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Parkinson, lo studio per diagnosticarlo in anticipo e la donna che fiuta il morbo

Da Londra arriva uno studio che punta a riconoscere il Parkinson sette anni prima che si verifichino i sintomi sui pazienti. Si tratta di una ricerca nelle sue fasi iniziali, che ha ottenuto già ottimi risultati. Un ulteriore passo avanti nel contrasto a un morbo sempre più diffuso. Una battaglia che viene perseguita con i metodi più tradizionali ma anche seguendo strade straordinarie.

La signora che annusa il Parkinson

Come quella della donna scozzese che riesce ad “annusare” il Parkinson grazie al suo olfatto. Una notizia che nell’era della tecnologia, anche medica, sembra più unica che rara, anche se, come vedremo, la donna è in buona compagnia. Chissà quale sarà stata la reazione di Joy Milne, oggi 74 enne di Perth, in Scozia, quando ha scoperto di poter riconoscere il morbo di Parkinson attraverso l’odore. Tutto nasce in famiglia, quando Joy nota un cambiamento nell’odore del marito che trova più sgradevole e vicino all’odore del muschio. Un cambiamento che la insospettisce, fiuta che qualcosa non va, ma il marito sta bene. Dodici anni dopo all’uomo verrà diagnosticato il Parkinson.

Per molti è impossibile trovare una relazione concreta dopo così tanto tempo, ma medici e ricercatori sono incuriositi, vogliono scoprire se l’olfatto di Joy Milne ha davvero una sensibilità rara e riesce a intercettare odori così precisi.

Joy inizia a collaborare con i ricercatori dell’Università di Manchester per sviluppare un test diagnostico basato sull’analisi del sebo della pelle. Durante questi studi, la donna scozzese dimostra la sua abilità in modo impressionante. In un esperimento, deve annusare magliette indossate da persone con e senza Parkinson. Il risultato è sconvolgente: Joy riesce a individuare tutti i pazienti con Parkinson. Non solo: riesce anche a segnalare una persona malata a cui però non era stata diagnosticata la malattia. Otto mesi dopo, a questo soggetto verrà diagnosticato il Parkinson. Di fronte a questi risultati, gli scienziati iniziarono a usare dei cotton fioc sui pazienti per cercare le molecole associate alla malattia.

La signora Milne, ex infermiera, riteneva “inaccettabile” che i pazienti con il morbo di Parkinson ricevessero una diagnosi solo quando la malattia aveva già causato dei danni neurologici importanti. “Penso che sia necessario riuscire a identificarla molto prima, proprio come avviene con il cancro e il diabete. Le diagnosi tempestive possono condurre a dei trattamenti più efficaci e a delle condizioni di vita migliori”, ha spiegato. Ha aggiunto che “è stato dimostrato che l’esercizio fisico e un cambio di regime alimentare possono fare una grande differenza”.

Nel 2019 questa collaborazione ha portato i primi risultati utili a sviluppare un test del tampone che può rilevare il morbo in appena tre minuti analizzando i composti organici volatili presenti nel sebo, che nei pazienti con Parkinson. Ora i ricercatori si stanno basando sulla scoperta per perfezionare il test per la diagnosi rapida e precoce del Parkinson. Nello studio pubblicato sul Journal of the American Chemical Society, gli esperti hanno confermato il ruolo determinante del sebo nella diagnosi del morbo.

Olfatto croce e delizia

Come tutti i “superpoteri”, anche l’olfatto di Joy Milne è fonte richiede sacrifici e provoca molti disturbi alla donna nella sua vita di tutti i giorni. “Devo andare a fare la spesa molto tardi, perché faccio fatica a sopportare i profumi indossati dalle persone. Inoltre, non posso andare nel reparto del supermercato dove ci sono tutti i prodotti chimici. Però sono stata in Tanzania per collaborare alle ricerche sulla tubercolosi e negli Stati Uniti, dove ho contribuito a degli studi preliminari sul cancro. Questo naso è una maledizione, ma non priva di benefici”, ha detto.

