Il potere terapeutico del bacio: una pratica che fa bene alla salute
Il 6 luglio si celebra la Giornata Internazionale del Bacio, un’occasione che va oltre il romanticismo e le ricorrenze commerciali. Dietro questo gesto semplice e apparentemente scontato si nasconde un mondo di significati culturali, storici e benefici per la salute mentale e fisica. Ecco alcuni aspetti meno noti e più curiosi che potrebbero rendere questa giornata un po’ più interessante.
Origini antiche e significati culturali
Il bacio ha radici antiche e diverse interpretazioni culturali, riflettendo la ricca varietà di significati attribuiti a questo gesto universale. In molte culture, il bacio è molto più di una semplice manifestazione di affetto romantico; può rappresentare un saluto, un simbolo di rispetto o persino un atto di adorazione.
Il bacio nell’antica Roma
Gli antichi romani avevano una comprensione sofisticata del bacio, distinguendo tra tre tipi principali: il “basium” era un bacio tra amici, un segno di affetto e amicizia, l’”osculum” era un bacio formale, spesso usato come saluto tra conoscenti o in contesti pubblici, e il “suavium”, il bacio passionale, era riservato agli amanti.
Il bacio nell’antica India
In India, il bacio ha una storia altrettanto affascinante. Nei testi antichi come il Kāma Sūtra, il bacio è descritto non solo come un’arte sensuale ma anche come una forma di connessione spirituale. Il Kāma Sūtra offre dettagliate istruzioni su diversi tipi di baci e su come utilizzarli per intensificare l’intimità e il piacere tra i partner; un approccio inteso non solo come atto fisico, ma come elemento di una pratica più ampia di amore e spiritualità.
Il bacio in Giappone
In Giappone, la percezione del bacio è stata tradizionalmente più riservata. Il bacio in pubblico è stato considerato inappropriato fino a tempi relativamente recenti, riflettendo una concezione più contenuta dell’affetto. Questo riserbo pubblico è in contrasto con le pratiche private, dove il bacio è stato sempre riconosciuto come un gesto intimo e personale. La cultura giapponese valorizza molto la privacy e il rispetto reciproco, elementi che influenzano profondamente il modo in cui l’affetto viene espresso.
Altre culture
In molte altre culture, il bacio ha significati variegati. Ad esempio, nelle culture europee, il bacio sulle guance è un saluto comune che esprime amicizia e affetto. In alcune culture africane e asiatiche, invece, il bacio può essere sostituito da altri gesti, come sfiorarsi il naso o le mani, per mostrare rispetto e affetto senza l’uso diretto delle labbra.
I benefici insospettabili del bacio
Il bacio, oltre ad essere un gesto d’affetto, nasconde numerosi benefici insospettabili per la salute mentale e fisica, come dimostrato da uno studio pubblicato sulla rivista Nature Human Behaviour.
Bruciare calorie
Un bacio appassionato può bruciare da 2 a 6 calorie al minuto. Sebbene questo possa sembrare insignificante, si somma considerevolmente nel tempo. Per esempio, una sessione di 20 minuti di baci appassionati può consumare fino a 120 calorie, l’equivalente di una breve camminata. Questo effetto, sebbene modesto, rappresenta un modo piacevole e coinvolgente per incrementare il dispendio energetico quotidiano.
Azione antidolorifica
Durante il bacio, il nostro corpo rilascia endorfine, neuropeptidi che agiscono come analgesici naturali. Le endorfine riducono la percezione del dolore, promuovendo una sensazione di benessere generale. Questo effetto antidolorifico è particolarmente utile per alleviare piccoli dolori quotidiani, come il mal di testa. La produzione di endorfine è un meccanismo biologico che migliora la resilienza contro lo stress fisico e mentale, rendendo il bacio un efficace rimedio naturale.
Ormoni della felicità
Oltre alle endorfine, il bacio stimola la produzione di dopamina, un neurotrasmettitore strettamente associato al piacere e alla motivazione. La dopamina gioca un ruolo cruciale nel sistema di ricompensa del cervello, incentivando comportamenti che portano piacere e soddisfazione. Questo spiega perché baciarsi ci fa sentire così bene, migliorando l’umore e rafforzando i legami affettivi. Lo studio pubblicato su Nature Human Behaviour ha evidenziato che il contatto fisico, incluso il bacio, è particolarmente efficace nel ridurre i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress. Una riduzione dei livelli di cortisolo comporta una diminuzione dell’ansia e una sensazione di calma e relax.
