Nasce Voice Italia, la prima community per la longevità nel nostro paese
La start-up italiana, parte di un progetto internazionale nato in UK, coinvolge attivamente le persone nell’immaginare soluzioni per una vita più sana, lunga, soddisfacente
L'Italia è il secondo Paese al mondo per longevità dopo il Giappone, ed è uno dei luoghi con la più alta aspettativa di vita alla nascita: 83 anni in media (81 per gli uomini, 85 per le donne) secondo il Rapporto ISTAT 2023 sul Benessere equo e solidale pubblicato ad aprile 2024. Proprio l’Italia è quindi un esempio di come si possa vivere a lungo e in salute. Una condizione che impone di occuparsi del tema dell'invecchiamento in modo nuovo, acquisendone consapevolezza e studiando soluzioni perché la longevità sia una prospettiva di vita in salute e benessere.
Per farlo nasce Voice Italia, presentata oggi in anteprima a Milano, presso il Meet Digital Culture Center. Si tratta della prima piattaforma digitale e fisica nel nostro Paese che raccoglie una community attiva di cittadine e cittadini per progettare soluzioni per una vita più sana, lunga e soddisfacente. La piattaforma Voice Italia prende vita nel solco dell’esperienza di Voice Global, nata nel 2007 nel Regno Unito, ed è fondata dal National Innovation Centre for Ageing (NICA) insieme a Fondazione Ravasi Garzanti, con il contributo di Fondazione Cariplo e Fondazione Amplifon.
Il suo obiettivo è quello di coinvolgere persone con background e ruoli diversi, che insieme a università e centri di ricerca, istituzioni pubbliche e comunità locali, imprese del settore pubblico e privato possano contribuire a progetti e iniziative mirate ad affrontare concretamente le sfide globali legate al tema dell’invecchiamento, con il diretto coinvolgimento delle persone.
“Di fronte al fenomeno sempre più crescente e trasversale dell’invecchiamento a livello mondiale, Italia e Gran Bretagna si sono incontrate per affrontarlo – ha affermato Nic Palmarini, AD di Voice Italia e Director di NICA –. Insieme hanno deciso di mettere a fattor comune esperienze e network creando Voice Italia, un’impresa sociale nata sulla scorta dell’esperienza partecipativa inglese, al servizio di chi, nel nostro Paese, intende affrontare da diverse prospettive le sfide che questa grande trasformazione propone”.
All’evento di lancio di Voice Italia hanno partecipato Giovanni Azzone, Presidente Fondazione Cariplo; Lamberto Bertolè, Assessore al Welfare e Salute del Comune di Milano; Mario Cera, Presidente Fondazione Ravasi Garzanti; Lynne Corner, Director di Voice Global e COO di NICA; Maria Cristina Ferradini, Consigliere Delegato di Fondazione Amplifon; Catriona Graham, Console Generale britannico a Milano e Direttore Italia del Department for Business & Trade – DBT; Maria Grazia Mattei, Presidente di MEET Digital Culture Center; Maurizio Moirano, rappresentante di Voice Italia; Assunta Morresi, Vice Capo di Gabinetto del Ministero per la famiglia, la natalità e le pari opportunità; Nic Palmarini, AD di Voice Italia e Director di NICA; Felice Scalvini, Direttore della Fondazione Ravasi Garzanti e Presidente di Voice Italia; Ros Wilson, rappresentante di Voice UK.
Voice è una piattaforma fisica e digitale che coinvolge cittadine e cittadini di tutte le età - con particolare attenzione alle persone anziane, alle loro famiglie e alle comunità con cui si relazionano - con l'obiettivo di rimettere in circolo la loro esperienza e conoscenza a vantaggio della ricerca e dell'innovazione sociale.
Intorno a Voice si crea una comunità di persone pronte all’innovazione, appassionate e desiderose di partecipare con le loro idee allo sviluppo di soluzioni innovative per vivere meglio e più a lungo.
