Il medico risponde: Che cos’è l’obesità, complicanze, prevenzione e cura
“Il Medico risponde”
Che cos’è l’obesità, complicanze, prevenzione e cura
DOMANDA
Dottore buonasera, sono Vittoria una affezionata lettrice del giornale Sbircia la Notizia Magazine, posso farle qualche domanda? Mi dice per favore che cos’è l’obesità, le cause che la favoriscono, la sua evoluzione, le complicazioni, come trattarla e prevenirla. Quale specialità medica tratta questa patologia? Ho sentito parlare di un “cervello dello stomaco” che cos’è? Se possibile mi dia una spiegazione globale per cortesia. Mi può mandare le risposte anche sulla mia mail, grazie tante. Buona serata.
Vittoria C.
RISPOSTA
A cura del Dr. Ferdinando Martinez
ATTENZIONE: "Le informazioni contenute in questa rubrica medica, non devono ASSOLUTAMENTE, in alcun modo, sostituire il rapporto Medico di Famiglia/Assistito. Si raccomanda per buona regola, di chiedere SEMPRE il parere del proprio Medico di Famiglia, o Specialista di fiducia, il quale conosce in dettaglio la storia clinica del proprio Paziente. La nostra rubrica, non avendo fatto un'anamnesi di chi ci scrive, impossibile online, ha il solo ed esclusivo scopo informativo, decliniamo quindi tutte le responsabilità nel mettere in pratica qualsiasi chiarimento o indicazione riportata al solo scopo esplicativo e divulgativo. Qualsiasi domanda umanamente intrattabile via web, verrà automaticamente cestinata. Grazie per la gentile comprensione."
Salve Vittoria, grazie per avermi ed averci preferito.
L’obesità che cos’è?
Vittoria, secondo l’ Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’obesità è definita come un accumulo anormale ed eccessivo di grasso corporeo che può essere molto dannoso per la salute.
Il grasso corporeo “normale” è solitamente inferiore negli uomini (10–15% del peso corporeo) rispetto alle donne (20–25% del peso corporeo).
Per caratterizzare l’obesità, utilizziamo l’indice corporeo BMI acronimo della dicitura inglese Body Mass Index che viene calcolato dividendo il peso (in kg) per l’altezza (in m) al quadrato.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità utilizza una tabella di riferimento per controllare lo stato fisico corrispondente:
- Inferiore a 16: grave magrezza
- Inferiore a 18.5: sottopeso
- Tra 18.5 e 25: peso forma
- Tra 25 e 30: sovrappeso
- Superiore a 30: adiposità (obesità classe 1)
- Superiore a 35: obesità classe 2
- Superiore 40: obesità classe 3
Il valore normale è compreso tra 20 e 25 negli uomini e tra 19 e 24 nelle donne.
Questo indice è più efficace nella valutazione dell’obesità rispetto alla semplice misurazione del peso.
Per i bambini, questo calcolo è irrilevante Vittoria, poiché durante la fase di crescita i vari parametri sono molto variabili e legati al sesso e all’età di ciascun bambino o ragazzo. Per questo il modo migliore per tenere sotto controllo il peso dei bambini rimane quello di calcolare i percentili, ossia le unità di misura che aiutano a monitorare lo sviluppo fisico di quest’ultimi.
Il calcolo dei percentili è un calcolo statistico, basato fondamentalmente su gruppi da 1.000 bambini della stessa età, che vengono suddivisi considerando il peso e la statura. Codificati successivamente in 100 sottogruppi formati da 10 bambini. Ciascuno di questi sottogruppi è un centile e ogni centile rappresenta (1%) l’uno per cento della popolazione infantile dell’età anagrafica esaminata.
Nel primo centile i bambini più minuti, nel centesimo quelli più alti e grossi
- Inferiore al 5° Percentile: sottopeso
- Dal 5° all’85° Percentile: normale
- Dal 85° al 95° Percentile: A rischio di sovrappeso
- Superiore al 95° percentile: sovrappeso
Quali cause favoriscono l’obesità?
Vittoria, le cause sono numerose e spesso multifattoriali, l’accumulo di diversi fattori porta all’obesità:
- Fattori genetici: il 70% delle persone obese ha almeno un genitore nella stessa situazione. Le anomalie genetiche comportano una diminuzione del dispendio a riposo e durante lo sforzo fisico, una diminuzione del dispendio energetico dopo i pasti e una particolare distribuzione del tessuto adiposo o della massa grassa.
