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La comunicazione del gestore Gori: "Problema risolto e graduale ripristino fornitura dalle 18". Il sindaco aveva bloccato gli arrivi dei turisti, senza prenotazione, per evitare ulteriori disagi

Persone al Molo Beverello (Fotogramma)

Sabato nero sull'isola di Capri rimasta senz'acqua per un guasto. Una bolla d'aria nella condotta sottomarina che alimenta i rubinetti dell'isola ha fatto infatti scattare l'emergenza idrica, costringendo il sindaco Paolo Falco a firmare un'ordinanza di divieto di sbarco per i non residenti, successivamente revocata.

La fornitura di acqua è tornata a partire dalle 18, come comunicato dal gestore Gori che, in riferimento al guasto improvviso alla condotta adduttrice che serve la Penisola Sorrentina e l’Isola di Capri, verificatosi giovedì 20 giugno presso la Strada Statale 145, nel comune di Castellammare di Stabia, ha informato che "il problema è stato individuato e risolto. È completato, pertanto, il riempimento della condotta sottomarina per Capri ed è stato avviato il servizio alle prime utenze".

Cosa è successo

Il sindaco Paolo Falco oggi ha condiviso con il collega di Anacapri una nuova ordinanza per limitare gli accessi sull'isola ai soli "clienti di strutture ricettive che abbiano disponibilità di risorse idriche sufficienti a garantirne l'ospitalità e che presentino alla biglietteria attestazione di prenotazione". A Capri, infatti, ogni struttura ricettiva e abitazione ha dei serbatoi alimentati dalla rete idrica e avevano ancora disponibilità di acqua, nonostante il guasto.

Un'emergenza acqua "mai vista prima", come ha raccontato il sindaco Falco. Oggi si è svolta una riunione dell'unità di crisi che ha visto anche il sindaco di Anacapri, i due consigli comunali dell'isola, protezione civile e albergatori alla ricerca di una soluzione per tamponare l'emergenza.

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Cronaca

Papa Francesco interrompe l’omelia: “Difficoltà...

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Il Pontefice ha chiesto di continuare a un collaboratore

Papa Francesco durante l'omelia di oggi - Afp

Papa Francesco, nonostante la bronchite che lo ha colpito nei giorni scorsi, ha voluto essere presente in piazza San Pietro per presiedere la messa per il Giubileo delle Forze Armate, di Polizia e di sicurezza. Ma, una volta iniziata a leggere l’omelia, ha dovuto interrompere la lettura per affidarla a un collaboratore. “Adesso mi scuso, chiedo” a un collaboratore “di continuare nella lettura per difficoltà di respiro”, ha detto. E dai militari parte un applauso di incoraggiamento all’anziano pontefice.

In piazza San Pietro, oltre al ministro della Difesa Guido Crosetto e al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti , presenti il Capo della Polizia Vittorio Pisani e il Capo di stato Maggiore della Difesa, generale Luciano Portolano. Presenti anche i sottosegretari alla difesa Matteo Perego di Cremnago e Isabella Rauti; Eros Mannino, capo dei Vigili del Fuoco.

Il messaggio del Papa alle Forze Armate

I cappellani militari “non servono – come a volte è tristemente successo nella storia – a benedire perverse azioni di guerra”., ha ammonito il Papa in un passaggio dell’omelia letta dal collaboratore.

“Essi - ha scritto nell’omelia - sono in mezzo a voi come presenza di Cristo, che vuole accompagnarvi, offrirvi ascolto e vicinanza, incoraggiarvi a prendere il largo e sostenervi nella missione che portate avanti ogni giorno. Come sostegno morale e spirituale, essi fanno la strada con voi, aiutandovi a svolgere i vostri incarichi alla luce del Vangelo e al servizio del bene”.

“Il vostro essere presenti nelle nostre città e nei nostri quartieri, il vostro stare sempre dalla parte della legalità e dalla parte dei più deboli, diventa per tutti noi - continua il messaggio del Papa - un insegnamento: ci insegna che il bene può vincere nonostante tutto, ci insegna che la giustizia, la lealtà e la passione civile sono ancora oggi valori necessari, ci insegna che possiamo creare un mondo più umano, più giusto e più fraterno, nonostante le forze contrarie del male”.

“A voi - ricorda ai militari il Pontefice nell’omelia - è affidata una grande missione, che abbraccia molteplici dimensioni della vita sociale e politica: la difesa dei nostri Paesi, l’impegno per la sicurezza, la custodia della legalità e della giustizia, la presenza nelle case di reclusione, la lotta alla criminalità e alle diverse forme di violenza che rischiano di turbare la pace sociale”. Il Pontefice ricorda anche “quanti offrono il loro importante servizio nelle calamità naturali, per la salvaguardia del creato, per il salvataggio delle vite in mare, per i più fragili, per la promozione della pace”.

“Anche a voi - sottolinea il Papa nell’omelia Letta da un collaboratore - il Signore chiede di fare come Lui: vedere, salire, sedersi. Vedere, perché siete chiamati ad avere uno sguardo attento, che sa cogliere le minacce al bene comune, i pericoli che incombono sulla vita dei cittadini, i rischi ambientali, sociali e politici cui siamo esposti. Salire, perché le vostre divise, la disciplina che vi ha forgiato, il coraggio che vi contraddistingue, il giuramento che avete fatto, sono tutte cose che vi ricordano quanto sia importante non soltanto vedere il male per denunciarlo, ma anche salire sulla barca in tempesta e impegnarsi perché non faccia naufragio, con una missione al servizio del bene, della libertà, e della giustizia. E infine sedervi, perché il vostro essere presenti nelle nostre città e nei nostri quartieri, il vostro stare sempre dalla parte della legalità e dalla parte dei più deboli, diventa per tutti noi un insegnamento”.

