Caserta, due bimbi scomparsi nel Parco della Reggia: ritrovati
Tragico evento alla Reggia di Caserta con lieto fine, due bambini sono scomparsi durante una visita al Parco Reale insieme ai propri genitori. Immediato l’intervento della polizia che ha avviato tempestivamente le ricerche con i familiari, a bordo della navetta della ATC che opera all’interno del Parco per il trasporto delle persone.
È successo intorno alle 15, molti passanti hanno offerto il proprio aiuto per cercare i bimbi nei vari tragitti del Parco Reale non facilmente accessibili. Dopo due ore il ritrovamento e la gioia dei genitori che hanno ringraziato tutti i presenti per il prezioso sostegno.
“Sono state le ore più lunghe della nostra vita, girarsi e non ritrovare più i propri bambini è straziante e non lo auguro a nessuno. Il nostro ringraziamento va a tutti i passanti che ci hanno aperto il cuore, offrendoci il loro aiuto. Grazie anche alle forze dell’ordine per l’intervento e a tutto il personale della Reggia di Caserta”, commenta la madre dei due piccoli.
Lieto fine, dunque, per una scomparsa che per oltre due ore ha sconvolto e lasciato tutti con il fiato sospeso. La Reggia di Caserta, grazie alla sorveglianza e all’attenzione del personale predisposto alla sicurezza, resta quindi un luogo sicuro e accogliente dove trascorrere una giornata all’insegna della cultura e della storia che il nostro Paese ha da offrire.

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Cronaca
Non smetterò mai di cercarti, il memoir di Chiara Tramontano che trasforma il lutto in...

Entriamo insieme in questa storia, perché riguarda più di una famiglia: parla di come ci aggrappiamo agli affetti quando il resto crolla. Il 13 maggio 2025 arriverà in libreria Non smetterò mai di cercarti. Ogni parola è un passo verso di te, Giulia, firmato da Chiara Tramontano e pubblicato da Cairo Editore. Avete già visto la copertina? Due sorelle sorridenti, abbracciate. Sembrano dirci: “Ehi, restiamo insieme anche adesso”.

Fa impressione pensare che l’annuncio sia caduto il 2 maggio, giorno in cui Giulia avrebbe compiuto 31 anni. Una data scelta, non capitata. Noi la sentiamo come un modo per dire: il compleanno non si cancella, si trasforma.
Dalla scomparsa alle aule di giustizia
Fermiamoci un attimo. 27 maggio 2023: Giulia Tramontano, sette mesi di gravidanza, sparisce da Senago. In quei primi giorni ci siamo tutti aggrappati alla speranza, poi la cronaca ha fatto il suo corso. L’inchiesta ha ricostruito un femminicidio con premeditazione: l’ex compagno Alessandro Impagnatiello, il veleno per topi tentato per settimane, le coltellate, il corpo nascosto e dato alle fiamme. Nel 2024 la Corte d’Assise di Milano ha condannato Impagnatiello all’ergastolo.
A raccontarlo, lontano dai titoli dei giornali, è ora Chiara, sorella minore di due anni. Lo fa mettendoci la faccia e la penna. Nel memoir riviviamo quei giorni di ricerche, le notti senza sonno, il telefono che squilla e non dà buone notizie. Ma troviamo anche i ricordi felici che precedono tutto: litigi minuscoli, settimane di mare, confidenze fatte nella stanza condivisa da bambine.
«La tua storia, la nostra, il dolore che vivono i familiari di una vittima di femminicidio», scrive Chiara. Non un’inchiesta, piuttosto un grido che parte dal cuore e arriva in tribunale, passando per l’intimità di una casa improvvisamente vuota.
Perché questo memoir riguarda anche noi
Lo possiamo dire? Ci tocca. Riguarda la violenza di genere, certo, ma anche la capacità di restare umani quando la cronaca diventa personale. Nel libro, Chiara mette in scena la propria trasformazione: dallo smarrimento nudo ai primi passi verso un senso di giustizia. Racconta il baratro, poi la lenta risalita: «In qualche modo Giulia c’è e ci sarà per sempre».
E noi, nel frattempo, ci chiediamo: come reagiremmo? Quante volte, davanti a un titolo tragico, tiriamo un respiro e passiamo oltre? Qui non possiamo farlo. Ci viene chiesto di restare, di ascoltare una voce che esce dal dolore e pretende attenzione.
Il percorso editoriale: date, copertina, simboli
Mettiamo in fila i fatti, perché l’emozione va bene ma i dati contano.
- Casa editrice: Cairo;
- Data di uscita: 13 maggio 2025;
- Preordini: attivi online sin dall’annuncio, tanto da spingere il volume ai vertici della categoria “morte e lutto” su Amazon;
- Copertina: foto scattata prima della tragedia; un abbraccio che oggi pesa più di mille parole.
Simboli? Tanti. Il compleanno di Giulia, la data ravvicinata al secondo anniversario del delitto, l’idea di scrivere «Ogni parola è un passo verso di te». Ogni dettaglio costruisce una piccola liturgia della memoria.
L’attesa del pubblico e il passaparola digitale
Il post su Instagram in cui Chiara annuncia il libro è una lettera aperta: «Vorrei dirti buon compleanno con leggerezza, ma non ci riesco». In poche ore, commenti e condivisioni si moltiplicano. Noi che osserviamo la dinamica social notiamo una cosa: gli utenti non si limitano a “mettere like”, scrivono storie personali, rivelano ferite simili, chiedono di non sentirsi soli.
Le testate nazionali riprendono la notizia, ognuna con il suo taglio. Alcune puntano sul coraggio, altre sull’urgenza di parlare di femminicidio. Il risultato? Il libro diventa argomento di conversazione prima ancora di arrivare su uno scaffale.
Cosa troveremo tra le pagine
Chi si aspetta un fascicolo d’indagine resterà sorpreso. Dentro c’è un memoir: ricordi privati, lettere, flashback che balzano avanti e indietro. La narrazione non è lineare, segue il ritmo dei pensieri di Chiara. Si apre con la scomparsa, va indietro all’infanzia, corre alle aule di giustizia, si arena nel silenzio di casa, riparte con un ricordo felice, torna all’autopsia, si chiude con una lettera destinata a una nipotina che porta il nome Giulia.
Qualcuno potrebbe chiedersi: è troppo intimo? Forse. Ma proprio quell’intimità ci trascina dentro. Non ci sono atti processuali integrali, niente documenti inediti da brivido: la novità sta tutta nello sguardo della sorella che parla senza filtri.
«Due anni a immaginare finali diversi, a ricostruire pezzi di te per non crollare», confessa. Noi leggiamo e sentiamo il peso della frase sulle spalle.
Dal salotto TV al Salone di Torino
La promozione è partita. Il 4 maggio Chiara ha raccontato la sua esperienza a “Verissimo”, la trasmissione che ama le confessioni a cuore aperto. L’intervista, registrata prima dell’uscita, ha mostrato un’altra faccia del progetto: la necessità di dare un senso pubblico a una tragedia privata.
Guardiamo oltre: 17 maggio, Salone Internazionale del Libro di Torino. Chiara dialogherà con il giornalista Paolo Morelli nello spazio Cairo Editore. L’ingresso sarà gratuito fino a esaurimento posti. Pensate ci sarà posto per tutti? Non scommetteremmo.
Ferite che restano aperte
Arriviamo al nocciolo. Un memoir del genere non offre risposte facili, non consola davvero. Pone domande: dove finisce la cronaca e comincia la responsabilità collettiva? Quante Giulia conosciamo senza saperlo? E noi, come comunità, che cosa facciamo perché non succeda di nuovo?
Il libro di Chiara non chiude la ferita, la tiene aperta. Ci chiede di guardarci allo specchio e domandarci che cosa può cambiare, oltre l’onda emotiva che svanisce in un clic.
Un invito a restare
Abbiamo bisogno di storie che non girino alla larga dal dolore. Non smetterò mai di cercarti lo fa con una scrittura che alterna frasi corte e fendenti a periodi più lenti, quasi esitanti. Non è una prosa pettinata: è viva, imperfetta, un po’ irregolare – come lo siamo noi quando raccontiamo qualcosa che ci brucia dentro.
E allora? Facciamo un patto: quando prenderemo in mano il libro, proviamo a non sfogliare distratti. Fermiamoci. Leggiamo. Chiediamoci che cosa possiamo fare fuori dalle pagine. Forse non potremo salvare Giulia, ma possiamo dare peso alle parole di Chiara. Ci sentiremo parte di un tentativo comune: non smettere di cercare. Parole sue, impegno nostro.
Cronaca
Blackout in Iberia, cancellati almeno quattro voli da Fiumicino

Roma, 29 aprile 2025 – Il maxi-blackout che ieri ha spento mezza penisola iberica ha già colpito i viaggiatori italiani: quattro voli in partenza da Fiumicino – tre per Lisbona e uno per Barcellona – sono stati cancellati nel pomeriggio del 28 aprile. Altri collegamenti verso Portogallo e Spagna hanno subito ritardi; il personale di Adr e le compagnie stanno riprenotando i passeggeri sui primi aerei utili tra oggi e domani.
Il Codacons ricorda che chi aveva programmato vacanze in Iberia per il ponte del Primo Maggio può rinunciare al viaggio senza penali e chiedere il rimborso completo di voli, hotel e pacchetti. «Viene meno lo scopo del contratto: i servizi acquistati non sono garantiti», sottolinea il presidente Carlo Rienzi.
Il blackout è iniziato ieri alle 12.30 locali, scollegando Spagna e Portogallo dalla rete europea. Red Eléctrica stima tempi di ripristino «tra sei e dieci ore», mentre in serata la corrente era tornata in circa metà delle abitazioni spagnole. Treni e metropolitane restano fermi in molte città, aeroporti operano a capacità ridotta.
Le cause non sono ancora chiare. Il premier Pedro Sánchez parla di «forte oscillazione nel sistema elettrico» e non esclude nessuna pista, compresa quella di un guasto a una linea ad alta tensione danneggiata da un incendio nel sud della Francia.
Per chi deve volare nei prossimi giorni l’invito è controllare lo stato del volo e, se necessario, chiedere riprotezione o rimborso. In base al Regolamento UE 261/2004 l’evento è considerato circostanza eccezionale: si ha diritto ad assistenza e rimborso, non alla compensazione economica.
A Fiumicino la situazione resta sotto osservazione. Ulteriori decisioni dipenderanno dall’evoluzione della rete elettrica iberica nelle prossime ore.
Cronaca
Il cuore di Roma e la voce di un addio: l’ultimo saluto a Papa Francesco

Oggi, un po’ tutti, abbiamo guardato Roma con occhi diversi. Un senso di vuoto nell’aria, eppure una folla incredibile che non voleva saperne di disperdersi. Un cerchio di persone e volti fin dalle prime luci del mattino, poi diventato un fiume in piena verso la Basilica di San Pietro. Voi lo avete visto, vero? Tutti, in silenzio o con sussurri di preghiera, ci siamo ritrovati a vivere una giornata che resterà incastonata nella memoria. Un addio solenne, eppure sorprendentemente vicino al nostro quotidiano. Si respirava un’aria di rispetto profondo e di semplice commozione, come se il Papa arrivato “dalla fine del mondo” fosse, in fondo, uno di casa.
Un viaggio tra la gente: la città in raccoglimento
La città eterna non si ferma quasi mai, ma in questo giorno si è fermata per davvero. Niente frenesia, niente caos assordante. Alle prime ore dell’alba, ci siamo mossi tutti verso il cuore della cristianità, attraversando varchi di sicurezza rigidi e attenti. Migliaia di agenti e volontari, tutti schierati, pronti a garantire che la processione fosse ordinata e pacifica. Alcuni parlavano sottovoce, altri stringevano un rosario tra le mani, e in tanti si scambiavano sguardi di conforto. Sapevamo che stavamo vivendo un istante di storia e lo sentivamo nelle ossa. Roma pareva avvolta in un velo di solennità, e in Piazza San Pietro si entrava quasi in punta di piedi.
Attorno a noi, una composizione umana che veniva da ogni parte del mondo. Donne e uomini di culture differenti, governanti, persone comuni, persino alcune figure note che non ti aspetteresti di vedere in una celebrazione religiosa. Julian Assange, in piedi in via della Conciliazione, scorto da chi aveva l’occhio più attento. E poi presidenti, reali, personaggi pubblici che si sono ritrovati allineati, fianco a fianco, per rendere l’ultimo omaggio al Pontefice che aveva messo la misericordia al centro di tutto.
Il rito essenziale: un cerimoniale che parla di umiltà
Non c’è stato spazio per i fronzoli. La celebrazione, iniziata alle 10:00 sul sagrato di San Pietro, ci ha ricordato che Papa Francesco amava la sobrietà e la concretezza. Il Cardinale Giovanni Battista Re è stato chiamato a presiedere la liturgia esequiale, e per noi è stato come chiudere un cerchio: fu lui, anni fa, a guidare il conclave che scelse Jorge Mario Bergoglio. Sentire la sua voce, in questa occasione, ci ha portato alla mente l’eco di un pontificato iniziato con lo storico “buonasera” dalla loggia centrale.
Voi avrete certamente notato il feretro di legno chiaro, così semplice da spiccare in mezzo a tutto il resto. Sopra, una mitria bianca e l’anello in argento che per anni ha accompagnato il Papa. Era vestito con la casula rossa – il rosso che segna eventi di grande rilevanza, quasi a ricordarci un martirio d’amore – e con il pallio bianco, a sottolineare il suo ruolo di pastore universale. In mano, un rosario: simbolo di quella devozione mariana che lo ha portato così spesso a sostare davanti all’icona della Vergine Salus Populi Romani.
Le parole del Cardinale Re hanno squarciato il silenzio. Brevi, intense, dedicate a un pontefice che, anche nella malattia, ha insistito per restare in servizio fino all’ultimo. Abbiamo ricordato la sua apparizione pasquale, fragile ma determinata: un’immagine che ci racconta la forza di un uomo che ha scelto di rimanere con la sua gente fino a quando le energie lo hanno sorretto. E, mentre l’omelia proseguiva, avvertivamo la sensazione di essere parte di qualcosa di irripetibile.
Delegazioni oltre i confini: un cordoglio mondiale
Abbiamo assistito a un raduno di rappresentanze internazionali che raramente si vede riunito in un’unica piazza. Più di 160 delegazioni, tra cui presidenti, sovrani e leader religiosi. Proprio in prima fila, l’Argentina che gli ha dato i natali e l’Italia che l’ha accolto come vescovo di Roma: da un lato il Presidente argentino Javier Milei con la sorella Karina, dall’altro il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Poi, scorrendo le altre delegazioni, spiccavano re, regine, presidenti di tanti Paesi e perfino il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky, accolto da un applauso spontaneo, in memoria degli appelli incessanti di Papa Francesco per la pace in quell’area tormentata.
Qualcuno di voi si sarà chiesto come fosse possibile che tutte queste personalità, di estrazione così diversa, si ritrovassero unite. Eppure, è successo. Insieme, con lo stesso rispetto. Abbiamo visto persino messaggi di cordoglio provenienti da Israele, a testimonianza di un Pontefice che è stato capace di allacciare legami con comunità molto differenti, sempre sul filo del dialogo e dell’inclusione.
Il commiato e il passaggio: un corteo che attraversa Roma
Verso la fine della Messa, attorno alle 12:00, un silenzio spesso ci ha fatti sussultare. L’Ultima commendatio e la Valedictio hanno segnato il congedo ufficiale. Poi, i sediari pontifici hanno preso in spalla il feretro e si sono mossi in processione all’interno della Basilica di San Pietro per un breve momento di preghiera. Lì, in quell’abbraccio solenne, abbiamo percepito un senso di sospensione, come se un pezzo di storia si fosse cristallizzato in un istante di raccoglimento.
Ma il viaggio non era finito. Subito dopo, il feretro ha lasciato la Basilica in un carro funebre. Erano le 12:28 e un corteo solenne si è incamminato verso la Basilica Papale di Santa Maria Maggiore. Lo sapevamo già: Papa Francesco aveva espresso il desiderio di riposare lì, accanto all’icona della Vergine a cui aveva dedicato più di cento visite nel corso del pontificato. Nessun protocollo standard, nessuna tumulazione nelle Grotte Vaticane. Una scelta di rottura, ma perfettamente in linea con il suo modo di essere.
Un tragitto tra storia e devozione
Noi tutti, davanti allo schermo o lungo le strade, abbiamo accompagnato il percorso del carro funebre attraverso il centro di Roma. Il tempo sembrava dilatato. Circa sei chilometri di marcia lenta, costeggiando luoghi simbolici come Piazza Venezia e il Colosseo, mentre un fiume di persone si affollava dietro le transenne. Stima di 150.000 presenti, cifre impressionanti se pensiamo alla quotidiana frenesia della Capitale. Ma, in quei momenti, la città ci è sembrata un grande santuario a cielo aperto, un insieme di volti commossi e voci sommesse.
Arrivati a Santa Maria Maggiore, verso le 12:55, ci siamo trovati di fronte a uno dei gesti più potenti di questa giornata: quaranta persone “ultime”, come lui stesso le definiva, in attesa sul sagrato. Poveri, detenuti, emarginati, migranti, tutti uniti nel tributare un omaggio finale. Avrebbero potuto restare in disparte, invece erano lì, con una rosa bianca tra le mani, come a dirci che la sensibilità di Papa Francesco non era retorica, ma vita vissuta.
Santa Maria Maggiore: la sepoltura e il silenzio
È stato un attimo, quasi un sussurro collettivo. Il feretro è entrato processionalmente, accompagnato dal canto del Magnificat. Noi, rimasti all’esterno o in ascolto, abbiamo immaginato quella scena: i canonici di San Pietro, i sediari pontifici che sostano davanti alla Cappella Paolina e quella carezza invisibile all’icona della Salus Populi Romani. Se chiudiamo gli occhi, riusciamo a vedere l’ultimo saluto di un pastore alla Vergine che aveva invocato in ogni passaggio cruciale del suo pontificato.
Alle 13:00, in forma privata, è iniziato il rito di tumulazione. Lo ha presieduto il Cardinale Camerlengo Kevin Joseph Farrell, con i familiari del Papa defunto e qualche persona indicata dal cerimoniale. In mezz’ora, tutto si è compiuto. La tomba di Papa Francesco adesso è lì, in un sepolcro di terra, coperto da una lastra di pietra ligure, con inciso semplicemente “Franciscus”. Nient’altro. A rimarcare uno stile che non sopportava eccessi o orpelli. Voleva “esequie come tutti i cristiani” e fino all’ultimo, ha ribadito la sua coerenza.
Tradizioni spezzate e nuovi orizzonti
Sappiamo che, con questa scelta, si è interrotta una tradizione lunghissima che prevedeva la sepoltura dei Papi nelle Grotte Vaticane. In passato, già alcuni pontefici avevano riposato a Santa Maria Maggiore, ma non certo in epoca recente. Ci colpisce la sua coerenza: 126 visite a quel luogo durante il pontificato, un amore profondo per quell’icona mariana che rappresenta la protezione per il popolo di Roma. Scegliere di rimanere lì per sempre è un messaggio chiaro e forse anche un modo per dirci di puntare alla semplicità del Vangelo.
La Sede Vacante: un momento di passaggio
Con la morte del Pontefice, si è aperta la Sede Vacante. Vi state chiedendo che cosa comporti? Anche noi abbiamo provato un po’ di smarrimento. Eppure, è un processo ben definito: il Cardinale Camerlengo – Kevin Joseph Farrell, come dicevamo – si occupa del governo ordinario della Chiesa, occupandosi solo delle questioni che non si possono rimandare. In un passato lontano, esisteva pure la tradizione di coniare monete con l’indicazione “Sede vacante” e lo stemma del Camerlengo, ma dal 2008 questa usanza si è interrotta, anche per decisioni di carattere economico e normativo.
Nel frattempo, le celebrazioni del Novendiale – nove giorni di preghiere in suffragio del Papa – ci accompagneranno in un clima di raccoglimento. Subito dopo, ci sarà il Conclave. E così i cardinali elettori si raduneranno, sempre con i riti e i passaggi previsti dalla Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis, per scegliere il nuovo Successore di Pietro. Un momento che, ancora una volta, richiamerà l’attenzione del mondo sull’Urbe, pronta a vivere un’altra pagina di storia.
Sicurezza e protezione: la città sotto controllo
Forse qualcuno di voi si chiede come abbia fatto Roma a gestire un afflusso di questa portata. Beh, è stato un capolavoro di coordinamento. Il Prefetto di Roma, Lamberto Giannini, ha espresso grande soddisfazione: migliaia di agenti, sistemi anti-drone, tiratori scelti e la decisione di dichiarare una vasta zona rossa intorno al Vaticano. Tutto studiato nei dettagli, per consentire a centinaia di migliaia di persone di prendere parte alle esequie in modo sicuro. 250.000 fedeli solo in piazza e altri lungo i sei chilometri del tragitto. Numeri impressionanti, ma la sensazione era di ordine e compostezza. Chi ha vissuto il flusso dall’interno racconta di controlli intensi e di una pazienza collettiva che raramente si vede.
Un’eredità che continua: la forza dei gesti
Abbiamo visto con i nostri occhi una cerimonia rinnovata rispetto agli schemi tradizionali, una liturgia più essenziale che puntava sul silenzio e sul raccoglimento. Il Cardinale Re ha insistito sulla parola “semplicità”. Lo ha fatto con l’intento di restituire a tutti l’impronta spirituale di Papa Francesco, sottolineando che il Vangelo si comunica spesso con gesti più forti di tante parole. È stata celebrata in latino, ma non sono mancate letture in diverse lingue, come l’italiano, l’inglese, il polacco e persino l’arabo, segno di una Chiesa che guarda davvero a ogni angolo della terra.
Quando la Messa è terminata, l’In Paradisum ha accompagnato la bara, e in quel momento abbiamo colto un’unità di intenti grande quanto la piazza stessa. Toccante anche la testimonianza del tenore Andrea Bocelli, che ha voluto ricordare la “disarmante bontà” di Papa Francesco. Del resto, lo abbiamo percepito: Francesco è stato amato, anche da chi non si è mai sentito vicino alla Chiesa. Ed è proprio qui che risiede il segreto del suo pontificato: farci sentire tutti un po’ parte di una casa comune.
L’abbraccio degli “ultimi”
Non possiamo dimenticare il dettaglio più potente: quei quaranta senzatetto, detenuti, persone transgender o migranti che hanno accolto la bara all’ingresso di Santa Maria Maggiore, con una rosa bianca tra le mani. Un gesto che vale più di mille discorsi, perché riassume lo stile di un Papa che ha sempre teso la mano a chi si sente escluso. Un pastore che ci ha mostrato come la Chiesa dovrebbe aprire le porte e guardare i più fragili con occhi compassionevoli. Nel vederli lì, ci siamo resi conto di come i suoi insegnamenti rimangano vivi e concreti. Ora che il feretro di Papa Francesco riposa nella navata laterale della Basilica di Santa Maria Maggiore, noi avvertiamo un senso di gratitudine e di mancanza allo stesso tempo. Gratitudine per il suo esempio, che continuerà a ispirarci anche dopo il suo trapasso, e mancanza perché quella voce così diretta non risuonerà più nella piazza la domenica. Tuttavia, il suo messaggio di vicinanza agli emarginati, di servizio umile e di pace non scomparirà con lui. Continuerà a risuonare in ogni singolo angolo del mondo.
Chissà come reagirete voi a tutto questo. Forse qualcuno sentirà il bisogno di pregare, altri di riflettere sulla testimonianza di un pastore che ha saputo segnare un’epoca, in un momento storico così complesso. Forse, come lui ci ha insegnato, anche noi ci domanderemo che cosa significhi prendersi cura delle persone più fragili, senza inseguire i clamori e i riflettori. Siamo davanti a un passaggio cruciale, un periodo di Sede Vacante che ci porterà a un nuovo Pontefice. Eppure, non riusciremo a dimenticare l’impronta di Francesco, la sua passione per i “margini”, il suo invito a raggiungere la periferia dell’anima.
Potremo ricordare questa giornata come un addio formale, ma è stata molto di più: un momento in cui l’intera comunità umana si è unita attorno a un unico dolore e a un’unica speranza. Non c’è retorica che tenga, solo l’immagine di una folla immensa che si è stretta attorno a un feretro di legno chiaro e a una storia di fede vissuta con audacia. Ora che la luce del giorno si è spenta su Roma, resta viva la fiamma della gratitudine per un Papa che ha saputo parlare con onestà e amore a chiunque. Non è retorica: lo abbiamo visto con i nostri occhi. E finché custodiremo la sua eredità nel cuore, il ricordo di Francesco continuerà a camminare con noi, passo dopo passo, come una guida verso un mondo un po’ più umano.
Cronaca
Carlos Santana ricoverato per malore disidratazione a San Antonio il tour prosegue

Un episodio di preoccupazione ha coinvolto ieri sera il Majestic Theater di San Antonio, Texas, dove si stava preparando a esibirsi Carlos Santana, uno dei più rinomati chitarristi della scena musicale internazionale. Poco prima dell’inizio dello spettacolo, l’artista di 77 anni è stato colto da un malore che ha richiesto un intervento immediato. Secondo quanto riportato dal portale statunitense TMZ, Santana è stato trasportato d’urgenza in ospedale, ma le sue condizioni di salute non sono risultate critiche.
L’incidente si è verificato nel tardo pomeriggio di martedì 22 aprile, mentre Santana si trovava già all’interno del teatro, impegnato nelle ultime preparazioni prima dell’esibizione. La stazione dei Vigili del Fuoco di San Antonio ha confermato l’intervento, specificando di essere intervenuta poco dopo le 17 per prestare soccorso a un “paziente anziano svenuto”, successivamente identificato come il musicista. La natura dell’emergenza ha subito destato attenzione, considerando la fama di Santana come artista attivo e in forma.
Le cause del malore e le prime rassicurazioni ufficiali
Dopo l’accaduto, si è diffusa la notizia che il malore fosse attribuibile a una disidratazione, una condizione frequente tra artisti impegnati in tour intensi e prolungati. La nota ufficiale proveniente dall’ufficio stampa di Santana ha fornito un quadro rassicurante, sottolineando che il musicista sta bene e che non si trova in pericolo di vita. La comunicazione ha anche evidenziato come il problema sia stato gestito tempestivamente e con successo, grazie all’intervento medico e alle cure ricevute in ospedale.
L’entourage di Santana ha inoltre precisato che l’artista si sente in buona salute e che è ansioso di tornare presto a San Antonio per riprendere il suo tour negli Stati Uniti. La stessa nota ha sottolineato che l’episodio si è verificato in un contesto di normale affaticamento, e che la causa principale è stata appunto la disidratazione, un problema comune tra chi affronta un calendario di concerti serrato.
Il rinvio e le conferme sul tour
In seguito all’incidente, il manager storico di Santana, Michael Vrionis, ha confermato che il concert previsto per quella sera è stato rinviato esclusivamente per motivi di precauzione. La decisione è stata presa nel rispetto della salute dell’artista, e i fan sono stati informati che potranno ricevere un rimborso qualora decidessero di non partecipare alla nuova data.
Nonostante l’episodio, la tappa di Sugar Land, prevista per il 23 aprile, è stata confermata e si svolgerà regolarmente. La comunicazione ufficiale del sito di Santana ha confermato che il tour negli Stati Uniti prosegue senza interruzioni, dimostrando che Santana sta recuperando bene e che il suo stato di salute è stabile.
Un’energia che non si spegne
A quasi 80 anni, Carlos Santana si dimostra ancora una volta esempio di resilienza e passione. La sua capacità di riprendersi da un episodio di malessere e di continuare a esibirsi con energia e determinazione testimonia la sua dedizione alla musica e il suo impegno verso i fan. La paura iniziale si è stemperata, lasciando spazio alla consapevolezza che il musicista sta bene e che il suo tour proseguirà secondo i piani, rafforzando la sua immagine di artista instancabile e appassionato.
Cronaca
Papa Francesco, nuove rivelazioni sul decesso e il testamento che ci parla al cuore

Siamo ancora frastornati. Probabilmente anche voi, come noi, avete quella tristezza addosso che non passa. Dopo aver condiviso il nostro ricordo iniziale di questa mattina, ci ritroviamo ora a raccontarvi altri particolari, ufficiali e profondi, su ciò che è accaduto a Papa Francesco nelle sue ultime ore. Un momento di passaggio epocale per la Chiesa cattolica, che sta già affrontando la nuova tappa della Sede Vacante. Mentre l’emozione continua a pulsare forte, si aggiungono dettagli medici, disposizioni e – soprattutto – il testo del testamento che getta nuova luce sulla devozione mariana di un Pontefice divenuto ormai un riferimento globale.
Il verdetto dei medici e l’addio definitivo
Da stamattina ci risuona nella testa l’annuncio secco della Sala Stampa Vaticana: Francesco non c’è più. Si è spento nella sua stanza di Casa Santa Marta. Il professor Andrea Arcangeli l’ha vergato in cartella clinica: ictus violento, poi un coma lampo, infine il cuore che cede. Fine.
E noi, con voi, riviviamo in un lampo tutti i malanni che da anni gli stavano addosso: polmonite doppia, bronchiectasie che graffiano i bronchi, pressione sempre alta, diabete che logora. Ottantotto primavere vissute sul filo, senza però smettere di affacciarsi tra la gente. Lo vedevamo arrancare, è vero, ma mai tirarsi indietro: passo corto, sorriso largo, parole senza filtri che arrivavano dritte allo stomaco.
Nel nostro articolo precedente, abbiamo ricordato la sua umiltà di gesuita e la scelta di vivere in un appartamento sobrio, quasi fosse un simbolo costante di un “servizio” privo di orpelli. Oggi, però, la cronaca si fa stringente: la morte ufficiale apre la strada alla Sede Vacante. Il Cardinale Camerlengo, Kevin Farrell, ha già dato l’annuncio formale del decesso e com’è prassi, il Collegio dei Cardinali si avvierà verso il Conclave entro i prossimi venti giorni. Ma in questo clima di attesa, c’è un documento che ci tocca in modo particolarmente profondo: il suo testamento.
La scelta di Santa Maria Maggiore: una rottura con la tradizione
Lo sapevamo: Papa Francesco aveva sempre manifestato un amore speciale per la Vergine Maria. In tanti ricordiamo i suoi pellegrinaggi silenziosi a Santa Maria Maggiore, un’icona materna alla quale ha affidato ogni Viaggio Apostolico. Ora emerge con ancora più chiarezza che, contrariamente alle usanze consolidate, Francesco desiderava riposare proprio nella Basilica di Santa Maria Maggiore, non sotto la Basilica di San Pietro come la tradizione suggerirebbe. Questa sua volontà è confermata in modo inequivocabile dal testamento, firmato il 29 giugno 2022 e divulgato integralmente poche ore dopo il decesso.
Il testamento di Papa Francesco: testo completo e commento
Abbiamo tra le mani queste parole, rimaste al sicuro per anni e ora rese pubbliche. Sono righe che vibrano di fede e semplicità, che rivelano qualcosa di molto intimo di un uomo che ha camminato sulla soglia tra la grandezza del pontificato e l’umiltà di un pastore. Vi riportiamo di seguito il testo integrale, perché crediamo che leggerlo dalla sua viva voce scritta, sia l’unico modo per onorare davvero l’ultimo desiderio di un Papa che ha fatto della trasparenza il suo marchio di fabbrica. Lo commenteremo passo dopo passo, cercando di trattenere l’emozione.
“Nel Nome della Santissima Trinità. Amen. Sentendo che si avvicina il tramonto della mia vita terrena e con viva speranza nella Vita Eterna, desidero esprimere la mia volontà testamentaria solamente per quanto riguarda il luogo della mia sepoltura.”
Leggendolo, ci viene un brivido. Si percepisce subito il tono di chi sa che il tempo è prezioso, eppure guarda avanti con la serenità di una fede incrollabile.
“La mia vita e il ministero sacerdotale ed episcopale ho sempre affidato alla Madre del Nostro Signore, Maria Santissima. Perciò, chiedo che le mie spoglie mortali riposino aspettando il giorno della risurrezione nella Basilica Papale di Santa Maria Maggiore.”
Qui sentiamo tutto l’affetto verso una figura femminile e materna, quella di Maria, che per lui è sempre stata un sostegno. Quante volte, tornando da un viaggio, passava in Basilica per un momento di preghiera e raccoglimento?
“Desidero che il mio ultimo viaggio terreno si concluda proprio in questo antichissimo santuario Mariano dove mi recavo per la preghiera all’inizio e al termine di ogni Viaggio Apostolico ad affidare fiduciosamente le mie intenzioni alla Madre Immacolata e ringraziarLa per la docile e materna cura.”
È come se ci invitasse a riflettere su un pellegrinaggio continuo, quel filo rosso che lo legava a Maria e che ora vuole proseguire anche oltre la vita.
“Chiedo che la mia tomba sia preparata nel loculo della navata laterale tra la Cappella Paolina (Cappella della Salus Populi Romani) e la Cappella Sforza della suddetta Basilica Papale come indicato nell’accluso allegato.”
Un’indicazione molto precisa, che pone la sua sepoltura nel cuore di un luogo che ha visto migliaia di fedeli raccogliersi per pregare davanti all’icona mariana più amata di Roma.
“Il sepolcro deve essere nella terra; semplice, senza particolare decoro e con l’unica iscrizione: Franciscus.”
Eccola qui, l’umiltà di Bergoglio che conoscevamo: nessun fronzolo, solo la terra e un nome, quello che ha scelto per ricordarci i poveri, la fraternità, l’essenzialità.
“Le spese per la preparazione della mia sepoltura saranno coperte con la somma del benefattore che ho disposto, a trasferire alla Basilica Papale di Santa Maria Maggiore e di cui ho provveduto dare opportune istruzioni a Mons. Rolandas Makrickas, Commissario Straordinario del Capitolo Liberiano.”
Gesti concreti, pianificati con cura, senza clamore. Non ci sorprende: Papa Francesco, che amava i gesti non gridati, non smette di stupirci neanche nell’atto più solenne della sua vita.
“Il Signore dia la meritata ricompensa a coloro che mi hanno voluto bene continueranno a pregare per me. La sofferenza che si è fatta presente nell’ultima parte della mia vita l’offerta al Signore per la pace nel mondo e la fratellanza tra i popoli.”
Un saluto che ci ricorda i suoi continui appelli alla pace, alla convivenza fra culture diverse. Ora, fa di se stesso e della propria sofferenza un dono per queste intenzioni.
“Santa Marta, 29 giugno 2022 FRANCESCO”
E con questa firma, mette il suo sigillo a una testimonianza che ci sembra quasi un inno finale di speranza e fiducia.
Funerali, Sede Vacante e il futuro
Alla notizia del decesso, il Cardinale Kevin Farrell ha seguito la prassi: accertamento ufficiale della morte, poi l’avvio di tutti i protocolli. Già sappiamo che la salma di Papa Francesco verrà esposta a San Pietro per l’ultimo saluto dei fedeli, quindi sarà traslata nella Basilica di Santa Maria Maggiore, proprio come lui stesso desiderava.
I riti funebri, seguiti da milioni di persone, daranno il via a giorni intensi, scanditi dal raccoglimento, ma anche dall’organizzazione del Conclave. Entro venti giorni dall’inizio della Sede Vacante, i cardinali di tutto il mondo convergeranno a Roma per eleggere il nuovo Pontefice. È un passaggio cruciale, già ricco di ipotesi e di possibili nomi, ma che al momento resta avvolto da un alone di mistero.
Un’eredità di semplicità e fiducia
Mentre ci avviamo verso i giorni del lutto e della preghiera, torniamo con il pensiero al Francesco che ci è rimasto nel cuore: un pontefice con i sandali polverosi, che non ha mai avuto paura di scombinare protocolli e invitare tutti a uscire, “incontrando la gente dove vive”. Nel nostro primo articolo, abbiamo già ripercorso la sua storia, la sua vocazione e la sua vicinanza ai più deboli. Ora, con il testamento tra le mani, scopriamo che quello spirito di umiltà campeggia anche nelle ultime disposizioni, quasi a ricordarci che la grandezza di una vita non si misura con i marmi e i monumenti, ma con la forza di un messaggio che resta.
Ci sentiamo di ripetervelo: non lasciamo cadere questa eredità. C’è tanta sete di fraternità e solidarietà, in un mondo che si fa ogni giorno più teso. Papa Francesco ha offerto i suoi ultimi momenti di sofferenza come un dono per la pace e la fratellanza. Che sia davvero un invito a non fermarci, a continuare a costruire ponti anziché muri. Anche in mezzo al dolore, guardiamo avanti e teniamo vivo il fuoco della speranza.
«Francesco, ci hai insegnato a sporcarci le mani di misericordia: finché il fiato brucerà nei nostri polmoni, cammineremo scalzi sulla tua stessa polvere di periferia, certi che il tuo cuore, adesso quieto, batta ancora selvaggio dentro il nostro.» (Junior Cristarella)
Cronaca
Il commosso addio a Papa Francesco: ritratto di un pontificato di inclusione e pace

La notizia della scomparsa di Papa Francesco ha attraversato continenti e confessioni, gettando un velo di mestizia che abbraccia anche la storica comunità delle femminelle di Napoli. Per chi ha condiviso con lui speranze di riscatto e dignità, il ritorno del Pontefice alla «casa del Padre» risuona come un commiato collettivo: un addio a un pastore capace di portare il Vangelo nelle periferie materiali e umane. Il lutto di oggi non è soltanto dolore: è la ricomposizione di una vicinanza che nessuna barriera religiosa o sociale aveva saputo scalfire. Lo ricorda ogni gesto con cui ha riconosciuto la piena umanità di quanti, troppo spesso vittime di etichette e pregiudizi, cercavano solo ascolto.
Una vocazione all’abbraccio universale
Sin dall’inizio del pontificato, Papa Francesco ha modellato il proprio servizio su una pastorale dell’incontro, senza deroghe né recinti. Egli ha tradotto in azione la convinzione che ogni creatura porta in sé l’impronta di Dio, affrontando povertà, malattia e detenzione con la stessa premura riservata alle aule solenni. Non era retorica, ma esercizio quotidiano di prossimità: nelle mense dei senza dimora, nei corridoi degli ospedali, fra i detenuti che vivono l’angustia della reclusione. A ciascuno ha offerto non semplici parole di conforto, bensì la certezza di essere accolto senza condizioni, in una Chiesa che si inginocchia prima di pronunciare giudizi.
Questa apertura radicale trovò una sintesi potente nel celebre interrogativo che rilanciò davanti ai cronisti: «Chi sono io per giudicare?». Con quelle cinque parole il linguaggio dottrinario si trasformò in alfabeto di misericordia, suscitando approvazione diffusa fra i fedeli ma anche riserve entro le mura vaticane. Numerosi porporati manifestarono perplessità, temendo che l’accoglienza estesa alla comunità LGBTQ+ incrinasse equilibri consolidati. Il Pontefice, tuttavia, mantenne la rotta con fermezza e tenerezza, ricordando che anche i gay sono figli di Dio e che la dignità non ammette graduatorie. La sua resilienza pastorale divenne così un manifesto di Chiesa in uscita.
La voce di Stefania Zambrano e delle trans napoletane

La testimonianza più vibrante di questa vicinanza giunge da Stefania Zambrano, figura di riferimento per le artiste e attiviste trans partenopee. Riecheggia l’immagine del corridoio del carcere di Poggioreale dove, lontano dai riflettori, il Pontefice pranzò con un gruppo di detenute trans. Quell’evento, apparentemente marginale nell’agenda istituzionale, divenne per le presenti una rivoluzione interiore: sentirono che la loro storia, troppo spesso ridotta a cronaca giudiziaria o folkloristica, assumeva valore sacramentale. Da quel giorno—ricorda Zambrano—nessuna di noi si è più percepita sola, perché l’autorità massima della Chiesa aveva scelto di condividere il pane con loro.
Non fu un gesto isolato. Nei mesi successivi i contatti con la segreteria papale si fecero costanti, alimentando iniziative di sostegno morale e spirituale promosse dallo staff di Miss Trans Europa. Oggi, mentre quell’équipe piange la perdita di una guida inattesa, si affida alla consapevolezza che la missione di inclusione non si interrompe con la sua morte. L’eredità lasciata da Francesco—sottolinea Zambrano—consiste nel rovesciare la logica della tolleranza per abbracciare la fraternità. Una lezione che ora spetta alle istituzioni, civili e religiose, tradurre in politiche e gesti quotidiani di rispetto.
Il grido di pace e l’urgenza di un cambio di rotta
Quando la salute si fece fragile, il Papa non smise di levare la voce contro i conflitti che dilaniano interi popoli. Fino all’ultima Pasqua, benché stanco, invocò la cessazione delle ostilità, denunciando il cinismo di economie basate sulle armi. Tuttavia la sua supplica rimase sospesa fra i palazzi del potere, spesso più interessati al tornaconto che all’umanità ferita. Il suo addio interroga ora la coscienza di chi, con le proprie scelte, può arrestare il ciclo di vendette che sacrifica vite di bambini e giovani. La pace era il sogno incompreso che lo accompagnava; la sua morte chiede di tradurlo in realtà.
L’assenza di Papa Francesco rischia di lasciare orfano un mondo in cui la vendetta e il denaro si ergono a divinità dominanti. Le nuove generazioni crescono alimentando rabbia, poiché la violenza osservata quotidianamente scava in loro un solco profondo. Il lutto odierno divenga allora un esame di coscienza collettivo: anziché piangere soltanto, occorre imboccare con decisione la strada della conversione sociale indicata dal Pontefice. Stefania Zambrano e l’intera comunità trans napoletana, pur affrante, scelgono di celebrare il suo ritorno alla casa del Padre con la promessa di portare avanti il suo messaggio. Buon viaggio, Papa Francesco: riposa in pace mentre il tuo seme di speranza germoglia.
Cronaca
Papa Francesco, un addio intenso al Pontefice venuto dai margini del mondo

Oggi ci troviamo in un momento che avremmo voluto rimandare all’infinito. La scomparsa di Papa Francesco ci lascia scossi e un po’ più soli. Chissà se anche voi sentite questo vuoto improvviso. Stiamo parlando di un uomo che, passo dopo passo, è entrato nelle nostre vite con un sorriso disarmante e parole che sapevano di quotidianità. Abbiamo perso un testimone di semplicità e coraggio, un pastore che non ha avuto paura di chiamarsi Francesco per ricordarci che i poveri, i migranti e gli “scartati” non sono mai un contorno ma il cuore pulsante di ogni comunità cristiana e umana.
La fine di una vita, l’inizio di una memoria

Stamattina, 21 aprile 2025, ore 7:35. A Casa Santa Marta il respiro di Jorge Mario Bergoglio si è fermato. Ottantotto anni vissuti col fiato corto, diremmo noi. Il cardinale Kevin Farrell lo ha annunciato in due parole secche, il minimo indispensabile per farci tremare le ginocchia: Papa Francesco se n’è andato e fino all’ultimo ha voluto restare sul marciapiede, gomito a gomito con la gente. Pensateci bene: si tiene l’appartamento minuscolo, tira fuori il portafogli per saldare il conto dopo il conclave, lascia quei saloni del palazzo apostolico a prendere polvere. Diteci la verità, voi, chi avrebbe puntato un centesimo su gesti così fuori copione?
E invece lui, dal 2013, ci ha insegnato che le tradizioni possono essere spezzate in nome di un’umanità più schietta. E adesso? Adesso noi ci chiediamo come sarà domani, senza quel volto un po’ segnato, il passo malfermo ma sempre deciso a ripetere che la Chiesa esiste per chiunque cerchi un po’ di speranza. La Sede Vacante è cominciata con il rintocco a lutto delle campane di San Pietro e tra qualche settimana un nuovo conclave ci porterà un successore. Ma di ciò che Francesco ha lasciato, nessuno potrà fare a meno: la sua insistenza sui poveri, la voglia di riformare la Curia, la mano tesa alle periferie del mondo.
Dalle ferrovie argentine ai progetti in Giappone che non avvennero mai

Facciamola semplice, voi che ci leggete, venite con noi un istante più indietro. È 17 dicembre 1936, l’estate australe arroventa Buenos Aires e fra le strade polverose di Flores, arriva al mondo Jorge Mario.
Papà Mario timbra biglietti alle ferrovie, portandosi dietro l’inflessione piemontese; mamma Regina Maria riempie la casa di profumo ligure e di racconti salmastri. E poi i nonni: 1928, valigie leggere, risparmi cuciti nel cappotto, un naufragio schivato per un soffio — già lì il destino segnava la rotta. Da quel semi‑miracolo in avanti, ogni passo di Jorge sa di coraggio e di strada in salita, ma lui parte lo stesso, a testa bassa, cuore aperto.
Noi immaginiamo quel ragazzino soprannominato el flaco, magro e magari anche un po’ impacciato a giocare a calcio, tifoso del San Lorenzo de Almagro, sognando gol che spesso non arrivavano. A 12 anni scrive una lettera alla vicina di casa, Amalia, dichiarandole un amore infantile e aggiungendo che, se fosse stato rifiutato, si sarebbe fatto prete. Una specie di scherzo del destino? Forse no. Nel 1953, infatti, qualcosa lo colpisce in modo radicale. Durante una confessione, avverte un senso di chiamata, un “incontro con qualcuno che mi stava aspettando”. E da lì, la direzione è segnata: non sarà un medico, come la madre sperava, ma un novizio della Compagnia di Gesù.
Tra chimica, buttafuori e Compagnia di Gesù

C’è un aspetto sorprendente della vita di Bergoglio che spesso non ci ricordiamo. Prima di entrare in seminario, aveva studiato da perito chimico e lavorato perfino come buttafuori in un locale argentino. Sembra quasi impossibile, pensando a quell’uomo mite che poi diventerà pastore universale. Eppure è un tratto di concretezza che, se riflettiamo, gli è rimasto appiccicato addosso. Nel 1958 entra nel noviziato dei gesuiti e mette nel cassetto un progetto ambizioso: avrebbe voluto andare in missione in Giappone, ma i suoi problemi di salute glielo impediscono.
Già, la salute. All’età di 21 anni, affronta un intervento per l’asportazione di parte del polmone destro, a causa di un’infezione seria. Un handicap che non gli impedirà di andare avanti, ma che resterà un campanello d’allarme costante e si farà sentire più volte negli anni a venire. Eppure non lo vediamo mai fermarsi davvero. Studia filosofia e teologia, diventa sacerdote il 13 dicembre 1969 e si lega in maniera definitiva all’Ordine nel 1973, proprio mentre l’Argentina entra in uno dei periodi più bui della sua storia.
Anni difficili: la dittatura e le ferite ancora aperte

Sappiamo bene come dal 1976 al 1983 il paese abbia vissuto la dittatura militare. Bergoglio, nominato provinciale dei gesuiti in Argentina, finisce nel mirino di controversie. Alcune accuse lo hanno addirittura indicato come colluso col regime nel rapimento di due confratelli gesuiti. Lui ha sempre negato, e diversi testimoni, fra cui il Nobel per la Pace Pérez Esquivel e lo stesso padre Jalics, hanno difeso la sua figura, raccontando degli sforzi per salvare i perseguitati. Sono pagine di storia tormentate, in cui la verità ha più sfumature di quante ne vorremmo. Ciò che a noi interessa, oggi, è che questi fatti non hanno mai offuscato del tutto la sua reputazione di uomo di preghiera e di dedizione.
Dopo il periodo da provinciale, Bergoglio sceglie un passo indietro, ritirandosi a momenti di riflessione. Diventa rettore del Collegio di San Giuseppe e lontano dai clamori, si nutre di quella “teologia del popolo” propria di tanti gesuiti argentini. Rimangono gli interrogativi, ma per lui la missione procede dritta verso nuove responsabilità.
Buenos Aires: un vescovo fra i bus e le baraccopoli

1992. Giovanni Paolo II punta il dito e affida a Jorge la panchina da vescovo ausiliare di Buenos Aires. Da quel momento, ragazzi, qualcuno schiaccia «avanti veloce»: ’97 coadiutore, ’98 arcivescovo – il cardinale Quarracino saluta e se ne va. E noi, spettatori col biglietto dell’autobus in mano, restiamo a bocca aperta: lui continua a timbrare, rientra in un appartamento che sembra una scatola di scarpe, si infila nelle villas miserias a respirare polvere e storie che graffiano.
Arriva il 2001. Roma lo veste di porpora mentre l’Argentina barcolla per la crisi, e Bergoglio risponde con un gesto che stringe lo stomaco: lava e bacia i piedi a dodici malati di AIDS. Vi ricordate? Le piazze urlavano, lui stava in ginocchio.
Poi le scintille con i governi Kirchner. La legge sulle unioni omosessuali fa rotta verso il Parlamento, e Bergoglio alza la mano, difende la sua idea di Vangelo e dei piccoli, costi quel che costi. Conclave 2005: Benedetto XVI esce dall’urna, ma nei corridoi si mormora che i voti per Bergoglio correvano veloci. Segno che, prima o poi, quelle volte alte della Sistina avrebbero bussato di nuovo al nome di quel gesuita con il passo da pendolare.
Una sera di marzo, un nome inedito: Francesco

Il 13 marzo 2013, quando i cardinali si ritrovano a eleggere il nuovo Papa dopo la rinuncia di Benedetto XVI, tutto accade in fretta. Al quinto scrutinio, ecco il nome di Jorge Mario Bergoglio che emerge. Primo Papa sudamericano, primo gesuita, un pontefice che sceglie di essere Francesco, come il santo di Assisi. La gente in piazza San Pietro non dimenticherà mai quel semplice “Buonasera”, né la richiesta di pregare per lui prima che fosse lui stesso a benedire i fedeli. Un momento che ci ha quasi commosso.
Da lì inizia una storia fatta di gesti inediti: rifiutare la residenza papale tradizionale, preferendo Casa Santa Marta; mantenere la croce pettorale di metallo anziché in oro; viaggiare in un’utilitaria invece di utilizzare auto di lusso. E soprattutto, parlare di “Chiesa in uscita”. Cosa significa? Significa che, secondo Francesco, la Chiesa doveva smettere di stare raggomitolata nei propri riti, aprendosi a chiunque viva ai margini.
Misericordia, riforme e qualche scossone alla Curia

Ricordate quei giorni in cui Francesco spingeva il motore a tavoletta? Ci mette sul tavolo il C9 – nove cardinali, un piccolo cantiere mobile – e comincia a svitare bulloni nella Curia. Tutto finisce in Praedicate Evangelium (2022), fogli che ancora profumano d’inchiostro, mappa nuova di ruoli e corridoi. E i numeri? Apre finestre, rovescia registri, scrolla lo IOR. Trasparenza, sobrietà, coerenza: vuole farci camminare leggeri.
Intanto piazza argini contro gli abusi: Commissione per la Tutela dei Minori, motu proprio Vos estis lux mundi, regole fresche che pizzicano. Qualcuno borbotta – il nodo del vescovo Barros in Cile brucia ancora – ma lui tiene la barra, linea dura, sempre.
Molte delle sue parole si sono concretizzate in tre documenti cardine. Laudato si’ (2015), un’enciclica sull’ambiente e i poveri, ci ha ricordato che la terra è di tutti e non va sfruttata come un prodotto usa e getta. Amoris laetitia (2016) ha portato dibattiti roventi su matrimonio e famiglie “irregolari”. E Fratelli tutti (2020) ha sottolineato l’urgenza di una fratellanza universale. In queste pagine, noi abbiamo visto un pastore che non si è fatto intimorire dalle correnti tradizionaliste. In particolare, Amoris laetitia ha suscitato divisioni evidenti, con alcuni cardinali che hanno espresso dubbi ufficiali (i famosi dubia), ma Francesco ha continuato a ripetere che la misericordia è l’architrave della Chiesa.
Una carezza per chi non ha voce

Ricordiamo bene il suo primo viaggio a Lampedusa, nel 2013, per sensibilizzare sul dramma dei migranti. Stiamo parlando di un uomo che ha speso parole forti contro la “globalizzazione dell’indifferenza”, chiedendo più accoglienza e canali legali. E non si è fermato lì: dalle visite in Iraq ai gesti simbolici in Bangladesh o nella Repubblica Democratica del Congo, Francesco si è sempre messo in viaggio per incontrare i popoli dimenticati, quelli che raramente fanno notizia sulle prime pagine.
Questo pontificato ha visto anche passi avanti nel dialogo ecumenico ed interreligioso. Lo storico incontro con il Patriarca russo Kirill nel 2016, la firma del “Documento sulla Fratellanza Umana” con l’imam di Al-Azhar nel 2019, e l’appello costante per la pace in Siria o Ucraina mostrano un Papa intenzionato a ridurre le distanze. Non tutti hanno apprezzato il suo approccio: alcuni lo hanno definito troppo cauto verso regimi complessi, dalla Cina al Venezuela. Ma il dialogo, per lui, è sempre stato meglio dell’incomunicabilità.
La malattia: un compagno di viaggio fastidioso
Le condizioni di salute di Francesco ci hanno spesso preoccupati. Un solo polmone parzialmente funzionante fin da ragazzo, alcuni interventi chirurgici (al colon e alla parete addominale), l’artrosi al ginocchio che lo ha costretto più volte alla sedia a rotelle… Tutto faceva presagire un pontificato non sempre facile. Eppure, è rimasto tenacemente alla guida della Chiesa, continuando a sottolineare priorità che per lui non potevano aspettare. Nei primi mesi del 2025, la situazione è peggiorata con una bronchite polimicrobica che ha portato anche a una polmonite bilaterale, obbligandolo a un lungo ricovero al Policlinico Gemelli. Nonostante la fragilità evidente, si è affacciato ancora una volta dalla Loggia di San Pietro per le celebrazioni pasquali, regalando ai fedeli un ultimo gesto di vicinanza.
L’eredità e la prossima pagina da scrivere

E adesso, che lui ha chiuso la porta alle nostre spalle, restiamo tutti con il fiato sospeso e ci chiediamo, voi insieme a noi: che succede ora? Vediamo una Chiesa con le scarpe slacciate, pronta a scendere in strada, a parlare senza microfoni, a farsi vicina a chi ha la voce spezzata. Guardatevi attorno e dentro: quante volte, in questi dodici anni, abbiamo capovolto la nostra idea di fede? Quante volte l’abbiamo sentita come un motore che spinge verso la polvere dei marciapiedi invece che dentro muri di pietra?
Francesco amava i gesti che fanno rumore: accendeva discussioni, saltava protocolli, metteva insieme e divideva nello stesso respiro. Quelle crepe lo tengono vivo, vicino, imperfetto.
I prossimi giorni saranno carichi: funerale solenne, poi la discesa nella cripta di Santa Maria Maggiore, accanto alla Salus Populi Romani, la Madonna che baciava a ogni partenza. Intanto i cardinali si preparano: entro una ventina di giorni porte chiuse in Sistina e un nuovo nome soffierà dal camino. E noi, con voi, restiamo qui a stringere quest’eredità che brucia come brace, pronti a soffiarci sopra perché continui ad ardere.
Ci guardiamo attorno, sentendo che questa notizia ha sconvolto il panorama mondiale. Persone di ogni cultura, religione e tradizione si chiedono che cosa accadrà. Cambierà la linea della Chiesa? Proseguirà la traiettoria indicata da Francesco? Sono domande aperte, a cui nessuno di noi può rispondere con certezza. Di sicuro, il futuro Papa non potrà ignorare l’eredità di uno stile di vicinanza agli ultimi e di continua tensione riformatrice. Anche chi non è credente, forse, ha visto in lui un leader fuori dagli schemi.

Tutto considerato, la morte di Papa Francesco segna la fine di un capitolo avvincente e ancora pieno di sfide. Ora tocca a noi, come comunità, come società, come Chiesa, capire se abbiamo davvero recepito quel messaggio di tenerezza, di apertura, di servizio che ci ha regalato sin dal momento in cui, affacciato alla Loggia di San Pietro, ci ha augurato semplicemente una buona serata. Quasi fosse un vicino di casa, uno di noi, che non cerca formalità ma parole di sostanza. E allora sì, questa eredità si trasforma in impegno: chi raccoglierà il testimone? A noi resta il ricordo di uno sguardo, di un sorriso, e di una Chiesa che si è voluta fare povera, per stare accanto a chi non ha nulla.
Faremo fatica, nelle prossime ore, a convincerci che Papa Francesco ha davvero lasciato la scena. Eppure, se chiudiamo gli occhi, eccolo ancora: curvo sul banco di un carcere romano ad ascoltare un detenuto che non crede più al domani; impolverato lungo il Nilo Bianco, mentre spinge la sedia a rotelle di un bimbo sud-sudanese; fermo al confine di Lesbo, mano tesa fra i barconi e la sabbia che scotta. E in quel preciso istante capiamo che la sua voce continua a dirci qualcosa di semplice: siate anche voi, ciascuno a modo proprio, pontefici di ponti, costruttori di dialogo, portatori di speranza. In fondo, non è proprio questo il filo rosso che ci ha trasmesso? Sì, noi crediamo di sì. E non abbiamo intenzione di dimenticarlo.
«Aprite le braccia fin dentro la polvere delle periferie e lasciatevi ferire dal grido che lì nasce: in quel taglio scoprirete il respiro di Francesco che corre ancora sugli autobus di Buenos Aires, scuote le onde di Lampedusa, piega le campane di San Pietro al suo ritmo… e fa tremare ogni nostro cuore finché la speranza, ostinata, divampa più forte della morte.» (Junior Cristarella)
Cronaca
Un giorno in Pretura: analisi di due casi di cronaca nera

Il nuovo appuntamento con Un giorno in Pretura, programma curato da Roberta Petrelluzzi con la collaborazione di Tommi Liberti e Antonella Nafra, porterà il pubblico al centro di due processi che hanno scosso l’opinione pubblica. La puntata, in onda martedì 15 aprile alle 21.20 su Rai 3, si aprirà con gli sviluppi di un delitto che ha lasciato un segno indelebile.
Nel primo caso, l’attenzione sarà focalizzata sull’omicidio di Fabrizio Piscitelli, noto come Diabolik, avvenuto nell’estate del 2019. Sul banco degli imputati siede Raul Calderon, accusato dalla sua ex compagna, Rina Bussone, di essere l’autore materiale dell’assassinio. La testimonianza della donna sarà sottoposta al vaglio della Corte: riuscirà a fornire elementi sufficienti per dimostrare la colpevolezza dell’imputato? Il caso si preannuncia intricato, con dettagli che potrebbero cambiare il corso del giudizio.
Nella seconda parte della trasmissione, i riflettori si sposteranno su un altro efferato crimine: il duplice omicidio di Daniele De Santis ed Eleonora Manta, avvenuto a Lecce il 21 settembre 2020. Una vicenda che ha scioccato per la sua brutalità e per l’apparente assenza di un movente chiaro. Antonio De Marco, ex coinquilino delle vittime, ha confessato il delitto. Il giovane, descritto come solitario e insoddisfatto della propria vita, avrebbe agito spinto dall’invidia verso la felicità della coppia. Ma il sentimento di gelosia può davvero spiegare un atto così atroce?
Con un’impostazione attenta e rigorosa, il programma guiderà il pubblico attraverso i momenti salienti di questi procedimenti giudiziari, offrendo uno sguardo approfondito sulle dinamiche processuali e sui dettagli che emergono dalle aule di tribunale. Come sempre, Un giorno in Pretura si conferma un appuntamento imperdibile per chi desidera comprendere i retroscena della giustizia italiana.
Cronaca
Andrea Savorelli, un sorriso che resta nei nostri occhi: l’ultimo saluto a un talento...

Non abbiamo ancora parole precise per descrivere quella sensazione di sgomento che ci prende al petto quando qualcuno di caro se ne va. Forse vi state chiedendo come mai, a distanza di settimane dai fatti, emergano ancora dettagli e pezzi di vita che descrivono l’addio di Andrea Savorelli.
Era un ragazzo di trent’anni, nato a Milano, che abbiamo imparato a conoscere nei panni di Pietro Conti nella soap di Rai 1 Il Paradiso delle Signore. Eppure, a marzo 2025, la sua voce si è spenta. Sul web abbiamo letto di indiscrezioni, voci incontrollate. Poi, all’improvviso, la conferma ufficiale: Alessandra, sua sorella, ha voluto parlarne apertamente.
Un volto amato in TV, ma schivo nella vita
Molti di voi seguono Il Paradiso delle Signore: un viaggio nel passato, un grande magazzino milanese, intrecci di personaggi che ci fanno sorridere e riflettere. E lui era proprio lì, nella quinta stagione, a interpretare quel giovane ribelle che fuggiva dall’Accademia Militare e che riempiva lo schermo con una vitalità unica. Non sappiamo bene se Andrea desiderasse da sempre recitare, ma è certo che si è mosso con un impegno serio e costante nella formazione. Alcune fonti raccontano di studi presso il Centro Nazionale di Cinematografia, altre dicono YD’Actors. Forse entrambe sono vere, non importa. Conta che lui ci ha messo l’anima.
Nel suo percorso professionale, oltre a Il Paradiso delle Signore, ha preso parte a un episodio di Doc – Nelle tue mani, nella seconda stagione. Una piccola parte, eppure significativa. Ci piace pensare che avesse davanti a sé un cammino tutto da esplorare.
L’annuncio di Alessandra: un dolore che scoppia tardi
La notizia del decesso, avvenuto ai primi di marzo (alcuni parlano del 7 marzo 2025), è stata resa pubblica solo oggi. Un mese intero di silenzio, protetto dalla famiglia, che voleva gestire il lutto lontano dal clamore. In un lungo post su Instagram, Alessandra ha condiviso scatti che la ritraggono con Andrea in momenti di puro affetto. Ha parlato di un’anima speciale, di un legame profondo.
Nel messaggio, Alessandra ha citato un brano di Henry Scott Holland: “La morte non è niente. Sono solamente passato dall’altra parte…”. Un invito a ricordare chi se n’è andato senza abbandonarsi alla disperazione, a tenere viva quella voce che abbiamo amato. Con la frase “Un mese senza te… Ti amo, ovunque tu sia, buon viaggio vita e luce mia”, Alessandra ha lanciato un ultimo saluto, un abbraccio infinito a quel fratello che non c’è più.
Nel 2020 e nel 2021 aveva vestito i panni di Pietro Conti, nipote di Vittorio (interpretato da Alessandro Tersigni). Qualcuno ricorda il suo carattere umile, riservato, lontano dai riflettori non appena si spegnevano le telecamere. Lui preferiva dedicarsi alla preparazione dei ruoli, a studiare copioni, a vivere la sua vita privata con discrezione.
I segnali di una malattia
In tanti sapete quanto possa essere duro affrontare una malattia, soprattutto se si tratta di una patologia del sangue che impone chemioterapie e, a volte, trapianti di midollo. Andrea ne aveva parlato, a ottobre 2024, in un post sui social: stava lottando contro una grave patologia ematica e si trovava già al secondo ciclo di chemio. Lo diceva con onestà, senza drammi teatrali. Tuttavia, la famiglia non ha mai confermato che sia stata quella la causa precisa della sua scomparsa.
Prima che Alessandra desse l’annuncio ufficiale, parecchi blog stavano commentando, ipotizzando, perfino dubitando. Era “fake news” o realtà? Alla fine, con il post della sorella, tutti i sospetti sono diventati un dolore collettivo. I social si sono riempiti di messaggi e ricordi: Federico Chiesa (su Instagram) gli ha dedicato un pensiero: “Riposa in pace Andrea, ci mancherai”.
Un’altra assenza per “Il Paradiso delle Signore”
Nelle stesse settimane, la soap di Rai 1 ha dovuto salutare anche Pietro Genuardi, scomparso il 14 marzo 2025 a causa di un tumore del sangue. È come se, nel giro di poco tempo, quel set avesse perso due figure importanti. Noi, con un nodo in gola, ci domandiamo come debba essere l’atmosfera oggi in produzione. Forse c’è un misto di tristezza e incredulità, il tentativo di trovare un senso a due storie così dolorose.
Nel cuore dei fan resterà, senza dubbio, il ricordo di un ragazzo che aveva ancora tanto da dire. Di un attore che, con la sua intensità, aveva conquistato chi lo seguiva. Il suo personaggio di Pietro, a volte insofferente e pieno di sfumature, era lo specchio di un giovane uomo alla ricerca della propria strada. Nel salutarlo ora, ci rendiamo conto che la sua vita vera era di gran lunga più profonda e complessa di qualsiasi ruolo recitato in televisione.
«Alcune persone passano veloci, leggere come una carezza, eppure restano per sempre. Andrea era così: discreto fuori, immenso dentro. Ci mancherà, ma ogni volta che penseremo a lui, il suo sorriso tornerà a illuminare la scena.»
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Cronaca
Addio a un Maestro del palcoscenico: l’eredità di Antonello Fassari

La notizia è arrivata così, all’improvviso, e ci ha lasciato senza parole. Probabilmente anche voi, leggendo della scomparsa di Antonello Fassari, avete sentito quel senso di malinconia che si prova quando se ne va qualcuno che abbiamo imparato ad amare nel tempo. Ma cerchiamo di raccontare, con il cuore in mano, chi era davvero Antonello Fassari e perché la sua assenza ci tocca così in profondità. Un attore romano che sapeva farci ridere e commuovere, sempre con un’energia genuina.
È venuto a mancare a 72 anni, dopo una malattia che aveva scelto di tenere in gran parte per sé. L’annuncio, diffuso da Cinemotore e poi confermato sulla sua pagina Facebook, ci ha colpito all’improvviso. Abbiamo letto un messaggio di cordoglio di Claudio Amendola: “Sarai per sempre mio fratello.” Semplice, diretto, straziante.
Un legame profondo con la famiglia de “I Cesaroni”
Noi ricordiamo soprattutto la sua interpretazione in I Cesaroni, serie che ci ha fatto sorridere e riflettere nello stesso tempo. Voi sicuramente avete ancora in testa la sua inconfondibile battuta, “che amarezza…”, diventata un piccolo tormentone. Ecco, quel personaggio, Cesare Cesaroni, ci ha conquistato perché era burbero solo in apparenza, poi si apriva come uno scrigno di sentimenti. Amendola ha spiegato che la nuova stagione, I Cesaroni – Il ritorno, era stata pensata proprio per omaggiarlo, perché sapevano tutti quanto stesse lottando contro quel male. Nonostante la dedica e la voglia di rivederlo sul set, la notizia della sua dipartita è arrivata come un pugno nello stomaco.
Verdiana Bixio, produttrice del progetto, ha confessato di aver sperato fino all’ultimo di rivederlo fra le quinte. Adesso, ci troviamo a dover accettare un vuoto che sembra impossibile da colmare.
Le radici e l’amore per Roma
Era nato a Roma, il 4 ottobre 1952, in una famiglia che sembrava distante dal mondo dello spettacolo. Suo padre, Osvaldo, era un avvocato penalista, mentre la madre, Adriana Gambardella, lo ha sempre sostenuto con amore. Nel 1975, lui si era diplomato all’Accademia d’arte drammatica “Silvio D’Amico”, stringendo poi collaborazioni importanti, come il seminario con Luca Ronconi. Questo percorso iniziale ci racconta un uomo che metteva al primo posto la formazione, il sacrificio e l’umiltà. Qualità che voi, se lo avete seguito fin dagli anni ‘70, avete percepito anche nei suoi lavori più leggeri.
Dagli esordi in radio alle risate in TV
Con il passare del tempo, si è mosso con grande agilità tra radio, teatro e televisione. Ha persino prestato la voce allo sceneggiato radiofonico I tre moschettieri. Poi si è affacciato al piccolo schermo con varietà, miniserie e partecipazioni che lo hanno fatto conoscere a un pubblico più ampio. Da I ragazzi della 3ª C a Avanzi di Serena Dandini, passando per Tunnel, Anni ’50 e Al di là delle frontiere, la sua vena ironica e autentica si è sempre fatta riconoscere. Quel senso di romanità sincera lo rendeva uno di noi, uno di voi.

