Connect with us

Published

on

Transgender, storica sentenza Corte costituzionale: no al terzo genere, sì all’operazione senza autorizzazione

Quella emanata il 23 luglio dalla Corte costituzionale è una sentenza storica per le persone transgender in Italia. I pilastri del provvedimento sono due: il rifiuto del terzo genere “non binario” (con richiesta di intervento al Parlamento) e la possibilità per le persone transgender di ricorrere all’operazione senza dover aspettare l’autorizzazione del tribunale. A tal fine, sarà sufficiente ottenere il parere positivo dello psicoterapeuta e del chirurgo.

Il “no” al terzo genere e l’invito al Parlamento

È innanzitutto fondamentale chiarire la posizione della Consulta sul terzo genere. La Corte costituzionale si è espressa negativamente sul riconoscimento del genere “non binario”, ma ha invitato il Parlamento a intervenire in tal senso. In pratica, con la sentenza 143/2024 ha riconosciuto la legittimità della richiesta delle persone non binarie di non essere identificate né come uomo né come donna.

Allora perché ha respinto l’introduzione del terzo genere?

Perché non è possibile introdurre un terzo genere tramite sentenza. L’impatto di una “riforma” del genere sul nostro ordinamento sarebbe enorme; per questo l’introduzione del terzo genere non può avvenire per via giurisdizionale ma deve avvenire per via legislativa, passando quindi dal Parlamento a cui la Corte chiede di intervenire.

La richiesta della ragazza transgender in Alto Adige

La vicenda parte dall’Alto Adige dove una persona transgender di 24 anni (che si fa chiamare Aurel) ha chiesto al Tribunale di Bolzano di poter cambiare nome sui documenti e di essere identificata di genere né maschile né femminile, ma “altro”. Nel 2023 Aurel ha iniziato una terapia ormonale a base di testosterone.

Il Tribunale di Bolzano ha giudicato lecite le sue richieste, ma, non ha potuto accoglierle perché la legge italiana consente di attribuire solo l’identità maschile o femminile. Per questo, i giudici hanno chiesto l’intervento della Consulta su questo punto.

La Corte costituzionale ha a sua volta dichiarato inammissibili le questioni sollevate nei confronti dell’articolo 1 della legge n. 164 del 1982 sulla “rettificazione anagrafica” che non prevede la possibilità di indicare “altro” come genere sui documenti.

Pur accogliendo la natura della richiesta, la Consulta ha spiegato che “l’eventuale introduzione di un terzo genere di stato civile avrebbe un impatto generale, che postula necessariamente un intervento legislativo di sistema, nei vari settori dell’ordinamento e per i numerosi istituti attualmente regolati con logica binaria”.

Il rischio è che si crei una categoria di persone inesistente nell’ordinamento e quindi ‘inesistente’ sotto il profilo giuridico. Tra gli altri, la sentenza 143/2024 ha ricordato che la caratterizzazione uomo-donna è alla base del diritto di famiglia, del lavoro, dello sport e delle norme che regolano lo stato civile e del prenome.

La richiesta di intervento al Parlamento

Dal Tribunale alla Corte costituzionale, dalla Corte costituzionale al Parlamento. La corte, infatti, ha richiesto con forza l’intervento del Parlamento sul tema sottolineando che “la percezione dell’individuo di non appartenere né al sesso femminile, né a quello maschile – da cui nasce l’esigenza di essere riconosciuto in una identità “altra” – genera una situazione di disagio significativa rispetto al principio personalistico cui l’ordinamento costituzionale riconosce centralità (art. 2 Cost.)”.

Se la persona è al centro, deve esserlo a prescindere dalla propria identità di genere, che non può essere limitata. L’attuale ordinamento disciplina gli istituti civilistici in base alla logica binaria, ma il mancato riconoscimento di un terzo genere “può indurre disparità di trattamento o compromettere il benessere psicofisico della persona, questa condizione può del pari sollevare un tema di rispetto della dignità sociale e di tutela della salute, alla luce degli artt. 3 e 32 Cost”, scrivono i giudici.

La Consulta ha anche fatto riferimenti alla normativa di altri Paesi europei (per esempio Austria, Germania, Paesi Bassi) che già hanno introdotto il terzo genere.

In definitiva, i giudici spiegano che “tali considerazioni unitamente alle indicazioni del diritto comparato e dell’Unione europea, pongono la condizione non binaria all’attenzione del legislatore, primo interprete della sensibilità sociale”.

