Papa: “Nel mondo democrazia non gode di buona salute, in gioco il bene dell’uomo”
Lo ha denunciato il Pontefice nel suo intervento a Trieste davanti ai congressisti al termine della Settimana sociale dei cattolici
"E’ evidente che nel mondo di oggi la democrazia, diciamo la verità, non gode di buona salute. Questo ci interessa e ci preoccupa, perché è in gioco il bene dell’uomo, e niente di ciò che è umano può esserci estraneo”. Lo ha denunciato il Papa nel suo intervento a Trieste davanti ai congressisti al termine della Settimana sociale dei cattolici. “La fraternità fa fiorire i rapporti sociali; e d’altra parte il prendersi cura gli uni degli altri richiede il coraggio di pensarsi come popolo. Ci vuole coraggio. Purtroppo questa categoria – “popolo” – spesso è male interpretata e, potrebbe portare a eliminare la parola stessa “democrazia” (“governo del popolo”)”, ha messo in guardia il Papa. “Ciò nonostante, per affermare che la società è più della mera somma degli individui, è necessario il termine “popolo”». Che non è populismo”, ha osservato.
“Una democrazia dal cuore risanato - ha avvertito - continua a coltivare sogni per il futuro, mette in gioco, chiama al coinvolgimento personale e comunitario. Non lasciamoci ingannare dalle soluzioni facili. Appassioniamoci invece al bene comune. Ci spetta il compito di non manipolare la parola democrazia né di deformarla con titoli vuoti di contenuto, capaci di giustificare qualsiasi azione. La democrazia non è una scatola vuota, ma è legata ai valori della persona, della fraternità e dell’ecologia integrale”. Un passaggio molto applaudito dai congressisti.
Bergoglio da’ voce alla sua preoccupazione per la disaffezione alle urne: “Mi preoccupa il numero ridotto di gente andata a votare. La parola stessa “democrazia” non coincide semplicemente con il voto del popolo, nel frattempo - dice a braccio - mi preoccupa il numero ridotto della gente andata a votare ma esige che si creino le condizioni perché tutti si possano esprimere e possano partecipare. E la partecipazione non si improvvisa: si impara da ragazzi, da giovani, e va “allenata”, anche al senso critico rispetto alle tentazioni ideologiche e populistiche”.
“In questa prospettiva - osserva - , come ho avuto modo di ricordare anni fa visitando il Parlamento Europeo e il Consiglio d’Europa, è importante far emergere ‘l’apporto che il cristianesimo può fornire oggi allo sviluppo culturale e sociale europeo nell’ambito di una corretta relazione fra religione e società’ , promuovendo un dialogo fecondo con la comunità civile e con le istituzioni politiche perché, illuminandoci a vicenda e liberandoci dalle scorie dell’ideologia, possiamo avviare una riflessione comune in special modo sui temi legati alla vita umana e alla dignità della persona”.
Secondo Bergoglio "ciò che limita la partecipazione è sotto i nostri occhi. Se la corruzione e l’illegalità mostrano un cuore 'infartuato', devono preoccupare anche le diverse forme di esclusione sociale”. “Ogni volta che qualcuno è emarginato, tutto il corpo sociale soffre. La cultura dello scarto - ha scandito - disegna una città dove non c’è posto per i poveri, i nascituri, le persone fragili, i malati, i bambini, le donne, i giovani. Il potere diventa autoreferenziale, incapace di ascolto e di servizio alle persone. Aldo Moro ricordava che ‘uno Stato non è veramente democratico se non è al servizio dell’uomo, se non ha come fine supremo la dignità, la libertà, l’autonomia della persona umana, se non è rispettoso di quelle formazioni sociali nelle quali la persona umana liberamente si svolge e nelle quali essa integra la propria personalità”.