È vero che la sua fama si è consolidata in TV e nel cinema, ma lui amava ripetere che il palcoscenico teatrale era la sua “casa”. Nel 2004, al festival di Todi, ha portato in scena La ricotta di Pier Paolo Pasolini, ribadendo come il contatto diretto con il pubblico fosse, per lui, essenziale. Ricordiamo come, nonostante i trionfi sullo schermo, abbia sempre voluto mantenere vivo quel filo rosso con il teatro. Era fermamente convinto che la recitazione dal vivo fosse la radice di tutto il resto.
Cinema e versatilità: drammi e commedie
Nel cinema ha interpretato ruoli intensi. Noi stessi ci siamo emozionati vedendolo in Romanzo criminale di Michele Placido, dove vestiva i panni di Ciro Buffoni, ma lo abbiamo trovato credibile anche in commedie leggere come Selvaggi di Carlo Vanzina. Forse qualcuno di voi l’ha scoperto grazie a Il muro di gomma di Marco Risi, o magari in Suburra di Stefano Sollima. Insomma, Fassari sapeva passare dal dramma alla commedia con una disinvoltura che pochi hanno.
Nel 2024, anno che ormai ci sembra vicinissimo, ha partecipato a Flaminia, il debutto registico di Michela Giraud, e a Il tempo è ancora nostro di Maurizio Matteo Merli. E poi c’è quella piccola curiosità del 2000, quando si è messo alla prova come regista con Il segreto del giaguaro, film interpretato dal rapper Piotta.
La parentesi musicale e l’orgoglio giallorosso
Non tutti ricordano che, nel 1984, aveva inciso il brano rap Romadinotte, con base di Lele Marchitelli, Danilo Rea e Pasquale Minieri. Lo stile un po’ scanzonato e l’abbigliamento bianco stile Tony Manero ci fanno ancora sorridere, ripensandoci ora. E poi c’era la sua passione calcistica: tifava AS Roma senza nascondere la sua fede. Nel 2020, ha ricevuto un premio al “Premio Sette Colli Romanisti”, un riconoscimento speciale per chi porta alto l’onore della capitale.
Problemi di salute e vita privata
Era stato sposato dal 1982 al 2005 e aveva una figlia. Qualche volta raccontava di aver sofferto di ansia e depressione, soprattutto dopo la fine del matrimonio. Aveva anche disturbi cardiaci, legati all’angina. Lo stesso Claudio Amendola ha parlato di una “malattia bastarda” che, purtroppo, non gli ha dato scampo. E ora, nel ricordarlo, proviamo tutti un senso di nostalgia.
Vi invitiamo, nel vostro cuore, a portare avanti il suo esempio di dedizione e passione. Noi continueremo a sorridere di fronte alle sue battute taglienti, che ci regalava con quella voce inconfondibile. Non possiamo negare che, fra i tanti artisti passati sullo schermo, lui avesse un calore speciale. Ci ha insegnato che la semplicità può essere la via più diretta per toccare le corde dell’anima. Addio, Antonello. Ti dedichiamo un ultimo applauso, con la speranza che, da qualche parte, tu possa borbottare quella frase che, oggi, ci sembra ancora più significativa: “che amarezza…”.
Cronaca
Roma, fuoco e sospetti: rogo alla Tesla tra voci di anarchia e “terrorismo”

Respiriamo una strana inquietudine quando ripensiamo alle immagini di quelle auto divorate dalle fiamme. È successo tutto in piena notte, in una concessionaria Tesla alla periferia est di Roma, in via Serracapriola, zona Torre Angela–Torrenova. Voi, che magari vi siete svegliati con il puzzo di bruciato nell’aria, ancora vi chiedete come sia stato possibile un incendio così esteso e violento. Noi ci stiamo ponendo la stessa domanda.
Un’esplosione inattesa nel cuore della notte
Attorno alle quattro del mattino, si è scatenato il caos: 16 o 17 vetture, parcheggiate all’aperto, sono finite in cenere. I Vigili del Fuoco sono arrivati subito, ma il vento (e pare ce ne fosse tanto) ha reso il lavoro complicato. Nessun ferito, nessuna persona intossicata. Tuttavia il danno è enorme. Le auto sono state distrutte in pochi minuti, lasciando un odore acre e una quantità di fumo che si vedeva anche da lontano.
La Polizia Scientifica ha preso in consegna l’area. Insieme alla Digos, sta esaminando ogni dettaglio. È trapelato che le fiamme sarebbero partite in più punti e questo ci sembra un segnale inequivocabile di un’azione dolosa. Anche per questo motivo, la pista anarchica non è affatto esclusa: negli ultimi tempi, nella provincia di Roma, si sono verificati episodi incendiari contro forze dell’ordine e altre strutture pubbliche. Ricordiamo gli attacchi incendiari al Commissariato di Albano Laziale e ai veicoli dei Carabinieri a Castel Gandolfo. Tutti eventi che finiscono per tessere una rete di sospetti ancora più fitta.
Quando la vicenda prende una piega internazionale
Elon Musk, fondatore di Tesla, non è rimasto in silenzio. Ha definito la cosa come una forma di “terrorismo” tramite il suo canale social, X. Noi, di fronte a parole così forti, ci chiediamo se si tratti di un allarme esagerato o se effettivamente ci sia un disegno orchestrato a livello globale contro di lui e la sua azienda. Non possiamo dimenticare che, altrove, si sono registrate proteste contro Tesla. Gruppi come Tesla Takedown invitano a boicottare il marchio, criticando Musk su vari fronti. In Germania, frange estreme hanno rivendicato azioni analoghe accusando Tesla di rappresentare una sorta di “potere tecnocratico” da abbattere.
Matteo Salvini, vicepremier e ministro dei Trasporti, ha espresso solidarietà ai dipendenti della concessionaria, parlando di odio ingiustificato verso la casa automobilistica e il suo fondatore. Le sue parole mettono in luce un clima di tensione generale: si allarga la sensazione che l’episodio non sia solo un atto vandalico, ma rientri in un mosaico di azioni mirate. Noi stessi ci stiamo domandando se questa stagione d’odio possa finire in fretta o se ci attendono altri eventi simili.
Le notti insonni di chi abita vicino alla concessionaria
Alcuni residenti, ancora un po’ frastornati, raccontano di essere stati svegliati da rumori secchi. Qualcuno aveva immaginato dei fuochi d’artificio, salvo poi spalancare la finestra e notare lingue di fuoco altissime. Gli pneumatici esplodevano uno dietro l’altro, generando un boato che ha rotto il silenzio. È un ricordo che non se ne va e che probabilmente li accompagnerà per un bel pezzo.
L’area rimane sotto sequestro. Ciò significa che per un po’ di tempo la concessionaria resterà bloccata, in attesa di ulteriori rilievi. Nel frattempo, ci viene confermato che gli inquirenti stanno controllando i sistemi di allarme e le immagini delle telecamere, per capire se qualcuno abbia fatto irruzione disattivando i dispositivi o se siano presenti volti sospetti aggirarsi tra le auto in piena notte.
Oltre il rogo: che cosa può succedere ora
Le ipotesi spaziano da un gesto isolato fino a un progetto ben definito. La Digos è sulle tracce di possibili rivendicazioni, perché spesso, quando si tratta di gruppi anarchici o frange estremiste, compare un volantino, un messaggio sui social oppure una sigla tracciata su un muro. Al momento, non ci sono elementi pubblici che confermino una rivendicazione. Eppure quel sospetto rimane vivo.
Uno sguardo generale: in cerca di risposte concrete
Ci rendiamo conto che i fatti di Roma stanno attirando l’attenzione internazionale grazie all’intervento di Musk. Difficile immaginare che questo episodio resti circoscritto a un semplice caso di incendio doloso senza conseguenze geopolitiche. Se davvero è terrorismo, come dice Musk, diventerà un simbolo di qualcosa di più vasto. In caso contrario, ci troveremo davanti all’ennesimo atto vandalico con danni ingenti, paure, polvere e fiamme che faticano a spegnersi anche nei nostri pensieri.
Continuiamo a seguire la vicenda da vicino e cercheremo di aggiornarvi sugli sviluppi. Intanto, restano macerie, carcasse di auto annerite e la sensazione che qualcuno abbia voluto inviare un messaggio. Oppure, chissà, abbiamo di fronte un episodio isolato. Non lo sappiamo ancora, ma cercheremo risposte perché, davanti a un rogo così vasto, non possiamo accontentarci di ipotesi vaghe. Dobbiamo scoprire la verità. E vogliamo farlo insieme a voi.
Cronaca
Richard Chamberlain, l’ultimo saluto a un’icona della televisione

Siamo qui a chiederci, voi lo ricordate ancora quel sorriso ammaliante? Noi sì, lo abbiamo impresso nella mente, come un’istantanea che non ingiallisce mai. Richard Chamberlain se n’è andato il 29 marzo 2025, nella sua casa di Waimanalo, alle Hawaii, a causa di complicazioni legate a un ictus. Aveva 90 anni. Mancavano poche ore al suo novantunesimo compleanno. Eppure la sua presenza sembra essere rimasta impressa ovunque: sugli schermi televisivi, nelle foto di scena, nelle pagine dei rotocalchi che per decenni hanno inseguito l’uomo e l’attore, in cerca del segreto di quel fascino senza tempo.
Ci piacerebbe ripercorrere insieme a voi, passo dopo passo (anzi, magari un po’ alla rinfusa), quel viaggio che ha trasformato il ragazzo di Beverly Hills in un simbolo di eleganza e determinazione. Se pensiamo alla sua infanzia, quasi lo immaginiamo correre sulle strade soleggiate della California, mentre in casa regnava un’insolita armonia: il padre, Charles, era un venditore di infissi, e la madre, Elsa, trovava nella musica la sua gioia, suonando il pianoforte con passione. Sembra un mondo lontanissimo da quella realtà patinata che ha accolto Chamberlain qualche anno più tardi, eppure è proprio lì che si è acceso il primo bagliore di voglia di recitare.
Gli anni giovanili e la scoperta della recitazione
La Beverly Hills High School fu la culla delle sue prime interpretazioni, tra recite scolastiche e qualche piccolo ruolo sperimentale. Forse non se ne rese pienamente conto, ma stava già sgretolando la timidezza iniziale per gettarsi in qualcosa di più grande. Poi arrivò l’esercito. Sì, perché anche lui, come molti americani della sua generazione, fu arruolato e finì in Corea per 16 mesi, fino a raggiungere il grado di sergente. Questo capitolo – spesso trascurato quando si celebra la sua carriera – lo plasmò, rendendolo più sicuro, più solido.

Quando tornò a casa, si unì a un corso di recitazione guidato dall’attore Jeff Corey, molto noto all’epoca per l’approccio rigoroso e appassionato. Fu un periodo di studio matto e disperatissimo, condito da provini televisivi che all’inizio non portavano a granché. Ma a noi piace immaginarlo in quelle aule, mentre prova monologhi e tenta di perfezionare la dizione, sempre più convinto che quel palco (o set) fosse il suo posto nel mondo.
La grande esplosione con il Dottor Kildare
All’improvviso, la svolta: nel 1961, la MGM scelse Chamberlain per “Il dottor Kildare”, serie destinata a diventare uno dei fenomeni televisivi più amati degli anni Sessanta. Lì interpretava il giovane medico James Kildare, esempio di dolcezza e attenzione verso i pazienti. Vi ricordate come si riversavano montagne di lettere di fan, ogni settimana? Quel successo lo fece diventare un autentico idolo, specialmente per il pubblico femminile. Ci piace pensare al fermento mediatico del tempo: le riviste, i talk show, l’America intera che si appassionava ai casi ospedalieri di Kildare, mentre lui muoveva i primi passi verso la leggenda.
Eppure non si limitò alle serie tv: si cimentò pure a teatro, in Inghilterra, dove affrontò persino Amleto. Queste esperienze lo fecero crescere artisticamente, dandogli la sicurezza di potersi lanciare in ruoli sempre più complessi. Aveva la determinazione di chi voleva emergere davvero, e non solo come volto da poster.
La consacrazione in “Uccelli di rovo”
Il ritorno alla ribalta internazionale arrivò con le cosiddette “miniserie-evento”, che in quegli anni conquistarono il pubblico di tutto il mondo. Prima “Shōgun” (1980), poi, nel 1983, “Uccelli di rovo”. Da lì è nato il mito di padre Ralph de Bricassart: un prete diviso fra l’ambizione e un amore proibito che lo tormentava. Quella storia creò scalpore, attirò critiche e fascino allo stesso tempo, e gli ascolti volarono. Negli Stati Uniti fu subito dietro a “Radici” come miniserie più vista di sempre, mentre in Italia – in onda su Canale 5 – divenne un fenomeno di costume. Ogni volta che ne parliamo, riaffiora il ricordo di serate davanti alla tv, di famiglie intere in silenzio per non perdersi neanche una scena. Ci chiediamo quanti tra voi abbiano ancora in mente le atmosfere coinvolgenti di quelle puntate.
Un volto da miniserie, ma non solo
Chamberlain, in breve tempo, venne definito addirittura “Re delle miniserie”, e non era certo un’esagerazione: “Colorado”, “Shōgun”, “Uccelli di rovo”, ma anche tante altre produzioni in cui diede prova di saper incarnare personaggi di grande rilievo storico o letterario. Raoul Wallenberg, F. Scott Fitzgerald, Edoardo VIII, il Conte di Montecristo… un repertorio vasto, variegato, capace di conquistare un pubblico eterogeneo. Al cinema lo ricordiamo in titoli come “Petulia” di Richard Lester o “L’ultima onda” di Peter Weir. E come dimenticare “I tre moschettieri”, dove vestì i panni di Aramis? Oppure la doppia avventura di Allan Quatermain con una giovane Sharon Stone, tra inseguimenti e miniere perdute?
Negli anni successivi, lo abbiamo visto anche in qualche puntata di serie che avete di certo sentito nominare: “Will & Grace”, “Nip/Tuck”, “Desperate Housewives”. Piccole apparizioni, ma sufficienti a farci sussultare – “Ehi, ma quello è Richard Chamberlain!” – come se fosse un caro amico tornato a farci visita per un saluto.
Il coraggio di essere sé stesso
La sua omosessualità fu un segreto custodito a lungo. In un’epoca in cui fare coming out era considerato rischioso per la carriera, decise di mantenere il silenzio. Poi, nel 2003, quando ormai aveva 68 anni, pubblicò l’autobiografia “Shattered Love”, in cui raccontò apertamente la sua storia e l’amore duraturo con il produttore e regista Martin Rabbett. Quel gesto venne accolto come un segnale di speranza da molti fan, che finalmente potevano sentirlo vicino anche su un piano più intimo e personale.
Proprio Rabbett ha confermato la morte di Chamberlain, lasciando trapelare tutto l’affetto di chi gli è stato accanto per decenni. Senza scendere in dettagli strappalacrime, ci basta riportare la sua emozione: ha detto che adesso Richard è in una dimensione di libertà assoluta, circondato dall’amore di chi l’ha preceduto. Parole toccanti, che mostrano la dolcezza di un legame costruito contro i pregiudizi di un’industria poco incline ad accettare chiunque fosse “fuori dai canoni”.
Un’eredità che non svanisce
Guardando alla storia di Chamberlain, ci rendiamo conto di quanto abbia inciso nella cultura pop televisiva. Il dottor Kildare fu un vero precursore dei moderni medical drama, anticipando in qualche modo il successo di serie come “E.R.” o “Grey’s Anatomy”. Con padre Ralph, invece, mostrò come una singola interpretazione potesse scuotere il pubblico, suscitando grandi dibattiti su temi controversi come l’amore proibito di un uomo di Chiesa. È affascinante pensare che il suo percorso abbia unito il teatro shakespeariano all’intrattenimento più popolare, passando con disinvoltura da Shakespeare all’avventura esotica.
La sua scomparsa ci fa riflettere su come quegli eroi romantici e tormentati possano continuare a vivere nelle repliche televisive e nei ricordi di chi li ha amati. Forse, oggi, ci fermeremo un attimo a riguardare qualche spezzone di “Uccelli di rovo” o di “Shōgun”, chiedendoci come mai certi personaggi si imprimono nell’anima. Sarà la passione con cui Chamberlain sapeva dare vita ai suoi ruoli, sarà il suo magnetismo, o forse la somma di entrambi i fattori.
Ci piace pensare che quel sorriso gentile non svanirà. Potremo rivederlo in mille scene, tra ospedali immaginari e misteriose terre lontane. Voi, se avete amato Chamberlain, resterete con un bagaglio di emozioni che non si esaurisce con la notizia della sua morte. Noi, da parte nostra, continueremo a raccontare la sua storia, perché in fondo crediamo che l’amore non muoia mai, come diceva proprio lui. E quel genere di amore – verso l’arte, verso la vita, verso i compagni di viaggio – non si cancella con un addio. Restano le sue interpretazioni, i ruoli indimenticabili e l’ispirazione che ancora ci dona.
Chamberlain ci ha insegnato che, a volte, i sogni di un ragazzo qualunque possono diventare realtà, purché ci si metta cuore, coraggio e un pizzico di follia. Non occorre aggiungere altro, no. Questa storia, così com’è, parla da sé. Una storia di talento, riservatezza e determinazione. E adesso che lui non c’è più, tocca a noi custodire il suo ricordo, trasmettendolo a chi non lo ha conosciuto. Grazie, Richard, per aver reso la televisione un posto un po’ più magico: da oggi, ci mancherai, ma resterai una stella fissa nel nostro firmamento. E forse, stringendo i denti contro la nostalgia, sappiamo che, in fondo, lui non ci ha mai davvero lasciati.
Cronaca
Aids, Mariavittoria Rava: “Dopo i tagli di Trump, ad Haiti abbiamo venduto 2 camion...

E’ successo tutto all’improvviso. “Ho ricevuto un messaggio di notte. Era padre Rick, il direttore dei nostri progetti in Haiti. Lì abbiamo l’ospedale Saint Damien, che è un ospedale per bambini e mamme, e diamo i farmaci antiretrovirali per le mamme che hanno l’Hiv, per evitare la trasmissione dell’infezione al feto. E’ un programma molto grande per pazienti con il virus e si basava interamente su un finanziamento Usaid. La tempestività del taglio ai fondi è stata un ulteriore problema. Non c’è solo il danno di aver perso un aiuto, ma è l’immediatezza dello stop che ci ha impedito di cercare una soluzione alternativa. Abbiamo dovuto vendere due camion che avevamo lì per avere subito i soldi per continuare ad acquistare i farmaci. Farmaci che sono salvavita”. E’ la testimonianza di Mariavittoria Rava, presidente della Fondazione Francesca Rava, che spiega all’Adnkronos Salute: “La velocità che c’è stata nel passaggio dalla decisione alla sua esecuzione ha colpito tutti”.
Il programma Hiv dell’ospedale Nph St Damien, che cura circa 600 pazienti ad Haiti, è stato fra i servizi rimasti dall’oggi al domani senza fondi Usaid dopo che la ‘scure’ di Donald Trump si è abbattuta sull’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale, il principale ente governativo per la distribuzione di aiuti all’estero. Colpisce la modalità, ribadisce Rava, perché “questa decisione di Trump ha avuto un’esecuzione immediata. Normalmente qualunque donatore, quando decide di non continuare un finanziamento, di non rinnovarlo, lascia sempre del tempo” per riorganizzarsi. “Poi io mi sono anche detta che magari nel mondo ci sono degli sprechi, ma posso parlare solo del nostro programma e dico che prendersi il tempo di fare degli assessment e valutare quali sono i programmi efficienti e giusti” da mantenere “forse sarebbe stato più opportuno”.
Il programma di Fondazione Francesca Rava – Nph Italia Ets per l’Hiv ad Haiti riguarda “i pazienti che vanno nel reparto del nostro ospedale per avere questi farmaci salvavita, terapie che non puoi interrompere, ma c’erano anche degli studi, delle ricerche molto belle e interessanti. Avevamo anche la parte della prevenzione, ma hanno tolto il finanziamento proprio sul programma, un finanziamento che andava avanti da anni, e abbiamo dovuto tagliare per forza, abbiamo tenuto solo la parte salvavita”. E adesso cosa fanno le tante realtà nel mondo che hanno perso i fondi? “Ognuno sta cercando la propria strada per sopravvivere, perché in questo momento è questo che stiamo facendo. Noi vogliamo aiutare queste 600 persone in cura, e stiamo lanciando un appello a tutti i nostri donatori per ‘adottare’ un paziente. Stiamo chiedendo un aiuto, anche con poco, per sostenere le cure per loro”.
Non nasconde l’amarezza, Mariavittoria Rava, per quello che sta accadendo con la perdita dei sostegni. “Come noi, che nel nostro caso ci siamo arrabattati, ci sono organizzazioni che tengono vivi i loro programmi e li mandano avanti. Ma in altri casi c’è chi è costretto a interromperli e può essere devastante, perché poi rimettere in pista un programma non è facile. Al di là del fatto – aggiunge – che ci sono tante vite umane dietro questa cosa, sono cure salvavita. In Haiti dove noi operiamo la situazione è drammatica. Siamo un po’ il polo di riferimento per queste pazienti, non ci sono molte altre alternative, anzi non ce ne sono proprio. Noi abbiamo l’ospedale Saint-Damien e l’ospedale St Luc a Port-au-Prince”, la capitale di Haiti, “che sono uno per bambini e mamme e l’altro per famiglie e sono due strutture che hanno i programmi Hiv, quindi è stata una bella botta”.
Come si può fronteggiare la crisi aperta dai tagli? “Non lo so – ammette Rava – immagino con la sensibilizzazione. Io mi auguro che sia solo un momento di ‘settaggio’, di riconfigurazione, per poi magari tornare a finanziare i progetti più validi. E magari si potrebbe sensibilizzare chi ha preso questa decisione sul fatto che ci sono certi programmi che hanno degli impatti a livello globale. Ci sono anche fondazioni come la Fondazione Bill & Melinda Gates che hanno fra i loro scopi la lotta all’Hiv, e una strada potrebbe essere anche sensibilizzare queste realtà, però non saprei, è tutto molto delicato”.
Rava ha ovviamente raccolto anche le preoccupazioni degli operatori. “Noi avevamo come sostenitori sia Usaid che Pepfar”, il ‘Us President’s Emergency Plan for Aids Relief’, “e abbiamo tantissimi medici americani volontari, anche loro non saranno contenti perché conoscono il nostro programma, formano i medici con noi. Insomma, i progetti non sono sulla carta, i progetti sono nella realtà, sono fatti da persone. Persone che ci lavorano, che ci hanno creduto, che hanno costruito competenze. E sono dunque anche le competenze che si buttano via. L’impatto è gigantesco”. E poi c’è la sofferenza. “Dietro questi programmi ovviamente non ci sono numeri – ribadisce – ci sono esseri umani che soffrono. Penso alla storia di questa mamma, in cura per Hiv, disperata per il fatto di non riuscire ad andare avanti a fare le cure. Aveva timore di morire. Così ha portato la sua bambina neonata e l’ha abbandonata nel nostro ospedale, gli infermieri l’hanno rincorsa e gliel’hanno restituita, ma lei è ritornata una seconda e una terza volta. L’hanno trovata moribonda per strada, perché era malata, stava male. Alcuni pazienti – conclude – vivono veramente situazioni drammatiche. Questo per dire che le implicazioni dei tagli che stiamo vedendo hanno una ricaduta dolorosissima, soprattutto nei Paesi più poveri”. (di Lucia Scopelliti)
Cronaca
Da allergie a sonno cattivo, ecco gli ‘acciacchi’ di primavera e come...

“La chiamiamo ‘stagione del risveglio’, anche perché psicologicamente il ritorno della vita all’aria aperta stimola e favorisce il benessere”. Ma la primavera è davvero così, tutta ‘rose e fiori’? In realtà, insieme al sole e a una natura più colorata, la bella stagione che avanza può portare con sé anche acciacchi ricorrenti. A illustrare quali sono è Mauro Minelli, specialista in Allergologia e Immunologia clinica e docente di Fondamenti di dietetica e nutrizione all’Università Lum. “Al di là delle manifestazioni allergiche respiratorie o cutanee, che potremmo considerare come i disturbi primaverili per eccellenza – spiega all’Adnkronos Salute – gli altri acciacchi di stagione molto frequenti a riscontrarsi in queste settimane di passaggio, sono tipicamente rappresentati dal cambiamento dei ritmi ormonali a cui, gioco forza, il nostro organismo non può sottrarsi in conseguenza soprattutto dell’allungamento delle giornate, reso ancora più pesante dall’avvento dell’ora legale”, che scatta nella notte fra sabato 29 marzo e domenica 30.
Gli effetti più immediati di queste variazioni, continua l’esperto, “si ripercuotono sulla quantità e qualità del sonno con difficoltà ad addormentarsi e svegliarsi al mattino, insonnia o sonno frazionato. E quando si dorme male si è più stanchi durante la giornata, si carbura più lentamente, si sopporta meno l’attività lavorativa perché si è più distratti con conseguenti scarsi rendimenti. Ulteriore elemento di disturbo è legato agli sbalzi di temperatura, tipici delle bizze meteorologiche della stagione, che potranno portare a sintomi da raffreddamento e a vaghi disturbi e fastidi a carico di muscoli, tendini e articolazioni. E infine ci sono pure sintomi intestinali come bruciori di stomaco e reflusso verosimilmente correlati alle variazioni dietetiche che abitualmente si associano ai passaggi stagionali”.
In realtà, puntualizza Minelli, “per alcune di queste problematiche non ci sono motivazioni ufficiali ed univoche. Una spiegazione plausibile potrebbe stare in una sorta di ‘carico adattativo’ che, in risposta ad alcune sollecitazioni ambientali apparentemente minimali e però ineludibili e continuative, porta l’organismo ad un’attività fisiologica diversa da quella che fino a quel momento era stata sostenuta. Una volta che questa attività avrà raggiunto un nuovo livello di adattamento, l’organismo ritrova il suo equilibrio, assolutamente indispensabile per evitare che il sovraccarico diventi cronico e dunque patologico”.
E allora cosa fare per assecondare questi momenti? “Durante il cambiamento di stagione sarebbe consigliabile adottare alcune piccole procedure, accorgimenti alimentari e attenzioni nello stile di vita che mirino a supportare il nostro organismo ‘in transito stagionale’ e a preservare lo stato di benessere”, spiega Minelli.
Ecco quali:
1) Tra le buone prassi, la prima da tenere in considerazione è di “ripartire bene la composizione dei pasti e mangiare a sufficienza ma senza esagerare, per favorire e ottimizzare le funzioni immunitarie, endocrine e metaboliche, ma anche per sostenere il giusto trofismo dei nostri organi e tessuti”.
2) Rispettare i ritmi cronobiologici e “valorizzare la quantità e la qualità del sonno ristoratore”, elenca l’esperto.
3) Astenersi dai “luoghi comuni che vorrebbero la temporanea debacle stagionale connessa alla consueta giaculatoria delle ‘basse difese immunitarie’, rifugio incondizionato dei nostri malesseri senza paternità apparente, che subito si traduce in una ricerca irrefrenabile di miscele e magnifici elisir di lunga vita destinati, nelle intenzioni dei guaritori ‘fai da te’, a ‘stimolare’ un sistema immunitario in panne”. Tutto questo proprio mentre il sistema immunitario, più attivo e vivace che mai, è all’opera per cercare di neutralizzare, soprattutto negli allergici, le minacce di un ambiente esterno che, con la primavera, risveglia pollini e starnuti. Per Minelli, “sarà il caso, pertanto, di evitare corse agli immunostimolanti di vario genere. In un momento dell’anno nel quale, in ragione del forte carico antigenico ambientale che la pollinazione di alberi e piante erbacee scarica in atmosfera, il nostro sistema immunitario di tutto potrebbe aver bisogno, meno che di essere ulteriormente ‘stimolato’ da sollecitazioni abnormi e irregolari che, rispetto alla logica, vanno in direzione diametralmente opposta”, conclude Minelli.
Cronaca
Il ritorno del poliziotto-scrittore MaLo, esce il romanzo ‘Dna Ignoto’...

Dopo due anni di ricerche e una meticolosa ricostruzione su uno dei casi giudiziari che più ha scosso l’Italia, esce in tutte le librerie il romanzo ‘Dna Ignoto – Profilo criminale’ di Maurizio Lorenzi. E’ alla storia di Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate di Sopra scomparsa la sera del 26 novembre 2010, che si è ispirato il poliziotto-scrittore, noto anche con l’acronimo ‘MaLo’, per il suo ultimo romanzo, edito da Bolis, che sarà presentato ufficialmente a maggio al Salone internazionale del libro di Torino. Intanto, tutti gli appassionati di polizieschi potranno immergersi in una lettura tra mistero e suspense già dal 1 aprile, quando il libro sarà tra gli scaffali (e online).
La storia: In un freddo giorno di febbraio, una ragazza di 13 anni viene trovata senza vita in un campo di Alta Pianura. La sua scomparsa era stata denunciata pochi mesi prima e la terribile scoperta getta nel panico un’intera provincia, travolta dal terrore che sia comparso un mostro capace di un delitto di simile spietatezza. Il caso fa scalpore e scattano complesse massicce indagini che, dopo anni di insuccessi, portano finalmente all’individuazione del presunto colpevole. Nonostante gli indizi sembrino inoppugnabili, nella pubblica opinione serpeggia il dubbio che si tratti di un errore giudiziario. A cercare di fare chiarezza sulla vicenda scende in campo Milo Vera, un giornalista di origini messicane con alle spalle un passato complicato. Sarà lui ad incontrare di persona il presunto mostro all’interno del carcere.
“Il mio libro è tratto da una storia vera, la vicenda di Yara Gambirasio, e alla famosa inchiesta giudiziaria che ne è conseguita, ma è facile immaginare che l’intreccio narrativo sia puramente romanzato. L’idea che mi ha spinto a scriverne è perché quei fatti qui in provincia di Bergamo sono stati particolarmente sentiti. Ero indeciso inizialmente, poi mi sono buttato a capofitto sulle ricerche decidendo di mettere in ordine gli elementi, gli indizi, le fasi di una vicenda che ha creato molta tristezza e disagio, specie in questo territorio”, dice all’Adnkronos l’autore Maurizio Lorenzi che vive e lavora a Bergamo. “Nonostante l’inchiesta giudiziaria sui fatti di Brembate di Sopra sia chiusa e gli indizi sembrino essere inoppugnabili nei confronti del colpevole, in parte dell’opinione pubblica c’è ancora qualche dubbio, per questo ho sentito l’esigenza di rimettere insieme i pezzi, fornendo anche al lettore un ulteriore strumento per farsi un’idea compiuta su quanto possa essere accaduto. Ne è nata un’opera di fantasia con nessuna finalità discriminatoria, l’ho scritta nel rispetto dei parti coinvolte, dei lettori e in particolare dei familiari di Yara e del loro dolore”.
“Protagonista del romanzo è Milo Vera, un giornalista di origine messicane, che ha alle spalle un passato complicato. Lui, tra l’altro esiste veramente, è una vittima del narcotraffico messicano – sottolinea lo scrittore – L’intervista con il presunto assassino che il giornalista riesce ad ottenere è il fulcro della storia, l’occasione per scandagliare quello che è stato l’excursus di una morte tragica, di un’inchiesta assolutamente unica nel panorama investigativo”.
Il caso di Yara ha portato alla ribalta l’analisi del Dna. “Da qui il titolo del libro con un chiaro richiamo a quello che è stato l’elemento chiave di questa storia: il dna che ha inchiodato il colpevole, a lungo cercato in quanto ignoto colui al quale appartenesse quel profilo genetico”.
Cronaca
Torna il premio giornalistico intitolato ad Almerigo Grilz

Torna il premio giornalistico intitolato ad Almerigo Grilz, il primo reporter di guerra italiano caduto su un campo di battaglia dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Lunedì 31 marzo, alle ore 12.00 presso la Biblioteca Marzio Tremaglia, all’interno di Palazzo Lombardia a Milano, si legge in una nota, si terrà la conferenza stampa di presentazione del premio, alla quale parteciperanno il presidente del Senato, Ignazio La Russa; il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana; l’assessore alla Cultura di Regione Lombardia, Francesca Caruso e l’assessore alla difesa dell’ambiente, energia e sviluppo sostenibile della Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia, Fabio Scoccimarro.
L’obiettivo del concorso, continua il comunicato, “è quello di riconoscere e aiutare i giovani giornalisti che vogliono realizzare reportage con la voglia di entrare nelle notizie, cercare storie, raccontare fatti. Ovunque abbiano lavorato, sulle linee del fronte o nelle retrovie, che siano guerre o inchieste, sempre con le suole sul terreno e dentro l’azione”. Il premio, prosegue la nota, “vuole essere un incentivo per una nuova leva di giornalisti, uomini e donne, accomunati dalla passione di informare in modo intelligente e coraggioso, con un solo obiettivo: raccontare storie vere. Come hanno fatto, e continuano a fare, Fausto Biloslavo e Gian Micalessin, i colleghi con i quali Grilz fondò l’agenzia Albatross, e che ora si apprestano a realizzare un reportage in Mozambico, il Paese nel quale Almerigo è morto il 19 maggio 1987”.
Un viaggio, “che verrà presentato durante la conferenza stampa, dove sarà presente anche Gabriele Micalizzi, attraverso il quale raccontare una terra che, nel corso degli ultimi decenni, è cambiata profondamente e che, con il Piano Mattei, è diventata centrale per l’Italia”. Durante la loro missione, si legge, “Biloslavo e Micalessin porteranno una targa sul luogo in cui riposa Grilz. Affinché tutti sappiano che, sotto quell’albero di Mutongo nella regione di Caia, riposa Almerigo, l’“inviato ignoto che ignoto non è più”.
Cronaca
Scuola, “ecco perché il sistema non funziona”: diario di Sandy studentessa...

“Ho sempre pensato di funzionare in modo diverso rispetto ai miei coetanei: sogni diversi, interessi diversi, insomma tutto”. “Comunque: fatto il test, diagnosi certificata. Ho un modo particolare di approcciarmi alla vita sociale. Unico problema, molta gente (la maggior parte, se non tutta) ha capito che ciò significa: ‘Non capisce niente’. Il motivo? Dopo 5 anni devo ancora capirlo. Mi chiamo Sandy, e questa è la mia storia a scuola: il posto che si dice sia il più inclusivo”. Per 5 anni, durante gli intervalli, Sandy (nome di fantasia) ha preso un quaderno e annotato i suoi pensieri. Il risultato è un diario lucido della sua esperienza fra i banchi. Il diario di una ragazza adolescente con sindrome di Asperger, oggi 18enne al termine del suo ciclo di studi alle superiori, che è rimasta delusa dal percorso che la scuola le ha offerto. A suo avviso non un supporto ‘su misura’ per quel funzionamento differente, per valorizzare il suo potenziale e permetterle di spiccare il volo, ma un servizio che non ha centrato l’obiettivo, o non le ha reso più facili le cose, magari pur restando nello standard di quanto previsto sulla carta dalla legge.
E se non fosse un singolo caso? Sandy ha scelto di rendere pubblico – attraverso l’Adnkronos Salute – il racconto delle difficoltà che ha incontrato, perché la sua speranza è che possa far riflettere le istituzioni e che magari contribuisca ad evitare che anche altre ragazze e ragazzi come lei possano trovarsi a vivere gli stessi problemi. La mamma di Sandy, pur conoscendo le criticità vissute dalla ragazza, racconta che leggere quelle pagine “è stato un pugno nello stomaco”. Sul tema del sostegno e dell’inclusione si esprime la politica a tutti i livelli, nazionale e regionale. I docenti di sostegno possono farsi sentire. Le associazioni di categoria, i sindacati, gli esperti dicono la propria. Rare sono invece le testimonianze dirette di chi è il reale destinatario dei servizi. Sandy è una voce, un faro su un mondo sconosciuto e inaccessibile. Teatro dei suoi ultimi 5 anni: un istituto scolastico del Nord Italia.
Prima di iniziare il racconto, una premessa: “Nel mio percorso – tiene a sottolineare – ho incontrato insegnanti che sono stati dei ganci importanti. E va ringraziato chi ce la mette tutta anche in modo personale, anche senza la giusta formazione. Insomma, è un sistema da smontare e aggiustare, ma va riconosciuto il valore di questi sforzi”. Sandy arriva in prima superiore che le è “già stato assegnato un prof di sostegno: bello no?”, inizia il diario. “Sono entrata in classe e come tutti mi sono scelta il mio posto: ultima fila, secondo banco. Perfetto – commenta – Abbastanza vicina da poter seguire le lezioni, non troppo da stare attaccata ai prof. Dopo due settimane arriva il ‘mio’ sostegno: tutto perfetto se non fosse che mi sta addosso. In mezzo minuto mi ritrovo in prima fila. Adesso ha anche messo la sua sedia davanti al mio banco, non posso avere un minuto libero”. E Sandy comincia a porsi domande: “Perché devo seguire le sue lezioni di matematica durante l’ora di italiano? Perché devo portare le matite colorate? Perché ogni volta che il prof. spiega un argomento nuovo, lui me lo deve rispiegare all’infinito convinto che non abbia capito? Mi sento trattata come una stupida. Tutto il mio materiale di scuola me lo prepara lui, senza un minimo mio coinvolgimento”.
Ed è così, continua Sandy, che “ho cominciato a vivere male la scuola: a me che piaceva tanto, a me che ogni argomento interessava sempre tantissimo, a me che volevo diventare insegnante”. Le ore fra i banchi diventano “ore passate a fare il conto alla rovescia”. “E’ passato quasi un anno – scrive Sandy in un altro passaggio del suo diario – e io, che già facevo tanta difficoltà a socializzare, conoscevo a malapena il nome dei miei compagni perché o ero fuori dalla classe oppure il prof di sostegno mi intratteneva con le sue lezioni” e “talmente tante erano le volte che me le rispiegava”. “Guardo i miei compagni e mi si stringe il cuore: loro hanno già fatto amicizia e io nell’angolino con il prof”.
Poi “arriva il peggio: tutti in Dad”. Inizia il capitolo che Sandy battezza ‘L’incubo’. Sono i tempi del Covid. “I Dsa hanno diritto ad andare in presenza e io accetto perché mi agevola sentire la spiegazione così”. Ma questo non succede. L’insegnante di sostegno, dice la ragazza, “mi porta in una classe diversa dalla mia e mi spiega le cose che, secondo la sua logica, ancora fatico a comprendere”. Sandy in realtà vorrebbe più fiducia, potersi sentire come gli altri studenti, provare a cimentarsi con le stesse sfide. Soffre la situazione: “Piangevo, mi svegliavo la notte”, ricorda. “Tutto quello che ricevevo in cambio era: ‘Sandy quando la vuoi fare l’interrogazione di Storia?’. Nessuno si accorgeva di niente o facevano tutti finta?”. Poi il virus allenta la morsa. “Tornati a scuola anche i miei compagni, credevo sarebbe migliorata la situazione, ma peggiorava sempre di più”. Quella presenza che avrebbe potuto essere un supporto per sfruttare al massimo le occasioni formative e per integrare Sandy, rischia di farla sentire più isolata. Questa è la visione della studentessa. E decide di parlarne con i genitori, spera in un cambio, ma è tardi.
Il nuovo anno scolastico arriva. “Mi faccio furba – scrive Sandy – I miei compagni hanno tutti legato, sono rimasta l’unica fuori, quindi decido di mettermi esattamente al centro della classe per due motivi: il primo è che dovunque mi sarei girata ci sarebbe stato un mio compagno con cui poter magari interagire nei momenti di svago, il secondo è che speravo di aver respiro”. Il piano non va in porto. “‘Sandy li hai fatti i compiti per le vacanze? Magari li riguardiamo insieme, così ti spiego meglio’. Come glielo dico che vorrei seguire almeno una volta la stessa lezione dei miei compagni. Comincio a lottare per i miei diritti: tiro il banco indietro e lui, quando ritorna, lo rimette avanti. Una sorta di tiro alla fune. Comunque alla fine ho vinto: sono in prima fila, ma non ‘nella cattedra’”.
E poi la svolta. “Scrivo ai miei. Volevo un prof che mi aiutasse, non un badante. In terza superiore mi viene tolto”. Al suo posto ne arriva un altro che “si avvicina a me per la prima volta dopo due settimane, a distanza alunno-professore: non mi sembrava vero. Avevo il mio tempo, seguivo tutte le lezioni e facevo anche l’intervallo”. Ma gli anni passati isolata hanno lasciato un segno: “Al primo intervallo libero ognuno andava dal suo gruppo di amici. Io mi sentivo spaesata. Era come se fossi arrivata in questa classe al terzo anno”. Con fatica e un po’ di aiuto, però, Sandy riesce a integrarsi. “Stupendo”, commenta, sentirsi “accolta” in un gruppo di compagni che come lei “erano appassionati di teatro”. Restava solo la sensazione di essere trattata in modo diverso. “Al quarto anno, pensavo che le cose fossero cambiate, ma continuavano ad abbassarsi alla mia altezza e a sorridermi come se dovessero parlare a una bambina di 6 anni”. Ma adesso “c’era anche l’educatore a lottare dalla mia parte. Qualcosa si è smosso, ma molto poco”.
L’anno dopo nuova crisi: “Il mio gruppo mi aveva esclusa: ognuno si era organizzato con qualcuno e non mi avevano coinvolta”. “Oltre al mio educatore e al mio insegnante di sostegno, non era rimasto più nessuno con cui stare. Ho ricominciato a stare male”. Anche cambiare banco non funziona. “Ho passato un trimestre da incubo (e non per verifiche ed interrogazioni) – ricorda – ma ho continuato ad andare avanti perché ci tengo alla scuola. L’ultimo giorno prima delle vacanze di Natale prendo il telefono (l’unica distrazione che mi era rimasta) e vedo un messaggio dal gruppo di classe. Lo apro: c’era una foto, una foto di Natale, una foto di classe. C’erano tutti, anche il prof di quell’ora. Quando l’avevano fatta? Poi l’illuminazione: mentre io ero da tutt’altra parte a fare un’interrogazione. Possibile che nessuno si era accorto che mancavo?”.
Finite le vacanze, “sono tornata. Avevo perso mia nonna e stavo male, i miei compagni (quelli con cui stavo una volta) mi son venuti incontro. Non capivo, ma ero sollevata”. Solo che “il giorno dopo era tornato tutto come prima e io ero di nuovo sola”. “Son passati giorni, settimane, mesi, ma la situazione è sempre la stessa: io che vengo esclusa. In tutti questi anni ho capito che son ‘troppo disabile’ per stare in questo mondo come tutti gli altri, che per capire un argomento ci metto 2 anni, che non sono in grado di tornare a casa da sola perché ho un compagno che viene sempre con me e deve stare attento a tenermi d’occhio, ho capito che non sono fatta per stare con gli altri perché tanto ci sarà sempre qualcuno che farà finta che non esista ‘a causa del mio comportamento’. Ma chi veramente non ha capito non sono io. La verità è che la gente si ferma al nome della mia diagnosi senza capire cosa significhi e senza la volontà di capire come e chi sono. Disabilità significa avere un modo diverso di funzionare, non significa ‘non funzionare'”.
Cronaca
A Messina Giornata meteorologica mondiale

In occasione della Giornata Meteorologica Mondiale (GMM 2025), l’Università degli Studi di Messina ha promosso un ciclo di eventi pubblici articolati tra il Museo del Mare, l’Istituto Leonardo da Vinci e l’Istituto Ettore Majorana di Milazzo e l‘istituto Verona Trento di Messina. Gli eventi sono stati coordinati da Salvatore Magazù decano di Fisica dell’Università di Messina, che dopo aver analizzato i dati preoccupanti dei cambiamenti climatici “ha messo in evidenza l’importanza dell’educazione e della sensibilizzazione sulle questioni climatiche. Ha sottolineato che è essenziale informare le nuove generazioni riguardo alle conseguenze ambientali delle loro azioni quotidiane”. Inoltre, il Professor Magazù “ha invitato i politici a prendere decisioni basate su evidenze scientifiche, affinché possano adottare politiche più efficaci per la mitigazione dei cambiamenti climatici”. E ha concluso esprimendo la necessità di “una collaborazione globale e di un approccio integrato per affrontare le sfide climatiche”.
L’iniziativa si è inserita nel quadro delle attività di disseminazione del progetto “PRIN 2022 Pnrr South Risk from data collection to monitoring interventions and risk prevention. A southern history (CUP J53D23017790001 – cod. id. P2022TA5M8), finanziato dal MUR con D.D. n. 1409 del 14-09-2022”. L’evento ha coinvolto tre istituzioni scientifiche fortemente radicate sul territorio che cooperano in un comprensorio unico sotto il profilo scientifico e culturale: l’Università di Messina, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e la Stazione Zoologica Anton Dohrn; erano inoltre presenti rappresentanti del Dipartimento Regionale di Protezione Civile della Regione Siciliana. Gli eventi hanno proposto approcci interdisciplinari, approfondendo le trasformazioni storiche delle metodologie di osservazione e monitoraggio e valorizzando il ruolo svolto dalle istituzioni scientifiche nello studio dei fenomeni naturali estremi e del loro impatto sulle attività umane. Nel corso delle giornate si sono susseguiti interventi di assoluto livello scientifico e divulgativo. Sono intervenuti, tra gli altri, Salvatore Magazù, decano di Fisica dell’Università di Messina (Unime), Maria Teresa Caccamo (Unime), Gianluca Rossellini, Alessandro Gattuso (INGV), Agostino Semprebello (INGV), il dr. Antonino Torre (INGV), Davide Ciraolo della Stazione Zoologica Anton Dohr. A rendere particolarmente coinvolgente l’esperienza sono stati, oltre alla suggestione dei siti e all’accoglienza del grande pubblico, nel corso della prima giornata Carmelo Isgrò, direttore del Museo del Mare di Milazzo; nel corso della seconda giornata Stefania Scolaro, dirigente scolastico dell’Istituto Leonardo da Vinci, insieme alla toccante testimonianza del giornalista Gianluca Rossellini sull’evento estremo di Giampilieri; nel corso della terza giornata Massimo Chillemi.
L’evento ha registrato un’amplissima partecipazione, coinvolgendo studenti, docenti, ricercatori, operatori di settore, associazioni e cittadini, con un’attenzione particolare rivolta alle nuove generazioni. Le attività didattiche dedicate ai più giovani hanno inteso promuovere una maggiore consapevolezza sui cambiamenti climatici e sull’importanza del monitoraggio ambientale. Tre giornate dense di contenuti, intense e partecipate, in cui la scienza e le istituzioni hanno dialogato con il territorio, rafforzando quel legame profondo tra il passato, presente e futuro della meteorologia e la gestione dei rischi naturali. La Giornata Meteorologica Mondiale, istituita per commemorare la fondazione dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM) il 23 marzo 1950, rappresenta da sempre un momento privilegiato per riflettere sull’evoluzione delle scienze dell’atmosfera e sul loro impatto sulla società contemporanea. L’edizione 2025, intitolata “Closing the Early Warning Gap Together – Colmare insieme il divario dell’allerta precoce”, ha offerto un ricco programma di seminari, attività didattiche, tutorials ed esposizioni, incentrato sull’importanza della previsione meteorologica e dei sistemi di allerta nella gestione del rischio ambientale
Cronaca
“La guerra al fentanyl si allarga ma ormai è difficile localizzare un...

Secondo un nuovo rapporto dell’intelligence statunitense, l’India sarebbe un attore crescente nel commercio illecito di fentanyl, da considerare tra i principali fornitori di precursori chimici per la sintesi della sostanza. Una designazione, riporta la ‘Cnn’ online, che probabilmente susciterà allarme a Nuova Delhi, poiché il presidente Usa Donald Trump sta applicando dazi sui Paesi che accusa di non fare abbastanza per impedire che il farmaco mortale, quando usato fuori dalla legalità, entri negli States. Ma è una strategia che può dare i frutti sperati? Esprime dei dubbi Riccardo Gatti, medico specialista in psichiatria e psicoterapeuta, da anni al lavoro sul tema delle sostanze psicoattive, delle dipendenze e delle dinamiche che portano al consumo. “La guerra del fentanyl si allarga – conferma – Messico, Canada, Cina, e ora anche l’India”. Ma sembra esserci “una (apparente?) ingenuità degli Stati Uniti nel non rendersi conto che, con il progressivo passaggio alle droghe sintetiche, prodotte in laboratorio, è sempre più difficile localizzare un ‘nemico’ in un Paese che favorisce o non ne ostacola la produzione”.
“È abbastanza ovvio – evidenzia all’Adnkronos Salute – che i primi indiziati siano Paesi che hanno una forte capacità tecnologica di produrre farmaci, ma la realtà è che questo tipo di produzione, anche di precursori, non ha bisogno di coltivazioni agricole, ma solo di laboratori attrezzati e può avvenire ovunque. Non so, perciò, come proseguirà questa vicenda. Messico, Canada, Cina ed ora anche l’India, sono stati messi sotto accusa dagli Usa, in relazione al traffico di fentanyl, ed è in corso una offensiva politica ed economica che potrebbe allargarsi. E, attenzione, se altre nazioni dovessero seguire questo esempio, considerando i percorsi delle droghe nel mondo, comprese quelle che l’Europa manda altrove, per esempio in Africa, il rischio è che tutti si trovino contro tutti. Intendo tutti i Paesi del mondo, contro altri Paesi del mondo. Oggi si combatte con dazi contro dazi, ma ci sono molti altri modi di combattere”.
Il rischio di queste offensive, conclude, “è che le conseguenze vengano pagate dai cittadini dei diversi Paesi coinvolti, con ovvia maggior sofferenza di quelli più poveri. Più difficile è capire se produttori e trafficanti di droga ne ricavino qualche difficoltà – chiosa – oppure se, in una situazione complicata di conflitto economico e politico generale, non abbiano in realtà modo di incrementare ulteriormente la loro influenza e di proseguire verso una progressiva globalizzazione dei traffici, incrementando la diffusione dei loro prodotti. Questo in un mondo in cui ciascuno sembra trincerarsi dietro confini reali o simbolici che riesce sempre meno a presidiare, come stanno dimostrando – loro malgrado – proprio gli Stati Uniti”.
Cronaca
All’Ismett acquario terapia per i piccoli pazienti

Un acquario pieno di pesci per i piccoli pazienti di Ismett Palermo. A donarlo l’associazione Astrafe, da sempre impegnata a promuovere il trapianto e la donazione degli organi, che si è fatta promotrice dell’iniziativa per permettere di avviare anche a Palermo quella che viene conosciuta come “acquario terapia”. Oltre ad Astrafe hanno reso possibile l’iniziativa un gruppo di artisti di Bagheria (Francesco Domilici, Arrigo Musti e Marco Scianna), l’azienda IPOH e l’azienda Culligan che ha donato apparecchiature per permettere l’installazione dell’acquario. Oltre loro anche pazienti e loro familiari che con piccole donazioni hanno permesso di acquistare i pesciolini e tutto il necessario per la realizzazione dell’iniziativa. “Questo acquario – spiega Salvatore Camiolo, Presidente di Astrafe – non vuole essere un elemento decorativo, ma un vero e proprio strumento terapeutico. Speriamo con questo gesto di rendere la permanenza dei bambini in ospedale più serena e piacevole. Secondo recenti studi: i colori vivaci, il movimento dei pesci e il suono dell’acqua hanno un effetto calmante e rilassante, che può aiutare a ridurre l’ansia e lo stress dei piccoli pazienti. Inoltre, l’acquario può stimolare la loro curiosità e la loro immaginazione, offrendo loro un’occasione di svago e di apprendimento. Abbiamo deciso di donare l’acquario ad Ismett perchè vogliamo testimoniare la nostra vicinanza”.
L’acquario terapia, già utilizzata in altri centri ospedalieri del Nord Italia, è una tecnica utilizzata per ridurre lo stress nei piccoli pazienti. Lo scopo è quello di “distrarre i bambini dall’ansia da visite ed esami. Passare del tempo attratti dallo spettacolo dei pesci, da la possibilità di vivere l’ospedalizzazione più serenamente”.
L’acquario di 700 litri (cm 200x60x60) è uno dei più grandi presenti in una struttura ospedaliera ed è il primo presente in un ospedale siciliano. “Abbiamo deciso di donare l’acquario al reparto di Pediatria di Ismett – continua Salvatore Camiolo – perché vogliamo testimoniare la nostra vicinanza all’Istituto e ringraziare per quanto fatto in questi 25 anni per i pazienti adulti ma anche pediatrici”.
ASTRAFE è a fianco dei pazienti trapiantati o in attesa di trapianto da oltre 30 anni. E’ un’associazione no-profit che fornisce servizi socio assistenziali ai pazienti con insufficienze terminali d’organo e alle loro famiglie e si occupa di progetti di umanizzazione per rendere l’esperienza ospedaliera ai pazienti adulti e pediatrici più confortevole.
Cronaca
Maltempo sull’Italia, 48 ore di piogge intense: regioni a rischio, le previsioni

Maltempo sull’Italia, con allerta meteo in particolare per il medio Adriatico e il Sud, per le prossime 48 ore. La situazione è potenzialmente critica su alcune regioni a causa delle piogge intense e persistenti delle ultime ore. Il raggio di azione del ciclone in atto è molto vasto – si spinge dalla Romagna fino alla Sicilia – associato a fenomeni violenti e continui sulle stesse zone. Ci saranno anche abbondanti nevicate sull’Appennino centrale oltre i 1600 metri, con qualche fiocco che scenderà fino a 1300 metri.
Un giovedì nero dunque con potenziale rischio alluvionale. Anche venerdì – sottolinea iLMeteo.it – pioverà, ma probabilmente i fenomeni saranno meno intensi: attenzione però, a causa del maltempo di queste ore i terreni saturi non assorbiranno le piogge e avremo ancora la possibilità di piene fluviali e locali dissesti idrogeologici.
Il weekend sarà invece primaverile, nel vero senso della parola: ci saranno scrosci di pioggia, nubi sparse ma anche sole e a tratti vento. Il classico meteo pazzerello dei primi mesi della stagione dei fiori; rivedremo il cielo anche sul Medio Adriatico, mentre al Sud il grigio continuerà a essere il colore dominante.
Oggi, giovedì 27 marzo – Al Nord: molte nubi al Nordest con piogge in Emilia Romagna e basso Veneto. Al Centro: forte maltempo su Marche, Abruzzo e Molise. Al Sud: maltempo con rovesci sparsi.
Domani, venerdì 28 marzo – Al Nord: soleggiato al Nord-ovest, nubi sparse al Nord-est. Al Centro: piogge diffuse su Marche, Abruzzo e Molise, soleggiato sul versante tirrenico. Al Sud: rovesci sparsi.
Sabato 29 marzo – Al Nord: piogge sparse su Lombardia e Nordest, ventoso. Al Centro: piogge via via più diffuse, ventoso. Al Sud: molto instabile, ventoso.
Tendenza: domenica con rovesci al Sud e Adriatiche, meglio al Centro-Nord con più sole ma con vento.
Cronaca
Malore prima dell’allenamento, morto 14enne a Napoli

Tragedia prima dell’allenamento: 14enne accusa un malore e muore. Mercoledì sera i carabinieri sono intervenuti in una scuola calcio, in strada comunale Selva Cafaro a Patierno.
Il 14enne Diego De Vivo è stato colto da un malore prima dell’inizio di un allenamento ed è morto. “Distrutti dall dolore per la tragica scomparsa del nostro Diego De Vivo. Riposa in pace, campione!” si legge in un post pubblicato sui social dal Cantera Napoli .
Vani i soccorsi arrivati tempestivamente. La salma ora è a disposizione della Procura di Napoli che ha aperto un’inchiesta e disporrà l’autopsia.
Cronaca
Scambio elettorale politico mafioso, serie di arresti in Campania e Abruzzo

Questa mattina, a Torchiara, Capaccio Paestum, Terni, Baronissi (Salerno) e Sulmona (Aquila), la Sezione operativa della Direzione investigativa antimafia di Salerno ha dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari a carico di 10 indagati ritenuti, a vario titolo, responsabili di scambio politico elettorale politico mafioso; tentato omicidio aggravato dal metodo mafioso; estorsione aggravata dal metodo mafioso; detenzione, porto e cessione di armi da guerra e comuni da sparo e favoreggiamento personale.
Cronaca
Cani nuovi bambini? Ricerca svela cosa lega il boom dei pet alle culle vuote

I cani sono i nuovi bambini? È la domanda da cui è partita la ricerca di un team di studiosi per indagare come potrebbe essere collegata la crescente scelta di avere amici a quattro zampe con il calo dei tassi di natalità. Si parte da un dato: in alcuni Paesi, il numero di cani è aumentato così tanto che ora supera il numero di bambini, ma restano incerti i fattori che stanno guidando questo trend.
In una delle principali riviste di psicologia a livello internazionale, Enikő Kubinyi, capo del Dipartimento di etologia dell’Università Elte (Eötvös Loránd) in Ungheria, propone una teoria innovativa: secondo l’esperta, c’è davvero una connessione tra la proprietà di cani e il calo dei tassi di natalità, ma non nel modo in cui potremmo pensare. “Il numero di bambini non sta diminuendo perché il numero di cani è in aumento, ma dietro entrambi i fenomeni si trova la stessa tendenza: la trasformazione delle reti sociali”, anticipa.
Molte persone considerano il loro amico quattrozampe come parte della famiglia, alcuni addirittura lo collocano al di sopra delle relazioni umane, e lo apprezzano e considerano almeno parzialmente più di qualsiasi essere umano. La pensa così per la precisione il 19% delle persone senza figli e il 10% dei genitori, secondo un recente sondaggio ungherese.
Mentre il numero di cani aumenta, i tassi di fertilità umana sono in calo. Quale potrebbe essere la ragione? “Alcuni sostengono che i cani siano i nuovi figli, mentre altri trovano questa idea oltraggiosa”, ragiona Kubinyi, ricordando anche le parole di Papa Francesco in un discorso agli Stati generali della natalità, in cui aveva evidenziato che le case si svuotano di figli, ma non mancano i cani e i gatti. “Alcuni studi suggeriscono che i proprietari di cani hanno davvero opinioni più negative sulla maternità, e le madri che possiedono cani trovano la genitorialità più onerosa, il che potrebbe ridurre la loro volontà di avere più figli. In alcuni casi, i cani possono persino danneggiare le relazioni romantiche. Ma questo è solo un lato della storia”.
L’argomentazione opposta è che la proprietà di un cane potrebbe invece aumentare i tassi di fertilità umana. “Le famiglie con bambini hanno maggiori probabilità di possedere cani, e alcune coppie vedono il loro animale domestico come un ‘bambino su cui fare pratica’, un passo preparatorio verso l’avvio di una famiglia. Le donne tendono anche a trovare gli uomini con i cani più attraenti, il che potrebbe aumentare le possibilità di paternità”. Secondo questo punto di vista, dunque, la proprietà di un cane non sostituisce la genitorialità, ma piuttosto la completa o la precede.
I cani possono anche agire come una sorta di “colla sociale”, facilitando le relazioni umane, e infatti camminare con il cane aumenta le opportunità di interazione con gli altri. Possono anche svolgere un ruolo nella creazione di reti sociali tra le persone, sebbene alcuni problemi comportamentali del pet (abbaiare eccessivo o aggressività) possano complicare le interazioni.
Kubinyi suggerisce che “la popolarità dei cani sia radicata in cause di biologia evolutiva, ma si è culturalmente intensificata. L’istinto di cura e la necessità di sostegno sociale sono geneticamente codificati nel comportamento umano, ma queste pulsioni si sono spostate verso gli animali da compagnia perché le relazioni umane sono spesso danneggiate o assenti. Ad esempio, quasi il 90% degli adulti ungheresi non trascorre nemmeno un’ora alla settimana a prendersi cura di bambini piccoli, anche se gli esseri umani si sono evoluti per impegnarsi nel cosiddetto allevamento cooperativo, in cui i doveri di assistenza all’infanzia erano condivisi all’interno della comunità. Ma nelle società moderne, queste reti di supporto si sono rotte. Perciò molte persone sentono di non avere il sostegno nell’educazione dei figli o di non avere nessuno di cui prendersi cura”.
Altri, continua l’analisi dell’esperta, “hanno sperimentato dolore emotivo nelle relazioni umane e i cani garantiscono loro conforto e amore incondizionato. La nostra cultura attuale incoraggia l’estensione dell’istinto di cura ai cani: i meme umoristici riflettono questo trend, il business della cura degli animali domestici è in piena espansione, i proprietari si riferiscono sempre più a se stessi come ‘mamme’ o ‘papà’ del loro cane”, evidenzia Kubinyi. Fido può quindi diventare il compagno più importante per molte persone, in assenza di relazioni umane di supporto. E’ un ruolo per il quale peraltro risulta particolarmente adatto, per via dei tratti comportamentali modellati attraverso la lunga vita insieme agli umani.
I cani, insomma, sono sempre più considerati come membri della famiglia, il che sta influenzando anche la loro evoluzione. Le razze piccole e dal naso corto ricordano i neonati umani, sostiene l’esperta, il che può spiegare la loro popolarità. Questi tratti ‘carini’ innescano una risposta istintiva di assistenza negli esseri umani, ma hanno anche problemi di salute significativi. E il proprietario può davvero sentire che qualcuno dipende da lui.
“Il ruolo mutevole della proprietà del cane suggerisce che le persone nelle società occidentali sperimentano una significativa mancanza di assistenza e sostegno sociale, e cercano di compensare questo, almeno in parte, anche con cani e probabilmente gatti”, conclude Kubinyi. In definitiva, “dobbiamo rafforzare i sistemi di sostegno sociale basati sulla famiglia e ridurre l’isolamento sociale. La proprietà del cane è una cosa meravigliosa quando collega le persone piuttosto che isolarle”.
Cronaca
Maltempo, allerta meteo in 10 regioni: piogge e temporali al Centro-Sud

