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Angelo Cremonini, presidente del Gruppo Olitalia: “È stato mio padre che per primo, oltre quaranta anni fa, ebbe l’intuizione di credere nel valore dell’olio, prodotto simbolo della nostra tradizione italiana, e da lì, strada ne abbiamo fatta"

Olitalia presenta il suo primo report di sostenibilità

Olitalia, azienda italiana specializzata nel confezionamento e nella distribuzione di oli extravergini, di oliva, di semi e da frittura, che vengono commercializzati da più di 40 anni in oltre 120 Paesi nel mondo, ha pubblicato oggi il suo primo Report di Sostenibilità per il 2022. “È stato mio padre che per primo, oltre quaranta anni fa, ebbe l’intuizione di credere nel valore dell’olio, prodotto simbolo della nostra tradizione italiana, e da lì, strada ne abbiamo fatta - ha dichiarato Angelo Cremonini, presidente del Gruppo Olitalia - Da una piccola sede nel cuore dell’Emilia-Romagna, culla dell’industria alimentare italiana, siamo arrivati in oltre 120 Paesi, in tutti e cinque i continenti, con un fatturato record di 269 milioni di euro e una produzione di 91 milioni litri di olio”.

Di seguito alcuni dei punti principali del Report di Sostenibilità 2022 di Olitalia: all’interno dell'azienda, Olitalia Innovation Lab (Oil) è uno spazio, con cucina professionale, destinato alla formazione e ai progetti di innovazione di prodotto. Negli ultimi anni, l’azienda ha investito in modo consistente in tecnologia, impiantistica e software, per offrire ai mercati elevati e costanti livelli di qualità e sicurezza e migliorare il valore nutrizionale dei prodotti. L’impianto di ultima generazione è uno dei pochi in Italia ad avere un sistema 'Quality Controlled Temperature'. All’interno dei serbatoi coibentati, in cui è conservato l’olio extra vergine di oliva, viene mantenuta costante una temperatura che oscilla tra 16 e 18 C°. Il nuovo '2 Steps Low Temp Filter', inoltre, aiuta a mantenere una temperatura costante durante l’intero processo di filtrazione, evitando gli shock termici tipici del processo di filtrazione classica.

Nel corso degli anni Olitalia ha sviluppato una forte interdipendenza con i fornitori (l’84% dei quali è italiano), con rapporti duraturi a garanzia della distintività dei prodotti, per contribuire al miglioramento del sistema agroalimentare, delle condizioni di lavoro dei produttori e dell’innovazione nella catena del valore. A tutti i fornitori viene richiesto di firmare il Codice di Condotta aziendale e di attenersi alle regole e ai principi in esso contenuti. Olitalia conta 127 dipendenti, di cui l’88% assunti a tempo indeterminato e il 26% in azienda da oltre 20 anni ed è dotata di un Codice Etico contenente linee guida e principi alla base dell’operato dell’azienda e dei suoi dipendenti. Nel 2022, oltre alla formazione obbligatoria e a quella riservata agli apprendisti, sono state erogate 1.243,5 ore di formazione, per una media di circa 10 ore per dipendente. Olitalia promuove una politica di work-life balance e di accesso ai sistemi di flessibilità lavorativa per supportare i dipendenti, soprattutto nei momenti fondamentali della propria vita.

La sostenibilità per Olitalia abbraccia anche l’aspetto delle relazioni con la comunità locale, per cui l’azienda fornisce il suo sostegno attraverso partecipazioni, donazioni e sponsorizzazioni allo sviluppo e al miglioramento delle condizioni locali: in particolare si è impegnata concretamente con donazioni ad associazioni sportive, legate alla crescita educativa di bambini e ragazzi e ad eventi di sensibilizzazione. Dal 2018 l’acquisto di energia elettrica di Olitalia proviene da fonte rinnovabile (garantita da un certificato di 'Garanzia d’origine') e da due impianti fotovoltaici, che forniscono complessivamente una potenza pari a 377,85KW: ogni Kw prodotto con fonte fotovoltaica evita di bruciare 0,25Kg di petrolio, risparmiando l’emissione in atmosfera di 0,3-0,7kg di CO2.

