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Cartone per bloccare la frattura, mancano stecche in ospedale siciliano

E' accaduto al nosocomio di Patti, nel messinese. Procura apre fascicolo di inchiesta, Regione dispone ispezione urgente

La frattura 'ingessata' con il cartone

Si rompe il perone, in ospedale mancano le stecche per bloccare la frattura, alla fine vengono usati cartone e nastro adesivo. Sarebbe accaduto all'ospedale Barone Romeo di Patti, nel messinese. L'assessorato regionale della Salute della Sicilia ha disposto un'ispezione urgente nel nosocomio. Mentre la Procura di Patti, come apprende l'Adnkronos, ha aperto un fascicolo conoscitivo di inchiesta.

L'infortunato è un trentenne che, dopo un incidente, si è recato con il padre al Pronto soccorso e dopo avere atteso dalle 18 all'una di notte, come racconta lo stesso, al momento di usare la stecca i medici hanno provveduto a prendere un cartone da imballaggio. E il padre ha pubblicato un posto su Facebook rivolgendosi al presidente della Regione Renato Schifani. Che, appresa la vicenda, ha subito telefonato al padre del ragazzo infortunato chiedendo scusa.

"Essendo venuta a conoscenza dai giornali di questi gravi fatti - dice l'assessore Giovanna Volo - mi sono attivata immediatamente, in pieno accordo con il presidente Schifani, per accertarne l'origine e verificare l'eventuale mancato rispetto delle procedure previste dai protocolli. Dopo aver sentito i vertici dell'azienda sanitaria di Messina, ho dato mandato al dipartimento Attività sanitarie dell'assessorato, guidato dal dirigente generale Salvatore Requirez, di procedere con la massima urgenza a un intervento ispettivo. Questo sarà svolto nelle prossime ore e gli esiti mi saranno riferiti al fine di verificare le eventuali responsabilità e adottare i provvedimenti idonei al superamento delle criticità accertate".

Procura di Patti (Messina) apre inchiesta

La Procura di Patti (Messina), come apprende l'Adnkronos, ha aperto un fascicolo conoscitivo di inchiesta sulla vicenda accaduta all'ospedale di Patti. Per il momento si tratta di un cosiddetto 'modello 45', cioè quello in cui i pm inseriscono fatti che non sono ritenuti reato e che, di conseguenza, non prevedono persone indagate. Ma nei prossimi giorni potrebbe cambiare e i pm potrebbero indagare per omissioni di ufficio, al momento è solo una ipotesi.

"Usare il cartone per bloccare una frattura è fare quello che si può con i mezzi a disposizione. Non possiamo biasimare i colleghi e gli operatori" dell'ospedale Barone Romeo di Patti (Messina) "ma ritengo grave che l'amministrazione non abbia fatto una giusta programmazione su dispositivi basilari e di basso costo. In questo caso i medici hanno sopperito a carenze strutturali". Così all'Adnkronos Salute Alberto Momoli, presidente della Siot (Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia).

"Non sono un politico - aggiunge il presidente della Siot - ma è mio compito vigilare che tutte le strutture ortopediche in Italia abbiano le stesse possibilità di assistere i pazienti. E' chiaro che questo è l'ennesimo episodio che testimonia come i professionisti siano spesso lasciati soli in frontiera senza mezzi". Sull'idea di usare il cartone, "gli operatori hanno fatto quello che potevano, in passato si usavano dei 'cartoni' preformati ma certo non di quel tipo che si vede nella foto", chiarisce.

"Chi lavora in strutture sanitarie che servono località turistiche sa bene che in estate aumentano i traumi ortopedici - conclude Momoli - Quindi mi pare evidente che c'è stata una mancata programmazione in questo senso".

"L’incredibile vicenda dell’ospedale di Patti è la perfetta cartina tornasole del disastro in cui versa la sanità siciliana. In cui a fronte dell’abnegazione, della professionalità e dell’innegabile arte dell’arrangiarsi di medici ed operatori sanitari, emerge plasticamente l’assoluta inadeguatezza organizzativa e manageriale dei dirigenti sanitari e di conseguenza di chi li ha voluti e nominati. Che ora il presidente della Regione si stupisca e nomini un’ispezione non è sufficiente né può bastare”, dichiara il segretario regionale del Pd Sicilia, Anthony Barbagallo.

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Lavoro

Festival della Sociologia, tre giorni di esplorazione delle...

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La rassegna ha portato a Narni 60 eventi, 200 relatori

Festival della Sociologia, tre giorni di esplorazione delle disuguaglianze

Ogni anno cambia le carte in gioco, si interroga sempre su problemi diversi andando a ricercare l’attualità dei problemi della nostra società. Il Festival della sociologia di Narni (Terni) ha visto, in questa nona edizione appena conclusa, alternarsi oltre 200 relatori e più di 60 panel distribuiti in varie location: dal teatro main stage, per passare al cinema, al San Domenico, alla Casa del Popolo e alla Asp Beata Lucia. Un festival che negli ultimi anni ha cambiato il passo e dal mondo accademico si è aperto alla società civile, che ha visto come ospiti non solo sociologi e sociologhe, ma anche altre importanti figure come giornalisti, artisti, musicisti, scrittori e critici cinematografici, che hanno mostrato di avere a cuore, nella loro quotidianità, la lotta alle ingiustizie.