Continua il maltempo sull’Italia e oggi, giovedì 27 marzo, dieci regioni sono in allerta meteo. In base alle previsioni, la Protezione civile ha disposto un’allerta arancione su tutta la Calabria e su alcuni settori di Marche e Abruzzo, mentre è gialla in Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Sicilia e su alcuni settori di Marche, Umbria, Lazio e Abruzzo.
Un minimo depressionario, centrato sul Tirreno, influenza il tempo sul Paese. Nelle prossime ore si sposterà lentamente verso levante convogliando l’instabilità sulle zone adriatiche centrali, con intensificazione della fenomenologia sulle relative regioni del medio versante. Sulla base delle previsioni disponibili, il Dipartimento della Protezione Civile d’intesa con le regioni coinvolte ha emesso un avviso di condizioni meteorologiche avverse che estende quello diffuso ieri. L’avviso prevede precipitazioni da sparse a diffuse, anche a carattere di rovescio o temporale, sulla Campania, in estensione ad Abruzzo, Molise e Marche. I fenomeni saranno accompagnati da rovesci di forte intensità, attività elettrica, locali grandinate e forti raffiche di vento.
A partire dal pomeriggio di ieri tutta la Calabria è in allerta arancione. La Protezione civile segnala “condizioni di spiccato maltempo” sull’intera regione. Di conseguenza il sindaco di Catanzaro, Nicola Fiorita, ha disposto la chiusura degli istituti scolastici “di ogni ordine e grado, statali e paritari, ivi compresi i servizi educativi per l’infanzia e per la scuola dell’infanzia pubblici e privati, asili nido pubblici e privati e ludoteche, comprese le attività scolastiche ed extrascolastiche” per la giornata di oggi. Il primo cittadino raccomanda, inoltre, “massima attenzione e prudenza negli spostamenti”.
L’allerta in Abruzzo è per rischio idraulico: arancione sul bacino dell’Aterno e giallo sui bacini di Tordino Vomano, Marsica, sul Bacino del Pescara, sul Bacino Alto del Sangro e sul Bacino Basso del Sangro. Nelle Marche l’allerta è arancione per rischio idraulico e idrogeologico, nelle aree denominate Marc-5 e Marc-6, mentre gialla per rischio idrogeologico nelle restanti Marc-1, Marc-2, Marc-3 e Marc-4.
Anche su tutta la Campania l’allerta meteo era partita già ieri. La Protezione Civile della Regione l’ha emanata per temporali di livello giallo: sono previsti infatti precipitazioni e temporali, anche intensi e a rapidità di evoluzione in porzioni di territorio. I fenomeni sono caratterizzati da incertezza previsionale e, per la particolare tipologia, potrebbero essere accompagnati anche da raffiche di vento, grandine e fulmini tali da determinare anche danni alle coperture e caduta di rami o alberi.
Secondo la Protezione civile, si prevede un dissesto idrogeologico localizzato: tra i principali rischi previsti connessi alle conseguenze delle precipitazioni si segnalano: allagamenti, esondazioni, ruscellamenti, innalzamento dei livelli idrometrici dei corsi d’acqua. Saranno possibili frane e caduta massi.
In Basilicata ci sono criticità per rischio temporali nelle zone asi-A2, Basi-A1, Basi-E2, Basi-D, Basi-E1, Basi-C e Basi-B. In Molise invece c’è rischio idrogeologico e allerta temporali nelle zone Frentani – Sannio – Matese, Alto Volturno – Medio Sangro e Litoranea.
Allerta gialla anche nel Lazio, dove sono a rischio idrogeologico Aniene, l’Appennino di Rieti, il bacino del Liri e i bacini Costieri Sud. In Puglia l’allerta è sia per temporali che per rischio idrogeologico nelle zone di Basso Ofanto, Basso Fortore, Gargano e Tremiti, Tavoliere – bassi bacini del Candelaro, Cervaro e Carapelle, Bacini del Lato e del Lenne, Puglia Centrale Adriatica, Salento, Puglia Centrale Bradanica e del Sub-Appennino Dauno. In Umbria rischio temporali nelle aree di Nera – Corno, Chiascio – Topino e dell’Alto Tevere.
Infine la Sicilia. Il rischio temporali e idrogeologico è in zona Sud-Orientale, versante ionico, Nord-Orientale, versante tirrenico e isole Eolie, Centro-Settentrionale, versante tirrenico, Nord-Occidentale e isole Egadi e Ustica, Sud-Occidentale e isola di Pantelleria, Centro-Meridionale e isole Pelagie, Sud-Orientale, versante Stretto di Sicilia, Bacino del Fiume Simeto, Nord-Orientale, versante ionico.
Cronaca
Ostia, ancora stabilimenti a fuoco: incendi in 5 impianti

Stabilimenti in fiamme a Ostia, raffica di incendi sulle spiagge del litorale di Roma. Nelle ultime ore, roghi negli stabilimenti Salus, l’Arcobaleno, il Vittoria, il Plinius e il Capanno nella giornata caratterizzata dalla decisione del Consiglio di Stato che ha accolto il ricorso del Comune di Roma contro la sospensiva del Tar al bando per le concessioni balneari. I vigili del fuoco sono intervenuti per domare le fiamme, con scene già viste a Ostia anche due giorni fa, quando i vigili del fuoco sono stati chiamati in causa per i roghi in altri due stabilimenti, Le Dune e il Belsito (VIDEO).
A quanto apprende l’Adnkronos, sarebbe stato fermato un uomo tra i presunti responsabili degli incendi di questa sera. L’uomo sarebbe un italiano ed è stato bloccato nei pressi dello stabilimento Mami. Continuano le ricerche per individuare eventuali altri responsabili.
Intanto “il sindaco della capitale Roberto Gualtieri ha sentito telefonicamente il Prefetto di Roma Lamberto Giannini e il Consulente per la legalità di Roma Capitale Francesco Greco sulla questione degli incendi attualmente in corso sul Litorale di Ostia. Domani il sindaco Gualtieri prenderà parte al Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica in Prefettura dove sarà affrontata la questione”, rende noto il Campidoglio in una nota.
Cronaca
Schiacciato dalla sua auto messa in moto da bimbo, dichiarata morte cerebrale

Non c’è più niente da fare per il 42enne schiacciato dalla sua auto messa in moto da un bambino sabato scorso a Ossi, nel Sassarese. Per Gianfranco Pilo è stata dichiarata la morte cerebrale e avviata la procedura per la donazione degli organi.
Sabato, l’uomo stava per accompagnare a casa un bambino di 10 anni che aveva partecipato a una festa in casa sua. Secondo quanto ricostruito, il piccolo avrebbe girato le chiavi e il mezzo si sarebbe improvvisamente mosso con Pilo che si trovava fuori. Il movimento lo ha schiacciato e il suo cuore si è fermato. I soccorritori sono riusciti a rianimarlo e fino a oggi era in coma nella Rianimazione del Santissima Annunziata di Olbia. Il 42enne non si è mai ripreso da quel tragico incidente.
Cronaca
La risposta armata della Nato: analisi dell’articolo 5

La possibilità di una risposta militare automatica da parte della Nato in caso di attacco russo contro uno dei suoi Stati membri non è garantita. Lo chiarisce l’avvocato Marco Valerio Verni, esperto di diritto e referente dell’area giuridica di ‘Difesa Online’. Il dibattito si accende proprio mentre il segretario generale dell’Alleanza Atlantica, Mark Rutte, ha messo in guardia il presidente russo Vladimir Putin, sottolineando che un’aggressione a un Paese Nato potrebbe scatenare una “reazione devastante”.
Secondo Verni, la percezione diffusa secondo cui un attacco a un membro della Nato attiverebbe automaticamente l’intervento armato di tutti gli altri Stati non trova pieno riscontro nella normativa vigente. “L’articolo 5 del Trattato Nato non stabilisce con certezza che il ricorso alla forza sia obbligatorio”, spiega l’esperto.
Ma quali sono le implicazioni dell’articolo 5 e quale potrebbe essere la natura della risposta dell’Alleanza? Questo articolo prevede che un’aggressione armata contro uno o più membri, situati in Europa o Nord America, sia considerata un attacco contro tutti gli Stati aderenti. Verni illustra: “Ogni Stato, esercitando il diritto alla legittima difesa individuale o collettiva sancito dall’articolo 51 dello Statuto delle Nazioni Unite, offrirà immediatamente supporto al Paese colpito, attraverso azioni giudicate necessarie, tra cui, eventualmente, l’uso della forza militare. Lo scopo resta quello di ristabilire e mantenere la sicurezza nella regione atlantica”.
Inoltre, ogni attacco e le misure adottate in risposta devono essere tempestivamente comunicati al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. “Tali misure rimarranno in vigore sino a quando il Consiglio di Sicurezza avrà implementato azioni idonee a ripristinare la pace e la sicurezza internazionali”, aggiunge Verni.
Di conseguenza, il ricorso alla forza, sottolinea l’avvocato, non è un obbligo né rappresenta l’unica opzione a disposizione. “L’eventualità di un intervento militare si inserisce in un quadro di azioni coordinate, che coinvolgono anche il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”.
Un tema di crescente preoccupazione riguarda gli attacchi cibernetici, che, in determinati scenari, potrebbero generare conseguenze paragonabili a quelle di un’aggressione militare convenzionale. “Anche gli attacchi cyber, se capaci di provocare danni significativi, potrebbero determinare una risposta analoga, inclusa, in alcuni casi, una possibile reazione militare”, conclude Verni.
Cronaca
Nuovi sviluppi sull’omicidio di Garlasco: le dichiarazioni di Alberto Stasi

La riapertura delle indagini sul caso di Garlasco ha suscitato in Alberto Stasi un profondo sconvolgimento emotivo, da lui stesso descritto come un vero e proprio “tsunami di emozioni”. Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni di reclusione per l’omicidio di Chiara Poggi, ha espresso il desiderio che “emergano finalmente tutti gli elementi di verità ancora nascosti”. Durante un’intervista concessa al programma Le Iene, ha dichiarato di nutrire fiducia e speranza affinché ogni dettaglio possa essere definitivamente chiarito.
La nuova inchiesta, avviata dalla Procura di Pavia e affidata ai Carabinieri del nucleo investigativo di Milano, ha portato all’indagine di Andrea Sempio, un amico di Marco Poggi, fratello della vittima. Sempio è attualmente indagato per concorso in omicidio, ipotesi che potrebbe includere anche una presunta collaborazione con lo stesso Stasi.
Stasi, parlando di Sempio, ha sottolineato: “Non ho mai avuto contatti con lui, se non nei momenti legati al procedimento del 2017, quando fu indagato e successivamente archiviato”. Ha aggiunto che, essendo Sempio amico del fratello della vittima, “era completamente estraneo al mio ambiente sociale e al mio cerchio di conoscenze”. Nonostante ciò, Stasi si è dichiarato “assolutamente garantista”, precisando anche che “non si deve avere timore della verità e che ogni accertamento deve essere portato avanti senza esitazioni”.
Riguardo alla sua situazione personale, Stasi ha affermato che tra pochi mesi potrebbe tornare definitivamente a casa, ma ha sottolineato che “questo breve lasso di tempo non rappresenta una differenza rilevante per me, poiché le motivazioni che mi spingono sono ben più profonde”.
Nel corso della detenzione, Stasi ha affermato di aver compiuto importanti progressi, iniziando a lavorare all’esterno e trascorrendo più tempo con la sua famiglia. Ha dichiarato: “Sono riuscito a fare qualche passo avanti”. Questi temi saranno approfonditi nello speciale Inside, trasmesso su Italia 1 domenica 30 marzo, dedicato al caso di Garlasco. Nell’intervista, Stasi ha ribadito con fermezza di non aver mai ucciso Chiara Poggi, paragonando la condanna definitiva a una “diagnosi di cancro”. Ha spiegato: “Ti capita e devi reagire. Tuttavia, ho la leggerezza della coscienza che mi dà forza. Sebbene sia difficile da comprendere, non avere il peso di ciò che è accaduto mi permette di affrontare questa esperienza come un tragico incidente della mia vita”.
Alla domanda su come intenda liberarsi dall’etichetta di colpevole, Stasi ha risposto con sincerità: “Non so se sia possibile scrollarsela di dosso”.
Cronaca
Scomparsa di Maurizio Boccacci: Addio a una Figura Controverso della Destra Italiana

Si è spento all’età di 64 anni Maurizio Boccacci, noto per essere stato il fondatore del Movimento Politico Occidentale e leader del gruppo Militia. L’ex esponente della destra estrema era malato da tempo e ha trascorso i suoi ultimi giorni nella sua dimora a Grottaferrata, accanto alla moglie.
Nella stessa località, oltre quattro decenni fa, Boccacci diede vita al Movimento Politico Occidentale, che guidò fino al momento del suo scioglimento avvenuto nel 1993 per decreto. La sua figura è stata a lungo associata alla destra extraparlamentare italiana, avendo militato prima nel MSI e nel Fuan, successivamente in Avanguardia Nazionale, fino a diventare leader di Militia, un gruppo neonazista romano.
In un’intervista del settembre 2019, Boccacci si era raccontato con sincerità, riflettendo sul passato: “Abbiamo compiuto azioni positive e altre meno. Eravamo giovani, ma uomini veri. A vent’anni si iniziava a sparare per difendersi, altrimenti non si tornava a casa. Questo è stato il nostro errore più grande, perché abbiamo alimentato gli opposti estremismi voluti da un sistema-regime che cercava il caos per giustificare il pugno duro. Solo in seguito abbiamo compreso di essere stati manipolati”. Queste dichiarazioni erano state rilasciate in occasione della morte di Fabrizio Piscitelli, leader degli Irriducibili Lazio, che Boccacci definì “un carissimo amico”.
Durante quel periodo, in una Roma scossa dall’omicidio di Piscitelli, il nome di Boccacci fu menzionato indirettamente da Fabio Gaudenzi, un ultras di destra già coinvolto nell’inchiesta Mafia Capitale. Gaudenzi, noto come “Rommel”, aveva diffuso un video inquietante, in cui, armato e a volto coperto, sosteneva di conoscere i responsabili dell’omicidio. “Gaudenzi è fuori controllo o, peggio, manovrato”, commentò Boccacci. “Ha parlato di un gruppo di fascisti di Roma nord che nemmeno esiste, unendo nomi e situazioni in modo confuso. Mi ha menzionato insieme a Massimo Carminati e Riccardo Brugia, ma siamo gli unici ancora vivi, mentre molti altri sono morti o in carcere. Personalmente, non ho nulla da temere: la mia vita è sotto controllo, e le mie condizioni di salute mi limitano già abbastanza”.
Boccacci confermò la sua presenza al funerale di Piscitelli, nonostante un divieto di tre anni: “Ci sono andato comunque, come faccio ogni anno per commemorare gli amici scomparsi, come ad Acca Larenzia. Per questo possono anche darmi l’ergastolo, ma non mi importa”. Quanto alla natura dell’omicidio di Piscitelli, Boccacci si mostrò cauto: “Per capirlo, bisognerebbe conoscere a fondo quell’ambiente. Io e Fabrizio ci incontravamo occasionalmente, ma nulla di più che una cena o una chiacchierata”.
In chiusura di quell’intervista, Boccacci si era espresso con disillusione sulla politica contemporanea: “Non sono un politico, ma un idealista. E tra le due cose c’è una differenza abissale, come tra il giorno e la notte. Sono e rimango un fascista. Osservo, leggo e rido, perché, alla fine, sono tutti uguali”.
Cronaca
Arte e Sanità: un progetto innovativo che unisce bellezza e benessere

La collaborazione tra l’Accademia di Belle Arti di Napoli e l’Istituto nazionale tumori Irccs Fondazione Pascale affonda le sue radici in un’intuizione del professore Pinto, che durante il difficile periodo della pandemia da Covid-19 propose un progetto ambizioso per coniugare arte e sanità. Il frutto di questo incontro si è concretizzato nell’iniziativa ‘A cura dell’Arte’, sostenuta dalla Regione Campania e dall’associazione Beatleukemia.org.
Il progetto di decorazione del reparto di onco-ematologia si è rivelato un’impresa complessa, affrontata con grande sensibilità. Attraverso un lavoro graduale, è stato conquistato il consenso di operatori sanitari, pazienti e familiari. Come sottolinea Giuseppe Gaeta, direttore dell’Accademia, questa iniziativa rappresenta un risultato significativo sia dal punto di vista formativo che didattico. Inoltre, è stato condotto uno studio approfondito sui materiali utilizzati, elemento essenziale per garantire la qualità del risultato finale.
Grazie al talento e alla creatività di docenti e studenti della Scuola di Decorazione, l’Accademia ha trasformato circa 600 metri quadrati di spazi ospedalieri utilizzando la tecnica innovativa del wrapping. I materiali impiegati rispondono alle esigenze sanitarie, restituendo colore e armonia agli ambienti di cura. Tuttavia, il valore principale di questa iniziativa risiede nel dialogo con i pazienti, che hanno avuto un ruolo attivo nella scelta delle decorazioni. Attraverso la collaborazione con artisti e psicologhe del reparto, sono stati progettati soffitti colorati e immagini astratte, capaci di stimolare la fantasia e offrire momenti di serenità.
Adriana De Manes, docente di Decorazione, ha spiegato come il progetto abbia preso forma partendo da una forte carica emotiva. L’obiettivo principale era tradurre questa emotività in interventi che fossero realmente funzionali al benessere dei pazienti. L’arte, in questo caso, ha dimostrato di essere un potente strumento di trasformazione, non solo degli spazi fisici, ma anche dell’esperienza vissuta durante la malattia. Un gesto che va oltre l’estetica, incarnando un profondo senso di vicinanza e attenzione.
Lorenza Di Fiore, docente di Teoria della percezione e psicologia della forma, ha evidenziato il ruolo cruciale dell’empatia nel progetto. La creazione di “finestre emotive” ha permesso di offrire ai pazienti uno spazio mentale di evasione, essenziale in un contesto dove la mobilità fisica è limitata. Questo approccio ha guidato gli studenti nella progettazione di mappe concettuali, mettendo al centro il desiderio di regalare momenti di leggerezza e speranza.
Alessandro Cevenini, rappresentante della Fondazione Beat Leukemia.org, ha sottolineato il carattere unico dell’iniziativa. La Fondazione, nata dall’esperienza di Alessandro, un giovane paziente colpito da leucemia, prosegue il suo sogno di migliorare il benessere di chi affronta la malattia. Attraverso progetti come questo, si garantiscono spazi più accoglienti e confortevoli, offrendo un sostegno tangibile a chi è impegnato nella lotta contro il tumore.
Cronaca
Lotta ai linfomi: nuove terapie e progetti innovativi per i pazienti

I linfomi, una forma di tumore ematologico che colpisce il sistema linfatico, rappresentano una complessa sfida medica in costante evoluzione. Ogni anno, migliaia di persone ricevono questa diagnosi, con forme che spaziano da quelle meno aggressive a tipologie più rapide e difficili da trattare. “I linfomi sono, per definizione, tumori del sistema immunitario”, ha spiegato Antonio Pinto, direttore del Dipartimento di Ematologia e Terapie Innovative dell’Istituto Nazionale Tumori Fondazione Pascale di Napoli. Secondo l’esperto, la loro incidenza è paragonabile a quella del carcinoma della vescica, e i linfomi aggressivi rappresentano circa il 30% dei nuovi casi di linfoma non-Hodgkin. Pinto ha sottolineato che questi ultimi sono al centro di significativi progressi terapeutici.
In occasione della presentazione del progetto ‘A Cura dell’Arte’, realizzato dalla Scuola di Decorazione dell’Accademia di Belle Arti di Napoli con il sostegno della Regione Campania e dell’associazione Beatleukemia.org, Pinto ha evidenziato l’importanza di iniziative che uniscono arte e medicina per supportare i pazienti durante il percorso di cura.
Grazie ai progressi della ricerca scientifica, sono state sviluppate terapie innovative e personalizzate che hanno migliorato sensibilmente la prognosi per i pazienti. Pinto ha dichiarato che, per i linfomi non-Hodgkin aggressivi, una categoria estremamente eterogenea, è cruciale ridurre al minimo il tempo tra la diagnosi istologica e l’inizio dei trattamenti. Nonostante la loro natura aggressiva, oggi le prospettive di guarigione sono significativamente migliorate. “In passato, circa il 55% dei pazienti guariva con le terapie tradizionali”, ha spiegato. Tuttavia, grazie all’introduzione del polatuzumab, un nuovo farmaco disponibile in Italia, il tasso di guarigione è salito al 65-70%, rappresentando un importante passo avanti nella gestione della malattia.
Le nuove frontiere della medicina si concentrano sull’ottimizzazione dei trattamenti fin dalla prima linea terapeutica, aprendo prospettive sempre più promettenti anche per le fasi successive della malattia. Pinto ha sottolineato che il panorama terapeutico è profondamente cambiato: “In passato, il fallimento della prima linea di terapia portava principalmente al trapianto autologo di cellule staminali”, una procedura che rimane valida. Tuttavia, l’introduzione di farmaci innovativi, come gli anticorpi bispecifici, sta rivoluzionando il trattamento. Questi farmaci, che indirizzano i linfociti del paziente contro il linfoma, stanno producendo risultati straordinari e potrebbero diventare il trattamento standard di prima linea, aumentando significativamente il numero di pazienti guariti al primo approccio terapeutico.
Parallelamente ai progressi farmacologici, il Pascale si distingue per una visione olistica della cura, che pone un’enfasi particolare sul benessere psicologico dei pazienti. Tra le iniziative più significative si trova il progetto ‘A Cura dell’Arte’, che integra l’arte nel percorso di cura e trasforma gli ambienti ospedalieri in spazi di creatività e sollievo emotivo. Pinto ha spiegato che l’idea nasce dalla metafora del viaggio: “Le stanze di degenza sono come vagoni di un treno, dove i pazienti sperano di arrivare alla prossima stazione in remissione o guarigione”. Con il professor Gaeta, il reparto è stato trasformato, rendendo gli spazi più accoglienti e ricchi di significato. Questo progetto ha coinvolto pazienti, studenti, docenti e psicologi, dando vita a decorazioni astratte che adornano le stanze, inclusi i soffitti.
Un dettaglio significativo è stato proprio l’attenzione ai soffitti, elemento spesso trascurato ma fondamentale per chi è costretto a letto. “Ogni stanza ora ha un soffitto diverso, capace di stimolare l’immaginazione e accompagnare il paziente fino alla dimissione”, ha concluso Pinto, sottolineando l’impatto positivo di questa iniziativa sul benessere complessivo dei pazienti.
Cronaca
Indagine su presunta vendita online di reliquie di Carlo Acutis

Il vescovo di Assisi, monsignor Domenico Sorrentino, ha deciso di agire con determinazione presentando un esposto-denuncia contro ignoti, al fine di fare chiarezza su una presunta asta online riguardante le reliquie di Carlo Acutis, noto come il ‘patrono di Internet’. Tale iniziativa nasce in vista della canonizzazione del giovane, prevista per il prossimo 27 aprile in Piazza San Pietro.
“Ho letto di un possibile commercio di reliquie online – afferma monsignor Sorrentino – e, dopo essermi documentato e aver condotto alcune ricerche, ho riscontrato la presenza effettiva di queste presunte attività. Mi sono interrogato profondamente, consapevole che dietro il mondo di Internet si possono celare numerose insidie. Ho ritenuto necessario agire, poiché questo tipo di commercio non deve essere tollerato. Per tale ragione, ho presentato denuncia alla Procura, considerandola una grave offesa ai nostri sentimenti religiosi. Se, inoltre, dovessero emergere ipotesi di reato, sarà compito delle indagini approfondire la vicenda. Ho deciso di rispondere con fermezza, esprimendo una posizione chiara attraverso questa denuncia”.
La canonizzazione di Carlo Acutis coinciderà con la conclusione del Giubileo degli adolescenti. Tuttavia, a oggi, non è ancora possibile stabilire con certezza se il Papa parteciperà fisicamente alla cerimonia, considerando che i medici gli hanno raccomandato almeno due mesi di convalescenza protetta presso Santa Marta. “Per la canonizzazione – sottolinea monsignor Sorrentino – la presenza fisica del Santo Padre non è indispensabile. Ritengo che una sua dichiarazione scritta possa essere sufficiente. La celebrazione stessa non è tanto fondamentale quanto la dichiarazione ufficiale. Questo, tuttavia, è un problema secondario: ciò che tutti auguriamo è che il Papa possa ristabilirsi pienamente”.
Il vescovo di Assisi manifesta una profonda speranza riguardo a una possibile sorpresa: “Sono fiducioso, quasi certo, che il Santo Padre, dato il grande affetto che nutre per questa causa, non si lascerà sfuggire l’opportunità di essere presente, anche solo per un breve momento, in Piazza San Pietro. Continuiamo a pregare per lui. Dopo il suo ritorno a casa, siamo sollevati dal fatto che le notizie siano migliorate rispetto a quanto riportato durante il ricovero al Gemelli, quando si parlava di miglioramenti costanti, ma con prognosi riservata. Siamo contenti che ora possa affrontare una convalescenza serena. Tuttavia, sono convinto che il giorno della canonizzazione sarà per lui difficile attenersi alla raccomandazione dei medici. La nostra preghiera continua incessantemente. Confido che Carlo Acutis, che sta operando tanto dal cielo, intercederà anche per il Papa”.
Cronaca
Attacco a un Paese Nato, ecco perché la risposta armata non è automatica

La risposta armata in caso di attacco della Russia a un Paese Nato non è automatica. A spiegarlo all’Adnkronos è l’avvocato Marco Valerio Verni, referente area Diritto di ‘Difesa Online’ nel giorno in cui il segretario generale della Nato, Mark Rutte, ha avvertito il presidente russo Vladimir Putin che un attacco contro un Paese dell’Alleanza causerebbe una “reazione devastante”.
“Il pericolo che, come uno spettro ricorrente, si paventa è quello di un intervento di tutta la coalizione a mente dell’articolo 5 del relativo trattato, con un assunto dato, spesso, per scontato: in caso di attacco ad un membro dell’Alleanza Atlantica, si avrebbe, in automatico, l’intervento armato di tutti i Paesi che ne fanno parte in favore del predetto. Ma – chiarisce Verni – la norma in questione non afferma esattamente questo”.
Cosa comporta l’articolo 5 e in cosa può consistere una reazione dell’alleanza? “Esso prevede che: ‘Le parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse in Europa o nell’America settentrionale sarà considerato come un attacco diretto contro tutte le parti – osserva – e di conseguenza convengono che se un tale attacco si producesse, ciascuna di esse, nell’esercizio del diritto di legittima difesa, individuale o collettiva, riconosciuto dall’articolo 51 dello Statuto delle Nazioni Unite, assisterà la parte o le parti così attaccate intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre parti, l’azione che giudicherà necessaria, ivi compreso l’uso della forza armata, per ristabilire e mantenere la sicurezza nella regione dell’Atlantico settentrionale – prosegue l’avvocato Verni ricordando il trattato – Ogni attacco armato di questo genere e tutte le misure prese in conseguenza di esso saranno immediatamente portate a conoscenza del Consiglio di Sicurezza. Queste misure termineranno allorché il Consiglio di Sicurezza avrà preso le misure necessarie per ristabilire e mantenere la pace e la sicurezza internazionali”.
“Dunque, il ricorso alla forza, a ben vedere, non è né automatico né previsto come unica misura – continua l’esperto – Al contrario, esso è solo eventuale, ricompreso nell’alveo di altre azioni, di concerto con il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”. “Piuttosto, quel che, oggi, può preoccupare molto, sono gli attacchi cibernetici, che, pure, in ipotesi, al pari di quelli ‘tradizionali’ – conclude Verni – possono arrivare a provocare effetti devastanti e, quindi, nel caso, anche le reazioni anzidette, ivi compresa, al ricorrere di certi presupposti e criteri valutativi, l’eventuale risposta armata”.
Cronaca
Ultima Generazione ancora nel ristorante di Cracco, è il terzo blitz

Ultima Generazione ci riprova e torna al ristorante di Carlo Cracco, all’interno della Galleria Vittorio Emanuele di Milano, per un nuovo blitz. Due ragazze e un ragazzo hanno fatto ingresso nel locale intorno alle 13.30 per ribadire la loro contrarietà alle disuguaglianze sociali e portare avanti la campagna ‘Il giusto prezzo’. Poco dopo è intervenuta la polizia che li ha bloccati e accompagnati in questura per valutare l’esatta dinamica dei fatti e la loro condotta nell’azione di protesta.
“Siamo per la terza volta nel Ristorante Cracco per denunciare un’Italia sempre più divisa, dove le disuguaglianze crescono nell’indifferenza di chi detiene il potere e vive nel lusso -hanno spiegato gli attivisti di Ultima Generazione-. Scegliamo di venire qui perché questo luogo rappresenta una realtà distaccata, una bolla che esiste solo grazie allo sfruttamento e alla precarietà di chi sta fuori. È qui che il nostro messaggio può arrivare più forte”. Quindi hanno precisato: “Attaccare Cracco non significa dire che Cracco è il problema, ma mettere in evidenza l’abisso tra chi ha troppo e chi non ha abbastanza. La fame non è una fatalità, è una questione politica. Il problema non è l’arte del cibo, ma la disparità sociale che la circonda. Non è accettabile che il lavoro di milioni di persone valga così poco da non permettere loro di vivere con dignità, mentre pochi si arricchiscono senza limiti”.
“Anche Cracco può scegliere da che parte stare -hanno aggiunto-. La richiesta che noi vogliamo rivolgergli è di aprire le porte del suo ristorante, ogni giovedì, offrendo pasti gratuiti a persone al di fuori della sua abituale clientela. Un gesto simbolico per sostenere chi sta affrontando difficoltà, dimostrando che la buona cucina può essere anche un atto di solidarietà”.
Cronaca
Torino, pullman finisce nel fiume Po in centro città: morto l’autista

Un pullman privato è caduto nel pomeriggio di oggi, mercoledì 26 marzo, nel fiume Po all’altezza di piazza Vittorio sul ponte Vittorio Emanuele I. A bordo del bus gran turismo della Di Carlo Tours di Campobasso si trovava solo l’autista, classe 1951, che è morto dopo essere stato estratto vivo dal mezzo. Ferite lievemente anche tre donne che stavano camminando vicino a dove si è verificata la tragedia. Tutte, a quanto si apprende, avrebbero riportato ferite da codice verde e sono state ricoverate al locale Cto, riportando rispettivamente la frattura di un braccio, un trauma a un ginocchio e contusioni varie.
Sul posto dell’incidente numerosi i soccorsi tra vigili del fuoco, sanitari e carabinieri. Sul posto sommozzatori, un nucleo elicotteri, il nucleo speleo alpino fluviale e un’autoscala.
Sulla vicenda sarà aperta un’inchiesta, al momento gli accertamenti sono affidati alla Polizia locale di Torino. Dopo il recupero, il mezzo è stato posto sotto sequestro e saranno avviati gli accertamenti tecnici a cominciare da quelli che riguardano l’impianto frenante. Successivamente le indagini dovranno stabilire le cause della morte del conducente e dove esattamente si trovava al momento dell’impatto.
“Abbiamo recuperato il bus che ora è in sicurezza e non appena saranno terminate le ultime ispezioni sarà portato via”. Così Alessandro Paola, comandante generale dei vigili del fuoco del Piemonte, al termine dell’operazione di recupero. “E’ stata un’operazione sicuramente complessa fatta con più squadre e anche con l’assistenza delle componenti specialistiche dei sommozzatori. Abbiamo ispezionato il bus e la zona su cui poggiava, le operazioni sono state condotte con grande equilibrio e con delicatezza, ora metteremo in sicurezza tutta la zona, poi riuniremo tutti i rilievi fatti”, ha aggiunto.
Secondo quanto ricostruito il pullman è caduto, mentre effettuava una manovra di svolta in retromarcia. E’ andato a sbattere contro il parapetto di cemento, sfondandolo ed è caduto nelle acque del fiume Po. Il tutto è avvenuto intorno alle 17.45 di questo pomeriggio. I soccorsi sono scattati subito e sono intervenuti anche alcuni canoisti che stavano facendo attività sportiva sul fiume. A breve cominceranno le operazioni di recupero del mezzo. A sollevare il pullman sarà un’autogrù dei vigili del fuoco con il supporto dei comandi limitrofi.
“Le indagini sono appena all’inizio, l’unica cosa oggettiva che abbiamo sono i filmati delle telecamere, sia della Questura sia nostre. Dall’esame delle telecamere si vede l’autobus che arriva dal lungo Po Cadorna, svolta a destra in piazza Vittorio e si accosta alla prima esedra. Dopodiché inizia una manovra in retromarcia con una angolazione di 45 gradi, quindi insolita per quello che è normale modo di condurre un mezzo, attraversa tutta l’area di scambio dell’incrocio, urta la balaustra dei Murazzi del Po e si inabissa con la parte posteriore nel fiume adagiandosi poi sul fianco sinistro del mezzo”. Così il comandante della Polizia Locale di Torino, Roberto Mangiardi, ricostruisce l’incidente.
“Le ipotesi – ha precisato poi il comandante – quando si è all’inizio delle indagini, sono sempre un azzardo. In ogni caso si è trattato di una manovra inconsueta per un professionista: che poi quanto accaduto sia dovuto ad una perdita di controllo del mezzo o ad un guasto, questo saranno le indagini a stabilirlo”.
Il pullman precipitato stava andando a prendere una scolaresca delle elementari del milanese in gita scolastica a Torino. Il bus avrebbe dovuto caricarli a bordo in piazza Castello, poco distante dal luogo dove si è verificato l’incidente. Alla scolaresca ora è stato trovato un mezzo alternativo per il rientro.
Cronaca
Garlasco, parla Stasi: “Sempio? Io garantista, ma non bisogna sottrarsi ad...

La nuova indagine sul delitto di Garlasco ha provocato in Alberto Stasi “uno tsunami di emozioni. Quello che ho in cuore è che salti fuori la verità, che venga fuori tutto quello che deve emergere e che non è ancora emerso. Ho fiducia e speranza che tutto possa essere chiarito e accertato”. A dirlo è lo stesso Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni di carcere per l’omicidio di Chiara Poggi, in un’intervista concessa alle ‘Iene’.
Una nuova inchiesta della procura di Pavia, condotta dai carabinieri del nucleo investigativo di Milano, che vede indagato per concorso in omicidio (in ipotesi anche con lo stesso Stasi) Andrea Sempio, un amico di Marco Poggi, il fratello della vittima.
“Non l’ho mai visto e mai sentito, se non adesso e nel 2017 (quando Sempio venne indagato e archiviato, ndr). Era amico del fratello e quindi anche dal punto di vista dell’età totalmente estraneo alla mia cerchia di amicizie e di conoscenze”, racconta Stasi, dicendosi “assolutamente garantista” ma, aggiunge, “sono anche comunque convinto che non si debba avere paura della verità e che quindi non ci sia motivo di sottrarsi a nessun tipo di accertamento della verità”.
Rispetto alla sua situazione, Stasi ricorda che “tra pochi mesi potrei essere definitivamente a casa, quindi non sono questi pochi mesi che fanno per me la differenza, ho motivazioni più profonde”.
Nell’ultimo periodo della sua detenzione “ho fatto progressi, ho cominciato a lavorare fuori e a poter vedere di più la mia famiglia, quindi sono riuscito ad andare un po’ più avanti”, racconta nello speciale ‘Inside’ delle Iene sul delitto di Garlasco, che andrà in onda su Italia 1 domenica 30 marzo. Ribadendo di non aver ucciso Chiara Poggi, l’allora fidanzato della vittima paragona la condanna in via definitiva a una diagnosi di cancro, “ti capita e devi reagire. Io ho quanto meno la leggerenza della coscienza che mi aiuta. E’ difficile da capire, ma il non avere il peso di quello che è successo che ti logora dentro, in qualche modo ti fa vivere la questione come un incidente della tua vita, molto grave e molto brutto, ma che riesci ad affrontare”.
Come togliersi l’etichetta di ‘colpevole’ viene chiesto infine a Stasi nell’anteprima dell’intervista che andrà in onda su Italia 1 domenica 30 marzo? “Non so se ce la si può staccare di dosso”, risponde.
Cronaca
Morto Maurizio Boccacci, fondò gruppo di estrema destra Militia

E’ morto Maurizio Boccacci, fondatore del Movimento politico e di Militia. L’ex leader di estrema destra aveva 64 anni ed era da tempo era malato.
Boccacci si è spento nella casa dove viveva con la moglie. Lì, a Grottaferrata, dove 41 anni fa fondò il Movimento Politico Occidentale, di cui è il leader fino allo scioglimento per decreto nel ’93. E’ considerato una delle figure di spicco della destra extraparlamentare italiana, militante del Msi e del Fuan prima, di Avanguardia Nazionale poi, leader del gruppo neonazista romano “Militia”.
“Abbiamo fatto cose belle e altre meno. All’epoca però eravamo uomini veri, anche se adolescenti. Cominciavamo a sparare a 20 anni per difenderci, perché sennò a casa non rientravi. Quello, a dire il vero è il più grande errore, perché si sono creati questi opposti estremismi voluti dal sistema-regime che voleva questi scontri, i morti, per avere il pugno duro e seguitare a fare ciò che facevano. Ma noi all’epoca avevamo la polvere da sparo nel sangue, lo abbiamo capito dopo tanti compleanni che siamo stati manovrati”. Era settembre del 2019 quando Boccacci si raccontava così all’Adnkronos. L’occasione fu l’omicidio di Fabrizio Piscitelli, leader degli Irriducibili Lazio nonché, disse, “mio carissimo amico”.
In una Roma bollente e scioccata da quell’agguato in pieno giorno, Boccacci era stato tirato in ballo da Fabio Gaudenzi, ultras di estrema destra già coinvolto nell’inchiesta Mafia Capitale, che pur non facendo direttamente il suo nome aveva parlato dell’élite di quelli di Roma nord. Gaudenzi, alias “Rommel”, girò un delirante video con passamontagna e armi in pugno, per annunciare di conoscere il mandante dell’omicidio di Fabrizio Diabolik Piscitelli. “Gaudenzi è impazzito. Oppure è manovrato – commentò Maurizio Boccacci – Fa il nome del gruppo dei fascisti di Roma nord, gruppo che non esiste nemmeno come sigla, e fa un miscuglio di persone che mi dà da pensare. Mi fa pensare il fatto che lui, in concomitanza con l’omicidio Piscitelli, tiri fuori l’élite, i miei camerati che non si sono mai arresi, le persone rimaste sempre unite e non hanno ma tradito. Di queste persone che lui chiama élite io sono l’unico insieme a Massimo Carminati e Riccardo Brugia ad essere vivo: gli altri sono tutti morti, due in carcere, io l’unico fuori, a parte qualche divieto di andare a Roma o qualche altra stupidaggine…”. “Mi ha tirato in ballo così. Ha fatto tutti nomi che gli danno risonanza… Per me può dire ciò che vuole, da parte mia non devo difendermi, sono tranquillissimo: mi stanno sempre dietro, sanno della mia vita, che non ho più possibilità di muovermi, limitato anche fisicamente con i miei problemi di salute”.
“Sono andato al funerale di Fabrizio, ho tre anni di diffida ma non mi interessa. Sono andato come ogni anno ai funerali di Acca Larenzia e di altri amici che sono venuti a mancare a Roma. Perché su questo – incalza – possono anche darmi ergastolo, divieti, farmi seguire”. Sulla possibilità che quello di Piscitelli fosse un omicidio politico o che ci fossero altri affari di mezzo, Boccacci spiegò: “Per saperlo bisognerebbe stare in quell’ambiente – dice – essere stato più che vicino a Fabrizio. Io con lui mi vedevo, ma niente più che una cena, di qualche chiacchierata, come accadeva con Massimo”. Si congedò, da quella intervista, glissando sulla politica attuale. “Io non sono un politico – ebbe a dire – ma un idealista e tra politico e idealista passa il giorno e la notte. Sono un fascista e tale rimango. Guardo, leggo, rido. Sono tutti uguali”.
Cronaca
Tumori, Accademia Belle Arti di Napoli: “Un grande risultato all’Ematologia del...

“La collaborazione nasce da una felice intuizione del professore Pinto, che, in un momento drammatico come la pandemia da Covid, mi venne a trovare per propormi questa sinergia tra il mondo dell’arte e un’eccellenza sanitaria come il Pascale”. L’intervento di decorazione del reparto di onco-ematologia “è stato un progetto complesso, in cui siamo entrati con delicatezza, guadagnando gradualmente la fiducia di operatori, pazienti e familiari. Un lavoro comune e condiviso che, dal punto di vista formativo e didattico, rappresenta un grande risultato. A questo si è affiancata una pregevole dimensione progettuale, caratterizzata da un avanzato processo di ideazione e da un attento studio sui materiali, elemento distintivo della qualità del risultato ottenuto”. Lo ha detto Giuseppe Gaeta, direttore dell’Accademia di Belle Arti di Napoli all’inaugurazione di ‘A cura dell’Arte’, un progetto nato dalla collaborazione tra l’Accademia partenopea e l’Istituto nazionale tumori Irccs Fondazione Pascale, con il sostegno della Regione Campania e il supporto dell’associazione Beatleukemia.org.
L’Accademia ha messo in campo talento e creatività, coinvolgendo docenti e studenti della Scuola di Decorazione in un lavoro che va oltre il semplice abbellimento degli spazi. Il progetto ha ridisegnato circa 600 metri quadrati attraverso la tecnica del wrapping, con materiali sicuri e compatibili con le esigenze sanitarie, restituendo colore e armonia ai luoghi di cura. Ma il valore di questa iniziativa sta soprattutto nel dialogo con i pazienti, che hanno avuto un ruolo centrale nella scelta delle decorazioni. Insieme agli artisti e alle psicologhe del reparto, hanno espresso il desiderio di soffitti colorati e immagini astratte, capaci di stimolare la fantasia e regalare momenti di serenità.
“L’emotività – spiega Adriana De Manes, docente di Decorazione all’Accademia di Belle Arti di Napoli – è stato il terreno d’incontro per iniziare il progetto, su cui abbiamo lavorato intensamente anche durante il periodo del Covid. L’obiettivo era trasformare questa forte carica emotiva in qualcosa di realmente funzionale al benessere dei pazienti”. L’Accademia ha dimostrato che l’arte può trasformare non solo gli spazi, ma anche l’esperienza della malattia, portando bellezza, speranza e un senso di comunità all’interno dell’ospedale. Un’opera che non è solo estetica, ma un vero e proprio gesto di vicinanza e attenzione verso chi sta affrontando un momento difficile.
“È stato un progetto condiviso e partecipato – aggiunge Lorenza Di Fiore, docente di Teoria della percezione e psicologia della forma presso la Scuola di Decorazione dell’Accademia – L’empatia con le persone che abitano questi luoghi, seppur temporaneamente, è stata fondamentale. Abbiamo cercato di creare delle finestre emotive, degli spazi che offrissero la possibilità di evasione dove fisicamente non è possibile. Volevamo dare ai pazienti la possibilità di uscire con la mente e con le emozioni. Questo concetto è stato la chiave delle mappe concettuali elaborate dai nostri studenti”.
Si tratta di “un progetto unico – conclude Alessandro Cevenini della Fondazione Beat Leukemia.org – La Fondazione nasce dall’esperienza di Alessandro, un giovane paziente colpito dalla leucemia. Oggi Alessandro non c’è più, ma il suo sogno continua attraverso la Fondazione, che finanzia progetti dedicati al benessere di chi ancora combatte la malattia, garantendo loro spazi più confortevoli”.
Cronaca
Tumori, Pinto (Pascale): “Per linfomi non-Hodgkin tasso guarigione al...

I linfomi, tumori del sangue che colpiscono il sistema linfatico, rappresentano una sfida medica complessa e in continua evoluzione. Ogni anno, migliaia di persone ricevono questa diagnosi, con forme che variano da meno aggressive a particolarmente rapide e difficili da trattare. “I linfomi sono, per definizione, tumori del sistema immunitario e hanno un’incidenza pari a quella del carcinoma della vescica. Oggi rappresentano la neoplasia a cellule B più frequente e, in particolare, i linfomi aggressivi costituiscono circa il 30% dei nuovi casi di linfoma non-Hodgkin. Questi ultimi sono al centro di un’importante evoluzione terapeutica”. Lo ha detto Antonio Pinto, direttore del Dipartimento di Ematologia e terapie innovative dell’Istituto nazionale tumori Fondazione Pascale di Napoli, a margine della presentazione del progetto ‘A Cura dell’Arte’, un’iniziativa artistica realizzata dai docenti e dagli studenti della Scuola di Decorazione dell’Accademia di Belle Arti di Napoli per il reparto di Ematologia Oncologica del Pascale, con il sostegno della Regione Campania e dell’associazione Beatleukemia.org.
La ricerca scientifica ha fatto passi da gigante, sviluppando terapie mirate e personalizzate che migliorano sensibilmente la prognosi dei pazienti. “Per i linfomi non-Hodgkin di tipo aggressivo, una categoria molto eterogenea, è fondamentale ridurre al minimo il tempo tra la diagnosi istologica e l’inizio delle terapie. Nonostante la loro aggressività – spiega Pinto – oggi la possibilità di guarigione è molto elevata. In passato riuscivamo a guarire circa il 55% dei pazienti con le terapie tradizionali. Oggi, grazie a un nuovo farmaco introdotto in Italia, il polatuzumab, siamo in grado di portare il tasso di guarigione al 65-70%, un progresso significativo nella gestione della malattia”.
Le nuove frontiere della medicina puntano a ottimizzare l’efficacia dei trattamenti fin dalla prima linea terapeutica, aprendo prospettive sempre più promettenti anche nelle fasi successive della malattia. “Oggi lo scenario è completamente cambiato: mentre in passato, in caso di fallimento della prima linea di terapia, si ricorreva principalmente al trapianto autologo di cellule staminali, che resta un’opzione valida, ora – sostiene l’esperto – disponiamo di farmaci innovativi che stanno rivoluzionando il trattamento. Gli anticorpi bispecifici, per esempio, indirizzano i linfociti del paziente contro il linfoma, con risultati straordinari. Sono in corso studi che potrebbero portarli a diventare il trattamento di prima linea, con l’obiettivo di aumentare il numero di pazienti guariti già al primo approccio terapeutico”.
Ma la lotta ai linfomi non si esaurisce con la terapia farmacologica. Il Pascale si distingue per una visione olistica della cura, che pone grande attenzione anche al benessere psicologico dei pazienti. Tra le iniziative più significative in questa direzione c’è ‘A Cura dell’Arte’, progetto che integra l’arte nel percorso terapeutico, trasformando gli spazi ospedalieri in luoghi di espressione creativa e sollievo emotivo. “La metafora del viaggio è molto calzante: le nostre stanze di degenza sono come vagoni di un treno, dove chi entra spera di scendere alla prossima stazione in remissione, se non guarito. Insieme al professor Gaeta, abbiamo deciso di trasformare questi ‘vagoni’, rendendoli spazi più accoglienti e ricchi di significato. È stato un lavoro complesso, che ha coinvolto pazienti, studenti, docenti e psicologi per dare vita a immagini – per lo più astratte – che ora decorano tutte le stanze del reparto, compresi i soffitti”. Un dettaglio non trascurabile, perché “una persona sana difficilmente pensa a quanto sia importante il soffitto di una stanza d’ospedale per chi è costretto a letto. Ora ogni stanza ha un soffitto diverso, che stimola l’immaginazione e accompagna il paziente fino alla dimissione” conclude.
Cronaca
Le reliquie di Carlo Acutis messe all’asta sul web, la denuncia del vescovo di...

Il vescovo di Assisi, mons. Domenico Sorrentino, ha presentato un esposto-denuncia contro ignoti per fare luce su un’asta on line delle reliquie – dei capelli – del ‘patrono di Internet’ Carlo Acutis che sarà canonizzato in Piazza San Pietro il prossimo 27 aprile .
“Avevo letto di un commercio di reliquie – spiega all’Adnkronos mons. Domenico Sorrentino – mi sono documentato, ho fatto ricerche e ho visto che effettivamente c’era un commercio on line. Mi sono posto il problema perché sappiamo che dietro internet si celano tante insidie. E mi sono detto: vero non vero, questo tipo di commercio non va assecondato. Ho fatto la denuncia alla Procura perché intanto siamo davanti ad un’offesa al nostro sentimento religioso . Poi, se dietro ci sono ipotesi di reato, questo sarà frutto di indagine. Io ho ritenuto di rispondere in maniera forte e ho denunciato”.
Il 27 aprile Carlo Acutis sarà canonizzato in piazza San Pietro a conclusione del Giubileo degli adolescenti. Per quella data è ancora prematuro dire con certezza se il Papa potrà esserci, si è anche ipotizzato un videocollegamento. Ma è tutto prematuro, i medici consigliano due mesi di convalescenza protetta a Santa Marta. “Per la canonizzazione – osserva mons. Sorrentino – non c’è bisogno che il Papa sia presente in maniera fisica . Io penso possa bastare una sua dichiarazione scritta. Non è la celebrazione in sé, ma la dichiarazione. Questo comunque è l’ultimo dei problemi: tutti ci auguriamo che il Papa stia bene”.
Il vescovo di Assisi si dice fiducioso su una sorpresa: “Io sono fiducioso, se non sicuro, che una cosa del genere alla quale ha tenuto tanto non se la lasci scappare a costo di fare un salto in piazza San Pietro. Noi continuiamo a pregare. Per ora lo abbiamo già riavuto a casa. Ogni giorno, durante il ricovero al Gemelli, eravamo toccati da quella formula ‘migliora ma la prognosi resta riservata’ .Quindi ora siamo contenti che stia meglio e faccia una convalescenza tranquilla. Ma io sono convinto che quel giorno non sarà così facile per lui obbedire ai medici. Noi continuiamo a pregare. Penso che Carlo, che sta facendo tanto dall’alto, penserà anche al Papa”.
Non solo i capelli del beato Carlo Acutis: quello delle reliquie dei santi è un vero e proprio mercato che impazza online. Sui grandi siti di e-commerce ma anche su portali specializzati le offerte non mancano. La spesa? Da poche decine di euro per un santino di carta alle centinaia o migliaia per frammenti di ossa che sarebbero appartenuti a santi e beati. Su Ebay si incontrano con facilità venditori “specializzati”, che mettono all’asta decine e decine di oggetti sacri: si va dai 120 euro per una reliquia di San Pio X ai quasi 5mila per quelle di Padre Pio. In offerta, per 180 euro, un “ex ossibus” di Giuseppe Benedetto Cottolengo e, per 160 euro, un frammento osseo di San Nicola di Bari. Oggetti sacri in vendita anche su Subito, dove vengono richiesti 3mila euro per un cuscinetto che sarebbe stato a contatto con il corpo di Santa Rosa.
Ci sono poi siti più specializzati sul tema, come Relics, dove descrizioni e foto sono più accurate: un “raro reliquiario in argento decorato con fronte in vetro, contenente le reliquie della Beata Vergine Maria, di San Pietro Apostolo e di Santa Gorgonia” risalente al 18mo secolo viene venduto a 880 euro. Imposte incluse. I pezzi più pregiati però, come il “reliquiario del sangue di Cristo” o la “Reliquia della croce di San Pietro” hanno prezzi su richiesta. Non mancano anche i siti in lingua straniera, come Saintsrelics: su questo sito è in vendita “uno straordinario reliquiario barocco dorato con reliquie di San Niceta il Goto e la dichiarazione di autenticità dell’arcivescovo di Milano del 1893”. Il prezzo: 4.300 dollari americani.
A quasi il triplo, 11mila dollari, viene venduto “un reliquiario espositivo unico nel suo genere, di qualità museale (anno 1710) con le reliquie di Santa Tatiana di Roma, Vergine e Martire”, corredati da “documento vescovile”. Sul portale Saintsandsacredrelics infine, come nel caso di Carlo Acutis, vengono vendute “reliquie con capelli e stoffa che hanno toccato santa Bernadette Soubirous”, al prezzo di 250 dollari. Sullo stesso sito, per “soli” 799 dollari si può infine acquistare un “Chiodo Santo di Cristo Gesù”, corredato di documento del 1865: “Per restare nello spirito della prossima Pasqua – si legge nella descrizione – il bellissimo chiodo di Cristo, un chiodo in ferro battuto e il suo documento autentico scritto in latino ed emesso nel 1865”.
Cronaca
Cucinotta: “Passo indietro Albergoni toglie Cda da imbarazzo”

“Ringrazio il dottor Albergoni per la sensibilità che le sue dimissioni dimostrano. Questo suo passo indietro ha tolto dall’imbarazzo il Consiglio d’amministrazione dall’assumere un atto più doloroso”. Lo ha detto all’Adnkronos Maria Teresa Cucinotta, Presidente della Fondazione Agrigento Capitale della Cultura 2025, commentando le dimissioni del direttore generale Roberto Albergoni. “Non c’è dubbio che nonostante l’impegno profuso dal dottor Albergoni – dice Cucinotta -è indispensabile recuperare i gravi ritardi che si sono accumulati nella realizzazione dei progetti”. E conclude: “Il lavoro della fondazione non si fermerà e proseguirà con maggiore slancio di prima sotto una nuova direzione”.
Cronaca
Milano, esplosione alla Perfetti di Lainate: colonna di fumo visibile a chilometri

Esplosione e poi incendio oggi, 26 marzo, allo stabilimento della fabbrica di caramelle Perfetti a Lainate, in provincia di Milano. Lo scoppio è avvenuto all’interno del magazzino verso le 14, fanno sapere i vigili del fuoco intervenuti nella sede della ditta, da cui si è alzata una densa colonna di fumo, visibile a chilometri di distanza.
L’incendio è ora sotto controllo e nessuna persona sarebbe rimasta coinvolta o ferita nel rogo. Lo fanno sapere i vigili del fuoco, intervenuti con otto messi del comando di Milano e uno del distaccamento di Saronno. All’interno del magazzino – secondo le prime informazioni raccolte dai soccorritori – erano depositati scarti di lavorazione. A scopo precauzionale i vigili del fuoco hanno evacuato tre edifici vicini all’azienda.
Cronaca
Spoleto, donna trovata morta in casa. Marito sul ponte minaccia il suicidio:...