Tuttavia, non sono considerati sufficienti per spiegare l’insorgenza dell’obesità, ad eccezione della malattia di Prader-Willi (molto rara). - Fattori dietetici: un eccesso d’apporto calorico, cibi grassi, condimenti abbondanti, fritture e alimenti zuccherini, porta all’obesità. Inoltre, anche i disturbi alimentari (spuntini continui, compulsioni alimentari abnormi per determinati cibi, bulimia) sono coinvolti nell’aumento di peso.
- Fattori psicologici: in caso di forte disagio o stress, si osserva una compensazione tramite il cibo, in particolare con cibi confortanti molto calorici, zuccherini e grassi.
- Un disturbo dell’assunzione di cibo: le molecole responsabili della trasmissione dei messaggi nel cervello, i neurotrasmettitori, sono coinvolte nella regolazione dell’assunzione di cibo. Alcuni lo stimolano, altri lo inibiscono, sono in parte coinvolti nel verificarsi di disturbi alimentari.
- Insufficiente dispendio energetico giornaliero: l’assenza di esercizi fisici quotidiani e uno stile di vita troppo sedentario ( in particolare lo sguardo passivo davanti agli schermi ) portano ad una riduzione del dispendio energetico e ad uno squilibrio sfavorevole in relazione all’assunzione di cibo.
- Mancanza sufficiente di sonno ristoratore : la durata del sonno tra i 18-55 anni è di 7 ore, con un terzo degli adulti che dorme meno di 6 ore a notte.
Per quanto riguarda gli adolescenti, la metà di loro dorme meno di 8 ore a notte, mentre si consiglia un periodo di sonno di 8, 9 ore circa.
Tuttavia, vari studi hanno dimostrato un’associazione epidemiologica tra una breve durata del sonno e un indice di massa corporea IMC elevato, legato all’obesità. Quando la durata del sonno è inferiore alle 5 ore per notte, il rischio di obesità aumenta del 60%.
Infatti, ogni ora di aumento del tempo di sonno è associata a una riduzione del 9% del rischio di obesità. Pertanto, un sonno inferiore alle 6 ore moltiplica per 4 il rischio di obesità rispetto a un sonno superiore a 7 ore. Questo impatto è quindi molto maggiore di quello dell’assunzione di cibo o della mancanza di attività fisica. IL fenomeno è scientificamente spiegato da una riduzione della leptina e da un aumento della grelina, un ormone secreto nello stomaco che stimola l’appetito.
La sua evoluzione
L’obesità è un fenomeno complesso che evolve per fase e ha molte possibili spiegazioni, si evolve in due fasi.
- La fase dinamica (o fase di costituzione) è caratterizzata da un aumento di peso. Deriva da una rottura dell’equilibrio tra l’energia fornita dal cibo e quella spesa dall’organismo, cioè cibo in eccesso e/o riduzione della spesa.
- La fase statica , detta anche “fase di mantenimento” durante la quale il peso rimane elevato.
Durante la prima fase, le cellule adipose si riempiono di grasso a causa dell’eccessivo apporto calorico, si parla di obesità ipertrofica. Successivamente, abbiamo poi l’obesità iperplastica, in cui le cellule adipose, dopo essersi ingrandite, si moltiplicano a dismisura.
Un malfunzionamento del tessuto adiposo bruno (tessuto adiposo così denominato per la sua colorazione bruna data dall’elevata presenza di ferro associato ai citocromi presenti nei mitocondri di origine genetica), favorisce l’aumento di peso. Il tessuto adiposo bruno è solitamente responsabile del dispendio energetico indotto dall’assunzione di cibo e del dispendio energetico indotto per combattere il freddo.
La causa principale dell’obesità e del sovrappeso è uno squilibrio energetico tra le calorie consumate e quelle consumate.
- Un maggiore consumo di cibi ipercalorici ad alto contenuto di grassi e zuccheri ma a basso contenuto di vitamine, minerali e altri micronutrienti.
- Un calo dell’esercizio fisico dovuto alla natura sempre più sedentaria di molte forme di lavoro, al cambiamento delle modalità di trasporto e all’urbanizzazione.
Quali complicazioni?