Cosa dice la sentenza sulle operazioni chirurgiche

Se per il riconoscimento del terzo genere bisognerà aspettare i tempi (e la volontà) del Parlamento, la seconda parte della sentenza ha un impatto immediato.

La Consulta infatti ha dichiarato incostituzionale la norma che obbliga(va) le persone transgender a ottenere l’autorizzazione del tribunale per poter ricorrere all’operazione (art. 31, co.4, D.Lgs. 150/2011).

La Corte costituzionale osserva che, potendo il percorso di transizione di genere “compiersi già mediante trattamenti ormonali e sostegno psicologico-comportamentale, quindi anche senza un intervento di adeguamento chirurgico”, la prescrizione dell’autorizzazione giudiziale denuncia una palese irragionevolezza, perché è relativa a un trattamento chirurgico che “avverrebbe comunque dopo la già disposta rettificazione”.

Cosa cambia adesso

Da adesso, chi vorrà potrà ricorrere all’operazione molto più agevolmente: sarà sufficiente che venga riconosciuto come transgender da uno psicoterapeuta e che il chirurgo dia parere positivo all’operazione.

“Sono molto soddisfatto” ha detto Alexander Schuster, il legale che ha assistito Aurel, “la Corte costituzionale ha riconosciuto che esiste la questione del terzo genere. E d’ora in poi tutte le persone transgender non dovranno più affrontare un lungo iter giudiziario prima di operarsi. […] Si inizia finalmente a demolire la legge 164 sulla rettificazione di genere, che era fantastica nel 1982 quando è stata approvata, ma ora è obsoleta” ha concluso l’avvocato commentando quella che è una sentenza storica per tutte le persone transgender che vivono in Italia.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Continue Reading

Demografica

Solo un neogenitore su tre si sente pronto al nuovo ruolo

Published

on

Neogenitori Stressati

Diventare genitori è una sfida che sempre meno italiani sono pronti ad affrontare. Tra le cause della grave denatalità che colpisce il Paese, i giovani denunciano lo scarso supporto psicologico offerto dal Ssn, che, complici gli stipendi bassi, lo scarso equilibrio vita-lavoro e una società sempre più esigente, li allontana dalla scelta di avere figli.

Come rilevato da una ricerca Nestlé, in Italia solo un neogenitore su tre (32%) si sente pronto ad affrontare il nuovo ruolo, mentre sei su dieci (60%) vorrebbero un supporto psicologico per gestire dubbi e pressioni tipiche della genitorialità.

Per rispondere a queste esigenze, l’azienda ha lanciato un progetto innovativo in collaborazione con Unobravo, offrendo un percorso psicologico gratuito e personalizzato ai neogenitori o a chi si prepara a diventarlo.

L’importanza del benessere emotivo per la famiglia

Lo studio “Genitori ai primi passi” , condotto con il supporto di YouGov, ha coinvolto oltre 1.100 genitori e futuri genitori, esplorando il loro stato mentale e fisico. I dati evidenziano come la genitorialità sia spesso accompagnata da incertezze e pressioni, aumentando il bisogno di supporto emotivo. In un periodo dell’anno in cui la famiglia assume un ruolo centrale, Nestlé sottolinea l’importanza di creare un ambiente sereno, a beneficio non solo dei genitori ma anche dei bambini.

Nestlé offre ai neogenitori l’opportunità di accedere a un percorso psicologico personalizzato. Dopo un questionario iniziale e un colloquio conoscitivo gratuito con uno psicologo di Unobravo, i partecipanti possono usufruire di tre sedute aggiuntive completamente finanziate dall’azienda. L’iniziativa è pensata sia per supporto individuale sia di coppia, con l’obiettivo di promuovere un benessere duraturo e un migliore equilibrio emotivo.

L’impegno per i primi mille di vita del bambino

Questa iniziativa si inserisce nell’impegno di Nestlé di sostenere le famiglie durante i primi mille giorni di vita del bambino, un periodo cruciale per lo sviluppo fisico e mentale come dimostrano diversi studi scientifici. Il periodo che va dal concepimento ai primi due anni di vita del bambino è la base per un corretto sviluppo fisico e psicologico del bambino e della sua longevità. Soprattutto in questa fase, un’alimentazione sana e il benessere psicologico sono i pilastri per il futuro del bambino e la serenità dell’intera famiglia.
Da questa consapevolezza parte l’iniziativa di Nestlé: “In questo periodo così speciale, siamo felici di offrire un supporto concreto a chi sta affrontando il meraviglioso, ma spesso sfidante, viaggio della genitorialità. Attraverso questa iniziativa in sinergia con Unobravo, vogliamo supportare il benessere emotivo e psicologico di chi affronta paure e incertezze. Questo è il nostro regalo per rendere il Natale ancora più significativo e per costruire insieme un futuro sereno”, ha spiegato Manuela Kron, Head of Corporate Affairs di Nestlé Italia.