È in stato di fermo per omicidio volontario il 47enne che a Spoleto, in provincia di Perugia, minacciava di gettarsi da un ponte dopo aver affermato di aver ucciso la compagna 36enne. Le forze dell’ordine hanno ritrovato il corpo della donna in una casa della cittadina umbra: dai primi rilievi effettuati, la causa del decesso sarebbe riconducibile al soffocamento. Nel corso del suo interrogatorio l’uomo, adesso in carcere, sarebbe stato collaborativo.
”Ho ucciso mia moglie”, le parole dell’uomo che questa mattina minacciava di lanciarsi dal ponte delle Torri. I poliziotti sono arrivati sul posto e lo hanno convinto a desistere dal suo intento e allo stesso tempo hanno inviato una pattuglia a casa della coppia in via Porta Fuga. A terra hanno trovato la compagna morta.
Cronaca
Approvata alla Camera la legge per la tutela lavorativa di malati oncologici e cronici

La Camera ha dato il via libera alla proposta di legge intitolata “Disposizioni concernenti la conservazione del posto di lavoro e i permessi retribuiti per esami e cure mediche”, un provvedimento rivolto ai lavoratori dipendenti affetti da malattie oncologiche, invalidanti e croniche. Questa normativa rappresenta un passo significativo nel garantire stabilità professionale e protezione per coloro che affrontano sfide legate a patologie gravi. Secondo Annamaria Mancuso, presidente di Salute Donna Odv, è una conquista cruciale per la giustizia sociale, frutto di anni di impegno e dialogo con le istituzioni. Mancuso, ex malata oncologica, ha definito questo risultato un traguardo personale e una vittoria collettiva.
Il testo, nato dall’unione di cinque proposte di legge presentate nel novembre 2020, ha ottenuto 248 voti favorevoli all’unanimità. Questo risultato è il frutto di un lavoro costante del Gruppo “La salute: un bene da difendere, un diritto da promuovere” e risponde alle necessità di circa 4 milioni di persone che convivono con malattie invalidanti. La legge tutela i lavoratori per un massimo di 24 mesi di assenza per malattia, garantendo loro il posto di lavoro, anche se senza retribuzione per i 18 mesi successivi ai primi sei di assenza. Mancuso ha dichiarato che, pur desiderando una quota retributiva durante il periodo non pagato, è soddisfatta del compromesso raggiunto.
Un altro aspetto fondamentale della legge è l’aumento delle ore di permesso retribuito per visite ed esami medici. I pazienti fragili, che fino ad ora disponevano di 18 ore annue, potranno usufruire di 28 ore annue di permessi. Mancuso ha ringraziato i parlamentari e le associazioni che hanno sostenuto questa causa, sottolineando l’importanza del fondo di 20 milioni di euro annui stanziato per coprire queste misure. Ha, inoltre, elogiato l’impegno trasversale che ha coinvolto rappresentanti di diverse forze politiche, tra cui Silvana Comaroli, Andrea Giaccone e Vanessa Cattoi, che hanno giocato un ruolo chiave nel portare avanti questa proposta.
La normativa prevede, oltre ai benefici già esistenti, ulteriori diritti come il congedo fino a 24 mesi, continuativo o frazionato, previa prescrizione medica, e nuove tutele per i genitori di figli malati. Questa misura mira a bilanciare il diritto alla salute con la continuità lavorativa, offrendo maggiore serenità a categorie vulnerabili. Secondo Vanessa Cattoi, coordinatrice dell’Intergruppo parlamentare “Insieme per un impegno contro il cancro”, questo provvedimento rappresenta un importante passo verso la valorizzazione della dignità personale dei pazienti.
Andrea Giaccone, relatore della proposta, ha evidenziato il carattere trasversale del lavoro svolto in Commissione, definendolo un esempio di collaborazione tra maggioranza e opposizione. Ha sottolineato che la legge introduce tutele significative per i lavoratori oncologici, sia pubblici che privati, migliorando le condizioni di chi affronta una malattia grave. Anche Silvana Comaroli ha ribadito il valore civico di questa iniziativa, nata da una sua esperienza personale. Ha ricordato come il caso di un’infermiera malata oncologica abbia ispirato la proposta di legge, arricchita dall’idea di aumentare le ore di permesso retribuito.
Debora Serracchiani, responsabile Giustizia del Partito Democratico, ha definito la legge un fondamento di protezione sociale, sottolineando la necessità di ridurre le disparità tra lavoratori pubblici e privati. Ha inoltre evidenziato l’importanza di una normativa di iniziativa parlamentare, rara nel panorama legislativo, come simbolo dell’utilità della politica nella vita dei cittadini.
Il provvedimento ora passa al Senato per eventuali modifiche, prima del ritorno alla Camera per l’approvazione definitiva.
Cronaca
Misure Decise dal Governo Contro le Aggressioni ai Docenti

Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha annunciato una serie di provvedimenti volti a contrastare in maniera decisa gli episodi di violenza nei confronti degli insegnanti. La dichiarazione è stata rilasciata durante un’intervista a Mattino Cinque News, trasmessa su Canale 5.
Valditara ha sottolineato che il governo intende introdurre l’arresto in flagranza per coloro che si rendano responsabili di aggressioni ai danni dei docenti. Questa proposta si inserisce in un piano più ampio di interventi per tutelare il personale scolastico, a seguito di circa 40 episodi di violenza registrati recentemente.
Tra le misure illustrate dal ministro, spicca il rafforzamento del valore del voto di condotta, accompagnato dalla sostituzione delle tradizionali sospensioni con attività di cittadinanza solidale. Queste attività, che potrebbero includere impegni in ospedali, case di riposo o mense per persone in difficoltà, mirano a trasmettere ai giovani il concetto di solidarietà e responsabilità sociale.
Inoltre, Valditara ha evidenziato l’introduzione di sanzioni economiche per i genitori che si rendano protagonisti di aggressioni verso insegnanti o altri membri del personale scolastico. Le multe oscilleranno tra i 500 e i 10.000 euro, rappresentando una misura deterrente significativa.
Un ulteriore tema affrontato dal ministro riguarda il rispetto per la lingua italiana nei documenti ufficiali delle istituzioni scolastiche. Valditara ha ribadito il divieto di utilizzo del simbolo grafico dello schwa o dell’asterisco, motivando tale scelta con l’importanza di preservare una lingua con una tradizione e una letteratura di prestigio mondiale.
Secondo il ministro, come chiarito anche dall’Accademia della Crusca, il genere neutro non è contemplato nella grammatica italiana e l’imposizione di tali simboli rappresenterebbe una forzatura. Valditara ha concluso affermando che è compito di un Ministro dell’Istruzione garantire il rispetto delle norme linguistiche del nostro idioma.
Cronaca
Rinvio dell’udienza per la ministra del Turismo Daniela Santanché

L’udienza riguardante il procedimento che coinvolge la ministra del Turismo Daniela Santanché, accusata di truffa aggravata ai danni dell’Inps, è stata posticipata al 20 maggio. Tale decisione è stata presa dalla giudice di Milano Tiziana Gueli, che ha accolto la richiesta di proroga avanzata per consentire una migliore preparazione della difesa.
Le accuse si riferiscono alla gestione della cassa integrazione durante il periodo Covid per alcuni dipendenti della società Visibilia. Secondo quanto dichiarato dall’avvocato difensore della ministra, Salvatore Pino, vi è la possibilità che Santanché venga ascoltata davanti al gup di Milano. Nel frattempo, l’Inps, che ha già ricevuto un risarcimento superiore a 126mila euro, non sarà più parte civile nel processo.
Il legale ha inoltre sottolineato che la ministra mantiene un atteggiamento calmo e determinato di fronte alle circostanze. Rispondendo alle domande circa un possibile intento dilatorio nella richiesta di rinvio, l’avvocato ha ribadito: “La scelta del difensore è un diritto inviolabile dell’imputato, che vale sia per la ministra che per qualsiasi altro cittadino. Non ritengo che un mese di tempo aggiuntivo possa influire significativamente sul corso del procedimento.”
Cronaca
Dibattito sul fine vita: udienza pubblica alla Consulta

Il tema del suicidio assistito continua a essere al centro di un acceso dibattito. Durante l’udienza pubblica svoltasi presso Palazzo della Consulta, sono stati ascoltati quattro pazienti affetti da patologie irreversibili, ma capaci di esprimere decisioni autonome. Questi hanno espresso la loro contrarietà alla modifica del requisito di trattamento di sostegno vitale, sostenendo che tale cambiamento potrebbe compromettere il diritto alla vita.
La Corte Costituzionale, dopo una breve sospensione dell’udienza, ha scelto di riunirsi in Camera di consiglio per deliberare. Le parti coinvolte nel giudizio sono rappresentate dagli avvocati Carmelo Domenico Leotta e Mario Esposito.
Maria Letizia Russo, una dei pazienti intervenuti, ha sottolineato con fermezza la necessità di preservare il requisito esistente. “La Corte deve mantenere il paletto, anche contro la mia stessa volontà nei momenti di debolezza”, ha dichiarato la donna, parlando ai giornalisti mentre si trovava su una sedia a rotelle nella Sala delle udienze pubbliche del Palazzo della Consulta. Nel corso dell’udienza, i giudici erano riuniti in Camera di consiglio per valutare la legittimità della sua partecipazione al procedimento.
La Russo ha inoltre approfondito il concetto di autodeterminazione, evidenziando come questa potrebbe risultare compromessa in situazioni di sconforto o a causa del peso emotivo che una persona potrebbe avvertire nei confronti della propria famiglia. “Una decisione del genere rischierebbe di essere viziata dal dolore. È come parlare di una volontà libera espressa da un bambino che afferma ‘lo voglio’. Possiamo davvero considerarla libera o è influenzata dalla sua minore età?”, ha riflettuto la donna.
Cronaca
Maltempo in Italia: otto regioni in allerta gialla

Il maltempo continua a imperversare sul territorio italiano, con particolare intensità nella giornata odierna, 26 marzo. Sono otto le regioni che si trovano sotto allerta gialla, caratterizzata da forti piogge e temporali, in prevalenza concentrati nelle aree meridionali del Paese.
La Protezione Civile, sulla base delle condizioni meteorologiche previste e in corso, ha diramato un avviso di allerta gialla che riguarda l’intero territorio di Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata e Calabria, gran parte della Sicilia, i settori meridionali dell’Umbria e le aree centro-orientali dell’Emilia-Romagna.
Una vasta area di bassa pressione, in arrivo dal Mar Tirreno meridionale, sta generando un flusso atmosferico instabile, particolarmente intenso sul Sud Italia e, nello specifico, sulle zone che formano l’arco ionico. Questo fenomeno atmosferico sta causando precipitazioni diffuse, accompagnate da temporali intensi e persistenti.
In base alle analisi meteorologiche disponibili, il Dipartimento della Protezione Civile, in collaborazione con le regioni interessate, ha emesso un avviso per condizioni meteorologiche avverse. Tale comunicazione sottolinea come gli eventi atmosferici previsti possano determinare criticità idrogeologiche e idrauliche su alcune aree del territorio.
Secondo l’avviso, sono previste precipitazioni sparse, prevalentemente a carattere di rovescio o temporale, sulla Sicilia, con particolare intensità nei settori orientali dell’isola. Dalle prime ore del mattino, inoltre, piogge e temporali diffusi interesseranno Basilicata, Puglia e Calabria, con fenomeni accompagnati da rovesci di forte intensità, attività elettrica e raffiche di vento.
Si prevede che il maltempo non si esaurirà con la giornata odierna. Le stime meteorologiche indicano almeno 48 ore di condizioni avverse, con un impatto particolarmente evidente sul Sud e su alcune aree del Centro Italia, seguito dall’arrivo di venti molto forti durante il prossimo fine settimana.
Cronaca
Il Consiglio di Stato si pronuncia sul bando delle concessioni balneari a Roma

Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso presentato dal Comune di Roma contro la decisione del Tar che aveva sospeso il bando per l’assegnazione delle concessioni balneari sul litorale romano. In attesa che il Tar si pronunci nel merito a ottobre, il bando rimane dunque efficace per la stagione imminente.
Nell’ordinanza odierna, la VII sezione del Consiglio di Stato ha motivato la propria decisione sottolineando che, nella comparazione tra gli interessi contrapposti, prevale l’interesse pubblico a una rapida conclusione della procedura prevista dall’avviso, in vista dell’imminente stagione balneare. Inoltre, si evidenzia che i criteri previsti dall’avviso non sembrano ostacolare la partecipazione degli operatori interessati, né risultano contrari ai principi di competitività sanciti dal diritto europeo in materia di concessioni demaniali marittime.
In precedenza, il Tar del Lazio aveva sospeso il bando relativo alle 31 concessioni balneari, accogliendo il ricorso di alcuni operatori del settore contro Roma Capitale e l’Agenzia del Demanio. Il ricorso mirava all’annullamento dell’avviso pubblico emesso il 14 febbraio 2025, che definiva i criteri per l’affidamento delle concessioni con finalità turistiche e ricreative. Il Tar aveva fissato l’udienza di merito per il 14 ottobre 2025, bloccando nel frattempo la gara e le relative procedure.
L’Assessore al Patrimonio e alle Politiche Abitative di Roma Capitale, Tobia Zevi, ha commentato favorevolmente la decisione del Consiglio di Stato. “La legittimità dei bandi è stata confermata, dimostrando che la trasparenza e la competitività sono in linea con il diritto europeo. Questa decisione smentisce chi difendeva un privilegio ormai superato. Ostia è il mare di Roma“, ha dichiarato Zevi.
L’assessore ha inoltre annunciato che oggi si riunirà il seggio di gara per l’apertura delle offerte relative alle nove spiagge libere con servizi, per le quali sono pervenute oltre 50 proposte. Ha aggiunto che i termini del bando per le 31 concessioni demaniali marittime, sospeso in precedenza, saranno riaperti, e sarà pubblicato anche l’avviso per altre 10 strutture già approvate. “Finalmente possiamo garantire trasparenza, legalità e una gestione pubblica orientata al bene comune”, ha concluso Zevi, sottolineando l’impegno della giunta nel migliorare i servizi e valorizzare il litorale romano.
D’altro canto, Edoardo Moscara, presidente provinciale di Roma di Sib Confcommercio e gestore dello stabilimento Belsito dal 1991, ha espresso il proprio disappunto. “Riteniamo che questo bando sia inappropriato e che i tempi tecnici non consentano di completare la procedura in tempo per l’inizio della stagione balneare”, ha dichiarato Moscara, assistito dai legali Angelo Clarizia, Marco Serra e Vincenzo Cellamare.
Moscara ha spiegato che, anche ipotizzando un’assegnazione entro il mese di maggio, i vecchi concessionari dovrebbero smantellare le strutture esistenti, come ombrelloni, lettini, impianti idraulici ed elettrici, lasciando ai nuovi assegnatari l’onere di un investimento considerevole, stimabile tra i 700 e gli 800 mila euro, da ammortizzare in un solo anno.
Tra le principali critiche di Moscara figura la durata annuale del bando, che secondo lui penalizzerebbe i concessionari attuali, favorendo invece nuove società con partecipanti giovani. “Questo avviso sembra concepito per sostituire i concessionari storici senza apportare alcun reale beneficio per il turismo, i clienti o il territorio di Ostia”, ha concluso.
Cronaca
Nuove tutele per i lavoratori oncologici, ok della Camera a proposta di legge

Approvata dalla Camera la proposta di legge “Disposizioni concernenti la conservazione del posto di lavoro e i permessi retribuiti per esami e cure mediche” a favore dei lavoratori dipendenti con malattie oncologiche, invalidanti e croniche”. La legge garantisce che i lavoratori affetti da queste malattie non perdano il posto di lavoro durante il periodo di malattia, offrendo loro maggiore sicurezza e stabilità professionale. Una vittoria che segna una nuova era di diritti, dignità e protezione per chi affronta le sfide delle malattie gravi, un passo avanti fondamentale per la giustizia sociale e il benessere di tutti. “Un altro importantissimo traguardo di Salute Donna e delle Associazioni del ‘Gruppo La salute: un bene da difendere, un diritto da promuovere’ oggi è stato raggiunto – il plauso di Annamaria Mancuso, coordinatrice del Gruppo e presidente Salute Donna Odv – ma devo aggiungere, anche mio traguardo personale che come ex malata di cancro mi sono battuta per anni con tutta me stessa dialogando con la politica”.
Il testo, che raccoglie le 5 proposte di legge presentate a novembre 2020 da gruppi parlamentari di maggioranza e opposizione, ha ottenuto l’approvazione unanime della Camera con 248 voti favorevoli. Un risultato, frutto del lavoro del Gruppo fin dalla passata legislatura, che risponde alle esigenze di quasi 4 milioni di persone che convivono con una malattia oncologica, invalidante o cronica, assicurando loro diritti e tutele fondamentali in ambito lavorativo. Oggi “grazie a questo provvedimento – spiega Mancuso – a fronte della retribuzione entro i primi 6 mesi di assenza, per i mesi successivi il lavoratore potrà chiedere di assentarsi per ulteriori 18 mesi, senza retribuzione ma per lo meno avendo garantito il posto di lavoro. Certamente, l’ideale sarebbe stato di prevedere almeno una quota retributiva, ma sappiamo che non si sarebbe arrivati a nulla, visto i conti dello Stato, se avessimo chiesto quanto avremmo desiderato. Siamo soddisfatti in ogni caso che almeno nessuno correrà il rischio di essere licenziato dopo sei mesi di malattia”.
Inoltre, “la Pdl prevede un incremento di 10 ore di permessi retribuiti per tutti quei pazienti fragili, affetti da malattie oncologiche, invalidanti e croniche che sono soggetti a visite ed esami ravvicinati. Ad oggi le 18 ore annue che erano a disposizione di questi pazienti diventano 28. Tutto ciò è stato reso possibile da chi ha ascoltato la nostra voce. Ringrazio in particolare la coordinatrice dell’Intergruppo parlamentare ‘Insieme per un impegno contro il cancro’ della scorsa legislatura, l’onorevole Silvana Comaroli, prima depositaria della legge, l’onorevole Andrea Giaccone, relatore della legge in Commissione Lavoro e in assemblea, l’onorevole Vanessa Cattoi, coordinatrice dell’attuale Intergruppo, ma anche tutti gli altri partiti rappresentati dai deputati Serracchiani, Gatta, Barzotti, Rizzetto e Tenerini. La copertura di 20 milioni di euro annui è veramente un grande successo e un bell’inizio, ma continueremo a lavorare su questo”.
La proposta di legge – riporta una nota – prevede il diritto di fruire, in aggiunta ai benefici previsti dalla normativa vigente e dai contratti collettivi nazionali di lavoro, di un periodo di congedo, continuativo o frazionato, non superiore ai 24 mesi previa prescrizione medica e di ulteriori 10 ore annue di permesso retribuito per visite, esami strumentali e analisi emato-chimiche, cure mediche e follow up, con una copertura annua di 20 milioni di euro, consentendo ai lavoratori di gestire le proprie necessità sanitarie senza più essere penalizzati sul posto di lavoro. Inoltre, consente ai genitori con figli malati di usufruire di permessi per assistere il loro caro. Lo scopo è dare risposte a una crescente esigenza di tutela per categorie vulnerabili, migliorando l’equilibrio tra salute e lavoro.
“L’approvazione della Pdl ci permette di raggiungere un traguardo significativo, ovvero dare seguito al punto n.11 dell’Accordo di legislatura, che ha come obiettivo quello di sostenere i diritti dei malati oncologici sul posto di lavoro – afferma Vanessa Cattoi, membro V Commissione Bilancio e Coordinatrice alla Camera dell’Intergruppo Insieme per un impegno contro il cancro – Il Governo ha stanziato più di 20 milioni di euro annui per la copertura di questo provvedimento. È solo l’inizio di un importante percorso che pone al centro non solo il paziente nella sua malattia, ma la persona nella sua unicità, alla quale restituiamo dignità e orgoglio di far sentire la sua voce”.
“Il voto unanime di tutto il parlamento sta a dimostrare la bontà del lavoro svolto – sottolinea Andrea Giaccone, Membro XI Commissione Lavoro e Relatore della proposta di legge nonché autore del testo unico – E’ stato un lavoro di sintesi e confronto molto costruttivo in Commissione tra tutti i gruppi politici, in quanto erano in discussione numerose proposte di quasi tutti i gruppi di maggioranza e opposizione, segnale dell’importanza del tema e della sensibilità dei politici. Per i pazienti oncologici cambierà molto per quel che riguarda la conservazione del posto di lavoro, nonostante le differenze tra lavoratori pubblici e privati, e abbiamo aggiunto ulteriori tutele. È stato fatto un passo avanti nella giusta direzione”.
“Questa proposta da me presentata nella scorsa legislatura è nata da un problema che personalmente ho dovuto affrontare anni fa in veste di presidente della Rsa Fondazione Soncino Onlus – ricorda Silvana Comaroli, Membro V Commissione Bilancio – Ai tempi una nostra infermiera malata oncologica aveva esaurito il suo periodo di comporto e avrebbe dovuto essere licenziata, ma io mi opposi in quanto la paziente, oltre all’aggravante della malattia, avrebbe dovuto affrontare il peso della perdita del lavoro. Ho tramutato questa mia esperienza in una proposta di legge, abbinata alle ore aggiuntive di permesso per le quali devo ringraziare Annamaria Mancuso, in quanto fu lei stessa a propormi l’idea di aumentare il numero delle ore, per dare ai malati la possibilità di fare le visite e gli esami di controllo. Oggi, aver finalmente ottenuto l’approvazione alla Camera è stato di grande significato e valore di senso civico verso tutte le persone che soffrono per una malattia oncologica”.
Parla di “passo in avanti importante” Debora Serracchiani, responsabile Giustizia del Pd che aggiunge “diamo vita ad una norma di civiltà, a un fondamento di protezione sociale, che ora andrà migliorata ancora di più, intervenendo per ridurre le disuguaglianze tra lavoratori pubblici e privati. Finalmente approviamo, una delle rare volte, una legge di iniziativa parlamentare, e non governativa. A riprova che la politica sa essere utile ai cittadini”.
La Pdl passerà al Senato per eventuali modifiche, quindi tornerà alla Camera per la definitiva approvazione.
Cronaca
Roma, morte della turista caduta da Trinità dei Monti: la ricostruzione

Una turista spagnola 55enne è caduta dal parapetto sulla rampa di San Sebastianello, che affaccia sulla scalinata della Trinità dei Monti a Roma.
Sui sampietrini nell’area di pertinenza di un wine bar, ancora il sangue della vittima, morta poco dopo il ricovero in ospedale. (di Silvia Mancinelli)
Cronaca
Andrea Prospero, le ricette dello ‘Chef’ e i dati rubati a una dottoressa in...

“Chi l’ha visto?”, in onda questa sera alle 21.20 su Rai Tre, è entrato in possesso di una ricetta falsa che viene utilizzata illegalmente dai giovani per acquistare farmaci per stordirsi, drogarsi o addirittura togliersi la vita. La ricetta viene spedita da colui che in rete è conosciuto come ‘Chef’, lo stesso che in passato ha venduto ricette di sedativo ad Andrea Prospero. Nella ricetta ci sono scritti sia il nome della regione, in questo caso l’Abruzzo, che quello della dottoressa che avrebbe prescritto il farmaco. Interpellata da “Chi l’ha Visto?”, la dottoressa ha detto di essere in pensione da un anno, e che neanche avrebbe potuto emettere una ricetta del genere. Insomma, le hanno rubato i dati per far circolare ricette a suo nome che sembrano vere, ma che in realtà sono state falsificate.
Cronaca
Scuola, stretta di Valditara: “In un prossimo Cdm arresto in flagranza per chi...

Stretta del governo in arrivo contro le aggressioni ai prof. con “l’arresto in flagranza nei confronti di chi aggredisce un docente” . Ad annunciarla è stato il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, ospite a ‘Mattino Cinque News’, su Canale 5.
“Abbiamo avuto circa 40 episodi di aggressione nei confronti del personale scolastico. Così abbiamo deciso di intervenire innanzitutto – ha spiegato Valditara – rafforzando il valore del voto di condotta, sostituendo le vecchie sospensioni con le attività di cittadinanza solidale (vai a lavorare in un ospedale, in una casa di riposo, in una mensa per poveri, così da imparare la solidarietà), con le sanzioni economiche nei confronti di quei genitori che aggrediscono un docente o il personale della scuola, da 500 a 10mila euro. E infine l’ultima proposta, particolarmente forte, che intendiamo portare in un prossimo Consiglio dei Ministri: l’arresto in flagranza nei confronti di chi aggredisce un docente”.
Il ministro è poi tornato a parlare anche del divieto dell’uso del simbolo grafico dell’asterisco (*) o dello schwa (ə) nei documenti ufficiali della scuola “per una questione di rispetto nei confronti della lingua italiana. Una lingua che ha una grande tradizione e una letteratura che è un vanto mondiale per noi. Lo ha ben chiarito l’Accademia della Crusca: il genere neutro non esiste nella grammatica italiana, asterischi e schwa non appartengono alla lingua italiana e sarebbe un atto di violenza imporli. E penso che sia assolutamente doveroso per un Ministro dell’Istituzione – ha concluso – far rispettare le regole della grammatica italiana”.
Cronaca
Disabili, Uniamo: “Nuovo emendamento non garantisce pieno diritto alla...

In Italia le persone con disabilità, tra cui rientrano anche quelle con malattie rare, sono più di 3 milioni: per molti i servizi socio-assistenziali sono inscindibili dall’aspetto sanitario. Per questa ragione l’approvazione dell’emendamento 13.0.400 al disegno di legge 1241 recante Misure di garanzia per l’erogazione delle prestazioni sanitarie e altre disposizioni in materia sanitaria, che limita la copertura finanziaria da parte del Ssn alle attività puramente sanitarie, ha creato grande preoccupazione tra le organizzazioni del terzo settore.
“Questo emendamento ha l’obiettivo di delimitare il finanziamento da parte del Ssn unicamente alle prestazioni che riguardano l’ambito strettamente sanitario, escludendo le attività socio-assistenziali i cui costi ricadrebbero, dunque, sugli enti locali e su cittadini e famiglie – spiega Annalisa Scopinaro, presidente di Uniamo Federazione italiana malattie rare –. Gli effetti sarebbero particolarmente deleteri per tutte le persone con disabilità, tra cui anche persone con malattie rare, per le quali l’aspetto socio-assistenziale è inscindibile da quello sanitario, minando seriamente il diritto alla Salute sancito dalla Costituzione. L’emendamento 13.0.400 tradisce una mancanza di visione complessiva di ciò che si vuole intendere con il concetto di salute”.
Sebbene, infatti, sia previsto un innalzamento al 70% della quota ascrivibile al finanziamento del Ssn nei casi di alta complessità assistenziale, il provvedimento non affronta il problema alla radice – a più riprese sollevato dalla Federazione Uniamo – che riguarda la totale carenza delle strutture assistenziali sul territorio italiano. A questa mancanza, si associa anche quella di personale qualificato, che possa occuparsi professionalmente delle persone non autosufficienti. “Molte famiglie si trovano spaesate di fronte a queste mancanze – continua Scopinaro – trovandosi costrette ad affidare i propri cari a persone non qualificate, con conseguenze negative per quanto riguarda non solo la qualità dell’assistenza, ma anche l’aderenza alle terapie, l’adeguatezza dei percorsi riabilitativi e il benessere mentale. Innalzare il tetto di copertura delle spese al 70% da parte del Ssn appare inutile senza una programmazione di ampio respiro che affronti seriamente il grande tema della non autosufficienza attraverso un approccio olistico, che risulta fondamentale soprattutto per le persone con malattia rara”.
L’emendamento approvato “risulta anche estremamente dannoso – evidenzia Scopinaro – in quanto rischia di gravare ulteriormente dal punto di vista economico su famiglie che, in molti casi, si trovano già in una situazione di svantaggio causata da un difficile accesso al lavoro, da un’elevata spesa out of pocket e dalla necessità di dedicare gran parte del proprio tempo al ruolo di caregiver. Dunque, la misura si inserirebbe in un quadro già decisamente frammentato, all’interno del quale è complicato orientarsi sia per quanto riguarda l’accesso ai servizi e gli enti ai quali rivolgersi, sia per le diverse spese da sostenere. Non è chiaro, inoltre, quale sarebbe l’impatto finanziario che questa misura avrebbe sui conti degli enti locali che, come è noto, non vivono un periodo di particolare prosperità economica, per usare un eufemismo”.
Una critica che è stata sollevata anche da altre associazioni del terzo settore, tutte concordi nel richiedere la revisione o l’eliminazione del testo. “Si tratta di un emendamento obsoleto, che risponde a una visione della salute ormai abbondantemente superata, che intende la sanità divisa per settori, servizi e prestazioni – rimarca Scopinaro –. L’idea di salute come un insieme complesso di fattori che concorrono al benessere fisico e mentale dell’individuo e della comunità, per la quale Uniamo si batte da anni, viene annullata da questo provvedimento ‘spot’ inserito all’interno del ddl 1241. Come si può tracciare un confine tra ciò che è meramente sanitario e ciò che riguarda invece l’assistenza quando parliamo della salute di persone non autosufficienti? Come rispondiamo alle esigenze e ai bisogni delle persone con malattia rara, per le quali spesso una risposta medica non esiste o non è sufficiente?”
“L’integrazione socio-sanitaria è ciò a cui dobbiamo tendere se vogliamo realmente tutelare la salute della nostra comunità. Un’ulteriore frammentazione rappresenterebbe, invece, il colpo di grazia per tante famiglie che si prendono cura ogni giorno dei propri cari, in parte già sopperendo alle mancanze del Ssn. Come Uniamo chiediamo che l’emendamento venga rivisto o eliminato, e che, invece, vengano finalmente applicate tutte le azioni previste dalla Legge 33/2023 (Deleghe al Governo in materia di politiche in favore delle persone anziane)” conclude
Cronaca
Inchiesta Visibilia, sì a rinvio: prossima udienza Santanché il 20 maggio

E’ stata rinviata al 20 maggio, dopo il sì della giudice di Milano Tiziana Gueli ai termini per la difesa, l’udienza del procedimento che vede indagata, tra gli altri, la ministra del Turismo Daniela Santanché con l’accusa di truffa aggravata all’Inps in relazione alla cassa integrazione nel periodo Covid per alcuni dipendenti della società Visibilia.
Secondo quanto spiega il difensore della ministra, l’avvocato Salvatore Pino, Santanché potrebbe essere sentita davanti al gup di Milano, mentre l’Inps, che è stato risarcito “con qualcosa in più di 126mila euro” uscirà dal procedimento, ossia non sarà più parte civile.
“La ministra è assolutamente tranquilla e tenace”, aggiunge il legale. E a chi gli chiede se la richiesta di rinvio sia stata una tecnica dilatoria, il legale replica: “Sono qui per difendere la ministra, è diritto dell’imputata scegliere il proprio difensore, vale per la ministra come per qualsiasi cittadino. Non credo che un mese in più cambi qualcosa”.
La Procura di Milano, rappresentata in aula dalla pm Maria Giuseppina Gravina, ha provato a opporsi – citando più sentenze della Cassazione – sulla richiesta di rinvio, dettata dal cambio di difensore. La Procura si è anche opposta anche al lungo rinvio, la prossima udienza è stata fissata per il 20 maggio, sostenendo il “rischio prescrizione”: alcuni fatti del capo di imputazione fanno riferimento al 2020, mentre la prescrizione per la truffa aggravata scatta dopo sette anni e mezzo.
Cronaca
La dieta di convalescenza di Papa Francesco: un approccio nutrizionale mirato

La dieta gioca un ruolo fondamentale durante il periodo di convalescenza, e Papa Francesco, recentemente dimesso dal Policlinico Gemelli dopo un ricovero di 38 giorni, non rappresenta un’eccezione. Attualmente in riabilitazione a Santa Marta, il Santo Padre potrebbe beneficiare di un regime alimentare specifico per ottimizzare il recupero. Secondo l’immunologo Mauro Minelli, docente di Nutrizione umana e nutraceutica presso l’Università Lum, un’alimentazione ben bilanciata e personalizzata è essenziale per sostenere la guarigione e preservare le difese immunitarie. Minelli suggerisce che una dieta mirata non solo contrasti la ritenzione idrica, ma favorisca anche una ripresa completa senza compromettere la salute generale.
Minelli sottolinea che un’alimentazione adeguata dovrebbe includere cibi di facile digeribilità, ricchi di vitamine e antiossidanti, fondamentali per rafforzare il sistema immunitario. Inoltre, è importante garantire un apporto equilibrato di grassi sani e limitare il consumo di sodio per proteggere la salute cardiovascolare. Secondo l’esperto, il regime alimentare dovrebbe essere ricco di proteine ad alto valore biologico per mantenere la massa muscolare durante la convalescenza. Un consumo adeguato di fibre è altrettanto necessario per migliorare la digestione e prevenire disturbi intestinali. Tra gli alimenti consigliati figurano pesce, carni magre, legumi, latticini a basso contenuto di grassi e senza lattosio, insieme a un’ampia varietà di frutta e verdura fresca. Al contrario, è preferibile limitare zuccheri raffinati, cibi fritti, alimenti ricchi di grassi saturi e prodotti processati.
Un altro aspetto cruciale è l’idratazione. Per favorire il recupero e mantenere l’equilibrio dell’organismo, è consigliabile consumare acqua naturale, infusi e brodi leggeri, che non sovraccarichino il sistema digestivo. Minelli suggerisce inoltre che, sotto supervisione medica, un’integrazione mirata di vitamine, minerali, probiotici e prebiotici possa essere utile per sostenere le difese immunitarie e accelerare il processo di guarigione.
I principi fondamentali di un regime alimentare per la convalescenza possono essere sintetizzati in cinque punti chiave: 1) Riduzione del consumo di sale per contrastare la ritenzione idrica; 2) Una moderata restrizione calorica per favorire una perdita di peso graduale; 3) Un apporto bilanciato di proteine di qualità e grassi sani per preservare la massa muscolare e favorire la rigenerazione dei tessuti; 4) Ricchezza di antiossidanti e vitamine per sostenere il sistema immunitario; 5) Adeguata idratazione per prevenire l’edema senza compromettere la funzionalità cardiovascolare.
Minelli evidenzia anche l’importanza di una dieta varia e suggerisce l’inclusione di alimenti innovativi, come i pseudocereali quali la quinoa. Questo alimento offre numerosi vantaggi: è ricco di proteine ad alto valore biologico, contenendo tutti gli amminoacidi essenziali, e possiede un basso indice glicemico, ideale per mantenere stabile la glicemia e ridurre l’infiammazione. La quinoa è priva di glutine, rendendola facilmente digeribile, e fornisce minerali come magnesio e potassio, che supportano la salute cardiovascolare e riducono la ritenzione idrica. Inoltre, le sue fibre migliorano la digestione e incrementano il senso di sazietà, facilitando il controllo del peso.
A titolo esemplificativo, Minelli propone un menu giornaliero da 1.500-1.800 calorie. Per colazione: tè verde o tisana senza zucchero, una fetta di pane con un velo di burro chiarificato e marmellata senza zuccheri aggiunti, accompagnata da 5-6 mandorle o noci. Come spuntino di metà mattina: un frutto a basso indice glicemico, come mela, pera o kiwi, e una manciata di semi di zucca non salati o olive verdi non salate. Per pranzo: 80 grammi di riso integrale o quinoa, verdure a volontà condite con olio extravergine d’oliva e limone, 150 grammi di pesce magro oppure 100 grammi di petto di pollo o uova, con una fetta di pane, se necessario. Lo spuntino pomeridiano potrebbe includere frutta secca non salata, una tisana drenante e un pezzetto di cioccolato fondente con almeno l’85% di cacao. Per cena: 200 grammi di legumi, come lenticchie o ceci, accompagnati da verdure oppure un passato di verdure con 50 grammi di pane, il tutto condito con olio extravergine d’oliva. Infine, prima di dormire, una tisana al finocchietto o una camomilla senza zucchero, insieme a un cucchiaino di semi di lino o una noce.
Cronaca
Condanna all’ergastolo per l’omicidio di Fabrizio Piscitelli, noto come...

Il verdetto della Terza Corte di Assise di Roma ha stabilito oggi, 25 marzo, la condanna all’ergastolo per Raul Esteban Calderon, riconosciuto responsabile dell’omicidio di Fabrizio Piscitelli, figura di spicco degli Irriducibili e conosciuto con il soprannome ‘Diabolik’. Il crimine, avvenuto il 7 agosto 2019 nel parco degli Acquedotti, si è consumato con un colpo di pistola alla testa. Tuttavia, i giudici non hanno accolto l’aggravante del metodo mafioso, come richiesto dai pubblici ministeri Mario Palazzi, Rita Ceraso e Francesco Cascini.
Raul Esteban Calderon, di nazionalità argentina e che secondo l’accusa risponderebbe al vero nome di Gustavo Alejandro Musumeci, ha ascoltato il dispositivo in videocollegamento dal carcere di Larino senza mostrare alcuna reazione. Nell’aula bunker di Rebibbia erano presenti la madre, la sorella e il fratello di Piscitelli, che si sono costituiti parte civile nel processo iniziato il 23 febbraio 2023. Anche la moglie e le figlie della vittima erano presenti, sebbene non abbiano intrapreso la stessa iniziativa. Il processo, protrattosi per oltre due anni, ha visto la celebrazione di più di quaranta udienze e l’audizione di numerosi testimoni, tra cui l’autista cubano che accompagnava Piscitelli e che si trovava accanto a lui sulla panchina al momento dell’attacco, e Rina Bussone, ex compagna di Calderon, divenuta una delle principali accusatrici.
Durante le udienze, sono stati presentati nuovi documenti da parte dei carabinieri del Nucleo Investigativo e della Squadra Mobile, oltre alla visione e analisi del video del delitto. Le immagini, riprese da una videocamera collocata sul terrazzo di un edificio in via Lemonia, mostrano chiaramente il killer avvicinarsi alla panchina dove Piscitelli era seduto con il suo autista, l’esplosione del colpo fatale e la successiva fuga.
Nella requisitoria del 17 febbraio scorso, i pubblici ministeri hanno evidenziato che l’omicidio di Piscitelli ha avuto un enorme impatto. Secondo il pm della DDA Palazzi, il delitto rappresenta un avviso ai naviganti, volto a sancire le dinamiche di potere in un contesto dove Roma, sebbene sembri anarchica, si rivela un luogo in cui vengono impartite sanzioni anche pubbliche e clamorose, per ribadire chi detiene il controllo. Questo omicidio, secondo i pm, segna un punto di svolta tra un prima e un dopo.
Il carisma di Piscitelli, descritto come una figura temuta e affiliata ai Senese, è stato sottolineato. Il pm Palazzi ha ribadito che, nonostante le sue condotte discutibili, Piscitelli avrebbe dovuto rispondere di esse davanti alla giustizia, non pagare con la vita. Tuttavia, la sentenza odierna non ha riconosciuto l’aggravante del metodo mafioso.
La sorella di Piscitelli ha commentato la decisione dichiarando che una sentenza diversa avrebbe rappresentato “il capolavoro dell’ingiustizia”. Sebbene auspicabile, il mancato riconoscimento del metodo mafioso non cambia la condanna all’ergastolo per Musumeci, già gravato da una pena di dodici anni in appello per un tentato omicidio. Secondo la sorella, la giustizia deve essere garantita non solo alla famiglia ma anche alla parte più sana della società.
La stessa ha espresso fiducia nella competenza dei carabinieri e ha ringraziato il dottor Michele Prestipino per la conduzione delle indagini, lodando il lavoro svolto dai pubblici ministeri Mario Palazzi, Rita Ceraso e Francesco Cascini. Ha anche sottolineato l’importanza della collaborazione di figure come Rina Bussone e i fratelli Capogna, auspicando che questa scelta possa offrire un futuro migliore ai loro figli, evitando che rimangano intrappolati nella criminalità.
Infine, ha espresso un augurio amaro per Musumeci e i suoi mandanti, sperando che possano affrontare la loro detenzione con la stessa freddezza dimostrata durante il crimine.
Dal lato della difesa, l’avvocato Gian Domenico Caiazza, insieme alla collega Eleonora Nicla Moiraghi, ha contestato la sentenza, affermando che “Calderon non è l’autore del delitto”. Sebbene il mancato riconoscimento del metodo mafioso sia considerato un risultato, i legali intendono ricorrere in appello, convinti dell’innocenza di Calderon e in attesa di leggere le motivazioni della sentenza.
Cronaca
Intervento chirurgico d’avanguardia al Policlinico Sant’Orsola di Bologna

Un’operazione straordinaria è stata eseguita presso il Policlinico Sant’Orsola di Bologna, dove un paziente ha subito la rimozione di un tumore che aveva invaso metà del suo volto. L’area danneggiata è stata successivamente ricostruita con tecnologie avanzate, permettendo un recupero rapido che ha consentito al paziente di riconoscersi nuovamente allo specchio e di riprendere a parlare e alimentarsi in tempi brevi.
Massimiliano, il paziente sottoposto a questo intervento, era affetto da un tumore originatosi nella mascella, che si era poi esteso a orbita, naso, seni paranasali e base del cranio, coinvolgendo l’intera parte destra del viso. “Era come se il tumore avesse invaso metà del mio volto”, ha ricordato l’uomo, protagonista di questa procedura innovativa. L’operazione, descritta come “un’impresa unica” dai medici, ha visto l’utilizzo di protesi personalizzate, progettate con materiali diversi grazie alla pianificazione chirurgica virtuale, alla realtà aumentata e alla tecnologia 3D, affiancate da un autotrapianto di osso.
Il decorso postoperatorio è stato sorprendentemente rapido: il paziente ha ricominciato a parlare entro cinque giorni, a nutrirsi normalmente entro dodici e, dopo quindici giorni, è stato dimesso. La sua vista è rimasta intatta e non sono previsti ulteriori trattamenti, a eccezione di una riabilitazione mirata che include esercizi di logopedia. “Ho trovato un supporto umano straordinario nei professionisti che si sono presi cura di me, restituendomi la forza e la voglia di tornare alla mia vita”, ha dichiarato Massimiliano. “Oggi, guardandomi, mi riconosco nuovamente nel mio viso”, ha aggiunto.
Il tumore, comparso per la prima volta dieci anni fa, era stato inizialmente trattato con interventi conservativi. Tuttavia, a ottobre, la malattia si è ripresentata per la terza volta, spingendo i medici a proporre un approccio più aggressivo, reso possibile dalle nuove competenze e dalle protesi all’avanguardia. “Sono immensamente grato ai professionisti del Sant’Orsola e non solo ai chirurghi. Ho trovato un ambiente accogliente che mi ha fatto sentire a casa durante le due settimane di ricovero”, ha sottolineato il paziente.
Il direttore della Chirurgia maxillo facciale del Policlinico Sant’Orsola, Achille Tarsitano, ha spiegato: “Il problema era di grande entità e la nostra risposta è stata altrettanto significativa. Dopo aver eliminato la malattia, abbiamo ricostruito le strutture ossee con un intervento complesso e tecnologicamente avanzato. Senza una ricostruzione di alta precisione, l’eliminazione della malattia avrebbe comportato una mutilazione estetica e funzionale del volto”. Le tre protesi personalizzate sono state progettate e fabbricate su misura, accompagnate da un trapianto osseo prelevato dalla fibula del paziente, grazie alla collaborazione con il team di Chirurgia plastica diretto da Federico Contedini.
L’ospedale ha celebrato questo “risultato straordinario” per un intervento che sarebbe stato impensabile fino a pochi anni fa. Tarsitano ha aggiunto: “Per la chirurgia maxillo-facciale, l’integrazione delle tecnologie 3D e della realtà aumentata rappresenta una nuova frontiera. Il progetto di ricerca su queste tecnologie nasce all’interno del Dipartimento di Scienze biomediche e neuromotorie dell’Università di Bologna e, grazie ai risultati ottenuti, siamo riusciti a trasferire queste innovazioni nella pratica clinica. Oggi possiamo offrire soluzioni che rispettano fedelmente l’anatomia originale del volto, con un impatto clinico e sociale eccezionale.”
Massimo Fabi, assessore alle Politiche per la salute della Regione Emilia Romagna, ha commentato: “I risultati della ricerca e dell’innovazione tecnologica in ambito medico sono accessibili a tutti grazie al nostro sistema sanitario pubblico e universalistico. Questo significa garantire cure avanzate, come quelle che hanno permesso a un paziente di guarire da un tumore al volto senza compromettere la qualità della vita. In altre realtà, queste tecniche sono riservate a pochi privilegiati. Continueremo a lavorare per preservare un sistema sanitario che garantisca l’accesso alle cure a chiunque, compresi i pazienti provenienti da altre regioni.” Fabi ha inoltre espresso un sentito ringraziamento e le sue congratulazioni ai ricercatori e all’équipe chirurgica per il risultato raggiunto.
Secondo una nota del Policlinico Sant’Orsola, la tecnologia Cad-Cam (Computer Assisted Design-Computer Assisted Manufacturing) consente di pianificare digitalmente interventi demolitivi e ricostruttivi basandosi sulle immagini della Tac del paziente. Attraverso un software di pianificazione virtuale, è possibile progettare e stampare in 3D guide di taglio personalizzate, che permettono ai chirurghi di replicare con precisione il piano preoperatorio e di realizzare protesi con materiali di ultima generazione. Questa tecnologia ha rivoluzionato la pianificazione preoperatoria, migliorando l’adattabilità anatomica e funzionale delle protesi e riducendo i tempi di attesa per i pazienti.
Dal 2012, la Chirurgia orale e maxillo-facciale del Sant’Orsola è stata pioniera nell’applicazione di queste metodologie, impiantando circa 200 protesi personalizzate, la casistica più ampia a livello nazionale. Il centro, riconosciuto come eccellenza, accoglie il 60% dei pazienti da altre regioni, offrendo cure avanzate e soluzioni che migliorano significativamente la qualità della vita. Questo successo dimostra il ruolo cruciale dell’innovazione tecnologica applicata alla medicina in un contesto di eccellenza come l’Irccs.
Cronaca
Innovazione educativa per l’inclusione sociale: il ruolo della realtà virtuale e...

Promuovere l’inclusione sociale e combattere le discriminazioni fra i giovani attraverso strumenti innovativi: questa è la missione della ricerca sviluppata dall’Università Europea di Roma (UER), con il sostegno della Fondazione Lottomatica. Lo studio ha testato un modello educativo basato sull’uso della realtà virtuale e delle tecniche di mindfulness per migliorare la coesione sociale nelle scuole italiane. I risultati di questa sperimentazione sono stati presentati nella sede della UER a Roma, in via degli Aldobrandeschi, e hanno coinvolto gli studenti del Liceo “E. Majorana” di Latina, una città simbolo di multiculturalità.
L’iniziativa ha interessato un campione di 120 studenti del biennio dell’indirizzo linguistico, suddivisi in un gruppo sperimentale e un gruppo di controllo. Le attività educative e psicosociali proposte miravano a rafforzare la consapevolezza interculturale e a favorire l’integrazione sociale. L’indagine ha rivelato una correlazione significativa tra i valori prosociali e la cosiddetta “rabbia morale”, un sentimento che si manifesta di fronte alle ingiustizie sociali e che ha incentivato comportamenti più inclusivi tra gli studenti.
Un dato particolarmente significativo emerso dalla ricerca è che l’83% dei partecipanti ha dichiarato di aver maturato una maggiore consapevolezza riguardo all’impatto dei pregiudizi nelle relazioni interpersonali. Inoltre, i giovani si sono detti più aperti e tolleranti verso le diversità culturali e individuali. Questo dimostra l’efficacia del modello educativo adottato, che ha combinato tecnologia immersiva e approcci partecipativi per aumentare l’empatia e la consapevolezza sociale.
Tra le esperienze più significative, l’utilizzo della realtà virtuale (VR) è stato particolarmente apprezzato. Gli studenti, indossando visori specifici, hanno avuto l’opportunità di “mettersi nei panni dell’altro” all’interno di un ambiente virtuale, un’esperienza che ha favorito la riflessione e la progettazione di iniziative concrete contro i pregiudizi etnici. Tra le proposte avanzate dai ragazzi alle istituzioni scolastiche emergono incontri divulgativi sul tema del pregiudizio, la creazione di contenuti per i social media per sensibilizzare l’opinione pubblica, la produzione di cortometraggi tematici e l’organizzazione di masterclass culinarie per valorizzare le tradizioni enogastronomiche delle diverse culture.
Nel contesto italiano, caratterizzato da un crescente pluralismo culturale, iniziative di questo tipo assumono un ruolo fondamentale. Nel 2024, il numero di residenti stranieri in Italia ha superato i cinque milioni, segnando un aumento del 3,2% rispetto all’anno precedente. Regioni come il Lazio registrano una presenza significativa, con l’11,1% della popolazione composta da cittadini stranieri. La provincia di Latina, in particolare, rappresenta un esempio emblematico di questa evoluzione sociale. Il progetto promosso dall’Università Europea di Roma punta a replicare il modello a livello nazionale, trasformando l’educazione in uno strumento chiave per la cittadinanza attiva.
Riccardo Capecchi, presidente della Fondazione Lottomatica, ha espresso soddisfazione per il successo dell’iniziativa. “Siamo fieri di aver sostenuto questo progetto innovativo, che dimostra quanto sia importante adottare metodologie moderne come la realtà virtuale per sensibilizzare le nuove generazioni sui temi dell’inclusione e della coesione sociale”, ha affermato.
Capecchi ha inoltre sottolineato che “l’uso di tecnologie coinvolgenti permette di dialogare con il linguaggio dei più giovani, rendendo l’esperienza educativa più incisiva nel trasmettere messaggi cruciali. Investire in iniziative che promuovono l’apertura alla diversità e contrastano i pregiudizi è una delle priorità della nostra Fondazione. Crediamo fermamente che l’educazione sia un mezzo potente per costruire una società più equa e solidale”.
Angelo Panno, coordinatore del corso di laurea magistrale in psicologia presso la UER, ha commentato: “Questa ricerca-intervento, sostenuta dalla Fondazione Lottomatica, dimostra come l’integrazione di metodologie interdisciplinari, basate su un approccio psicosociale ed educativo, possa favorire la coesione sociale e combattere le discriminazioni etniche tra gli adolescenti”.
Panno ha concluso evidenziando che il progetto si è sviluppato in un contesto cruciale per la crescita dei giovani: la scuola. “L’impiego della realtà virtuale, della mindfulness e delle attività partecipative ha rafforzato il senso di appartenenza e coesione tra gli studenti, promuovendo una maggiore apertura verso la diversità. Il contributo della Fondazione Lottomatica è stato determinante non solo per la realizzazione di un intervento significativo per il mondo scolastico, ma anche per supportare una giovane ricercatrice nel suo percorso professionale. Sostenere la ricerca significa investire nel progresso scientifico e dare fiducia alle nuove generazioni, offrendo loro l’opportunità di applicare conoscenze in grado di generare un impatto positivo e concreto sulla società”.
Cronaca
Appello del Sindaco di Castelbuono: boicottare i prodotti israeliani per promuovere la...

Il sindaco di Castelbuono, Mario Cicero, ha invitato i cittadini del suo comune a boicottare i prodotti israeliani, pubblicando una lista di articoli specifici, come gesto di protesta contro il presunto “genocidio perpetrato a Gaza”. L’appello, condiviso sulla pagina ufficiale del Comune, nasce da una profonda indignazione per le violenze che stanno colpendo il popolo palestinese.
In un’intervista, Cicero ha sottolineato che questa iniziativa non ha alcuna connotazione politica. Ha scelto di agire indipendentemente, senza coinvolgere altri sindaci, dichiarando che la decisione è motivata da sentimenti personali e profondi. Il sindaco ha raccontato di un accorato intervento tenuto in chiesa durante il giorno di San Giuseppe, in cui ha sensibilizzato la comunità sulle sofferenze del popolo di Gaza, riscontrando una reazione emotiva significativa da parte dei presenti.
Cicero ha dichiarato: “Non possiamo chiudere gli occhi dinanzi a quello che sta accadendo. È un massacro che lascia esterrefatti, causato da interessi legati alle multinazionali. Tuttavia, il nostro gesto non deve essere interpretato come antisemitismo: siamo solidali con il popolo israeliano per le sofferenze subite il 7 ottobre”. Ha aggiunto, però, che “non è accettabile rispondere alla violenza con ulteriori massacri”, auspicando un sostegno internazionale per interrompere questa spirale di violenza.
Il sindaco ha espresso la speranza che questa iniziativa possa stimolare una reazione più ampia: “Se anche altri 300 comuni italiani adottassero misure simili, si invierebbe un segnale chiaro a Israele. Restare in silenzio significherebbe non cambiare nulla. Finché i governi rimarranno passivi, la barbarie continuerà”, ha affermato Cicero.
Sul sito ufficiale del Comune, è stata pubblicata una dichiarazione che ribadisce l’indignazione della comunità di Castelbuono per la situazione a Gaza. Il sindaco ha proposto il boicottaggio dei prodotti israeliani come forma di protesta pacifica, per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle violazioni dei diritti umani e sulla necessità di promuovere pace e giustizia.
Cicero ha spiegato che il boicottaggio rappresenta una modalità pacifica ma significativa per incoraggiare un intervento della comunità internazionale. L’intento è risvegliare le coscienze e stimolare una riflessione collettiva sull’importanza di soluzioni basate sul rispetto della dignità umana e dei diritti universali.
Il sindaco ha anche lasciato un commento sulla sua pagina social, ribadendo la posizione del Comune: “Non condividiamo le azioni di Netanyahu e condanniamo l’indifferenza delle cancellerie mondiali”. Ha concluso con una nota affettuosa sulla sua regione, scrivendo: “Bella la nostra Sicilia”.
Tra i prodotti elencati sul sito del Comune come oggetto del boicottaggio figurano: datteri della Valle del Giordano (varietà Medjoul e Deglet Nour), epilatori Epilady/Mepro, barrette di sesamo Halva, microprocessori e periferiche Intel, agrumi Jaffa, attrezzature per irrigazione e fertilizzanti Motorola, porte blindate e serrature di sicurezza Mul-t-lock, saponi Neca, oltre ai sali del Mar Morto e prodotti cosmetici.
Cronaca
Fiaccolata a Ostia: un appello per la giustizia e la dignità della comunità

Il Comitato Giustizia X Ostia invita la cittadinanza a partecipare a una fiaccolata che si terrà il 2 aprile alle ore 19.30 presso Piazza Anco Marzio, a Ostia. L’evento, descritto come un momento simbolico ma di grande impatto, nasce dal profondo sentimento di indignazione che da anni pervade la comunità locale. Sono trascorsi dieci anni da quando Ostia è stata sottoposta a commissariamento, una scelta che ha lasciato dietro di sé conseguenze devastanti per il territorio e i suoi abitanti.
Le recenti dichiarazioni dell’ex Prefetto Gabrielli, che ha definito il commissariamento una “supercazzola” finalizzata a salvaguardare il Pil italiano, hanno riacceso il dibattito. Secondo Gabrielli, si è preferito colpire Ostia invece di sottoporre l’intera città di Roma a un simile provvedimento, una decisione che avrebbe avuto pesanti ripercussioni sull’economia e sull’immagine del Paese. Il Comitato, che da anni denuncia questa grave ingiustizia, vede in queste affermazioni la conferma di quanto sostenuto finora.
Nonostante i ripetuti appelli del Comitato Basta Commissariamento, il silenzio delle istituzioni ha continuato a prevalere, lasciando Ostia e i suoi cittadini in balia di una situazione insostenibile. Oggi, a fronte di una sempre maggiore consapevolezza collettiva, nasce il Comitato Giustizia X Ostia. Questo gruppo, che si dichiara libero da ogni vincolo politico, scende in piazza per rivendicare quella giustizia che, a loro dire, è stata sistematicamente negata.
L’eredità del cosiddetto “commissariamento supercazzola” è descritta come un disastro sociale ed economico: una città abbandonata, i suoi imprenditori in difficoltà e una comunità intera umiliata. Per il Comitato, la decisione ha protetto i responsabili a scapito degli innocenti, costringendo Ostia a pagare un prezzo altissimo.
Tra le richieste principali del gruppo vi sono scuse ufficiali per quanto accaduto e un risarcimento economico per coloro che ancora oggi subiscono le conseguenze di questa controversa scelta politica. Il Comitato chiede inoltre che Ostia venga finalmente restituita ai suoi cittadini, insieme alla dignità e alla giustizia che meritano.
Cronaca
Nuovi tablet per rendere più lieve il tempo in ospedale

Trascorrere lunghe ore in ospedale può diventare un’esperienza meno pesante grazie all’introduzione di strumenti che favoriscono momenti di svago e distrazione. Presso il Day hospital oncologico della Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma, sono stati installati 40 nuovi tablet, uno per ciascuna poltrona. Questa iniziativa, dal forte impatto solidale, consente ai pazienti di accedere a film, serie tv e documentari durante le sedute di chemioterapia e altri trattamenti oncologici, migliorando così il loro benessere psicologico. Il progetto nasce dall’impegno personale di Domenico Borzomati, responsabile della Chirurgia digestiva funzionale, che, dopo aver vissuto in prima persona l’esperienza del Day hospital oncologico, ha avviato una raccolta fondi convinto che un buon film possa rappresentare un valido supporto nel percorso di cura.
Secondo Carlo Tosti, presidente della Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico, «la centralità della persona» è il principio fondamentale che guida ogni attività e decisione. Ha sottolineato che grazie alla generosità dimostrata attraverso il crowdfunding, i pazienti oncologici potranno beneficiare di un ambiente più accogliente, capace di rispondere non solo alle loro necessità mediche ma anche al bisogno di serenità e conforto. Tosti ha inoltre espresso gratitudine verso la comunità del policlinico, la cui partecipazione attiva è sempre determinante per il raggiungimento degli obiettivi della Fondazione.
I percorsi terapeutici oncologici possono essere lunghi e impegnativi, e ogni momento di sollievo rappresenta un valore inestimabile. I pazienti dei reparti di Oncologia medica, Radioterapia ed Ematologia avranno ora la possibilità di accedere facilmente a contenuti di intrattenimento attraverso i tablet posizionati sulle loro poltrone. Film, serie tv e documentari, disponibili sulle principali piattaforme di streaming, offriranno loro un’opportunità di svago e distrazione, trasformando l’attesa in un’esperienza più leggera e meno gravosa.
Paolo Sormani, amministratore delegato e direttore generale della Fondazione, ha evidenziato il ruolo fondamentale della tecnologia nel migliorare non solo gli aspetti medici, ma anche quelli umani della cura. Ha dichiarato che i tablet rappresentano «finestre su altri mondi», e ha ribadito che l’umanizzazione delle cure, un valore cardine della Fondazione, significa soprattutto non lasciare mai soli i pazienti più vulnerabili.
Bruno Vincenzi, responsabile del Day hospital oncologico, ha rimarcato quanto sia importante offrire strumenti che possano alleviare il peso del tempo trascorso in ospedale. Ha affermato che la permanenza per i trattamenti antitumorali è spesso impegnativa sia fisicamente che mentalmente, e che iniziative come questa possono fare una reale differenza, contribuendo in modo significativo al benessere complessivo dei pazienti.
Cronaca
L’evoluzione dell’Intelligenza Artificiale nel mondo del dating

All’inizio dell’era dell’Intelligenza Artificiale, che in realtà risale solo a pochi anni fa, strumenti come ChatGPT e altri bot conversazionali venivano impiegati per scopi leggeri e creativi, come elaborare descrizioni accattivanti per profili sui siti di incontri. Questi strumenti aiutavano a trovare la frase perfetta per catturare l’attenzione o a proiettare un’immagine più interessante in attesa di un incontro di persona.
Oggi, tuttavia, il progresso tecnologico ha ampliato notevolmente le possibilità offerte dall’IA, rivoluzionando anche il mondo del dating. Secondo un resoconto di una giornalista del Financial Times, che ha vissuto questa esperienza in prima persona, l’ultima innovazione consiste nell’utilizzo dell’IA per un’analisi approfondita pre-appuntamento. Questo approccio mira a garantire che l’incontro avvenga con una persona compatibile, applicando tecniche che ricordano quelle usate per identificare sospetti in ambiti investigativi. In sostanza, si tratta di una sorta di “due diligence” psicologica, simile a quella praticata dalle imprese durante l’analisi dei concorrenti in vista di una potenziale acquisizione.
In passato, la prassi comune prevedeva di esaminare i profili social del potenziale partner, analizzando amicizie, interessi, e commenti che potevano rivelarsi inappropriati o problematici, come quelli di natura politica, sessuale o sportiva. Ora, invece, uno strumento avanzato come ChatGPT è stato utilizzato per condurre una ricerca dettagliata sulla giornalista stessa, con l’obiettivo di tracciarne un profilo psicologico completo.
Il risultato di questa analisi è stato un rapporto dettagliato di otto pagine che descriveva la giornalista come una persona “intellettualmente curiosa, indipendente e decisa nelle proprie convinzioni”. Il documento evidenziava inoltre un alto livello di autostima e integrità, sottolineando come i suoi racconti umoristici sulle proprie disavventure fossero indice di umiltà e di una sana capacità di ridere di sé stessa.
Nonostante l’iniziale stupore, la giornalista non ha apprezzato l’invasività di questa analisi. Ha quindi deciso di utilizzare lo stesso sistema di IA per riflettere sull’aspetto etico della questione, interrogandolo sull’uso delle informazioni pubbliche per scopi simili. La risposta di ChatGPT, sorprendentemente autocritica, ha sottolineato che “sebbene l’idea di ricorrere all’IA per ottenere informazioni su qualcuno possa sembrare allettante, la profilazione psicologica senza consenso può risultare invasiva e ingiusta. Le persone sono complesse, e l’IA non può sostituire la ricchezza delle interazioni umane dirette, dell’osservazione e dell’intuizione.”
Anche l’IA Gemini di Google è intervenuta sull’argomento con una posizione ancora più netta: “L’uso di ChatGPT per analizzare qualcuno senza il suo consenso esplicito rappresenta una potenziale violazione della privacy e potrebbe avere conseguenze dannose”.
Come sottolineato dal Financial Times, l’intelligenza artificiale generativa sta contribuendo a creare un ecosistema online sempre più diseguale. Soltanto le persone che hanno lasciato molte tracce digitali attraverso contenuti pubblici possono essere oggetto di analisi approfondite. Al contrario, chi mantiene una vita riservata online rimane protetto dal giudizio freddo e impersonale di una macchina, conservando la propria autenticità.
Di Massimo Germinario
Cronaca
Le malattie esantematiche nei bambini: sintomi, prevenzione e vaccini

Secondo Antonio D’Avino, presidente della Federazione italiana medici pediatri (Fimp), stiamo attraversando un momento di relativa tranquillità dopo il periodo influenzale. Grazie alla campagna di prevenzione incentrata sull’uso di anticorpi monoclonali contro il virus respiratorio sinciziale, il numero di casi di bronchioliti è rimasto contenuto. Attualmente, gli studi pediatrici evidenziano la comparsa di esantemi e rash cutanei riconducibili alle più comuni malattie esantematiche. Non mancano, inoltre, i virus gastrointestinali che colpiscono i più piccoli. Con l’arrivo della primavera, si assiste anche ai primi segnali di allergie stagionali causate dalla presenza di pollini, tipica di specifici periodi dell’anno.
Tra le malattie esantematiche più frequenti nei bambini e nei giovani, figurano il morbillo, la varicella, la rosolia, la scarlattina, la quinta e la sesta malattia, la mani-piedi-bocca e la pitiriasi rosea.
I principali sintomi associati a queste patologie includono febbre, brividi, dolori muscolari, prurito e affaticamento. In alcuni casi, si possono riscontrare anche manifestazioni come mal di gola, tosse, naso che cola, occhi arrossati, congiuntivite, mal di testa, dolori addominali, diarrea, perdita di appetito, stanchezza e irritabilità. Questi sintomi contribuiscono spesso a un generale senso di malessere.
Come sottolinea l’Istituto superiore di sanità, le malattie esantematiche non possono essere contratte una seconda volta, poiché la guarigione garantisce una immunità permanente. Tuttavia, vi sono delle eccezioni significative. La scarlattina, causata da un batterio, può essere contratta nuovamente. Per quanto riguarda la varicella, il virus responsabile, noto come Herpes zoster, può rimanere latente nell’organismo e riattivarsi in seguito a situazioni di stress o malattie, manifestandosi sotto forma di Fuoco di Sant’Antonio. Questa condizione, caratterizzata dalla comparsa di vescicole cutanee lungo il decorso di un nervo, può risultare particolarmente dolorosa.
Per prevenire queste patologie, è di fondamentale importanza aderire al programma vaccinale. Esistono oggi vaccini sicuri ed efficaci contro il morbillo, la rosolia e la varicella. Tuttavia, va ricordato che per la scarlattina non è ancora disponibile un vaccino.
Cronaca
Esplosione e crollo di una palazzina a Roma: un uomo estratto vivo dalle macerie

Un drammatico incidente si è verificato nella mattina di domenica 23 marzo a Roma, precisamente in zona Gianicolense, all’incrocio tra via Vitellia e via Pio Foà. Una palazzina di due piani è stata completamente distrutta a seguito di un’esplosione, presumibilmente causata da una fuga di gas. Tra le macerie, i soccorritori sono riusciti a salvare un uomo di 54 anni, di origini scozzesi, che è stato immediatamente trasportato all’ospedale Sant’Eugenio.
A seguito dell’incidente, il pubblico ministero di turno ha disposto il sequestro dell’edificio. Il primo piano della palazzina era adibito a struttura ricettiva, registrata regolarmente al Comune come B&B. Al momento, i carabinieri e i vigili del fuoco stanno preparando una prima informativa da presentare alla Procura di Roma. Gli investigatori hanno già ascoltato i testimoni, tra cui i proprietari degli immobili coinvolti, il gestore del B&B e i residenti delle abitazioni circostanti.