A partire da novembre 2018 è iniziato il processo di sostituzione delle lampade dello stabilimento produttivo con sistema a Led, che ha interessato successivamente anche i magazzini e gli uffici. Tutti gli impianti dello stabilimento produttivo sono dotati di software e sistemi ad alta efficienza, con risparmio energetico (sistemi “start and stop”, motori a velocità variabile, inverter), oltre all’adozione della metodologia “Lean Manufacturing” che consente di ottimizzare i processi produttivi. Dal 2019 viene recuperato il calore dei macchinari, limitando così il consumo di gas, per consentire il riscaldamento invernale dello stabilimento, che nel 2021 si è anche dotato del raffrescamento nei mesi estivi, mediante raffreddatori evaporativi, che consentono una climatizzazione con consumi energetici molto contenuti.

A partire dal 2011, grazie ad un miglioramento nella gestione operativa delle linee per la produzione di bottiglie in Pet (tutti i formati), si sono ridotti più della metà i quantitativi di sfrido di preforme e nel 2013 è stato effettuato il passaggio a nuova bottiglia in vetro Evolution. Questo passaggio ha permesso un vantaggio di risparmio di materie prime e di ottimizzazione della logistica; infatti, a seconda del formato si arriva ad un aumento fino al 17% di bottiglie in più in ogni pallet.

Olitalia è stata la prima azienda olearia ad aderire a Coripet, Consorzio Volontario riconosciuto dal ministero dell'Ambiente, la cui mission consiste nel gestire direttamente il fine vita delle bottiglie in Pet immesse sul mercato. Nel 2018 è stato lanciato il progetto “Plastic No More” per ridurre sempre di più l’impatto ambientale dell’azienda. Dal 2022 tutte le bottiglie da un litro della linea Olio di semi e prodotti per frittura, a marchio Olitalia, sono prodotte con 100% plastica a uso alimentare riciclata (R-Pet) da filiera controllata italiana Coripet, con un beneficio di circa 5.5 milioni di bottiglie da 33 gr su base annua, ed eco-pack Bag-In-Box di Frienn con una riduzione di plastica dell’85%, pari a 45.000 Kg all’anno. Per migliorare la gestione dei propri rifiuti, Olitalia ha avviato alcuni progetti, tra cui: il progetto olio esausto in collaborazione con il Conoe attraverso una formazione dedicata al settore food service.

Per quanto riguarda gli obiettivi per il futuro (2023-2028), l’azienda istituirà un comitato di sostenibilità e introdurrà la figura del Sustainability Manager in organigramma, oltre a realizzare progetti di stakeholder engagement. Darà il via a un accreditamento ministeriale del panel di assaggio interno dell’olio extravergine d’oliva e definirà un piano di auditing e di valutazione dei fornitori strategici sulla base dei criteri Esg. Dal punto di vista Sociale, Olitalia coordinerà il focus group olivicolo che coinvolge tutta la filiera olivicola dell’Emilia-Romagna per lo sviluppo di un piano olivicolo regionale. Inoltre, implementerà il piano di welfare aziendale e un piano di crescita professionale delle dipendenti donne e di un sistema di gestione della parità di genere.

