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L’arena del Colosseo di Roma ricostruita entro il 2023

A Roma, il Ministero della Cultura italiano ha appena svelato un progetto per la ricostruzione dell’arena del Colosseo. Si propone di ricreare un pavimento, rimovibile, realizzato con doghe di legno, sopra i ruderi dei passaggi sotterranei attualmente aperti.

Il Colosseo tornerà ad avere la sua arena. Dopo anni di studi è stato proclamato il progetto vincitore. Sarà reversibile, consentirà di visitare i sotterranei e di vedere la maestosità del Colosseo dal centro, come è stato per secoli sino a fine ‘800. Questo piano permetterà ai visitatori, ai turisti, ai cittadini, di osservare il Colosseo dal centro, come si vede da secoli. Fino al 1.800 c’era un pavimento in questa arena“, sottolinea Dario Franceschini, Ministro della Cultura.

Attualmente, i visitatori possono ammirare le rovine dietro le quinte del Colosseo, dove i romani venivano a guardare i combattimenti dei gladiatori e altri giochi circensi. A parte una piccola pedana, non c’è più terreno, da qui questo progetto presentato da un’azienda di ingegneri milanesi. Una struttura leggera, interamente sfoderabile, rivestita con un legno molto resistente, che permetterà di camminare, vivere e respirare un’atmosfera d’altri tempi.

Il progetto faraonico, pubblicato nel 2015 con un finanziamento di 18,5 milioni di euro, è stato proficuamente aggiudicato dalla “Milan Ingegneria” che realizzerà questa prodigiosa struttura reversibile. Una pavimentazione di legno con sistema di pannelli ad anima di carbonio ruotanti, garantendo una vista permanente sui suggestivi sotterranei, garantendo anche il ricircolo d’aria dell’ambiente ipogeo.

I lavori di ricostruzione dovrebbero iniziare all’inizio del 2022 al più tardi per essere completati nel 2023. Per il Ministero della Cultura, non si tratta di trasformare il Colosseo, il più grande Anfiteatro del mondo, l’Amphitheatrum Flavium, in una “Sala per spettacoli” ma rivalorizzarlo in quel luogo degno d’essere vissuto ieri, oggi, domani e sempre.

Verso sera ci recammo al Colosseo, era già quasi buio… Quando si contempla una cosa simile, tutto il resto appare un’inezia… È così grande che la mente non riesce a comprenderlo in sé, piccola è l’immagine che la memoria ne serba e, quando si torna a vederlo, fa l’effetto d’esser più grande di prima…” (Johann Wolfgang Goethe)

Una sofisticata esperta in viaggi, turismo e tempo libero, che esplora con passione le frontiere del settore turistico per fornire ai nostri lettori intuizioni uniche e consigli preziosi. Con una profonda conoscenza che va dalle destinazioni esotiche alle gemme nascoste locali, la sua competenza è indispensabile per chi cerca di trasformare ogni viaggio in un’esperienza memorabile. Le sue analisi ricche di sfumature e le sue raccomandazioni su misura sono fondamentali per offrire un panorama completo di tutto ciò che il mondo del turismo ha da offrire.

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Turismo

Dwarka sommersa: la scoperta che infrange ogni confine temporale nel Golfo di Khambhat

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Provate un istante a immaginare un’intera città distesa sul fondo dell’oceano. Non un semplice ammasso di relitti, ma muri, strade, strutture che sembrano voler raccontare un’epoca remota. Ecco, questa sensazione di stupore – quasi di leggera inquietudine – è ciò che si prova davanti a Dwarka, il nome che gli studiosi hanno dato a un antico insediamento sommerso a circa 40 metri di profondità al largo della costa occidentale dell’India.

Un po’ ci chiediamo se la storia che conosciamo sia completa. Voi probabilmente vi starete domandando: “Com’è possibile che una città così estesa riposi laggiù, in silenzio, senza stravolgere da tempo i manuali scolastici?” Ed è proprio qui che si annida il nodo centrale: questa Dwarka, citata in fonti sacre come il Mahabharata e il Bhagavata Purana, potrebbe ribaltare molte convinzioni consolidate.

Un reticolo di rovine che si estende per chilometri

Secondo i dati raccolti dal National Institute of Oceanography dell’India, le rovine si estendono per circa 8 chilometri in lunghezza e 3 in larghezza. Non soltanto frammenti, ma fondamenta di edifici in pietra, possibili vie d’accesso, strutture portuali. Uno scenario che profuma di civiltà complessa, organizzata, tutt’altro che primitiva.