I vigili del fuoco, intanto, continuano a lavorare per determinare la causa precisa dell’esplosione e stanno cercando di individuare il piano della struttura in cui si è originato il disastro. Secondo le informazioni raccolte, il B&B, situato al civico 43 di via Vitellia, era stato aperto meno di un mese fa e il turista rimasto ferito era il primo ospite della struttura.
La società Italgas ha comunicato che, dalle prime verifiche effettuate sui contatori dello stabile, questi sembrano essere integri. Attraverso una nota ufficiale, l’azienda ha sottolineato che i suoi tecnici del pronto intervento sono intervenuti tempestivamente per collaborare con le autorità competenti e garantire la messa in sicurezza della rete coinvolta, nonché per chiarire la dinamica dell’accaduto.
Sul luogo dell’esplosione è giunto anche il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, il quale ha dichiarato che l’evento è stato causato da una fuga di gas, probabilmente derivante dall’esplosione di una bombola. Ha evidenziato inoltre che il forte scoppio ha provocato danni significativi, incluso il danneggiamento del muro di Villa Pamphili.
Numerose testimonianze raccolte dai residenti della zona descrivono momenti di grande paura. Una donna, Giovanna, ha raccontato: “Eravamo ancora a letto quando abbiamo percepito un rumore assordante. Mia madre si è precipitata sul terrazzo e abbiamo subito capito che non si trattava di un incidente stradale, ma di una vera e propria esplosione. Poco dopo, la strada è stata chiusa e sono arrivate le forze dell’ordine e i soccorsi”.
Un’altra residente, Liliana, ha riferito: “Sono le 8.50, stavo passando l’aspirapolvere quando ho sentito una sorta di boato. Sembrava l’esplosione di una bomba. I vetri di casa hanno tremato”.
Lorenzo, figlio di un residente della zona, ha raccontato di aver ricevuto un messaggio vocale dalla compagna di suo padre che lo avvertiva dell’accaduto: “Mi ha detto che era successo un disastro, che tutto il condominio era esploso. Mi sono precipitato sul luogo e ho visto il giardino di mio padre completamente distrutto. Una donna mi ha riferito di aver visto mio padre sano e salvo, mentre il suo cane, ferito, si muoveva tra le macerie. L’uomo rimasto ferito gridava chiedendo aiuto”.
Cronaca
Il Papa torna a casa dopo il ricovero, tra emozione e speranza

“Da buon gesuita”, Papa Francesco si atterrà alle indicazioni dei medici, dimostrando che ciò non gli impedirà di essere presente in ogni modo possibile. Padre Antonio Spadaro, sottosegretario del Dicastero per la Cultura, ha raccontato con emozione il momento in cui il Pontefice, dopo cinque settimane di ricovero al Policlinico Gemelli, si è affacciato per un breve saluto alla folla. Per la prima volta, Francesco si è mostrato pubblicamente, regalando un messaggio di vicinanza e una benedizione, un gesto che ha commosso profondamente i presenti.
Spadaro, già direttore della rivista Civiltà Cattolica, ha descritto l’evento come “un momento carico di emozione”. La folla, che si era radunata a mezzogiorno, attendeva con ansia di vedere il Papa, e la sua improvvisa apparizione ha suscitato una reazione di gioia e gratitudine. “Dopo cinque settimane di assenza, il suo ritorno è stato un sollievo in un periodo complesso per il mondo”, ha sottolineato Spadaro, evidenziando come la figura di Francesco rappresenti oggi “l’unico leader morale con un’influenza globale”.
Il Papa ha saputo mantenere una connessione costante con il popolo di Dio anche durante il ricovero, utilizzando la sua voce, seppur flebile, per farsi sentire. “In un mondo dove prevalgono le urla, la sua voce pacata trasmette autorevolezza”, ha aggiunto Spadaro, riflettendo sul significato spirituale e simbolico del messaggio del Pontefice.
Dopo essere stato dimesso, Papa Francesco è tornato nella sua residenza a Santa Marta. I medici hanno prescritto due mesi di riposo nella sua stanza, la numero 201, dove proseguirà la riabilitazione. Spadaro ha osservato che, come gesuita, Francesco seguirà con diligenza le indicazioni mediche, senza che ciò comprometta la sua capacità di guidare la Chiesa. Durante il suo ricovero, infatti, il Papa ha continuato a esercitare il governo della Chiesa, approvando, tra l’altro, il calendario sinodale per i prossimi tre anni.
Spadaro ha riflettuto inoltre sul significato delle parole e dei gesti del Pontefice. Ha ricordato un episodio del 2016, quando Francesco, allora arcivescovo di Buenos Aires, spiegò il rapporto tra la sua parola e lo sguardo delle persone. “Il suo sguardo è sempre rivolto alle persone, non alla massa”, ha sottolineato, un tratto che emerge chiaramente anche durante i suoi viaggi apostolici.
Riguardo alla possibilità di un governo ecclesiastico condizionato dalla salute del Papa, Spadaro ha respinto ogni timore. “Il Papa ha spesso descritto la Chiesa come un ospedale da campo”, ha detto, rimarcando come la condizione di debolezza fisica possa essere trasformata in un’opportunità per guidare con umiltà e consapevolezza. Tuttavia, ha concluso con ottimismo, il percorso di riabilitazione lascia intravedere una ripresa concreta per il futuro del Pontefice e della Chiesa.
Cronaca
Incidente marittimo vicino a Portoferraio: una nave da ricerca si incaglia sugli scogli

Una nave adibita alla ricerca scientifica, la Fugro Mercator, battente bandiera bahamense, è rimasta incagliata nella serata di sabato sulla scogliera del promontorio dell’Enfola, situato nelle vicinanze di Portoferraio. L’imbarcazione era impegnata in operazioni di monitoraggio del fondale marino.
Secondo una prima ricostruzione degli eventi, l’unità navale, con una lunghezza di 42 metri, avrebbe cercato di trovare riparo dalle avverse condizioni meteo. Durante tale manovra, si sarebbe avvicinata eccessivamente alla costa, urtando il fondale poco profondo e arrestando la sua corsa contro la falesia rocciosa presente in quell’area. L’incidente ha causato un’infiltrazione d’acqua nello scafo, inizialmente gestita dall’equipaggio, ma che successivamente ha danneggiato una parte dei motori, provocando un blackout totale dei sistemi di bordo.
Nel corso della notte, la Direzione marittima di Livorno ha coordinato l’intervento della motovedetta CP 805 della Capitaneria di porto di Portoferraio. L’operazione ha permesso di mettere in salvo l’intero equipaggio e il personale tecnico-scientifico, composto da 11 persone di nazionalità diverse. Fortunatamente, tutti i membri risultano in buone condizioni di salute.
Le operazioni di salvataggio sono state particolarmente complesse a causa del blackout che ha colpito la nave, della vicinanza agli scogli e della presenza di una significativa risacca nell’area.
Le cause precise dell’incidente rimangono ancora da chiarire. Le indagini in corso, affidate alla Guardia Costiera, dovranno determinare se l’avvicinamento eccessivo alla costa sia stato causato dai forti venti che hanno caratterizzato la giornata di sabato o da eventuali problemi tecnici al sistema di propulsione della nave.
Questa mattina, presso la sede della Capitaneria di porto di Portoferraio, si è tenuto un incontro operativo. In tale occasione, la società armatrice è stata formalmente diffidata a procedere con la rimozione dell’imbarcazione per motivi di tutela ambientale. Nel corso della riunione sono stati approfonditi i dettagli relativi alle attività necessarie per il recupero della nave. Attualmente, una società specializzata sta conducendo sopralluoghi subacquei preliminari utili alla definizione di un piano operativo per la rimozione dell’unità.
Nel frattempo, i monitoraggi svolti con mezzi aeronavali della Guardia Costiera non hanno evidenziato alcuna traccia di inquinamento marino derivante da eventuali sversamenti di combustibili.
Cronaca
Papa Francesco lascia il Gemelli: inizia la convalescenza

Domenica 23 marzo segna il giorno in cui Papa Francesco, dopo oltre un mese di ricovero presso il Policlinico Gemelli, farà ritorno a casa. Sebbene non sia previsto che reciti l’Angelus, il messaggio sarà diffuso in forma scritta. Tuttavia, salvo imprevisti dell’ultima ora, il Pontefice si affaccerà dalla finestra della sua stanza in ospedale per impartire un saluto e una benedizione al termine di questa lunga degenza, un gesto che desidera compiere con tutto il cuore. Successivamente, intraprenderà il viaggio verso la sua residenza, dove lo attende un periodo di riposo e recupero della durata di due mesi, come comunicato dai medici del Gemelli durante un briefing ufficiale con la stampa.
“Il Santo Padre non ha mai necessitato di intubazione, rimanendo sempre vigile, lucido e presente”, ha dichiarato Sergio Alfieri, medico del Gemelli, durante l’incontro con i media. Le sue condizioni cliniche si sono mantenute stabili per almeno due settimane, permettendo così la decisione delle dimissioni. Alfieri ha inoltre sottolineato l’importanza di proseguire con alcune terapie farmacologiche per via orale, che saranno necessarie ancora per un periodo prolungato. Il riposo, un elemento cruciale in questa fase di convalescenza, dovrà essere rigorosamente rispettato per i prossimi due mesi.
Luigi Carbone, medico di riferimento del Pontefice in Vaticano, ha specificato che si tratta di una “dimissione protetta”, che implica un’attenta pianificazione delle cure successive. “Abbiamo valutato con precisione i bisogni del Papa, tenendo conto delle sue condizioni e della sua età, comparabili a quelle di altri pazienti anziani dimessi dopo una polmonite”, ha spiegato Carbone. In particolare, il Santo Padre necessiterà di un supporto con ossigeno finché sarà richiesto, oltre all’assistenza sanitaria garantita dalla Direzione di Sanità e Igiene della Città del Vaticano presso la residenza di Santa Marta.
Sin dai giorni precedenti, il Papa aveva manifestato il desiderio di tornare a casa, ma ha scelto di seguire i consigli dei medici, che hanno infine confermato la possibilità di dimissione. Durante i due mesi di riposo prescritti, sarà fondamentale evitare sforzi eccessivi e incontri con gruppi di persone. La fisioterapia motoria e respiratoria proseguirà regolarmente. Alfieri ha spiegato che “le infezioni più gravi sono ormai risolte”, aggiungendo che alcuni batteri e virus sono stati debellati, mentre altri richiederanno più tempo per essere eliminati completamente. Fortunatamente, la polmonite bilaterale è stata completamente curata, ma la guarigione definitiva da alcune specie polimicrobiche richiederà ulteriore pazienza.
Quanto agli impegni futuri, il portavoce del Vaticano Matteo Bruni ha sottolineato che la partecipazione del Pontefice ai riti pasquali e ad eventuali viaggi sarà valutata in base ai progressi della sua salute. La Pasqua, ormai imminente, rappresenta un momento importante, ma tutto dipenderà dai miglioramenti raggiunti durante questa fase di convalescenza.
Cronaca
Caserta, choc notturno: fuga rocambolesca e due poliziotti feriti

Ci chiediamo ancora come si sia potuto arrivare a tanto. Noi, che di solito raccontiamo la cronaca con un tono distaccato, stavolta sentiamo un groppo in gola. Un gruppo di malviventi, a quanto pare ben organizzato, ha provato a sradicare un bancomat dal cuore di Caserta. Voi immaginate la scena? Rumori metallici in piena notte, un tentativo frenetico di trascinare via l’intero dispositivo. Subito l’allarme, poi i lampeggianti. E poi la fuga. Una di quelle fughe che ci costringono a riflettere sul coraggio di chi interviene ogni giorno per difendere la collettività.
Le prime mosse: il tentato furto
Tutto è accaduto in via G.M. Bosco, davanti alla Deutsche Bank. Hanno provato a portarsi via l’intero bancomat, già divelto e pronto per essere caricato. Per fortuna, l’arrivo di una pattuglia ha messo in allerta i ladri, che se la sono data a gambe a bordo di un’auto scura. Ancora non sappiamo se fosse un’Audi S3, come molti dicono. Sappiamo però che la volante della Polizia non ha esitato un secondo a inseguirli. Non poteva finire lì, non potevamo lasciare il campo ai criminali.
Vi chiedete se la banda avesse già tentato qualcosa di simile in zona? In effetti, poche ore prima in provincia si era registrato un altro assalto, sempre a un bancomat, all’interno di una filiale del Credit Agricole. Una coincidenza? Oppure una strategia pianificata per colpire più sedi nello stesso lasso di tempo?
Alta velocità e scontro frontale
Noi ci sentiamo quasi in apnea, ricordando ciò che è successo subito dopo. Imboccando strade laterali e aumentando il ritmo, i malviventi hanno costretto gli agenti a manovre estreme. L’inseguimento si è concluso però in modo drammatico, con un violento scontro frontale avvenuto in via Settembrini. La volante è andata letteralmente distrutta, e i banditi, approfittando di quell’attimo di confusione, sono fuggiti a piedi verso un secondo veicolo di supporto.
Due poliziotti, quei due che avevano acceso i lampeggianti per proteggere tutti noi, sono finiti in ospedale con diverse fratture. Nulla di mortale ma abbastanza per segnarli nel fisico e anche nell’anima. Pensare che, nonostante lo choc, hanno comunque provato a rincorrere i colpevoli, strappando perfino un passamontagna a uno di loro.
Reazioni dei sindacati e richiesta di sostegno
C’è un punto su cui i principali sindacati di Polizia tornano sempre: la sicurezza si fa con il personale. Felice Romano del Siulp ha espresso solidarietà agli agenti e ha messo in luce quanto la carenza di mezzi renda la vita facile alle bande criminali. Valter Mazzetti, alla guida del sindacato Fsp, ha sottolineato che i due poliziotti si possono definire “vivi per miracolo”, rimarcando l’esigenza di rinforzi.
E poi c’è Francesco Di Domenico, segretario Fsp Caserta, che ci ha fatto riflettere su un dato: spesso in certe fasce orarie esce in servizio una sola volante. Come si può garantire un controllo efficace del territorio con così poche risorse? Loro chiedono più assunzioni. Hanno bisogno di un sostegno tangibile da parte del Governo. Noi vediamo la paura sui loro volti, oltre all’enorme determinazione.
Indagini serrate e speranze future
Ora c’è un’auto danneggiata da analizzare, un passamontagna forse ricco di indizi e la certezza che i criminali non siano spariti nel nulla. La Polizia Scientifica è già al lavoro. Noi confidiamo che le ricerche dei fuggitivi vadano a buon fine. Mentre attendiamo aggiornamenti, notiamo un aumento dei controlli in alcune zone di Caserta.
Tutto sommato, il bancomat è stato salvato, ma a quale prezzo? Due agenti doloranti, un’auto di servizio distrutta e un senso di vulnerabilità che ci fa rabbrividire. Voi cosa ne pensate? È un campanello d’allarme per tutta la comunità? Forse sì. Forse dovremmo sostenere con più convinzione chi ogni notte corre in nostro soccorso.
Facciamo appello a chi di dovere: servono strumenti, servono persone. Altrimenti rischiamo di assistere ancora a inseguimenti al cardiopalma e incidenti che feriscono non solo chi li vive in prima persona, ma l’intera città. Noi restiamo qui, con il fiato sospeso, sperando che la prossima nottata porti buone notizie e non un’altra pagina nera da raccontare.
A voi che stanotte siete usciti senza sapere se sareste tornati a casa, a voi che affrontate pericoli che nessuno vorrebbe mai vedere, a voi che stringete i denti e nascondete le lacrime dietro una divisa: sappiate che non siete soli. Noi siamo qui. E anche se non ve lo diciamo mai, siete voi che ci insegnate ogni giorno cosa significa davvero essere coraggiosi e guardare il male dritto negli occhi senza abbassare lo sguardo.
Cronaca
Comitini dedica il suo auditorium al magistrato Luca Crescente

Il centro direzionale del Comune di Comitini, un piccolo paese della provincia di Agrigento, ha reso omaggio alla memoria del giudice Luca Crescente intitolando il suo auditorium al magistrato originario di Castelvetrano. Crescente, che svolse un lavoro di grande rilievo presso la direzione distrettuale antimafia, si occupò intensamente delle vicende legate alla criminalità organizzata agrigentina. La sua prematura scomparsa, avvenuta all’età di 39 anni nell’agosto del 2003 a causa di un infarto durante una vacanza in Trentino Alto Adige, lasciò un grande vuoto.
La cerimonia di intitolazione ha visto la partecipazione del sindaco Luigi Nigrelli, della vedova Milena Marino e dei figli Marco e Gabriele, che insieme hanno scoperto la targa dedicata al magistrato. Il momento è stato impreziosito dalla Santa Benedizione impartita da don Angelo Burgio, parroco locale. Durante l’evento, Ambrogio Cartosio, ex collega di Crescente e oggi procuratore a Termini Imerese, ha condiviso i suoi ricordi: “Con Luca abbiamo avuto molte conversazioni sulla evoluzione della mafia, spesso davanti al tempio della Concordia durante le pause delle udienze. La sua figura è sempre presente nella mia vita, come testimonia la foto che ci ritrae insieme al termine del processo Akragas, custodita dietro la mia scrivania.”
A ricordare la figura del magistrato è stato anche il procuratore della Repubblica di Marsala, Fernando Asaro, che ha descritto Crescente come un “esempio di uomo e magistrato sereno e sorridente”. Parole di grande stima sono giunte anche dall’ex procuratore di Agrigento, Ignazio De Francesci, che ha sottolineato il valore dell’impegno profuso da Crescente e dai suoi colleghi. La vedova, Milena Marino, ha evidenziato il senso di indignazione del marito davanti alle ingiustizie e ha ribadito l’importanza di mantenere viva la memoria: “Luca desiderava cittadini, non sudditi, capaci di esercitare un controllo sociale della democrazia. Sperava che l’efficienza diventasse un parametro di azione, un pensiero che mi auguro venga raccolto dalle nuove generazioni.”
Alla cerimonia hanno preso parte anche il procuratore di Trapani, Gabriele Paci, e i magistrati Ignazio De Francisci e Salvatore Cardinale. L’evento ha coinvolto gli studenti del liceo Martin Luther King di Favara, accompagnati dalla preside Mirella Vella, e quelli del liceo musicale Empedocle di Agrigento, che hanno eseguito brani sotto la direzione del professor Giacomo Consolo. Inoltre, alcune lettere sono state lette dagli alunni dei plessi Leonardo Da Vinci e Ciranni di Comitini.
Numerosi sono stati i messaggi di partecipazione, tra cui quelli inviati dal colonnello dei carabinieri Massimiliano Sole e dai magistrati Lia Sava, Gaetano Paci e Sergio Lari. L’organizzazione dell’evento è stata curata dal Comitato scientifico del Comune, composto dal sindaco Luigi Nigrelli, Benedetto Raneri, Salvatore Parello e Alfonso Bugea.
Cronaca
Inaugurato a Pomezia il nuovo centro Marilab Future Labs: innovazione e tecnologia al...

Il nuovo centro polispecialistico avanzato Marilab Future Labs, appena inaugurato a Pomezia, si propone di ampliare l’offerta sanitaria locale, distinguendosi come un punto di riferimento per le cure di eccellenza. Con una struttura che combina professionalità in ogni ambito medico e l’impiego di tecnologie all’avanguardia, il centro è stato progettato per garantire ai pazienti un’esperienza confortevole e serena. Secondo Marco Guazzaroni, direttore sanitario di Marilab Future Labs, l’obiettivo è quello di creare un ambiente accogliente, dove i pazienti possano beneficiare di esami complessi in un contesto rilassante e privo di stress.
Alla base della progettazione del centro vi è stato uno studio preliminare mirato a rendere la zona di accoglienza un luogo che trasmetta immediatamente un senso di calma e tranquillità. La scelta di colori delicati e di un design accogliente e rilassante è stata pensata per favorire il benessere psicologico dei pazienti dal momento in cui varcano la soglia della struttura.
Il comfort ambientale, tuttavia, è solo uno degli aspetti distintivi del centro. La vera forza del Marilab Future Labs risiede nella sua tecnologia avanzata, che permette di effettuare esami diagnostici complessi con la massima precisione e in condizioni ottimali per il paziente. Il direttore sanitario sottolinea che, in particolare, nelle sale radiologiche è stata implementata una tecnologia che contribuisce ulteriormente al relax dei pazienti. Per esempio, nel percorso dedicato alle donne, che include esami come mammografia, ecografia e MOC, è stata creata un’ambientazione specifica per ridurre lo stress legato a procedure diagnostiche impegnative.
Tra le tecnologie di punta del centro spicca la risonanza magnetica 3 Tesla, considerata l’attuale eccellenza nella diagnostica per immagini. Guazzaroni evidenzia che questa apparecchiatura è inserita in un contesto di “ambient experience” che favorisce il rilassamento dei pazienti. Inoltre, l’ingresso nella macchina è progettato per essere più ampio rispetto alle risonanze standard, e la possibilità di proiettare immagini, video e musica all’interno del tubo di risonanza rappresenta una soluzione ideale per coloro che soffrono di claustrofobia. Questo approccio innovativo consente ai pazienti di affrontare l’esame in condizioni ottimali. Per i bambini in età pediatrica, la proiezione di cartoni animati elimina la necessità di ricorrere alla sedazione, rendendo gli esami meno traumatici.
Un altro elemento di eccellenza offerto dal centro è il dispositivo ADC di ultima generazione, una tecnologia avanzata che permette di effettuare studi cardiologici coronarici, analisi whole body con dinamica diffusionale e altre indagini sofisticate. Grazie all’integrazione di sistemi di intelligenza artificiale, l’ADC è in grado di individuare numerose lesioni, ottimizzando la qualità delle immagini diagnostiche e riducendo in modo significativo la dose di radiazioni a cui sono sottoposti i pazienti.
Con questa inaugurazione, il Marilab Future Labs si afferma come un centro sanitario all’avanguardia, pronto a rispondere alle esigenze di una comunità in continua evoluzione e a garantire ai pazienti la migliore esperienza possibile nel percorso diagnostico e terapeutico.
Cronaca
Università di Foggia: un convegno per approfondire il tema del terrorismo

“L’iniziativa nasce con l’intento di favorire un confronto pubblico costruttivo e inclusivo, rispettando pienamente la libertà accademica e il valore della ricerca storica. Il nostro obiettivo principale è quello di offrire uno spazio di approfondimento su un tema di grande rilevanza culturale, sociale e storica, avvicinandoci ad esso con rigore scientifico e senza pregiudizi.” Così si esprime Lorenzo Lo Muzio, Rettore dell’Università di Foggia, in merito al convegno “Mai più terrorismo” e alle critiche sorte per la partecipazione di alcuni relatori, accusati di proporre interpretazioni controverse sugli eventi legati al terrorismo in Italia.
L’ateneo pugliese ricorda che l’evento, organizzato dall’Osservatorio Nazionale Anni di Piombo per la verità storica, ha ottenuto il patrocinio non solo dell’Università di Foggia, ma anche di importanti istituzioni come il Senato della Repubblica, la Camera dei Deputati e la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane. Tuttavia, questa collaborazione ha sollevato polemiche su alcune testate giornalistiche, che hanno messo in discussione il ruolo dell’ateneo nel promuovere iniziative di tale portata.
“Il nostro scopo non è in alcun modo tentare di riscrivere la storia. Al contrario, vogliamo creare un’occasione per analizzare un periodo storico complesso come gli Anni di Piombo in maniera più approfondita. Non puntiamo ad alterare la narrazione storica, ma a favorire un dialogo tra studiosi e testimoni, sempre nel rispetto della verità storica,” prosegue il Rettore. “L’Università è per sua natura una comunità aperta e pluralista. Non tolleriamo alcuna forma di strumentalizzazione politica e ci impegniamo a mantenere un ambiente inclusivo, dove ogni opinione, purché basata su basi scientifiche solide, trovi spazio per esprimersi.”
Il Rettore sottolinea inoltre il ruolo essenziale dell’ateneo nel promuovere una conoscenza critica e consapevole, priva di condizionamenti ideologici. “La missione dell’Università di Foggia è contribuire alla crescita di un sapere libero da logiche di parte. Per questo motivo, continueremo a sostenere iniziative che incentivino il dialogo e la riflessione su temi di rilevanza cruciale per la nostra società,” conclude Lo Muzio.
Secondo quanto riportato dall’ateneo, l’evento “Mai più terrorismo” si propone di analizzare il periodo degli Anni di Piombo attraverso un approccio multidisciplinare. Storici, esperti di terrorismo e testimoni diretti di quel periodo saranno coinvolti per offrire un quadro completo e sfaccettato. L’organizzazione ribadisce che l’obiettivo del dibattito non è di natura politica, bensì di fornire una ricostruzione storica basata su prospettive diverse.
Cronaca
Mai più terrorismo: dialogo e memoria per la riconciliazione

Il convegno dal titolo “Mai più terrorismo: informazione e dialogo verso la riconciliazione e la pacificazione nazionale” inaugura un percorso di sensibilizzazione che coinvolgerà le università italiane. L’obiettivo principale è stimolare una profonda riflessione sul fenomeno del terrorismo e sulle sue ripercussioni nella storia contemporanea del nostro Paese. La prima tappa è prevista presso l’Aula Magna “Francesco Maria Silla” del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Foggia, fissata per lunedì 24 marzo 2025 alle ore 10.00.
Questa iniziativa, sostenuta dall’alto patrocinio del Senato, della Camera dei Deputati e della Crui (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane), mira a trattare con rigore un tema complesso attraverso il confronto e la condivisione di esperienze. Particolare enfasi sarà posta sulle vicende di due giovani vittime del terrorismo: Sergio Ramelli, studente milanese vittima delle violenze politiche degli anni Settanta, e Benedetto Petrone, giovane barese anch’egli colpito da tale fenomeno. Le loro storie sono narrate nei volumi “Sergio Ramelli. Una storia che fa ancora paura”, scritto da Guido Giraudo, e “Benedetto Petrone. Storia di una generazione e di un delitto”, a cura di Vincenzo Colaprice, opere che rappresentano ferite profonde nella memoria collettiva.
Tra i relatori spiccano figure di rilievo del panorama accademico e istituzionale. Giovanna Iannantuoni, presidente della Crui, interverrà sottolineando l’importanza dell’educazione e della ricerca nella costruzione di una cultura della legalità e nella prevenzione del terrorismo. Il presidente dell’Anvur, Antonio Uricchio, offrirà un contributo incentrato sulla qualità della ricerca e della didattica riguardanti il terrorismo e la sicurezza. Il Rettore dell’Università di Foggia, Lorenzo Lo Muzio, evidenzierà il ruolo strategico delle università nella formazione di cittadini consapevoli e responsabili, con particolare attenzione alla valorizzazione della memoria storica come monito per le generazioni future.
La prorettrice vicaria e ordinario di diritto processuale penale dell’Università di Foggia, Donatella Curtotti, metterà in luce l’urgenza di promuovere iniziative fondate sui principi di democrazia e giustizia, capaci di stimolare riflessioni e dibattiti sull’importanza della memoria condivisa e della riconciliazione. Un’analisi approfondita sulle radici storiche e politiche del terrorismo sarà fornita da Giovanni Fasanella, giornalista e autore tra i maggiori esperti di questo delicato fenomeno.
Ulteriori spunti di riflessione saranno offerti da Sergio D’Elia, ex dirigente di Prima Linea e segretario dell’associazione Nessuno Tocchi Caino, che porterà una testimonianza diretta sul passato, orientata verso la giustizia riparativa e la riconciliazione. Potito Perruggini Ciotta, fondatore e presidente dell’Osservatorio Anni di Piombo, nonché nipote del Brigadiere Giuseppe Ciotta, Medaglia d’oro al valore civile e vittima di Prima Linea, condividerà una prospettiva personale, dando voce alle vittime del terrorismo e ai loro familiari.
Il ruolo di moderatore sarà ricoperto dal giornalista de La Gazzetta del Mezzogiorno, Michele De Feudis. L’intento del convegno è quello di promuovere una consapevolezza diffusa e una cultura improntata al dialogo e alla riconciliazione, affinché gli errori del passato non si ripetano.
“Il sostegno del Senato, della Camera dei Deputati e della Crui rappresenta per noi un riconoscimento fondamentale,” dichiarano gli organizzatori. “La loro adesione testimonia l’importanza di questa iniziativa e il valore del dialogo e della memoria nel costruire un futuro di pace e convivenza civile.”
Cronaca
Udienza preliminare a Roma per cinque medici accusati di omicidio colposo

L’udienza preliminare nei confronti di cinque medici di un ospedale pediatrico, accusati di omicidio colposo, è stata fissata per il prossimo 26 marzo. I professionisti sono chiamati a rispondere della morte di un bambino di soli due anni, avvenuta il 3 gennaio 2019, a seguito di un presunto errore durante l’impianto di un pacemaker. Dopo una prima inchiesta archiviata, nuovi elementi emersi hanno spinto la magistratura ad aprire un ulteriore fascicolo e a richiedere il rinvio a giudizio degli imputati.
Il piccolo, affetto fin dalla nascita da una grave patologia cardiaca, era stato sottoposto a un intervento presso un centro cardiologico pediatrico. In seguito, durante la sua permanenza nella regione di residenza, era stato trasferito in un altro ospedale, dove purtroppo è deceduto.
La Procura, sulla base delle risultanze investigative, sostiene che i medici abbiano agito con un “macroscopico ritardo” nel trattamento del paziente. Tra le contestazioni emergono l’errato posizionamento delle cannule arteriosa e venosa sul lato sinistro del collo del bambino, che si trovava in condizioni di “arresto cardiocircolatorio prolungato”. Gli imputati sono accusati di aver operato con negligenza, imprudenza e imperizia.
I genitori della vittima hanno infine annunciato la loro intenzione di costituirsi parte civile nel processo.
Cronaca
Nuove lauree magistrali specialistiche per infermieri: il percorso verso...

Il Consiglio superiore di sanità sarà il prossimo organo chiamato a esprimere il proprio parere, seguito da un decreto interministeriale che formalizzerà l’intero processo. Lo ha dichiarato Cristina Rinaldi, direttore dell’Ufficio 5 della Direzione generale Professioni sanitarie presso il Ministero della Salute, durante il suo intervento al terzo Congresso nazionale della Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi), che si sta svolgendo a Rimini. Questo iter porterà alla creazione di tre nuovi corsi di laurea magistrale specialistica: Cure primarie e sanità pubblica, Cure pediatriche e neonatali e Cure intensive e nell’emergenza.
Secondo Rinaldi, l’introduzione di questi percorsi accademici è cruciale per rispondere ai nuovi bisogni di salute della popolazione. “Serve personale infermieristico altamente qualificato”, ha affermato, sottolineando come il ministero stia valorizzando questa professione attraverso incentivi economici e opportunità di crescita professionale. Questi nuovi percorsi di laurea specialistica, oltre a fornire competenze manageriali, permetteranno agli infermieri di acquisire capacità cliniche strategiche, fondamentali per il funzionamento del Servizio sanitario nazionale.
In un messaggio inviato alla Fnopi, il ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha ribadito l’importanza di garantire una formazione di qualità. “Siamo pienamente consapevoli del ruolo fondamentale di una preparazione accademica che integri le più moderne innovazioni tecnologiche, rispondendo così alle sfide di una sanità moderna, efficiente e orientata verso terapie sempre più personalizzate”, ha dichiarato. Ha inoltre evidenziato l’impegno del Ministero nel rafforzare i percorsi di specializzazione, sostenendo la crescita e la valorizzazione delle competenze professionali degli infermieri.
Beatrice Mazzoleni, segretaria nazionale della Fnopi, ha espresso grande soddisfazione per i progressi compiuti. “Tra gli infermieri si avverte un’attesa significativa per questa riforma di cui si discute da anni”, ha spiegato. “Oggi è evidente che i ministeri sono pronti a completare questo passaggio. Si tratta di una vera svolta, che rappresenta al contempo una sfida. Non solo per i contenuti innovativi dei nuovi corsi di laurea, ma anche perché finalmente sarà possibile valorizzare appieno il potenziale della professione infermieristica. Troppo spesso, la categoria si sente limitata da ostacoli burocratici che impediscono di offrire di più ai cittadini e al sistema sanitario. Ora possiamo iniziare questo nuovo percorso insieme”.
Cronaca
Truffa a Tagliacozzo: scomparse le donazioni per i dolci di Pasqua

Come difendersi e perché non dobbiamo mai abbassare la guardia…
Ci sentiamo quasi increduli nel raccontarvi questa storia. Perché, sapete, quando pensiamo a un monastero di clausura, immaginiamo silenzio, raccoglimento e – soprattutto – fiducia reciproca. Ma in Abruzzo, nel cuore di Tagliacozzo, alcune suore benedettine hanno visto svanire 2.700 euro destinati ai dolci pasquali. Sì, esatto, soldi che servivano a comprare ingredienti e utensili, rubati con un banale inganno telefonico. Forse state già storcendo il naso, chiedendovi come sia possibile. Ce lo siamo chiesti anche noi.
Come è iniziato tutto
A volte ci convinciamo che le truffe accadano solo agli ingenui. Eppure, nel monastero benedettino, la responsabile è una madre badessa che ha alle spalle un passato bancario. Ha gestito mille conti e conosce bene le procedure finanziarie, eppure, in un attimo, ha ceduto alla finta voce rassicurante di una donna che si è presentata come dipendente comunale. Quella stessa donna ha parlato di un ipotetico “contributo regionale” per i lavori di manutenzione del tetto, assicurando che sul conto del convento fossero stati erroneamente versati 32.700 euro invece dei 30.000 previsti.
L’inganno: tra postepay e istruzioni sospette
Non so voi, ma noi ci sentiremmo nervosi se qualcuno chiedesse di restituire una somma in eccesso ricaricando una postepay. Eppure la sedicente impiegata comunale sapeva recitare bene. Ha perfino passato il telefono a un uomo che si fingeva direttore di banca, spingendo la badessa a completare il versamento. Dicevano: “Rimettete questi 2.700 euro sulle nostre coordinate, poi passate in Comune con la ricevuta.” Sembrava tutto molto diretto e forse, un po’ troppo concreto per essere una manovra losca. Ma la suora, convinta dalla formalità di quelle istruzioni, ha ritirato i contanti conservati per le spese di Pasqua e li ha trasferiti senza indugio.
La scoperta del raggiro
Subito dopo il versamento, le suore si sono presentate in municipio, pronte a consegnare la ricevuta. Lì, la segretaria comunale è rimasta sbalordita. Non sapeva nulla di contributi extra da restituire. In pochi minuti, il puzzle è venuto a galla: erano state ingannate. I carabinieri di Tagliacozzo, guidati dal comandante Giovanni Di Girolamo, hanno confermato che i truffatori si erano mossi in modo veloce e studiato, tanto da rendere impossibile il blocco immediato del versamento.
Perché la cifra era così importante
Vi domanderete: “E ora, come fanno le suore?”. Quei 2.700 euro non erano un piccolo extra, bensì la base per acquistare gli ingredienti destinati ai dolci di Pasqua. Nel monastero, la produzione di dolci e altri prodotti artigianali è il sostentamento principale. Perdere quei fondi significa dover riorganizzare tutto, rallentare gli acquisti e in definitiva, subire un danno economico consistente. La comunità locale si è subito attivata con una raccolta fondi, mossa da solidarietà e affetto. Una gara di aiuti che, almeno in parte, lenisce il senso di impotenza.
Il paradosso di un incontro anti-truffa
Sapete che in paese, pochi giorni prima, i carabinieri avevano tenuto un incontro aperto a tutti, su come riconoscere i raggiri telefonici? Sembra uno scherzo del destino. Quelle stesse suore, che vivono un’esistenza riservata, sono finite lo stesso nelle mani di criminali senza scrupoli. Evidentemente, le strategie usate dai truffatori si fanno sempre più convincenti. Tra l’altro, un’anziana signora era già caduta in un inganno simile, consegnando denaro e gioielli a un impostore che si spacciava per carabiniere.
L’appello del sindaco e le raccomandazioni dei carabinieri
In un comunicato, il sindaco di Tagliacozzo, Vincenzo Giovagnorio, ha sottolineato che nessun ente pubblico chiede restituzioni di denaro tramite telefonate o versamenti urgenti su conti anonimi. Vale la pena ricordare: se qualcuno vi contatta con urgenza o con toni minacciosi, meglio interrompere e rivolgersi direttamente agli uffici ufficiali. I carabinieri lo ribadiscono: mai fornire dati bancari, codici personali o effettuare operazioni di rimborso su carte precaricate se non si è certi dell’interlocutore.
Il senso di questa storia
Forse ci sentiamo tutti un po’ vicini a queste suore. Viviamo in un mondo dove la fiducia viene calpestata con troppa leggerezza. Ma la loro decisione di rendere pubblica la vicenda, mostrando i dettagli del raggiro, è preziosa: mette in guardia noi tutti. Speriamo che questa testimonianza possa evitare nuovi episodi simili. D’altronde, nessuno è immune a una voce convincente, anche chi ha un passato da impiegato bancario.
Ricordiamolo: non è debolezza. È che i truffatori studiano bene le loro mosse. Prevenire certi episodi richiede uno sforzo collettivo. Noi ci sentiamo di dire che più si diffondono queste storie, più sarà difficile per i malintenzionati colpire ancora. E voi? Vi siete mai fermati un momento a riflettere su quante volte vi siete fidati di una telefonata? Non è paranoia, è prudenza. Restiamo vigili, insieme.
Cronaca
Mobilitazione a Ostia: cittadini chiedono giustizia dopo dieci anni dal commissariamento

I residenti del litorale romano si preparano a manifestare pubblicamente per ottenere giustizia a seguito del commissariamento del Municipio X avvenuto dieci anni fa, e per fare in modo che le controverse dichiarazioni dell’ex prefetto di Roma, Franco Gabrielli, non vengano dimenticate. L’iniziativa si concretizzerà il prossimo 3 aprile con una fiaccolata silenziosa presso Piazza Anco Marzio. L’evento vedrà la partecipazione di cittadini, imprenditori, commercianti e figure politiche locali, unendosi in una mobilitazione apartitica e trasversale.
Gli organizzatori stanno valutando anche l’idea di una class action simbolica, finalizzata a richiedere un risarcimento simbolico di un euro per ogni cittadino coinvolto. L’attività preparatoria per la manifestazione ha visto un susseguirsi di intensi incontri tra i vari promotori, al fine di garantire un’organizzazione efficace.
Andrea Bozzi, capogruppo di Azione presso il Municipio X, ha dichiarato in un’intervista: “Nessuno di noi vuole appropriarsi della paternità di questa iniziativa, men che meno io. Come consiglieri municipali, siamo tutti impegnati nel supporto dell’evento. È stato formato un comitato organizzativo e si sono svolte numerose riunioni in cui cittadini, imprenditori e commercianti hanno potuto confrontarsi apertamente.”
Bozzi ha inoltre sottolineato gli effetti negativi del commissariamento: “Quella decisione ha attribuito esclusivamente al Municipio X le accuse di mafia, causando danni significativi al mercato immobiliare, agli imprenditori e agli investimenti sul territorio. Questo ha portato a un impoverimento generale della zona. A distanza di un decennio, il Campidoglio e le altre istituzioni non hanno dimostrato una maggiore attenzione verso di noi, né ci sono state realizzazioni di grandi opere capaci di ristabilire la fiducia della comunità. In sintesi, oltre al danno, ci troviamo di fronte a una vera e propria beffa.”
Cronaca
Innovativa tecnica Biodermogenesi per la rigenerazione della pelle ustionata

Per la prima volta è stato dimostrato come sia possibile rigenerare il tessuto cutaneo compromesso da ustioni di terzo grado che interessano l’80% del corpo, utilizzando la metodologia avanzata della Biodermogenesi. Lo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica “Bioengineering”, ha analizzato il caso di Maria Antonietta Rositani, una donna calabrese sopravvissuta a un tentativo di omicidio nel 2019, quando l’ex marito cercò di darle fuoco.
Maria Antonietta Rositani soffriva di estese ustioni agli arti inferiori, caratterizzate da gravi fibrosi che ostacolavano i movimenti delle gambe, causavano rapido affaticamento e dolori anche in posizione eretta. Questa condizione, secondo gli esperti, era destinata a peggiorare col tempo. La sua vita è però cambiata radicalmente grazie al progetto RigeneraDerma, che offre trattamenti gratuiti con la metodologia Biodermogenesi a donne vittime di violenza e persone in difficoltà economica.
Grazie al lavoro del dottor Salvatore Marafioti, chirurgo e senologo di grande esperienza, che ha fornito le terapie pro bono, è stato possibile ottenere non solo la rigenerazione del tessuto cutaneo e strutturale, ma anche un recupero funzionale con il ripristino della mobilità. Questo risultato è stato ampiamente documentato nel corso dello studio.
La metodologia Biodermogenesi, utilizzata su Maria Antonietta, combina tre tipi di stimolazioni: vacuum, campi elettromagnetici ed elettroporazione. A questa tecnologia è stato integrato un programma nutrizionale personalizzato per favorire il dimagrimento e rafforzare i tessuti indeboliti. Gli autori dello studio hanno misurato i progressi attraverso strumenti come l’ecografia, l’ecodoppler e l’analisi della composizione corporea, oltre a effettuare valutazioni posturali. I primi miglioramenti sono stati visibili già dopo il primo trattamento, consolidandosi nei mesi successivi.
Entro sei mesi, si è osservata una significativa rigenerazione dei tessuti, accompagnata da fenomeni di neoangiogenesi e dalla ricomparsa del reticolo venoso superficiale. Risultati senza precedenti sono stati registrati anche nella ricrescita dei peli sul tessuto ustionato, un evento mai documentato prima nella letteratura medica. Ulteriori progressi includevano il recupero della sudorazione e della sensibilità cutanea superficiale. Dal punto di vista funzionale, la mobilità è migliorata al punto che la paziente ha potuto abbandonare il deambulatore, raccontando con emozione: “Ora corro felice dietro la mia nipotina.”
Gli esperti hanno definito i risultati ottenuti come “inimmaginabili fino a poco tempo fa”, rendendo la Biodermogenesi il trattamento di riferimento per le cicatrici da ustioni gravi. A distanza di sette mesi dall’ultimo trattamento, il processo rigenerativo ha continuato a migliorare la struttura tissutale, donando alla pelle maggiore elasticità, morbidezza al tatto e sensibilità. Dopo un anno, la paziente ha recuperato pienamente le funzionalità degli arti inferiori, acquisendo sicurezza nei movimenti e riscontrando anche un miglioramento estetico significativo.
Il protocollo ha inoltre affrontato le cicatrici sul viso della signora Rositani, utilizzando una combinazione di Biodermogenesi e iniezioni di Rh Collagene. I risultati preliminari mostrano la quasi totale scomparsa delle cicatrici e un netto miglioramento della qualità della pelle. Il dottor Marafioti si è detto certo che al termine del trattamento si raggiungeranno risultati eccezionali anche sul viso.
Secondo il professor Maurizio Busoni, responsabile del progetto RigeneraDerma e docente presso l’Università di Camerino e l’Università di Barcellona, la Biodermogenesi rappresenta un approccio unico nel favorire la rigenerazione cutanea. A differenza di altre tecnologie che provocano danni per stimolare la riparazione, questa tecnica attiva direttamente il circolo cutaneo, promuovendo la formazione di nuove fibre elastiche e collagene per rimodellare il tessuto danneggiato.
Il dottor Claudio Pecorella, nutrizionista della Federazione Italiana Giuoco Calcio, ha elaborato un piano alimentare basato sul “Protocollo clinico 21-20”, alternando una dieta chetogenica a una dieta low-carb. Questo regime ha contribuito non solo al dimagrimento, ma anche al miglioramento della qualità muscolare e dell’idratazione dei tessuti, con effetti positivi sulle cicatrici. Attraverso tecnologie come il body scanner 3D e l’analisi dell’impedenza bioelettrica, è stato possibile monitorare con precisione i progressi della paziente.
Il dottor Marco Medeot, esperto di nutrizione clinica, ha sottolineato i benefici della Very Low-Calorie Ketogenic Diet (VLCKD), che favorisce la chetosi e stimola processi di riparazione tissutale come l’autofagia. Questa strategia nutrizionale, abbinata alla Biodermogenesi, ha accelerato la rigenerazione cellulare, riducendo lo stress ossidativo e promuovendo la guarigione delle lesioni tissutali.
Ogni anno, nei Paesi sviluppati, circa 100 milioni di persone si trovano a convivere con nuove cicatrici, spesso causa di traumi psicologici e blocchi emotivi. Il progetto RigeneraDerma mira a trattare gratuitamente 500 persone con cicatrici invalidanti, restituendo loro non solo un aspetto esteriore ma anche una migliore qualità di vita. Presentato presso la Camera dei Deputati, il progetto coinvolge l’Università di Verona e si pone l’obiettivo di rivoluzionare l’approccio al trattamento delle cicatrici.
Grazie alla collaborazione di esperti e ricercatori, RigeneraDerma e Biodermogenesi hanno già trasformato le vite di molte persone con cicatrici gravi, dimostrando che è possibile trattare anche le lesioni più complesse. Concludendo, il professor Busoni ha affermato che questa tecnologia rappresenta una svolta per il futuro della medicina estetica e funzionale, capace di restituire non solo salute fisica ma anche dignità e fiducia a chi ha sofferto.
Cronaca
Il Cantico: un abbraccio universale per una connessione profonda con la natura

In coincidenza con la Giornata mondiale della Poesia e la Giornata internazionale delle Foreste, la Società Dante Alighieri e la Direzione Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale per il Lazio hanno presentato a Palazzo Firenze, a Roma, il progetto “Il Cantico: un abbraccio universale”. L’iniziativa, patrocinata da Rai e sostenuta dalla media partnership di Rai Scuola e Rai Radio Kids, ha visto la partecipazione di figure autorevoli, tra cui Alessandro Masi, segretario generale della Società Dante Alighieri, Anna Paola Sabatini, direttore generale dell’Ufficio Scolastico Regionale per il Lazio, Marco Lanzarone, direttore Radio Digitali, Specializzate e Podcast Rai, Lucilla Pizzoli, docente dell’Università Internazionale degli Studi di Roma, e Angela Polillo, tenente colonnello del Comando unità forestali ambientali e agroalimentari dell’Arma dei Carabinieri.
Il progetto ha coinvolto oltre 6.200 studenti di istituti scolastici di ogni ordine e grado nella regione Lazio, con l’intento di promuovere una maggiore consapevolezza tra i giovani in merito al valore di uno dei testi più antichi della letteratura italiana, il Cantico delle creature, riconosciuto come la prima opera letteraria di cui si conosca l’autore. Questo testo senza tempo, con la sua attualità, sollecita una riflessione profonda sull’importanza dei temi legati alla sostenibilità, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030, e richiama al rispetto per la natura e i suoi elementi.
Alessandro Masi ha sottolineato l’impegno della Società Dante Alighieri nell’aprire le porte della propria istituzione ai giovani, affermando: “Il futuro risiede in un ambiente che sia amico di tutti e nella creazione di una fratellanza universale che abbracci non solo gli esseri umani ma anche la natura e il pianeta con il suo ecosistema. È necessario riscoprire un umanesimo che non si limiti alla tecnologia, pur essenziale, ma che sia guidato dalla presenza consapevole e attiva dell’essere umano”.
Anna Paola Sabatini ha evidenziato la forza atemporale del Cantico, dichiarando: “Questo straordinario testo continua a unire generazioni diverse attraverso il messaggio di amore per il creato. San Francesco d’Assisi ci indica una via semplice e diretta per la costruzione di una pace duratura, basata sul dialogo e sull’incontro. Inoltre, grazie alla collaborazione con il Comando unità forestali ambientali e agroalimentari dell’Arma dei Carabinieri, trecento studenti parteciperanno a percorsi di educazione ambientale nelle riserve naturali del Lazio e saranno nominati ‘custodi della natura’ durante un evento finale in un luogo simbolo della tutela della biodiversità.”
Marco Lanzarone, direttore Radio Digitali, Specializzate e Podcast Rai, ha espresso il suo entusiasmo per il progetto, affermando: “Siamo orgogliosi di affiancare il concorso dedicato agli 800 anni dal Cantico di San Francesco. I mezzi di comunicazione, e in particolare le nostre radio, condividono i valori fondanti del Cantico, tra cui l’idea di un abbraccio universale. Rai Radio Kids sarà protagonista di un evento speciale dedicato alle scuole elementari, con un live che farà rivivere il Cantico nella storica sede di via Asiago.”
Il progetto punta a sensibilizzare gli studenti sull’importanza della protezione ambientale e della sostenibilità, incoraggiandoli a riflettere su come il messaggio di San Francesco possa essere applicato alle sfide ecologiche di oggi. La prospettiva è quella di uno sviluppo che garantisca la conservazione dell’ecosistema e delle risorse, promuovendo un equilibrio ambientale duraturo. Gli organizzatori intendono instillare nei giovani la consapevolezza che siamo tutti ospiti della natura, con una responsabilità condivisa verso le generazioni future.
Il Cantico delle creature invita inoltre a riscoprire la profonda connessione tra tutte le forme di vita, sottolineando che il destino dell’umanità è intrecciato a quello della natura. Senza una vera riconciliazione con l’ambiente, la sopravvivenza della nostra specie potrebbe essere compromessa.
Per gli studenti delle scuole secondarie, il 2 aprile si terrà un incontro formativo presso il Liceo Amaldi di Roma, organizzato in collaborazione con la Società Dante Alighieri. L’evento offrirà strumenti e spunti creativi per la realizzazione dei lavori del concorso, coinvolgendo attivamente i partecipanti.
Per le scuole dell’infanzia e primaria, il 4 aprile sarà organizzato uno spettacolo dal vivo nella storica Sala A di via Asiago, con la partecipazione di Armando Traverso, Arianna Ciampoli, Marco Di Buono e i pupazzi Krud e Dj di Rai Radio Kids, per rendere il concorso un’esperienza educativa e al tempo stesso divertente.
Gli elaborati richiesti, che possono includere produzioni scritte, artistiche e multimediali, dovranno essere inviati entro l’11 aprile 2025, data ultima per la partecipazione al progetto.
Cronaca
Educatrice dell’asilo parrocchiale di Maserada al centro di un caso controverso

Secondo quanto emerso, Elena Maraga, educatrice presso l’asilo parrocchiale di Maserada, in provincia di Treviso, è stata posta in ferie forzate dalla scuola dopo che alcuni genitori hanno scoperto la presenza di un suo profilo su OnlyFans. La decisione, sebbene non ufficialmente una sospensione, ha l’obiettivo di consentire un accordo tra il legale della donna e l’istituto relativamente a un compenso aggiuntivo che accompagni le sue dimissioni volontarie.
Nonostante la vicenda abbia sollevato un acceso dibattito, l’asilo non dispone di strumenti normativi per procedere a una sospensione o a un licenziamento per giusta causa, poiché l’attività in questione rientra pienamente nella sfera privata dell’educatrice e non viola alcuna regola contrattuale o legislativa.
Tuttavia, la sua collaborazione con l’asilo parrocchiale si avvia comunque verso una conclusione. Nonostante il sostegno ricevuto da diverse famiglie, che ne hanno lodato la professionalità e l’affetto dimostrato verso i bambini, l’istituto sembra intenzionato a trovare un’intesa economica per favorire la sua uscita. La maestra, che lavora nell’asilo da cinque anni con un contratto a tempo indeterminato, ha più volte ribadito la sua ferma volontà di non dimettersi spontaneamente.
Nel frattempo, il clamore mediatico legato alla vicenda ha portato a una notevole crescita nei follower dei profili social della donna, la quale sta costruendo una carriera parallela come personal trainer e culturista agonista. Questo nuovo ambito sembra guadagnare sempre più attenzione, contribuendo a dare ulteriore visibilità alla sua figura al di fuori dell’ambiente scolastico.
Cronaca
High School Game: una sfida per sensibilizzare gli studenti sull’educazione...

Oggi, alle ore 16, migliaia di studenti delle scuole superiori italiane si confronteranno nel settimo torneo settimanale di High School Game, un Talk Quiz gratuito incentrato sull’educazione ambientale, trasmesso in diretta attraverso l’applicazione Wicontest. Questa iniziativa rappresenta un’importante occasione per i giovani di approfondire un tema cruciale per il loro futuro, accrescendo la consapevolezza del ruolo che le loro scelte quotidiane possono svolgere nella salvaguardia del pianeta.
Durante il Talk Quiz, esperti di spicco, attivamente impegnati nella difesa dell’ambiente, condivideranno consigli pratici e spunti utili per aiutare i partecipanti a comprendere come ridurre il proprio impatto ecologico, contrastare i rischi legati all’inquinamento e promuovere comportamenti più sostenibili. Tra gli interventi previsti, spiccano:
- Ennio Tasciotti, direttore del comitato scientifico della Onlus Plastic Free, che esaminerà l’emergenza dell’inquinamento da plastica e l’importanza della prevenzione;
- Matteo Cimitan, referente della stessa Onlus per la provincia di Modena, che presenterà strategie concrete per ridurre l’inquinamento e proteggere i delicati ecosistemi naturali;
- Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della fondazione Univerde, che approfondirà il tema della transizione ecologica come chiave per il futuro.
Il concorso nazionale, ideato e promosso da Planet Multimedia, si distingue per il suo approccio educativo innovativo, basato sulla gamification e sull’apprendimento interattivo. Gli studenti, attraverso modalità di gioco dinamiche, potranno partecipare a sfide come le “Battle Quiz”, un confronto diretto uno contro uno, scegliendo il proprio avversario o lasciando che il caso lo selezioni. In alternativa, potranno cimentarsi nei “Global Quiz”, una modalità uno contro tutti, in cui ogni partecipante risponderà a domande dopo aver visionato materiali video formativi messi a disposizione grazie alla collaborazione con Rai Cinema Channel. Queste sfide possono essere affrontate in qualsiasi momento della settimana, permettendo un’ampia flessibilità.
Le classi che otterranno i punteggi più alti a livello provinciale avranno accesso alla Finale Nazionale Live, che si terrà il 18 e 19 maggio 2025 a Civitavecchia, a bordo della nave ammiraglia di Grimaldi Lines. Durante questo evento esclusivo, centinaia di studenti da tutta Italia si contenderanno il prestigioso trofeo: un viaggio di tre giorni a Barcellona sulla nave Cruise Grimaldi Lines, destinato all’intera classe vincitrice e al docente accompagnatore.
Tra i partner principali dell’edizione 2025 figurano Grimaldi Lines come Main Partner, le università Vanvitelli, Lumsa e Laba di Firenze come Educational Partner. L’iniziativa è inoltre sostenuta da enti di rilievo quali Sport e Salute, il Ministero della Cultura, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e la Fondazione Univerde. Collaborano attivamente come Content & Topic Partner organizzazioni come la Polizia Stradale di Milano, Plastic Free, Fare x Bene Onlus, Sport & Smile, Cittadinanza Attiva, l’Associazione Familiari e Vittime della Strada, il Centro Nazionale Contro il Bullismo Bulli Stop, Opes e Its Academy Angelo Rizzoli.
Cronaca
La valorizzazione del legno nella filiera edilizia italiana

“L’intesa raggiunta con la filiera del legno rappresenta un passo cruciale poiché pone l’accento sulla promozione dell’edilizia in legno, una pratica che, soprattutto in Italia, fatica ancora a consolidarsi. Quest’iniziativa costituisce quindi una straordinaria opportunità per mettere in luce le eccezionali qualità costruttive di questo materiale naturale.” Questo il commento di Claudio Feltrin, presidente di FederlegnoArredo, in occasione dell’incontro tenutosi presso la sede del Masaf, il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste. Durante l’evento sono state illustrate le strategie volte a incentivare l’impiego del legno nell’edilizia, con particolare riferimento al progetto del cratere sismico 2016-2017 negli Appennini centrali, il più grande cantiere d’Europa.
Tra le iniziative di maggiore rilievo spicca l’ordinanza introdotta dal commissario straordinario Guido Castelli. Tale misura prevede un bonus del 10% sul contributo destinato alla costruzione di strutture portanti in legno, in caso di demolizione e ricostruzione di edifici privati gravemente danneggiati (classificati come L4). “Questo provvedimento potrebbe segnare l’inizio di un percorso di rivalutazione del legno, specialmente in Italia, un Paese ricco di questa preziosa risorsa naturale,” ha sottolineato Feltrin. L’iniziativa, ha aggiunto, coinvolge l’intera filiera, “dal bosco fino al prodotto finito, come mobili e arredi.” Tuttavia, il presidente ha auspicato un ulteriore impulso per ampliare l’uso del legno anche nel settore delle costruzioni. “Si tratta di un’occasione simbolica per riproporre il legno come materiale nobile, con un utilizzo molto più diffuso rispetto agli ultimi decenni.”
Feltrin ha evidenziato come in Italia il legno rappresenti una risorsa di straordinario valore, che merita di essere pienamente valorizzata: “Circa il 40% del territorio italiano è coperto da foreste. Tuttavia, una foresta non curata – e non è non tagliando gli alberi che la si preserva – rischia di degradarsi.” Il presidente ha poi richiamato l’attenzione sul problema degli incendi, un fenomeno che, secondo lui, non è solo legato al cambiamento climatico, ma anche alla mancata manutenzione del patrimonio boschivo.
“Nonostante l’enorme disponibilità di legno sul nostro territorio, l’Italia importa ogni anno tronchi per un valore di quasi 6 miliardi di euro,” ha evidenziato Feltrin, sottolineando il paradosso di questa situazione. “Questa iniziativa offre vantaggi significativi, sia per la valorizzazione del legno sia per il rilancio delle professioni legate alla sua lavorazione.” Il presidente ha inoltre rimarcato l’importanza di coinvolgere le nuove generazioni in questo settore, affinché possano riscoprire mestieri tradizionali che rischiano di essere dimenticati. “Il legno è un materiale che ha accompagnato l’umanità sin dagli albori della civiltà, anche se negli ultimi cinquant’anni ce ne siamo forse allontanati,” ha concluso Feltrin con una nota di ottimismo per il futuro della filiera.
Cronaca
La Riforma Cartabia: Impatti e Prospettive sulla Tutela dei Minori

Il nuovo processo civile per la famiglia introdotto con la riforma Cartabia ha portato significativi cambiamenti, soprattutto nel campo della tutela dei minori, un tema che continua a catalizzare l’attenzione di esperti e associazioni. Questo argomento è stato al centro del convegno “Il tribunale unico per le persone, i minorenni e le famiglie. La ricaduta sulla tutela dei minori: luci e ombre”, organizzato al Senato da Assocomunicatori con il contributo del Forum delle associazioni familiari e dell’Unione giuristi cattolici italiani (Ugci). A quasi due anni dall’entrata in vigore del nuovo rito, il dibattito ha offerto spunti di riflessione sull’applicazione della riforma e sulle sue implicazioni.
La riforma Cartabia ha ridefinito il processo civile della famiglia con l’obiettivo di ottimizzare risorse, ridurre i tempi dei procedimenti e istituire un unico tribunale dedicato. Tuttavia, alcune disposizioni normative hanno suscitato dibattiti accesi tra giuristi, magistrati, avvocati e associazioni impegnate nella protezione di famiglie e minori in difficoltà. Le criticità riguardano in particolare i procedimenti di separazione e divorzio, nonché quelli relativi alla responsabilità genitoriale, agli affidi e agli allontanamenti dei minori.
Sul tema delle separazioni e dei divorzi, il Forum delle associazioni familiari ha sollevato interrogativi sulla reale efficacia della riforma nel garantire processi più celeri. Secondo il Forum, si sono verificati casi di gestione tardiva e di sottovalutazione delle situazioni di rischio per i minori coinvolti. Inoltre, i bambini spesso vivono con disagio il coinvolgimento nei conflitti tra i genitori, temendo che le proprie parole possano causare ulteriori tensioni. Il Forum sottolinea la necessità di garantire l’ascolto dei minori in ambienti protetti, con il supporto di professionisti qualificati come psicologi e pedagogisti.
Nonostante le critiche, il Forum non propone di abbandonare l’idea del tribunale unico per le persone, i minorenni e le famiglie. Al contrario, si sottolinea l’importanza di valorizzare il patrimonio di competenze maturato dai Tribunali per i minorenni, considerati un’eccellenza italiana. Il Forum avverte che la riduzione del ruolo dei giudici onorari potrebbe indebolire le decisioni relative ai minori, soprattutto in situazioni complesse. Inoltre, si evidenzia l’urgenza di stabilire tempi decisionali stringenti per le cause che coinvolgono bambini molto piccoli, rispettando i loro bisogni e la loro fragilità.
Adriano Bordignon, presidente del Forum delle associazioni familiari, ha evidenziato come la riforma abbia introdotto cambiamenti rilevanti, ribadendo la necessità di favorire il dialogo tra famiglie, associazioni, giuristi e politica per mettere al centro l’interesse dei bambini. Bordignon ha apprezzato l’intento della riforma di accelerare i tempi dei processi, ma ha sottolineato che, trattandosi di soggetti vulnerabili, occorre garantire modelli operativi e tempistiche adeguate. Secondo Bordignon, il modello del giudice unico potrebbe non essere la scelta più funzionale, e abbandonare l’esperienza dei giudici ordinari sarebbe un passo indietro per il sistema italiano.
Roberta Castellan, rappresentante della Rete di associazioni nel campo di affido e adozioni, ha posto l’accento su alcune criticità introdotte dalla riforma, tra cui la riduzione del ruolo del giudice onorario, che potrebbe rallentare i procedimenti e aumentare i costi. Castellan ha inoltre sottolineato l’importanza di evitare affidamenti familiari senza una durata definita, pur scongiurando il rischio di processi troppo macchinosi.
Maria Rosaria Cavallaro, della stessa rete, ha espresso perplessità sull’approccio del rito unico, che costringe le parti a confrontarsi immediatamente in un giudizio a cognizione piena. Questo modello potrebbe ostacolare le possibilità di raggiungere soluzioni conciliative, soprattutto nell’interesse dei minori coinvolti.
Pierantonio Zanettin, membro della commissione Giustizia del Senato, ha evidenziato la necessità di affrontare le carenze strutturali e di personale nell’organizzazione giudiziaria, aspetti che influenzano direttamente la capacità di ridurre i tempi dei processi. Susanna Donatella Campione, anch’essa membro della commissione Giustizia, ha sottolineato l’importanza di definire con precisione il ruolo del curatore, figura centrale nella tutela dei minori, garantendone una formazione adeguata.
Alfredo Bazoli, membro della commissione Giustizia del Senato, ha ribadito il valore del rito unico per assicurare uniformità nei procedimenti, pur riconoscendo che senza risorse adeguate si rischia di compromettere gli obiettivi della riforma. Elena Bonetti, della commissione Bilancio della Camera, ha invece sottolineato come la riforma, voluta dalla ministra Cartabia, miri a rafforzare la responsabilità genitoriale, garantendo strutture e modalità che tutelino i soggetti più fragili.
Claudio Cottatellucci, presidente dell’Associazione italiana dei magistrati per i minorenni e la famiglia (Aimmf), ha evidenziato che le nuove norme processuali stanno generando effetti significativi. Ha inoltre sottolineato l’importanza della biografia affettiva del minore nel determinare il confine tra affidamento e adozione, invitando a evitare procedure eccessivamente complesse. All’evento ha partecipato anche Piero Sandulli, professore ordinario di diritto processuale civile dell’Università Lateranense.
Cronaca
Scoperta rivoluzionaria: un super batterio elimina i suoi rivali con un potente...

Un batterio straordinariamente resistente ai farmaci ha sviluppato un’arma innovativa per sopraffare i suoi rivali: la capacità di produrre un composto simile a un antibiotico, capace di eliminare efficacemente altri microrganismi potenzialmente concorrenti. Questo avanzato adattamento genetico garantisce al batterio un vantaggio evolutivo significativo, permettendogli di annientare i suoi “parenti” e consolidare saldamente la propria posizione come ceppo dominante all’interno dell’ambiente.
La scoperta di questa straordinaria abilità è il frutto di uno studio approfondito condotto da un gruppo di scienziati della Scuola di medicina dell’Università di Pittsburgh. Analizzando i dati raccolti negli ospedali locali, i ricercatori hanno confermato che si tratta di un fenomeno di portata globale, con implicazioni potenzialmente vaste. I risultati dello studio, pubblicati sulla prestigiosa rivista Nature Microbiology, aprono nuove prospettive nello sviluppo di terapie innovative contro alcuni dei batteri più pericolosi e difficili da trattare. Inoltre, la ricerca ha dimostrato l’efficacia di un sistema tecnologico all’avanguardia, sviluppato in collaborazione con Upmc, che combina sequenziamento genomico e algoritmi avanzati per monitorare e identificare rapidamente i focolai di infezioni. Questo strumento rappresenta un passo avanti significativo nella gestione delle malattie infettive.
Il team di scienziati è impegnato in un monitoraggio costante dei patogeni che si diffondono negli ambienti ospedalieri, minacciando la salute dei pazienti. Secondo Daria Van Tyne, professore associato di medicina nella Divisione Malattie Infettive della Pitt, l’analisi dei dati ha messo in luce profonde trasformazioni genetiche in uno dei batteri più complessi da combattere. Il sistema Enformed Detection System for Healthcare-Associated Transmission (Eds-Hat) utilizza informazioni genetiche per prevedere e prevenire in tempo reale la diffusione dei focolai, offrendo una strategia proattiva nel controllo delle infezioni. Tuttavia, i dati analizzati dal sistema hanno fornito anche una cronistoria dettagliata dell’evoluzione dei batteri, rivelando dinamiche sorprendenti.
Emma Mills, dottoranda in microbiologia e immunologia, ha orientato la sua ricerca sull’Enterococcus faecium resistente alla vancomicina (VREfm), un batterio particolarmente temibile per la sua capacità di resistere al potente antibiotico vancomicina. Questo microrganismo, che rappresenta una grave minaccia soprattutto per i pazienti immunocompromessi, è associato a un tasso di mortalità del 40% tra gli infetti. Attraverso l’analisi delle sequenze genomiche di 710 infezioni ospedaliere registrate dal sistema Eds-Hat in un periodo di sei anni, Mills ha osservato una drastica riduzione della diversità dei ceppi: da otto varianti distribuite uniformemente nel 2017, si è passati a due ceppi dominanti che hanno rapidamente preso il sopravvento, risultando prevalenti nel 2022.
L’analisi ha rivelato che questi ceppi dominanti hanno sviluppato la capacità di produrre batteriocina, un potente antimicrobico naturale che i batteri utilizzano per eliminare i rivali e garantirsi un accesso esclusivo alle risorse disponibili. Questa caratteristica ha permesso ai ceppi di sopprimere efficacemente i concorrenti, monopolizzando le risorse nutrizionali e massimizzando la loro capacità riproduttiva. Mills ha poi ampliato la sua indagine, utilizzando una vasta banca dati globale contenente oltre 15.000 genomi di VREfm raccolti tra il 2002 e il 2022, scoprendo che questo fenomeno è ampiamente diffuso su scala globale.
“Non mi aspettavo un risultato così sorprendente”, ha dichiarato Mills, evidenziando come i ceppi dominanti, una volta introdotti in ambienti ospedalieri, riescano rapidamente a prevalere sui loro simili presenti nell’intestino dei pazienti. “È un chiaro esempio di ‘elimina i tuoi simili per sfruttare al meglio le loro risorse’, un comportamento che abbiamo osservato in molteplici contesti.”
Secondo Van Tyne, sebbene questa scoperta non abbia immediati risvolti clinici – i ceppi dominanti non sembrano causare sintomi più gravi rispetto ai loro predecessori – potrebbe rappresentare un punto di svolta per il futuro. La riduzione della diversità genetica tra i ceppi resistenti potrebbe facilitare lo sviluppo di nuove terapie mirate, incluse quelle basate sui fagi, virus capaci di attaccare selettivamente i batteri. Inoltre, l’idea di sfruttare le batteriocine come strumenti terapeutici apre un nuovo e promettente campo di ricerca, che potrebbe rivoluzionare il trattamento delle infezioni batteriche più complesse.
Cronaca
Lotta e memoria: la vicenda dei saetta che ci coinvolge tutti

Senza troppi giri di parole, noi sentiamo un brivido ogni volta che pensiamo a un padre e a un figlio in viaggio, di notte, verso casa. Dicono che fosse il 25 settembre 1988, su una statale che scorre in mezzo alla Sicilia, quando un gruppo armato li ha fermati per sempre. Parliamo di Antonino Saetta, 65 anni, magistrato rispettato, e di suo figlio Stefano, 35. In quell’auto c’era un ritorno da una festa in famiglia, precisamente un battesimo a Canicattì. Forse, nel buio, non hanno nemmeno avuto il tempo di capire che la minaccia li stava colpendo.
Qualcuno di voi si starà chiedendo: perché tanto odio? Antonino Saetta, giudice coraggioso, era noto per processi fondamentali. Ricordiamo la vicenda delle Brigate Rosse a Genova e un altro procedimento che riguardò il naufragio della nave mercantile Seagull, con conseguenze legislative non da poco. Ma soprattutto, il magistrato fu colui che inflisse pene severe a coloro che eliminarono Rocco Chinnici e il capitano dei carabinieri Emanuele Basile. Il suo nome circolava come probabile presidente d’appello nel Maxiprocesso contro la mafia. E sì, la mafia decise di colpire, portandosi via per la prima volta un giudice giudicante insieme a un figlio.
Noi restiamo scossi di fronte a una storia simile. Vogliamo condividere con voi l’annuncio di “L’abbraccio”, documentario di Davide Lorenzano, trasmesso venerdì 21 marzo alle 23.10 su Rai Storia, in occasione della Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie. Una data simbolica, un momento che ci unisce nel ricordo di chi ha pagato a caro prezzo la coerenza.
Forse qualcuno di voi aveva già sentito i nomi di Antonino e Stefano. Forse no. Ma il punto è che questa vicenda non è un semplice episodio di cronaca, è un segnale potente: la sete di giustizia può costare la vita, e a volte strappa più generazioni. Noi vi invitiamo a non voltare lo sguardo. È una storia che merita di essere ascoltata fino in fondo. Perché sentiamo il dovere di ricordare, di raccontare e di stringerci, tutti insieme, in un simbolico abbraccio che non finisce mai.
Cronaca
Salute, Nutripiatto: al Mim i risultati del progetto di educazione alimentare nelle...

Sono stati presentati oggi a Roma, al ministero dell’Istruzione e del merito (Mim), i risultati di
‘Nutripiatto’, il programma di educazione nutrizionale che insegna ai bambini e alle famiglie come costruire pasti equilibrati, realizzato da Nestlé con il contributo scientifico dell’università Campus Bio-Medico di Roma e di Sipps, Società italiana di pediatria preventiva e sociale. Sono migliaia i bambini e i ragazzi che sono stati coinvolti in iniziative su tematiche quali corretta nutrizione, sensibilizzazione sull’uso dell’acqua, cura e rispetto degli animali domestici.
Nutripiatto – spiega una nota – si distingue perché non è solo un progetto teorico, ma un vero e proprio strumento pratico che guida genitori, insegnanti e bambini nella preparazione di pasti bilanciati attraverso una metodologia chiara e coinvolgente. Grazie a un approccio innovativo basato su materiali educativi interattivi, schede didattiche e attività ludico-formative, il progetto ha già raggiunto migliaia di famiglie e scuole in tutta Italia. Si tratta di un traguardo che conferma l’importanza della formazione alimentare fin dall’infanzia, integrandola sempre più nei percorsi scolastici. Le scorrette abitudini alimentari infantili rappresentano oggi una delle principali sfide sanitarie ed educative. Secondo l’ultimo rapporto dell’Oms, Organizzazione mondiale della sanità, in Italia il 29% dei bambini tra i 6 e i 10 anni è in sovrappeso, evidenziando l’urgenza di azioni concrete per invertire questa tendenza.
“Dobbiamo incidere di più sull’educazione alimentare a scuola come in famiglia – afferma Paola Frassinetti, sottosegretario al Mim – Ritengo che ci sia bisogno di una più ampia responsabilità sociale anche da parte delle aziende che si occupano della filiera alimentare. Per questa ragione mi congratulo con l’iniziativa Nutripiatto che va proprio nella direzione di una formazione dei più piccoli indirizzata ad una sempre maggiore consapevolezza delle scelte alimentari”. Aggiunge Marco Travaglia, presidente e Ceo Nestlé Italia e Malta: “Sappiamo che le buone abitudini si costruiscono sin da piccoli ed è per questo che vogliamo essere al fianco di famiglie e docenti con strumenti concreti e scientificamente validati. Questo riconoscimento ci sprona a rafforzare ancora di più il nostro impegno per portare l’educazione alimentare nelle scuole italiane. I risultati significativi ottenuti ci motivano a proseguire con ancora più entusiasmo e dedizione, consapevoli che la nostra crescita, sia come azienda che come individui, è profondamente legata al valore sociale che creiamo ogni giorno con il nostro lavoro”.
Nutripiatto “è un valido alleato per invogliare i bambini a prendere parte attiva nella scelta dei cibi e nella preparazione delle ricette, riportando nelle famiglie italiane l’abitudine a consumare pasti vari e bilanciati, nel rispetto della stagionalità dei prodotti e dei piatti tradizionali – spiega Laura De Gara, presidente del corso di laurea magistrale in Scienze dell’alimentazione e della nutrizione dell’università Campus Bio-Medico di Roma – Lieti di aver preso parte a questo progetto sin dall’inizio, ci auguriamo che anche Nutripiatto possa contribuire a insegnare ai bambini e agli adulti l’importanza di ciò che mettiamo nel piatto”.
Come sottolinea Giuseppe Di Mauro, presidente della Sipps, “i pediatri giocano un ruolo chiave nell’educazione alimentare delle famiglie, guidando i genitori verso scelte consapevoli per la salute e il benessere dei più piccoli. E’ per questo che il progetto Nutripiatto, realizzato con la nostra supervisione scientifica, si pone come uno strumento di supporto concreto per i professionisti della salute infantile. La salute inizia dal piatto. Insegnare fin da piccoli l’importanza di porzioni equilibrate e di un’alimentazione varia è essenziale per prevenire obesità infantile e patologie correlate”.
Grazie anche al riconoscimento del ministero e alla nuova partnership con WeSchool, il progetto potrà essere adottato in un numero sempre maggiore di scuole. Con il percorso ‘Nutripiatto Storytime’, grazie a un metodo didattico innovativo e coinvolgente, in linea con le nuove linee guida per l’educazione alimentare, si favorirà l’apprendimento interattivo e accessibile per studenti e insegnanti attraverso metodologie game-based, storytelling e role play. Il percorso si articolerà su più livelli: formazione certificata per i docenti e incontri formativi per preparare gli insegnanti all’utilizzo del metodo Nutripiatto in classe.
Cronaca
Droga, medico Gatti: “Attenzione ai farmaci a rischio abuso e contraffatti. Cosa...