“Tutti devono sentirsi parte di un progetto di comunità; nessuno deve sentirsi inutile. Certe forme di assistenzialismo -l’ assistenzialismo da solo e’ nemico della democrazia e dell’ amore al prossimo - che non riconoscono la dignità delle persone sono ipocrisia sociale. E l’indifferenza è un cancro della democrazia”. ”Ogni persona - dice - ha un valore. La democrazia richiede sempre il passaggio dal parteggiare al partecipare, dal “fare il tifo” al dialogare. ‘Finché il nostro sistema economico-sociale produrrà ancora una vittima e ci sarà una sola persona scartata, non ci potrà essere la festa della fraternità universale. Una società umana e fraterna è in grado di adoperarsi per assicurare in modo efficiente e stabile che tutti siano accompagnati nel percorso della loro vita, non solo per provvedere ai bisogni primari, ma perché possano dare il meglio di sé, anche se il loro rendimento non sarà il migliore, anche se andranno lentamente, anche se la loro efficienza sarà poco rilevante”.
La seconda riflessione portata avanti dal Papa è un “incoraggiamento a partecipare, affinché la democrazia assomigli a un cuore risanato. E per questo occorre esercitare la creatività. Se ci guardiamo attorno, vediamo tanti segni dell’azione dello Spirito Santo nella vita delle famiglie e delle comunità. Persino nei campi dell’economia, della tecnologia, della politica, della società. Pensiamo a chi ha fatto spazio all’interno di un’attività economica a persone con disabilità; ai lavoratori che hanno rinunciato a un loro diritto per impedire il licenziamento di altri; alle comunità energetiche rinnovabili che promuovono l’ecologia integrale, facendosi carico anche delle famiglie in povertà energetica; agli amministratori che favoriscono la natalità, il lavoro, la scuola, i servizi educativi, le case accessibili, la mobilità per tutti, l’integrazione dei migranti. Tutte queste cose non entrano in una politica senza partecipazione. Il cuore della politica è prendersi cura del tutto”.
Francesco è arrivato alle 7,54 al Centro Congressi di Trieste, dove lo attendevano circa 1.200 partecipanti. Dopo l’atterraggio al Centro Congressi “Generali Convention Center”, il Papa è stato accolto dal card.Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo Metropolita di Bologna, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, da mons. Luigi Renna, Arcivescovo di Catania, Presidente del Comitato Organizzatore delle Settimane Sociali, da mons. Enrico Trevisi, Vescovo di Trieste, da Massimiliano Fedriga, Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, da Pietro Signoriello, Prefetto di Trieste, da Roberto Dipiazza, Sindaco di Trieste, e da Philippe Donnet, Amministratore Delegato di “Generali”.
Politica
Migranti, Meloni incassa ok Starmer: “Se modello...
Tarda apertura dell'hotspot per via di forti grandinate. Per la premier "qualche settimana ancora" ma c'è chi parla di novembre
E' laburista, ha preso il posto dell''amico' Rishi Sunak a Downing Street mandando a casa il conservatore con cui Giorgia Meloni aveva stretto un asse di ferro. Eppure è il primo ministro inglese Keir Starmer a servire alla premier italiana l'assist che non ti aspetti, perché regge su uno dei dossier più invisi alla sinistra italiana, ovvero il modello Albania e l'apertura dei due hotspot per migranti nati da un accordo stretto nel novembre scorso con Edi Rama. Chiuso in un cassetto il modello Ruanda di Sunak, per lo più a causa dei costi e dei dubbi sull'efficacia del suo potenziale dissuasivo, Starmer vola a Roma per capire come il governo di centrodestra abbia innescato "le riduzioni piuttosto drastiche" di flussi immigratori irregolari. "Voglio capire come è successo", afferma prima di incontrare la premier.
Migranti e Ucraina
A prova del suo interesse, Starmer - al fianco di Martin Hewitt, guida della task force voluta dal governo laburista per contrastare gli sbarchi illegali sulle coste del Regno Unito in un'iniziativa alternativa al piano Ruanda - visita in mattinata il Centro di coordinamento per l'immigrazione di Roma. E ripropone lo stesso 'registro' comunicativo battuto dalla presidente del Consiglio: "Credo da tempo che impedire alle persone di viaggiare sia uno dei modi migliori per affrontare” il problema. Dunque giunge a Villa Doria Pamphilj per il colloquio con Meloni, che si prolunga mezz'ora più del previsto. Colazione di lavoro e dichiarazioni congiunte alla stampa, durante le quali la premier rimarca la piena intesa con il nuovo inquilino di Downing Street, dal dossier migranti a quello ucraino, in giorni resi 'caldi' dal dibattito sull'uso di missili a lungo raggio contro il territorio russo.