Le complicanze dell’obesità sono comuni, le più gravi sono cardiovascolari e respiratorie. L’obesità androide, in cui il grasso si trova principalmente nell’addome, ha più complicazioni cardiache rispetto all’obesità ginoide.
Può essere causa di ipertensione, insufficienza cardiaca o incidenti cardiovascolari.
L’insufficienza venosa, responsabile dell’edema degli arti inferiori, delle vene varicose, delle flebiti o delle ulcere varicose, è, da parte sua, molto comune nelle persone obese di tipo ginoide.
I disturbi della ventilazione sono molto comuni nei casi di sovrappeso e obesità.
L’accumulo di grasso nel torace ostacola l’espansione della gabbia toracica durante la respirazione.
Molte persone obese soffrono di affanno durante lo sforzo (dispnea).
Le persone obese corrono il rischio di sperimentare l’apnea notturna, che è la cessazione spontanea della respirazione che si verifica durante il sonno, più volte all’ora. Tuttavia, queste apnee possono essere la causa di gravi incidenti cardiaci o cerebrali.
Inoltre, l’obesità ha effetti sulla produzione di ormoni sessuali. Nelle donne ad esempio i disturbi del ciclo sono molto comuni mentre, gli uomini possono presentare ipogonadismo.
Sempre dal lato endocrino, l’obesità ha gravi conseguenze con la comparsa di insulino-resistenza e diabete di tipo 2 o addirittura una sindrome metabolica (ipertensione, eccesso di colesterolo e diabete).
Quali trattamenti?
Vittoria, attenzione, i trattamenti farmacologici per l’obesità devono essere consigliati, prescritti e controllati solo ed esclusivamente dal proprio medico di famiglia o dallo specialista.
È opportuno ricordare che l’obiettivo del trattamento non è quello di raggiungere un normale Indice di Massa Corporea IMC (o BMI) a tutti i costi nella maniera più rapida possibile. Gli obiettivi di dimagrimento vengono stabiliti caso per caso, con oculata cautela con il medico di fiducia a seconda del contesto e delle condizioni generali di ogni singola persona.
Il trattamento farmacologico è prescritto se, dopo un follow-up con sane regole di vita quotidiana, modificate con dieta corretta e regolare attività fisica, il peso è rimasto stabile.
Tra i farmaci ricordiamo:
- Orlistat riduce l’assorbimento dei grassi dal cibo, aumentando la quantità di grasso nelle feci. Se il farmaco prescritto è efficace, il trattamento viene continuato per uno o due anni a seconda della perdita di peso da sostenere.
- Mucillagini assorbendo i liquidi donano un senso di sazietà. In secondo luogo, in caso di fallimento dopo il trattamento con orlistat o mucillagini per tre mesi. Il farmaco viene cambiato: se è stato prescritto orlistat, viene abbandonato per le mucillagini e viceversa.
- Sibutramina, in caso di fallimento nonostante il cambio di trattamento dopo tre mesi, la sibutramina può essere prescritta da un endocrinologo, un cardiologo o uno specialista in medicina interna. Questa molecola agisce come farmaco anoresizzante, facilitando la comparsa del naturale senso di sazietà postprandiale aumenta la produzione di calore (termogenesi).
Quali sono le precauzioni da prendere con questi farmaci?
Con la sua azione, l’orlistat può essere all’origine di disturbi digestivi minori (flatulenza, emissione di feci oleose, perdite untuose). Più grasso è un pasto, più gravi sono questi disturbi.
Le mucillagini non possono essere prescritte a persone che soffrono di un disturbo stenosante del tubo digerente, cioè quando c’è un ostacolo che impedisce il normale transito attraverso il tubo digerente.
Poiché la sibutramina agisce sui processi che coinvolgono molecole chiave dei sistemi nervoso e cardiovascolare, il suo uso è controindicato in una serie di situazioni tra cui gravi disturbi psichiatrici, patologie cardiovascolari, insufficienza epatica o renale. Questo è il motivo per cui la sua prescrizione è riservata ad un piccolo numero di persone obese e deve essere presa seriamente in considerazione solo ed esclusivamente da uno specialista.
Trattamento chirurgico
La chirurgia può essere indicata in alcune obesità
C’è un solo trattamento chirurgico: la chirurgia bariatrica .