“Mentre le notizie che arrivano dagli Usa, a proposito della diminuzione delle morti per overdose da fentanyl, sembrano rassicuranti, desta preoccupazione” l’alert lanciato dagli esperti Oms (Organizzazione mondiale della sanità) sulla presenza, anche in Europa, “di confezioni di ossicodone contraffatto, contenente nitazene – oppioide ad alta potenza, più alta del fentanyl, che può provocare overdose immediata in chi lo assume – assieme alla notizia dell’allerta in Scozia per la diffusione di eroina miscelata con nitazene. Anche qui il pericolo di overdose è altissimo”. Sono due segnali che riguardano il Vecchio Continente e che hanno attirato l’attenzione di Riccardo Gatti, medico specialista in psichiatria e psicoterapeuta, da anni al lavoro sul tema delle sostanze psicoattive, delle dipendenze e delle dinamiche che portano al consumo.
“La preoccupazione che il mercato delle droghe e dei farmaci contraffatti in Europa possa diventare ancor più pericoloso e simile a quello Nord Americano rimane realistica” ed “è importante capire cosa ci può insegnare la situazione statunitense – spiega l’esperto all’Adnrkonos Salute – I decessi per droga Oltreoceano stanno diminuendo in 50 stati ed è senz’altro una buona notizia. Ma non significa che adesso gli Stati Uniti abbiano superato una situazione particolarmente drammatica: i numeri, ancora molto alti, sembrano solo riportare alla situazione del 2019, prima della pandemia Covid, e nessuno è in grado di dire se scenderanno ancora. Il primo insegnamento è pertanto che, una volta che si è creata una situazione emergenziale, ritornare indietro richiede anni. Quindi le strategie e le azioni preventive sono fondamentali, assieme ad una capacità ampia di visione su quanto accade nel mondo e potrebbe accadere anche da noi”.
Negli Usa, ricorda Gatti, la prima ondata di overdose da oppioidi è iniziata alla fine degli anni ’90, dopo che negli anni ’80 era stata affrontata una drammatica diffusione di cocaina e crack, ed è attribuibile alla sovraprescrizione di questi farmaci antidolorifici”. Per l’esperto questo deve far riflettere su due aspetti: “Il fatto che sostanze come la cocaina ed il crack siano oggi particolarmente diffuse e, tristemente, di tendenza in Italia, non ci salva, automaticamente, da altre situazioni”, e in secondo luogo “è necessaria una maggiore attenzione ai farmaci di possibile abuso, che peraltro già escono pericolosamente dal circuito della cura: determinate sostanze, non sono facilmente gestibili al di fuori di uno stretto controllo medico, nell’ambito di una prescrizione appropriata”.
Tuttavia, ragiona Gatti, “un maggior controllo sulle prescrizioni avviato a posteriori negli Usa e non bilanciato da maggior informazione e da una buona accessibilità alla cura delle persone ormai affette da dipendenza da oppioidi ha portato molte di queste a rivolgersi al mercato illecito”. Quindi per l’esperto una ‘lezione’ potrebbe essere che “un maggior controllo, in presenza di un’offerta di cura insufficiente e poco accessibile, può avere effetti paradossali pesanti”. La controreazione Usa, a quei tempi, “fu soprattutto quella di cercare di reprimere maggiormente il mercato illecito. Questo alimentò ciò che alcuni definiscono una ‘incarcerazione di massa’, anche di persone che, oltre a svolgere attività illecite, erano tossicodipendenti. Anche da noi le carceri possono diventare terreno di incubazione e perfezionamento per persone tossicodipendenti”, prospetta.
Nel frattempo, “il mercato della droga Usa virava sempre più verso sostanze sintetiche ad alta potenza, sia miscelate alle droghe classiche, sia contenute in farmaci contraffatti. Alcuni osservatori sostengono, in relazione alla diffusione di fentanyl, che questo sia stato fatto proprio perché le sostanze sintetiche ad alta potenza sono più facili da movimentare (da piccoli quantitativi moltissime dosi) in situazioni di forte controllo repressivo”. Una teoria che non convince pienamente Gatti. Quando poi alle parole di Donald Trump, che ha comparato il traffico di fentanyl al terrorismo, “non so se abbia ragione”, riflette. Ma per l’esperto va detto che “in ogni caso tutto ciò ha ulteriormente aumentato il numero di overdose mortali. Teniamo presente che anche l’Europa ha molti nemici e i tentativi di destabilizzazione con la diffusione di droghe, nell’ambito di guerre asimmetriche, non sono fantapolitica: fanno parte della storia”.
Tornando di nuovo agli Usa, “i mix di fentanil e xilazina presenti nelle droghe di strada (la xilazina è un tranquillante per animali senza uso approvato dalla Fda nell’uomo) hanno reso i sintomi di astinenza molto più strazianti e più difficili da trattare”. Recuperarli diventa una sfida complessa.
“Ciò che possiamo imparare” da quello che avviene Oltreoceano, “pertanto, è che i mercati delle droghe sono in continua evoluzione, ma il loro futuro sembra già definito: diffusione mix di sostanze attive ad alta potenza, con possibili effetti differenziati, per raggiungere una clientela più ampia, e farmaci contraffatti, in grado di generare rapidamente una forte dipendenza, difficile da trattare. In questo ambito gli oppioidi sintetici ad alta potenza, da soli o in mix con altre droghe classiche o nuove (per esempio fentanyl o nitazeni, più cannabinoidi sintetici), sono una risorsa importante e poco costosa da produrre”, avverte Gatti.
“Poiché i cambiamenti nelle offerte dei mercati clandestini sono relativamente rapidi e le organizzazioni criminali esercitano, ormai, un’azione globalizzata – ammonisce il medico – l’adozione di strategie inadeguate e, soprattutto, in ritardo rischia di produrre più danni che benefici. L’incapacità del sistema di prevenzione e cura nell’intercettare precocemente il bisogno a livello territoriale è uno dei problemi che negli Usa non sono riusciti a risolvere. Un problema simile è presente, sebbene per ragioni diverse, anche in molte regioni italiane”. Privilegiare dunque “gli investimenti sulle azioni repressive e di controllo, sacrificando l’evoluzione e le potenzialità del sistema pubblico di prevenzione e cura – per carenza di investimenti, per motivi ideologici, o per altri motivi – potrebbe essere un errore in atto anche da noi. Da correggere il più rapidamente possibile”, conclude.
Cronaca
Salute, Travaglia (Nestlé): “Dal 2019 Nutripiatto presentato a 500mila bambini...

“Il ‘Nutripiatto’ è un progetto di educazione alimentare rivolto ai bambini dai 4 ai 12 anni, sviluppato in collaborazione con il Campus Bio-Medico di Roma e la Società italiana di pediatria preventiva e sociale (Sipps). Dal 2019 ad oggi è stato presentato a circa 500mila bambini nelle scuole, contribuendo ad informare e a migliorare la conoscenza loro e delle loro famiglie sulla buona educazione alimentare”. Lo ha detto Marco Travaglia, presidente e amministratore delegato di Gruppo Nestlé in Italia, intervenendo questa mattina a ‘Nutripiatto: educare al futuro un ‘pasto’ alla volta’, organizzato dalla multinazionale. Nel corso dell’evento, dedicato al progetto di educazione nutrizionale realizzato insieme a partner scientifici come la Sipps e il Campus Bio-Medico, sono stati presentati i principali risultati ottenuti negli anni e ripercorsa l’evoluzione del progetto.
“Le aziende hanno un duplice ruolo per quanto riguarda questa sfida importante dell’alimentazione”, sottolinea Travaglia. In primo luogo “continuare a migliorare, attraverso la ricerca scientifica e l’innovazione, la qualità dei loro prodotti, in modo da renderli sempre più adeguati alle sfide alimentari di oggi”. Inoltre, “hanno anche il ruolo di farsi parte attiva nella comunicazione e nella divulgazione dell’informazione delle buone pratiche e delle corrette abitudini alimentari. Noi lo facciamo da anni, in collaborazione con questi enti scientifici e con l’aiuto del ministero dell’Istruzione e del merito – conclude – per l’accesso alle scuole”.
Cronaca
Nube di sabbia del Sahara sull’Italia, ecco dove arriva: previsioni meteo

La sabbia del deserto del Sahara tornerà a offuscare i cieli dell’Italia nelle prossime ore. Le previsioni meteo fanno riferimento all’arrivo di una grossa nube che è destinata a incrociare una massiccia perturbazione atlantica: con l’arrivo del maltempo, il mix porterà il pulviscolo su molte regioni italiane.
Ilmeteo.it, sulla base degli ultimi aggiornamenti, evidenzia che le giornate più critiche per il mix di fenomeni fenomeno saranno domani, venerdì 21 marzo, e soprattutto le ore tra sabato 22 e domenica 23 marzo. Il weekend sarà preceduto e accompagnato da diversi fronti perturbati e le precipitazioni, anche intense, provocheranno il depito al suolo del pulviscolo.
E’ possibile elaborare una mappa ‘preventiva’ per valutare quali saranno le zone maggiormente interessate da questo particolare fenomeno. Riflettori puntati sulle regioni di Nord-ovest (in particolare Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia e Liguria) e la Toscana la pioggia potrebbe essere particolarmente intensa.
L’arrivo delle nubi di sabbia produrrà anche fenomeni ‘cromatici’, con cieli giallognoli o rossastri in particolare al tramonto, quando la luce solare riuscirà a giocare con il pulviscolo in sospensione.
Cronaca
Nicola Yuri Bruzzano, ancora nessuna traccia del 17enne scomparso l’11 marzo:...

Non è ancora tornato a casa il 17enne Nicola Yuri Bruzzano, studente scomparso lo scorso 11 marzo dalla sua casa di Bollate in provincia di Milano. Quel martedì il nonno l’ha accompagnato a scuola a Garbagnate Milanese, ma non è mai entrato in classe, al liceo Scientifico, e da quel giorno di lui si sono completamente perse le tracce. Al momento della scomparsa indossava un giubbotto nero, pantaloni scuri e uno zaino di jeans. Ha portato via il cellulare, ma risulta spento.
“Sai che ti voglio bene e se hai qualche problema ti posso aiutare io” ha detto il padre Alessandro durante la trasmissione ‘Chi l’ha visto’ di ieri. “Per piacere fatti sentire almeno da me”. Oltre al papà anche lo zio Luca ha voluto rivolgersi al ragazzo tramite il programma. “Si risolve tutto, sappi che noi ti aspettiamo con tutto l’amore che ti abbiamo sempre dato – ha detto -. Chiamami dovunque tu sia e ti vengo a prendere”. Ha ricordato, inoltre, che il 17enne è legatissimo al suo cane Mefisto e che ha una leggera ‘r’ moscia.
Domenica scorsa amici e parenti si sono dati appuntamento per una marcia silenziosa, organizzata dalla sua scuola. Un modo per far sentire a Nicola che gli manca, per chiedergli di tornare a casa. “Vogliamo sapere solo se stai bene” gli hanno detto i suoi compagni di classe.
Cronaca
Sanità, Mangiacavalli (Fnopi): “Al lavoro per far tornare in Italia 30mila...

“Se, come è vero, qui in Italia formiamo i migliori infermieri d’Europa, reclutati spesso all’estero ancora prima di discutere la tesi, è giusto anche che chi entra in Italia ad esercitare questa nobile professione intellettuale abbia la stessa preparazione e la stessa buona reputazione (good standing) di chi esce, ferma restando la forte volontà, più volte condivisa con il ministro Schillaci, che è uomo di scienza e conosce bene queste dinamiche, di impegnarci per far tornare in Italia più di 30mila infermieri in servizio all’estero”. Lo ha detto Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi), aprendo i lavori del Congresso nazionale ‘Infermiere – innovazione, sfide e soluzioni’, dal 20 al 22 a Rimini.
“Per farlo è necessario configurare una professione stratificata, con percorsi di crescita e carriera molto chiari, con prospettive di remunerazione progressivamente crescente, con un welfare aziendale dedicato, dal momento che si tratta di una professione prevalentemente femminile, organizzata su turni, che non conosce sabati, domeniche e feste comandate – ha spiegato Mangiacavalli – Il concetto da cui ripartire è l’innovazione, che sta e deve stare nei modelli organizzativi ed assistenziali, promuovendo un linguaggio standardizzato e sfruttando la digitalizzazione che inevitabilmente cambierà le professioni e il modo di lavorare”.
“Dobbiamo dare atto all’attuale Governo e alle commissioni parlamentari di non aver mai sottovalutato la questione infermieristica. Le proposte avanzate dalla nostra Federazione sono sempre state oggetto di riflessione e approfondimento. In molti casi hanno trovato accoglimento”.
“Apprezziamo le misure sulla libera professione per gli infermieri del servizio pubblico, le indennità per i colleghi dell’emergenza urgenza, la detassazione degli straordinari – ha aggiunto Mangiacavalli – E poi potremmo parlare di equo compenso, fino all’ordine del giorno recentemente approvato in Senato che impegna il Governo a istituire una cabina di regia nazionale sulla questione infermieristica, una sorta di commissario straordinario che si focalizzi solo su questa tematica: chiediamo che si continui in questo solco e si concretizzino atti normativi strutturali”. Anche “l’arresto in flagranza differita, introdotto per arginare l’inaccettabile fenomeno delle aggressioni a noi sanitari, si sta rivelando una misura proporzionata e di immediata” applicazione.
“Abbiamo compreso e apprezzato – ha proseguito la presidente Fnopi – la volontà precisa di Governo e Regioni di sgravare l’infermiere da compiti routinari e di bassa intensità attraverso figure di supporto a diretta supervisione e controllo dell’infermiere. E ancora: l’impegno, assunto proprio dal ministro Schillaci di fronte al nostro Consiglio nazionale, di partire con le lauree magistrali specialistiche, condizione necessaria per quella che un domani sarà la prescrizione infermieristica di ausili e presidi, come avviene nella maggior parte dei Paesi avanzati. Sono tutte misure che, come ripetiamo spesso, aiutano ad affrontare in maniera sistemica le questioni dirimenti”.
Cronaca
Edilizia, da Lollobrigida e Castelli iniziative per favorire l’uso del legno nella...

Favorire l’utilizzo del legno nell’edilizia nel cantiere edile più grande d’Europa: quello del cratere sisma 2016-2017, nell’Appennino centrale. E questo l’obiettivo dell’Ordinanza varata dal Commissario Straordinario Guido Castelli, che prevede un Bonus del 10% sul contributo per la realizzazione di strutture portanti in legno, nel caso di demolizione con ricostruzione di edifici di privati con stato di danno L4 (danni gravi, strutturalmente compromessi). Questa azione, a cui se ne accompagnano anche altre, è volta a valorizzare un materiale sostenibile e antisismico che, in quell’area di otto mila chilometri quadrati, rappresenta la risorsa locale più importante. I contenuti dell’iniziativa sono stati illustrati oggi presso la sede del Masaf, nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno preso parte il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida; il Commissario Straordinario al Sisma 2016, Guido
Castelli; il Questore anziano della Camera, Paolo Trancassini; il Presidente della Fondazione Symbola, Ermete Realacci; il Presidente di FederlegnoArredo, Claudio Feltrin e il Presidente del Cluster Nazionale Italia Foresta Legno, Alessandra Stefani.
“Accanto all’obiettivo primario della ricostruzione materiale il Governo Meloni – sottolinea il Commissario Castelli – mi ha affidato anche il compito di realizzare la riparazione economica e sociale dell’Appennino centrale. La rinascita di queste comunità deve partire soprattutto dai valori espressi dal territorio, di cui il bosco rappresenta una caratteristica predominante. Valorizzando al meglio questa preziosa risorsa possiamo favorire la creazione di nuova occupazione, uno sviluppo sostenibile e, al contempo, migliorare il controllo del territorio, rendendolo così meno fragile. Crescita e lavoro, inoltre, sono quelle precondizioni essenziali per incentivare le persone a restare nella loro terra. Si tratta di una strategia complessa e articolata, che stiamo adottando grazie al costante sostegno del Ministro Lollobrigida e alla fattiva collaborazione di tutti gli attori intervenuti oggi”.
La crescita e il lavoro, rileva il Questore Trancassini, “sono condizioni essenziali per incentivare le persone a rimanere sul territorio e combattere lo spopolamento delle aree interne. Per questo, oltre alla Ricostruzione materiale, il governo Meloni sta lavorando per promuovere anche la ricostruzione economica e sociale. L’ordinanza presentata oggi al Masaf va proprio in questa direzione: rilanciare la filiera del legno, una risorsa strategica per i nostri territori, con l’obiettivo di coniugare il sostegno all’occupazione e la tutela ambientale”.
“Grazie alla nuova ordinanza del Commissario alla ricostruzione Guido Castelli – sottolinea Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola – Fondazione Symbola con FederlegnoArredo avvieranno una campagna di sensibilizzazione per l’utilizzo del legno nella ricostruzione post sisma. Infatti, nelle prossime settimane Fondazione Symbola e FederlegnoArredo, con la collaborazione della Struttura Commissariale, avvieranno un nuovo ciclo di incontri nell’area del cratere per presentare le importanti opportunità di questa misura per i cittadini, le pubbliche amministrazioni e le imprese. Oggi il 70% del cratere è coperto da boschi per la maggior parte sottoutilizzati a causa dello spopolamento e dell’abbandono che vengono così a costituire una minaccia per i territori interessati dalla stessa ricostruzione, esposti più di altri ai sempre più numerosi eventi estremi meteorologici conseguenti alla crisi climatica. La filiera del legno, oltre a rafforzare il tessuto economico locale e nazionale, contribuisce in maniera importante a ridurre le emissioni di CO2. Prevedere un’incentivazione del 10% per la realizzazione di strutture portanti in legno nel caso di ricostruzione di edifici gravemente danneggiati nel cantiere edile più grande d’Europa è dunque una scelta innovativa a livello nazionale ed anche europeo che renderà la ricostruzione più efficiente da un punto di vista ambientale, energetico e antisismico per fare della gestione sostenibile del bosco una importante risorsa economica per il territorio”.
“Ringrazio il ministro Lollobrigida e il Commissario Castelli per aver portato a compimento – spiega Feltrin – un provvedimento di così grande rilevanza che ci auguriamo segni uno spartiacque, anche culturale, nel concetto di decarbonizzazione dell’edilizia e di ricostruzione post sisma. Prevedere un incentivo del 10% per chi sceglie il legno per la ricostruzione degli edifici, significa riconoscerne il valore, quale materiale naturale in grado di coniugare alte prestazioni di sicurezza, resistenza sismica, efficienza energetica e innovazione. Un materiale indispensabile per una ricostruzione veloce e di qualità. Come FederlegnoArredo, siamo felici di proseguire la collaborazione con Ministero e Struttura commissariale affinché la misura possa tradursi anche in un’opportunità di crescita e sviluppo per i territori interessati, per il tessuto imprenditoriale e per i cittadini, rafforzando la filiera boschiva, creando anche nuove opportunità occupazionali nelle aree interne appenniniche. In un momento economico complesso crediamo che promuovere l’edilizia in legno significhi non solo investire in qualità e riduzione dell’impatto ambientale, ma anche in sviluppo sociale ed economico, secondo il modello della bioeconomia circolare”.
Oggi, sottolinea Stefani, “si mettono in luce risultati di un lavoro importante e condiviso, che rende la ricostruzione appenninica un prototipo per l’attenzione all’innovazione nel rispetto dei saperi tradizionali. La filiera del legno rappresenta in questo quadro un tassello importante, e l’esperienza maturata sarà certo di indirizzo per altri territori italiani, grazie al lavoro di diffusione delle buone pratiche cui si dedica con convinzione il Cluster Italia Foresta Legno nell’ambito della Strategia Forestale Nazionale”.
Dopo la cessazione del Superbonus, dunque, grazie a questa Ordinanza del Commissario Castelli (la prima nel suo genere) potrà realizzarsi l’obiettivo di garantire ai cittadini colpiti dal sisma 2016 la ricostruzione delle proprie case anche attraverso un contributo aggiuntivo per chi sceglie di utilizzare strutture portanti in legno. Una scelta innovativa e sostenibile, attenta alla realtà locale e alle sue caratteristiche. Vengono così poste le basi per avviare un processo economico, sociale e ambientale che assicurerebbe sia la messa in sicurezza del territorio, sia la creazione di nuove opportunità di lavoro per gli abitanti dell’Appennino centrale. Favorire il legno nell’edilizia nell’Appennino centrale è una misura nel solco della Strategia forestale nazionale e consolida l’impegno del Ministro Lollobrigida per valorizzare il sistema foresta-legno italiano e rafforzare la competitività della filiera.
L’iniziativa di oggi sarà presentata sul territorio attraverso una serie di appuntamenti organizzati dalla Fondazione Symbola e da FederlegnoArredo, con il supporto della Struttura Commissariale. Nei mesi di aprile e maggio saranno fornite indicazioni e suggerimenti sui vantaggi del legno in edilizia ai proprietari delle case, ai tecnici e alle imprese. Si parte il 12 aprile alle ore 15 a San Ginesio (MC), a seguire ad Amatrice il 15 aprile e a Camerino il 24 aprile. Gli appuntamenti del mese di maggio si svolgeranno ad Arquata del Tronto, Ascoli Piceno, Norcia e Teramo.
Il cratere sisma 2016-2017: si tratta di un’area di circa otto mila chilometri quadrati compresa tra Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria al cui interno sono compresi 138 comuni. Per la ricostruzione pubblica e privata sono previsti lavori per 28 miliardi di euro e, in questo momento, grazie al cambio di passo impresso sono in corso oltre 8 mila cantieri di ricostruzione privata (quelli già conclusi sono più di 12 mila). La ricostruzione pubblica, invece, conta ulteriori 3.537 interventi, il 50% dei quali sono giunti alla fase di progettazione.
Potenzialità della risorsa forestale nel cratere sisma 2016-2017: I boschi maturi occupano una superficie di circa 3.600 chilometri quadrati all’interno del cratere sisma 2016, a cui vanno aggiunti 2 mila chilometri quadrati di bosco in avanzamento, derivante dall’abbandono di prati e pascoli. In totale circa il 70% degli 8 mila chilometri quadrati del cratere sono occupati da una copertura boschiva di varia natura, il 60% dei quali è in stato abbandonato e privi di gestione, mentre solo l’1,6% è certificato. 10 comuni compresi all’interno di questa area hanno una superfice boscata superiore al 90% del territorio comunale: (Accumoli, Acquasanta Terme, Bolognola, Borgo Velino, Crognaleto, Fano Adriano, Micigliano, Montegallo, Polino, Valle Castellana). La foresta nel cratere produce un valore aggiunto lordo di 18,3 euro per ettaro: una cifra molto bassa dovuta al diffuso abusivismo e all’utilizzo quasi esclusivo della legna per ardere. Questa materia prima, dunque, potrebbe essere indirizzata per creare maggiore valore aggiunto e occupazione nei territori di montagna. Per comprendere l’enorme potenziale non utilizzato, le foreste in Italia producono un valore aggiunto lordo di 40,9 euro/ha, in Francia 168 e in Germania 158.
Ipotizzando una gestione certificata della trasformazione del legno, per semilavorati nell’arredo e nelle costruzioni, e intervenendo solo sul 50% dell’accrescimento annuo della biomassa dei boschi maturi del cratere, si potrebbero attivare circa 4 mila posti di lavoro.
Il macrosistema legno in Italia ha chiuso il 2023 con un fatturato alla produzione di 21,6 miliardi di euro. Le imprese italiane operanti nel settore ammontavano a 30.200, mentre gli addetti erano pari a 131.167 unità. La filiera legno-arredo nel nostro Paese fa registrare una carenza di materia prima che ne determina la dipendenza dall’estero per il reperimento di legname: nel 2023 il valore delle importazioni è stato pari a 5,9 miliardi di euro.Il fatturato alla produzione del sistema prodotti in legno per l’edilizia nel 2023 ha chiuso in crescita (+2%) rispetto al 2022, per un valore pari a 3,3 miliardi di euro. Le imprese italiane che operano in questo segmento sono 10.580, mentre gli addetti sono 27.915.
Cronaca
Schillaci: “Con Fnopi impegnati a valorizzare professione infermieri”

“Ho ascoltato con attenzione la relazione della presidente Mangiacavalli che ha toccato temi rilevanti che sono al centro di questo vostro congresso” che “con un’adesione veramente numerosa. Questo indica in maniera chiara che avete scelto di essere protagonisti del cambiamento che sta interessando il Servizio sanitario nazionale. Gli infermieri svolgono un ruolo fondamentale nella sanità pubblica anche alla luce delle tante sfide in atto. È una professione che siamo impegnati a valorizzare anche grazie all’impulso dato dalla Fnopi attraverso approcci innovativi e proattivi”. Lo ha detto il ministro della Salute Orazio Schillaci, rivolgendosi alla presidente della Fnopi, Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche, all’apertura del terzo Congresso nazionale della categoria, in corso a Rimini fino al 22 marzo.
L’evento “costituisce un’occasione importante di confronto – ha osservato Schillaci – e ritengo appropriata l’immagine scelta per il vostro congresso – il cubo di Rubik – quale rappresentazione oggettiva della complessità del sistema salute, a cui devono essere fornite risposte e soluzioni innovative, volte a ricomporre i tanti elementi del sistema. In questo contesto così complesso e articolato, è fondamentale ribadire l’importanza centrale dell’evoluzione della professione infermieristica riconoscendo agli infermieri competenze avanzate nei settori fondamentali per il supporto di alcune aree strategiche e prioritarie del Ssn”. Apprezzando la visione di insieme espressa dalla presidente Fnopi e riprendendo la sua frase ‘non si vince da soli’, il ministro ha aggiunto che è “solo attraverso il gioco di squadra che riusciremo a preservare una sanità ispirata ai principi di universalità, solidarietà e uguaglianza”.
Ricordando “la grave crisi” che si sta verificando nel sistema sanitario britannico, a cui “si è ispirato il nostro welfare sanitario”, Schillaci ha invitato a “riflettere sulla capacità di tenuta e robustezza del nostro Ssn, ma anche sulla necessità di mettere in atto i cambiamenti necessari per garantire nel lungo termine la sostenibilità della nostra sanità pubblica. Per fare ciò – lo sappiamo bene – occorre rafforzare la medicina territoriale, per avere veramente una concreta integrazione tra il livello ospedaliero e quello territoriale con l’obiettivo di migliorare la qualità dei servizi; accrescere l’efficienza e aumentare la capacità di portare sempre più le cure al domicilio del paziente. Questo assume ancora più rilevanza in una Nazione longeva come la nostra con un numero crescente di persone anziane, pazienti con comorbilità e pluripatologie, che vanno curati a domicilio o in strutture che effettuano interventi sanitari a bassa intensità clinica e non sempre negli ospedali che devono tornare a occuparsi delle acuzie e delle patologie complesse. In questo cambio di paradigma – ha ribadito – l’infermiere gioca un ruolo di primo piano: il bisogno di assistenza infermieristica cresce in maniera considerevole”.
Cronaca
Zangrillo: “Ruolo infermieri fondamentale per dedizione e devozione”

“Il ruolo svolto da voi infermieri in un contesto come quello odierno che è caratterizzato da evidenti complessità e da continui cambiamenti è fondamentale, per dedizione e devozione. Siete voi a dare sostanza all’articolo 32 della Costituzione che riconosce la salute come fondamentale diritto dell’individuo ed interesse della collettività. E a questo proposito giornate come quella odierna caratterizzate dal confronto sono fondamentali per far fronte in modo sempre più efficiente ai bisogni della collettività”. Lo ha detto il ministro della Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, intervenendo con un videomessaggio al terzo Congresso nazionale della Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi), dal titolo ‘Infermiere – innovazione, sfide e soluzioni’, dal 20 al 22 a Rimini.
E in merito ad una “narrazione che ho trovato fuorviante emersa a seguito del mancato rinnovo del contratto della sanità”, ha poi aggiunto Zangrillo, “abbiamo proposto un incremento che corrisponde intorno al 7%, precisamente al 6,8%, e per gli operatori del pronto soccorso un incremento complessivo di 520 euro lordi al mese. A questo aggiungo che il contratto prevede una serie di novità che offrono condizioni che io ritengo significative di miglioramento per il personale. Mi riferisco al patrocinio legale gratuito, all’assistenza psicologica, alla possibilità per l’azienda sanitaria di costituirsi parte civile quando si verificano le aggressioni. Inoltre la definizione di questo contratto ci consentirebbe di iniziare subito le trattative per i rinnovi del triennio 2025-2027. Questo grazie ai 20 miliardi che il Governo ha stanziato nelle due tornate, nelle due leggi di Bilancio e che prevede quindi un ulteriore aumento per quel che vi riguarda del 6,9% per la tornata 2025-2027”.
“Nel 2018, le stesse sigle sindacali che oggi denunciano la mancanza di risorse o l’esiguità di risorse hanno firmato accordi con incrementi salariali del 3,4% a fronte di un calo del potere d’acquisto che, cumulato negli anni precedenti, era del 12% – ha sottolineato Zangrillo – Ecco, di fronte a questo scenario il mio auspicio è che possa riprendere quanto prima un dialogo costruttivo con tutte le sigle sindacali per lavorare insieme verso un’evoluzione che è quella di tutelare e di valorizzare le nostre persone. Il nostro impegno è massimo su tutti i fronti. Nel 2024, così come nel 2023, abbiamo assunto 150mila persone, quindi 350mila persone in 2 anni. Abbiamo pubblicato 22mila bandi per più di 340mila posti di lavoro e nei primi mesi di quest’anno, nel 2025, abbiamo pubblicato già 2.500 bandi”. Questo “risultato straordinario, dopo anni di blocco delle assunzioni, è stato possibile grazie alla riduzione dei tempi concorsuali, al potenziamento del nostro portale inPa che oggi diventa l’unica porta di accesso alle amministrazioni centrali e territoriali per chi vuole entrare nella pubblica amministrazione”.
Cronaca
Protesi peniene, chirurgo Antonini a Cuba per formare giovani specialisti

Formare giovani medici specialisti cubani alla chirurgia delle protesi peniene, aiutando anche i pazienti in difficoltà perché le malattie croniche o oncologiche ne hanno compromesso la vita sessuale. E’ il progetto umanitario che il chirurgo urologo-andrologo romano Gabriele Antonini, super esperto della tecnica di impianto e delle protesi, sta portando avanti a Cuba alla Clinica central Cira Garcia. In questi giorni è nell’isola per il corso di formazione. Sono alle spalle i giorni caldi del caso mediatico che l’ha riguardato indirettamente dopo aver operato l’ex falconiere della Lazio, Juan Bernabé: “Non ne voglio parlare più – spiega Antonini all’Adnkronos Salute – ma è chiaro che c’è stata una presa di coscienza globale su questo tema. C’è un tabù sulle protesi. I medici non le conoscono; i pazienti oncologi, post oncologici, diabetici, ipertesi, che hanno problemi legati alla disfunzione erettile, spesso non sanno di questi dispositivi e l’impatto positivo che possono avere. Ma forse oggi sanno che la protesi peniena può aiutarli”.
Antonini da molti anni collabora con il governo cubano. “I loro medici sono molto preparati, ma il Paese sconta ancora il post Covid e anche la guerra Russia-Ucraina, visti i rapporti storici tra Cuba e l’ex Urss. Ora – racconta al telefono da L’Avana – l’economia faticosamente si sta riprendendo ma, ad esempio, spesso si attivano i generatori di corrente perché salta. Abbiamo pensato di ridare in cambio l’aiuto che i medici cubani hanno dato all’Italia e ad altri Paesi, così grazie ad una donazione siamo riusciti a portare a Cuba diversi dispositivi per essere impiantati a chi ne ha bisogno”.
L’idea è poi di coinvolgere il Servizio medico cubano, l’omologo del nostro Servizio sanitario nazionale, nell’acquisto delle protesi per due ambiti: il turismo medico e la necessità della popolazione più fragile. “La sanità cubana è famosa per il suo alto livello, qui si vengono a curare da tutta l’America Latina, Colombia e Venezuela in particolare, quindi c’è un turismo sanitario in entrata – osserva Antonini – Ma c’è anche una sanità pubblica che offre cure e prestazioni. Gli urologi che formiamo oggi sulla chirurgia della protesi peniena vogliono imparare da me che ho sviluppato una tecnica particolare ed efficace, per poter poi aiutare i tanti pazienti che hanno una disfunzione erettile post patologia non risolta”.
Cronaca
Roma, al Santuario di San Salvatore in Lauro arrivano le reliquie di Santa Rita da...

Grande settimana di preghiera per devoti e pellegrini: il Santuario di San Salvatore in Lauro, centro della spiritualità di Padre Pio e della Madonna di Loreto nel cuore di Roma, si prepara ad accogliere le reliquie di Santa Rita da Cascia, la santa dei casi impossibili, che arriveranno direttamente dal Santuario della famosa cittadina umbra, nota per ospitarne le spoglie mortali.
Le reliquie della santa arriveranno da Cascia nel pomeriggio di lunedì 24 marzo, e verranno accolte dalle ore 17.00 in santuario. Alle 18.00 verrà celebrata la santa messa solenne da S.E. Mons. Renato Tarantelli, Vicegerente della Diocesi di Roma. La celebrazione, a cui parteciperanno i gruppi di preghiera e che sarà animata dai cantori della Cappella Musicale Lauretana, apre così l’intensa settimana di presenza delle reliquie della santa. San Salvatore in Lauro è stato scelto dal Dicastero per l’Evangelizzazione come Chiesa Giubilare con lo speciale compito di accogliere i pellegrini venuti da tutto il mondo per l’anno santo. Durante il periodo del Giubileo, quindi, verranno proposte nuove ulteriori iniziative spirituali a beneficio dei fedeli.
Si apre così una settimana intensa: tutti giorni sarà possibile venerare le reliquie della santa dalle 17.00 alle 18.00 con la preghiera comunitaria seguita dalla Santa Messa Solenne delle ore 18.00. Domenica 30 marzo – ultimo giorno di presenza delle reliquie della Santa – alle ore 17.30 preghiera del canto dei secondi vespri e alle ore 18.00 Santa Messa conclusiva presieduta dal parroco monsignor Pietro Bongiovanni.
Cronaca
Malattie rare: l’abbraccio come metafora di cura, il modello Nemo al Senato

Un abbraccio che diventa simbolo del prendersi cura, della vicinanza e della corresponsabilità tra pazienti, istituzioni e comunità scientifica. Questo il messaggio che oggi i Centri clinici Nemo, punto di riferimento per le malattie neuromuscolari e neurodegenerative, hanno portato al Senato. Nella Sala Caduti di Nassirya, una pluralità di voci ha testimoniato l’unicità di un modello di assistenza nato dalla volontà dei pazienti stessi e sviluppato in collaborazione con il sistema sanitario e la comunità scientifica. L’evento, promosso su iniziativa del senatore Francesco Silvestro, presidente della Commissione parlamentare per le Questioni regionali, ha visto la partecipazione di Maria Vittoria Belleri, la piccola Mavi, paziente dei Centri Nemo e giornalista più giovane d’Italia, nota per aver intervistato lo scorso gennaio il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
“Per me Nemo è casa”, ha detto Mavi aprendo i lavori con parole semplici, ma cariche di significato, che evidenziano il senso profondo del curare: prendersi cura della persona nella sua interezza. Un concetto che guida l’operato dei Centri Nemo nelle loro 8 sedi. Con 134 posti letto, 10 palestre, oltre 400 professionisti e quasi 20mila famiglie prese in carico in 17 anni – riporta una nota – Nemo dimostra che la scienza e la medicina possono cambiare il proprio approccio, restituendo centralità al paziente e alla sua qualità di vita. Un tema ribadito dagli interventi di Marco Rasconi, presidente dei Centri Nemo e di Uildm; Mario Sabatelli, direttore clinico di Nemo Roma per l’area adulti; Eugenio Mercuri, direttore scientifico di Nemo Roma per l’area pediatrica e direttore del Dipartimento Scienze della salute della donna, del bambino e di sanità pubblica della Fondazione Policlinico universitario Gemelli; Francesca Pasinelli, consigliere di Fondazione Telethon, e Paolo Lamperti, direttore generale del network Nemo.
Il modello Nemo si basa su un sistema di relazioni a ‘geometria variabile’, in grado di adattarsi alle specificità territoriali per garantire un accesso diffuso ai servizi. Un’esperienza raccontata da Luigi Cajazzo, direttore generale Asst Spedali Civili di Brescia; Rocco Liguori, ordinario presso il Dipartimento di Scienze biomediche e neuromotorie dell’università di Bologna; Paolo Bordon, direttore generale Dipartimento Sanità e Servizi sociali della Regione Liguria; Armando Marco Gozzini, direttore generale dell’Aou delle Marche; Jacopo Bonavita, direttore dell’Uo di Riabilitazione ospedaliera – Villa Rosa, Trento.
I Centri Nemo portano il nome e la storia di chi li vive ogni giorno, tra chi cura e chi viene curato. Lo dimostrano le testimonianze di Simona Spinoglio, psicologa e specializzanda in psicoterapia presso Nemo Milano, e Anna Mannara, nutrizionista di Nemo Napoli, entrambe portatrici di interesse che hanno scelto di mettere al servizio del progetto la loro esperienza professionale e personale. A rendere ancora più significativo il percorso di Nemo è stato il ricordo di Giovanni Nigro, ricercatore campano di fama internazionale e riferimento per le persone con malattie neuromuscolari, cui è dedicato il Centro Nemo Napoli. Un omaggio reso dai figli Vincenzo e Gerardo Nigro, che ne hanno testimoniato l’eredità scientifica e umana.
L’incontro ha ribadito l’importanza della partecipazione attiva della comunità dei pazienti nella costruzione e nello sviluppo di un modello di cura innovativo. Ne hanno parlato Anita Pallara, presidente nazionale dell’Associazione Famiglie Sma, e Fulvia Massimelli, presidente nazionale di Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica (Aisla). A rafforzare il messaggio culturale dei Centri Nemo il contributo di Lisa Noja, consigliere della Regione Lombardia e paziente Nemo, e il deputato Fabrizio Benzoni, che hanno sottolineato come il concetto stesso di disabilità possa e debba essere ripensato come una risorsa per la società.
La metafora dell’abbraccio, dunque, si traduce in un impegno collettivo che supera ruoli e competenze per dare vita a una comunità unita dall’unico obiettivo di garantire la migliore qualità di vita possibile a chi convive con patologie neuromuscolari. Perché nei Centri Nemo “nessuno è solo, nessuno è un numero”.
Cronaca
Malattie rare, Silvestro (Fi): “Centri Nemo eccellenza di cura per patologie...

“L’impressione che ho avuto è di un centro per curare sì le persone, ma è anche un luogo dove sentirsi a casa perché, per tutti i pazienti, è come se stessero a casa loro, vengono trattati come in famiglia. Mai succede qualcosa per caso e quindi oggi ci troviamo qui in Senato perché questa del Nemo è un’eccellenza sui territori. Un grande in bocca al lupo, continuate così, non siete soli. Un grande augurio anche alla nostra Mavi, la giornalista più giovane d’Italia che ha intervistato il nostro presidente della Repubblica. E’ giusto dare la parola soprattutto a chi ha poca voce, è il nostro compito”. Così il senatore Francesco Silvestro, presidente della Commissione parlamentare per le Questioni regionali, partecipando oggi all’evento ‘Dipende da come mi abbracci. Il valore della cura: vita, partecipazione e responsabilità’, promosso al Senato, su iniziativa dello stesso Silvestro, dagli stessi Centri clinici Nemo per presentare l’unicità del modello di assistenza per le malattie neuromuscolari, nato dalla volontà dei pazienti stessi e sviluppato in collaborazione con il sistema sanitario e la comunità scientifica.
Cronaca
Malattie rare, Lamperti (Nemo): “Con nostra assistenza meno ricoveri in Ssn”

“I Centri clinici Nemo sono 8 (140 posti letto) in 7 regioni diverse, sul territorio esprimiamo 400 professionisti che lavorano per la presa in carico di 20mila famiglie. I posti letto sono distribuiti sul territorio nazionale in una vera e propria partnership tra pubblico e privato, esempio vero di sussidiarietà orizzontale in cui il privato sociale arriva a riempire quella parziale inefficienza che il sistema sanitario pubblico non riesce a coprire, garantendo alti livelli di cura e di assistenza con risvolti in termini di efficacia e di efficienza, di conseguenza diminuendo i costi di ospedalizzazione e di riospedalizzazione. Di fatto i Centri Nemo garantiscono un modello assistenziale innovativo”. Lo ha detto Paolo Lamperti, direttore generale del network Nemo, intervenendo oggi in Senato all’evento ‘Dipende da come mi abbracci. Il valore della cura: vita, partecipazione e responsabilità’, promosso su iniziativa del senatore Silvestro e dai Centri clinici Nemo per presentare l’unicità del modello di assistenza per le malattie neuromuscolari e neurodegenerative.
“E’ un modello nuovo e dirompente che è di presa in carico multidisciplinare, cioè di una poliedricità di professionalità e competenze che insistono su uno stesso soggetto in maniera sistemica – ha sottolineato Lamperti – dove l’esito è molto di più della somma delle parti. Quindi Nemo è un modello che sta facendo parlare di sé, che speriamo faccia parlare sempre più di sé. Il network vuole allargarsi, abbiamo in pipeline diverse progettualità di sviluppo su altre regioni, per queste malattie che non hanno geografia e quindi noi vogliamo poter arrivare ad essere la risposta di presa in carico dovunque il bisogno venga espresso”.
Cronaca
Omicidio Saman, la madre in aula: “Quella sera l’ho vista sparire”

“Quella sera Saman è uscita di casa, così anche noi. Dalle telecamere si vede bene, ma sarebbe stato bello se ci fosse stata anche la registrazione della nostra voce, che continuavamo a implorarla di non andarsene. Ho visto mia figlia camminare davanti a me, molto velocemente, davanti diversi metri da me, fino a quando l’ho vista sparire”. È il racconto che Nazia Shaheen, madre di Saman Abbas, fa nell’aula della Corte di Appello di Bologna dove è in corso l’udienza del processo di appello per l’omicidio della figlia, avvenuto la notte tra il 30 aprile e il 1 maggio 2021 a Novellara. “Da quando Saman era rientrata dalla comunità dormiva sempre con me e Ali – aggiunge – durante la notte, anche se c’era un momento in cui la sentivo muoversi, la pregavo di non andarsene, perché mi tornavano gli attacchi di panico”.
“Mi sento sotto pressione, affetta di depressione”. La madre di Saman ha iniziato le sue dichiarazioni spontanee nell’aula della Corte di Appello di Bologna ringraziando il presidente Domenico Stigliano per l’assenza di telecamere. “Inizio dalla mattina del 30 aprile – racconta – quando mi sono svegliata e ho fatto le faccende. Saman ha fatto colazione con il fratello. Quello stesso giorno lei ha espresso la voglia di fare il colore ai capelli, suo padre le ha portato la tinta e lei è andata in bagno a farsela. Dopo che ha fatto la doccia, è uscita, si è vestita, si è truccata e mi ha chiesto come stesse, mi ha chiesto di baciarla e l’ho baciata sulle mani, sulla guancia – continua piangendo – Poi è andata in camera di Shabbar e ha chiesto ad Ali di fare delle foto con il papà, perché stava per andare in comunità”. Mentre Nazia spiega questo particolare, Shabbar Abbas in aula è a testa bassa, commosso.
“Siamo scesi al piano di sotto, lei giocava col fratello mentre io preparavo da mangiare. Shabbar ha scherzato con me, perché il momento del digiuno era già passato e dovevo andare a mangiare. Quando mi sono ripresa, Saman ha visto che stavo piangendo, mi ha chiesto il motivo e le ho detto di non andare. Siamo andati tutti e quattro al piano di sopra, Shabbar era nella nostra stanza, io, Ali e Saman siamo andati in camera loro. Saman ha iniziato a dire che quella sera sarebbe andata via – prosegue la donna con un filo di voce, tradotta dall’interprete – Le ho chiesto di non parlarne, perché ogni volta mi sentivo male solo a sentirlo”.
La sera in cui Saman è sparita, il 30 aprile 2021, la madre la ripercorre nell’aula della Corte di Appello di Bologna. “Sono uscita di casa per respirare e lei diverse volte è uscita con me. Quando siamo rincasati, ho iniziato a piangere di nuovo. Lei mi ha detto che avrebbe evitato per quella sera, ma che sicuramente sarebbe andata via. A differenza di quanto dichiarato da Ali, non c’è stata alcuna discussione ma Shabbar le diceva comunque di rimanere a casa, l’unica nostra richiesta era che rimanesse con noi, che non si allontanasse”.
“Ho iniziato di nuovo a sentirmi male, sono uscita ancora da casa e ho iniziato ad avere attacchi di panico da quando lei è andata in comunità la prima volta. Prima non ne soffrivo. Quando siamo uscite – continua – Ali ci guardava dal piano di sopra. Saman aveva in mano il suo cellulare e quello di Ali. Ha insistito che se ne voleva andare, noi continuavamo a pregarla, che era già buio, ho chiesto ad Ali di dirglielo anche lui. Quello che ci siamo scambiate per le scale non erano i documenti ma 200€ che le ho dato perché aveva espresso la volontà di comprarsi un cellulare nuovo. Siamo scesi, ci siamo seduti in cucina, io e il padre ai suoi piedi implorandola di non andarsene a quell’ora tarda”.
“Quella notte (in cui Saman è sparita, ndr) l’ho passata piangendo. Tre, quattro giorni prima dei fatti, io e mio marito uscimmo per andare a fare il test del coronavirus. Quando siamo rincasati, Saman e Ali erano a conoscenza della nostra partenza già programmata, da prima ancora che mia figlia rientrasse dalla comunità”, dice Nazia Shaheen, nel corso delle dichiarazioni spontanee. “Ero io che volevo andare in Pakistan – continua – perché stavo molto male. Semplicemente Shabbar mi avrebbe riaccompagnato per tornare una settimana dopo in Italia”.
In aula la donna poi precisa: “Non è vero che chiesi ad Ali di registrare le chat di Saman, già sapevo tutto, perché dormiva con me”. “Ho passato la notte (quella tra il 30 aprile e il 1 maggio 2021, ndr) piangendo – prosegue – L’indomani siamo partiti. Il rientro di Shabbar era già previsto dopo una settimana. Sono stata molto male anche durante il viaggio verso il Pakistan”. (dall’inviata Silvia Mancinelli)
Cronaca
Due giorni dedicati alla moda del futuro, a Roma Accademia del Lusso protagonista alla...

Promuovere un “sistema Roma” sul settore del fashion e del design e offrire un palcoscenico d’eccezione ai giovani talenti delle accademie di moda della città.
Con questi obiettivi venerdì 20 e sabato 21 marzo alla Nuvola dell’Eur andrà in scena “Forma – Prospettive di Moda, Arte e Creatività”, il primo festival della capitale interamente dedicato agli stilisti e ai designer del futuro. L’iniziativa, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Moda, Turismo, Sport e Grandi Eventi, guidato da Alessandro Onorato, e dalla Regione Lazio con l’Assessorato allo Sviluppo Economico, Commercio, Artigianato, Industria e Internazionalizzazione, sotto la guida di Roberta Angelilli, vede tra i grandi protagonisti Accademia del Lusso. “Siamo orgogliosi di prendere parte a un evento straordinario”, spiega la direttrice, Laura Gramigna. “I giovani creativi del Dipartimento di Fashion Design di Accademia del Lusso, provenienti dai corsi triennali, biennali e professionalizzanti, avranno l’opportunità di esporre capi e accessori unici, frutto di ricerca e dedizione. Ogni creazione è il risultato di un percorso intenso, che unisce la tradizione sartoriale all’innovazione stilistica, dando vita a pezzi iconici che raccontano il mondo interiore e l’identità artistica di ciascun designer”.
Alla due giorni prenderanno parte nomi importanti della moda, ma anche della cultura, della musica e dell’arte, da Giancarlo Giammetti a Domenico Dolce, da Maria Grazia Chiuri a Pietro Ruffo, da Donatella Spaziani a Marco De Vincenzo. Grande soddisfazione per il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri: “Ho colto con entusiasmo l’idea che lavorassero insieme per la prima volta accademie di moda sia pubbliche che private, anche per stimolare un costruttivo dialogo con i giovani e fare sempre più sistema sul territorio”. Tante le suggestioni che arrivano dai ragazzi di Accademia del Lusso, con collezioni che spaziano dal sogno alla realtà, esplorando temi profondi e reinterpretando icone del passato. Come quelle di Nicholas Schiariti con la sua visione onirica della moda, di Federica Fusco, che trasforma le divinità del passato in figure metropolitane, e di Letizia Cocciantelli, che rievoca un nuovo rinascimento. L’innovazione tecnologica e la sperimentazione materica caratterizzano gli accessori realizzati dai designer emergenti di Accademia del Lusso, coniugando estetica e funzionalità. È il caso di Matteo Cesarotti e Nicola Minotti, che attraverso la stampa 3D e pellami innovativi concepiscono ogni pezzo come un’estensione dell’identità del suo possessore.
Nell’area espositiva dedicata ad Accademia del Lusso sarà possibile ammirare la collezione Chronos Corps, creata da giovani designer che, attraverso il loro brand, interpretano il concetto di evoluzione. Uno spazio di sperimentazione e dialogo creativo arricchito dalla guida esperta di un docente, Antonio Martino, che affiancherà gli studenti in un percorso di illustrazione grafica e stilistica. A sottolineare l’importanza delle tecniche artigianali nell’alta moda, Giusy Sparacino, insieme agli studenti del Master in Alta Moda e Lusso, offrirà dimostrazioni pratiche sulle lavorazioni sartoriali e sul ricamo, testimoniando l’eccellenza del Made in Italy.
Cronaca
Giubileo, Airbnb in campo per supportare l’afflusso di pellegrini

Airbnb e il Dicastero per l’Evangelizzazione, Sezione per le Questioni Fondamentali dell’Evangelizzazione nel Mondo, hanno annunciato oggi una collaborazione per supportare l’afflusso di pellegrini in occasione del Giubileo 2025. L’iniziativa mira a migliorare l’esperienza del pellegrinaggio, promuovendo al contempo soggiorni sostenibili nell’intera Roma Capitale. L’Anno Santo attirerà circa 30-35 milioni di pellegrini, offrendo un’opportunità per le comunità locali che normalmente non beneficiano dei flussi turistici di offrire un’ospitalità autentica e condividere pratiche di viaggio responsabili. Per mitigare la pressione sulle infrastrutture di Roma e favorire un flusso più distribuito, Airbnb ha lanciato delle pagine web multilingue, che, oltre a presentare un’ampia gamma di opzioni di alloggio nell’intera città, darà risalto al ricco patrimonio culturale e spirituale oltre il centro città.
La piattaforma promuoverà soggiorni autentici e di alta qualità in aree decentrate, offrendo ai pellegrini e ai viaggiatori l’opportunità di scoprire alcuni luoghi nascosti di Roma, pur restando connessi allo spirito del Giubileo. Verranno evidenziati itinerari religiosi e storici, i Cammini giubilari dentro Roma proposti dal Giubileo, affinché i visitatori possano apprezzare i tesori spirituali e culturali che vanno oltre San Pietro e la Città del Vaticano.
Una guida digitale al turismo responsabile fornirà consigli per un comportamento rispettoso durante il soggiorno, mentre una campagna email raggiungerà tutti i viaggiatori diretti a Roma durante l’anno, invitandoli a considerare destinazioni alternative oltre il centro storico. Mettendo in luce itinerari di pellegrinaggio unici, tradizioni locali e santuari meno noti, queste iniziative aiuteranno a distribuire i benefi ci economici su un’area più ampia, promuovendo un’esperienza di viaggio in linea con i valori del Giubileo: fede, cultura e sostenibilità. Anche gli host della provincia saranno supportati con strumenti e linee guida per migliorare l’esperienza degli ospiti, garantendo soggiorni che riflettano il calore e l’autenticità dell’ospitalità italiana.
Monsignor Rino Fisichella, Pro-Prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, ha commentato: “Siamo grati ad Airbnb per aver colto questa opportunità di mettersi a servizio della comunità. Sono sicuro che il loro impegno sarà gradito a tutta quella parte di popolazione che non vive nel Centro storico ma che è egualmente partecipe delle celebrazioni del Giubileo”.
Valentina Reino, responsabile relazioni istituzionali di Airbnb Italia, ha dichiarato: “Siamo profondamente onorati di collaborare con il Dicastero per facilitare un Giubileo memorabile e sostenibile per i pellegrini ma anche per le comunità che li ospiteranno. Questo accordo sottolinea il nostro impegno per un’ospitalità e un turismo responsabili, assicurando che il viaggio spirituale di milioni di persone contribuisca positivamente anche al benessere del territorio che li ospiterà”.
Dal Giubileo 2025 ai Giochi Olimpici Invernali di Milano Cortina 2026, Airbnb è impegnata a collaborare con i promotori dei grandi eventi ponendo l’attenzione su sicurezza, legalità e le ricadute sui territori ospitanti. Da gennaio 2025, Airbnb ha disattivato tutti gli annunci privi di codice identificativo nazionale (Cin), eccetto quelli per cui l’host ha dichiarato che è in corso l’iter per il rilascio e di quelli che l’host ha indicato disponibili per l’affitto a lungo termine a uso non turistico. Airbnb supporta, inoltre, le città e le istituzioni nel contrasto all’uso illecito delle cassette per chiavi installate in spazi pubblici (ad esempio, strade, recinzioni, parchi, panchine). Oltre alle disposizioni vigenti, tutti gli ospiti che prenotano case e gli stessi host devono superare un processo di verifica dell’identità, che include la convalida di informazioni personali come nome legale, indirizzo e recapiti. Dal 2023, Airbnb adotta un approccio più mirato e sistemico per valutare gli annunci in base a requisiti di qualità. Da allora, la piattaforma ha rimosso oltre 400.000 annunci nel mondo che non rispettavano gli standard di qualità. 2 Inoltre, ha ridotto significativamente le cancellazioni da parte degli host, un problema critico per i viaggiatori, portando a un calo delle cancellazioni in Italia di quasi il 47% su base annua.
Cronaca
Alopecia per il 70% uomini e il 10% donne, soluzione da medicina rigenerativa

Età, genetica, stress, patologie, fattori ambientali, allattamento. Le ragioni per cui il 70% degli uomini e il 10% delle donne si trovano – prima o poi – a fare i conti con la perdita dei capelli sono numerose, ma il risultato è lo stesso: un profondo senso di disagio e di insicurezza verso il proprio aspetto a causa del cambiamento della propria immagine allo specchio. Una soluzione c’è, ed è la medicina rigenerativa a offrirla, con terapie mirate in grado di ripristinare la salute della cute e del capello e di favorirne così la ricrescita naturale. Di nuove frontiere terapeutiche e dell’importanza di un approccio innovativo all’alopecia si è parlato oggi in un convegno a Milano.
“L’alopecia è un problema che riguarda una grandissima fetta della popolazione e si presenta in varie forme, legate alle diverse cause – spiega Mauro Conti, direttore scientifico di Hair Clinic –. L’androgenetica è la più diffusa e la più comune negli uomini, infatti ne colpisce 7 su 10, a volte con un diradamento e un assottigliamento evidente già a partire dai 20 anni. Purtroppo l’alopecia è sempre stata trattata come una condizione irreversibile, risolvibile eventualmente solo attraverso l’autotrapianto, quando invece si tratta di una vera e propria patologia per cui esiste una cura. L’intervento chirurgico da solo non basta, crea nel paziente l’illusione di avere l’aspetto di un tempo, ma la caduta proseguirà. È necessario cambiare l’approccio alla perdita dei capelli: la medicina rigenerativa offre un metodo innovativo che non solo permette di riparare, rigenerare e ricostruire tessuti e organi danneggiati, ma anche di prevenirne il deterioramento”.
È infatti proprio sul bloccare l’evoluzione della patologia che la medicina rigenerativa si concentra. “Se si è perso il 20% dei capelli è importante concentrarsi sulla guarigione dell’80% rimasto, che probabilmente sarà sottile e sfibrato, con sofferenza follicolare – continua Conti –. In questo modo si previene la caduta di quell’80% e si mettono le basi per la ricrescita del 20%. Curare la cute e i capelli rimasti è essenziale, altrimenti si rischia di risolvere mai del tutto il problema. Purtroppo oggi sono diffusissimi prodotti cosmetici per la ricrescita dei capelli che non offrono una soluzione reale ma richiedono un impegno economico rilevante, che impatta anche sul piano psicologico della persona ansiosa di riconoscersi nuovamente allo specchio. Si tratta di un problema che va combattuto con armi adeguate, in primis quelle della competenza. L’infiammazione follicolare è il vero nemico: bloccarla significa salvare il futuro dei capelli”.
In particolare, il protocollo medico rigenerativo bsBS (Bio Stimolazione Bulbare Sinergica), che unisce più di 16 tecnologie in 5 fasi terapeutiche – riporta una nota – può essere considerato la terapia inclusiva di eccellenza per la cura dell’alopecia. È una soluzione non chirurgica personalizzabile sulle caratteristiche del paziente, in grado di stimolare le capacità di rigenerazione del cuoio capelluto. “Si tratta di una tecnica anti-calvizie che, a differenza delle più tradizionali come il trapianto o l’assunzione di farmaci – evidenzia l’esperto – permette una rigenerazione cellulare naturale, sfruttando le capacità riparative delle cellule staminali e dei fattori di crescita presenti nel sangue. In sole due ore permette un’analisi avanzata della cute e del capello e l’individuazione e lo svolgimento delle terapie più adatte, avvalendosi delle soluzioni più innovative nel campo. Una caratteristica che ne fa una tecnica molto apprezzata è che, al termine della sessione, i pazienti possono rientrare immediatamente alla vita sociale”. L’obiettivo del protocollo – riferisce la nota – è ripristinare un ambiente follicolare sano e bloccare l’invecchiamento precoce dei follicoli, partendo da un’analisi approfondita e concludendo con terapia e monitoraggio.
“L’approccio diagnostico avviene attraverso l’uso di sofisticate ecografie e telecamera iperspettrale, in grado di analizzare il cuoio capelluto e individuare eventuali mancanze di ossigeno, misurarne lo spessore e capire se è indurito, se vi è infiammazione o ridotta circolazione sanguigna – sottolinea Conti -. Definita la situazione possiamo procedere a un piano terapeutico sulla base delle caratteristiche del paziente e dei suoi desideri: se recuperare i capelli persi è fondamentale, dobbiamo verificare in quanti follicoli è ancora presente la papilla dermica, cosa è rimasto vivo. Il fattore tempo gioca un ruolo centrale: prima ci si rivolge al medico meglio è, perché il follicolo tende a chiudersi dopo 3-4 anni dalla caduta del capello, e più i mesi passano minori sono le possibilità di recuperarlo. In linea di massima, il 20% dei capelli persi negli ultimi 5 anni può essere recuperato con successo e in modo definitivo, con terapie che hanno una durata complessiva di circa un anno, e controlli successivi ogni 6-9 mesi per assicurarsi che il risultato sia stabile nel tempo”.
Anche i fattori ambientali incidono sulla vita del capello. “Sole, inquinamento, alimentazione, e ancora come trattiamo i capelli, con che prodotti li laviamo e che tinte facciamo, incidono in maniera significativa sulla vitalità dei follicoli. Per migliorarne lo stato è importante quindi anche fare attenzione allo stile di vita che svolgiamo, per poi intervenire con soluzioni terapeutiche nel momento del bisogno” conclude Conti.
Cronaca
Giornata mondiale della felicità, la ‘Gen Z’ è quella che si sente più sola

Felicità questa sconosciuta. Nella Giornata mondiale dedicata al questa agognata condizione, un sondaggio internazionale pubblicato su ‘Newsweek’ ne ha misurato la percezione intergenerazionale. Ne è emerso che la Generazione Z (dagli under 30 fino ai 15enni) è la più infelice: ben 8 su 10 hanno dichiarato di aver provato sentimenti di solitudine nell’ultimo anno. Ma non è tutto: 1 su 3 ha dichiarato di sentirsi “spesso” o “regolarmente” solo. Un fenomeno che però rappresenta un”epidemia’ che coinvolge tutte le generazioni: si sentono soli anche il 72% dei Millennial (45-30 anni) il 60% della Gen X e il 45% dei baby boomer, riporta Fondazione della felicità Ets, nata con l’obiettivo di realizzare programmi educativi per insegnanti e studenti in modo da creare ambienti scolastici sereni per costruire un futuro più felice.
Le cause di questa infelicità diffusa – secondo gli autori del sondaggio – sono da ricercare nei decenni in cui le priorità erano i profitti, mentre le relazioni personali sono state messe in secondo piano: i prezzi degli alloggi inaccessibili, l’insicurezza nel mondo del lavoro e una raffica costante di confronti virtuali guidati dai social media hanno fatto il resto. Il tutto acuito dalla mancanza di una vera comunità, che fa sentire le persone abbandonate e disilluse.
Una situazione che dalla vita privata si ripercuote anche sul lavoro: uno studio MetLife riportato da ‘Fortune’ sottolinea infatti come solo il 59% della Gen Z sia felice nel proprio luogo di lavoro, un dato inferiore ai boomer felici che si attestano al 71%. E il futuro è ancora più oscuro: ‘The Good Childhood Report 2024’ realizzato da The Children’s Society ha svelato che i 15enni italiani sono tra i meno soddisfatti della propria vita in Europa, davanti solo a Regno Unito, Malta, Polonia e Germania.
Cronaca
Disturbi gengivali per 60% italiani, esperti: “Prevenzione un investimento”