Attraverso i metodi di co-progettazione, workshop ed eventi, la community di Voice Italia dà il suo contributo per identificare bisogni, priorità e aspirazioni spesso inascoltate o non soddisfatte, fornendo una visione nuova e inaspettata su prodotti, servizi, contesti ed esperienze alle organizzazioni pubbliche e private.
“In Italia Fondazione Ravasi Garzanti, frutto dello spirito filantropico dell’editore Livio Garzanti, lavora da anni sui temi dell’invecchiamento coniugando ricerca, azione culturale e sperimentazioni sul campo, a Milano e non solo – ha spiegato Felice Scalvini, Direttore della Fondazione Ravasi Garzanti e presidente di Voice Italia –. Era quindi naturale il suo coinvolgimento nella fondazione di Voice Italia, che nasce come centro di competenze e di azione e si propone di coinvolgere in tutte le sue iniziative i cittadini e le cittadine attraverso una piattaforma collaudata di ingaggio online della comunità. Sarà uno strumento che faciliterà il coinvolgimento e la condivisione dell’esperienza delle persone e permetterà di collegare l’Italia alle altre comunità internazionali”.
Voice è un meccanismo sperimentato ed efficace per coinvolgere la community: non solo gli anziani, ma anche le loro famiglie e i caregiver, per rimettere in circolo la loro straordinaria esperienza e conoscenza, a vantaggio della ricerca e dell'innovazione sociale.
Voice è innanzitutto una piattaforma digitale alla quale le persone possono iscriversi per partecipare a workshop, sondaggi, discussioni e opportunità di coinvolgimento su servizi e prodotti, proposti da università e centri di ricerca, istituzioni pubbliche e comunità locali, imprese del settore pubblico e privato.
La partecipazione avviene sia online sia attraverso incontri dal vivo, secondo modalità diverse per ciascun progetto. Questo consente a cittadine e cittadini di dare il loro contributo di pensiero, idee, esperienza per la messa a punto di soluzioni concrete per la società attuale e futura.
La piattaforma digitale Voice Italia vuole incentivare le persone anziane a contribuire con le loro idee e opinioni ad accelerare l’innovazione che li riguarda, attraverso la partecipazione a sondaggi, focus group, interviste e ricerche etnografiche commissionate da enti pubblici e privati. Dopo essersi iscritti ed essere diventati parte della comunità, è possibile aver visione di opportunità alle quali decidere di partecipare volontariamente per dare il proprio contributo, e ottenere punti in cambio di questa partecipazione per poi convertirli in azioni di impatto sociale o individuale.
Ros Wilson, 78 anni, fa parte da oltre un decennio della community Voice in Gran Bretagna e intervenendo alla presentazione milanese afferma: “I membri di Voice restituiscono alla società l’esperienza che hanno vissuto, che è qualcosa che tutti abbiamo. Diamo il nostro punto di vista sui problemi pratici legati all'invecchiamento, come l'utilizzo dei trasporti pubblici, le esigenze abitative e l'accesso e la comprensione delle nuove tecnologie. Partecipando a Voice e restituendo qualcosa alla società, ho dato ancora senso e uno scopo alla mia vita e ho trovato nuova fiducia in me stessa. I membri di Voice vengono ascoltati e hanno la possibilità di influenzare i processi decisionali”.
Maurizio Moirano, uno dei primi cittadini che ha aderito a Voice Italia, racconta: “La mia prima esperienza è stata molto coinvolgente perché faccio parte di quella generazione di persone che dalla tecnologia può avere un valido aiuto nella propria vita quotidiana, nel potenziare e nel mantenere a pieno la propria capacità di socializzazione e interazione con il mondo. Esercitare l’ascolto dei bisogni e le aspirazioni delle persone senior è centrale e il valore che può essere trasferito da e verso è inestimabile. Le persone over 60 oggi hanno una maggiore dimestichezza e capacità rispetto alla generazione dei loro genitori, e Voice è uno strumento che aiuta a potenziare la propria capacità di relazione, di lavoro, di divertimento e di vita nel suo complesso. In modo che non ci sia più quello stacco tra vita lavorativa attiva e vita in pensione che esisteva in passato. Non possiamo e dobbiamo permettercelo”.