Lo studio ha analizzato 137 studi in una meta-analisi e 75 studi aggiuntivi in una revisione sistematica, coinvolgendo un totale di 12.966 individui. I risultati hanno mostrato che le interazioni di contatto sono particolarmente efficaci nel regolare i livelli di cortisolo, aumentare il peso nei neonati e ridurre il dolore. Inoltre, il contatto fisico riduce significativamente i sentimenti di depressione e l’ansia sia temporanea che stabile.
Altri aspetti curiosi
Oltre ai ben noti benefici psicologici e fisici, il bacio nasconde altri aspetti curiosi e insospettabili che meritano di essere esplorati. Questi effetti vanno ben oltre il semplice piacere momentaneo e abbracciano una serie di vantaggi che possono influenzare positivamente vari aspetti della nostra vita quotidiana. Dal rafforzamento dei legami affettivi al miglioramento della salute dentale, il bacio si rivela un gesto dai molteplici benefici, sorprendendo con le sue proprietà inaspettate.
Rafforzamento dei legami affettivi
Baciarsi regolarmente può aiutare a rafforzare i legami affettivi tra le persone. Il contatto fisico, incluso il bacio, promuove la produzione di ossitocina, spesso chiamata “ormone dell’amore”. L’ossitocina è un neuropeptide che gioca un ruolo cruciale nel promuovere i legami sociali e i sentimenti di attaccamento e fiducia. Questo ormone è particolarmente importante nelle relazioni di coppia, poiché favorisce la coesione e la stabilità emotiva. Durante il bacio, l’ossitocina aiuta a ridurre i livelli di stress e a migliorare l’umore, creando un senso di benessere e connessione. Inoltre, la presenza di ossitocina può aumentare la capacità di empatia e di comprensione reciproca, rendendo le relazioni più profonde e significative.
Miglioramento della salute dentale
Il bacio non è solo un gesto d’amore, ma può anche avere benefici sorprendenti per la salute dentale. La saliva prodotta durante un bacio aiuta a rimuovere i residui di cibo dai denti, riducendo il rischio di carie e malattie gengivali. Questo perché la saliva contiene sostanze antibatteriche che possono aiutare a combattere i batteri nocivi nella bocca. Inoltre, l’aumento della produzione di saliva durante un bacio aiuta a mantenere la bocca umida e a bilanciare i livelli di acidità, proteggendo così lo smalto dei denti. Un bacio appassionato stimola il flusso di saliva, che può contribuire a neutralizzare gli acidi prodotti dai batteri nella placca dentale, prevenendo così l’erosione dello smalto e le carie.
Sviluppo della capacità di comunicazione non verbale
Un altro aspetto curioso del bacio è il suo ruolo nello sviluppo della capacità di comunicazione non verbale. I baci trasmettono emozioni e sentimenti senza l’uso di parole, permettendo una connessione più profonda e immediata tra le persone. Questa forma di comunicazione può rafforzare l’intimità e la comprensione reciproca, creando un legame emotivo più forte. La capacità di interpretare e rispondere ai segnali non verbali è fondamentale nelle relazioni interpersonali e il bacio è uno degli strumenti più potenti in questo ambito.
Esplorare la Giornata Internazionale del Bacio da queste prospettive meno note ci permette di apprezzare la profondità e la complessità di questo semplice gesto. Dal rafforzamento dei legami affettivi al miglioramento della salute dentale, il bacio offre una gamma di benefici che vanno oltre l’ovvio. Questi aspetti curiosi e insospettabili rendono il bacio non solo un simbolo d’amore, ma anche un importante contributo al nostro benessere fisico ed emotivo.
Demografica
Se il papà mangia male è la figlia a pagarne le...
Immagina che la salute dei tuoi figli possa essere influenzata dalla tua dieta, persino prima che nascano. E no, non parliamo dei nove mesi di gravidanza delle mamme, ma delle cattive abitudini dei papà. Questo è quanto è emerso da una recente scoperta scientifica pubblicata su JCI Insight che ha rilevato che, se un padre ha il colesterolo alto prima della nascita dei figli, le sue figlie femmine potrebbero affrontare un rischio significativamente maggiore di contrarre malattie cardiache, mentre i maschi sembrano non essere colpiti da questo effetto.