Eseguito in modo eccezionale perché può avere profonde conseguenze psicologiche, riguarda solo le persone con un BMI maggiore di 40 o quelle con un BMI maggiore di 35 che hanno gravi complicazioni: diabete o disturbi articolari e deambulazione per l’eccessivo peso.
Questo intervento prevede due tipi di tecniche:
- In quelli basati sulla restrizione gastrica, la procedura chirurgica mira a ridurre il volume dello stomaco. Il chirurgo pone quindi un bendaggio gastrico che costringe la persona a ridurre l’assunzione di cibo. Questa operazione è reversibile in quanto l’anello può essere allentato.
- Il secondo tipo di intervento, rappresentato dal bypass gastrico, consiste nel creare, dallo stomaco, un bypass per bypassare appunto parte dell’intestino tenue. Questa operazione provoca una diminuzione dell’assimilazione del cibo e, soprattutto, dei grassi.
In queste due tipologie di intervento il calo ponderale nei mesi successivi all’intervento è notevole: dal 40 al 75% del peso in eccesso.
Tuttavia, poiché questi interventi non sono privi di gravissimi rischi e complicazioni, si consigliano quattro consulti di follow-up nel primo anno dopo l’intervento, poi da uno a due all’anno e questo per tutta la vita.
Come prevenirla?
La prevenzione associa soprattutto una sana dieta equilibrata e un’attività fisica costante e regolare.
La prevenzione oggi è ancora il modo migliore per combattere l’obesità perché una volta acquisito con facilità l’eccesso di peso, spesso diviene molto difficile rimettersi in forma.
La prevenzione dovrebbe iniziare in tenera età. Un bambino in età prepuberale obeso ha una probabilità del 20-50% di rimanere obeso da adulto, con un rischio fino al 50-70% dopo la pubertà.
Fin dai primi anni, i genitori quindi, dovrebbero essere vigili per non lasciare che le principali cause dell’obesità nei bambini prendano piede (mancanza di sport, eccessivo tempo statico davanti alla televisione, spuntini continui, merendine contenenti grassi idrogenati e saturi, dieta squilibrata che lascia poco spazio a frutta e verdura …).
Per tutta la vita bisogna fare attenzione ad avere una dieta equilibrata e varia, possibilmente di tipo mediterraneo, ripartita su tre pasti reali durante la giornata.
Infine, la pratica di un’attività fisica regolare, se non consente di per sé di dimagrire in mabiera reoentina, permette col tempo di regolare le riserve energetiche aumentando l’utilizzo dei grassi e degli zuccheri. È anche un fattore importante per mantenere il peso forma una volta ottenuti i risultati desiderati.
Quale branca della medicina?
Vittoria, l’endocrinologia, è la branca della medicina che studia il funzionamento, il metabolismo, le malattie e le modalità di cura delle ghiandole endocrine (quelle che producono ormoni per intenderci) e del metabolismo (tutte le funzioni del corpo essenziali alla vita come, ad esempio, la produzione e l’uso del glucosio). Gli ormoni sono sostanze che vengono trasportate dal sangue e agiscono su diversi organi: così il testosterone prodotto dai testicoli agisce sulle ossa, sulla pelle, sui tessuti adiposi. Molte funzioni metaboliche (regolazione della glicemia, livello di calcio, ecc.) dipendono dagli ormoni.
Qualsiasi funzionamento anormale delle ghiandole endocrine (iperfunzione o ipofunzione) o dell’organo recettore (“sensibile”) a un ormone (la pelle e i capelli per gli ormoni femminili e maschili, per esempio) provocherà disturbi più o meno gravi o malattia endocrina.
I disturbi ormonali sono molto vari: disturbi della crescita, perdita di peso o, al contrario, aumento di peso, obesità, diabete, disturbi della regolazione dei lipidi, infertilità, problemi del ciclo…
Il cervello nello stomaco
L’assorbimento di cibi grassi e zuccherini durante l’infanzia interrompe lo sviluppo dei neuroni situati sulle pareti del nostro sistema digerente. Questo potrebbe spiegare alcuni disturbi nell’assunzione di cibo.
Si Vittoria, abbiamo tutti “il cervello nello stomaco”. Una rete di neuroni situati sulle pareti del tubo digerente regola le funzioni digestive. Questo sistema nervoso enterico (ENS), composto da oltre 100 milioni di neuroni, è il secondo organo neurologico del nostro corpo in grado di liberare neurotrasmettitori come la serotonina.