Il cuore batte forte se pensiamo che queste mura, lavorate con cura, potrebbero essere appartenute a un popolo capace di plasmare l’ambiente in un’epoca considerata dagli studi classici ancora antecedente alla nascita delle grandi culture urbane.

Datazioni che mettono in crisi la cronologia

Molti di questi manufatti, analizzati con il metodo del radiocarbonio, puntano a un range compreso tra 9.000 e 12.000 anni fa. Un’enormità, se confrontata con le cronologie ampiamente accettate per le più antiche civiltà note. Ed è normale che si sia alzato un polverone: siamo di fronte a uno stravolgimento cronologico, o a un’incomprensione dei dati?

La prudenza suggerisce di raccogliere ulteriori analisi prima di poter affermare con assoluta certezza che queste strutture risalgano davvero a un passato così distante. Tuttavia, il solo sospetto di una città urbana così antica basta a innescare discussioni roventi tra archeologi e storici della religione.

Miti, leggende e parallelismi sorprendenti

Nei testi sacri indù, Dwarka è legata alla figura del dio Krishna, che l’avrebbe scelta come capitale colma di ricchezze. La leggenda racconta che, con la sua scomparsa, la città venne inghiottita dal mare. Storie mitiche, di solito lette come metafore, si allineano in modo sorprendente con i risultati delle ricerche sottomarine. Forse un mito conserva brandelli di verità storica, tramandati in forma poetica per generazioni. E a noi, qui e ora, resta il compito di distinguere il racconto simbolico da ciò che la scienza sta lentamente portando alla luce tra le correnti del Golfo di Khambhat.

La sfida ai manuali e la voglia di capire

Ammettiamo di restare incantati di fronte all’idea che l’origine delle civiltà sia più remota di quanto ci abbiano insegnato. Non è questione di screditare decenni di studi, ma di proseguire la ricerca. Se davvero Dwarka ha 12.000 anni, dobbiamo riconsiderare la linea del tempo che ci è stata trasmessa. Se invece le analisi confermeranno date meno eclatanti, rimarrà comunque la magia di una città perduta, che dorme in un silenzio surreale, pronta a restituirci reperti e frammenti di un’umanità ancora sconosciuta.

C’è qualcosa di profondamente poetico nel ritrovare, nel ventre dell’oceano, indizi che sfidano i nostri confini mentali. Come se la Storia, in fondo, fosse un immenso mosaico di cui vediamo solo pezzi sparsi. Dwarka è una finestra che ci obbliga a guardare in faccia la nostra ignoranza, a riconoscere che la conoscenza non è un traguardo, ma un viaggio senza sosta. E in questo viaggio, la più grande scoperta non è soltanto quello che riportiamo in superficie, ma l’umiltà di accettare che esiste ancora tanto, forse moltissimo, che ci resta da conoscere sul nostro passato e su chi siamo davvero.

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Turismo

Un gioiello incastonato tra le Alpi: Bled e la sua fiaba sull’acqua

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Di tanto in tanto capita di scovare un luogo che ci fa restare in silenzio, come se qualcosa di ineffabile ci colpisse all’improvviso. E sì, a noi è successo proprio così quando siamo giunti sulle rive del Lago di Bled. Non è un sogno irraggiungibile, anzi, si trova a circa 50 chilometri dalla capitale slovena, Lubiana, e a una manciata d’ore d’auto da Milano. Pochi chilometri, poca fatica, ma un impatto emotivo che rimane addosso.

La strada verso il paradiso

Volare a Lubiana resta l’opzione più rapida, con un tragitto talmente veloce da darci l’impressione di aver appena allacciato le cinture prima di atterrare. Da lì, un’oretta o poco più di auto e si arriva a Bled. Se preferite la libertà dell’auto sin dalla partenza, basta attraversare il confine, puntare verso la Slovenia e seguire l’autostrada fino a Bled. Una volta raggiunto il lago, ci si ritrova a fissare un panorama che sfida ogni forma di descrizione: le sue acque turchesi, l’isola pittoresca al centro, i profili delle Alpi Giulie all’orizzonte. Sembra quasi impossibile che un luogo così fiabesco si trovi dietro l’angolo.