Secondo i dati del ministero della Salute, 6 italiani su 10 soffrono di disturbi gengivali, ma solo il 20% di loro si cura. “Le gengiviti e le parodontiti sono presenti in più del 75% dei pazienti. E’ un’incidenza molto elevata, soprattutto se includiamo anche le forme di gengiviti reversibili che, se non trattate, possono evolvere in parodontite. Questa patologia, conosciuta anche come piorrea, è un’infiammazione causata da batteri che, in persone predisposte, portano a una progressiva perdita del supporto osseo del dente fino alla sua perdita, con un impatto socio-economico molto importante. Nelle sue forme severe è considerata la sesta patologia al mondo”. Così Enrico Marchetti, socio Sidp, Società italiana di parodontologia e implantologia, e professore di parodontologia all’università degli Studi dell’Aquila, in occasione della Giornata mondiale della salute orale – che si celebra oggi, 20 marzo – sottolinea all’Adnkronos Salute che questi eventi servano a sensibilizzare la popolazione “sull’importanza della prevenzione”.
Marchetti richiama un articolo pubblicato su ‘The Economist’ un paio di anni fa per sottolineare che “l’impatto socio-economico di questi pazienti è elevato” mentre “la prevenzione, di per sé, ha un costo molto basso: sostituire un dente, sia per parodontite sia per patologia cariosa – che non deve essere assolutamente sottovalutata – è molto più invasivo per il paziente, ma anche costoso, sia per il paziente sia per la comunità in generale”, rispetto al costo della prevenzione che si ottiene con “l’igiene orale quotidiana e le visite di controllo dal dentista”.
I sintomi a cui far particolare attenzione? “Sicuramente il sangue delle gengive provocato dallo spazzolino, dal cibo o anche spontaneo deve portarci dall’odontoiatra o dall’igienista dentale – raccomanda perché è il segnale di un’infiammazione, quindi di un’infezione da trattare. Trascurare questi sintomi farà arrivare il paziente dal dentista, probabilmente, troppo tardi. La prevenzione si attua intervenendo precocemente, fin da bambini, intercettando le carie, trattando le gengiviti per evitare la parodontite e, innanzitutto, spazzolando meccanicamente i denti dopo ogni pasto – a distanza di 20 minuti – ma almeno una volta al giorno – la sera – utilizzando lo spazzolino, manuale o elettrico, in modo corretto. Vanno poi utilizzati i presidi interdentali, quindi il filo o lo scovolino, e il colluttorio. Una visita di controllo dal dentista andrebbe fatta almeno una volta ogni 6 mesi, in base al profilo di rischio”.
La salute orale “continua a essere un tema sottovalutato, nonostante l’igiene dentale sembri un gesto semplice e quotidiano”, aggiunge Valeria Talenti, BU Expert Marketing Lead di Haleon, azienda leader nel settore dell’igiene orale, con una forte specializzazione nella sensibilità dentale e salute delle gengive. “Giornate di sensibilizzazione come questa – osserva – sono fondamentali per far comprendere quanto prendersi cura della propria igiene orale sia un investimento sulla salute futura, aiutando a prevenire problemi che, nel tempo, possono portare a una eventuale perdita dei denti e riflettersi sulla salute generale. Inoltre studi sempre più numerosi dimostrano il legame tra salute orale e salute sistemica, con correlazioni evidenti tra malattie gengivali e patologie come il diabete e le malattie cardiovascolari. Sensibilizzare sull’importanza della prevenzione orale è oggi più importante che mai”.
Per il ministero della Salute “1 persona su 2 soffre di sensibilità dentale, ma solo il 15% si prende cura di questo problema – precisa Talenti – Se a questo sommiamo il fatto che l’accesso alle cure dentistiche rimane una sfida in alcune aree del nostro Paese, è facile comprendere quanto sia ancora necessario educare alla prevenzione e all’importanza di una corretta igiene orale. Per questo, come Haleon ci impegniamo a promuovere una maggiore consapevolezza e prevenzione. Siamo al fianco della Sidp e dell’Aidi, Associazione igienisti dentali italiani , oltre che delle migliaia di dentisti e igienisti dentali presenti sul territorio, supportandoli nel loro lavoro quotidiano attraverso momenti di aggiornamento scientifico e mettendo a disposizione materiali educativi per i pazienti grazie alla sezione italiana del sito HaleonHealthPartner.com”, conclude.
Cronaca
Sonno e nervosismo, come affrontare il mal di primavera

Cambi di stagione e ora legale possono complicare la quotidianità. “E’ un fatto, ed è documentato, che tutto ciò possa influenzare la salute dell’uomo sia sul piano fisico che mentale” spiega all’Adnkronos Salute Mauro Minelli, specialista in Allergologia e Immunologia clinica e docente di Fondamenti di dietetica e nutrizione all’Università Lum. “I disturbi più diffusi, anche perché più immediatamente percepibili, sono a carico del sonno: difficoltà ad addormentarsi e svegliarsi al mattino, insonnia o sonno frazionato. Al risveglio potranno esserci una minore capacità di concentrazione, riflessi più lenti, svogliatezza e necessità di acquisire con gradualità la giusta energia prima di entrare nel pieno delle attività. A livello psichico possono comparire ansia, variazioni repentine e apparentemente ingiustificabili del tono dell’umore che appare per lo più deflesso, cambiamenti delle abitudini alimentari con inappetenza ovvero aumentata sensazione di fame, bruciore di stomaco, cattiva digestione e, talvolta, sbalzi pressori e turbe della crono-modulazione ormonale”.
Ma cosa fare per assecondare questi momenti? “Durante il cambiamento di stagione verso la primavera, che oggi si insedia ufficialmente con i suoi ritmi più frizzanti, i suoi colori invitanti, le sue luci più lunghe, le sue temperature più confortevoli, ma anche con le sue allergie o altri eventuali acciacchi più usualmente tipici dei frettolosi ostentatori di t-shirt, infradito e prendisole”, per l’immunologo “sarebbe consigliabile adottare alcune piccole procedure, accorgimenti alimentari e attenzioni nello stile di vita che mirino a supportare il nostro organismo ‘in transito stagionale’ e a preservare lo stato di benessere”.
“Astenersi dai luoghi comuni che vorrebbero la temporanea debacle stagionale connessa alla consueta giaculatoria delle ‘basse difese immunitarie’, rifugio incondizionato dei nostri malesseri senza paternità apparente – avverte Minelli -. Attenzione, dunque, non fare provviste del tutto fuori luogo di immunostimolanti da banco, fossero anche quelli con formule esclusive e strabilianti. In un momento dell’anno nel quale, in ragione del forte carico antigenico ambientale che la pollinazione di alberi e piante erbose scarica in atmosfera, di tutto il nostro sistema immunitario potrebbe aver bisogno meno che di essere ulteriormente stimolato da sollecitazioni abnormi, irregolari e irrazionali, tanto più quando somministrate secondo indicazioni che rispetto alla logica vanno in direzione diametralmente opposta”.
I consigli: 1) Non saltare la colazione. Non è importante quanto copiosa, ma farla per mantenere attivo il metabolismo senza pause e, dunque, senza i deleteri momenti di irregolare e controproducente discontinuità off-in; 2) Valorizzare frutta e verdura di stagione, ricche di vitamine e sali minerali, coadiuvanti nelle funzioni metaboliche e con capacità antiossidanti e curative; 3) Ripartire bene la composizione dei pasti e mangiare a sufficienza, per favorire e ottimizzare le funzioni immunitarie, endocrine e metaboliche, ma anche per sostenere il giusto trofismo dei nostri organi e tessuti; 4) Ricordarsi di bere acqua in abbondanza; 5) Preferire centrifugati ed estratti di frutta di stagione e verdure locali, come bevanda funzionale da assumere tra i pasti, puntando alla valorizzazione dei micronutrienti.
Ancora: 6) Praticare attività fisica, ciascuno nella piena consapevolezza della sua propria età e delle sue proprie potenzialità; 7) Modulare opportunamente l’assunzione di prodotti lattiero-caseari all’interno di una dieta genorosa di verdure, cereali a basso tenore di glutine, semi oleosi e proteine vegetali; 8) Includere opportune quantità di acidi grassi Omega 3 nell’alimentazione ordinaria, soprattutto attraverso il consumo di pesce indicato (salmone, tonno, pesce spada, palamita, sardine, aringhe, merluzzo): 9) Per contro, evitare cibi fritti, non facili da digerire, dall’elevato contenuto calorico, oltre che noti apportatori di potenzialità aterogene e pro-infiammatorie; 10) Rispettare i ritmi cronobiologici e valorizzare la quantità e la qualità del sonno ristoratore.
Cronaca
Cancro metastatico colon retto, campagna ‘Più cura. Più tempo. Più vita’

Più cura, con la promozione di un approccio non limitato al trattamento medico, ma che integri competenze multidisciplinari e risposte personalizzate; più tempo, migliorando le prospettive dei pazienti attraverso la diagnosi precoce e l’accesso all’innovazione terapeutica; più vita, aiutando i pazienti a vivere al meglio tutto il tempo del loro percorso. Nasce con questi precisi e ambiziosi obiettivi la campagna di sensibilizzazione sull’esperienza delle persone con tumore metastatico del colon retto ‘Più – Più cura. Più tempo. Più vita’, promossa da Takeda Italia con il patrocinio di Aiiao – Associazione italiana infermieri di area oncologica, AiStom – Associazione italiana stomizzati, Amici Italia – Associazione nazionale per le malattie infiammatorie croniche dell’intestino, Fondazione Ant, Europa Colon – Italia Aps, Favo – Federazione italiana associazioni volontariato in oncologia, Ropi – Rete oncologica pazienti italia, Sipo – Società italiana di psico-oncologia.
Il tumore del colon retto (Crc), secondo l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro è la terza neoplasia più diffusa al mondo, con più di 1,9 milioni di nuovi casi e 900mila decessi nel 2022, riporta una nota. In Europa il Crc è stato il secondo cancro più comune nel 2022, con circa 538mila nuovi casi e 248mila decessi. Secondo il Rapporto Aiom Airtum ‘I numeri del cancro in Italia’, nel 2024 sono state stimate circa 48.706 nuove diagnosi e sono 442.600 le persone viventi nel nostro Paese dopo una diagnosi di tumore del colon retto. In Italia la sopravvivenza sta progressivamente aumentando negli anni, merito dei programmi di screening, dei miglioramenti della chirurgia e dei progressi delle terapie mediche. Tuttavia, a fronte di una diminuzione delle nuove diagnosi nella fascia d’età 50-60 anni, si inizia ad osservare un aumento di questi tumori, ribattezzati early-onset o tumori ad insorgenza precoce, nelle persone giovani-adulte, fra i 20 e i 45 anni. Obiettivo dell’iniziativa è favorire la creazione di spazi di vita per i pazienti, in cui la qualità dell’esistenza e il benessere globale siano centrali all’interno di un approccio integrato che possa “prendersi cura di ogni aspetto della cura”. Nei casi di malattia più avanzata, come il carcinoma metastatico del colon retto (mCrc), l’obiettivo principale è rallentare la crescita del tumore e prevenire o ritardare la formazione di nuove metastasi, mantenendo al contempo la qualità di vita. E’ questa la logica dell’approccio integrato, che si declina nel modello assistenziale del continuum of care.
“Il continuum of care, che sta a significare ‘continuità di cure’, è un approccio il cui modello è stato studiato, validato e oggi largamente utilizzato proprio nel tumore del colon retto, in particolare nel carcinoma metastatico del colon retto – spiega Gianluca Masi, Direttore Uo Oncologia medica 2, Aou Pisana – Si tratta di un approccio che contribuisce in maniera significativa al calo costante della mortalità registrato anno dopo anno. Quando la malattia è avanzata e ha già diffuso metastasi è più difficilmente guaribile e più complesso gestirla; questi pazienti beneficiano del continuum of care, che consiste in strategie che prevedono l’uso sequenziale di tutti i farmaci attivi, cercando di personalizzare al massimo le sequenze terapeutiche sulla base di elementi clinici e/o biologici. Questo fa sì che un paziente possa ricevere una prima linea di terapia, seguita da un mantenimento, una pausa, poi riprendere la terapia o passare ad una terapia di seconda linea e via via a terapie successive al fine di tenere sotto controllo la malattia o di farla regredire. Il continuum of care, in questi casi diventa un valore aggiunto molto significativo. In questo percorso possono associarsi anche trattamenti non farmacologici ed è necessario sostenere i pazienti anche attraverso un supporto psicologico. L’obiettivo è cronicizzare la malattia mantenendo una buona qualità di vita e avendo sempre come riferimento la cura della persona/paziente”.
Motore della campagna ‘Più – Più cura. Più tempo. Più vita’ il Patient Council rappresentato da associazioni pazienti, società scientifiche e key opinion leader, che a partire dai bisogni dei pazienti ha messo a punto un position paper che riunisce le istanze specifiche per migliorare concretamente l’esperienza di cura. Tre gli assi tematici in cui è articolato il documento: 1. Maggiore continuità assistenziale, caratterizzata da multidisciplinarietà e personalizzazione degli interventi con attenzione alla prevenzione, diagnosi precoce, supporto psico-oncologico e attenzione alla vita quotidiana e alla sfera sessuale; 2. Sensibilizzazione e attenzione al benessere e alla qualità di vita preservando la dignità della persona; 3. Partecipazione continuata e strutturata delle associazioni pazienti che, in collaborazione con medici e istituzioni, possono sviluppare strategie e soluzioni che rispondano pienamente alle reali necessità dei pazienti e dei caregiver.
“Attualmente i programmi di screening offerti gratuitamente dal Ssn nella fascia d’età 50-69 anni si basano sulla ricerca di sangue occulto nelle feci ogni 2 anni, e qualora risultasse positivo, il passaggio successivo obbligatorio è la colonscopia – ricorda l’oncologa Tiziana Pia Latiano, consigliere nazionale Aiom – Lo screening è in grado di individuare la presenza della neoplasia in persone asintomatiche, con l’identificazione di lesioni precancerose e adenomi, i cosiddetti polipi, formazioni benigne potenzialmente in grado di trasformarsi in cancro. E’ fondamentale aderire allo screening, che come dimostrato in numerosi studi scientifici, è in grado di ridurre la mortalità per tumore del colon-retto del 20-30% grazie all’immediato trattamento delle lesioni precancerose”.
Cuore della campagna il cortometraggio in 3 episodi ‘Un’esperienza in più’, per la regia di Alessandro Guida, realizzato per focalizzare l’attenzione del pubblico sull’esperienza esistenziale dei pazienti. Le storie di Guido (Una maratona per due), Gianna (Ninna nanna della nonna) e Ivo (L’ora di pausa) trovano una sintesi comune nella riscoperta del valore del tempo e nell’importanza di un approccio che consideri tutti gli aspetti determinanti per la qualità di vita dei pazienti. “Considerare la persona nella sua interezza, non limitandosi a trattare la malattia, ma integrando nella cura l’attenzione al contesto socio-assistenziale e organizzativo, al vissuto emotivo e alla psiche del paziente: è questo che caratterizza l’impegno di Takeda in Oncologia – afferma Silvia Ficorilli, Head of Patient Advocacy & Communications – Oncology Division, Takeda Italia – La campagna ‘Più – Più cura. Più tempo. Più vita’ si inscrive in questa prospettiva e, attraverso nuovi contenuti, avvia un percorso di sensibilizzazione importante, con l’auspicio che possa aiutare tutti i pazienti a vivere un’esperienza di cura migliore e far evolvere il presente sospeso delle persone con malattia in fase avanzata in un tempo di vita vissuto a pieno”. I video dei 3 episodi saranno diffusi attraverso la landing page www.unesperienzainpiu.it.
Cronaca
Roma, riapre il ponte dell’Industria. Salvini all’inaugurazione:...

Dopo oltre tre anni riapre a Roma il ponte dell’Industria. Inaugurata oggi la nuova infrastruttura può portare 30 tonnellate e sarà percorribile anche dagli autobus. “Spesso la politica si divide e polemizza ma il lavoro di squadra come quello per piazza Pia, stazione Termini, ponte dell’Industria sta cercando di riconnettere quartieri e municipi di Roma”, così il ministro delle infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini presente all’inaugurazione del nuovo ponte. “Sono contento – dice Salvini – che Anas e il ministero siano protagonisti. Prima ho incontrato il governatore della Calabria Occhiuto per un altro ponte, da 3,3 km, che collegherà Calabria e Sicilia. Stiamo cercando di unire e avvicinare”.
Noto dai romani anche come ‘Ponte di Ferro’, era rimasto chiuso alla circolazione da ottobre 2021, quando fu danneggiato da un incendio. Il nuovo ponte è più largo e resistente, con due passerelle protette e sicure per i pedoni e per i ciclisti e, a differenza del precedente, è in grado di reggere anche gli autobus che ora lo percorreranno.
Cronaca
Strage di Paderno Dugnano, Riccardo “era parzialmente incapace di intendere e...

Riccardo C. era parzialmente incapace di intendere e volere quando all’ora 17enne, nella notte tra il 31 agosto e il primo settembre scorso, uccise a coltellate padre, madre e fratellino nella loro villetta a Paderno Dugnano, comune alle porte di Milano. Lo ha stabilito la perizia psichiatrica di Franco Martelli, disposta dalla giudice per i minori Laura Margherita Pietrasanta. L’avvocato Amedeo Rizza sosteneva invece, in una consulenza difensiva, un’incapacità totale.
Il giovane ha confessato tutto e ammesso il triplice omicidio. Per oltre un’ora, quasi un’ora e mezza, ha spiegato agli inquirenti e ai magistrati una strage premeditata, messa a segno poche ore dopo aver festeggiato il compleanno del padre. Con un “grosso coltello da cucina” avrebbe colpito prima il fratello che dormiva nella sua stessa stanza, per poi colpire la madre e per ultimo il padre mentre cercava di soccorrere la famiglia. “Lui ha parlato di un suo malessere, di un senso di estraneità rispetto al mondo. Si sentiva altro”, ha fatto sapere la pm.
Cronaca
Sciopero 21 marzo: dopo i treni stop a bus, metro e tram

I disagi per gli utenti dei trasporti pubblici continuano a causa degli scioperi. Dopo il blocco dei treni di ieri, 19 marzo, domani, venerdì 21 marzo, sarà il turno di bus, metropolitane e tram. I sindacati Al Cobas, Cobas Lavoro Privato, Adl Cobas, Sgb e Cub Trasporti hanno proclamato uno sciopero nazionale di 24 ore.
I lavoratori richiedono un aumento salariale di 300 euro, la riduzione dell’orario di lavoro settimanale da 39 a 35 ore mantenendo lo stesso stipendio, una diminuzione delle ore di guida e del nastro lavorativo per gli autisti, oltre a maggiori tutele in termini di sicurezza e salute sia per i dipendenti che per gli utenti. Inoltre, si oppongono alle privatizzazioni e alle gare d’appalto per il trasporto pubblico locale.
A Roma, lo sciopero coinvolgerà la rete Atac e i bus periferici gestiti da operatori privati. Saranno comunque garantite le fasce orarie di servizio: i mezzi saranno in funzione regolarmente fino alle 8:30 e poi dalle 17:00 alle 20:00.
Per quanto riguarda il servizio notturno, nella notte tra giovedì e venerdì non sarà garantito il servizio delle linee bus notturne (identificate dalla lettera “n”). Tuttavia, saranno operative le linee diurne con corse programmate oltre la mezzanotte e alcune linee notturne specifiche come 38, 44, 61, 86, 170, 246, 301, 451, 664, 881, 916, 980, e le linee 314, 404 e 444 gestite da operatori privati.
Venerdì, invece, non sarà garantito il servizio delle linee diurne con corse programmate oltre le 24:00, incluse le corse sostitutive della linea C della metropolitana, e delle linee notturne 8, 38, 44, 61, 86, 170, 246, 301, 451, 664, 881, 916, 980, oltre alle linee 314, 404 e 444 gestite da operatori privati.
Altri disservizi potrebbero riguardare le metropolitane. Anche se alcune stazioni potrebbero restare aperte, il funzionamento di scale mobili, ascensori e montascale non sarà garantito. Durante lo sciopero non saranno operativi i servizi delle biglietterie fisiche, ma le biglietterie online rimarranno disponibili. Inoltre, nelle stazioni metroferroviarie (eccetto Ionio e Arco di Travertino), non sarà possibile accedere ai bike box per il deposito o il ritiro delle biciclette durante l’orario di sciopero. I parcheggi di interscambio resteranno invece aperti.
A Milano, il trasporto pubblico sarà sospeso dalle 8:45 alle 15:00, con una ripresa nelle fasce di garanzia, per poi fermarsi nuovamente dalle 18:00 fino alla fine del servizio.
Anche il personale delle imprese che applicano il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro degli Autoferrotranvieri parteciperà allo sciopero di 24 ore. I treni Frecciarossa, Frecciargento, Frecciabianca, Intercity, Intercity Notte, EuroCity, EuroNight e Regionali di Trenitalia circoleranno regolarmente, mentre i servizi bus programmati potrebbero subire cancellazioni o variazioni.
Per i treni regionali garantiti da Trenitalia, saranno rispettati i servizi essenziali previsti durante gli scioperi nei giorni feriali, nelle fasce orarie dalle 6:00 alle 9:00 e dalle 18:00 alle 21:00. Non è prevista alcuna fascia di garanzia per i servizi Freccialink. Lo sciopero potrebbe inoltre causare modifiche al servizio sia prima che dopo la sua conclusione.
In Campania, il personale di Busitalia Campania aderirà allo sciopero, con possibili variazioni o cancellazioni dei servizi sostitutivi di bus sulla tratta Salerno – Salerno Stadio Arechi S. Leonardo. Le fasce di garanzia saranno operative dalle 6:30 alle 9:00 e dalle 13:00 alle 16:30.
Infine, in Trentino, il personale di Trentino Trasporti si fermerà per 24 ore. I treni sulla linea Trento – Bassano del Grappa potrebbero subire modifiche, variazioni o cancellazioni. Anche in questo caso, gli effetti dello sciopero potrebbero manifestarsi prima dell’inizio o dopo la conclusione dell’agitazione.
Cronaca
Equinozio di sole, poi tornano pioggia e maltempo: le previsioni meteo

L’equinozio di primavera si apre oggi con un dominio dell’anticiclone, che garantisce sole e una giornata di bel tempo, in cui la durata di giorno e notte si equivalgono. Tuttavia, il meteo è destinato a subire presto un importante cambiamento, con l’arrivo di nuvole, piogge e temporali già nelle prossime ore. Questo è quanto emerge dalle previsioni degli esperti per la giornata di giovedì 20 marzo e per il periodo successivo.
La giornata di oggi sarà influenzata da un anticiclone, che regalerà condizioni di tempo stabile. Ma, come sottolinea Lorenzo Tedici, meteorologo del sito www.iLMeteo.it, questa situazione favorevole è destinata a durare poco. A partire da venerdì 21 marzo, infatti, si assisterà a un netto cambio di scenario, con lo Scirocco che inizierà a soffiare con intensità soprattutto sul Mar Tirreno, in Liguria e nella Sardegna meridionale, segnalando l’arrivo di un peggioramento.
Le correnti di Scirocco porteranno aria calda e molte nuvole, che oscureranno progressivamente il cielo su gran parte delle regioni, in particolare quelle del Centro-Nord. Contemporaneamente, una perturbazione atlantica si avvicinerà all’Italia. Le prime piogge colpiranno Liguria e Piemonte già nella serata di venerdì, mentre nel fine settimana si prevedono precipitazioni intense e temporali.
L’Italia, ancora in ripresa da recenti alluvioni e piogge diffuse, specialmente in Toscana, potrebbe vedere un ulteriore aggravamento della situazione idrogeologica nelle aree più colpite. La Toscana, infatti, sarà nuovamente tra le regioni maggiormente interessate da precipitazioni abbondanti.
Nel dettaglio, sabato le piogge saranno moderate al Centro-Nord, con un ulteriore peggioramento durante la notte, caratterizzato da nubifragi in Liguria, Toscana e Friuli Venezia Giulia. Lo Scirocco continuerà a soffiare forte, rendendo i mari agitati. Domenica sarà ancora una giornata piovosa, soprattutto nelle ore mattutine, ma con un miglioramento al Centro nel corso della giornata. Il Sud sarà solo marginalmente interessato dal peggioramento. A causa del flusso di aria calda, la neve sarà limitata a quote superiori ai 1500-1600 metri sulle Alpi.
Questo peggioramento atteso nel weekend darà il via a una fase di instabilità che continuerà a interessare l’Italia. Da martedì 25 marzo, e almeno fino ai primi giorni di aprile, una serie di perturbazioni atlantiche attraverserà il Paese da nord a sud.
Giovedì 20
Al Nord: tempo stabile e temperature in aumento.
Al Centro: giornata primaverile e soleggiata.
Al Sud: sole prevalente e clima piacevole.
Venerdì 21
Al Nord: nuvolosità in aumento con piogge serali in Liguria e Piemonte.
Al Centro: cielo coperto in Toscana, altrove nubi sparse.
Al Sud: tempo poco nuvoloso.
Sabato 22
Al Nord: peggioramento con piogge diffuse e locali temporali.
Al Centro: precipitazioni intense, con peggioramenti durante la notte.
Al Sud: tempo stabile e clima più caldo in Sicilia.
Tendenza: domenica sarà una giornata piovosa, seguita da ulteriori precipitazioni nei giorni successivi.
Cronaca
Oggi inizia la primavera, perché l’equinozio nel 2025 cade il 20 marzo

Oggi, 20 marzo, segna l’inizio ufficiale della primavera. Alle 10:01 si verifica l’equinozio primaverile, un fenomeno astronomico che sancisce la fine dell’inverno e l’avvio della nuova stagione.
Durante questa giornata, la durata del giorno e della notte è esattamente uguale: 12 ore di luce e 12 ore di buio. Questo accade perché i raggi del Sole sono perpendicolari all’Equatore, portando equilibrio tra l’emisfero settentrionale e quello meridionale. Da oggi, per i prossimi sei mesi, il nostro emisfero riceverà una maggiore quantità di luce.
Come spiega l’Istituto Nazionale di Astrofisica, il termine equinozio deriva dal latino “aequa-nox”, che significa “notte uguale”, indicando che il giorno e la notte hanno la stessa durata in questa data specifica.
Molti credono che l’equinozio di primavera cada sempre il 21 marzo, ma in realtà non è così. Le date degli equinozi e dei solstizi variano ogni anno, a causa del movimento della Terra intorno al Sole. L’equinozio di marzo, ad esempio, può verificarsi tra il 20 e il 21 marzo, o più raramente il 19 marzo.
Questa variazione dipende dalla natura frazionaria della durata dell’anno tropico. Se un anno fosse esattamente un multiplo intero della durata del giorno, le stagioni inizierebbero sempre lo stesso giorno. Tuttavia, un anno solare dura circa 365,2422 giorni, il che comporta un ritardo di quasi un quarto di giorno ogni anno. Per compensare, ogni quattro anni si aggiunge un giorno al calendario, il 29 febbraio. Questo meccanismo spiega anche perché le date di equinozi e solstizi non sono fisse.
Cronaca
Garlasco, ecco perché Stasi non ha chiesto la revisione del processo

Il caso dell’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007, continua a suscitare interesse, ma le presunte novità che potrebbero favorire la revisione del processo restano inesistenti. Per questo motivo, Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni di carcere con rito abbreviato, rimane in attesa del termine della pena nel carcere di Bollate, salvo eventuali sorprese. Le nuove indagini condotte su Andrea Sempio, amico del fratello della vittima e già indagato (successivamente archiviato) per l’omicidio, non incidono sulla responsabilità attribuita a Stasi. Secondo il codice di procedura penale, una revisione del processo può essere richiesta solo se emergono prove nuove che, da sole o insieme a quelle già valutate, dimostrano l’innocenza del condannato. Gli sviluppi riguardanti Sempio sembrano riproporre scenari già analizzati e insufficienti per riaprire il caso.
Nel 2017, i giudici della Corte d’Appello di Brescia avevano dichiarato il “non luogo a provvedere” rispetto alle istanze della difesa di Stasi. Quest’ultima non aveva formalmente richiesto la revisione del processo, ma aveva depositato alla Procura generale di Milano i risultati delle investigazioni difensive, tra cui il presunto DNA di Sempio, che sarebbe compatibile con quello trovato sulle unghie di Chiara Poggi. Gli avvocati di Stasi avevano sollecitato ulteriori indagini, ritenendo che gli elementi raccolti dall’agenzia investigativa non fossero sufficienti per giustificare la revisione del processo. In seguito agli accertamenti, sarebbe spettato al procuratore generale decidere se inoltrare la richiesta di revisione.
La Procura generale di Milano aveva successivamente trasmesso gli atti alla Procura di Pavia, che, basandosi sulla consulenza della difesa, aveva archiviato il caso. Sempio era stato ritenuto credibile nel suo alibi e non erano stati identificati elementi che lo collocassero nella villetta di via Pascoli al momento dell’omicidio di Chiara Poggi. Ora, la doppia consulenza della difesa di Stasi – incentrata nuovamente sul DNA e sulla discrepanza nel numero di scarpe dell’assassino (una perizia indica un numero 42, come quello di Stasi, mentre Sempio calza un 44) – ha portato la Procura di Pavia a condurre ulteriori approfondimenti. Tuttavia, questi dati rimangono insufficienti per permettere a Stasi di richiedere la riapertura del processo.
Recentemente, anche la Corte europea dei Diritti dell’Uomo ha stabilito che il processo condotto è stato equo, consolidando ulteriormente la sentenza definitiva.
Cronaca
Sesso scatena ‘danza chimica’ nel cervello del maschio: lo studio

‘Sesso e samba’ potrebbe essere il titolo perfetto per uno dei tormentoni musicali dell’estate 2024, ma questa associazione va oltre il semplice intrattenimento, trovando riscontri anche nella ricerca scientifica. Un recente studio ha mostrato cosa accade nel cervello maschile durante un rapporto amoroso con la propria partner: una complessa “danza” chimica si svolge tra i neurotrasmettitori dopamina e acetilcolina, all’interno della regione cerebrale responsabile del piacere. Questo ritmo sincronizzato regola la progressione del comportamento sessuale seguendo una sequenza precisa. Gli esperimenti, condotti sui topi maschi, suggeriscono che, nonostante le differenze comportamentali tra uomini e roditori, le aree cerebrali coinvolte e i sistemi di neurotrasmettitori potrebbero essere simili.
La scoperta potrebbe avere importanti implicazioni per gli esseri umani. Gli scienziati ritengono che le informazioni raccolte potrebbero ispirare nuovi approcci terapeutici per la disfunzione sessuale, in particolare per trattare problemi come l’eiaculazione precoce, che interessa tra il 20% e il 30% degli uomini sessualmente attivi. Per comprendere meglio i meccanismi del comportamento sessuale negli animali, i ricercatori hanno monitorato l’attività cerebrale dei topi maschi durante tutte le fasi dell’accoppiamento, documentandole minuto per minuto. Questo studio, pubblicato sulla rivista Neuron, offre una sorta di versione scientifica di ciò che accade nella mente, simile al concetto esplorato nel film d’animazione ‘Inside Out’.
Il processo di analisi è stato reso possibile grazie all’iniezione di sensori fluorescenti nei topi, progettati per rilevare i neurotrasmettitori presenti nel nucleo accumbens. Una fibra ottica si illumina ogni volta che il cervello rilascia dopamina e acetilcolina, quest’ultima nota per influenzare la regolazione della dopamina. “Il comportamento sessuale è composto da una serie di eventi complessi”, ha spiegato Qinghua Liu, autore senior dello studio e ricercatore presso il National Institute of Biological Sciences di Pechino. L’indagine ha svelato le dinamiche con cui diverse sostanze chimiche interagiscono nel cervello maschile, garantendo il passaggio ordinato tra le varie fasi del comportamento sessuale.
Studi precedenti si erano concentrati solo sull’inizio del processo, lasciando poco chiaro ciò che accade durante le altre fasi, dalla penetrazione all’eiaculazione. Gli esperimenti hanno rivelato che il cervello dei topi iniziava a rilasciare acetilcolina con un ritmo preciso già prima dell’avvicinamento fra maschio e femmina. Dopo circa sei secondi, iniziava anche il rilascio di dopamina. Durante l’accoppiamento, il rilascio di dopamina e acetilcolina seguiva un ritmo sincronizzato con i movimenti del topo. Successivamente, il rilascio di dopamina rallentava prima di aumentare bruscamente nella fase dell’eiaculazione.
“Grazie a una risoluzione temporale molto precisa, possiamo osservare come i neurotrasmettitori interagiscono tra loro”, ha dichiarato Ai Miyasaka, prima autrice dello studio e ricercatrice presso l’Università di Tsukuba, in Giappone. La concentrazione di dopamina si è dimostrata un fattore cruciale: durante il contatto iniziale tra i due topi, le cellule nervose che esprimono i recettori della dopamina D2R e D1R erano meno attive. Quando i ricercatori attivavano artificialmente le cellule D1R, i topi ritornavano immediatamente alla fase di monta. Al contrario, l’attivazione delle cellule D2R interrompeva completamente l’attività sessuale.
“Abbiamo individuato il preciso meccanismo con cui la dopamina regola la sequenza del comportamento sessuale”, ha concluso Liu. Miyasaka ha aggiunto che questa nuova comprensione del ruolo della dopamina durante il sesso e l’eiaculazione potrebbe favorire lo sviluppo di trattamenti clinici innovativi in futuro.
Cronaca
Papa Francesco migliora ancora, bollettino: “Sospesa la ventilazione...

Papa Francesco mostra segnali di recupero. Il bollettino medico di oggi, mercoledì 19 marzo, informa che è stata sospesa la ventilazione meccanica per il Pontefice, ricoverato dal 14 febbraio scorso presso l’ospedale Gemelli di Roma a causa di una polmonite bilaterale.
La Santa Sede conferma che le condizioni cliniche del Santo Padre stanno migliorando, sottolineando che l’infezione è sotto controllo. Bergoglio ha ridotto la necessità di ossigenoterapia ad alti flussi e continua a fare progressi grazie alla fisioterapia motoria e respiratoria. Gli esami clinici del Pontefice risultano nella norma, non ha febbre e non presenta leucocitosi. Al momento, i medici non ritengono necessario sottoporlo a un’altra TAC. Tuttavia, la polmonite bilaterale persiste, motivo per cui le dimissioni non sono previste a breve, e non è stata presa alcuna decisione sulla celebrazione della Settimana Santa.
In occasione della festa di San Giuseppe, questa mattina il Santo Padre ha celebrato la Santa Messa nella cappella adiacente alla sua stanza, come avvenuto domenica scorsa, e ha svolto alcune attività lavorative. La Sala stampa del Vaticano comunica che il prossimo bollettino medico non sarà disponibile prima della prossima settimana, mentre venerdì verranno forniti ulteriori aggiornamenti sulla salute del Pontefice.
Cronaca
Milano, blitz di Ultima Generazione nel ristorante di Cracco: “Lusso per pochi e...

Un gruppo di attivisti appartenenti a Ultima Generazione ha organizzato un’azione di protesta presso il Ristorante Cracco, situato nella prestigiosa Galleria Vittorio Emanuele II a Milano. L’episodio si è verificato intorno alle 14 di oggi, quando cinque persone hanno fatto ingresso nel locale con l’intento di “rompere la bolla di privilegio”, evidenziando come alcuni, tra politici ed élite, possano permettersi spese equivalenti al bilancio mensile di una famiglia media italiana.
Gli attivisti hanno esposto striscioni con messaggi come ‘Il giusto prezzo’ e ‘Ultima Generazione’, per poi sedersi sul pavimento del ristorante. Uno di loro ha spiegato ai presenti il significato della loro iniziativa. L’intervento delle forze dell’ordine non si è fatto attendere: i cinque partecipanti sono stati identificati poco dopo.
Una delle attiviste, definendosi studentessa, ha dichiarato: “In un locale di lusso come questo, una cena ha un costo paragonabile al mio affitto mensile da fuori sede. Lo studio sta diventando un privilegio, mentre gli agricoltori soffrono e noi consumatori affrontiamo prezzi sempre più alti con carrelli sempre più vuoti.” Ha poi aggiunto che la loro azione è stata un invito a riflettere sul bisogno di garantire un prezzo equo, sia per chi acquista sia per chi produce.
Infine, il gruppo ha lanciato un appello diretto allo chef Cracco, chiedendogli di aprire il suo ristorante ogni giovedì per offrire pasti gratuiti a persone in difficoltà economiche. “Un gesto concreto – hanno sottolineato – per dimostrare che la buona cucina può anche essere un atto di solidarietà.”
Cronaca
Il neurologo: “Efgartigimod riduce disabilità miastenia grave”

“Diversi pazienti affetti da miastenia grave presentano effetti collaterali causati dalla terapia con corticosteroidi, ma esistono opzioni terapeutiche innovative che possono offrire loro benefici. Un esempio è l’efgartigimod, un frammento di anticorpo che favorisce la degradazione delle IgG patogene, riducendo i livelli degli anticorpi responsabili della malattia, come quelli diretti contro il recettore dell’acetilcolina. Questo approccio migliora i sintomi e diminuisce la disabilità associata a questa patologia”. Lo ha affermato il professor Raffaele Iorio, docente di Neurologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore e il Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs di Roma, durante un incontro a Milano organizzato dalla società argenx. L’evento è stato dedicato alla presentazione dei risultati di una nuova pubblicazione basata sui dati dello studio MyRealWorld MG, il primo studio osservazionale globale che da oltre cinque anni raccoglie, tramite un’app digitale, dati reali sull’impatto della malattia nella vita quotidiana dei pazienti, delle loro famiglie e dei caregiver, seguendo un rigoroso protocollo di ricerca.
“La miastenia grave risponde generalmente in modo soddisfacente alla terapia tradizionale,” ha spiegato il neurologo. “Tuttavia, vi è un 10-15% di pazienti che non ottiene risultati positivi con i trattamenti standard, che includono farmaci come inibitori dell’acetilcolinesterasi, corticosteroidi e immunosoppressori, ad esempio azatioprina o micofenolato mofetile. Si tratta di una malattia autoimmune cronica che colpisce la giunzione neuromuscolare, interferendo con la trasmissione degli impulsi tra i nervi e i muscoli”. La miastenia grave è considerata una patologia rara, ma non rarissima: in Italia si stimano circa 17mila persone affette. Questa condizione si caratterizza per un’affaticabilità muscolare, con sintomi che peggiorano con lo sforzo fisico e migliorano con il riposo.
Il professore ha descritto la miastenia grave come una malattia “eterogenea“, che può interessare diversi gruppi muscolari. “Può colpire i muscoli extraoculari, causando diplopia (visione doppia) o ptosi palpebrale (abbassamento delle palpebre superiori). Inoltre, può coinvolgere i muscoli utilizzati per la fonazione e la masticazione, causando difficoltà a parlare, masticare o deglutire. In alcuni casi, può provocare affaticamento agli arti. La complicazione più grave si verifica quando vengono coinvolti i muscoli respiratori, portando a insufficienza respiratoria che può richiedere supporto con ventilazione meccanica e, talvolta, il ricovero in terapia intensiva.”
Cronaca
Miastenia grave, nuovo studio su impatto socio-economico

Si stima che in Italia siano colpite circa 17mila persone dalla miastenia grave (MG), una patologia rara che esercita un significativo impatto sociale, economico e produttivo sui pazienti e sulle loro famiglie. Sebbene si tratti di una malattia poco comune, rappresenta una delle condizioni rare più studiate, come dimostrato da un recente studio sulle sue conseguenze per chi ne soffre e per chi presta assistenza. I risultati della ricerca, condotta da argenx, azienda attiva nel campo dell’immunologia, sono stati presentati oggi a Milano.
La miastenia grave è una malattia autoimmune cronica caratterizzata da una natura eterogenea e imprevedibile. Per cause ancora non del tutto comprese, il sistema immunitario genera anticorpi che attaccano i recettori muscolari, compromettendo la comunicazione tra nervi e muscoli. Questo provoca debolezza muscolare e faticabilità. “Può influenzare profondamente la qualità della vita, andando a incidere sulle attività quotidiane, relazioni personali e sfera lavorativa”, spiega Raffaele Iorio, professore associato di Neurologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore e il Policlinico Gemelli di Roma. Si stima che in Italia siano almeno 17mila le persone affette da questa malattia.
Lo studio MyRealWorld MG, il primo osservazionale globale nel suo genere, raccoglie da oltre cinque anni “prove dal mondo reale” grazie a un’app digitale che permette ai pazienti di registrare i propri dati. Questo rigoroso protocollo di ricerca ha coinvolto 2.424 pazienti adulti e caregiver provenienti da 10 Paesi, tra cui l’Italia, che ha fornito il più alto numero di partecipanti.
I dati emersi dallo studio evidenziano il significativo impatto economico e sociale della miastenia grave. Il 36,5% dei pazienti ha dichiarato di essersi assentato dal lavoro per malattia negli ultimi 30 giorni, con una media di 14,5 giorni persi al mese. Inoltre, l’11,4% di loro ha dovuto interrompere del tutto l’attività lavorativa. Per quanto riguarda i caregiver, il 36% dei pazienti ha affermato di avere bisogno di supporto, fornito nel 96% dei casi da familiari o partner. Anche i caregiver subiscono importanti ripercussioni: il 14,6% ha ridotto l’orario lavorativo e il 13,4% ha rinunciato completamente a un’occupazione retribuita. Questi fattori determinano una perdita economica media in Italia pari a 11mila euro l’anno, con 8mila euro di perdita per i pazienti e 3mila euro per i caregiver. Nei casi più gravi, la perdita può arrivare fino a 28mila euro annui.
Chiara Castellini, membro attivo di Aim, Associazione Italiana Miastenia e Malattie Immunodegenerative, racconta la sua esperienza: “Mi sono ammalata a 18 anni e la diagnosi è stata traumatica per me e la mia famiglia. La miastenia grave è una disabilità invisibile che condiziona ogni aspetto della vita, dalle aspirazioni personali al lavoro e alla scuola. Con i giusti trattamenti, oggi posso accettare la malattia e vivere una vita attiva, seppur con compromessi”.
Le terapie innovative, come efgartigimod alfa sviluppato da argenx, mostrano promettenti risultati nel ridurre la perdita di produttività e migliorare la qualità della vita. Nel studio Adapt, i pazienti trattati con efgartigimod alfa per via endovenosa hanno registrato una riduzione del 40,2% nei costi associati alla perdita di produttività e il numero di giornate lavorative perse è diminuito del 31% dopo sole quattro settimane di trattamento. Recentemente, Aifa ha approvato la rimborsabilità della formulazione sottocutanea di efgartigimod alfa, che può essere autosomministrata a casa dai pazienti con miastenia grave generalizzata. Questa soluzione consente di evitare la terapia endovenosa in ospedale e di gestire il trattamento in modo più flessibile.
Renato Mantegazza, presidente di Aim, sottolinea: “La miastenia grave limita la capacità lavorativa dei pazienti, costringendoli a ridurre o interrompere l’attività lavorativa. Anche i caregiver, spesso familiari, dedicano molto tempo all’assistenza, con conseguenze economiche significative. Grazie ai progressi della ricerca, stiamo passando da terapie generiche a trattamenti di precisione come efgartigimod alfa, che offrono vantaggi concreti per tutti”.
Fabrizio Celia, amministratore delegato di argenx Italia, aggiunge: “La nostra responsabilità va oltre l’innovazione terapeutica. Attraverso progetti come MyRealWorld MG, miriamo a sostenere i pazienti, migliorare la diagnosi precoce e offrire soluzioni che si adattino al loro stile di vita. La nuova formulazione sottocutanea di efgartigimod alfa permette una gestione più autonoma e libera risorse preziose negli ospedali”.
Cronaca
Fnopi, 5mila infermieri attesi al terzo congresso

È pronto a partire il terzo Congresso nazionale intitolato ‘Infermiere³ – innovazione, sfide e soluzioni’, organizzato dalla Fnopi, Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche. L’evento si terrà presso il Palacongressi di Rimini dal 20 al 22 marzo e vedrà la partecipazione di circa 5.000 infermieri provenienti da tutta Italia.
La giornata inaugurale del 20 marzo sarà aperta dai saluti istituzionali di Orazio Schillaci, ministro della Salute, Paolo Zangrillo, ministro per la Pubblica amministrazione, e Massimiliano Fedriga, presidente della Conferenza delle Regioni. La chiusura della prima giornata sarà affidata al sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato. Durante il congresso interverranno diversi rappresentanti del Governo, tra cui i presidenti delle Commissioni Affari sociali di Camera e Senato, Ugo Cappellacci e Francesco Zaffini, insieme a numerosi esperti del settore.
Il 21 marzo, la seconda giornata del congresso, si aprirà con l’intervento del vice ministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto. Successivamente, lo scrittore ed ex magistrato Gianrico Carofiglio terrà un discorso sul valore delle professioni di cura. Nel pomeriggio, alle 14, il comico Paolo Cevoli presenterà il suo spettacolo ‘I fatti mi cosano’, mentre dalle 18.30 alle 20 sarà protagonista la cantante Tosca con il suo ‘Conversa-Concerto’.
La giornata conclusiva del 22 marzo prevede, prima della cerimonia di chiusura e della proclamazione della mozione congressuale, un approfondimento a cura della Fondazione Gimbe e un focus sulla dimensione internazionale della professione infermieristica, grazie alla partecipazione dell’European Nursing Council. In mattinata sarà inoltre presentato l’aggiornamento del Codice deontologico delle professioni infermieristiche, accompagnato da una lettura dell’attore Paolo Romano.
Parallelamente al programma della sala plenaria, il congresso offrirà numerose attività per i partecipanti. Al primo piano del Palacongressi sarà allestito il Villaggio della formazione in simulazione, con 10 simulation room aperte dalle 12.30 del 20 marzo alle 13.30 del 22 marzo. Inoltre, saranno organizzati l’evento formativo Simmed, la Giornata della libera professione e l’evento formativo Cives.
Al piano terra sarà disponibile una experience area, dove i partecipanti potranno esplorare in anteprima il sito del progetto ‘Infermieri oggi e domani’, visitare alcune sezioni del Museo internazionale dell’arte filatelica infermieristica e del Mosai, Mostra storica dell’assistenza infermieristica. Una sala sarà riservata ai professionisti e ai ricercatori che presenteranno lavori dedicati all’innovazione in sanità e all’uso della tecnologia.
Grazie a una convenzione con il Comune di Rimini, tutti gli infermieri iscritti al congresso avranno l’opportunità di visitare gratuitamente tre importanti poli museali della città: il Museo della Città, la Domus del Chirurgo e il Fellini Museum.
Cronaca
‘Nel palazzo bianco’, il primo romanzo che racconta la pandemia Covid vista...

Un nuovo capitolo narrativo emerge a cinque anni dalla pandemia da Covid-19: il primo romanzo che esplora quel periodo complesso attraverso gli occhi di chi ha vissuto in prima linea nel ministero della Salute. Il libro, intitolato “Nel palazzo bianco” e pubblicato da Solferino, è scritto da Nicola Del Duce, che all’epoca ricopriva il ruolo di portavoce del ministro della Salute Roberto Speranza. La presentazione ufficiale si terrà sabato a Roma presso l’Auditorium Parco della Musica, alle ore 12:30 nello Studio 3. L’evento sarà a ingresso gratuito fino a esaurimento posti e vedrà l’autore dialogare con Lucia Annunziata e Florinda Fiamma.
Per Nicola, il ruolo di portavoce rappresenta un momento di svolta nella sua carriera. Pur non essendo una posizione centrale nel Governo, offre l’opportunità di fare la differenza. Era il settembre del 2019 quando iniziò il suo incarico, ma solo quattro mesi dopo, il giovane ministro e il suo team si trovarono a fronteggiare una crisi senza precedenti: una pandemia globale che non solo travolse la sanità, ma divenne anche un’emergenza politica e mediatica. La lotta contro un nemico invisibile, che causava centinaia e poi migliaia di vittime ogni giorno, trasformò la realtà in un incubo crescente, con il sistema sull’orlo del collasso.
Nella narrazione del romanzo, Nicola emerge come protagonista e testimone di eventi straordinari: dai vertici europei per evitare l’isolamento dell’Italia, alle decisioni di chiusure senza precedenti e alle complicate riaperture. Si passa attraverso il risiko internazionale delle mascherine fino alla più ambiziosa campagna vaccinale mai realizzata, tutto in un contesto politico sempre più teso, culminato con un cambio di Governo in piena crisi. Per Nicola e i suoi colleghi, divenuti amici, il sacrificio personale è stato enorme: niente riposo, niente vita familiare, un prezzo alto da pagare per portare a termine il loro compito.
“Nel Palazzo bianco” non è solo un romanzo politico o generazionale, ma il racconto drammatico di un Paese che affronta una trasformazione cruciale. È la storia di un periodo che il mondo intero ha vissuto, ma mai raccontata dal cuore delle stanze dove si decidevano i destini globali.
Nicola Del Duce, originario di Roma, ha studiato Lettere e Filosofia con indirizzo storico all’Università Sapienza di Roma, completando un master in Relazioni Internazionali presso Bologna nel 2003. Giornalista pubblicista, ha alternato il lavoro in ufficio stampa con quello di redattore. Nel 2015, ha iniziato a collaborare con Roberto Speranza, seguendolo nell’esperienza al ministero della Salute come suo portavoce.
Cronaca
Equinozio di primavera 2025, cosa succede e perché non è il 21 marzo

La primavera è ormai alle porte. Domani, un importante fenomeno astronomico segnerà la conclusione dei tre mesi invernali e l’arrivo della nuova stagione: l’equinozio di primavera, che nel 2025 avrà luogo il 20 marzo alle ore 10:01.
In occasione dell’equinozio, i raggi solari risultano perfettamente perpendicolari all’equatore, creando una perfetta uguaglianza tra le ore di luce e quelle di buio. Durante questa giornata, infatti, si registrano esattamente 12 ore di luce e 12 ore di oscurità. Da quel momento, per i successivi sei mesi, l’emisfero settentrionale sarà quello maggiormente illuminato dal Sole.
Secondo la tradizione popolare, le stagioni astronomiche iniziano sempre il 21 del mese di riferimento. Tuttavia, in realtà, le date di equinozi e solstizi variano di anno in anno, in funzione del movimento orbitale della Terra attorno al Sole. L’equinozio di marzo, ad esempio, può verificarsi tra il 20 e il 21, con rarissime eccezioni il 19.
Questa variazione delle date, che interessa anche l’equinozio d’autunno e i solstizi di estate e inverno, è dovuta alla durata frazionaria dell’anno tropico. Se un anno fosse composto da un numero intero di giorni, le stagioni inizierebbero sempre nello stesso giorno. Tuttavia, un anno solare dura 365,2422 giorni, ovvero quasi un quarto di giorno in più. Ogni quattro anni, questo scarto accumula un ritardo di circa un giorno, motivo per cui viene aggiunta una giornata al calendario, il 29 febbraio. Questo meccanismo porta a una variazione ciclica nelle date degli equinozi e dei solstizi.
Cronaca
Violenza di gruppo su due minorenni a Seminara: sei condanne

Sei imputati sono stati condannati, mentre altri sei sono stati assolti, nell’ambito del processo legato alla violenza sessuale di gruppo commessa ai danni di due ragazze minorenni originarie di Seminara e Oppido Mamertina, località situate nella provincia di Reggio Calabria. La sentenza è stata emessa dal gup del Tribunale di Palmi, Francesca Mirabelli, che ha stabilito pene comprese tra i 13 e i 5 anni di reclusione. Le aggravanti sono state escluse per tutti gli imputati, i quali hanno ottenuto una riduzione della pena grazie alla scelta del rito abbreviato. Le violenze sono iniziate nel gennaio 2022 e si sono protratte fino al novembre 2023. Proprio il 15 novembre, è stata avviata l’operazione denominata ‘Masnada’, che ha portato a numerosi arresti e ha fatto emergere questa drammatica vicenda.
“Accogliamo questa sentenza con il rispetto dovuto”, ha dichiarato l’avvocato Marina Pasqua, legale di parte civile. Ha sottolineato che il verdetto rappresenta un passo rilevante verso la giustizia. Fin dall’inizio, l’obiettivo non è stato quello di cercare vendetta, ma di ottenere il riconoscimento della verità e di proteggere la dignità della vittima. Questo processo ha evidenziato temi cruciali come il consenso e le disuguaglianze di genere, questioni che purtroppo continuano a vedere le donne trattate come oggetti, private della loro autodeterminazione.
L’avvocato Pasqua ha inoltre affermato che è inaccettabile che episodi di tale gravità continuino a verificarsi nell’indifferenza generale. Ha espresso la massima vicinanza alla vittima, il cui coraggio è stato determinante per far emergere la verità. Infine, ha auspicato che questa sentenza possa rappresentare un segnale forte per il futuro, affinché nessun’altra giovane debba subire esperienze simili a quelle vissute dalla sua assistita.
Cronaca
‘Quel corpo non è me’: il nuovo podcast di Mettiamoci la voce sui disturbi...

I disturbi del comportamento alimentare sono al centro del nuovo e atteso podcast realizzato dal collettivo genovese Mettiamoci la voce. Intitolato “Quel corpo non è ME”, il progetto si articola in sette episodi che combinano testimonianze personali, interventi di esperti e approfondimenti per analizzare in modo approfondito le cause e gli effetti di problematiche come anoressia, bulimia, binge eating e altre forme di sofferenza legate al cibo.
Le origini dei disturbi alimentari sono esplorate nel podcast, prodotto da Sandro Ghini in collaborazione con l’attrice e lettrice Lucia Caponetto. Guidato dalla voce del dottor Florio Cocchi, specialista in Scienza dell’Alimentazione, il programma mette in luce le radici emotive, psicologiche e sociali di queste patologie, spesso ignorate o sottovalutate.
Focus su medici, pazienti e familiari: “Quel corpo non è ME” offre uno spazio di ascolto a chi vive quotidianamente queste difficoltà. Partecipano persone appartenenti a Fiocchetto Lilla, la fondazione che coordina le principali associazioni impegnate nella sensibilizzazione sui disturbi del comportamento alimentare. Inoltre, il podcast include le voci dei familiari e i pareri di medici, esperti e giornalisti.
Gli ospiti speciali: La lista degli interventi è ampia e variegata. Oltre al dottor Florio Cocchi, il podcast accoglie medici esperti in Scienza dell’Alimentazione come il dottor Pablo Belfiori e le dottoresse Leslye Pario, Pamela Pace, Marta Taverna e Samantha Lombardo. Stefano Tavilla, vicepresidente della Fondazione Fiocchetto Lilla, condivide la sua esperienza, mentre la giornalista e scrittrice Agnese Buonomo racconta il suo libro “La famiglia divorata”, pubblicato nel 2021, che raccoglie dieci storie sui disturbi alimentari dal punto di vista dei familiari. Anche Valeria Corciolani, autrice di romanzi gialli, affronta il tema in modo profondo e personale.
I dati allarmanti: Secondo il Ministero della Salute, in Italia oltre 4 milioni di persone soffrono di disturbi alimentari, con un’incidenza significativa tra i 9 e i 12 anni. Nel solo 2023, si sono registrati 3.780 decessi correlati a queste patologie. Numeri che emergono con forza in prossimità della Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla, celebrata il 15 marzo.
La voce del corpo: “Abbiamo cercato di raccontare e comprendere questo dolore attraverso le parole di malati, guariti, familiari ed esperti, in un viaggio che ci ha permesso di guardare dentro noi stessi”, spiega il dottor Florio Cocchi. “Il titolo del podcast evidenzia il distacco patologico tra una mente ossessiva e un corpo che diventa il bersaglio di un controllo esasperato, simbolo di disagio, sofferenza o paura di non essere amati. Un corpo che, pur troppo magro o troppo grasso, continua a chiedere amore e riconoscimento.”
Un podcast corale: “Fin dall’inizio,” sottolinea Sandro Ghini, “abbiamo deciso di concentrarci sulla varietà di voci e storie che si intrecciano dietro disturbi così complessi, che coinvolgono corpo e mente. Il risultato è un racconto corale dove l’attenzione si focalizza sul contenuto delle esperienze condivise e sul loro legame con altre storie.”
Dove ascoltarlo: Il podcast include anche letture di brani selezionati, interpretati da Lucia Caponetto, che aggiungono ulteriore profondità e spunti di riflessione. È disponibile gratuitamente sulle principali piattaforme di streaming.
Cronaca
Migranti, naufragio a Lampedusa: in corso ricerche dispersi

Le operazioni di ricerca sono ripartite all’alba di oggi nel Canale di Sicilia, con il supporto delle motovedette della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza. Si cerca di rintracciare le circa 40 persone disperse a seguito del naufragio avvenuto ieri. Nella serata di martedì, le motovedette hanno trasportato a Lampedusa i 10 superstiti e i sei corpi senza vita recuperati nei pressi dell’isolotto di Lampione.
Secondo il racconto dei sopravvissuti, il gruppo era partito da Sfax, in Tunisia, a bordo di un gommone con un totale di 56 persone. Durante il tragitto in acque internazionali, molte di loro sarebbero finite in mare a causa delle avverse condizioni meteorologiche.
Al momento, i 10 sopravvissuti, tutti giovani uomini, sono stati trasferiti all’hotspot di Lampedusa e vengono interrogati dalla Polizia. Le loro testimonianze sono fondamentali per ricostruire le dinamiche del naufragio.
“Ieri abbiamo accolto nell’hotspot i superstiti di questo tragico evento. L’imbarcazione proveniva dalla Tunisia e i naufraghi sono originari dell’Africa subsahariana. Dopo una notte di riposo, sono risultati in buone condizioni di salute. Stiamo procedendo con le operazioni di identificazione e forniremo loro un supporto psicologico grazie alla nostra equipe multidisciplinare”, ha dichiarato Cristina Palma, vice direttrice dell’hotspot di Lampedusa gestito dalla Croce Rossa Italiana.
Il naufragio, avvenuto nelle vicinanze dell’isola, ha visto la presenza di 56 persone sull’imbarcazione: 10 sono sopravvissute, sei corpi sono stati recuperati e le ricerche dei 40 dispersi sono ancora in corso. La partenza era avvenuta da Sfax, in Tunisia.
Cronaca
Mario Paciolla, i genitori contro l’archiviazione: “È stato ucciso in...

Anna e Pino Paciolla, genitori di Mario Paciolla, sono convinti che il loro figlio sia stato vittima di omicidio e si oppongono con forza alla seconda richiesta di archiviazione avanzata dalla procura di Roma. Mario, un cooperante originario di Napoli, è stato trovato morto nella sua abitazione a San Vicente del Caguàn, in Colombia, nel luglio 2020, mentre lavorava per le Nazioni Unite. Aveva solo 30 anni. “Non abbiamo mai creduto che Mario si sia tolto la vita, amava vivere. Ci sono molte prove, anche di tipo scientifico, che ci indicano che è stato assassinato”, affermano i genitori.
Oggi è prevista a piazzale Clodio l’udienza per opporsi alla chiusura del caso, richiesta per la seconda volta dalla procura di Roma. “Mario aveva comprato un biglietto per tornare a Napoli poche ore prima della sua morte. Non possiamo accettare l’ipotesi del suicidio”, dichiarano Anna e Pino dal sit-in organizzato nei pressi della città giudiziaria con il supporto di Articolo 21, Fnsi e Amnesty International. “Nostro figlio amava la vita, si dedicava agli altri, e da cinque anni combattiamo per ottenere risposte. Il nostro è un cammino di verità e giustizia, portato avanti anche in nome di altri cooperanti impegnati all’estero, come Alberto Trentini.”
Cronaca
Festa del papà, non tutti la festeggiano il 19 marzo: chi la celebra un altro giorno

Oggi, mercoledì 19 marzo 2025, si celebra la Festa del papà. In Italia, questa ricorrenza coincide con il giorno di San Giuseppe, una figura importante nella tradizione cattolica, simbolo di un padre amorevole e positivo. Fu nel 1479 che Papa Sisto IV proclamò San Giuseppe come protettore dei padri di famiglia e patrono della Chiesa universale. Fino al 1977, il 19 marzo era considerato un giorno festivo nel nostro Paese, mentre oggi è un giorno lavorativo.
La Festa del papà è celebrata in tutto il mondo, sebbene le date varino da nazione a nazione. In Germania, ad esempio, è un giorno festivo e viene celebrato in concomitanza con il giorno dell’Ascensione. Nei Paesi cattolici, come l’Italia, la ricorrenza rimane legata al 19 marzo, in onore del padre putativo di Gesù.
In altre nazioni, come la Francia, l’Irlanda, la Grecia e il Regno Unito, la celebrazione si tiene la terza domenica di giugno. Questa tradizione, adottata anche da molti Paesi del Nord Europa, dell’Asia e del Sud America, ha origine negli Stati Uniti. L’idea della Festa del papà fu introdotta da Sonora Smart Dodd, figlia del veterano della guerra civile americana William Jackson Smart, che volle rendere omaggio al padre, capace di crescere da solo sei figli dopo la morte della moglie durante il parto dell’ultimo figlio.
La prima celebrazione ufficiale negli Stati Uniti ebbe luogo il 19 giugno 1910, nello Stato di Washington. Con il tempo, la popolarità della Festa del papà crebbe, fino a quando, nel 1966, venne riconosciuta a livello nazionale come ricorrenza ufficiale, celebrata la terza domenica di giugno. La proclamazione definitiva avvenne nel 1972. Gli Stati Uniti, oltre a essere la culla della Festa della mamma, hanno così dato origine anche alla tradizione della Festa del papà.
In Corea del Sud, invece, la celebrazione è stata unificata nella Festa dei genitori, che non è considerata un giorno festivo. Questa giornata è dedicata sia ai padri che alle madri, con celebrazioni in ambito familiare e a livello nazionale. In Corea, la ricorrenza rappresenta non solo un’occasione per onorare i genitori, ma anche per dimostrare rispetto verso gli anziani e i membri più maturi della società, un valore profondamente radicato nella cultura sudcoreana.
In Italia, il giorno di San Giuseppe segna simbolicamente la fine dell’inverno. Per questo motivo, in alcune regioni, la festa del 19 marzo si intreccia con antichi riti di purificazione agraria, come i tradizionali falò che celebrano il passaggio dall’inverno alla primavera.
Non mancano, inoltre, le tradizioni culinarie, tra cui spiccano le zeppole napoletane. La loro origine è oggetto di dibattito: una teoria le collega ai riti pagani dell’antica Roma, come le Liberalia, feste in onore delle divinità del grano e del vino durante le quali venivano preparate frittelle di frumento. Un’altra ipotesi attribuisce la nascita delle zeppole a un antico dolce conventuale, forse creato nel convento di San Gregorio Armeno o in quello di Santa Patrizia, entrambi situati a Napoli.
Cronaca
Sciopero treni oggi, orari e servizi garantiti: cosa c’è da sapere

Oggi si prospetta una giornata difficile per chi viaggia in treno. Lo sciopero nazionale del personale di Gruppo FS, Trenitalia, Trenitalia Tper e Trenord potrebbe causare cancellazioni o variazioni ai treni nell’orario compreso tra le 9:01 e le 16:59. Inoltre, potrebbero verificarsi disagi anche prima e dopo la fascia oraria ufficiale dello sciopero.
Secondo quanto riportato dal Gruppo FS, lo sciopero potrebbe influenzare la regolarità della circolazione ferroviaria, con possibili cancellazioni, sia totali che parziali, dei treni Frecce, Intercity e dei treni Regionali di Trenitalia. Per quanto riguarda i servizi regionali, saranno garantiti solo i servizi essenziali, operativi nei giorni feriali tra le 6:00 e le 9:00 e tra le 18:00 e le 21:00. I treni in viaggio all’inizio dello sciopero potranno raggiungere la destinazione finale entro un’ora dall’inizio dell’agitazione; in caso contrario, si fermeranno in stazioni precedenti alla destinazione prevista.
L’iniziativa, promossa da Orsa, Ugl e Fast, potrebbe avere effetti anche sul servizio suburbano e aeroportuale. In particolare, Trenord ha comunicato che le corse dei collegamenti Malpensa Express e S50 Malpensa Aeroporto-Bellinzona potrebbero subire modifiche o cancellazioni. Per le tratte non effettuate, saranno messi a disposizione autobus sostitutivi, senza fermate intermedie, tra Milano Cadorna (via Paleocapa, 1) e Malpensa Aeroporto, così come tra Stabio e Malpensa Aeroporto.
Per i passeggeri che preferiscono rinunciare al viaggio, è possibile richiedere il rimborso a partire dalla dichiarazione dello sciopero fino all’orario di partenza del treno prenotato, per i treni Intercity e Frecce. Per i treni Regionali, il rimborso può essere richiesto fino alle ore 24:00 del giorno precedente lo sciopero. In alternativa, è possibile riprogrammare il viaggio a condizioni simili, compatibilmente con la disponibilità dei posti. Inoltre, Trenitalia assicura la circolazione di alcuni treni a lunga percorrenza.
Cronaca
Consegnati i premi ‘Mario Sarzanini’, riconoscimento alla carriera per Rino...

