Mfe, nasce Digital Media Hub con 130 professionisti dedicati a trend watching
Nasce il Digital Media Hub di Mfe, una nuova organizzazione con 130 professionisti in Spagna, Italia e Inghilterra, che lavorano sul 'trend watching'. E' quanto emerso durante un incontro sullo sviluppo digitale delle reti Mediaset, al quale ha preso parte l’ad di Mfe, Pier Silvio Berlusconi.
Si tratta, ha spiegato Paola Colombo, general manager della concessionaria Publitalia '80, di un organismo "nato nell’ambito del progetto Mfe" e conta su Mediamond quale prima concessionaria digitale in Italia.
Il Digital Media Hub si occupa della copertura pubblicitaria digitale di Mfe e si pone come asset cruciale per il gruppo, considerando l'ormai prossimo arrivo della 'total audience', che dal 2024 diventa uno degli standard delle misurazioni dell’audience, "se non addirittura l'unico", come ha sottolineato il direttore marketing strategico di Mediaset, Federico Di Chio: "Fino al 2019 -ha ricordato- l'Auditel produceva solo indicatori Ls e Tts, che si traducono in 'video visti' e 'tempo speso'; dal 2022, poi, ha iniziato a produrre il dato di ascolto medio; quindi ha messo a disposizione l’ascolto medio incrementale per editore e per rete. E proprio questi dati, da febbraio 2024, diventeranno standard".
Considerando l'insieme dei diversi canali di trasmissione, cioè Tv, stampa, radio e digital, il 'sistema Mediaset' raggiunge ogni settimana 50,2 milioni di individui adulti, pari al 95% della popolazione italiana adulta: "Avere il dato della campagna pubblicitaria trasversale per tutti i mezzi sarà dunque il grande punto d’arrivo", afferma Di Chio. Ciò permetterà di avere un unico report". E "avere una metrica che restituisce questa forza d’impatto, per noi è fondamentale".
Del resto, sottolinea l'ad di Mfe, Pier Silvio Berlusconi, "siamo il primo editore italiano, e tra Tv, web e radio lo siamo di gran lunga, e questo è un dato rilevante per i risultati che portiamo agli investitori pubblicitari". Tanto rilevante che "per noi è ancora più importante che vincere in ambito televisivo". In fondo, spiega, "anche se nel 2023 siamo passati davanti alla Rai, per la prima volta nella storia della televisione e dei dati d’ascolto, ripetere questo risultato non è nei nostri obiettivi; la gara la facciamo con noi stessi".
"Certamente -ammette- gli ascolti sono un indice di gradimento, ma ripetere il risultato dello scorso anno nel 2024 sarà quasi matematicamente impossibile: ci sono gli Europei di calcio con la Nazionale italiana e le Olimpiadi. Intanto, però, a gennaio stiamo andando benissimo, la tendenza è assolutamente positiva con tutte le reti in crescita e il competitor pubblico in calo. Con Sanremo indubbiamente i numeri cambieranno, ma la gara è lunga e i dati sono incoraggianti. Resta il fatto che essere primi editori, per noi, ha rilevanza per il mercato pubblicitario".
"Il sistema crossmediale di Mediaset -conclude Berlusconi- è fatto con punti di alta qualità ed è bellissimo e rappresenta un'opportunità per i clienti. Ripensando agli inizi, credo di poter dire che è stata una giusta intuizione che ci ha dato grandi vantaggi. Quando siamo partiti con Mediaset online, tutto era una scommessa; mai avremmo pensato a risultati simili. E tant'è che ci piacerebbe ripetere questa esperienza italiana, quanto più possibile, anche all'estero".
Economia
E’ la Giornata mondiale degli Insegnanti
L'Italia riserva alla formazione delle nuove generazioni il 4% del Pil contro una media Ocse del 5%
Il 5 ottobre si celebra la Giornata mondiale degli Insegnanti, istituita dall’Unesco nel 1994 per riconoscere il valore centrale del loro lavoro. Nell'ultimo rapporto Ocse 'Education at a Glance 2024' vengono messi a confronto gli stipendi degli insegnanti dei diversi Paesi membri: l'Italia resta il fanalino di coda di tutta l'area.
Il nostro Paese riserva alla formazione delle nuove generazioni il 4% del Pil contro una media Ocse del 5%. La spesa è massima alle elementari (anche sopra la media Ocse e europea), ma più bassa alle medie e superiori e crolla all'università.
Economia
Superbonus, “spesi 123 miliardi a beneficio solo 4%...