L’insieme del programma creativo coinvolge una rete di quasi 30 partner tra cui la Regione Umbria, il Comune di Narni, l’Università degli studi di Perugia - Dipartimento Fissuf, l’Ais-Associazione italiana di sociologia, Legacoop Umbria, Cespis, Associazione Achille Ardigò, Generali Italia e Confapi Terni. La novità che ha apportato questa edizione è senza dubbio la ricerca delle connessioni umane e di un sistema che sta cercando di recuperare ai suoi limiti e disuguaglianze.

Personaggi unici come Domenico Iannacone hanno affascinato e toccato con delle storie, e inchieste crude, che riversano sulla realtà un’incredibile verità di sofferenze. La sociologia in questi giorni si è lasciata contaminare guidando il confronto tra i vari ambiti della società. Le Lectio Magistralis di Fabrizio Fornari e Gabriella Paolucci hanno indagato rispettivamente 'L’incorporazione delle disuguaglianze di Pierre Bourdieu' e 'Le figure della disuguaglianza nell’età della tecnica'. Nell’intervento, denso di contenuti, Fabrizio Fornari ha parlato delle varie disuguaglianze nei differenti aspetti della società, toccando diverse epoche storiche dal mondo greco ai giorni nostri. Il corpo, invece, secondo Paolucci, “occupa una centralità assoluta nella società di ieri, di oggi, e di domani, e ha una funzione fondamentale nell’esercizio del dominio; essere nel mondo è come possedere il mondo sociale stesso, e il corpo è investito in questo rapporto".

Un viaggio esperienziale, quello in questi tre giorni, dove tante anime del mondo universitario hanno contribuito allo sviluppo delle discussioni proposte nei panel programmati. Un viaggio attraverso disuguaglianze sociali, socio-economiche, territoriali, al centro dell'etica collettiva, per mettere in discussione tutte quelle abitudini mentali e culturali che nelle persone, nelle istituzioni e nella politica generano conflitti, violenze, razzismi, oppressioni, guerre, ma anche le ingiustizie dei detenuti che nelle carceri italiane subiscono ogni giorno.

Come è emerso nel panel 'Crimine e Società. I circuiti penali creano disuguaglianze?', dove si è posto l'accento sulla prevenzione. La sociologia cerca di far luce sulle dinamiche ingiuste, discutendone, raccontandole e analizzandole. Nel panel 'Disuguaglianze e futuro', dove Francesco Antonelli dell’Ais, Simone Gamberini, presidente Legacoop, e Maria Cristina Marchetti, dell'Università 'Sapienza' di Roma hanno dialogato insieme il presidente Gamberini, ha evidenziato come la forma di impresa cooperativa può agevolare il superamento delle disuguaglianze in campo economico.

A dare poi una sua visione delle disuguaglianze ci ha pensato il giornalista Marco Damilano, insieme ad Anna Loretoni e Tito Marci, che hanno esplorato l'importanza delle somiglianze tra la sociologia e il giornalismo. Due mondi che, seppur possano sembrare distanti, sono potenzialmente vicini e collaborativi l'un l'altro. "Prima la disuguaglianza - ha detto Damilano - era legata a un aspetto prevalentemente economico. Oggi ci sono disuguaglianze di genere, generazionali, territoriali, che senza una risposta politica rischiano di far perdere ragion d'essere alle nostre democrazie". Anche Nello Trocchia, del quotidiano 'Domani', ha raccontato le sue inchieste cercando di portare alla luce ciò che vuole rimanere nell’ombra. Un monologo per manifestare una posizione contro le ingiustizie soprattutto perpetrate dalle mafie, in qualsiasi parte del mondo esse siano.

Un festival guidato da Sabina Curti, direttrice scientifica, che ha avuto il sostegno dell'associazione Festival della sociologia, Stefano Brancorsini, direttore del Polo Scientifico Didattico di Terni, Danilo Valenti, presidente Legacoop Umbria, Luigi Carlini, presidente Carit, Francesco Antonelli, dell'Ais, Felice Ferlizzi, presidente Cespis, Mauro Moruzzi, dell'Associazione 'Achille Ardigò', Paolo De Nardis, presidente Istituto Studi Politici 'San Pio V', e Lorenzo Lucarelli, sindaco del Comune di Narni

"Anche la nona - ha dichiarato il sindaco - è stata un'edizione di grande successo, come sempre una grande opportunità di incontro, di riflessione, per affrontare tante sfide della contemporaneità. Ritengo che la sociologia, soprattutto in un momento come questo, di indebolimento della società civile e dei suoi valori, può dare un contributo importante e degli spunti interessanti anche per chi non ha ruoli accademici come le classi dirigenti e la politica. Per Narni è un momento di promozione della città, e del nostro territorio, diamo appuntamento a tutti alla prossima edizione che sarà la X".

