Ilaria Salis in tribunale, per la prima volta senza catene e manette
La 39enne ha lasciato il carcere ungherese dove è stata detenuta per circa 15 mesi ed è stata trasferita ai domiciliari
Ilaria Salis in tribunale a Budapest per la sua terza udienza, per la prima volta senza catene e manette. In aula, viene reso noto l'indirizzo indicato per gli arresti domiciliari.
Salis - accusata di aver aggredito alcuni partecipanti di una manifestazione neonazista a Budapest dell'11 febbraio 2023 - arriva in tribunale accompagnata dal padre Roberto Salis.
"Ci sono state una serie di infrazioni gravissime, il giudice che faceva il pubblico ministero con una visione di parte, e la cosa più grave è che abbiamo assistito a una tutela fuori dal comune per la vittima, mentre per l'accusata italiana, Ilaria, candidata capolista Avs, è stato bellamente diffuso l'indirizzo di residenza, il suo domicilio dove rischia ovviamente lei ma rischiano anche altri cittadini italiani che sono lì ad aiutarla", dice il padre della donna, in una pausa dell'udienza.
"Ora abbiamo una situazione assolutamente ingestibile dove è bene che il governo prenda immediatamente posizione - continua Roberto Salis - Ci sarà un'interpellanza di Avs al più presto, ma il governo deve fare in modo che Ilaria venga portata immediatamente ai domiciliari in Italia o che Ilaria venga ora trasferita in ambasciata. Non è possibile tollerare un rischio di questo tipo".
"Divulgare l'indirizzo del domicilio di Ilaria Salis, vittima di più minacce da tempo, è una gravissima violazione della privacy alla quale ora bisogna rimediare perché è a rischio la sua sicurezza. Oggi è stata prorogata, per sei mesi, la misura degli arresti domiciliari a Budapest, noi insistiamo con la liberazione o se misura cautelare deve essere con i domiciliari in Italia", dice all'Adnkronos Eugenio Losco, uno dei legali italiani della donna.
"Non so ora quali strumenti ci possano essere, deve muoversi la diplomazia, l'Ambasciata, perché si è creata una situazione complicata. Noi insisteremo con la richiesta di libertà o per riportarla comunque in Italia" aggiunge l'avvocato che sottolinea come "la violazione della privacy sia una delle tanti gravi violazione di un processo non equo".
Ilaria Salis da ieri ai domiciliari
La 39enne da ieri ha lasciato il carcere ungherese dove è stata detenuta per circa 15 mesi ed è stata trasferita ai domiciliari dove resterà fino alla fine del suo processo. Salis è accusata di aver aggredito alcuni partecipanti di una manifestazione neonazista a Budapest dell'11 febbraio 2023.
Tutti i vincoli per Salis
E' scarno ma preciso il documento con cui, il 15 maggio scorso, il tribunale ungherese di seconda istanza ha accolto la richiesta di domiciliari e della cauzione nei confronti della 39enne insegnante in carcere con l'accusa di aver aggredito tre persone.
Imputata nel procedimento iniziato lo scorso 28 marzo davanti ai giudici di Budapest - l'atto stabilisce che la sua detenzione in carcere "terminerà con il pagamento della cauzione al tribunale distrettuale di Elsofoku", cauzione il cui importo va saldato "da oggi entro un mese" e "ordina la sorveglianza speciale fino alla pronuncia finale". In regime di domiciliari Salis potrà lasciare l'abitazione "solo con il permesso del tribunale", inoltre "sarà controllata con un dispositivo" ossia il braccialetto elettronico.
Esteri
Cittadino italo-israeliano ucciso in attacco Hamas a Jaffa
Lo conferma la Farnesina all'Adnkronos. Nell'attentato a sud di Tel Aviv sono morte sette persone, mentre altre 16 sono rimaste ferite
Un cittadino italo-israeliano è rimasto vittima dell'attentato rivendicato da Hamas a Jaffa lo scorso primo ottobre. Lo ha confermato la Farnesina all'Adnkronos. Nell'attentato a sud di Tel Aviv sono morte sette persone, mentre altre 16 sono rimaste ferite.
La settima vittima è stata identificata come Victor Shimshon Green, 33 anni. L'uomo viveva in un rifugio per senzatetto a Jaffa, come riporta il Times of Israel.
Le altre vittime sono state identificate dalle autorità israeliane come Revital Bronstein, 24 anni, Ilia Nozadze, 42 anni, Shahar Goldman, 30 anni, Inbar Segev Vigder, 33 anni, Nadia Sokolenco, 40 anni, e Jonas Chrosis, 26 anni. A sferrare l'attacco sono stati Mohammad Mesek e Ahmed Himouni entrambi di Hebron.
Esteri
Israele, attacco terroristico alla stazione di Beersheba:...
Altre 11 persone sono rimaste ferite. L'attentatore è un beduino di 29 anni con precedenti penali. Aveva anche cittadinanza israeliana
Attacco oggi 6 ottobre in Israele, alla stazione centrale degli autobus di Beersheba: una soldatessa israeliana di 25 anni è morta e altre 11 persone sono rimaste ferite. La soldatessa era in servizio presso la polizia di frontiera al sud.
L'attentatore è un beduino di 29 anni. Lo riferiscono le autorità israeliane spiegando che anche un cittadino eritreo, erroneamente identificato come un aggressore, è stato ucciso dopo essere stato raggiunto da colpi d'arma da fuoco. Lo riporta il Times of Israel. Il 29enne, hanno spiegato i militari, aveva anche cittadinanza israeliana. L'aggressore aveva precedenti penali.
La polizia sta indagando per stabilire se l'attacco sia stato compiuto sia con accoltellamento che con colpi d'arma da fuoco da parte dell'attentatore.
Esteri
Israele, attacco alla stazione di Beersheba: morta...
Altre 11 persone sono rimaste ferite. L'attentatore è un beduino di 29 anni con precedenti penali. Aveva anche cittadinanza israeliana
Attacco oggi 6 ottobre in Israele, alla stazione centrale degli autobus di Beersheba: una soldatessa israeliana di 25 anni è morta e altre 11 persone sono rimaste ferite. La soldatessa era in servizio presso la polizia di frontiera al sud.
L'attentatore è un beduino di 29 anni. Lo riferiscono le autorità israeliane spiegando che anche un cittadino eritreo, erroneamente identificato come un aggressore, è stato ucciso dopo essere stato raggiunto da colpi d'arma da fuoco. Lo riporta il Times of Israel. Il 29enne, hanno spiegato i militari, aveva anche cittadinanza israeliana. L'aggressore aveva precedenti penali.
La polizia sta indagando per stabilire se l'attacco sia stato compiuto sia con accoltellamento che con colpi d'arma da fuoco da parte dell'attentatore.