Esteri
Israele, Hamas e la tregua: “Accettate piano”,...
Israele, Hamas e la tregua: “Accettate piano”, appello dei Paesi con ostaggi a Gaza
In una dichiarazione congiunta: "Non c'è tempo da perdere, è tempo che la guerra finisca". Ed esprimono "pieno sostegno" al piano presentato da Biden
Israele e Hamas "accettino qualsiasi compromesso finale che sia necessario per concludere l'accordo" sul cessate il fuoco in cambio del rilascio degli ostaggi, "non c'è tempo da perdere, è tempo che la guerra finisca". E' quanto si legge in una dichiarazione congiunta dei leader dei Paesi che hanno propri cittadini prigionieri a Gaza, nella quale si dicono "profondamente preoccupati" per gli ostaggi ed esprimono "pieno sostegno" al piano presentato da Joe Biden la settimane scorsa.
"Non c'è tempo da perdere. Chiediamo ad Hamas di concludere questo accordo, con cui Israele è pronto a procedere, e di iniziare il processo di liberazione dei nostri cittadini - esortano - Notiamo che questo accordo porterebbe a un immediato cessate il fuoco e alla riabilitazione di Gaza, insieme a garanzie di sicurezza per israeliani e palestinesi, e a opportunità per una pace più duratura a lungo termine e per una soluzione a due Stati".
"In questo momento decisivo, chiediamo ai leader di Israele e di Hamas di accettare qualsiasi compromesso finale sia necessario per concludere l'accordo e portare sollievo alle famiglie dei nostri ostaggi, nonché a coloro che si trovano da entrambe le parti in questo terribile conflitto, comprese le popolazioni civili. È ora che la guerra finisca e questo accordo è il punto di partenza necessario", conclude la dichiarazione firmata dai leader di Stati Uniti, Argentina, Austria, Brasile, Bulgaria, Canada, Colombia, Danimarca, Francia, Germania, Polonia, Portogallo, Romania, Serbia, Spagna, Thailandia e Regno Unito.
Esteri
Ucraina, Iran sotto accusa: “Russia usa missili di...
Tensione altissima per il ruolo dell'Iran, che nega ogni coinvolgimento
L'Ucraina accusa l'Iran, ritenuto fornitore di missili balistici alla Russia nella guerra in corso da oltre 900 giorni. L'Unione Europea giudica fondate le affermazioni di Kiev sulla base di informazioni "credibili". Teheran nega il coinvolgimento, Mosca glissa in un quadro internazionale sempre più teso e complesso.
Le accuse a Teheran
Nell'ultimo fine settimana, parlando a Cernobbio, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ha denunciato il ricorso della Russia a missili balistici in arrivo da Teheran. Lo stesso ministro degli Esteri Antonio Tajani, parlando a nome della presidenza di turno del G7, aveva ammonito: "La fornitura di armi iraniane alla Russia rappresenta un pericolo per sicurezza internazionale. Chiediamo a Teheran di evitare un'escalation".
Russia, il muro di gomma
"Non sempre questo tipo di informazioni corrisponde alla realtà", ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, rispondendo alle domande dei giornalisti. Sul tavolo, anche articoli del Wall Street Journal e della Cnn, secondo cui la Russia avrebbe effettivamente ricevuto missili balistici da Teheran "Abbiamo visto le informazioni", ha tagliato corto Peskov, definendo l'Iran "un partner importante", con cui Mosca vuole "continuare a sviluppare la cooperazione e il dialogo in tutti i settori possibili, compresi quelli più sensibili, e continueremo a farlo nell'interesse dei popoli dei nostri due Paesi".
Teheran respinge le accuse
L'Iran continua a negare il ruolo di partner attivo: "Respingiamo con fermezza le affermazioni sul ruolo dell'Iran nell'esportazione di armi a una delle due fazioni in guerra", ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Nasser Kanani, durante il punto stampa settimanale.