Con Starmer, spiega la presidente del Consiglio ai cronisti, "abbiamo parlato del protocollo Italia-Albania su cui il governo britannico ha molta attenzione, abbiamo offerto elementi per comprendere meglio questo meccanismo". Non solo. Con il leader laburista "siamo anche d'accordo suol fatto che non bisogna avere timore ad esplorare soluzioni nuove" per fronteggiare l’emergenza migranti, si dice convinta Meloni, sostenendo che, se il modello Albania funzionerà, "può diventare una chiave di volta per tutti".
Il punto sull'Albania
Per vedere i due hotspot di Shengjin e Gjader operativi, tuttavia, servirà ancora del tempo, "qualche settimana", profetizza Meloni, tornando a ribadire la necessità di fare le cose al meglio: "Abbiamo gli occhi del mondo puntati". A rallentare l'avvio dei due centri per migranti, spiegano fonti di governo, le forti grandinate che si sono abbattute nelle ultime settimane sul territorio albanese, e che avrebbero fermato la posa dell'asfalto a Gjader, dove già si registravano problemi di tenuta del terreno. Il timore, piuttosto diffuso, è che per avviare i due hotspot serva più tempo. "Si rischia di arrivare a novembre", ammette una fonte di governo interessata dal dossier all'Adnkronos, nonostante lo sforzo in atto per accelerare con un avvio quanto meno parziale, ovvero 400 posti da rendere operativi entro fine mese, seppur la strada al momento appaia in salita.
I tempi lunghi rispetto alle premesse iniziali sembrano tuttavia non scoraggiare affatto Meloni, che difende a spada tratta il progetto. Negli hotspot che l'Italia si appresta ad avviare in Albania si applicherà la legge italiana, con personale di polizia e giudici italiani, e dunque "non c'è alcuna violazione dei diritti umani dei migranti", mette in chiaro con foga ribattendo alla domanda di una giornalista inglese che chiedeva conto a Starmer di possibili violazioni: "Non so a quale violazione di diritti umani lei si riferisca. In Albania si applica una giurisdizione italiana ed europea: o lei ritiene che sia una giurisdizione che violi i diritti dei migranti o questa accusa non trova fondamento".
I migranti che saranno portati in Albania, rimarca, "avranno lo stesso trattamento che avrebbero a Lampedusa o in qualsiasi altro hotspot italiano, solo in una porzione di territorio che non si trova in Italia. Questo perché ci aiuta a decongestionare una situazione difficile, e perché pensiamo che garantendo la piena tutela e realizzazione della giurisdizione italiana ed europea, con nostre forze di polizia, nostri giudici, nostri modelli, non si possa sostenere che quello che fa l'Italia violi i diritti umani dei migranti".
Sostegno a Kiev
E dopo aver incassato i ringraziamenti di Starmer per "la sua leadership così forte soprattutto per quanto riguarda l'Ucraina", Meloni chiarisce che l'Italia non intende indietreggiare sul sostegno a Kiev, e che, su questo, la sua maggioranza è compatta. Una puntualizzazione resa necessaria dal dibattito - che vede protagonista proprio Londra - sull'uso di missili a lungo raggio in territorio russo. "Queste sono decisioni che prendono le singole nazioni - ha chiarito Meloni ai cronisti -, i singoli Paesi che forniscono questi armamenti anche tenendo in considerazione quelle che sono le loro legislazioni di riferimento, la loro Costituzione. In Italia, come voi sapete, questa autorizzazione oggi non è in discussione ma sono tutte decisioni che noi condividiamo ovviamente con i nostri alleati. Lo dico semplicemente per dire che non va letto, come invece mi è sembrato che in alcuni casi si facesse, come un indietreggiare rispetto al sostegno all'Ucraina".