C’è un isolotto che si erge con fierezza in mezzo al lago. Una sorta di micro-mondo circondato dall’acqua e dalle leggende. Raggiungerlo è semplicissimo: si sale su una pletna, la caratteristica barchetta in legno, e in pochi minuti si approda su quello che pare un set cinematografico, con la Chiesa della Madonna sul Lago che richiama l’attenzione appena si scende. L’atmosfera è raccolta, gli scalini che portano in cima invitano a una piccola “ascesa” di riflessione, e una volta arrivati, la vista sul paesaggio circostante riempie lo sguardo di meraviglia.

Panorami senza tempo: il Castello di Bled

Se alzate gli occhi, noterete un castello antico che domina il panorama dalla sommità di uno sperone roccioso. È il Castello di Bled, tra i più antichi di tutta la Slovenia. Ci piace ricordarne la silhouette austera, che si staglia sopra il lago come un guardiano silenzioso. Potete incamminarvi lungo i sentieri nel bosco oppure scegliere di farvi trasportare da una carrozza trainata da cavalli, perché è bello lasciarsi cullare da qualche tocco un po’ romantico. Lassù, tra le mura, si scopre che la storia può essere più viva che mai, mentre il panorama offre scorci di una bellezza quasi tagliente.

Sport, passeggiate e aria frizzante

Chi ama l’avventura trova qui un mondo di possibilità. Primavera e inizio estate sono un invito a tuffarsi in lunghe passeggiate lungo la riva, a salire in sella a una bici per un’escursione sui sentieri che costeggiano il lago, oppure a provare qualche sport acquatico, con l’aria che pizzica la pelle e i boschi che sembrano bisbigliare storie antiche. Non c’è fretta, non c’è stress. A Bled il tempo rallenta, a volte ci si sorprende a trattenere il respiro mentre si osserva l’acqua che riflette il cielo.

Piccole fughe verso Bohini e la Gola di Vintgar
Spostandosi a ovest, in circa mezz’ora, si giunge al Lago di Bohini. Forse meno celebre, e proprio per questo più tranquillo: un rifugio per chi cerca pace e desidera “staccare” dal chiasso del mondo. L’acqua che fa da specchio alle montagne regala un senso di armonia intima, difficile da descrivere. E a pochi chilometri da Bled, c’è la Gola di Vintgar. Qui il fiume Radovna ha scavato una via stretta e tortuosa, punteggiata da passerelle in legno e attraversata da rapide e cascate. Camminare lungo questo sentiero è un’esperienza vivida, un piccolo assaggio di foresta incantata, con il muschio che avvolge le rocce e l’acqua che canta.

Un ricordo che rimane nel cuore

Ci rendiamo conto che certi posti non si dimenticano. Il Guardian lo cita tra le migliori mete europee da visitare in autunno e Lonely Planet lo posiziona ai vertici delle destinazioni capaci di lasciare un segno profondo. Per noi, Bled significa la bellezza di un lago turchese, un minuscolo lembo di terra con una chiesa che sa di leggenda, un castello che veglia fiero sul promontorio. Ogni passo, ogni scorcio, ci ha regalato una sensazione di stupore quasi infantile.

Probabilmente, anche voi finirete per inserire questo luogo nella vostra lista dei “prima o poi”. E quando accadrà, l’impressione è che resterà un pezzo di fiaba a farci compagnia per sempre.

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Turismo

Dai grattacieli alle terre selvagge: l’avventura Americana con i tour firmati Versis...

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Tour America

Ci sono viaggi che si fanno per staccare la spina, altri che diventano storie da raccontare. Versis America non si limita a vendere tour, ma costruisce esperienze che lasciano il segno. Grattacieli che sfiorano il cielo, deserti sconfinati, città che non dormono mai, ma anche silenzi interrotti solo dal vento tra i pini del Canada. Ogni itinerario è pensato per chi vuole vivere l’America con gli occhi spalancati, senza perdersi nei soliti percorsi turistici triti e ritriti. L’organizzazione del viaggio va oltre gli aspetti più superficiali, passando dalla scelta degli hotel ai suggerimenti su dove assaporare un vero barbecue texano. Per chi sogna di attraversare le highways a bordo di un’auto a noleggio o per chi preferisce lasciarsi guidare, c’è sempre un viaggio su misura. E alla fine, si torna a casa con qualcosa di più di una semplice valigia piena di souvenir. 