Voice Italia vuole influenzare il futuro per una longevità in salute, ascoltando le voci delle persone e valorizzando la loro esperienza vissuta. Ha l’ambizione di diventare un modello di riferimento per il coinvolgimento dei cittadini italiani e promuovere un network di scambio e di collaborazione con i membri di Voice nei diversi paesi del mondo.
Voice Italia collabora attivamente con il mondo della ricerca, della pubblica amministrazione e delle aziende, nella convinzione che solo co-innovando e co-sviluppando prodotti, servizi ed esperienze insieme a chi ne dovrà beneficiare sia possibile accelerare l’innovazione e la trasformazione per una società sempre più longeva.
Gli europei vivono più a lungo e in salute che mai. Oltre all'aumento della longevità, l'Europa sta assistendo a un invecchiamento generale della popolazione, che porta con sé sia opportunità che sfide.
Il rapporto EUROPOP23 dell’Eurostat (Population projections in the EU - Statistics Explaine) prevede che nei prossimi 80 anni il numero di persone molto anziane (definite come persone di età pari o superiore a 80 anni) nella popolazione totale dell'UE (a 27 stati) sarà più che raddoppiato sia in termini assoluti che relativi, passando da 27,1 milioni nel 2022 (6,1 % della popolazione totale) a 64 milioni (15,3 %) nel 2100.
Secondo le proiezioni, nel 2100 l’età media in Italia sarà di 53 anni. Già nel 2050 le proiezioni indicano che nell'UE ci saranno meno di due persone in età lavorativa per ogni persona anziana. Per tre Stati membri dell'UE — Grecia, Portogallo e Italia — si prevede che l'indice di dipendenza degli anziani dalle fasce di popolazione più giovani supererà il 60,0 % entro il 2050.
Nel 2100 la popolazione dell'UE sarà inferiore a quella del 2022 e la sua struttura sarà sempre più vecchia, con una notevole riduzione del numero e della quota di persone in età lavorativa. Il rapporto Eurostat conferma che gli indici di dipendenza degli anziani dovrebbero continuare ad aumentare, evidenziando sfide per la spesa pubblica in relazione ai costi delle pensioni, dell'assistenza sanitaria e dell'assistenza a lungo termine.
Sfide che dovranno essere affrontate a livello globale, considerando che già oggi nel mondo ci sono più anziani che bambini: poco meno di un miliardo di persone ha più di 65 anni. Un bambino nato oggi può aspettarsi di vivere oltre i 100 anni e, guardando al futuro, entro il 2050, si prevede che ci saranno oltre 2,1 miliardi di over 60, con la fascia di età in più rapida crescita degli over 80.
Per affrontare e governare questo scenario con efficacia diventa urgente coinvolgere attivamente la fascia di popolazione che sta diventando prevalente, e con Voice questo è oggi concretamente possibile anche in Italia.
Fulcro degli interventi di Voice Italia sono le grandi città, a cominciare da Milano. Secondo il primo Rapporto sull’invecchiamento della Fondazione Ravasi Garzanti (“La metropoli e le stagioni della vita. Milano e l’invecchiamento”, Casa Editrice il Mulino), in Italia il 35% degli anziani vive nelle città, dove una persona su quattro ha almeno 65 anni. La Lombardia è la regione d’Europa con il maggior numero assoluto di cittadini over 65 (quasi 2.3 milioni), che da soli formerebbero la decima regione d’Italia per ampiezza demografica.
Ecco perché è necessario cambiare prospettiva e passare dal concetto di “age friendly city” (città amica delle persone anziane) a “longevity city” (città della longevità), assumendo l’invecchiamento come un processo che non inizia quando la popolazione diventa vecchia ma come una dinamica continua che permea la città.