Il valore del supporto psicologico

Anche Unobravo, con la sua esperienza nel benessere psicologico, ha sottolineato l’importanza di questa collaborazione con le parole di Davide Uberti, Partner Sales and Client Success Director:

“Crediamo fermamente che il benessere psicologico sia la base per una genitorialità sana e appagante. Per questo, insieme a Nestlé, desideriamo essere al fianco dei neogenitori in questo viaggio tanto straordinario quanto complesso, fornendo loro il supporto necessario per affrontare al meglio le sfide e vivere questa esperienza unica con maggiore serenità e consapevolezza”.

Un Natale all’insegna del benessere familiare

Durante il periodo natalizio, l’iniziativa vuole ricordare che il miglior regalo per i propri figli è una famiglia serena. Offrendo strumenti pratici e un supporto psicologico mirato, Nestlé e Unobravo puntano a creare un impatto positivo sul benessere dei genitori e, di riflesso, dei bambini. Rimuovere le barriere alla genitorialità è il primo passo per riempire le culle. E la paura di diventare genitori è una barriera ancora sottovalutata.

Continue Reading

Demografica

Tokyo introduce la settimana corta per rilanciare la...

Published

on

Tokyo Strade

Il Giappone vuole introdurre la settimana lavorativa corta come risposta alla crisi demografica. Quello di Tokyo sarà un esempio prezioso per tutti quei Paesi, Italia in primis, che da tempo cercano una soluzione alle culle vuote senza trovare la chiave giusta. Stipendi troppo bassi, servizi all’infanzia carenti e uno scarso work-life balance sono tutte concause della crisi demografica. La sfida per gli Stati è trovare il canale preferenziale, quello su cui insistere con più determinazione per ripopolare le culle.

Tokyo ha scelto la sua strada: per contrastare la denatalità introdurrà la settimana lavorativa di 4 giorni per incoraggiare le coppie giapponesi ad avere figli in un momento in cui il tasso di fertilità del Paese è ai minimi storici.

La crisi demografica in Giappone

L’anno scorso in Giappone ci sono state solo 727.277 nascite, il numero più basso di sempre. Mentre le case si svuotano, il governo nipponico cerca una soluzione partendo dal particolare contesto culturale del Paese.

I dati suggeriscono che una principali della denatalità può essere proprio la cultura della produttività a tutti i costi, che spesso porta i giapponesi a lavorare ben oltre le 40 ore a settimana. Questo è lo stesso Paese in cui è nato il fenomeno degli hikikomori, ragazze e ragazzi giovanissimi che si rinchiudono in casa soprattutto perché non si sentono all’altezza della società e delle sue richieste.

In Giappone, il divario di genere occupazionale è più alto che in altre nazioni ad alto reddito: nel 2023 ha lavorato il 55% delle donne contro il 72% per gli uomini (dati Banca Mondiale). Il controsenso è solo apparente. Molte donne giapponesi non lavorano perché i ritmi produttivi rendono impossibile conciliare il lavoro e la famiglia, generando un aut aut che non fa bene né all’economia, né alla natalità né tanto meno al senso di soddisfazione per la propria vita.

Relazione tra work-life balance e natalità

La difficoltà della materie non consente risposte tranchant, ma alcuni studi danno degli indizi interessanti.

L’Ocse ha condotto diverse ricerche significative sull’impatto delle politiche di work-life balance sul tasso di natalità e sulla qualità della vita delle famiglie. Ne è emerso che esiste una correlazione tra l’adozione di politiche di conciliazione vita-lavoro e l’aumento dei tassi di fertilità. I Paesi che garantiscono un accesso più equo al mercato del lavoro per entrambi i genitori, orari flessibili e politiche di supporto alla genitorialità tendono a registrare tassi di fertilità più alti rispetto a quelli che non implementano tali misure. Parliamo di Paesi del Nord Europa come Svezia e Norvegia, dove esistono sistemi consolidati di congedo parentale retribuito e ampi servizi di assistenza all’infanzia.