Tuttavia, un team di ricercatiri ha appena dimostrato che una dieta troppo ricca di grassi e zuccheri ha interrotto il suo sviluppo nei topi. I loro risultati pubblicati su The Journal of Physiology aprono nuove prospettive per la comprensione dei meccanismi che portano all’obesità.
I ricercatori hanno iniziato rendendo i giovani topi obesi dando loro una dieta ricca e dolce come la “pizza-soda”. Sorprendentemente, hanno scoperto che questo tipo di cibo modifica la naturale evoluzione di questo cervello secondario prevenendo la naturale scomparsa di parte dei neuroni.
Il cervello immaturo accelera lo svuotamento gastrico
Tutto quindi accade come se una dieta troppo ricca stesse riprogrammando il nostro mini-cervello. La dieta ricca di grassi e zuccheri impedisce al tratto digerente di adattarsi a una dieta corrispondente all’età adulta e mantiene il suo fenotipo giovane corrispondente a un periodo della vita in cui l’assunzione di cibo è massima.
I ricercatori osservano anche nelle cavie, come nei pazienti obesi, un’accelerazione dello svuotamento gastrico che potrebbe essere collegata a questo disturbo del sistema nervoso enterico. In altre parole, il nostro “secondo cervello” darebbe l’ordine di accelerare il transito del cibo. Si sospetta che questo fenomeno riduca la sensazione di sazietà e promuova l’assunzione di cibo. Questo circolo vizioso potrebbe spiegare parte dei casi di obesità.
L’influenza del cibo sul nostro “secondo cervello” potrebbe anche, a lungo termine, portare alla prevenzione di patologie neurodegenerative digestive attraverso approcci nutrizionali.
Vittoria le ricordo che la mia risposta, non intende in alcun modo sostituirsi all’autorevole parere del Medico di famiglia, Medico Curante o di altre Figure Sanitarie di fiducia, preposte alla corretta interpretazione del problema in oggetto, a cui rimando, rigorosamente, per ottenere una più precisa indicazione incline sulle origini di qualsiasi sintomo stesso, grazie per la cortese comprensione, le auguro una meravigliosa domenica.
Non ut edam, vivo; sed ut vivam, edo.
Non vivo per mangiare, ma mangio per vivere.
(Marco Fabio Quintiliano)
Aspettiamo le vostre domande, inviatecele via mail a info@sbircialanotizia.it

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Notizie
La Tubercolosi in Europa: un Allarme Sanitario in Crescita

La tubercolosi torna a destare preoccupazione nel continente europeo. Secondo il rapporto 2025 pubblicato dall’Ecdc, Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie, e dall’Ufficio Regionale Europeo dell’Oms, in occasione della Giornata Mondiale della Tubercolosi, i dati relativi al 2023 rivelano un incremento significativo dei casi nella fascia di età pediatrica. In particolare, i bambini al di sotto dei 15 anni rappresentano il 4,3% dei nuovi casi e delle recidive di Tbc nella regione europea dell’Oms, un dato che evidenzia un preoccupante aumento del 10% rispetto all’anno precedente. Lo stesso trend è stato osservato nell’Unione Europea e nello Spazio Economico Europeo, dove la quota di under 15 coinvolti è salita per il terzo anno consecutivo.
Questa tendenza allarmante segnala una trasmissione ancora attiva della tubercolosi nell’area europea, richiedendo interventi tempestivi e mirati di sanità pubblica per arginare il fenomeno. L’analisi condotta da Ecdc e Oms Europa evidenzia inoltre un aumento complessivo delle notifiche di casi pediatrici, con oltre 650 segnalazioni aggiuntive registrate tra il 2022 e il 2023. Un elemento di particolare preoccupazione per le autorità sanitarie riguarda la mancata certezza sul completamento del trattamento per circa 1 bambino su 5 con tubercolosi nell’UE/SEE, una condizione che potrebbe favorire lo sviluppo di forme farmaco-resistenti della malattia e una conseguente ulteriore diffusione dell’infezione.