Sostenibilità
Carbon capture, buone notizie dalla Germania
Tecnologie come quella della carbon capture rappresentano un tassello fondamentale della lotta al riscaldamento globale. Se perfezionati, questi dispositivi possono infatti ingabbiare l’anidride carbonica prodotta dall’uomo, riducendo il potenziale inquinante di molte delle nostre attività. Un gruppo di ricerca dell’Università di Düsseldorf ha risposto all’appello con una proposta originale. Gli scienziati avrebbero sintetizzato un nuovo composto, che potrebbe rendere molto più efficienti i processi di cattura dell’anidride carbonica. Lo studio è stato pubblicato su “Nature Communications”.
Sostenibilità
Agricoltura, Farming for Future: su quella biologica bene...
L’agricoltura biologica in questi giorni è in primo piano nel dibattito europeo
L’agricoltura biologica in questi giorni è in primo piano nel dibattito europeo. La Corte dei Conti europea, infatti, ha posto l’accento su un nervo scoperto della politica agricola comune, in attesa di una riforma complessiva del sistema agricolo a cui sarà chiamata la nuova legislatura europea. La Fondazione Farming for Future "guarda con attenzione alla relazione della Corte perché ha messo a fuoco l’importanza di prevedere politiche di lungo respiro che tengano conto anche degli obiettivi ambientali e di mercato".
La Corte, infatti, ricorda la Fondazione, "ha espresso preoccupazioni riguardo al sostegno di Bruxelles all’agricoltura biologica, evidenziando le carenze strategiche e l’assenza di obiettivi definiti per il 2030, in un mercato che rimane ancora confinato a una nicchia. In tale scenario, anche la PAC è stata posta sotto i riflettori della Corte, accusata di non soddisfare a pieno gli obiettivi ambientali e climatici dell'Ue, in particolare per quanto riguarda i piani nazionali. In risposta, la Commissione ha confermato il proprio sforzo nel perseguire gli obiettivi legati allo sviluppo dell’agricoltura biologica, nonostante i fattori esterni, come la guerra in Ucraina, che ne stanno rallentando il progresso".
In questo contesto, partendo da un’analisi di ciò che serve per definire una politica agricola europea davvero efficace per sviluppare il settore primario, la Fondazione Farming for Future, nata con il supporto del CIB-Consorzio Italiano Biogas, offre una strada che si propone di integrare agricoltura, industria e ricerca attraverso un percorso condiviso con tutti gli attori chiamati ad attuarla.
“La Fondazione si concentra sugli strumenti concreti che permettono all’agricoltura di abbattere le emissioni piuttosto che le produzioni, chiamando in causa tutti coloro che dovranno farsi carico della sfida.”, commenta la Presidente Diana Lenzi. “Se tutti siamo d’accordo con l’obiettivo di ridurre le emissioni e l’uso della fertilizzazione di sintesi, la ricetta per raggiungere questa sfida a mio avviso non risiede tanto ad esempio nell’estensione delle aree dedicate al biologico, ma in un cambio di paradigma nella gestione del suolo e nella filiera di produzione agricola che, come propone la Commissione, deve guardare tutto il percorso, dal campo alla forchetta”.
Le sfide del settore primario sono molteplici e su più campi: quello alimentare, energetico e digitale. Come ogni “transizione multipolare” bisogna valorizzare tutte le risorse già esistenti per poter accelerare il percorso con il minor costo per coloro che devono attuarla. In questo senso, il modello proposto dalla Fondazione può essere letto da diverse angolazioni. Partendo da ciò che residua, ad esempio, dal processo di digestione anaerobica per la produzione di biogas e biometano otteniamo il digestato. Un sottoprodotto che ha dimostrato di essere un ottimo fertilizzante organico e di svolgere un ruolo cruciale per la fertilità dei suoli, che potrebbe fornire un supporto prezioso anche in agricoltura biologica.