Altri casi simili

Ma Joy Milne non è da sola. Nella storia ci sono stati documentati altri casi di persone che riescono a percepire odori associati a diverse malattie. Il caso più avvalorato è il riconoscimento del diabete dall’odore “fruttato” dell’alito dei pazienti, causato dalla chetoacidosi diabetica quando c’è uno scompenso di glicemia.

Un altro esempio affascinante riguarda i cani addestrati per identificare odori associati a diverse patologie, inclusi vari tipi di cancro. Numerosi studi hanno dimostrato che i cani possono rilevare composti chimici volatili emessi dal corpo umano con una precisione straordinaria. Questi studi mostrano che il cancro emana composti chimici volatili che possono essere rilevati dall’olfatto canino, aprendo nuove possibilità per la diagnosi precoce e non invasiva di questa malattia.

La scienza sta iniziando a comprendere meglio come l’olfatto possa essere utilizzato per diagnosticare diverse malattie. Gli studi condotti finora dimostrano che il nostro corpo emette segnali chimici che possono essere rilevati dall’olfatto umano e animale. Questi segnali possono fornire informazioni preziose sulla nostra salute e aprire nuove strade per la diagnosi precoce e il trattamento di diverse patologie.

Joy riconosce che “Nessun medico di famiglia prenderebbe sul serio un paziente che si presenta di lui convinto di avere il Parkinson solo perché ha incontrato per strada una donna capace di fiutarlo! Forse in futuro le cose cambieranno, ma per ora è così”, chiosa.

Nuovi studi sul Parkinson

Intanto, continuano gli studi su questa patologia che in Italia interessa circa 300 mila persone e un trend in salita sia perché la popolazione è invecchiata, sia perché si fanno più esami e diagnosi.

Proprio in questi giorni, da Londra arrivano buone notizie sull’avanzamento degli studi. Oggi, le persone affette da Parkinson vengono trattate con la terapia sostitutiva della dopamina dopo che hanno già sviluppato sintomi come tremore, rallentamento nei movimenti e nell’andatura e problemi di memoria. Ma i ricercatori ritengono che una previsione e una diagnosi precoce sarebbero preziose per trovare trattamenti in grado di rallentare o fermare il Parkinson proteggendo le cellule cerebrali nel mirino della malattia.

Questo è l’obiettivo di un team di ricerca dell’University College di Londra, descritto in un articolo recentemente comparso sulle colonne di “Nature Communications”. Mediante l’impiego di modelli di apprendimento automatico, gli esperti sarebbero riusciti a individuare alcune spie della presenza della malattia nel sangue.

Man mano che diventano disponibili nuove terapie per il Parkinson, dobbiamo diagnosticare la patologia ai pazienti prima che sviluppino i sintomi”, osserva l’autore senior dello studio, Kevin Mills, dell’Ucl Great Ormond Street Institute of Child Health. Questo perché, evidenzia, “non possiamo far ricrescere le nostre cellule cerebrali, quindi dobbiamo proteggere quelle che abbiamo”.

Per verificare che il test fosse in grado di prevedere la probabilità di sviluppare la malattia, il team ha analizzato il sangue di 72 pazienti con disturbo del comportamento del sonno Rem. Questo disturbo fa sì che i pazienti mettano in atto fisicamente i propri sogni senza saperlo, facendo sogni vividi o violenti). È ormai noto che il 75-80% delle persone con questo disturbo svilupperanno una sinucleinopatia, un tipo di disturbo cerebrale causato dall’accumulo anomalo di una proteina chiamata alfa-sinucleina nelle cellule cerebrali e correlato al Parkinson. Quando lo strumento di apprendimento automatico ha analizzato il sangue dei pazienti, ha identificato che il 79% di loro aveva lo stesso profilo di una persona affetta dal morbo. Qualora i risultati di questo primo studio superassero il test della generalizzabilità, basterebbero delle semplici analisi del sangue per una diagnosi precoce e affidabile (clicca qui se vuoi approfondire).

La speranza dei ricercatori è di ottenere finanziamenti anche per creare un test eseguibile in maniera più semplice mettendo una goccia di sangue su una scheda da inviare al laboratorio.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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In Italia “L’infinito” di Leopardi è di D’Annunzio e 7×8...

