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COMUNITÀ EBRAICA e CITY ANGELS insieme per gli Afghani

Una raccolta di beni di prima necessità per i profughi afghani e anche per i senzatetto milanesi: è l’iniziativa che si terrà domenica 19 settembre, dalle 10 alle 18, davanti al Memoriale della Shoah.

L’evento filantropico nasce per iniziativa di Milo Hasbani, Presidente della Comunità ebraica di Milano. Che ha coinvolto i City Angels, il Memoriale e tre significative organizzazioni umanitarie dell’ebraismo milanese: il Volontariato Federica Sharon Biazzi e i movimenti giovanili Hashomer Hatzair e Bené Akiva.
Hasbani dice che “abbiamo scelto la data del 19 settembre perché quest’anno cade alla vigilia di Sukkot, la festa delle capanne. Un’importante festività ebraica che ricorda la difficile permanenza degli Ebrei nel deserto dopo la fuga dall’Egitto e la precarietà della vita”. E aggiunge: “Ringrazio l’amico Mario Furlan per voler sempre a suo fianco la Comunità Ebraica, e per darci l’opportunità di fare del bene al nostro prossimo”.

Mario Furlan, fondatore dei City Angels, dichiara: “Da anni organizziamo eventi di solidarietà con gli amici della Comunità ebraica milanese, e siamo felici di realizzare insieme questa nuova, bella iniziativa. Che contiene un potente messaggio di fratellanza universale: aiutiamo chiunque, da qualunque parte del mondo venga. La raccolta servirà sia ai profughi afghani, sia ai senzatetto di Milano. Italiani e immigrati, senza alcuna distinzione.”

La raccolta avrà luogo in piazza Safra, davanti ad un luogo dal fortissimo contenuto morale: il Memoriale della Shoah-Binario 21. Un posto che ricorda una tragedia immane, e che il 19 settembre sarà il punto di riferimento per chi vuole aiutare gli ultimi.

L’appello ai milanesi è di portare vestiti, biancheria intima, coperte, acqua e bevande (non alcoliche), cibo a lunga conservazione e prodotti per l’igiene personale (sapone, bagno schiuma, shampoo, spazzolini, dentifricio…).

L’obiettivo e la speranza della Comunità ebraica milanese è raggiungere gli ottimi risultati raggiunti con la raccolta del 17 gennaio 2021 con i City Angels a favore dei senza fissa dimora. Ricordiamo poi che lo scorso aprile la Comunità ebraica, insieme con il Volontariato Federica Sharon Biazzi e i City Angels, aveva preparato e donato 600 pasti ai senzatetto di Milano.


Alle ore 12 in piazza Safra Milo Hasbani, Mario Furlan e Roberto Jarach, Presidente del Memoriale della Shoah,porteranno il loro saluto e il loro ringraziamento alle associazioni coinvolte e ai milanesi presenti.

Animato da un’indomabile passione per il giornalismo, Junior ha trasceso il semplice ruolo di giornalista per intraprendere l’avventura di fondare la sua propria testata, Sbircia la Notizia Magazine, nel 2020. Oltre ad essere l’editore, riveste anche il ruolo cruciale di direttore responsabile, incarnando una visione editoriale innovativa e guidando una squadra di talenti verso il vertice del giornalismo. La sua capacità di indirizzare il dibattito pubblico e di influenzare l’opinione è un testamento alla sua leadership e al suo acume nel campo dei media.

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Attualità

Blake Lively e Justin Baldoni, scontro giudiziario a Hollywood: l’attrice ottiene un...

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Una vicenda che intreccia accuse gravi, contrattacchi e il timore che dettagli intimi finiscano in pasto alla stampa. Sembra un romanzo drammatico, invece è un fatto reale: Blake Lively, in lotta legale contro il regista e attore Justin Baldoni, ha ottenuto un parziale successo per tenere al sicuro alcune informazioni delicate. Non un trionfo definitivo, ma un primo passo per impedire che conversazioni private e dati strettamente personali possano raggiungere un pubblico affamato di scandali.

