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Content creator, tra portfolio e social media ecco 5 consigli

Le parole di Roberto Zampino, fotografo professionista, business coach e fondatore della community e corso online Unstoppable Photographers

Content creator, tra portfolio e social media ecco 5 consigli

Secondo un’analisi di Goldman Sachs il valore di mercato della creator economy potrebbe crescere fino a raggiungere i 480 miliardi di dollari entro il 2027, raddoppiando così la sua attuale valutazione. Dal 2024 in poi si assisterà ad una progressiva trasformazione dei content creator che raggiungeranno nuovi orizzonti di professionalizzazione. Nel settore dei fotografi e content creator la concorrenza sarà sempre più alta e secondo Roberto Zampino, fotografo professionista, business coach e fondatore della community e corso online Unstoppable Photographers, riuscirà a distinguersi chi imparerà a presentarsi il meglio possibile.

Come trovare i primi clienti se si parte da zero: ecco i 5 consigli di Roberto Zampino, fotografo professionista e business coach

Trovare la propria nicchia ma non rimanerne incastrati. Come in tutti i settori, anche nel mondo della fotografia e della content creation esistono tantissime sfumature. Specializzarsi in una tipologia di fotografia (che sia matrimonialista, naturalistica, ritrattistica ecc) permetterà di distinguersi nel mercato e attirare clienti interessati proprio a quello stile o servizio. Ma allo stesso tempo è necessario sfatare il mito della mono nicchia: un fotografo, creator, social media manager può benissimo spaziare tra più nicchie. Una volta diventati bravi in quella fetta di mercato ci si potrà aprire ad altre nicchie.

“La mia esperienza è cominciata facendo il fotografo ai matrimoni poi mi sono specializzato nelle case vacanza di lusso, passando anche per il settore commerciale, extreme sport e ritratti. Il segreto è riuscire a lasciare il proprio stile e adattarlo alle esigenze del settore o del cliente per cui si lavora”, spiega Zampino.

Costruire un portfolio che sappia parlare al cliente. Il portfolio è un potente biglietto da visita. Per renderlo il più efficace possibile è necessario che mostri il meglio del proprio lavoro e parli alla nicchia che si vuole raggiungere. Un portfolio online accessibile e professionale può aiutare a raggiungere un pubblico più ampio. Inoltre, il portfolio deve essere nicchia-centrica e non fotografo-centrico: non serve inserire troppe foto e rischiare di annoiare il proprio pubblico, ma analizzare ogni scatto con attenzione e criterio commerciale.

Utilizzare i social media non per vantarsi. I social media sono strumenti potenti per costruire il proprio marchio e connettersi con potenziali clienti. Per questo è necessario scegliere le piattaforme che meglio si adattano al proprio target e pubblicare contenuti di qualità con una certa regolarità. L'engagement con la propria community social è cruciale ma allo stesso non serve a nulla dare peso alle metriche di vanità (ovvero like e commenti): i social devo essere un megafono per la propria nicchia e non un modo per vantarsi.

Il trucco è creare un profilo che parli ai clienti e non ad altri creator o fotografi. Networking e collaborazioni. Non sottovalutare il potere del networking. Partecipare a eventi del settore, workshop, masterclass e fare volontariato in progetti che permettono di incontrare altri professionisti e potenziali clienti è molto utile. Le collaborazioni con altri creativi possono anche offrire opportunità di apprendimento e visibilità.

Continuare a formarsi e sperimentare. Il mondo della fotografia e della content creation è in costante evoluzione. Rimanere aggiornati sulle ultime tendenze, tecnologie e tecniche è fondamentale e sperimentare nuovi stili e tecniche non solo aiuta a crescere come artista ma potrebbe anche aprire nuove porte commerciali. Ma se si vuole trasformare la propria passione in un lavoro serve formarsi per imparare a vedere: si tratta di una competenza che va acquisita subito, non lasciata all’esperienza.

Nascondersi dietro le scuse del “non so vendermi” o mi vergogno è un’occasione persa. “Penso che la condivisione delle proprie competenze sia il modo migliore per vivere una passione, che nel mio caso è diventata un lavoro. Il corso com’è organizzato oggi è esattamente ciò che sarebbe servito a me all’inizio della mia attività. Sono tantissime le persone che lavorano nel mondo della fotografia e della creator economy: ciò non deve rappresentare un ostacolo ma un incentivo in più, perché significa che il mercato ha molto potenziale. Serve però capire qual è la propria nicchia e imparare a 'vendersi', aspetti su cui insisto molto nel mio corso”, aggiunge Zampino.

Strutturato come un corso online, Unstoppable Photographers offre una formazione pratica aiutando gli studenti a migliorare non solo le loro abilità tecniche ma anche a sviluppare una solida base di conoscenze nel campo del business fotografico e della content creation. Presentandosi come un incubatore di talenti, Unstoppable Photographers ha da poco superato i 1000 studenti iscritti e nei prossimi mesi l’obiettivo di Roberto è esportare lo stesso format anche all’estero, partendo da Inghilterra e Spagna, e puntare all’internazionalizzazione del proprio servizio.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Lavoro

Moda, Gallucci (Conf. Giovani Fermo): “Non tutti...