L’onere medio per edificio residenziale a carico dello Stato è stato di 247.819 euro. Avrebbe favorito maggiormente i proprietari di immobili con una buona/elevata capacità di reddito
Sfiorano i 123 miliardi di euro gli oneri totali del superbonus a carico dello Stato fino al 31 agosto scorso per meno di 500mila immobili beneficiari dal luglio 2020, pari al 4% del totale dei 12,2 milioni di edifici residenziali italiani. Lo rileva l’Ufficio studi della Cgia
"In un momento così delicato, dove con la prossima legge di bilancio verranno chiesti sacrifici a tutti, aver speso oltre 6 punti di Pil per efficientare uno sparuto numero di abitazioni, fa arrabbiare chiunque abbia un minimo di buon senso", afferma in una nota.
I dati
Secondo la Cgia, il superbonus "stando alle prime indiscrezioni, sembrerebbe aver favorito maggiormente i proprietari di immobili con una buona/elevata capacità di reddito, anziché rivolgersi in via prioritaria alle famiglie meno abbienti che, in linea di massima, presentano una probabilità maggiore di risiedere in abitazioni in cattivo stato di conservazione e con un livello di efficienza energetica molto basso".
Sempre a livello nazionale, l’onere medio per edificio residenziale a carico dello Stato è stato di 247.819 euro. Il picco massimo lo scorgiamo in Valle d’Aosta con 401.040 euro per immobile: seguono la Basilicata con 299.963 euro, la Liguria con 298.314 euro, la Lombardia con 296.107 euro e la Campania con 294.679 euro. Chiudono la graduatoria il Veneto con un costo medio per intervento di 194.913 euro per edificio, la Sardegna con 187.440 e, infine, la Toscana con 182.919 euro
Il tutto con risultati ambientali modesti. "Non tutti, comunque, sono concordi nel ritenere che il Super Ecobonus 110% contribuirà in misura importante ad abbattere le emissioni di inquinanti. Ancorché non ci siano valutazioni scientifiche rigorose sotto il profilo ambientale, l’abbattimento di CO2 sarebbe molto contenuto" afferma l'Ufficio studi citando la Banca d'Italia. "Le prime evidenze dimostrerebbero che nello scenario migliore i benefici ambientali del Superbonus compenserebbero i costi finanziari sostenuti in quasi 40 anni".
Economia
Manovra, Confsal: “Prevedere meccanismo di...
"Il piano di bilancio a medio termine prevede una serie di misure che andranno a declinarsi all’ombra del Pnrr, cogliamo l’occasione per sollecitare non solo l'erogazione di nuovi fondi, ma soprattutto la spesa effettiva, anche introducendo meccanismi premiali per gli implementatori virtuosi". Ad affermarlo è il segretario generale della Confsal, Angelo Raffaele Margiotta dopo che ieri presso la Sala Mappamondo della Camera dei deputati, si è svolta l’Audizione formale della Confsal davanti alle Commissioni riunite Bilancio dei due rami del Parlamento in ordine all'esame del Piano strutturale di bilancio di medio termine.
"Il fatto che si sia assunta una nuova variabile di riferimento, la spesa netta aggregata - sottolinea Margiotta - deve fungere da stimolo per il governo a perseguire gli obiettivi di politica economica a tutela dei lavoratori e delle lavoratrici, in linea con le disposizioni europee per realizzare una spending review oculata, accompagnata da un’efficace compliance fiscale e da investimenti efficienti nella crescita a sostegno del potere d’acquisto e quindi della domanda interna".
"E’ necessario prevedere - prosegue - un meccanismo di cristallizzazione degli scaglioni Irpef, per poter agire direttamente con misure a protezione dei redditi medio-bassi, fino alla totale abolizione della “tassa sulla povertà. Il taglio del cuneo fiscale e contributivo dovrà essere il volano per creare i margini per garantire ai lavoratori e alle imprese una contrattazione collettiva di qualità, basata su un minimo retributivo tabellare di almeno 9 euro e su tutto un sistema di tutele per i lavoratori di cui, ad oggi, la maggior parte dei Ccnl sono sforniti. Fondamentale è anche destinare le risorse necessarie al rinnovo dei contratti pubblici per adeguare il potere d’acquisto alle dinamiche inflazionistiche". Dalla tax compliance, aggiunge, "dovrebbe arrivare un tesoretto di 2,2 miliardi da spendere per la riduzione della pressione fiscale nella prossima Legge di Bilancio. Ci auguriamo che dette risorse siano effettivamente impiegate per garantire detto fine e che sia incoraggiato - tramite un conto di debito per imposte e contributi sospesi - il comportamento virtuoso di aziende che, nonostante periodi di crisi temporanei, si impegnino a preservare i livelli occupazionali e retributivi", conclude Margiotta.