Utilizzando topi come modello, i ricercatori dell’Università della California hanno scoperto che le alterazioni nei piccoli frammenti di Rna presenti nello sperma dei padri influenzano il rischio di aterosclerosi nelle figlie. L’aterosclerosi è una condizione in cui le arterie si ostruiscono a causa dell’accumulo di grassi, colesterolo e altre sostanze, formando delle placche. Queste placche, chiamate ateromi, si sviluppano sulle pareti interne delle arterie e possono ridurre il flusso sanguigno. Col tempo, l’aterosclerosi può portare a gravi problemi di salute come ictus o malattie cardiovascolari.
Lo studio
I ricercatori hanno utilizzato topi incapaci di eliminare correttamente il colesterolo dal sangue, rendendoli suscettibili all’aterosclerosi. I topi maschi sono stati alimentati con una dieta ricca di colesterolo e poi è stato analizzato l’impatto sui loro figli.
I risultati hanno mostrato che solo le figlie femmine dei topi esposti a un alto livello di colesterolo hanno sviluppato un aumento significativo dell’aterosclerosi, mentre i maschi non hanno mostrato lo stesso effetto. Questo ha portato a indagare se ci fosse una trasmissione genetica specifica tramite lo sperma dei padri.
Il ruolo degli sncRNA
Gli scienziati hanno scoperto che gli sncRNA, piccoli frammenti di Rna presenti nello sperma, erano alterati nei topi con colesterolo alto. Questi “messaggeri” genetici sembrano trasmettere informazioni sullo stato di salute dei genitori e influenzare lo sviluppo del feto, in particolare le arterie delle figlie femmine.
Perché solo le femmine?
La ricerca non ha ancora chiarito completamente perché solo le femmine siano colpite, ma si ipotizza che gli ormoni, come gli estrogeni, possano interagire diversamente con queste informazioni genetiche, aumentando il rischio di malattie cardiache nelle figlie.
Il rischio di malattie cardiovascolari nelle donne aumenta dopo la menopausa, quando i livelli di estrogeni, che hanno un effetto protettivo sul cuore, diminuiscono. Dopo la menopausa, il rischio di malattie cardiovascolari nelle donne può superare quello degli uomini.
I tassi di mortalità femminili per questo genere di malattie sono più elevati rispetto agli uomini, specialmente in età avanzata. Le donne tendono anche a presentare sintomi diversi o meno tipici di malattia cardiaca, il che può influenzare o ritardare la diagnosi e il trattamento.
Colesterolo e il futuro delle generazioni
“Le nostre scoperte offrono nuove intuizioni su come le condizioni di salute dei genitori, come il colesterolo alto, possano avere un impatto diretto sulla salute cardiovascolare dei figli – hanno dichiarato i ricercatori dell’Università della California -. Questo studio suggerisce che i piccoli Rna presenti nello sperma possono fungere da mediatori di questi effetti, trasmettendo informazioni sullo stato di salute dei genitori e influenzando il rischio di malattie cardiache nelle generazioni future. È fondamentale considerare questi meccanismi nella prevenzione e nella gestione delle malattie cardiovascolari.”
In Italia, il colesterolo alto è una preoccupazione significativa per la salute pubblica. Secondo i dati più recenti, circa il 30% della popolazione adulta italiana ha livelli di colesterolo totale superiori ai valori raccomandati. In particolare, gli uomini tendono ad essere più colpiti, con una prevalenza di circa il 35% rispetto al 25% delle donne. Questo studio sottolinea ulteriormente l’importanza di gestire il colesterolo alto per prevenire non solo le malattie cardiovascolari, ma anche potenziali effetti sui propri figli.
Demografica
Cristiano Ronaldo: “Non pressiamo i nostri figli”, ma...
Cosa vuoi fare da grande? Il calciatore, come papà. Oppure, il medico, l’avvocato, il notaio, l’odontoiatra…basta che sia come papà, o come mamma.
In una recente intervista rilasciata al suo amico ed ex compagno di squadra Rio Ferdinand, Cristiano Ronaldo ha parlato del suo rapporto con i figli, in particolare con il primo genito, Cristiano Ronaldo Junior. Dopo aver riconosciuto con orgoglio la competitività dei suoi figli, la stella portoghese ha invitato a non mettere troppa pressione su di loro solo perché figli di persone famose.