È una disputa che si sta consumando nei corridoi di un tribunale federale, dove Lively ha denunciato Baldoni con pesanti accuse di molestie sessuali e ritorsione. Come se non bastasse, Baldoni ha scelto di contrattaccare, portando in causa lei e Ryan Reynolds per diffamazione. Un intreccio complicatissimo di accuse incrociate, punteggiato da strategie legali sofisticate e decisioni giudiziarie che potrebbero fare giurisprudenza. Il giudice Lewis Liman, pochi giorni fa, ha parzialmente accolto la richiesta di Lively di mantenere “solo per gli avvocati” alcuni materiali di divulgazione. Parliamo di messaggi, piani e appunti creativi che Baldoni vorrebbe introdurre come prove per sostenere le proprie ragioni.

Perché mai limitare l’accesso soltanto ai legali?

La motivazione, in fondo, è semplice: proteggere segreti commerciali, piani di marketing, questioni di salute e persino i sistemi di sicurezza dell’attrice, che sarebbero esposti a un rischio enorme se condivisi liberamente. Senza dimenticare l’aspetto ancora più delicato: la salvaguardia di terzi estranei alle diatribe giudiziarie, i cui dati riservati potrebbero emergere involontariamente e generare danni irreparabili.

L’incubo della fuga di notizie aleggia come un’ombra su tutta la vicenda. Il giudice Liman ha sottolineato che quando in gioco ci sono star, addetti stampa e un case ufficiale di accuse pesanti, il pericolo di rivelazioni non autorizzate si alza vertiginosamente. Ciò che in teoria resta “riservato” rischia di finire nel circolo dei pettegolezzi – soprattutto all’interno della comunità artistica, dove una semplice allusione può devastare carriere e reputazioni.

Gli avvocati di Baldoni, dal canto loro, ammettono la necessità di proteggere materiale sensibile ma contestano l’idea di una condivisione esclusiva fra legali. Ritengono che un simile muro possa rallentare il processo, generando inevitabili attriti e continui ricorsi al giudice su ciò che dev’essere tenuto segreto e ciò che può essere trasmesso ai rispettivi clienti. Il tribunale, però, ha scelto un equilibrio: ha accolto alcuni punti avanzati dalla difesa di Lively ma non tutti. Ha fissato paletti precisi: niente divulgazioni che possano causare danni “significativi”, con un margine piuttosto ridotto di interpretazione.

Per ora la bilancia pende leggermente dalla parte dell’attrice, anche se il conflitto legale resta aperto e denso di sfumature da chiarire. Noi continuiamo a seguire l’evoluzione di questo caso sui generis, convinti che la verità, qualsiasi essa sia, emergerà tra i faldoni legali e la fermezza di chi vigila sul rispetto della riservatezza. Non è una storia con un vincitore annunciato, ma un racconto che si aggiorna di ora in ora, in un palcoscenico giudiziario dove la tensione è tutt’altro che scesa. E alla fine, la domanda chiave resta: fino a che punto si spingerà questo duello, e cosa accadrà se i segreti di Hollywood dovessero varcare i confini di quell’aula di tribunale?

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Attualità

Ian McKellen e la bellezza di dire: «Basta paura, siate voi stessi, e fatelo forte»

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Parliamoci chiaro. Non è mica roba da poco, eh. Non è roba che capita tutti i giorni che uno come Ian McKellen – uno che ha fatto Gandalf, che è stato Magneto, che ci ha fatti sognare davanti allo schermo con quel suo sguardo che buca tutto – decida di mettersi lì, a cuore aperto, e dire ai ragazzi: oh, smettetela di nascondervi, basta con le bugie, basta con la paura di mostrare chi siete davvero.

Perché sì, lui che il palco lo conosce bene, lui che il cinema lo vive da una vita, sa che questa roba qua – dire al mondo “io sono così”, senza scuse, senza vergogna – è una cosa potente. Che ti scuote dentro. Una roba che cambia tutto. E allora Ian, che di certo non aveva bisogno di farlo (poteva starsene tranquillo, vivere sereno, senza farsi problemi), ha deciso invece di metterci la faccia e dire ai giovani attori gay che devono uscire fuori, devono respirare profondamente e gridare con forza quello che sono. Senza timori.

Non è facile, certo che non lo è. Ma è proprio questa la bellezza, no? Che lui ha avuto il coraggio di farlo per primo, anni fa e ora vuole che gli altri non sprechino tempo a vivere una vita a metà. Che bello sarebbe, se tutti avessero quel coraggio. Se smettessimo tutti quanti di nasconderci dietro maschere inutili. Ecco perché lui parla, con tutta la sua anima, con tutta la sua sincerità. Perché vuole scuotere qualcosa dentro di noi. E chissà che non ci riesca davvero.