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Uomo Ignoranza Canva

L’Italia, da sempre fucina di grandi pensatori e artisti, è conosciuta in tutto il mondo per il suo patrimonio culturale e storico. Le sue città sono custodi di opere che segnano la storia dell’umanità, dai capolavori del Rinascimento alle scoperte scientifiche che hanno rivoluzionato il pensiero mondiale. Eppure, oggi, questo stesso Paese sembra lacerato tra il passato, che lo ha reso celebre, e un presente dove, paradossalmente, l’ignoranza dilaga a dispetto della sua straordinaria eredità. Come è possibile che la nazione che ha dato i natali a geni come Leonardo da Vinci, Galileo Galilei, Dante Alighieri e Michelangelo Buonarroti non riesca a trasmettere alle nuove generazioni una conoscenza elementare dei suoi stessi fondamenti storici? Lo dimostrano i dati di vari studi, dai sondaggi internazionali sulle percezioni storiche ai report nazionali che tracciano un quadro inquietante delle competenze di base degli italiani.

Italia ‘fabbrica di ignoranti’

Il report Censis 2024 fotografa un’Italia che pare smarrita nelle sue fondamenta storiche, che rischia di diventare una “fabbrica degli ignoranti”, una definizione tanto provocatoria quanto preoccupante. L’ignoranza, seppur non più quella “pura” dell’analfabetismo, è diventata un pericolo diffuso. Mentre il numero di laureati cresce, la formazione di base – quella che serve per comprendere il mondo e prendere decisioni consapevoli – continua a essere un obiettivo lontano per troppi. Nonostante gli 8,4 milioni di laureati, che rappresentano il 18,4% della popolazione adulta, il 24,5% degli alunni non raggiunge i traguardi di apprendimento in italiano alla fine della scuola primaria, e questa percentuale sale addirittura al 43,5% all’ultimo anno delle scuole superiori. La matematica non va meglio: il 31,8% degli alunni delle scuole primarie non arriva ai livelli minimi, e questo numero aumenta fino all’81% negli istituti professionali.

Se la deficienza nelle materie scientifiche e linguistiche è già grave, un altro aspetto ancora più preoccupante emerge dalle lacune storiche e culturali. Il 55,2% degli italiani, ad esempio, non sa che Mussolini è stato arrestato nel 1943, e il 30% non sa chi fosse Giuseppe Mazzini, uno dei protagonisti dell’Unità d’Italia. A livello mondiale, la situazione non è migliore: il 49,7% degli italiani non sa quando è scoppiata la Rivoluzione francese (1789 ndr), il 42,1% non conosce l’anno in cui l’uomo è sbarcato sulla Luna (1969), il 25,1% degli italiani non sa quando è caduto il muro di Berlino (1989), il 22,9% non riconosce Richard Nixon come presidente degli Stati Uniti (confondendolo con un grande calciatore inglese, come crede il 2,6%), il 15,3% non ha idea di chi fosse Mao Zedong e il 13,1% non sa che cosa è stata la guerra fredda.

Il gap culturale riguarda anche la letteratura e l’arte italiana, con il 41,1% degli italiani che erroneamente attribuisce a Gabriele D’Annunzio la paternità di “L’infinito” di Leopardi, per il 35,1% Eugenio Montale potrebbe essere stato un autorevole presidente del Consiglio dei ministri degli anni ’50, il 18,4% non può escludere con certezza che Giovanni Pascoli sia l’autore de I promessi sposi e il 6,1% crede che il sommo poeta Dante Alighieri non sia l’autore delle cantiche della Divina Commedia; e ancora, il 35,9% degli italiani crede erroneamente che Giuseppe Verdi abbia composto l’Inno di Mameli, e ben il 32,4% non sa che la Cappella Sistina è stata affrescata da Michelangelo, confondendo l’autore con Giotto o Leonardo da Vinci.