Ue sostiene accuse ucraine
La versione di Teheran è bocciata dall'Unione Europea. Bruxelles ha annunciato che i suoi alleati hanno condiviso informazioni "credibili" secondo cui l'Iran ha fornito missili balistici alla Russia. "Siamo a conoscenza di informazioni credibili fornite dagli alleati sulla consegna di missili balistici iraniani alla Russia", ha affermato il portavoce responsabile per la politica estera, Peter Stano.
"Stiamo esaminando ulteriormente la questione con i nostri Stati membri e, se confermata, questa fornitura rappresenterebbe un'escalation materiale nel sostegno dell'Iran alla guerra di aggressione illegale della Russia contro l'Ucraina", ha aggiunto il portavoce Ue.
Stano ha aggiunto che "la posizione unanime dei leader dell'Ue è sempre stata chiara. L'Unione Europea risponderà rapidamente e in coordinamento con i partner internazionali, anche con nuove e significative misure restrittive contro l'Iran".
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Ucraina-Russia, guerra rischia di allargarsi? Lo scenario
Il ruolo dell'Iran, accusato di fornire missili a Mosca, e il fermento in paesi Nato
La guerra tra Russia e Ucraina rischia sempre più di trasformarsi in uno scontro tra Mosca e Nato. Il quadro del conflitto diventa sempre più teso, il rischio di conseguenze drammatiche nel contesto internazionale. La guerra al momento si sviluppa lungo 2 direttrici.
I due fulcri della guerra
Da un lato, l'attacco ucraino al di là del confine della Russia, con l'offensiva delle forze di Kiev nella regione di Kursk: circa 1200 km quadrati sono stati sottratti al controllo di Mosca, con un'operazione che secondo il presidente ucraino Volodymyr Zelensky dovrebbe contribuire alla creazione di una zona cuscinetto per limitare gli attacchi russi verso l'oblast di Sumy.
Il fulcro della guerra rimane nel Donetsk, dove la Russia preme da mesi alla ricerca della spallata indispensabile per poter puntare ad un'offensiva verso ovest. Nel mirino degli invasori rimane in particolare il nodo logistico di Pokrovsk, determinante per la logistica ucraina. Kiev, negli ultimi giorni, attraverso le parole del generale Oleksandr Syrskyi, comandante delle forze armate, ha rivendicato i progressi nell'azione difensiva: "I russi non guadagnano terreno", ha detto.
La guerra può allargarsi? I due rischi
In questo contesto, secondo l'analisi di Bloomberg, si inseriscono almeno 2 elementi che rischiano di far detonare ulteriormente il conflitto, allargandolo a protagonisti che sinora non sono entrati direttamente in campo. Il primo fattore è rappresentato dal ruolo che l'Iran pare aver ormai acquisito sullo scacchiere.
Teheran nega le accuse ucraine che indicano nella Repubblica islamica un fornitore di missili balistici usati quotidianamente dalla Russia nei raid e negli attacchi contro le città ucraine e contro le infrastrutture. Il direttore della Cia, William Burns, recentemente ha evidenziato la "drammatica escalation" rappresentata dall'incremento degli aiuti iraniani.
Dall'altra parte della barricata, si osserva con attenzione il fermento in area Nato e in particolare in due paesi, Romania e Lettonia, che hanno denunciato incidenti legati allo sconfinamento di droni russi. La Lettonia, in particolare, ha convocato un rappresentante diplomatico russo ma soprattutto il presidente Edgars Rinkevics ha sollecitato la Nato ad adottare azioni "collettive" per prevenire ulteriori incidenti. Nello stesso tempo, l'Ucraina continua a chiedere alla Nato il dispiegamento più ampio di sistemi di difesa aerea.
Perché l'approccio Nato potrebbe cambiare
L'Alleanza Atlantica sinora ha evitato ogni coinvolgimento diretto nel conflitto con la Russia, limitandosi alla fornitura di armi e all'addestramento di soldati ucraini. L'incremento degli attacchi condotti da Mosca contro le città ucraine, secondo l'analisi, potrebbe portare la Nato a rivedere almeno parzialmente il proprio approccio.