Il rapporto sottolinea che, oltre ai bambini, il numero complessivo di persone diagnosticate e trattate per tubercolosi è tornato a crescere nel 2023, dopo il calo senza precedenti registrato nel 2020 a causa delle interruzioni legate alla pandemia di Covid-19. Nella regione europea dell’Oms, che include 53 Paesi tra Europa e Asia centrale, sono stati segnalati oltre 172mila nuovi casi e recidive, un dato in linea con quello dell’anno precedente. Nell’Unione Europea e nello Spazio Economico Europeo, invece, i casi sono passati da 35mila a 37mila, segnando un ulteriore incremento.
Gli esperti evidenziano come, sebbene la regione stia gradualmente recuperando dagli effetti della crisi sanitaria globale, le conseguenze della pandemia continuano a influenzare negativamente la capacità di effettuare test, prevenzione, diagnosi e trattamenti per la tubercolosi. Un altro aspetto critico messo in luce riguarda la co-infezione tra tubercolosi e virus Hiv, che rappresenta una minaccia persistente per i pazienti. Secondo il report, oltre il 15% dei nuovi casi di tubercolosi segnalati nel 2023 nella regione europea dell’Oms riguarda persone co-infette da Hiv, con oltre 19mila pazienti coinvolti, di cui più di 600 nell’UE/SEE.
In merito alla gestione della co-infezione Hiv-Tbc, i dati disponibili mostrano che 1 persona su 5 nella regione europea potrebbe non avere accesso alla terapia antiretrovirale (Art). Tuttavia, le informazioni risultano incomplete: solo 21 Paesi, di cui soltanto 4 nell’UE/SEE, hanno fornito dati dettagliati sull’accesso alla terapia Art tra i pazienti affetti da tubercolosi. Questo evidenzia la necessità di intensificare gli sforzi per migliorare la raccolta e la segnalazione dei dati relativi alla co-infezione.
Alla luce di queste preoccupazioni, l’Ecdc e l’Oms Europa esortano i Paesi membri ad affrontare con urgenza le lacune nei servizi dedicati alla tubercolosi e all’Hiv, promuovendo un approccio integrato che garantisca cure complete per ridurre la trasmissione e migliorare i risultati clinici dei pazienti in tutta la regione.
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Segreti della longevità: il nuovo libro di Leonardo Calò

La longevità può essere perseguita in modo naturale e consapevole, senza ricorrere a interventi artificiali. Questo è il tema centrale del libro “Vivere senza età – I segreti dei Super Agers” (Amazon Kpd), scritto da Leonardo Calò, docente di Cardiologia presso l’Università Foro Italico di Roma e direttore del Centro di Cardiologia del Policlinico Casilino di Roma. L’opera invita il lettore a esplorare le abitudini delle popolazioni più longeve del mondo, combinandole con le più recenti scoperte scientifiche in ambiti come l’epigenetica, la nutrigenomica e i cosiddetti “geni della longevità”, tra cui le sirtuine.
L’approccio interdisciplinare proposto nel libro evidenzia come semplici modifiche quotidiane, che spaziano dall’adozione di una dieta equilibrata al miglioramento dei ritmi sonno-veglia, dall’attività fisica al rafforzamento delle relazioni sociali, possano influenzare positivamente sia l’aspettativa di vita che la sua qualità. Nel 2015, a poco meno di cinquant’anni, l’autore ha vissuto un’esperienza personale trasformativa, che lo ha portato a riflettere su come promuovere la salute, anziché limitarsi a trattare le malattie. Questo evento ha rappresentato l’impulso per la stesura del libro, che sintetizza riflessioni personali, ricerche scientifiche e osservazioni sul campo.
Il volume approfondisce il fenomeno delle popolazioni longeve, analizzando esempi iconici come gli Hunza, gli abitanti di Okinawa, di Ikaria, di Loma Linda e alcune comunità italiane, tra cui quelle della Sardegna e del Cilento. Questi territori si distinguono per l’elevata percentuale di centenari in ottima salute. Il testo dedica ampio spazio al tema della nutrizione e ai cosiddetti “cibi della longevità”. Viene sottolineata l’importanza di una dieta ricca di frutta, verdura, legumi e cereali integrali, nonché il ruolo cruciale di fitonutrienti, polifenoli e sostanze antiossidanti, come il resveratrolo, la quercetina e gli antociani.