Non si tratta solo di un problema di conoscenze storiche, ma anche di geografia: il 23,8% degli italiani non sa che Oslo è la capitale della Norvegia, mentre il 29,5% ignora che Potenza è il capoluogo della Basilicata. Le difficoltà con le operazioni matematiche non sono da meno, se il 12,9% degli italiani non è in grado di moltiplicare correttamente 7 per 8 (56).

Ancora più preoccupante è l’incapacità di molti di comprendere i meccanismi istituzionali: oltre il 53% della popolazione non sa che il potere esecutivo è attribuito al Governo e non al Parlamento o alla magistratura. In questo “limbo” dell’ignoranza, dove si intrecciano convinzioni irrazionali e pregiudizi, cresce la possibilità che teorie antiscientifiche e stereotipi culturali prosperino. Tra le convinzioni più diffuse, troviamo il 26,1% degli italiani che crede che in Italia ci siano 10 milioni di immigrati clandestini, o il 20,9% che pensa che gli ebrei dominino il mondo tramite la finanza. Per non parlare delle idee più inquietanti: il 15,3% crede che l’omosessualità sia una malattia di origine genetica, il 13,1% ritiene che l’intelligenza delle persone dipenda dalla loro etnia, mentre il 9,2% sostiene che la criminalità abbia una base genetica, e per l’8,3% islam e jihadismo sono la stessa cosa… ma del resto per il 5,8% degli italiani il “culturista” è una “persona di cultura”.

La distorsione della realtà e la nascita di convinzioni irrazionali

Il fenomeno dell’ignoranza non è solo una questione di lacune nella conoscenza storica, ma anche di percezione distorta della realtà. Secondo il Rapporto Ipsos sulle “Perception Gaps”, l’Italia è uno dei Paesi con il più ampio divario tra la percezione della realtà e i fatti oggettivi. Ad esempio, più della metà degli italiani ritiene che la criminalità sia aumentata rispetto agli anni 2000, quando in realtà i tassi di omicidi sono diminuibili del 39%. Allo stesso modo, la percezione dell’immigrazione è fortemente sovrastimata: gli italiani credono che circa il 21% della popolazione sia composta da immigrati, mentre la cifra reale si ferma a circa l’11%. Anche sul tema della ricchezza, la percezione è errata. Secondo il rapporto, gli italiani credono che l’1% più ricco della popolazione detenga il 51% della ricchezza totale, quando la quota effettiva è solo del 22%.

Il problema non riguarda solo l’accesso all’informazione o l’ignoranza scolastica. La distorsione della realtà ha ripercussioni dirette sulla democrazia. Secondo Ipsos, la sfiducia nelle istituzioni è crescente, e la manipolazione delle percezioni da parte di politici e media contribuisce ad alimentare una polarizzazione sociale che rende sempre più difficile il dialogo e la comprensione reciproca. L’ignoranza contribuisce a rafforzare visioni politiche semplicistiche, che non riescono a cogliere la complessità dei problemi e delle soluzioni.

In un contesto in cui le informazioni sono facilmente accessibili, ma sempre più frammentate e polarizzate, l’incapacità di decodificare correttamente ciò che accade intorno a noi mette a rischio il nostro stesso sistema democratico. È difficile prendere decisioni politiche informate o partecipare attivamente alla vita pubblica quando le percezioni individuali sono distorte da pregiudizi, miti e fake news. Il rischio è che i cittadini, invece di essere protagonisti di un processo democratico consapevole, diventino vittime di una manipolazione sociale che sfrutta la loro ignoranza percettiva

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“Di nuovo al seno, non ne ha mai abbastanza”, quando Katy...

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Katy Perry Orlando Bloom Figlia Fotogramma

Katy Perry ha dedicato una canzone a sua figlia.

Non stiamo parlando di What Makes a Woman né di Lifetimes, entrambe dedicate alla piccola Daisy, ma di una versione rivisitata di Roar con cui la cantante statunitense ha raccontato come cambia la vita di una donna con la maternità.

Daisy è nata il 26 agosto 2021 dalla relazione tra Katy Perry e Orlando Bloom, iniziata nel 2017.

Il “nuovo” testo di ‘Roar’

Era l’ottobre 2021 quando la cantante, ospite dell’Ellen Show, ha sfoderato il testo rivisitato di Roar, che in queste ore sta diventando virale sui social.