L’azienda proseguirà, infine, nel suo impegno per la salvaguardia dell’Ambiente, in particolare con: riduzione dell’impatto di CO2 generato dalle linee di prodotto principali; sviluppo di una campagna di sensibilizzazione sul corretto smaltimento dell’olio esausto; implementazione del progetto “Plastic No More”; valutazione energetica per definire eventuali aree di recupero energetico; installazione di un nuovo impianto fotovoltaico con una potenza di circa 900 KWh e valutazione della fattibilità del progetto “comunità energetica”.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Sostenibilità

Carbon capture, buone notizie dalla Germania

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Foto di Horst Joachims

Tecnologie come quella della carbon capture rappresentano un tassello fondamentale della lotta al riscaldamento globale. Se perfezionati, questi dispositivi possono infatti ingabbiare l’anidride carbonica prodotta dall’uomo, riducendo il potenziale inquinante di molte delle nostre attività. Un gruppo di ricerca dell’Università di Düsseldorf ha risposto all’appello con una proposta originale. Gli scienziati avrebbero sintetizzato un nuovo composto, che potrebbe rendere molto più efficienti i processi di cattura dell’anidride carbonica. Lo studio è stato pubblicato su “Nature Communications”.

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Sostenibilità

Agricoltura, Farming for Future: su quella biologica bene...

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L’agricoltura biologica in questi giorni è in primo piano nel dibattito europeo

Agricoltura, Farming for Future: su quella biologica bene monito Corte dei Conti europea

L’agricoltura biologica in questi giorni è in primo piano nel dibattito europeo. La Corte dei Conti europea, infatti, ha posto l’accento su un nervo scoperto della politica agricola comune, in attesa di una riforma complessiva del sistema agricolo a cui sarà chiamata la nuova legislatura europea. La Fondazione Farming for Future "guarda con attenzione alla relazione della Corte perché ha messo a fuoco l’importanza di prevedere politiche di lungo respiro che tengano conto anche degli obiettivi ambientali e di mercato".

La Corte, infatti, ricorda la Fondazione, "ha espresso preoccupazioni riguardo al sostegno di Bruxelles all’agricoltura biologica, evidenziando le carenze strategiche e l’assenza di obiettivi definiti per il 2030, in un mercato che rimane ancora confinato a una nicchia. In tale scenario, anche la PAC è stata posta sotto i riflettori della Corte, accusata di non soddisfare a pieno gli obiettivi ambientali e climatici dell'Ue, in particolare per quanto riguarda i piani nazionali. In risposta, la Commissione ha confermato il proprio sforzo nel perseguire gli obiettivi legati allo sviluppo dell’agricoltura biologica, nonostante i fattori esterni, come la guerra in Ucraina, che ne stanno rallentando il progresso".

In questo contesto, partendo da un’analisi di ciò che serve per definire una politica agricola europea davvero efficace per sviluppare il settore primario, la Fondazione Farming for Future, nata con il supporto del CIB-Consorzio Italiano Biogas, offre una strada che si propone di integrare agricoltura, industria e ricerca attraverso un percorso condiviso con tutti gli attori chiamati ad attuarla.

“La Fondazione si concentra sugli strumenti concreti che permettono all’agricoltura di abbattere le emissioni piuttosto che le produzioni, chiamando in causa tutti coloro che dovranno farsi carico della sfida.”, commenta la Presidente Diana Lenzi. “Se tutti siamo d’accordo con l’obiettivo di ridurre le emissioni e l’uso della fertilizzazione di sintesi, la ricetta per raggiungere questa sfida a mio avviso non risiede tanto ad esempio nell’estensione delle aree dedicate al biologico, ma in un cambio di paradigma nella gestione del suolo e nella filiera di produzione agricola che, come propone la Commissione, deve guardare tutto il percorso, dal campo alla forchetta”.

Le sfide del settore primario sono molteplici e su più campi: quello alimentare, energetico e digitale. Come ogni “transizione multipolare” bisogna valorizzare tutte le risorse già esistenti per poter accelerare il percorso con il minor costo per coloro che devono attuarla. In questo senso, il modello proposto dalla Fondazione può essere letto da diverse angolazioni. Partendo da ciò che residua, ad esempio, dal processo di digestione anaerobica per la produzione di biogas e biometano otteniamo il digestato. Un sottoprodotto che ha dimostrato di essere un ottimo fertilizzante organico e di svolgere un ruolo cruciale per la fertilità dei suoli, che potrebbe fornire un supporto prezioso anche in agricoltura biologica.