Un’altra area di interesse è l’impatto dello stile di vita e dell’alimentazione sull’espressione dei geni legati all’invecchiamento, argomento esplorato attraverso le lenti dell’epigenetica e della nutrigenomica. Questi ambiti scientifici dimostrano come sia possibile “accendere” o “spegnere” determinati geni mediante scelte consapevoli e comportamenti salutari.
Grazie a un linguaggio accessibile ma rigoroso, arricchito da riferimenti a studi scientifici ed epidemiologici, Calò rende la lettura coinvolgente e facilmente fruibile. Il libro include esempi personali e aneddoti che avvicinano il lettore ai temi trattati, oltre a fornire consigli pratici su alimentazione, abitudini quotidiane e tecniche di meditazione, per favorire un cambiamento progressivo e sostenibile.
“Vivere senza età” non si propone di negare il naturale processo dell’invecchiamento, ma di promuovere una vitalità fisica e mentale duratura, integrando conoscenze mediche moderne con antiche tradizioni. “Anche se la genetica gioca un ruolo, la longevità dipende in gran parte dalle scelte quotidiane: una dieta bilanciata, relazioni appaganti, movimento regolare e armonia interiore”, sottolinea Calò, sintetizzando il messaggio principale della sua opera.
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Morbillo e vitamina A: una prospettiva moderna

La questione del rapporto tra morbillo e vitamina A viene analizzata in chiave attuale da Monica Gandhi, rinomata esperta di malattie infettive presso l’University of California San Francisco (UCSF) e il San Francisco General Hospital. Secondo la specialista, l’idea che la vitamina A possa essere impiegata come misura preventiva risulta essere un concetto superato, non supportato da evidenze scientifiche contemporanee. Tale convinzione, tuttavia, continua ad avere una certa diffusione, in particolare tra alcuni gruppi no-vax.
La dottoressa Gandhi ricostruisce l’origine storica di questa percezione. In passato, quando le diete erano caratterizzate da una grave carenza di vitamina A, i casi di morbillo presentavano esiti più severi. “Tali circostanze appartengono a un’epoca in cui il morbillo era una malattia inevitabile, oggi prevenibile grazie alla vaccinazione“, scrive Gandhi in un approfondimento pubblicato su X. Studi come la revisione Cochrane hanno dimostrato che due dosi di vitamina A possono essere utili per i bambini affetti da forme gravi di morbillo, in particolare quelli sotto i due anni. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda, infatti, la somministrazione di due dosi sia a bambini che adulti colpiti dalla malattia. Tuttavia, Gandhi sottolinea con forza che la vitamina A non rappresenta una misura preventiva e non può sostituire il vaccino.
La specialista evidenzia che, nell’epoca attuale, caratterizzata da diete generalmente ricche di vitamina A, non esistono motivazioni per assumere questo nutriente al fine di prevenire il morbillo. Tale argomento è tornato in auge negli Stati Uniti a seguito di alcune affermazioni di Robert F. Kennedy Jr., il quale ha suggerito che la vitamina A potrebbe ridurre il rischio di mortalità correlata alla malattia. Gandhi avverte inoltre sui rischi di tossicità legati a un consumo eccessivo di questa vitamina liposolubile, che può provocare effetti collaterali come fragilità ossea e cutanea, mal di testa e danni epatici. La via più sicura per evitare il morbillo rimane la vaccinazione, raccomandata soprattutto nelle aree colpite da epidemie. I bambini devono essere vaccinati a partire dai 15 mesi di età, o dai 6 mesi in caso di epidemia.
Il morbillo è descritto dalla dottoressa Gandhi come una malattia estremamente contagiosa, tra le più trasmissibili in assoluto. I sintomi iniziali includono tosse, febbre e raffreddore, seguiti dalla comparsa di un’eruzione cutanea maculo-papulare. Un segno distintivo della malattia sono le macchie di Koplik, piccole lesioni biancastre circondate da un bordo rossastro situate sulla mucosa interna delle guance, che precedono il rash.
Il contagio avviene attraverso goccioline nell’aria emesse mediante contatto diretto con le secrezioni respiratorie di individui infetti. La fase più contagiosa della malattia coincide con il periodo prodromico tardivo, quando tosse e raffreddore raggiungono il loro apice. L’eruzione cutanea, spesso confluente su viso e collo, tende a diminuire dopo cinque giorni. L’intera sindrome si risolve in un periodo di 7-10 giorni, ma può comportare rare complicazioni come polmonite ed encefalite.