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Dal 4 dicembre il concept store per il luxury life style in Walton Street

Moda, Gallucci (Conf. Giovani Fermo):

"Questo è un momento molto delicato per il mondo della moda e siamo convinti che presto passerà consolidando la reputation del luxury fashion. Mettiamo sempre i nostri clienti al centro puntando sulla qualità dei prodotti, l’onestà del made in Italy ed offrendo sempre il giusto rapporto qualità prezzo ai nostri clienti. Però non tutti trovano il coraggio di investire e ci aspettiamo il supporto del ministero delle Imprese e del Made in Italy e del ministro Urso". Così, in un'intervista all'Adnkronos/Labitalia, il direttore generale di Gallucci e presidente di Confindustria Giovani Fermo, Gianni Gallucci, in occasione dell'apertura dal 4 dicembre di un concept store a Londra in Walton street a South Kensington, tappa dopo le aperture di Milano e Miami, per l'azienda marchigiana che dal 1959 è il punto di riferimento per la produzione di calzature di alta qualità.

"L’internazionalizzazione ed il sostegno delle eccellenze italiane - sostiene - è fondamentale. Le aziende artigianali ed interamente Made in Italy sono il nostro orgoglio e la nostra identità ma sempre con più fatica riescono a sopravvivere alle burrascose situazioni geopolitiche. Servono interventi mirati alle piccole realtà che rappresentano l’80% del tessuto economico italiano”.

"L'apertura a Londra di Gallucci - spiega - non è una sfida ai colossi centenari di Northampton, ma la voglia di presentare un prodotto nuovo e aggiornato che nulla ha da invidiare, seguendo le regole tradizionali ed utilizzando i migliori materiali sul mercato senza compromessi. Questo connubio rompe quasi le barriere ormai canoniche del mercato generando un prodotto davvero unico ed esclusivo”.

“L’apertura a Londra - spiega Gallucci- nasce dalla collaborazione con 'Walton fine arts', concept store che prende vita trent’anni fa, specializzandosi in arte moderna e Pop con maestri contemporanei come Andy Warhol, Banksy e Picasso, e quindici anni fa inizia ad ospitare nuovi talenti che dopo qualche anno sono stati lanciati come artisti emergenti. Lo sviluppo di un brand passa dal retail e la scelta di Londra non è casuale, Londra è un ponte stabile tra Middle East e Stati Uniti. La nostra presenza era necessaria per sviluppare in maniera organica la crescita ed approcciare nuovi mercati con la nostra linea 'London fatto a mano' ed il nostro esclusivo servizio su misura, come quelli degli Emirati Arabi, Saudi Arabia e Qatar".

“La collaborazione con Walton Fine Arts - sottolinea - ha un valore strategico. Grazie ad una collezione artigianale di alta gamma ci sono grandi affinità di clientela e posizionamento di mercato con Walton Fine Arts e per questo, è nata l’idea di unire il mondo del fashion all’arte facendo vivere gli spazi di Walton street con eventi e trunk-show che permettono alla clientela di vivere un’esperienza unica sul prodotto".

"La galleria - ricorda - vanta tra i suoi clienti molti collezionisti, famiglie reali e più di 500 imprenditori da ogni parte del mondo e continua a lavorare con celebrities internazionali come Jude Law, Sadie Frost, Kate Moss, Ringo Starr, George Harrison Family, Saudi Royal Family, Gary Barlow, Sylvester Stallone oltre a partecipare a decine di progetti incluso in Arabia Saudita 'The Riyadh underground festival'".

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Lavoro

Consulenti lavoro: ecco corso per Disability Manager,...

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L'obiettivo del nuovo corso WorkAcademy

Rosario De Luca, presidente della Fondazione studi dei consulenti del lavoro

Formare figure specializzate sui temi dell’inclusività per facilitare l’accesso al lavoro delle persone con disabilità. È questo l'obiettivo del nuovo corso WorkAcademy, l'Accademia dei consulenti del lavoro, intitolato 'Disability Manager: una figura professionale in evoluzione per l’inclusione lavorativa', che mira a fornire ai professionisti competenze specifiche e strumenti pratici per creare ambienti di lavoro inclusivi e sostenibili. Il percorso formativo, in partenza dal 20 gennaio 2025, combina un approccio multidisciplinare che spazia dall’approfondimento normativo – con focus sulla Legge 227/2021, sul D. Lgs n.62/2024 e sulle disposizioni europee sull'accomodamento ragionevole – allo sviluppo di competenze trasversali.