Una riflessione buona, in realtà, anche per chi Vip non è: tanti genitori ‘pretendono’ (a volte anche senza virgolette) che i loro figli abbiano una carriera come la propria, che facciano successo in un determinato campo, senza chiedersi quali siano le conseguenze di questa pressione sulla salute dei figli.
Cristiano Ronaldo e la pressione sui figli
Le parole pronunciate dal campione portoghese a TheFiveUk sono un monito per tutti i genitori: “Ero sul Mar Rosso un paio di giorni fa, giocando a padel tutti i giorni. Capita che io e Cristiano Jr ci arrabbiamo, non parliamo per un paio di giorni. Ecco perché sono felice, anche il piccolo Matteo sta diventando competitivo, mi piace. Dimostra che hanno personalità”. Opinabile? Decisamente.
Il 14enne Cristiano Jr sembra aver ereditato la passione del padre e gioca nelle giovanili dell’Al Nassr, in Arabia Saudita, la stessa di Cristiano Ronaldo ‘senior’. Nonostante l’attenzione di Cr7 nel non mettere troppe pressioni sul figlio, il ragazzo sta seguendo non solo la carriera del padre, ma anche le squadre in cui gioca: ha giocato anche nelle giovanili della Juventus e del Manchester United.
Cristiano Ronaldo Jr. nell’Under 9 della Juventus_fotogramma
Eppure, a quell’età non è facile avere le idee chiare su cosa fare da grande, neanche se si è figli di Cristiano Ronaldo. Anzi, la straordinaria carriera del cinque volte Pallone d’Oro potrebbe orientare le scelte prima ancora che i tempi siano maturi. Lo stesso vale per qualsiasi genitore che svolge un lavoro economicamente e socialmente apprezzato.
“In questo momento – continua l’attaccante dell’Al Nassr – Cristiano vuole diventare un calciatore, ma non gli metto troppa pressione. Ha 14 anni, ha già la pressione di essere il figlio di Cristiano Sr. Lasciamogli fare i suoi errori, ma spero che in futuro possa essere un giocatore professionista. Se non diventa un giocatore, forse farà un altro lavoro, ma lo sosterrò sempre. Non possiamo fare pressione sui nostri figli perché siamo famosi”.
Peccato che questo succeda ancora troppo spesso anche tra la gente comune.
L’impatto delle aspettative genitoriali sulla salute mentale
Un’ampia ricerca condotta dalla American Psychological Association ha rilevato che il 40% dei giovani che percepiscono una pressione costante da parte dei genitori sviluppa sintomi di ansia o depressione. Questi sintomi, collegati al desiderio di non deludere le aspettative, portano spesso a una riduzione dell’autostima e a un aumento dei livelli di stress. Non solo i genitori, spesso è la società stessa, il confronto con gli altri, il foglio bianco sulla scritta futuro a deprimere i giovani.
Uno studio del Journal of Child Psychology and Psychiatry ha confermato che circa il 30% dei bambini che si sentono sotto pressione manifesta ansia da prestazione, con particolare incidenza tra gli atleti e i giovani impegnati in competizioni accademiche o artistiche. Molti giovani atleti hanno dichiarato di sentirsi costantemente spinti a raggiungere standard irrealistici dai propri genitori, entrando in un circolo vizioso di stress e frustrazione.
Carriere influenzate dalle pressioni familiari
Il tema delle pressioni familiari diventa ancora più complesso quando si parla di scelte di carriera. Secondo uno studio del Child Development Journal, il 60% dei figli di genitori celebri sente di dover seguire le orme dei propri genitori, anche se solo il 35% di loro è realmente interessato a quel campo. Questo scontro tra aspettative e desideri personali può portare a una mancanza di autenticità nelle scelte professionali e a una maggiore insoddisfazione.
La conferma più lampante arriva dalla University of Michigan, che in uno studio ha evidenziato che i giovani che seguono carriere imposte dai genitori mostrano un tasso di insoddisfazione professionale del 45%, contro il 28% di quelli che scelgono autonomamente il proprio percorso.
La situazione in Italia
In Italia, la pressione delle aspettative genitoriali è altrettanto rilevante. Secondo una ricerca del Centro Studi Censis, circa il 40% dei giovani italiani che provengono da famiglie di successo sente l’obbligo di seguire la stessa carriera dei genitori, anche se solo il 20% di loro ha un reale interesse per quel campo. Questo fenomeno è particolarmente evidente nel settore legale e medico, dove molti figli di avvocati e medici si sentono costretti a intraprendere le stesse professioni.