La domanda che ci poniamo è: perché una figura così popolare dovrebbe occuparsi di un tema tanto intimo? Noi crediamo che la forza di McKellen non stia solo nel suo talento, ma nella volontà di usare il suo status per spronare chi vive momenti di incertezza. I consigli “conservativi” di certi agenti, secondo lui, non fanno altro che frenare la libertà individuale, creando una cappa di timori infondati.

Un’icona del cinema che parla di equità

Era il 1988, figurati, mica ieri. Ian aveva 48 anni. Non venti, non trenta, quarantotto. Un’età in cui, cavolo, ci pensi cento volte prima di cambiare tutto e dire: «eccomi qua, questa è la verità, che vi piaccia o no». E l’ha fatto proprio alla radio, capisci? Così, senza nascondersi, davanti a tutti quelli che ascoltavano il programma Third Ear della BBC. E non erano tempi semplici, eh. In Inghilterra giravano certe leggi, roba assurda, roba che ti faceva venir voglia di sparire invece che mostrarti per quel che eri. Ma lui niente, testa alta e cuore aperto. E oggi, pensa, dopo tutto questo tempo, quella sua scelta è ancora viva, forte, importante. Ancora ci fa emozionare.

Poi, sai, Ian parla di cose vere. Cose dure, scomode. Tipo il matrimonio gay che qualcuno, dall’altra parte dell’oceano, vorrebbe addirittura vietare. Lui dice: guardate che non siamo mica arrivati. Che non basta guardarsi intorno e dire «va tutto bene». No, ci vuole attenzione, ci vuole cura. Bisogna sempre tenere gli occhi aperti, perché altrove—fuori dal Regno Unito—certe battaglie sono ancora da vincere, certe porte restano chiuse, certi muri restano alzati. Lui però non vuole spaventare, non vuole deprimere nessuno. Anzi, vuole che arrivi il giorno in cui non importerà più chi ami, quando i pregiudizi saranno solo ricordi lontani. Che bello sarebbe quel giorno, vero?

La mancanza di rappresentanti dichiarati

Ci colpisce la riflessione di McKellen su vari ambiti della società: da un lato, ricorda come non si sia ancora visto un primo ministro apertamente gay nel Regno Unito, e dall’altro fa notare che neppure agli Oscar per il miglior attore è mai emerso un vincitore omosessuale dichiarato. E poi c’è il mondo del calcio: quanti giocatori di Premier League scelgono di nascondersi, un po’ per pressioni esterne e un po’ per paura di perdere contratti?

Secondo McKellen, il primo atleta di punta a fare coming out potrebbe diventare una celebrità di dimensioni globali, con sponsor pronti a sostenerlo. Questo, a suo dire, dimostrerebbe che il coraggio di mostrarsi per come si è non provoca rovine, bensì opportunità.

Una spinta che va oltre lo spettacolo

In tutto questo, il messaggio chiave è chiaro: “Non ho mai incontrato nessuno che si sia pentito di aver fatto coming out”. È una frase che tocca un nervo scoperto, perché il timore del giudizio – soprattutto se si è sotto i riflettori – può essere tremendo. Lui stesso ammette di avere rimpianti per non aver dichiarato prima la propria identità, anche perché, come sottolinea, “nascondersi è sciocco”.

Noi siamo convinti che le parole di McKellen non parlino solo agli attori, ma a voi che forse leggete e vi interrogate su come gestire la vostra storia personale. Gli agenti, la famiglia, i pregiudizi? Tutto questo pesa, ma un gesto di verità può aprire orizzonti inattesi. L’obiettivo non è solo la soddisfazione personale: è anche un segnale di cambiamento per un mondo che, ancora oggi, fatica ad accettare la ricchezza delle differenze. E se un attore simbolo del teatro britannico può darvi la spinta a essere voi stessi, forse è il momento di lasciare al buio ogni esitazione.

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Attualità

Papa Francesco, nuova espressione di gratitudine nel testo destinato all’Angelus

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Nel bollettino diffuso ieri, si segnala un leggero progresso e una buona reazione alle terapie.