Nell’Aula Magna dell’Università Guglielmo Marconi di Roma si è svolta la cerimonia di consegna dei premi della quarta edizione del Premio Giornalistico Mario Sarzanini, dedicato alla memoria dello storico giornalista di cronaca giudiziaria di Roma, scomparso nel 2021. Sarzanini collaborò con Adnkronos tra il 2016 e il 2017.
Tra i presenti in sala, i figli del giornalista: Fiorenza, vicedirettore del Corriere della Sera, ed Enrico e Roberta, anch’essi giornalisti. Davide Desario, direttore di Adnkronos e membro della giuria del premio, ha ricordato Mario Sarzanini con queste parole: “Mario rappresentava tutto ciò che manca a un’intelligenza artificiale: la serietà, la scrupolosità nel verificare le fonti e il rispetto per esse. L’intelligenza artificiale può compilare, ma non scoprire notizie. Questo premio celebra una persona che ha incarnato valori importanti e che ha cresciuto tre figli eccezionali. È fondamentale tramandare questi principi.”
Il premio per la categoria Tv è stato assegnato a Vittorio Brumotti, inviato di Striscia la notizia, il quale ha ricevuto il riconoscimento da Don Antonio Coluccia. Brumotti ha dichiarato: “Io porto denunce in tutta Italia e oltre. Qualcuno diceva che bisogna consumare scarpe e penne; io consumo le gomme della bicicletta, ma sempre con il sorriso. Faccio parte di un programma satirico e credo che prendersi troppo sul serio non sia corretto. Non immagino una Sparta, ma un’Atene dove le persone possano essere reintegrate. Con Don Antonio abbiamo realizzato bellissime iniziative nei rioni difficili, mescolando sport e satira: lui con il pallone, io con la bicicletta. A volte le cose non andavano lisce, ho ricevuto pietre e elettrodomestici sul tetto della macchina. Questo sono io, un ragazzo semplice, figlio di un carabiniere degli anni di piombo, impegnato a combattere le ingiustizie per riprenderci il territorio.”
Per la categoria Uffici stampa, il premio è andato ad Agostino Vitolo, capo dell’ufficio stampa del comando provinciale dell’Arma dei Carabinieri di Roma. Vitolo ha sottolineato: “Da quando sono a capo dell’ufficio stampa dei Carabinieri, ho avuto la fortuna di conoscere tanti giornalisti, tra cui Mario Sarzanini. Ricordo che mi chiese di ricevere i comunicati stampa e, ancora oggi, inviamo i comunicati alla sua e-mail personale.”
Tra i premiati nelle altre categorie spiccano Mia Ceran per il podcast ‘The Essential’ nella sezione Web e Podcast, Marco Maffettone (Ansa) per le Agenzie e Giusi Legrenzi (Rtl 102.5) per la Radio. Il Premio alla carriera è stato assegnato a Rino Barillari, noto come il ‘King dei paparazzi’, che ha affermato: “Sarebbe meraviglioso tornare indietro e rifare tutto ciò che ho fatto. Dobbiamo tornare a scattare foto con la testa, non solo per il semplice scatto.”
Il Premio speciale di questa edizione è stato conferito al film ‘Il ragazzo dai pantaloni rosa’, che narra la storia vera di Andrea Spezzacatena, un quindicenne che nel 2012 si tolse la vita a causa del bullismo e cyberbullismo. A ritirare il premio sono stati la madre Teresa Manes e il produttore Roberto Proia.
A moderare la premiazione è stata Filomena Leone, che ha condiviso il palco con la giuria presieduta da Andrea Balzanetti e composta da Andrea Cappelli, Luigi Contu, Emma D’Aquino, Guido D’Ubaldo, Massimo Martinelli, Flavio Natalia, Andrea Pucci e Davide Desario.
Cronaca
Ferrucci dalle teste di Modì alla ricerca: “Le misi nel curriculum. Che risate con...

Non ha mai rinnegato il proprio passato, nemmeno dopo aver indossato il camice da medico. Pier Francesco Ferrucci, oggi noto oncoimmunologo, ricorda con serenità di essere stato uno degli artefici della celebre “beffa del secolo” avvenuta 41 anni fa. Quell’episodio, che ruotava attorno alle famose “false teste di Modì”, non ha mai intaccato la sua professionalità, né la sua dedizione verso il lavoro. “Fin dall’inizio, ho inserito quello scherzo persino nel mio curriculum”, racconta Ferrucci, sottolineando come quell’esperienza sia stata parte integrante della sua vita.
Ferrucci, noto per essere stato uno dei protagonisti della più grande “fake news” nella storia dell’arte, oggi è a capo del Comitato Scientifico della Fondazione Grazia Focacci. La fondazione, che si occupa di ricerca oncologica e supporto ai pazienti, ha organizzato una serata speciale il 1° aprile allo Sporting Club di Monza, un evento dedicato alla prevenzione e alla raccolta fondi. L’iniziativa, intitolata “La beffa del secolo. Le teste di Modì tra scienza e Charity”, unisce il ricordo dello storico scherzo alle tematiche della salute e della ricerca.
Ricordando quel famoso episodio, Ferrucci spiega: “Quello scherzo è parte di me. Con il tempo ho capito che poteva essere utilizzato per creare connessioni tra persone con interessi diversi e convogliarle verso obiettivi più nobili, come la lotta contro il cancro e la promozione di terapie innovative”. Persino Umberto Veronesi, celebre oncologo, scherzò su quella vicenda quando Ferrucci iniziò a lavorare presso l’Istituto Europeo di Oncologia. “Era un mito”, ricorda Ferrucci, rievocando con ironia gli aneddoti legati a quell’esperienza.
L’idea delle “false teste di Modigliani” nacque nell’estate del 1984 a Livorno, città natale di Ferrucci. In quel periodo, si parlava della leggenda secondo cui l’artista avrebbe gettato alcune delle sue sculture in un canale della città. Ferrucci, allora giovane studente universitario, insieme ai suoi amici decise di creare delle teste che somigliassero alle opere di Modigliani. “Mai avremmo immaginato che la nostra creazione sarebbe stata scambiata per autentica”, spiega, sottolineando l’impatto inaspettato che ebbe lo scherzo.
In poco tempo, la vicenda si trasformò in un caso mediatico. “Pensavamo di finire sui giornali per un giorno, invece siamo arrivati alla Rai in uno speciale visto da 14 milioni di spettatori”, ricorda Ferrucci. La notorietà legata a quell’episodio gli costò un anno e mezzo di università, ma gli permise anche di partecipare a eventi artistici internazionali. “Poi sono tornato sui miei binari e mi sono concentrato sulla ricerca scientifica”, spiega.
Oggi, Ferrucci usa quel passato come occasione per connettersi con i suoi pazienti. “A volte è un modo per rompere il ghiaccio e creare una connessione. Non mi espongo direttamente, ma sono spesso loro a fare domande, soprattutto grazie ai social e al web”, afferma. Quell’esperienza gli ha insegnato l’importanza di essere sinceri e trasparenti, qualità che ritiene fondamentali per evitare strumentalizzazioni.
Ferrucci riconosce che la vicenda delle false teste ha avuto anche risvolti complessi, come il tentativo di sabotare la sua candidatura a un primariato a Firenze. Tuttavia, sottolinea: “Ho sempre cercato di utilizzare quell’impatto per finalizzare le mie competenze e offrire un servizio, soprattutto nella ricerca e nel supporto clinico.”
Parlando di ricerca oncologica, Ferrucci evidenzia la rivoluzione in corso grazie ai farmaci immunologici e ai trattamenti mirati. “Queste tecnologie sono estremamente utili, ma anche molto costose. È fondamentale informare la società e la politica per rendere queste cure più accessibili”, spiega. Ferrucci auspica la creazione di un hub di riferimento in Lombardia per ottimizzare risorse e garantire l’accesso alle nuove terapie.
La serata del 1° aprile, organizzata dalla Fondazione Grazia Focacci, sarà dedicata alla raccolta fondi per la ricerca oncologica. Fondata nel 2008, la fondazione ha già raccolto circa 400mila euro e promosso oltre 450 visite specialistiche. Ferrucci sarà affiancato da Michele Ghelarducci, uno degli autori dello scherzo del 1984, e dal comico Antonello Taurino, che ha dedicato una pièce teatrale alla vicenda. L’evento rappresenta un momento di sinergia tra arte, salute e solidarietà.
Secondo Federico Romani, presidente del Consiglio regionale, “l’iniziativa dimostra la capacità del territorio di fare sistema”. Martina Sassoli, consigliera regionale, sottolinea l’importanza della raccolta fondi per la ricerca, evidenziando come la scienza sia fondamentale per distinguere tra speranza e incertezza, tra possibilità e impossibilità di cura.
Cronaca
Omicidio Sharon Verzeni, Sangare in aula ritratta confessione: “Sono...

Moussa Sangare, un uomo di 31 anni attualmente sotto processo per l’omicidio di Sharon Verzeni, ha ritrattato la sua confessione fatta durante l’estate scorsa. Questo è avvenuto al termine della seconda udienza presso la corte d’Assise di Bergamo, convocata per affidare l’incarico di una perizia psichiatrica. Tale perizia dovrà valutare la sua capacità di intendere e di volere al momento dell’omicidio, avvenuto nella notte tra il 29 e il 30 luglio 2024, quando la 33enne Sharon Verzeni è stata accoltellata a morte per strada a Terno d’Isola.
Dopo la designazione dei consulenti di parte, Sangare ha preso la parola, proclamandosi innocente e spiegando le sue motivazioni in un intervento di circa dieci-quindici minuti. Lo ha riferito il suo avvocato difensore, Giacomo Maj.
La perizia psichiatrica, affidata alla dottoressa Giuseppina Paulillo, inizierà il primo aprile e dovrà essere completata entro quaranta giorni, salvo eventuali proroghe. I consulenti coinvolti comprendono il dottor Sergio Monchieri per la procura, Alessandro Calvo per la difesa e Massimo Biza per le parti civili. La prossima udienza del processo è fissata per il 22 settembre.
Nel frattempo, Sangare sarà nuovamente in tribunale tra meno di un mese per rispondere alle accuse di maltrattamenti nei confronti della madre e della sorella. La difesa ha richiesto anche in questo caso un rito abbreviato condizionato a una perizia psichiatrica. L’udienza per l’assegnazione dell’incarico è stata programmata per il 9 aprile. Né la madre né la sorella si sono costituite parte civile.
I familiari di Sharon Verzeni, secondo quanto riportato dall’avvocato Luigi Scudieri, sono profondamente provati dalla situazione. Sono una famiglia unita che cerca di sostenersi a vicenda, ma il percorso giudiziario è stato particolarmente difficile per loro, soprattutto dopo che l’imputato ha ritrattato la confessione. L’avvocato Scudieri rappresenta sia la famiglia Verzeni sia il compagno della vittima, Sergio Ruocco, il quale era assente all’udienza dedicata alla perizia psichiatrica.
Moussa Sangare ha ritrattato le sue precedenti confessioni, rese in quattro diverse occasioni: ai carabinieri durante un interrogatorio a un mese dall’omicidio, in una dichiarazione spontanea, al pubblico ministero Emanuele Marchisio e durante un interrogatorio in carcere davanti alla giudice Raffaella Mascarino. Ora sostiene di essere stato spinto a confessare dai carabinieri e di non essere la persona ripresa dalle telecamere di sorveglianza a Terno d’Isola, indicando che indossava scarpe diverse rispetto a quelle dell’assassino.
Riguardo al coltello ritrovato sepolto vicino all’Adda, indicato da Sangare come arma del delitto, l’imputato ha affermato che si trovava lì perché quella era una zona in cui solitamente faceva barbecue. I carabinieri del RIS di Parma non hanno trovato tracce di sangue sul coltello, ma ciò potrebbe essere dovuto al fatto che è rimasto sotterrato in un’area umida per un mese.
In aula, Sangare ha fornito una descrizione dettagliata degli eventi, ricordando con precisione le tempistiche dei fotogrammi registrati dalle telecamere e rispondendo alle accuse mosse contro di lui. L’avvocato della famiglia Verzeni ha sottolineato che le sue dichiarazioni non sembravano frutto di confusione mentale.
Secondo il legale, il comportamento di Sangare dopo l’omicidio evidenzierebbe la sua capacità di intendere e di volere. Dopo aver ucciso Sharon, avrebbe attraversato i campi per evitare le telecamere, modificato bici e aspetto, e sepolto i vestiti con dei sassi. Inoltre, una traccia di DNA di Sharon è stata trovata sul trapezio della bicicletta di Sangare, l’unica parte non sostituita.
Il comportamento di Sangare nelle ore precedenti all’omicidio, come descritto nelle confessioni poi ritrattate, include minacce a due adolescenti, l’inseguimento di tre uomini a Chignolo d’Isola e un tentativo con un coltello contro una statua femminile a Terno d’Isola. Infine, avrebbe incontrato Sharon Verzeni. L’avvocato Scudieri ritiene che, nonostante l’assenza di un movente manifesto, un motivo ci sia, ovvero la volontà di uccidere una donna.
Cronaca
Maternità surrogata, Associazione Coscioni: “Condanna coppia Arezzo? Legge non...

Le avvocate Filomena Gallo e Francesca Re, rappresentanti dell’Associazione Luca Coscioni, hanno espresso il loro parere sulla situazione della coppia di Arezzo attualmente ferma in California. I due uomini si trovano bloccati dopo la nascita del loro figlio, ottenuto tramite un percorso di maternità surrogata. Il timore è che, rientrando in Italia, possano incorrere in conseguenze legali significative, poiché la pratica è ora considerata un reato universale. Questo potrebbe comportare una pena fino a due anni di carcere, un processo e una multa compresa tra 600mila e un milione di euro. Tuttavia, le avvocate sottolineano che una condanna appare improbabile.
La cosiddetta legge ‘Varchi’, che introduce la punibilità per i reati di surrogazione di maternità commessi all’estero, è entrata in vigore il 3 dicembre scorso. Le avvocate spiegano che, essendo una legge penale, essa si applica esclusivamente ai fatti commessi dopo la sua entrata in vigore, in conformità con il principio di irretroattività della legge penale.
Secondo Gallo e Re, il principio di irretroattività è un fondamento costituzionale essenziale, applicabile anche all’ambito riproduttivo. I percorsi di fecondazione assistita con gravidanza per altri iniziano con un accordo con le cliniche, la creazione dell’embrione e il trasferimento dello stesso nell’utero della gestante, eventi che precedono di almeno nove mesi il parto. Questo implica, secondo la dottrina penalistica prevalente, che il momento consumativo del reato non coincida con il parto, ma con l’inizio della gravidanza. Di conseguenza, tutte le gravidanze avviate prima del 3 dicembre non rientrano nell’applicazione della legge ‘Varchi’.
Le avvocate precisano che ciò non esclude l’avvio di procedimenti penali, come già avveniva prima dell’introduzione della nuova normativa. Tuttavia, con una difesa adeguata, è altamente improbabile che tali procedimenti si concludano con una condanna. “Le persone che hanno iniziato un percorso di gravidanza per altri prima della data di entrata in vigore della legge non possono abbandonare il bambino per timore di una condanna, poiché ciò costituirebbe una forma di istigazione a un reato ben più grave di quello che si cerca di evitare”, concludono Gallo e Re.
Cronaca
Violenza contro le donne, Giorlandino “ripartire dall’educazione a scuola per...

Promuovere l’educazione all’affettività nelle scuole per contrastare la violenza contro le donne e superare la logica del possesso. Questo è l’appello lanciato da Mariastella Giorlandino durante un incontro tenutosi a Roma presso l’Università Guglielmo Marconi. L’evento, organizzato dalla Fondazione Artemisia e Vite Senza Paure Onlus, si è concentrato sulla lotta contro il femminicidio, lo stalking, il patriarcato, il body shaming e ogni forma di violenza. La scelta di organizzare l’incontro alla vigilia della Festa del papà, secondo Giorlandino, è stata significativa per ridefinire il rapporto tra maschile e femminile, promuovendo rispetto e sensibilità emotiva.
“La Fondazione Artemisia lavora da 40 anni su queste tematiche”, ha spiegato Giorlandino. L’organizzazione si occupa anche di mobbing, bullismo e altre forme di violenza, sottolineando l’urgenza di interventi mirati per il futuro delle nuove generazioni. In collaborazione con il Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, sono in fase di sviluppo programmi educativi specifici per le scuole. Giorlandino ha evidenziato che il senso di possesso, presente sia tra uomini che donne, nasce dalla mancanza di affetto, sottolineando che l’affettività e la forza interiore sono fondamentali per evitare il ricorso al possesso come fonte di sicurezza.
Con un tocco personale, Giorlandino ha dichiarato: “Parlo con cognizione di causa, avendo vissuto esperienze che mi hanno profondamente segnato. Mi batterò sempre per offrire ai giovani un futuro di serenità e equilibrio affettivo, combattendo ogni forma di violenza che impoverisce la società e la rende malata”. La conferenza, moderata da Simona Izzo, ha coinvolto personalità del mondo dello spettacolo e della cultura, che hanno sottolineato l’importanza di agire tempestivamente. Il dibattito ha evidenziato la necessità di integrare la formazione scolastica con l’educazione familiare per sensibilizzare i giovani su etica, legalità e rispetto reciproco.
Un momento particolarmente toccante è stato il racconto di Daniela Bertoneri, madre di Michelle Caruso, una giovane di 16 anni vittima di un omicidio da parte di un coetaneo. La sua testimonianza ha messo in luce il disagio di una generazione che spesso supera i limiti e affronta la vita con rabbia e violenza.
Durante l’evento, Giorlandino, insieme a Maria Grazia Cucinotta, ha ribadito l’importanza di eliminare il senso di possesso nelle relazioni, che spinge a considerare l’altro come un’appendice della propria vita, portando a conseguenze estreme quando il legame si interrompe.
Tra i partecipanti al dibattito, il magistrato Fernanda Fraioli, la psicologa Francesca Malatacca e Giovanni Carnovale hanno offerto un’analisi approfondita dal punto di vista culturale, legale e educativo. Inoltre, il segretario dell’Ugl ha presentato dati relativi ai rapporti lavorativi tra uomini e donne. Fabio Massimo De Martino, figlio di Mariastella Giorlandino, ha concluso il dibattito esprimendo la propria preoccupazione per le visioni distorte che molti uomini hanno ancora oggi sul rapporto uomo-donna.
Cronaca
Papa Francesco, ancora “lievi miglioramenti” per il Pontefice: come sta

La condizione di Papa Francesco, ricoverato da oltre un mese presso il Policlinico Gemelli a causa di una polmonite bilaterale, si mantiene oggi “stabile in un quadro complesso”. Secondo quanto comunicato dalla Sala Stampa Vaticana, si osservano “lievi miglioramenti” nei progressi della fisioterapia respiratoria e motoria. Un nuovo bollettino medico è previsto per la serata di domani.
Inoltre, la Sala Stampa Vaticana ha riferito che nella notte scorsa il Papa non ha fatto uso della ventilazione meccanica non invasiva, come la maschera, ma si è avvalso esclusivamente di ossigenazione ad alti flussi. Sebbene questa rappresenti una “buona notizia”, va affrontata “con prudenza”, poiché non implica una risoluzione definitiva. Durante il giorno, il trattamento è stato alternato tra alti flussi e un’ossigenazione più blanda mediante cannule.
Il Pontefice prosegue con la terapia farmacologica per contrastare la polmonite bilaterale, associandola alla fisioterapia motoria e respiratoria. La sua giornata si è svolta tra momenti di preghiera, riposo e alcune attività lavorative. Il Santo Padre segue inoltre una dieta alimentare prescritta dai medici, che comprende anche l’assunzione di cibi solidi, come confermato dalla Sala Stampa Vaticana. Tuttavia, le dimissioni di Papa Francesco dal Gemelli non sono previste a breve termine; i medici parlano di un periodo di ricovero che potrebbe protrarsi ancora per diversi giorni.
Riguardo all’annuncio di Buckingham Palace sulla visita di Re Carlo e della Regina Consorte Camilla in Vaticano, prevista per l’8 aprile per incontrare il Papa, la Sala Stampa Vaticana ha dichiarato: “Di norma, forniamo informazioni sulle visite di Stato solo pochi giorni prima del loro svolgimento”.
Cronaca
Taranto, arriva la prima candidata sindaco creata con l’intelligenza artificiale

“Taranto ha attraversato anni caratterizzati da promesse disattese, decisioni errate e una gestione amministrativa poco efficace. Oggi, in un periodo in cui la tecnologia sta trasformando ogni aspetto della nostra vita, perché non applicarla anche alla politica? Da questa idea nasce Anna Luce D’Amico, la prima candidata sindaca concepita con il contributo dell’Intelligenza Artificiale, progettata per offrire efficienza, trasparenza e soluzioni concrete per la città.” Questo è quanto comunicato in una nota da un gruppo di esperti della comunicazione, che operano in aziende ed enti su scala nazionale e condividono un legame con Taranto, sia per origine che per affetto verso la città.
“Anna Luce D’Amico – si legge nella nota – è una figura politica unica nel suo genere. Non ha legami con partiti tradizionali, lobby o le consuete logiche di potere. Non promette obiettivi irrealizzabili e non si piega ai compromessi della politica tradizionale. Il suo focus è esclusivamente sulle soluzioni, evitando di cercare colpevoli. La sua candidatura rappresenta un esperimento innovativo che pone una domanda cruciale: se l’Intelligenza Artificiale può rivoluzionare campi come la medicina, la mobilità e l’industria, perché non potrebbe migliorare la gestione di una città? Taranto merita un’amministrazione basata su dati concreti anziché su ideologie, con decisioni fondate su fatti e non su interessi personali.”
Il programma della candidata Anna Luce D’Amico si concentra su alcune priorità fondamentali: “La salvaguardia della salute e dell’ambiente attraverso interventi fondati su dati scientifici, garantendo una bonifica efficace del territorio e una migliore qualità della vita. Inoltre, grande attenzione sarà dedicata al lavoro e all’economia, con un piano mirato al supporto delle piccole imprese, alla promozione di una riconversione industriale sostenibile e a politiche di sviluppo che favoriscano l’occupazione senza compromettere la salute pubblica.”
La trasparenza e la partecipazione dei cittadini costituiscono ulteriori pilastri della visione politica di Anna Luce D’Amico: “L’obiettivo è creare un’amministrazione libera da favoritismi, dove i cittadini possano essere protagonisti grazie a strumenti digitali che promuovano il coinvolgimento diretto e un sistema di bilancio partecipativo. La tecnologia diventa un prezioso alleato per ottimizzare la gestione della città, migliorando la viabilità, i servizi pubblici e assicurando una governance orientata al benessere collettivo. La candidatura di Anna Luce D’Amico – conclude la nota – rappresenta non solo una sfida elettorale, ma una opportunità per innalzare il livello del dibattito politico, sia a Taranto che in tutta Italia.”
Cronaca
Migranti, sindaco Lampedusa: “Qui nessuna emergenza, numeri gestibili e macchina...

La prossima settimana prenderanno il via i primi voli diretti da Milano Malpensa verso Lampedusa, e secondo il sindaco Filippo Mannino, i voli sono già al completo. Il sindaco prevede una stagione estiva promettente, sottolineando che gli sbarchi di migranti sull’isola sono numeri gestibili, grazie alle strutture attualmente disponibili.
Secondo Mannino, non c’è alcuna emergenza e non ci sono motivi di preoccupazione. “Abbiamo una macchina ben collaudata che ci permette di affrontare eventuali picchi di arrivi, anche se al momento non si registrano situazioni critiche”. Nelle ultime ore, sull’isola di Lampedusa, sono arrivati 163 migranti, tra cui 54 intercettati dalla guardia di finanza, comprendenti 4 donne e 3 minori. Questi numeri sono decisamente inferiori rispetto al passato. “Nel 2023 abbiamo registrato il transito di 101mila migranti; da gennaio a oggi, ne sono arrivati circa 4mila,” evidenzia Mannino.
Il sindaco mette in luce il lavoro svolto negli ultimi due anni. “Abbiamo affrontato il fenomeno migratorio con un approccio strutturale. Oggi l’hotspot è gestito dalla Croce Rossa, e le identificazioni avvengono in modo rapido, garantendo trasferimenti entro la giornata stessa. Chi arriva al mattino, spesso viene trasferito già in serata.”
L’assistenza sanitaria è stata anch’essa migliorata. “Nei pressi dell’hotspot abbiamo un poliambulatorio mobile, un’area di emergenza che permette di effettuare visite immediate, soprattutto per le donne in gravidanza.” Mannino ricorda anche la gara europea organizzata in collaborazione con il Governo Meloni per lo smaltimento dei barchini, che in passato venivano ammassati al molo Favaloro, ostacolando l’attracco delle navi.
Tra le altre migliorie apportate, il sindaco cita la nuova camera mortuaria con celle frigorifere. “Questo garantisce che le salme dei migranti deceduti non debbano rimanere per giorni in condizioni igienico-sanitarie precarie, come accadeva prima.” Mannino sottolinea anche gli spazi di socialità creati per favorire l’interazione tra i bambini migranti e quelli residenti sull’isola. “Tutte queste iniziative erano assenti in passato. Abbiamo lavorato per porre fine a quella che era una emergenza continua, forse aggravata da una gestione inadeguata.”
Cronaca
Papa Francesco, Vaia: “Sua sofferenza ricorda fragilità anziani, dobbiamo fare di...

L’immagine del Papa, colpito da una polmonite virale bilaterale e visibilmente segnato dalla sua disabilità, mette in evidenza un tema sempre più centrale: quello dei fragili e dei grandi anziani, anche alla luce delle trasformazioni demografiche. Secondo Francesco Vaia, ex direttore generale della Prevenzione presso il Ministero della Salute e attualmente membro dell’Autorità garante nazionale per i diritti delle persone con disabilità, è giunto il momento di fare di più. “Serve un cambio di passo e maggiore coraggio: la salute degli italiani non può essere subordinata alla logica dei risparmi e delle risorse”, ha dichiarato all’Adnkronos Salute.
In occasione della Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’epidemia Covid, Vaia ha sottolineato come “l’immagine del Papa richiami idealmente ciò che accadde cinque anni fa in Italia, con le bare di Bergamo: una tragedia che rappresentò l’apice di una vera e propria strage, descritta dai media come la scomparsa di un’intera generazione”.
Vaia ha poi ribadito l’importanza di un approccio più ampio: “La salute degli italiani non può essere gestita basandosi solo su risparmi e risorse. È necessario un cambio di direzione, puntando su una visione olistica e integrata della persona, che superi la divisione tra servizi sanitari e sociali”. Infine, l’ex direttore dello Spallanzani ha auspicato un maggiore coraggio da parte di chi riveste ruoli di responsabilità: “Un po’ di audacia potrebbe fare la differenza”.
Cronaca
Edoardo Prati, le critiche dopo l’intervento a Che tempo che fa: “Con le...

L’intervento di Edoardo Prati sulla pace, ospite nel programma televisivo “Che Tempo che Fa” condotto da Fabio Fazio, ha generato un acceso dibattito. A distanza di giorni, i social continuano a essere in fermento e molti utenti esprimono critiche verso le sue affermazioni. Tra i commenti più taglienti, uno recita: “Vive forse in un mondo di fantasia? Perché non prova direttamente lui a raccontare storie a Putin?”.
Durante il suo intervento, Prati ha affermato di credere che “le parole possano essere più potenti delle armi in determinate situazioni”. Per sostenere questa idea, ha citato esempi tratti da opere letterarie come “Le Mille e una Notte” e il “Decameron“. Secondo l’umanista, “immaginare alternative potrebbe dissuadere dal ricorrere alla guerra”. Ha poi ricordato la figura di Shahrazād, la narratrice de “Le Mille e una Notte”, che con le sue storie riuscì a calmare l’ira del re, rimandando ogni sera il finale e mantenendo così vivo l’interesse del sovrano.
Sui social media, però, non sono mancati gli attacchi. Alcuni lo accusano di essere uno di quegli “intellettuali lontani dalla realtà“, mentre altri giudicano le sue parole “banali” o addirittura “offensive”. Un utente ha scritto: “Pensare che chi si difende con le armi non abbia immaginato alternative è un’idea insopportabile”. Giuseppe Patania, su Twitter, ha ironizzato: “Geniale! Gli ucraini avrebbero dovuto fermare Putin raccontandogli storie, o i civili palestinesi ingannare Netanyahu con qualche favola!”.
A fronte delle numerose critiche, Prati ha deciso di rispondere a un commento su Instagram di Eugenio Radin, che gli scriveva: “Le storie sono importanti, ma spesso lo storytelling viene usato per mascherare la realtà. Oggi ci troviamo di fronte a un aggressore che non ha alcuna intenzione di deporre le armi. In prima serata, parlare di questi temi ha un peso. Bisogna evitare la retorica e affrontare i fatti con lucidità e freddezza“.
Prati ha replicato spiegando: “Non ho suggerito di raccontare storie come soluzione diretta. Ho proposto di investire in arte, immaginazione e cultura come forma di prevenzione. Credo che ciò possa canalizzare l’aggressività umana, prevenendo il clima di tensione in cui ci troviamo oggi. Il mio non era un discorso di natura geopolitica”.
Cronaca
La mamma di ‘dolce Federica’: “La sua battaglia contro la Smard1 andrà...

La comunità si stringe intorno alla memoria di Federica Calà, giovane simbolo di coraggio, forza e generosità. La sedicenne di Rocca di Capri Leone, affetta da Smard 1, una rarissima patologia che causa atrofia muscolare con distress respiratorio, ha lottato fino al suo ultimo giorno, lasciando un segno indelebile. “Ha affrontato le difficoltà con il sorriso, trasmettendo coraggio a chi le stava accanto”; “la sua forza è un esempio eterno”; “ci ha insegnato a non arrenderci mai”, recitano i tanti messaggi di affetto che continuano a raggiungere i genitori, Davide Calà Scaglitta e Laura Portale, dal giorno della sua scomparsa.
Durante il funerale, la madre Laura Portale ha salutato la sua “dolce Federica” con parole commoventi: “Ci ha insegnato ad essere felici e oggi siamo felici insieme a te, perché tu stai bene. Mi hanno detto: falla volare, oggi ti faremo volare. Vai Fede!”. La cerimonia, caratterizzata da musica dal vivo, il rombo dei motori dei centauri e palloncini bianchi e verdi, ha visto l’intera comunità riunita. Un momento di commozione e celebrazione, in cui tutti hanno gridato: “Adesso sei libera!”, trasformando l’addio in una festa che rifletteva il cuore gioioso di Federica.
La vita di Federica, vissuta costantemente con il supporto di un respiratore, è stata una lotta contro numerosi ostacoli, dalla assistenza domiciliare all’istruzione a distanza. Al fianco della giovane, sempre presenti, i genitori che l’hanno sostenuta nei suoi 16 anni di battaglie. La sua storia, raccontata più volte dai media, è stata anche al centro del docufilm ‘Federica’, realizzato da Ambrogio Crespi e Sergio De Caprio, noto come Capitano Ultimo. La forza di Federica ha dato vita alla ‘Family’s Smard 1 La dolce Federica Onlus’, associazione fondata dai suoi genitori che, grazie alle raccolte fondi, ha permesso di avviare la prima ricerca in Italia presso il Centro Dino Ferrari di Milano.
Laura Portale ha dichiarato: “Continueremo, nel suo nome, a impegnarci nella ricerca. Non parlerò mai al passato di Federica: ciò che c’era, ci sarà ancora”. La coppia immagina la figlia come in viaggio verso una nuova libertà, lontana dai suoi dolori. Hanno simbolicamente preparato per lei valigie piene di disegni, libri, peluche, trucchi e il suo telefonino, fingendo di accompagnarla in aeroporto. “Federica è stata lucida fino alla fine. Lei vivrà in ognuno di noi. Il suo percorso terreno è terminato, ma la sua battaglia continuerà”.
Cronaca
Al via nuova stagione di Mirabilandia con Nickelodeon Land, l’area dedicata alle...

Manca meno di un mese all’inizio della nuova stagione di Mirabilandia, il più grande parco divertimenti d’Italia! L’apertura è prevista per giovedì 17 aprile alle ore 10.30, inaugurando un 2025 ricco di novità sorprendenti.
Tra le attrazioni più attese c’è Nickelodeon Land, una nuova area tematica di ben 25.000 metri quadrati, pensata per famiglie con bambini e giovani adulti. Qui sarà possibile vivere avventure indimenticabili insieme a personaggi amatissimi come SpongeBob, Patrick, le Tartarughe Ninja, Dora e i cuccioli di Paw Patrol. L’area includerà 10 attrazioni, 3 ristoranti tematici, 2 aree meet&greet e un negozio dedicato.
Gli appassionati delle Tartarughe Ninja potranno divertirsi a bordo di Cowabunga Carts, un coaster per famiglie ricco di adrenalina. Gli amanti delle esplorazioni saranno affascinati dalla foresta pluviale di Dora’s Train Adventure, un’esperienza musicale che farà cantare e sorridere grandi e piccini. Da non perdere anche Boots’ Balloons, che permetterà di volare in alto su una mongolfiera.
Per i fan di SpongeBob e Patrick, ci saranno esperienze uniche come Splish Splat, la visita alla casa di SpongeBob e il divertente Jellyfish Jam, dove si potranno inseguire meduse giganti. L’emozione continua con una corsa sulla Bikini Bottom Express. I piccoli ammiratori di Paw Patrol potranno visitare la famosa torre di controllo a Paw Patrol Adventure Bay, con versioni in miniatura dei veicoli dei protagonisti. Tra le attrazioni principali spiccano il coaster Paw Patrol To The Rescue, l’avventura acquatica di Rubble’s Rapids e il giro su Adventure Bay Carousel, in compagnia degli eroi a quattro zampe di Nickelodeon.
La stagione 2025 porterà anche un palinsesto completamente rinnovato di spettacoli. Al Pepsi Theatre sarà presentata una versione moderna di Pinocchio, un musical con musica dal vivo, dove il famoso burattino diventa un robot umanoide grazie a scienziati visionari. In Piazza della Fama, i visitatori potranno assistere a New York Dreams, che racconta le aspirazioni di Usnavi, e allo spettacolo C’era Una Volta, ricco di personaggi fiabeschi. Per chi ama il ritmo e l’energia, Dino DJ offrirà avventure preistoriche nell’area Dinoland. Nel Far West, lo show Wild West Cowboy racconterà il viaggio solitario di John tra le aride frontiere.
All’apertura dei cancelli, nella Baia dei Pirati, i visitatori saranno accolti dallo spettacolo Action! – Welcome Show, carico di energia e movimenti. La famosa stunt arena ospiterà Hot Wheels City – La nuova sfida, lo spettacolo di stunt più acclamato d’Europa, con un incredibile loop mobile alto 15 metri, mai visto prima in un parco divertimenti. Questo evento, amato da oltre vent’anni, continua ad attirare pubblico di ogni età.
Lungo le vie del parco si terrà la Nickelodeon Parade, con tutti i personaggi più amati dai bambini. Al Teatro Nickelodeon, il divertimento sarà garantito con Let’s Party, una serie di feste animate da canti e balli. Non mancheranno momenti Meet&Greet, ideali per scattare foto ricordo indimenticabili.
Per gli amanti delle emozioni forti, le celebri attrazioni come iSpeed, Katun e Divertical resteranno sempre disponibili. Sabrina Mangia, Managing Director di Mirabilandia, ha dichiarato: “Siamo entusiasti di presentare Nickelodeon Land, una novità assoluta in Italia. Questo accordo con Paramount rappresenta un importante valore aggiunto sia per il parco che per il turismo italiano”.
La stagione 2025 di Mirabilandia partirà giovedì 17 aprile e si concluderà domenica 2 novembre. Non perdete l’occasione di vivere un’esperienza unica!
Cronaca
Gnocchi (Novartis): “Continua ricerca su terapie cardiovascolari innovative”

“I problemi cardiovascolari continuano a essere la principale causa di mortalità in Italia, in Europa e a livello mondiale. Questo rappresenta per noi una spinta continua a proseguire nel nostro lavoro. La nostra missione e la nostra ambizione sono quelle di garantire che nessun cuore smetta di battere prematuramente. Per realizzare questa visione, ci impegniamo nella ricerca e nello sviluppo di terapie innovative dedicate ai pazienti”.
Queste le parole di Chiara Gnocchi, Country Comms & Advocacy Head di Novartis Italia, durante l’incontro tenutosi questa mattina a Milano dal titolo ‘Non solo colesterolo Ldl: alla scoperta della Lipoproteina (a)’, promosso dalla nota azienda farmaceutica.
Novartis, come ha sottolineato Gnocchi, è attiva nel settore cardiovascolare da oltre quarant’anni. “Il nostro lavoro si traduce in un impegno costante, che ci ha permesso di introdurre soluzioni terapeutiche all’avanguardia per affrontare problematiche quali lo scompenso cardiaco e l’ipercolesterolemia. La nostra priorità consiste nell’approfondire le conoscenze scientifiche per identificare i fattori prognostici e predittivi su cui intervenire, sviluppando terapie mirate e innovative per ridurre il rischio di eventi cardiovascolari”.
Cronaca
Littizzetto e la lettera sugli italiani che “non sanno fare la guerra”,...

La recente dichiarazione di Luciana Littizzetto, in cui affermava che gli italiani “non sono capaci di fare le guerre, facciamo cagarissimo a combattere”, ha scatenato una vivace polemica. Nonostante fosse pronunciata in un contesto satirico, la frase è stata percepita da molti come offensiva, specialmente per coloro che hanno servito o servono nelle forze armate. Tra coloro che hanno espresso il loro dissenso, spicca il generale di corpo d’armata Giorgio Battisti, presidente della Commissione Militare del Comitato Atlantico Italiano.
In un’intervista, Battisti ha dichiarato: “Non seguo per principio i programmi in cui appare la signora Littizzetto, in quanto, per quanto possa contare, non gode della mia stima come personaggio pubblico”. Ha poi aggiunto: “Le sue parole sulle nostre forze armate sono un affronto, in particolare verso le famiglie degli oltre 170 militari caduti in missioni operative dopo la Seconda Guerra Mondiale. Almeno per rispetto verso di loro, dovrebbe chiedere scusa, dato che oggi sembra essere di moda farlo”.
Secondo Battisti, ciò che lo lascia amareggiato è il silenzio delle istituzioni e delle associazioni combattentistiche di fronte alle parole della comica torinese. “Ma questa è l’Italia, così è se vi pare!”, ha concluso con amarezza.
Anche il generale Marco Bertolini, ex comandante della Brigata Paracadutisti Folgore, ha risposto duramente, definendo l’uscita della Littizzetto come “di cattivo gusto e tutt’altro che spontanea”. Secondo Bertolini, riportato sul sito brigatafolgore.net, non si sarebbe trattato di una semplice battuta improvvisata, ma di una scelta consapevole per guadagnare l’applauso del pubblico. “Luciana Littizzetto sa bene che una parolaccia detta da una donna suscita sempre compiacimento nel pubblico. Tuttavia, in questo caso non si può parlare di satira: si tratta della solita retorica antitaliana che dipinge i nostri soldati come incapaci, un cliché vecchio e privo di fondamento”.
Bertolini ha inoltre sottolineato come questa narrazione serva a chi promuove l’idea di un esercito europeo, ridimensionando le forze armate nazionali, considerate “troppo legate” agli interessi dei singoli stati.
Alle critiche si è unito anche il tenente colonnello Gianfranco Paglia, paracadutista e Medaglia d’Oro al Valor Militare. Paglia ha risposto con fermezza e dignità: “Rispetto la signora Littizzetto come donna e artista, ma esiste un limite. Di fronte agli uomini e alle donne che indossano l’uniforme con onore, ci si dovrebbe solo inchinare”.
Cronaca
Villa (Lilly Italia): “Azienda da 100 anni impegnata contro il diabete”

Lilly si distingue come un attore di primo piano nella lotta contro il diabete, affrontando una delle maggiori sfide di salute pubblica con un impegno continuo nella ricerca e nello sviluppo di terapie innovative. La sua tradizione scientifica ha avuto inizio nel 1923, con l’introduzione della prima insulina disponibile sul mercato, segnando un’importante svolta nella gestione della malattia. Negli anni ’80, Lilly ha ulteriormente innovato con la prima insulina umana ottenuta tramite tecnologie di DNA ricombinante. Oggi, questa dedizione si concretizza nella tirzepatide, una terapia all’avanguardia per il diabete di tipo 2, risultato di decenni di studi nel campo della ricerca metabolica.
Federico Villa, Associate Vice President Corporate Affairs & Patient Access di Lilly Italy Hub, intervenendo alla conferenza stampa “Diabete di tipo 2: investire in salute, tra accesso all’innovazione ed efficienza del Ssn, è la sfida per il futuro” tenutasi a Roma, ha dichiarato: “La tirzepatide non solo ottimizza il controllo glicemico e riduce i fattori di rischio cardiovascolare, ma favorisce anche la perdita di peso, un elemento cruciale nella gestione della patologia che risponde a un bisogno clinico ancora insoddisfatto”.
Villa ha inoltre sottolineato l’impegno di Lilly nel continuare a investire in ricerca e consolidare la propria presenza nel campo del diabete. “Nel nostro stabilimento di Sesto Fiorentino, uno dei più grandi centri europei per la produzione di farmaci biotecnologici, produciamo insulina tramite DNA ricombinante e farmaci innovativi come la tirzepatide, che considero orgogliosamente un prodotto made in Italy. Questo dimostra il nostro impegno storico nel trattamento del diabete, offrendo soluzioni terapeutiche avanzate per i pazienti di oggi e di domani.”
Con l’approvazione da parte dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) alla rimborsabilità della tirzepatide, primo farmaco appartenente a una nuova classe terapeutica che agisce come agonista recettoriale di Gip e Glp-1, Villa ha evidenziato l’importanza di accelerare i processi regionali per evitare disparità territoriali nell’accesso alle cure. “È essenziale garantire che tutti i pazienti diabetici in Italia possano beneficiare degli stessi livelli di assistenza. Come azienda, abbiamo lavorato intensamente affinché la tirzepatide fosse disponibile per tutti coloro che ne hanno bisogno, in ogni regione, affrontando anche il problema delle carenze che ha colpito questa classe di farmaci negli ultimi anni.”
Villa ha concluso evidenziando il ruolo chiave della collaborazione con specialisti, medici di famiglia e farmacisti per valorizzare un percorso di cura integrato ed efficiente. “L’innovazione non solo permette un accesso rapido alle cure, ma genera risparmi per il sistema sanitario, riducendo complicazioni e prevenendo il sovraccarico degli ospedali e del sistema sociale. In un contesto di cronicità come quello del diabete e dell’obesità, farmaci come la tirzepatide offrono ai clinici strumenti di intervento olistici, capaci di produrre enormi benefici per i pazienti e per il sistema sanitario nel suo complesso.”
Cronaca
Sos uova in Usa per aviaria, l’esperto: “Esistono alternative per...

La situazione di crisi delle uova negli Stati Uniti ha lasciato scaffali vuoti e fatto impennare i prezzi, a causa dell’ondata di influenza aviaria che ha colpito gli allevamenti. “Le uova sono un alimento estremamente nutriente, ricco di proteine di alta qualità, vitamine e minerali essenziali per la salute del nostro organismo. Grazie alle loro proprietà benefiche e al valore biologico, sono protagoniste in molte preparazioni, dolci e salate. Tuttavia, l’epidemia ha portato all’abbattimento di milioni di galline ovaiole. La buona notizia è che esistono alternative valide in grado di compensare, almeno in parte, le funzioni nutrizionali e culinarie delle uova”, spiega Mauro Minelli, immunologo clinico e docente di Nutrizione presso l’Università Lum.
Minelli sottolinea che, negli ultimi anni, molte persone hanno scelto di eliminare le uova dalla propria dieta, per motivi che possono essere etici, come nel caso dei vegani, o legati alla salute, come intolleranze o allergie. “Alcuni alimenti vegetali, come quinoa, soia e ceci, possono essere ottime alternative quando le uova sono consumate come alimento principale”, suggerisce il docente. “Questi ingredienti sono ricchi di proteine, vitamine e minerali, offrendo benefici nutrizionali simili. Tuttavia, sostituire le uova nelle ricette può essere più complicato, poiché, oltre al valore nutrizionale, esse svolgono un ruolo fondamentale nella struttura delle preparazioni, agendo come legante e agente lievitante.”
Secondo Minelli, in alcune preparazioni, i formaggi possono essere una valida alternativa alle uova grazie al loro alto contenuto proteico. “I formaggi cremosi, come ricotta e mascarpone, sono ottimi per legare gli ingredienti in impasti di torte salate, polpette o ripieni. Allo stesso modo, formaggi grattugiati, come parmigiano o pecorino, possono conferire struttura e compattezza a piatti come sformati o gnocchi.”
Per replicare il ruolo di legante e lievitante delle uova utilizzando ingredienti vegetali, Minelli consiglia diverse soluzioni. “Si possono usare puree di frutta, yogurt vegetale o farina di ceci per migliorare la consistenza e il legame tra gli elementi. Per la lievitazione, invece, è possibile ricorrere a lievito chimico o bicarbonato di sodio“, conclude l’esperto.
Cronaca
Cardiologo Crisci: “Testare Lp(a) utile per stima rischio cardiovascolare”

La lipoproteina (a), conosciuta anche come Lp(a), è un fattore di rischio significativo in ambito cardiovascolare. Classificata come fattore di rischio indipendente, questa componente dell’Ldl può aggravare la condizione di pazienti che già presentano altri fattori di rischio. La Lp(a), geneticamente determinata, è una variante che rende l’Ldl ancora più aterogeno e dannoso per i vasi sanguigni. Per misurarla, è sufficiente un semplice esame del sangue, che consente di ottenere un valore indicativo stabile durante tutta la vita con minime oscillazioni. Lo ha spiegato Mario Crisci, dirigente medico presso l’Uoc di Cardiologia Interventistica dell’Azienda ospedaliera Monaldi di Napoli, durante l’incontro “Non solo colesterolo Ldl: alla scoperta della Lipoproteina (a)”, organizzato da Novartis a Milano.
Secondo Crisci, non esiste un profilo unico per identificare i soggetti a rischio cardiovascolare. Ogni individuo appartiene a una categoria valutata sulla base di parametri clinici come colesterolo, ipertensione arteriosa, glicemia e abitudine al fumo. Questi dati permettono di calcolare, attraverso specifici score, il livello di rischio del paziente, suddividendolo in classi che vanno da basso a moderato, elevato e molto elevato. In base alla categoria di rischio, si stabiliscono strategie di screening cardiovascolare e gli obiettivi terapeutici da raggiungere, un processo che dovrebbe essere incluso in ogni visita medica, sia generale che cardiologica.
La gestione dei pazienti con livelli elevati di Lp(a) rappresenta una sfida, poiché attualmente non esistono farmaci specifici approvati per ridurre questa lipoproteina. Di conseguenza, i medici si concentrano su approcci indiretti. “Ad oggi, solo la plasmaferesi è in grado di abbassare significativamente i livelli di Lp(a), ma si tratta di una procedura invasiva”, ha spiegato Crisci. Dal punto di vista farmacologico, non ci sono molecole con impatti rilevanti su questa componente, anche se sono in corso studi su tecnologie innovative come Aso e siRna. Questi nuovi farmaci promettono di ridurre drasticamente i livelli di Lp(a), contribuendo a mitigare il rischio cardiovascolare nei pazienti.
Cronaca
Lipoproteina (a), rischio cardiovascolare nascosto nei geni di 1 persona su 5

La lipoproteina (a), conosciuta anche come Lp(a), è un importante fattore di rischio per le malattie cardiovascolari (Cv), che continuano a essere la principale causa di morte e disabilità a livello globale. Questa condizione ereditaria, presente nei geni di circa 1 persona su 5, fu scoperta nel 1963 da Kåre Berg. Il legame causale tra Lp(a) e malattia coronarica o infarto del miocardio è stato confermato nel 2009 grazie a uno studio genetico condotto dal consorzio europeo di ricerca Procardis. Successive ricerche prospettiche hanno ulteriormente dimostrato che livelli elevati di Lp(a) (>50 mg/dl) favoriscono lo sviluppo di aterosclerosi e stenosi aortica, entrambe condizioni che possono portare a infarto e ictus, rendendo cruciale il monitoraggio di questo parametro, soprattutto nella prevenzione secondaria delle malattie cardiovascolari. Questo argomento è stato recentemente trattato durante un evento organizzato da Novartis, in vista della Giornata mondiale della Lp(a), prevista per il 24 marzo.
La lipoproteina(a) è una particella sferica prodotta nel fegato, composta da una lipoproteina LDL legata all’apolipoproteina (a) attraverso un ponte disolfuro. Questa è geneticamente determinata dal gene Lpa, localizzato sul cromosoma 6q26-27, e i suoi livelli, che rimangono stabili durante la vita, non possono essere modificati tramite cambiamenti nello stile di vita, come dieta o esercizio fisico. Dal punto di vista epidemiologico, le donne sopra i 50 anni mostrano livelli di Lp(a) più alti, con un incremento medio del 17% rispetto agli uomini, un fenomeno che coincide spesso con la menopausa. Pertanto, chi ha dosato la Lp(a) prima della menopausa dovrebbe ripetere l’esame dopo la menopausa o entro cinque anni dal compimento dei 50 anni.
Un’indagine prospettica del 2022 ha rivelato che individui geneticamente predisposti presentano livelli elevati di Lp(a) già dalla nascita. Sebbene durante i primi anni di vita tali livelli siano generalmente bassi, il sangue del cordone ombelicale può fornire un’indicazione utile dei livelli neonatali di Lp(a). Valori superiori al 90° percentile possono segnalare neonati a rischio di sviluppare valori elevati di Lp(a) in seguito. Inoltre, livelli oltre 30 mg/dL sono stati associati a un rischio maggiore di ictus ischemico primario e ricorrente nei bambini e negli adolescenti.
“Il rischio cardiovascolare associato alla lipoproteina (a) sta guadagnando sempre più attenzione, soprattutto nei pazienti con una storia di eventi acuti o altre patologie cardiache”, spiega Claudio Bilato, direttore della Cardiologia degli ospedali dell’Ovest Vicentino e docente presso l’Università di Padova. Studi recenti indicano che alti livelli di Lp(a) possono aumentare il rischio di infarti o ictus fino al 20%, indipendentemente dai fattori di rischio tradizionali. Questo sottolinea l’importanza di includere il dosaggio della Lp(a) nella valutazione complessiva del rischio cardiovascolare, per evitare una sottostima del pericolo. Monitorare la Lp(a) è quindi essenziale per una corretta ridefinizione del rischio.
La Lp(a) rappresenta un fattore di rischio indipendente, non correlato ai tradizionali fattori di rischio cardiovascolare come dislipidemia, obesità o fumo. Tuttavia, livelli elevati di Lp(a) aumentano il rischio soprattutto nei soggetti con ipercolesterolemia, anche se non influenzano i livelli di LDL-C. Il dosaggio della Lp(a) è raccomandato in pazienti con rischio cardiovascolare medio-alto, in coloro che hanno vissuto eventi acuti recenti o ricorrenti, in pazienti con storia familiare di eventi Cv prematuri o con dislipidemie genetiche. Per chi ha recentemente subito eventi acuti, l’ospedalizzazione offre l’opportunità di valutare il rischio mediato dalla Lp(a), poiché i suoi livelli tendono a diminuire subito dopo l’evento ma possono triplicarsi nelle settimane successive.
“La Lp(a) è un indicatore che può anticipare e aggravare il rischio cardiovascolare. Questo evidenzia come lo screening sia una concreta opportunità per prevenire eventi acuti evitabili”, afferma Mario Crisci, dirigente medico presso l’ospedale Monaldi di Napoli. La misurazione della Lp(a) dovrebbe essere effettuata almeno una volta nella vita di ogni adulto, in particolare nei percorsi ospedalieri in seguito a sindrome coronarica acuta o ictus, con un controllo ripetuto a distanza di 1-3 settimane dall’evento.
Attualmente, la gestione dei pazienti con livelli elevati di Lp(a) è complicata dall’assenza di farmaci specifici approvati per ridurli. I medici si concentrano quindi su strategie indirette, come il controllo di altri fattori di rischio cardiovascolare, tra cui colesterolo LDL, ipertensione, diabete e infiammazione. Nei casi più gravi, si ricorre all’aferesi delle lipoproteine, una procedura invasiva simile alla dialisi che rimuove fisicamente la Lp(a) dal sangue. Tuttavia, la ricerca sta facendo passi avanti, con lo sviluppo di nuove terapie in fase di sperimentazione clinica. Tra queste, pelacarsen, un oligonucleotide antisenso in fase 3 di sperimentazione, sta mostrando risultati promettenti.
“In Novartis siamo consapevoli che le malattie cardiovascolari rappresentano ancora oggi un’emergenza sanitaria globale”, afferma Paola Coco, Chief Scientific Officer e Medical Affairs Head di Novartis Italia. “Il nostro obiettivo è sviluppare soluzioni terapeutiche innovative per affrontare questa sfida e renderle accessibili a un numero sempre maggiore di pazienti. Questo è il nostro modo di ripensare il futuro delle patologie cardiovascolari, per migliorare la qualità della vita e prolungare la sopravvivenza, affinché nessun cuore smetta di battere troppo presto”.
Cronaca
Artrosi del ginocchio, speranza per cura da estratti di placenta liofilizzata

Una delle novità più significative provenienti dagli Stati Uniti nel campo dell’ortobiologia, applicata alle problematiche del ginocchio, è rappresentata da un nuovo studio di fase 3 su una terapia biologica innovativa per il trattamento dell’artrosi. Questa terapia, basata su estratti di placenta liofilizzata e denominata Asa (Amniotic Suspension Allograft), è stata oggetto di discussione durante il Congresso annuale dell’American Academy of Orthopaedic Surgeons (Aaos), tenutosi a San Diego. La Siot (Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia), rappresentata dal presidente Pietro Simone Randelli, ha sottolineato l’interesse dell’Italia come partner strategico per l’adozione di questa terapia rivoluzionaria. I dati preliminari dei primi due studi hanno mostrato una riduzione dei sintomi nel 75% dei pazienti trattati per almeno un anno, con risultati nettamente superiori rispetto ad altre opzioni terapeutiche.
Per quanto riguarda le novità sull’artrosi dell’anca, è stata ufficialmente presentata una nuova protesi a doppia mobilità realizzata in lega metallica anallergica. Questa innovazione promette di ridurre significativamente il rischio di lussazione della protesi, garantendo al contempo una durata pluridecennale.
Il presidente Randelli, che ha guidato la delegazione italiana al congresso, ha dichiarato: “Gli ortopedici italiani, presenti al programma con relatori di alto livello, dimostrano ancora una volta il nostro elevato standard a livello mondiale”. Tra i temi di maggiore successo figurano la chirurgia protesica per anca e ginocchio, le tecniche di ricostruzione per traumi sportivi e tumori ossei, e l’utilizzo di tecnologie avanzate per interventi sulla colonna vertebrale, piedi e caviglie.
Durante il congresso, un’attenzione particolare è stata dedicata alle tecnologie rigenerative di ultima generazione in ambito ortopedico. Nel simposio dedicato alle applicazioni cliniche dell’ortobiologia, Randelli ha presentato i risultati dell’Istituto Gaetano Pini di Milano riguardanti l’uso delle cellule staminali da tessuto adiposo per la riparazione dei tendini della spalla. Questa innovativa tecnologia ha dimostrato risultati promettenti, migliorando significativamente la funzionalità dei pazienti già nelle prime fasi della riabilitazione. “Oggi – ha commentato Randelli – le cellule staminali possono rappresentare un valido supporto per potenziare le tecniche di riparazione della cuffia dei rotatori”.
La prossima edizione del congresso Aaos si terrà a marzo 2026 a New Orleans, Louisiana. La Siot, che in passato ha ricoperto il ruolo di Guest Nation durante questo evento, avrà un’altra occasione per rafforzare la collaborazione con i colleghi statunitensi. Nel frattempo, il presidente dell’American Academy, Annunziato Amendola, sarà ospite d’onore al 108° Congresso Nazionale della Siot, previsto a Roma dal 6 all’8 novembre 2025, sotto la presidenza di Giulio Maccauro e Francesco Pallotta. Questo evento rappresenterà un’importante opportunità per confrontarsi e migliorare ulteriormente i risultati chirurgici e la qualità di vita dei pazienti ortopedici.
Cronaca
Diabete per 4,5 mln italiani, solo 1 paziente su 2 aderisce a terapie

La prevalenza del diabete in Italia si attesta attorno al 7%, interessando circa 4 milioni e mezzo di persone. Tuttavia, si stima che per ogni due persone con diagnosi di diabete, vi sia almeno una terza persona che non sa di averlo, portando così a circa 1 milione di casi non diagnosticati. Tra questi, il 90% è rappresentato dal diabete di tipo 2, mentre il 5-6% riguarda il diabete di tipo 1, e l’1-2% è attribuibile al diabete gestazionale e ad altre forme meno comuni, come quelle legate a difetti genetici o a cause secondarie. Inoltre, si osserva che solo poco più di 1 paziente su 2 segue in modo adeguato la terapia. Lo ha dichiarato Riccardo Candido, presidente di AMD – Associazione Medici Diabetologi, durante una conferenza stampa a Roma sul tema “Diabete di tipo 2: investire in salute, tra accesso all’innovazione ed efficienza del SSN”, promossa da Lilly.
A livello globale, le persone con diabete superano il mezzo miliardo, un numero destinato ad aumentare fino a 1,3 miliardi nei prossimi 25 anni. Anche l’Italia non è esente da questa crescita: si prevede che la prevalenza del diabete potrebbe raggiungere il 9-10% entro il 2040. Il diabete, infatti, rappresenta una vera e propria pandemia, per via della sua diffusione, dell’impatto sulla salute e delle conseguenze economiche per il Servizio Sanitario Nazionale. Basti pensare che circa l’8% dei costi sanitari globali è legato a questa patologia. Le spese principali derivano dalle ospedalizzazioni per le complicanze, dai farmaci per trattare le comorbilità e dalle prestazioni ambulatoriali. Secondo Candido, è essenziale che gli Stati adottino misure sanitarie e politiche per prevenire le complicanze, migliorare la gestione della malattia e garantire cure adeguate.
Nonostante i progressi, molti pazienti con diabete non riescono a raggiungere i risultati di controllo glicemico desiderati. Gli ultimi dati degli Annali di AMD rivelano che solo il 56% delle persone con diabete di tipo 2 riesce a mantenere un valore di emoglobina glicata inferiore al 7%, che rappresenta il principale obiettivo del controllo glicemico. Tra le cause principali vi sono una diagnosi tardiva, l’inizio ritardato del trattamento, e una certa inerzia terapeutica da parte dei medici, che spesso non modificano tempestivamente la terapia in caso di mancato controllo della malattia. Altri fattori includono le difficoltà dei pazienti nel seguire uno stile di vita sano, l’uso di terapie meno efficaci in passato, e il timore di effetti collaterali come l’ipoglicemia, che limitavano le possibilità di incrementare i dosaggi terapeutici.
Un ulteriore ostacolo è rappresentato dalla bassa aderenza alle terapie, con solo poco più della metà dei pazienti che segue correttamente i trattamenti prescritti. A questo si aggiungono le difficoltà regionali nell’accesso alle innovazioni terapeutiche. Tra queste, spicca la tirzepatide, una terapia che non comporta rischi ipoglicemici, migliora il controllo glicemico, riduce il peso corporeo e agisce positivamente su pressione arteriosa e colesterolo, contribuendo alla prevenzione di complicanze cardiovascolari e renali. Tuttavia, Candido sottolinea che in Italia permangono diseguaglianze nell’accesso a queste nuove opportunità terapeutiche e tecnologiche, rendendo urgente un intervento per garantire equità e migliorare la gestione della malattia.
Cronaca
Diabete, Frasoldati (Ame): “Per paziente serve team multidisciplinare”

La gestione moderna del diabete si basa su un approccio integrato che valorizza il lavoro di un team multidisciplinare. Questo gruppo include non solo endocrinologi e diabetologi, ma anche altre figure essenziali come il medico di medicina generale, che rappresenta un punto di riferimento fondamentale grazie alla sua conoscenza approfondita del paziente e del contesto familiare e sociale in cui vive. Al fianco di queste figure centrali si affiancano professionisti come il dietista, il nefrologo, il cardiologo, l’oculista, il neurologo, il chirurgo vascolare, l’ortopedico, lo psicologo, e l’infermiere dedicato.
Andrea Frasoldati, presidente dell’Ame – Associazione Medici Endocrinologi e direttore della Struttura Complessa di Endocrinologia dell’Arcispedale Santa Maria Nuova Irccs, Asl di Reggio Emilia, ha evidenziato durante la conferenza stampa a Roma, promossa da Lilly, che un approccio multidisciplinare è cruciale per garantire al paziente diagnosi precoce, terapie ottimali e un trattamento efficace in grado di prevenire o rallentare la progressione delle complicanze.
Frasoldati ha sottolineato che una gestione integrata richiede un sistema ben organizzato per soddisfare le esigenze dei pazienti. La mancanza di collaborazione e scambio tra gli specialisti può ostacolare l’accesso e la aderenza alle cure, rendendo il percorso terapeutico più complesso per il paziente.
Il diabete, spiega lo specialista, è una malattia cronica che aumenta il rischio di complicanze vascolari, interessando diversi organi. Per questo motivo, è indispensabile l’intervento di molteplici specialisti. Sul fronte delle terapie, Frasoldati ha evidenziato i vantaggi di una nuova classe di farmaci, che permette di agire sul peso corporeo, un elemento cruciale per il benessere del paziente. Questo approccio non solo migliora la soddisfazione e l’attività del paziente, ma favorisce anche una maggiore aderenza al trattamento, riducendo il rischio di abbandono delle cure.
Cronaca
Fecondazione, Pellicer (Ivi): “Garantire accesso a tecniche Pma a maggiore...

Le diverse tecniche di procreazione medicalmente assistita (Pma) offrono risultati variabili, per questo motivo è fondamentale garantire l’accesso alle soluzioni tecnologiche più avanzate ed efficaci. Questo è quanto ha dichiarato Antonio Pellicer, professore ordinario di Ostetricia e Ginecologia presso l’Università di Valencia e fondatore dell’Istituto Valenciano di Infertilità (Ivi), specializzato in procreazione medicalmente assistita, commentando i dati del rapporto 2024 sulla legge 40/2004, trasmesso dal Ministero della Salute al Parlamento. Secondo Pellicer, “nel 2022 in Italia sono stati eseguiti circa 87mila trattamenti di Pma, segnando un leggero aumento rispetto al 2021”. Tuttavia, evidenzia che l’età media delle donne che ricorrono a queste tecniche è di circa 37 anni, un’età considerata troppo alta per concepire, un dato che riflette i cambiamenti sociali e la tendenza delle coppie a posticipare la maternità.
Parlando delle tecniche di Pma, Pellicer spiega che utilizzando i gameti della coppia, come nella classica Fivet (fecondazione in vitro), e disponendo di tre embrioni sani, si può raggiungere un tasso di successo del 93%. Al contrario, con il ricorso alla fecondazione eterologa tramite ovodonazione, dove si utilizzano ovuli più giovani e vengono creati cinque embrioni, il tasso di successo può arrivare fino al 98%.
In Italia, l’utilizzo della Pma è ancora limitato rispetto ad altri paesi europei. “In Spagna e Danimarca – sottolinea il professore – circa il 10-12% dei bambini nasce grazie alla Pma, mentre in Italia la percentuale si ferma al 4,2%“. Inoltre, il rapporto ministeriale evidenzia che molti centri di Pma di secondo e terzo livello nel Paese effettuano un numero ridotto di procedure ogni anno. Solo il 32,5% dei centri italiani ha eseguito più di 500 cicli, contro una media europea del 50,1%. È importante notare che oltre la metà delle tecniche avanzate di Pma viene svolta in strutture private, con notevoli disparità regionali.
Per ridurre questo divario, Pellicer suggerisce di puntare su una maggiore informazione, educazione e su un sostegno economico alle coppie, in modo da garantire l’accesso ai trattamenti più moderni ed efficaci, siano essi erogati in centri pubblici o privati convenzionati. Un passo avanti significativo è stato il riconoscimento dell’infertilità come una malattia, con il suo inserimento nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), facilitando così l’accesso ai trattamenti di Pma. Tuttavia, Pellicer avverte che “il supporto offerto deve essere adeguato, poiché questa tecnologia è in continua evoluzione e l’adozione delle tecniche più moderne è cruciale per migliorare i tassi di successo”.