Destinazioni Imperdibili

Ci sono luoghi che vanno oltre la cartolina, posti che non si guardano soltanto, si respirano, si sentono sulla pelle. Negli Stati Uniti, certe città non hanno bisogno di presentazioni: New York ti avvolge nel suo ritmo frenetico, San Francisco ti sorprende con il suo saliscendi infinito, Las Vegas è un miraggio che brilla nel deserto. Poi c’è la natura, quella che mette tutto in prospettiva. Il Grand Canyon, con le sue gole scolpite dal tempo, la Monument Valley, dove le rocce sembrano giganti addormentati, le Cascate del Niagara, un’onda che ruggisce senza sosta.

Il Canada, invece, gioca un’altra musica. Qui le città si mescolano con il paesaggio, Vancouver sembra galleggiare tra oceano e montagne, Toronto svetta sulle rive di un lago che pare un mare, il Québec profuma di storia e foreste infinite. Ma il vero spettacolo è fuori dai centri abitati: le Montagne Rocciose esplodono di colori, i laghi glaciali specchiano cieli che sembrano dipinti, i boschi sconfinati custodiscono silenzi che parlano più di mille parole.

Esperienze Personalizzate: Fly and Drive

C’è chi ama seguire un itinerario preciso e chi invece preferisce lasciarsi guidare dall’istinto e da una strada che sembra non finire mai. Il Fly and Drive è pensato proprio per chi sogna un viaggio su misura, libero da orari rigidi e itinerari imposti. Noleggiare un’auto, accendere il motore e partire: è così che inizia un’avventura che cambia forma giorno dopo giorno.

Si può scegliere di percorrere la mitica Route 66, con i suoi diner d’altri tempi e le insegne al neon che brillano nella notte, oppure puntare a nord, tra foreste sterminate e cittadine sospese nel tempo. Le soste non sono imposte, gli orizzonti sono aperti e le deviazioni spesso regalano le sorprese più inaspettate. Ci si può fermare dove il panorama toglie il fiato, assaporare un tramonto nel deserto o scoprire un locale nascosto che serve il miglior caffè della zona. In un viaggio del genere, la vera destinazione è il viaggio stesso.

Versis America non si limita a proporre viaggi

Un viaggio non è fatto solo di luoghi da vedere, ma anche di dettagli che fanno la differenza. Un’assicurazione ben strutturata, un’escursione imperdibile, un consiglio azzeccato su dove fermarsi per la notte. Sono le piccole cose che trasformano un itinerario in un’esperienza senza intoppi.

Versis America non si limita a proporre viaggi, ma li costruisce con attenzione. Chi parte sa di poter contare su una copertura assicurativa pensata per ogni evenienza, su guide affidabili e su un ventaglio di escursioni selezionate. Dai tour cittadini ai voli in elicottero sopra il Grand Canyon, ogni esperienza è un tassello che arricchisce il viaggio. E per chi preferisce organizzarsi in autonomia, c’è una miniera di informazioni pratiche: visti, documenti, regole stradali, dritte su cosa evitare e su cosa non perdersi.

Possiamo dire con certezza che viaggiare senza pensieri è già metà della felicità. Perché partire è bello, ma farlo sapendo che ogni dettaglio è stato curato al meglio lo è ancora di più. E alla fine, quello che resta non è solo la meta, ma il modo in cui ci si è arrivati.

Perché partire con un tour Versis America?

Ci sono viaggi che si dimenticano in fretta e viaggi che lasciano ricordi indelebili. Un odore, un colore, un suono. Versis America non si limita a organizzare itinerari, ma costruisce esperienze che restano impresse. Itinerari che attraversano luoghi iconici, città che brillano di notte, paesaggi che sembrano rubati a un sogno. Ogni dettaglio è scelto con cura, senza lasciare nulla al caso.

Un viaggio non è solo una questione di destinazioni. È l’adrenalina di un volo che parte all’alba, il silenzio di un tramonto che colora lo skyline di un parco naturale, la sorpresa di scoprire un posto che non era nei piani. Si può scegliere la sicurezza di un tour guidato o il brivido di un’avventura in libertà. L’importante è partire con la voglia di vedere, di sentire, di vivere.

E alla fine, il vero ricordo non sarà un timbro sul passaporto. Sarà la sensazione di aver toccato qualcosa di autentico, di aver visto il mondo con occhi diversi.

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