La ricerca Ocse sottolinea che la denatalità è influenzata da una combinazione di fattori: stress lavorativo, difficoltà economiche e la percezione di un’insufficiente supporto da parte delle istituzioni. Non a caso il Giappone dove i turni lavorativi sono molto lunghi e la cultura aziendale eccessivamente rigida, ha il tasso di fertilità più basso al mondo. La settimana lavorativa di 4 giorni, recentemente annunciata a Tokyo come misura pilota, è forse l’ultima carta a disposizione del governo.

Ma perché finora non si è andato in questa direzione?

La risposta è semplice: si teme che la settimana di 4 giorni porti a un calo della produttività. Questa paura accomuna tutti quei Paesi che non hanno ancora registrato grandi aperture verso la settimana corta. Tra questi rientra l’Italia, che però ha fatto un piccolo (e per ora solo formale) passo prevedendo la possibilità di adottare la settimana corta nel settore pubblico.

La settimana corta aumenta la produttività

Ma la settimana corta è davvero nemica della produttività? Uno studio comparativo sui Paesi Ocse evidenzia che la settimana corta non solo migliora la qualità della vita, ma persino la produttività complessiva. Alla base di questo (inatteso) risultato ci sarebbe la maggiore lucidità mentale dei lavoratori, come dimostra il più ampio studio sulla materia, pubblicato nel 2023 da 4 Day Week Global e dal centro studi britannico Autonomy.

I risultati hanno dimostrato che durante il periodo di prova le entrate delle aziende hanno registrato un incremento medio dell’1,4%. Analizzando il confronto tra il fatturato dei sei mesi di sperimentazione e un periodo equivalente con la settimana lavorativa di cinque giorni, gli autori dello studio hanno rilevato un aumento del fatturato medio pari al 35%. Questi risultati suggeriscono che la produttività non solo non è diminuita, ma ha beneficiato del cambiamento. Non a caso, 18 delle 61 aziende coinvolte nel test hanno subito adottato la settimana corta come scelta definitiva.

Dopo sei mesi, il 39% dei dipendenti intervistati ha riferito di sentirsi meno stressato, mentre il 71% ha segnalato una riduzione del livello di burnout, una forma di stress cronico particolarmente dannosa. Sono stati registrati miglioramenti in ansia, stanchezza e qualità del sonno, con un generale beneficio per la salute fisica e mentale. Le assenze dal lavoro sono diminuite del 65%, passando da una media di due giorni al mese a 0,7 giorni per dipendente. Il che, va da sé, aumenta la produttività aziendale e diminuisce la spesa pubblica.

Durante il periodo di prova, il numero di dipendenti che ha lasciato il proprio posto di lavoro si è ridotto del 57%. Il 15% degli intervistati ha dichiarato che accetterebbe persino una riduzione del salario pur di non tornare alla settimana lavorativa di cinque giorni.

Le riflessioni affrontate nell’indagine sono utili a tutti quei Paesi, come l’Italia, che presentano una grave crisi demografica. I dati sulla denatalità italiana dimostrano che le culle non si riempiono senza un cambiamento radicale. Intanto, il Paese perde 150.000 lavoratori all’anno per la crisi demografica e l’economia rischia di cadere sotto la scure di un minaccioso effetto domino.

Lo studio, che ha coinvolto 2.900 dipendenti tra giugno e dicembre 2022, ha registrato un impatto fortemente positivo sul loro work-life balance. Il 54% dei dipendenti ha affermato di aver gestito più facilmente gli impegni familiari e di cura, mentre il 62% ha migliorato il bilanciamento tra lavoro e vita sociale.

Molti lavoratori hanno espresso una maggiore soddisfazione nella gestione del tempo, delle finanze e di vivere meglio le relazioni personali. Che, giova ricordarlo, non sono mai un dettaglio quando si parla della scelta di avere o non avere figli.

Continue Reading

Demografica

‘Cyber-Gesù’ ti ascolta, l’intelligenza artificiale arriva...

Published

on

Gesù rosone

In principio era il Verbo. Ora è un algoritmo. Se pensavate che la spiritualità fosse l’ultimo baluardo immune dall’invasione tecnologica, la Svizzera vi farà ricredere. Nella parrocchia Peterskapelle di Lucerna, il confessionale ha fatto un salto nel futuro: al posto del classico prete, troverete un ologramma di Gesù, pronto a rispondere ai dubbi dell’anima in ben cento lingue. Non assolve i peccati, ma promette consigli e conforto.