“Vigilare contro la tentazione di coltivare uno spirito di guerra”. E’ la consegna del Papa alle Forze Armate, di Polizia e sicurezza. “Vorrei esortarvi a non perdere di vista il fine del vostro servizio e delle vostre azioni: promuovere la vita, salvare la vita, difendere la vita sempre. Vi chiedo per favore di vigilare: vigilare contro la tentazione di coltivare uno spirito di guerra; vigilare per non essere sedotti dal mito della forza e dal rumore delle armi; vigilare per non essere mai contaminati dal veleno della propaganda dell’odio, che divide il mondo in amici da difendere e nemici da combattere”, scrive il Papa nell’omelia letta da un collaboratore. “Siate invece testimoni coraggiosi dell’amore di Dio Padre, che ci vuole fratelli tutti. E, insieme, camminiamo per costruire una nuova era di pace, di giustizia e di fraternità”, l’appello.

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Cronaca

Foibe, a Torino insulti scritti a vernice davanti targa in...

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La denuncia dell'assessore regionale all'Emigrazione Maurizio Marrone e della vicecapogruppo alla Camera di Fdi, Augusta Montaruli. Ieri vandalizzata la foiba di Basovizza

Insulti davanti alla targa in memoria dell'esodo istriano in corso Cincinnato, Torino

Insulti scritti a vernice davanti alla targa in memoria dell’esodo e delle Foibe. È successo in corso Cincinnato a Torino, proprio come alla Foiba di Basovizza a Trieste, a distanza di poche ore dalla fiaccolata degli esuli istriani organizzata dal comitato Torino Ricorda ed a cui hanno partecipato l’assessore regionale all’Emigrazione Maurizio Marrone e la vicecapogruppo alla Camera di Fdi Augusta Montaruli. A denunciarlo, in una nota sono proprio Marrone e Montaruli.

La denuncia

“Ieri sera, come ogni anno - sottolineano- abbiamo camminato per le strade del Villaggio Santa Caterina insieme a centinaia di esuli e comuni cittadini per la tradizionale fiaccolata in onore dei martiri delle foibe. Una fiaccolata, silenziosa e composta, che nonostante la pioggia ha sfilato dalla targa di corso Cincinnato, lungo via Pirano, fino al Giardino Vittime delle Foibe. Oltraggiare la targa degli esuli del Villaggio Santa Caterina, in corso Cincinnato, non vuol dire solo calpestare il ricordo dei martiri delle foibe ma significa oltraggiare l’intera nazione”

“Ciò che è avvenuto a Torino, così come alla foiba di Basovizza, è un atto di gravità inaudita, che non deve restare impunito. Ci auguriamo che i nostalgici delle bande ‘rosse’ di Tito, responsabili di questo ennesimo attacco alla memoria, possano essere individuati al più presto. Già in passato a Torino avevano distrutto le targhe in memoria delle Foibe a colpi di martello. Ci riprovano quest’anno scimiottando i loro compagni di Trieste. La vernice però non potrà mai cancellare il ricordo delle Foibe”, concludono Marrone e Montaruli.

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Cronaca

Vigili investiti a Parma, l’autista che ha bloccato...

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L'uomo era alla guida di un autobus e ha invaso la corsia opposta per fermare il cittadino albanese che ha investito due agenti della Polizia locale

Il momento in cui l'autobus blocca l'investitore dei vigili in via D'Azeglio, Parma

Era alla guida dell’autobus della linea 7 che ieri pomeriggio, in via D’Azeglio a Parma ha fermato la corsa di un cittadino albanese che ha investito due agenti della polizia locale durante un controllo. Ora Fabrizio Bernazzoli, 52enne dipendente della Tep, l’azienda che gestisce il trasporto pubblico della città, racconta l'accaduto alla Gazzetta di Parma.

"Ero alla fermata di fronte all'ospedale Vecchio - spiega l'autista - e ho visto che stavano facendo un controllo, poi improvvisamente quell'uomo è salito in macchina e nonostante i vigili gli dicessero fermati è partito e ha investito il vigile che era davanti alla macchina" (VIDEO).

"Quando ho visto che l'auto continuava la corsa - ha spiegato - e il vigile era aggrappato al cofano dell'auto, d'istinto ho pensato: ‘Mi metto di traverso così non va da nessuna parte’, anche perché poteva venire contro l'autobus. A quel punto, i vigili sono riusciti ad aprire la portiera e l'hanno fatto scendere, ma lui non voleva cedere e hanno dovuto minacciarlo con la pistola. E non è stato facile immobilizzarlo: c'è stata una colluttazione perché lo straniero non si arrendeva. Solo grazie all'aiuto di altri colleghi vigili, che sono arrivati subito dopo, la polizia locale è riuscita ad ammanettarlo", le parole rilasciate alla Gazzetta di Parma.

“Se ho provato paura? Non ho avuto il tempo di pensare. Dovevo fermare quell’auto, con la speranza che andasse tutto bene. Se non mi fossi messo di traverso, lui forse sarebbe riuscito a scappare. Non aveva nessun scrupolo e non so cosa volesse nascondere, ma non ha ceduto nemmeno quando il vigile è salito sul cofano, sfondando il parabrezza”.

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