"Del resto - rimarca Meloni - quando il presidente Zelensky è venuto in Italia non più tardi di due settimane fa ha detto: non chiediamo all'Italia nulla di più di quello che sta già facendo. Chiaramente ognuno ha i propri riferimenti per prendere queste decisioni e noi abbiamo preso la nostra, ma penso che si veda e si continui a vedere come il sostegno italiano all'Ucraina sia un sostegno a 360 gradi che andrà avanti fin quando è necessario che ci sia".
L'incontro a Villa Pamphilj si chiude con la sigla di una dichiarazione congiunta dei due leader che conferma l'ambizione di entrambi "a continuare a rafforzare e approfondire il partenariato strategico tra le due Nazioni in ogni ambito di comune interesse". E la promessa di rivedersi presto, molto presto. Del resto Meloni mostra con chiarezza la volontà di non voler perdere il rapporto privilegiato con Londra, al netto dell'addio di Sunak a Downing Street.
"L'Italia - afferma la premier - vuole continuare in questo solido rapporto che ha costruito e che continua a implementare con il Regno Unito e vuole anche accompagnare il Regno Unito, sostenerlo, in questo lavoro molto importante che sta facendo per favorire una nuova e più stretta cooperazione con l'Unione Europea, nel rispetto chiaramente delle intese che disciplinano i rapporti del post Brexit".
Politica
Processo Open Arms, Salvini: “Non patteggio, ho...
Il leader della Lega: "Non sono un sequestratore"
"Patteggerò? No. Io ritengo di aver mantenuto una promessa, quella di ridurre gli sbarchi. Io non patteggio, sono convinto di aver ragione. Non sono un sequestratore". Matteo Salvini si esprime così, a Quarta Repubblica su Rete4, rispondendo alla domanda sull'ipotesi di un pareggiamento dopo la richiesta di 6 anni di carcere avanzata dal pm.
"Ho paura di essere condannato? No. Questo non è un processo a Salvini, è un processo all'Italia. "Non è stato un processo ma un comizio. Questo signore", il magistrato "si candidi e cambi le leggi", dice Salvini. "Paura per me? No. Rifarei quello che ho fatto: difendere i confini del Paese. Avevo promesso di ridurre gli sbarchi: lo abbiamo ridotti del 90%. Non sono preoccupato per me, onestamente mi è pesto spiegare ai miei figli quello che stava succedendo". "Credo nella magistratura e cerco di dirlo senza sorridere troppo. Questo è un processo politico con cui attaccare il centrodestra e il governo. E' un processo assurdo", prosegue.
C'è spazio per un giudizio politico sull'operato del governo: "Era tutto concordato con Conte, che ora è smemorato". "Il giudice che è terzo può leggere gli atti e dire che Salvini ha fatto il suo dovere e lo assolvo. Se mi condannano, c'è l'appello ma lo considererei un precedente pericoloso, non per Salvini che ha le spalle larghe. Se viene confermata la condanna a 6 anni, che non viene data neanche a uno stupratore, vado in carcere", afferma. "Siccome non riesco a sconfiggere Salvini che è mio avversario politico alle elezioni, provo a farlo fuori" per via giudiziaria.
Politica
Sondaggio politico: Fratelli d’Italia, Pd e M5S...
In calo Forza Italia e Lega
Fratelli d'Italia, Pd e M5S in crescita. Forza Italia e Lega in calo. E' il quadro del sondaggio politico Swg che oggi, 16 settembre 2024, fotografa le intenzioni di voto per il Tg La7. Fratelli d'Italia si conferma ampiamente primo partito: la formazione guidata da Giorgia Meloni guadagna lo 0,1% e sale al 30,3%. In ascesa anche il Pd di Elly Schlein, che passa dal 22,5% al 22,8%.
Su anche il M5S di Giuseppe Conte che, nei giorni caratterizzati dalle tensioni con Beppe Grillo, sale dall'11,5% all'11,7%. Ai piedi del podio elettorale, Forza Italia scende dall'8,5% all'8,4%. Passo indietro anche per la Lega di Matteo Salvini, che dall'8,3% cala all'8,1%. Giù anche Verdi e Sinistra, attualmente al 7%. Lontane Azione (3%), Italia Viva (2,6%), +Europa (1,7%) e Sud chiama Nord (1,1%).