Per questo motivo nel monito della Corte, la Fondazione riconosce anche un richiamo all’impianto generale su cui la Farm to Fork pone la sua ratio. “La sfida per l’agricoltura biologica europea per svilupparsi efficacemente deve considerare le agricolture che si svolgono nei diversi Stati, proponendo misure che rappresentino davvero una sintesi delle esigenze, attraverso approcci replicabili. Partendo dall’esperienza italiana e dal modello che abbiamo costruito possiamo davvero ridurre le emissioni, preservando la competitività del settore. Il digestato, in questo senso, così come la diffusione di pratiche innovative che consentono di ridurre gli input per unità di prodotto finito, rappresentano una soluzione chiara. Con il lavoro della Fondazione che spinge sulla ricerca e sul trasferimento tecnologico e di esperienze in ambito agricolo, auspichiamo di poter diffondere e ampliare la voce degli agricoltori italiani affinché la prossima Commissione europea e il lavoro del nuovo Commissario Hansen portino a importanti passi in avanti e un cambio netto di rotta. Solo partendo da ciò che c’è e funziona si possono costruire politiche efficaci, volano per gli investimenti e per lo sviluppo. La riforma della PAC non è esclusa da questa riflessione. E’ fondamentale che l’agenda europea adotti una visione strategica di lungo periodo, che guardi ai diversi mercati a cui si rivolge l’agricoltura per costruire un settore efficiente ed equo, in grado di affrontare le sfide future”, conclude Lenzi.

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Sostenibilità

Come si comunica la sostenibilità? Il valore di un report...

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L'intervento di Livio Livi, fondatore di SostenibileOggi

Livio Livi, fondatore SostenibileOggi

Un bilancio di sostenibilità agile, flessibile, che usi un linguaggio in grado di arrivare ai diversi portatori di interessi. Livio Livi, una vasta esperienza come Amministratore ed Executive nel settore energetico e uno dei fondatori del progetto SostenibileOggi, analizza il complesso momento storico delle aziende, chiamate a fare un passo in avanti sulla comunicazione della sostenibilità, in corrispondenza con l’entrata in vigore della direttiva CSRD. Non basta più quindi reperire delle informazioni sulla sostenibilità, c’è uno step da compiere in termini di comunicazione.

"È un passaggio indispensabile. Si deve far capire appunto che non è sufficiente il reperimento delle informazioni ma che queste vanno a loro volta comunicate al meglio. Siamo in momento di trasformazione, con due motori di cambiamento: uno è tecnologico, la tecnologia cambia il nostro modo di produrre, c’è la digitalizzazione della nostra società con l’IA che modifica il modo di relazionarsi e reperire informazioni ma ci sono diverse tecnologie – nanotecnologie, neuroscienze, genetica – che assieme stanno cambiando il nostro contesto", spiega Livi.

La trasformazione avviene in tutti i settori in tutto il mondo, in contemporanea. "C’è anche una rivoluzione culturale, sintetizzata nella parola “Sostenibilità”, cui mettere mano: capire come sono cambiati i valori, le aspettative, i comportamenti degli individui e delle comunità nel senso di un diverso equilibrio con l’ambiente, le comunità sociali ed economiche. È fondamentale per la loro credibilità che le aziende sappiano dimostrare di saper gestire questo cambiamento, rendendolo un’occasione di sviluppo".

Non c’è questo tipo di comprensione anche nelle grandi aziende? "Questo passaggio storico va vissuto da parte delle imprese in modo positivo. E quindi, si deve saper comunicare i risultati raggiunti nella giusta direzione. Questa comunicazione deve avvenire a 360 gradi, sia internamente, per guidare il management interno e i dipendenti, ma anche esternamente, ossia verso chi ha delle relazioni aperte con l’azienda, ossia le istituzioni, i fornitori, i clienti".

L'intervista completa su SostenibileOggi.it

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