@katyperrycrave new songs are needed mom #katyperry #roar #daisy ♬ suono originale – katy crave 🦋

Katy Perry ha ricostruito le difficoltà della maternità scegliendo una forma simatica, ma con un contenuto reale.

Ecco le “nuove” parole del singolo uscito il 12 agosto 2013: “Passavo le notti a festeggiare e dormivo fino a tardi. So che la mia vita era davvero abbastanza fantastica. Potevo fare qualsiasi cosa, era incredibile. Poi è nata la mia bellissima bambina. Daisy è il regalo più grande del mondo, ma sono passata da dormire tanto a non chiudere occhio nemmeno per un secondo. La metto giù nella culla, ma lei si alza, ancora affamata, non ne ha mai abbastanza. Sento la sua voce, sento il suo suono, come un tuono farà tremare il terreno. La metto nella culla, ma lei si alza di nuovo, di nuovo al seno, non ne ha mai abbastanza. Sento la sua voce, sento le sue urla, ha il pianto della tigre, una combattente, urla per tutta la notte, non c’è modo di dormire perché sentirai il suo ruggito più forte, più forte di un leone. Lei è la mia bambina e io sentirò il suo pianto. Sentirai il suo pianto”. Poco prima della fine, il coro ha simulato il pianto di un bebè sostituendo le voci che accompagnano il pezzo originale.

Con la sua ironia, la rivisitazione di Katy Perry offre uno spaccato sulle difficoltà della maternità. Il costante riferimento all’assenza di sonno invita anche a riflettere sul complicato equilibrio vita privata-lavoro, che spesso costringe le donne a scegliere tra la carriera e la famiglia.

Le donne che faticano a fornire flessibilità temporale a causa delle esigenze della cura dei figli hanno un salario inferiore alla media, come dimostrato da uno studio dell’Institute for Fiscal Studies.

La dedica con Lifetimes

Non solo sonno perso, ma soprattutto un infinito amore. Lo scorso agosto, Katy Perry ha pubblicato il brano Lifetimes che “Racconta del trovare l’amore della propria vita, profondo e soddisfacente. Personalmente non credo che l’anima gemella debba essere sempre un partner. Può arrivare in diverse forme: un figlio, il tuo miglior amico, un animale domestico. Per me è mia figlia”, ha raccontato l’artista statunitense. Una dichiarazione di intenti chiara nelle parole del brano: “Baby, you and me. For infinity. My eternity”.

Nel 2021, la cantante si era espressa sul significato di essere donna, respingendo l’idea, ancora diffusa nella società, che il ruolo delle donne possa essere inquadrato in rigidi schemi sociali: “Descrivere cosa rende donna è sempre stato un mistero perfetto. Potresti metterci tutta la tua vita, ma non potresti descrivere cosa rende donna. E questo è ciò che rende una donna donna per me”, cantava Katy Perry nel singolo uscito il 20 agosto 2020.

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“Sporco italiano”, 18enne di Bressanone pestato da coetanei...

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Ragazzo Violenza Canva

Di solito associamo il razzismo alle persone di colore, ma cosa succede quando la vittima è uno “sporco italiano”? Queste sono le parole rivolte da un branco di studenti altoatesini a un 18enne italiano, pestato nell’indifferenza generale durante quella che doveva essere una festa. Le macchie di sangue sono ancora evidenti fuori dal Forum di Bressanone, che sabato scorso ha ospitato un “Maturaball”, evento organizzato da studenti altoatesini per autofinanziarsi le gite scolastiche. Nella notte dell’11 gennaio, però, qualcosa è andato storto.

Bressanone, cosa è successo

A rovinare la festa è stato un gruppo di circa dieci giovanissimi di lingua tedesca, che, secondo le testimonianze, sarebbero arrivati dal vicino comune di Laion. Il branco stava aggredendo un ragazzo presente alla festa, quando Alex D’Alberto, uno studente-lavoratore brissinese di 18 anni, è intervenuto per difendere il minorenne diventando lui stesso la vittima: “Dreckwalscher!” (sporco italiano) gli urlano mentre lo picchiano. Il ragazzo ha riportato un trauma cranico, la frattura del pavimento orbitario e quella del setto nasale, per cui dovrà essere operato. La prognosi è di almeno 30 giorni. Poi lo attenderanno visite specialistiche per valutare la gravità delle conseguenze sulla vista.