In aggiunta, un’indagine condotta dall’Università di Bologna ha rivelato che il 35% dei giovani italiani che seguono carriere imposte dai genitori sviluppa sintomi di ansia o depressione entro i primi cinque anni di lavoro. Il 45% di loro ha ammesso di provare un forte conflitto interiore, diviso tra il desiderio di soddisfare le aspettative familiari e la volontà di perseguire i propri interessi.
Quella appena descritta è una realtà tanto persistente da trovare spazio nel cinema, come accade nella brillante commedia “Se Dio vuole” scritta e diretta da Edoardo Falcone. Tommaso De Luca (interpretato da Marco Giallini) è un affermato cardiochirurgo, felice della sua vita fin quando suo figlio Andrea, studente di Medicina, rivela di voler diventare sacerdote. Un duro colpo per il padre, che ancor prima di sapere che il figlio abbandonerà definitivamente gli studi, si chiede ad alta voce: “Ma perché buttare la propria vita a fare il prete? Il prete è un mestiere anacronistico, sarebbe come fare lo spazzacamino, l’arrotino, lo zampognaro. Io non lo voglio un figlio zampognaro!”. Un momento di rabbia e delusione, magistralmente interpretato da Marco Giallini che racconta uno spaccato di vita sociale.
Le pressioni sociali e la società dell’immagine
Il problema delle pressioni genitoriali non riguarda solo le famiglie celebri, ma riflette una più ampia tendenza sociale a glorificare il successo e le performance. Un rapporto della World Health Organization ha sottolineato che il 70% dei giovani in Europa vive in contesti familiari che esaltano il successo accademico o professionale come misura principale di realizzazione personale. Questa visione riduttiva del successo, centrata sulla performance, può creare un ambiente soffocante per le nuove generazioni, già alle prese con un futuro incerto.
Secondo il Global Health Journal, un ambiente familiare più inclusivo e supportivo ridurrebbe i rischi di stress e ansia del 30%, migliorando notevolmente la salute mentale dei giovani e consentendo loro di fare scelte di carriera più consapevoli e autentiche. Possiamo scegliere da che parte andare.
Demografica
Giorgetti: “Emergenza demografica? Conseguenze sulla...
L’emergenza demografica dovrebbe diventare un argomento nell’agenda europea. Lo ha sostenuto con chiarezza il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, in una nota diffusa al termine della sessione dell’Ecofin a porte chiuse, a Budapest, dedicata alla demografia e alle conseguenze sulla sostenibilità economica e sociale dei Paesi europei.
“Come Italia sosteniamo questa iniziativa – ha affermato Giorgetti sulla necessità di rendere comune il problema della crisi demografica -. L’auspicio è che il dibattito non si esaurisca con la denuncia di una condizione simile a molti Paesi, compresa l’Italia, ma diventi oggetto di riflessioni e proposte della commissione”.
Crisi demografica: problema europeo
“Prudentemente la commissione in questi anni non si è mai occupata di dare raccomandazioni su un tema ritenuto delicato – ha aggiungo il ministro – ma è anche vero che il Pnrr affronta diversi aspetti non secondari, come la necessità di implementare gli asili nido per rendere possibile la coesistenza della maternità con la partecipazione al lavoro. Il fattore demografico, non dimentichiamolo, ha implicazioni su moltissimi aspetti comprese produttività e crescita: quando parliamo della competitività del sistema europeo inevitabilmente dobbiamo anche ricordare che le corti giovani sono più produttive e tendono a essere più ricettive delle trasformazioni dei cambiamenti”.
Le parole del ministro arrivano in seguito alla riunione informale dei ministri dell’Economia e Finanze europei. Il think tank Bruegel ha così presentato un’analisi per sostenere con chiarezza che il calo demografico avrà conseguenze ingenti sul futuro economico dei Paesi membri.
Il calo della popolazione, in sintesi, metterà a dura prova i sistemi di welfare e le finanze pubbliche nei prossimi decenni. Dall’analisi, come riporta Reuters, è emerso che l’invecchiamento della società europea ridurrà il numero di persone con un lavoro e che pagano le tasse, aumentando al contempo il numero di coloro che percepiscono la pensione e necessitano di maggiore assistenza sanitaria.
