devo dire che francamente trovo il dibattito per come lo leggo surreale, penso che bisogna ricordarsi qual sia il ruolo dell'Italia. Noi siamo un Paese fondatore dell'Ue, la terza economia europea, la seconda manifattura europea, e la terza nazione per numero di abitanti. Siamo una nazione forte nell'Ue e nessuno vuole che all'Italia non sia riconosciuto quel ruolo".
Quanto alla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, "penso che non sia dignitoso sostenere che poiché Fdi non ha votato per il suo rinnovo la presidente della Commissione se lo sarebbe legato al dito e non avrebbe per questo riconosciuto all'Italia il peso che ha. Se io fossi Ursula mi arrabbierei molto di questo". Fratelli d'Italia, ha ricordato Meloni, non aveva votato Ursula von der Leyen "anche la volta precedente ma io ho lavorato molto bene con lei in questi due anni e non ho ragione di credere che le cose vadano diversamente rispetto al futuro".
Rapporto con Usa
"Tranquillizzo sui rapporti tra Italia e Stati Uniti, comunque vada, e secondo me bisogna anche stare tranquilli sul rapporto tra Usa e Europa". "Nella storia degli Usa è abbastanza ricorrente il dibattito su una tendenza isolazionista - ha osservato -. Per una nazione che ha quelle dimensioni geografiche e quella forza economica è anche normale ci si chieda se non sia più utile disinteressarsi a quello che accade fuori dai confini nazionali, ma attenzione agli equilibri geoglobali di oggi".
Nel 1990, ha spiegato Meloni, "l'Ue con 12 Stati membri valeva il 26,5% de Pil globale. Oggi l'Ue con 27 Stati membri vale il 16% del Pil globale. Nel 1990 il Pil della Cina era 1,8% rispetto al Pil globale e oggi è al 18%, gli Usa sono al 26%. E' vero che gli Usa sono forti ma è vero anche che in un sistema di alleanza si riesce ad essere più forti".
"Se arrivo a Natale sesto esecutivo più longevo"
“Guido il nono governo più longevo della storia d’Italia. Se arrivo a Natale sarò il sesto”, ha inficne scherzato Meloni. E se arriva fino a Pasqua? “Devo ancora fare i conti perché sono scaramantica”, ha risposto scherzando Meloni, secondo cui “è una classifica facilissima da risalire”. Ma “al di là della battuta che fa sorridere, vi siete chiesti quanto l’abbiamo pagato? - ha continuato - Vi siete chiesti quanto l’abbiamo pagato in termini di capacità di stringere relazioni internazionali strategiche e quindi industriali con i nostri partner? Quanto l’abbiamo pagato in termini di capacità di mettere le risorse sugli investimenti e non usare sempre la spesa per fare cassa sul piano elettorale? Quanto abbiamo pagato non avere una strategia, perché non hai bisogno di avere una strategia se il tuo orizzonte è quello di un anno e mezzo, devi portare a casa i risultati”.
Meloni, senza entrare nel merito delle riforme istituzionali perché “non c’è tempo”, ha sottolineato che “la stabilità è una chiave di volta. Un sistema che garantisce la stabilità è la madre di tutte le riforme, è la chiave di volta non sul piano istituzionale ma su quello economico”.