Per questo motivo nel monito della Corte, la Fondazione riconosce anche un richiamo all’impianto generale su cui la Farm to Fork pone la sua ratio. “La sfida per l’agricoltura biologica europea per svilupparsi efficacemente deve considerare le agricolture che si svolgono nei diversi Stati, proponendo misure che rappresentino davvero una sintesi delle esigenze, attraverso approcci replicabili. Partendo dall’esperienza italiana e dal modello che abbiamo costruito possiamo davvero ridurre le emissioni, preservando la competitività del settore. Il digestato, in questo senso, così come la diffusione di pratiche innovative che consentono di ridurre gli input per unità di prodotto finito, rappresentano una soluzione chiara. Con il lavoro della Fondazione che spinge sulla ricerca e sul trasferimento tecnologico e di esperienze in ambito agricolo, auspichiamo di poter diffondere e ampliare la voce degli agricoltori italiani affinché la prossima Commissione europea e il lavoro del nuovo Commissario Hansen portino a importanti passi in avanti e un cambio netto di rotta. Solo partendo da ciò che c’è e funziona si possono costruire politiche efficaci, volano per gli investimenti e per lo sviluppo. La riforma della PAC non è esclusa da questa riflessione. E’ fondamentale che l’agenda europea adotti una visione strategica di lungo periodo, che guardi ai diversi mercati a cui si rivolge l’agricoltura per costruire un settore efficiente ed equo, in grado di affrontare le sfide future”, conclude Lenzi.
Sostenibilità
Come si comunica la sostenibilità? Il valore di un report...
L'intervento di Livio Livi, fondatore di SostenibileOggi
Un bilancio di sostenibilità agile, flessibile, che usi un linguaggio in grado di arrivare ai diversi portatori di interessi. Livio Livi, una vasta esperienza come Amministratore ed Executive nel settore energetico e uno dei fondatori del progetto SostenibileOggi, analizza il complesso momento storico delle aziende, chiamate a fare un passo in avanti sulla comunicazione della sostenibilità, in corrispondenza con l’entrata in vigore della direttiva CSRD. Non basta più quindi reperire delle informazioni sulla sostenibilità, c’è uno step da compiere in termini di comunicazione.
"È un passaggio indispensabile. Si deve far capire appunto che non è sufficiente il reperimento delle informazioni ma che queste vanno a loro volta comunicate al meglio. Siamo in momento di trasformazione, con due motori di cambiamento: uno è tecnologico, la tecnologia cambia il nostro modo di produrre, c’è la digitalizzazione della nostra società con l’IA che modifica il modo di relazionarsi e reperire informazioni ma ci sono diverse tecnologie – nanotecnologie, neuroscienze, genetica – che assieme stanno cambiando il nostro contesto", spiega Livi.
La trasformazione avviene in tutti i settori in tutto il mondo, in contemporanea. "C’è anche una rivoluzione culturale, sintetizzata nella parola “Sostenibilità”, cui mettere mano: capire come sono cambiati i valori, le aspettative, i comportamenti degli individui e delle comunità nel senso di un diverso equilibrio con l’ambiente, le comunità sociali ed economiche. È fondamentale per la loro credibilità che le aziende sappiano dimostrare di saper gestire questo cambiamento, rendendolo un’occasione di sviluppo".
Non c’è questo tipo di comprensione anche nelle grandi aziende? "Questo passaggio storico va vissuto da parte delle imprese in modo positivo. E quindi, si deve saper comunicare i risultati raggiunti nella giusta direzione. Questa comunicazione deve avvenire a 360 gradi, sia internamente, per guidare il management interno e i dipendenti, ma anche esternamente, ossia verso chi ha delle relazioni aperte con l’azienda, ossia le istituzioni, i fornitori, i clienti".
L'intervista completa su SostenibileOggi.it