Sullo sfondo, la prospettiva - al momento remota - di una via negoziale da individuare e percorrere. La Russia ha appreso del 'piano di pace' del cancelliere tedesco Olaf Scholz dai media e ufficialmente "non respinge in anticipo" alcuna proposta come ha sottolineato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, all'indomani dell'intervista nella quale Scholz ha prospettato un piano per l'Ucraina con il coinvolgimento della Russia. "Non sappiamo nulla di più di quanto riportato dai giornali - ha detto Peskov citato dalla Tass - E' un piano in fase di elaborazione, ma non sappiamo quali siano i dettagli. Non rifiutiamo alcun piano in anticipo, ma è necessario capire di cosa si tratta".
Il Cremlino, pur lasciando aperto uno spiraglio, parallelamente fa sapere che non ritiene ci siano basi reali per avviare in questo momento dei colloqui di pace con l'Ucraina. "Per quanto riguarda una soluzione pacifica del conflitto in Ucraina, non sono ancora emersi contorni tangibili", ha detto lo stesso Peskov. Ad un'apertura, in sostanza, segue subito una chiusura. Riferendosi agli Stati Uniti, il portavoce del Cremlino ha detto che a proposito dei possibili colloqui di pace ''non stiamo sentendo nulla dal paese che sta guidando questo processo, che sta dirigendo l'Occidente".
Kiev, altre armi dalla Svezia
Kiev, intanto, può contare sul nuovo pacchetto di aiuti, il 17esimo, garantito dalla Svezia: si tratta di aiuti per 4,6 miliardi di corone svedesi (401,8 milioni di euro). Come sottolineato da Stoccolma in una nota, questo pacchetto "soddisfa le esigenze militari dell'Ucraina e crea libertà d'azione in futuro". Oltre alla consegna di risorse materiali, comprende acquisti diretti e contributi finanziari a Kiev.
Con questo nuovo aiuto, il Paese scandinavo porta a 48,1 miliardi di corone svedesi (circa 4,2 miliardi di euro) il sostegno militare dato all'Ucraina dall'inizio dell'invasione russa alla fine di febbraio del 2022. Tra i materiali forniti all'Ucraina spiccano componenti del caccia Jas 39 Gripen di fabbricazione svedese, un elemento quest'ultimo che sembra aprire la strada alla futura consegna dei jet da combattimento a Kiev.
La notizia è stata subito commentata dal presidente Zelensky, che ha inviato un messaggio di ringraziamento alla Svezia sul social X in cui ha sottolineato che "questo importante aiuto" serve a "soddisfare i bisogni urgenti dell'Ucraina" e a rafforzare le capacità difensive.
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E’ morto James Earl Jones, la voce di Darth Vader in...
L'attore aveva 93 anni
E' morto James Earl Jones, prolifico attore di cinema, tv e teatro, noto tra l'altro per aver doppiato il cattivo di "Star Wars", Darth Vader. Jones, 93 anni, è morto questa mattina nella sua casa nella contea di Dutchess, New York, come confermato dal suo agente a Variety.
Dopo aver superato una profonda balbuzie da bambino, Jones si è affermato come uno degli attori neri pionieri della sua generazione, accumulando una carriera durata oltre 60 anni: dal suo debutto a Broadway nel 1958 al Cort Theatre, ribattezzato James Earl Jones Theatre nel 2022, alla sua più recente esibizione in "Il principe cerca figlio" del 2021. Per quel film, Jones ha ripreso il suo ruolo di Re Jaffe Joffer dalla commedia di Eddie Murphy del 1988 "Il principe cerca moglie".
Considerato tra i più grandi attori teatrali e cinematografici del mondo, Jones è uno dei pochi artisti ad aver vinto l'EGOT (Emmy, Grammy, Oscar, Tony): ha ricevuto due Primetime Emmy Awards, un Daytime Emmy, uno spoken-word Grammy Award nel 1977 e tre Tony Awards, oltre ad aver ricevuto l'Honorary Academy Award.