Ma la vera anima del Festival della Sociologia è rappresentata dai ragazzi dello staff studentesco, che con impegno e passione nella tre giorni supportano la macchina organizzativa. Senza di loro la manifestazione non sarebbe possibile, un impegno cooperativo tra l’amministrazione comunale, l’Università e propri studenti. E nella chiusura è stato lanciato anche dalla direttrice scientifica, Sabina Curti, il tema della X edizione 'Sentirsi in Società', che vedrà il mondo della sociologia fare i conti con le nuove forme di estraniazione e alienazione sociale.

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Spettacolo

E’ morto Christopher Ciccone, fratello di Madonna

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Aveva 63 anni. E' stato ballerino e consulente creativo della sorella

E' morto Christopher Ciccone, fratello di Madonna

Christopher Ciccone, fratello minore della popstar Madonna, è morto venerdì 4 ottobre all'età di 63 anni, come riporta "The Hollywood Reporter". Ciccone ha lottato contro il cancro e si è spento "serenamente", circondato dal marito, l'attore britannico Ray Thacker, e dai suoi cari, secondo quanto dichiarato da un rappresentante della famiglia. A fine settembre è morta la matrigna della Material Girl, Joan Ciccone, 81 anni, che è stata sposata con il padre di Madonna, Silvio Ciccone. Nel febbraio 2023 era morto Anthony Ciccone, 66 anni, fratello maggiore di Madonna.

Ciccone ha iniziato la sua carriera come ballerino e coreografo e ha utilizzato il suo talento per sostenere la carriera emergente di Madonna, diventando il cameraman e il consulente creativo della celebre sorella. Ha anche diretto video musicali e tour, tra cui il tour mondiale di Madonna "The Girlie Show" nel 1993; è stato, inoltre, il direttore artistico del suo "Blond Ambition World Tour" del 1990.

Christopher Ciccone ha continuato a lavorare in seguito come designer di calzature e mobili e arredatore d'interni e ha scritto il best-seller del 2008 "Life With My Sister Madonna" (tradotto in italiano con il titolo "Mia sorella Madonna" da Rizzoli). In quel libro-scandalo pubblicato in occasione dei 50 anni di Madonna, il fratello racconta la vita della sorella senza pudori né censure.

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Cultura

Giuli: “Ho pedigree di destra. Parlano dei miei...

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Il ministro della Cultura: "Contro di me processo di mostrificazione, ti antipatizza"

Giuli:

"Il processo di mostrificazione nei mei confronti è stato facile, perché ti antipatizza in un attimo. Ad esempio sui riti celtici. L'ultima cosa che mi hanno detto è stata 'E' vero che mangi fegato crudo?'. E' una cosa che fanno i salafiti dopo avere squartato gli infedeli. Sono uno studioso, un appassionato di riti religiosi". Così il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, conversando con Pietro Senaldi alla convention di Fdi a Brucoli (Siracusa).

"Perché sono diventato di destra? E' stato naturale. Era nel pedigree. Ho avuto un nonno monarchico e da parte paterna un nonno che ha fatto la marcia su Roma, che ha portato la famiglia a Salò. E anche un padre che ha lavorato nel sindacato della destra sociale, insomma tutto il pedigree", ha detto Giuli.

“C'è chi vuole parlare dei miei tatuaggi e io voglio fare una precisazione forse necessaria, quando i soliti antipatizzanti dicono ‘ha un'aquila fascista’ e poi è un attimo a dire gli piace Roma antica quindi è un seguace del Mussolinismo. È la riproduzione di una insegna del primo secolo dopo Cristo - ha spiegato - O uno si mette in testa di fare una retata per ricostituzione del partito fascista da Augusto a tutta la dinastia Giulio-Claudia e allora va bene, ma è un po' complicata farla passare per aquila fascista, va ben la distopia, ma sempre una moneta del primo secolo resta".

“La missione del ministero della Cultura non è, e non lo è mai stata, quella di rappresentare la cultura di Destra. Rappresenta con orgoglio la cultura italiana, in Italia e nel mondo, in tutte le sue articolazioni - ha sottolineato - È ovvio che per tanti anni si è depositata una polvere, una coltre di silenzio, di diffidenza, perché la storia del cosiddetto catto-comunismo italiano ha fatto sì che la spartizione delle sfere di influenza consentisse a larga parte delle classi dirigenti di sinistra di occupare posti strategici quando la Dc ha occupato posti di potere strategici. Ma questo appartiene al passato. La logica del rancore? Anche basta. Non c'è niente da recriminare ma da essere attrezzati".

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