“Notte serena per Papa Francesco”, che anche in questa domenica 9 marzo porta avanti le cure contro la polmonite bilaterale insieme alla fisioterapia motoria e respiratoria. Lo comunica la Sala stampa vaticana in un aggiornamento sulle condizioni di salute del Pontefice, ricoverato al Gemelli dal 14 febbraio scorso. Il Papa prosegue con la ventilazione alternata: di giorno viene sottoposto a ossigenazione ad alti flussi, mentre la notte riceve una ventilazione meccanica non invasiva attraverso una maschera che copre naso e bocca, favorendo un riposo più tranquillo.

Questa mattina il segretario di Stato, card. Pietro Parolin, e il sostituto, mons. Edgar Pena Parra, hanno nuovamente fatto visita al Pontefice, per aggiornarlo sulla situazione in Vaticano e sull’attività della Chiesa a livello mondiale. È la terza volta che Parolin e Pena Parra raggiungono il Papa al Gemelli.

Riguardo alle voci secondo cui a Santa Marta sarebbero in corso lavori di adattamento nella residenza del Pontefice per una possibile convalescenza post-dimissioni, fonti vaticane dichiarano che “allo stato attuale non ci sono modifiche in atto”.

La Sala stampa del Vaticano ribadisce che questa sera è assai improbabile un nuovo bollettino medico sullo stato di salute del Papa, ma intorno alle 18 verranno fornite informazioni aggiornate sulla giornata. Viene inoltre confermato che l’umore del Pontefice resta positivo. Un nuovo incontro con i medici che seguono il Papa al Gemelli “non è imminente”, ma “non è nemmeno da escludere”, poiché ci sono dei segnali di miglioramento clinico ma i sanitari preferiscono attendere ulteriori riscontri prima di fornire ulteriori dettagli.

Il testo scritto per l’Angelus
“Vorrei ringraziare tutti coloro che mi stanno manifestando la loro vicinanza nella preghiera: grazie di cuore a tutti! Anch’io prego per voi”, è il nuovo ringraziamento di Papa Francesco inserito nel testo per l’Angelus per la quarta domenica di seguito in forma scritta. Tre giorni fa, con grande sorpresa, Bergoglio ha voluto ringraziare chi prega per lui tramite un breve messaggio audio in piazza San Pietro prima della recita del rosario: un contributo di poco meno di venti secondi, in cui si è colto lo sforzo del Papa e la sua voce debole e affaticata.

“Nel mio prolungato ricovero qui in Ospedale – continua Bergoglio – anch’io sperimento la sollecitudine del servizio e la dolcezza delle cure, specialmente da parte dei medici e degli operatori sanitari, che ringrazio di cuore”. “E mentre mi trovo qui, penso a quante persone si prendono cura degli ammalati, divenendo per loro un segno della presenza del Signore. Abbiamo bisogno di questo, del ‘miracolo della tenerezza’, che sostiene chi si trova nella prova, portando un po’ di luce nella notte del dolore”.

Il Pontefice rinnova il suo appello per la pace: “Insieme continuiamo a pregare per ottenere il dono della pace, in particolare per la martoriata Ucraina, per la Palestina, per Israele, per il Libano, per il Myanmar, per il Sudan e per la Repubblica Democratica del Congo”. “In particolare,” scrive, “ho appreso con preoccupazione della ripresa di violenze in alcune zone della Siria: auspico che si concludano definitivamente, rispettando tutte le componenti etniche e religiose della società, in special modo i civili”. “Vi affido tutti alla materna intercessione della Vergine Maria. Buona domenica e arrivederci”, conclude.

Ultimo bollettino
Le condizioni cliniche del Pontefice, come indicato dall’ultimo bollettino medico di ieri sera, sono rimaste stabili negli ultimi giorni e confermano una buona risposta alle terapie. È stato osservato dunque un miglioramento progressivo, seppure lieve. Il Papa non ha mai presentato febbre, e si segnalano miglioramenti negli scambi gassosi; gli esami ematochimici ed emocrocitometrici risultano stabili. I medici, per consolidare nei prossimi giorni i risultati positivi registrati finora, mantengono una prognosi prudenziale. Fonti vaticane sottolineano che il pericolo di nuove criticità non è ancora del tutto scongiurato.

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