Il padre della vittima, Renato D’Alberto, ha denunciato tutto e ora chiede giustizia: “Mentre lo tenevano fermo e gli sferravano calci alla testa lo chiamavano “sporco italiano”. Un’assurdità: lui è un ragazzo mistilingue che non ha mai fatto differenze di natura etnica o linguistica nelle sue amicizie”.

Otto ragazzi e una ragazza sono stati già individuati dai carabinieri di Bressanone, alcuni di loro hanno provato a contattare il padre della vittima per chiedere scusa. Per D’Alberto, però, non è il momento di fare passi indietro, sia nei confronti del branco, sia nei confronti degli altri presenti che “invece di intervenire si facevano i selfie”.

La separazione linguistica in Alto Adige

In Alto Adige/Südtirol, e in particolare nella provincia di Bolzano, la convivenza tra i gruppi linguistici italiano e tedesco è da sempre molto difficile.

Il sistema scolastico altoatesino è strutturato in tre reti separate per i gruppi linguistici italiano, tedesco e ladino. Questa separazione mira a preservare le identità linguistiche e culturali, ma ha sollevato critiche per la creazione di “gabbie etniche” che limitano l’interazione tra i gruppi e ostacolano il bilinguismo precoce. Inoltre, l’obbligo del bilinguismo per l’accesso a molti impieghi pubblici ha portato a discussioni sull’efficacia dell’insegnamento delle lingue nelle scuole e sulle opportunità offerte ai diversi gruppi linguistici. Un caso emblematico è quello della scuola primaria Goethe di Bolzano, dove nel 2024 è stata proposta la creazione di “classi speciali” per bambini di madrelingua non tedesca.

La commemorazione di Sepp Kerschbaumer

Il pestaggio di Alex D’Alberto è avvenuto a circa un mese di distanza dalla commemorazione del terrorista Sepp Kerschbaumer, fondatore del Bas, movimento separatista che negli anni ‘60 provocò decine di attentati dinamitardi in provincia di Bolzano.

A inizio dicembre scorso, in tutto l’Alto Adige sono apparsi manifesti che lo celebravano, con tanto di traliccio elettrico che esplode, uno dei “simboli” del terrorismo altoatesino: nella “notte dei fuochi” del 12 giugno 1961, in provincia di Bolzano, il Bas fece saltare a colpi di tritolo trentaquattro tralicci dell’elettricità.

L’acronimo Bas sta per Bedfreiungsausschuss Sudtirol, ovvero comitato per la liberazione del Sud Tirolo. A partire dagli anni ‘50 il movimento distribuì volantini per chiedere la separazione dall’Italia, ma nel decennio successivo passò alle azioni terroristiche.

Molti dei principali esponenti del Bas furono arrestati, mentre i militanti in libertà assunsero posizioni sempre più estreme fino ad uccidere carabinieri e militari della Guardia di Finanza.

Il movimento è convinto di portare avanti una battaglia giusta così come Sepp Kerschbaumer che in tribunale ha rivendicato tutte le accuse mosse a suo carico prima di essere condannato a 15 anni e 11 mesi. Il terrorista morì nel 1964 per un attacco cardiaco mentre stava scontando la pena nel carcere di Verona.

Nei decenni successivi, nelle valli del Sud Tirolo Kerschbaumer viene elevato a patriota altoatesino: “Grazie per la tua missione”, si legge sui manifesti. I volantini dello scorso dicembre e il pestaggio del giovane Alex dimostrano che la voglia di secessione e le discriminazioni sono ancora molto forti nel territorio altoatesino.

Manifesto commemorativo di Sepp Kerschbaumer
Manifesto commemorativo di Sepp Kerschbaumer in Alto Adige
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