Come spiega la chiesa, i fedeli possono avere un’esperienza intima e sacra con un Cristo virtuale che ascolta e risponde da dietro la grata di un classico confessionale. Non solo, ma grazie a uno schermo, tra i fori della grata è anche visibile il volto (presunto) del Figlio di Dio.

Quando il confessionale si fa hi-tech

In duemila anni di storia la Chiesa – e i fedeli – ne ha viste tante, ma il cyber-Gesù che ‘confessa’ mancava. Finora. Per arrivarci, c’è voluta l’Intelligenza Artificiale, che ormai dilaga ovunque e svela le sue potenzialità praticamente in qualsiasi campo, anche quello spirituale che sembrava poter essere immune proprio per la sua natura intima e sacra.

Il progetto (artistico e temporaneo) si chiama ‘Deus in machina’ e prevede che sia proprio Gesù a ‘confessare’ il fedele, grazie a un’intelligenza artificiale creata da informatici e teologi dell’Immersive Realities Research Lab della Lucerne University of Applied Sciences and Arts. L’AI celeste è stata addestrata sul Nuovo Testamento e offre risposte in linea con la fede cristiana (o almeno dovrebbe: al momento non si sono registrati casi di ‘deviazioni’, ma una cantonata è sempre in agguato).

Ma i fedeli come hanno preso questa novità?

Più di mille fedeli (e curiosi) al confessionale virtuale

Intanto in due mesi più di mille persone, tra cui turisti provenienti da tutto il mondo, hanno provato l’esperienza sacra, ponendo al Gesù-AI domande e dubbi. E già questo denota sia una certa curiosità da parte delle persone sia la potenzialità di avvicinare alla religione che un sistema del genere potrebbe avere.

Quanto ai risultati, secondo quanto riportato dai media svizzeri almeno due terzi di chi ha testato il Gesù 2.0 ha dichiarato di aver vissuto un’esperienza “molto spirituale”, e anche sorprendente per la sua facilità. Non solo, ma il Cristo-AI ha anche dispensato molti consigli e ha consolato. Uno dei suoi punti di forza è che può farlo 24 ore al giorno, a differenza di un prelato ‘vero’. La parrocchia di San Pietro sostiene infatti che un giorno chatbot simili potrebbero sostituire almeno in parte il clero, dimostrando che nessuno può dirsi al sicuro.
Non tutti credono nel miracolo dell’IA

Ovviamente non tutti sono soddisfatti: per alcuni le risposte del cyber-Gesù erano troppo generiche, asettiche o superficiali, o legate a luoghi comuni. Qualcuno ha criticato l’uso stesso dell’immagine di Gesù e del confessionale per un esperimento simile, mentre per altri è stato difficile avere una “conversazione sincera” con un’immagine digitale. Senza contare che la fede è una materia delicata che, come sostenuto da diverse voci, non dovrebbe essere affidata a una macchina, che peraltro potrebbe anche generare risposte incompatibili con gli insegnamenti della Chiesa.

Rimane infine aperto il problema della privacy: dove finisce e per quanto tempo si conserva ciò che le ‘orecchie’ virtuali hanno ascoltato? Il Gesù virtuale, insomma, rispetta il ‘segreto del confessionale’, come da sempre sono tenuti a fare i preti in carne e ossa?

Un esperimento che fa riflettere

Va detto che l’obiettivo dell’installazione era proprio quello di stimolare la riflessione, soprattutto sui limiti della tecnologia nel contesto della religione, come chiarito da Marco Schmid, teologo della Peterskapelle: “Quello che stiamo facendo qui è un esperimento, l’obiettivo è far sperimentare alle persone un’esperienza con l’intelligenza artificiale. Sarà una base di partenza per discutere sul tema e capire meglio questa tecnologia applicata alla religione”.

Insomma, il cyber-Gesù non mira a rubare il lavoro al clero, ma in ogni caso potrebbe aprire nuove porte alla spiritualità del futuro. La rivoluzione, in effetti, potrebbe essere vicina: come spiega la Peterskapelle in un comunicato, “l’IA potrebbe essere in grado di rispondere a domande individuali e affrontare preoccupazioni in modo molto specifico personalizzando i riferimenti biblici, spirituali o teologici, spesso in modo più veloci e più completo di un pastore umano“.

Continue Reading

Ultime notizie

Esteri2 ore ago

Attacco a Gerusalemme, spari contro bus: grave un 12enne

E' caccia all'uomo che sarebbe fuggito in auto Un ragazzino di dodici anni è rimasto gravemente ferito in una sparatoria...