Anche se si permettesse all’immigrazione di continuare ai ritmi attuali, una soluzione già inaccettabile per molti Paesi europei, non basterebbe a compensare il calo della popolazione in età lavorativa. In assenza di un’immigrazione netta, il numero di persone nella fascia di età lavorativa 20-64 anni in Europa diminuirà di circa un quinto, passando da 264 milioni nel 2022 a 207 milioni nel 2050.
E, anche se l’Unione europea (attualmente composta da 450 milioni di cittadini) accettasse poco più di un milione di immigrati all’anno, ciò compenserebbe meno della metà del calo della popolazione in età lavorativa.
Oltre l’immigrazione, secondo il think tank, servirà una migliore gestione dei costi dell’assistenza sanitaria e dell’assistenza a lungo termine, nonché la riforma dei sistemi pensionistici e sanitari. Secondo il rapporto sull’invecchiamento della popolazione del 2024 della Commissione europea, nel 2070 per ogni 10 persone inattive con più di 65 anni ci saranno solo 14 persone occupate, in calo rispetto alle 22 del 2022.
La proposta italiana crea polemiche
Lo stesso ministro Giorgetti, mentre sottolineava la necessità di introdurre nell’agenda europea la questione demografica, promuoveva degli sgravi fiscali a chi ha almeno due figli. Stando a quanto anticipato da Il Foglio, il ministro avrebbe esposto il progetto che mira a “cambiare le regole delle detrazioni fiscali” a favore di chi sceglie di avere figli, “anche a costo di eliminare o rivedere “le agevolazioni per chi invece non ne ha”. Il tutto a prescindere dal reddito.
In vista della manovra di Governo, si parla di maggior sussidi alle mamme dipendenti o con partita iva. Ma per tutti gli altri?
La notizia ha già attirato numerose polemiche. Sui social, infatti, si sono scagliati in molti contro la presunta decisione del ministro che – se approvata in manovra – costerà un aumento delle tasse a chi figli non ne ha.
“Noi che abbiamo quattro gatti siamo figli di un Dio minore”, scrive qualche utente su X. O ancora, si legge sui social: “Pagheranno i single? In un Paese in cui mancano servizi non dovrebbero essere prioritari asili nido accessibili e sostegno economico a chi vuole figli, ma non può permetterseli? E che fine farà chi i figli non può averli?”.
Per il momento nulla di ufficiale. Ma che la denatalità sia già un problema evidente è sotto gli occhi di tutti. “Oggi in Italia viviamo una situazione di iniquità perché non si pagano le tasse in base alla composizione famigliare ma solo in base al reddito e quindi è iniquo il fatto che una famiglia con più figli paghi le stesse tasse di una famiglia composta da una sola persona“. Gigi De Palo, presidente della fondazione per la Natalità e ideatore degli Stati Generali della Natalità, plaude alla proposta del ministro dell’Economia: “Anche perché – osserva all’Adnkronos – i cittadini di domani pagheranno la pensione anche a chi i figli non li ha voluti o non li ha potuti fare. Tutti dovrebbero tifare per questo tipo di politiche famigliari”.
De Palo riflette sull’idea del ministro: “Avendo parlato più volte con Giorgetti, so che questa cosa ce l’ha molto chiara. Ora si tratta di trasformarla insieme a tutto il governo. La natalità è una questione economica del Paese, non di un ministero della famiglia senza portafoglio. Quindi, ben venga che sia il ministro dell’Economia a fare questo ragionamento, speriamo che il governo lo segua. Il mio auspicio, – tenendo presente la levata di scudi che c’è stata attorno all’assegno unico – è che questa proposta porti ad una convergenza di tutto il Parlamento, di tutte le forze politiche perché stiamo andando verso un punto di non ritorno. O lo facciamo il prima possibile, o tutti si dovranno assumere tutte le responsabilità, non solo chi ha governato. Perché anche dall’opposizione sento una serie di ragionamenti, per esempio sulla sanità, ma l’unico modo per investire seriamente sulla sanità non è mettendo soldi sulla sanità ‘tout court’ ma parallelamente vanno messi soldi sulle famiglie per non fare andare la sanità in default”.
“Se l’opposizione farà opposizione in maniera intelligente, creando una situazione di non conflittualità su questo tema, potrà aiutare – ha concluso De Palo -. Ora c’è la proposta del ministro, c’è sempre stata la volontà politica della presidente del Consiglio, se anche l’opposizione mostra volontà politica in tal senso allora si fa strada e si cambia la storia, invertendo la tendenza”.