Tra queste, la gestione delle dinamiche di gruppo, le tecniche di comunicazione inclusiva, la sicurezza sul lavoro e l'adattamento delle postazioni per i lavoratori con disabilità, oltre all’opportunità di condividere esperienze pratiche e strategie con esperti del settore. La figura del Disability Manager e infatti determinante per promuovere un cambiamento culturale e organizzativo nelle imprese. Il suo ruolo è proprio quello di supportare le aziende nel rispettare le normative, ma anche guidarle verso una gestione più etica e inclusiva del capitale umano. Questa missione si sposa con l’impegno assunto da tempo dai consulenti del lavoro, che nel loro ruolo sussidiario nei confronti di imprese, lavoratori e istituzioni, promuovono il lavoro etico e inclusivo. Un impegno testimoniato dai protocolli firmati ad esempio con Anffas e Anmil, che rappresentano un riferimento essenziale per progetti di inclusione lavorativa concreti, destinati a soggetti fragili del mercato.

“In un mondo del lavoro che si evolve rapidamente, l'inclusione delle persone con disabilità non è solo un dovere morale, ma un’opportunità di crescita per l’intero sistema economico. Come consulenti del lavoro, continueremo a promuovere la cultura dell’inclusione, sostenendo le imprese nel creare ambienti lavorativi basati sul rispetto delle diversità e delle pari opportunità, di cui possono beneficiarne tutti i lavoratori. Formazione e sensibilizzazione sono gli strumenti per realizzare questo cambiamento. Il Disability manager ne è il simbolo", ha dichiarato Rosario De Luca, presidente del Consiglio nazionale dell’ordine dei consulenti del lavoro.

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Lavoro

Cgil e Inca, basta con le campagne televisive diffamatorie...

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Comunicata diffida al conduttore Giletti

Foto di repertorio - FOTOGRAMMA

Cgil e Inca diffidano formalmente la Rai dal pubblicare e mandare in onda trasmissioni, servizi, inchieste, notizie, atti e documenti che possano ledere i diritti, l’onore, l’identità, l’immagine e la reputazione personale e professionale del sindacato e del patronato e dei loro rappresentanti e dirigenti. La diffida è stata formalmente comunicata, tramite Pec, venerdì 29 novembre, alla Rai, al conduttore della trasmissione 'Lo stato delle cose' e al giornalista, autore dell’inchiesta, in risposta ai servizi mandati in onda nelle ultime due puntate del programma, rispettivamente l’11 e il 18 novembre, con accuse pesanti, false e diffamatorie, che hanno leso l’onorabilità del Sindacato e del Patronato.

Cgil e Inca avvertono la necessità di appellarsi al ruolo imprescindibile del 'servizio pubblico' offerto dalla Rai che, in questo particolare caso, inspiegabilmente, è stato piegato a mera offesa e dileggio politico contro la Cgil e l’Inca. Cgil e Inca precisano che il patronato “non esercita attività di impresa volta a ‘fare i soldi’, ma esercita, legittimamente e in modo trasparente e sotto il controllo degli enti pubblici, le funzioni ad esso attribuite dalla legge nelle modalità e forme da essa prescritte”.

Richiamando le disposizioni della legge 152/01, che disciplina il funzionamento di tutti i Patronati, Cgil e Inca ricordano che “per lo svolgimento delle attività all’estero, gli istituti di patronato e di assistenza possono avvalersi di organismi esteri, giuridicamente autonomi e distinti, che attraverso la stipula di convenzioni specifiche si impegnano a svolgere tutte quelle attività previste dalla legge 152/2001 per consentire ai cittadini italiani all’estero di esercitare i propri diritti di natura previdenziale e/o assistenziale. Pertanto, l’Inca, ente con personalità giuridica italiana, non ha sedi proprie e dirette all’estero e l’operato degli enti/organismi esteri convenzionati e dei suoi funzionari non può essere ricondotto al patronato medesimo”.

Per quanto riguarda la truffa ai danni dei pensionati italiani in Svizzera, Cgil e Inca rigettano le accuse sottolineando che il “patronato non ha frodato e/o raggirato nessuno dei suoi iscritti, né ha mai avuto alcuna condanna in tal senso”; ad essere stato invece condannato per truffa, in via definitiva, dall’autorità giudiziaria svizzera, è stato il sig. Antonio Giacchetta, che ha agito “da solo per un fine strettamente personale ed egoistico assolutamente estraneo ai fini ed agli interessi dell’Inca, ed avendo incassato i soldi su conti personali”.

"Ed è pertanto scandaloso - secondo Cgil e Inca - quanto deontologicamente discutibile, che sia il conduttore del programma, Massimo Giletti, che l’autore dell’inchiesta, Alessio Lasta, basino le loro accuse consentendo al signore Giacchetta di rilasciare dichiarazioni false, senza le opportune, quanto doverose verifiche".

In ragione di queste considerazioni, Cgil e Inca comunicano di “aver già dato mandato ai legali di intraprendere le azioni civili e penali necessarie per tutelare i diritti lesi e ristabilire la verità sui fatti narrati nei suddetti servizi televisivi, il che a questo punto può avvenire soltanto nelle competenti sedi giudiziarie e non in una trasmissione televisiva”.

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