Ultima ora2 ore ago

Esplosione Calenzano, escluso sabotaggio: vittima aveva...

Il deposito Eni è stato sequestrato dalla Procura di Prato Dai primi rilievi tecnici disposti dalla Procura, non è stato...

Esteri2 ore ago

Siria, Israele e i raid: tra nodo sicurezza e nuovo rischio...

Dopo il crollo del regime di Bashar al-Assad, la 'risposta' israeliana in nome della "sicurezza" attira critiche e solleva preoccupazione...

Esteri3 ore ago

Ucraina-Russia, Orban: “Zelensky rifiuta...

Il premier ungherese sente Putin e addossa a Zelensky la responsabilità per la prosecuzione del conflitto L'Ucraina rifiuta la tregua...

Ultima ora3 ore ago

Milan-Stella Rossa 2-1: Abraham nel finale salva Fonseca

I rossoneri conquistano tre punti sofferti in Champions League Sospiro di sollievo per Paulo Fonseca. Il Milan batte in extremis...

Ultima ora4 ore ago

Juventus-Manchester City 2-0, Vlahovic e McKennie stendono...

Notte da sogno per i bianconeri, nella sesta giornata di Champions League Notte magica per la Juventus allo Stadium. Nella...

Esteri5 ore ago

Fbi, si dimette il direttore Wray. Trump: “Gran...

Trump ha già annunciato la sua intenzione di nominare al suo posto il suo fedelissimo Kash Patel Il direttore dell'Fbi...

Cronaca6 ore ago

Omicidio Diabolik, nuovi atti sull’identità del...

Fabrizio Piscitelli, noto come ‘Diabolik’, venne ucciso con un colpo di pistola alla testa il 7 agosto del 2019 nel...

Politica7 ore ago

Ddl sicurezza, Lega in pressing. Fi ‘ferma’ i...

Il governo apre a modifiche. Ciriani: "Sensibilità diverse, non escludo terza lettura" "Non replichiamo alla Lega, non litighiamo in pubblico...

GR Audio (Giornali Radio)7 ore ago

GrAudio Flash delle 19:50 dell’ 11 dicembre

GR Audio (Giornali Radio)7 ore ago

GrAudio edizione delle 19:30 dell’ 11 dicembre

Ultima ora7 ore ago

Sanità, Albergo (Università Lum): “Disponibili...

"Necessario effettuare valutazioni più attente sui sistemi di controllo delle aziende sanitarie" "La prossima Legge finanziaria prevede ulteriori risorse a...

Cronaca7 ore ago

Manovra, Spandonaro (Tor Vergata): “Con pochi soldi...

"A causa dei tassi di crescita del Paese risorse inferiori rispetto alle aspettative" "Quest'anno sembra che ci siano veramente pochi...

Economia7 ore ago

Lotteria degli scontrini 2024, ultime estrazioni a...

Anche nella parte finale del 2024 continuano le estrazioni della lotteria degli scontrini. Le date da segnare in agenda e...

Ultima ora7 ore ago

WhatsApp down, problemi oggi anche per Instagram e...

Boom di segnalazioni non solo in Italia WhatsApp down oggi in Italia. L'app di messaggistica ha avuto problemi - anche...

Sport8 ore ago

Arabia Saudita, stadi da favola e diritti umani: tutto sui...

Dopo il Qatar un altro Paese del Golfo ospiterà una Coppa del Mondo, ma sono ancora diversi gli interrogativi da...

Cronaca8 ore ago

Vaccini, anti-Rsv importante in assenza di trattamenti...

De Grazia (Gsk): "Aautorizzazione una svolta per proteggere popolazione adulta più vulnerabile" Il virus respiratorio sinciziale (Rsv) rappresenta una minaccia...

GR Audio (Giornali Radio)8 ore ago

GrAudio Flash delle 18:50 dell’ 11 dicembre

Economia8 ore ago

A2A primo emittente con un programma Emtn approvato in...

Il nuovo Programma Emtn, costituirà una delle piattaforme tramite cui A2A potrà effettuare future emissioni obbligazionarie A2A ha celebrato oggi...

Spettacolo8 ore ago

Sanremo giovani 2024, gli 8 finalisti si raccontano:...

Il 18 dicembre la finale in prima serata su Rai1 con la doppia conduzione Conti-Cattelan, in 4 saranno ammessi al...