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Mattarella convoca Mario Draghi al Quirinale

Mario Draghi per affrontare una drammatica crisi di governo. Il presidente della Repubblica ha convocato l’ex presidente della Bce per domani alle 12 al Quirinale dopo aver richiamato tutte le forze politiche alla responsabilità, chiedendo di sostenere un governo di unità nazionale.

L’alternativa sarebbero solo elezioni anticipate, lasciando tuttavia il Paese per un lungo periodo nell’incertezza, ha detto il capo dello Stato.

Il presidente della Repubblica dopo aver registrato il fallimento del mandato esplorativo del presidente della Camera Roberto Fico ha osservato che a questo punto esistono due vie: quella di un incarico o del voto.

Ma ha anche osservato che la crisi sanitaria ed economica “richiede un governo nella pienezza delle sue funzioni e non un governo con l’attività ridotta al minimo“.. “Dallo scioglimento delle Camere del 2013 – ha osservato – sono trascorsi 4 mesi” per un governo, nel 2018 “5 mesi”. Si tratterebbe di tenere il nostro Paese con un governo senza pienezza delle funzioni in mesi cruciali. Tutte queste preoccupazioni sono ben presenti ai nostri concittadini, che chiedono risposte urgente”. Per questo Conto di “conferire al più presto incarico per formare governo che faccia fronte con tempestività alle gravi emergenze non rinviabili”, un incarico “ad alto profilo”, ha osservato il capo dello Stato.

Le parole di Fico – “Allo stato attuale permangono distanze alla luce della quali non ho registrato unanime disponibilità per dare vita alla maggioranza“. Lo ha detto il Presidente della Camera Roberto Fico al termine del colloquio con il Capo dello Stato nel quale gli ha riferito del suo mandato esplorativo.Le parole di Fico arrivano dopo una giornata di altissima tensione sulla crisi di governo dopo le mancate intese su nomi e contenuti ai tavoli del programma e per la squadra di governo. Scambio di accuse tra gli ex alleati con Iv che, di fatto, arriva allo strappo finale. “Bonafede, Mes, scuola, Arcuri, vaccini, Alta Velocità, Anpal, reddito di cittadinanza. Su questo abbiamo registrato la rottura, non su altro. Prendiamo atto dei niet dei colleghi della ex maggioranza. Ringraziamo il presidente Fico e ci affidiamo alla saggezza del Capo dello Stato“, scrive su Facebook il leader di Iv Matteo Renzi.

 Il senatore di Rignano, dunque, mette a verbale lo strappo, una rottura che viene commentata come “inspiegabile” da qualificate fonti dem. Fico avrebbe sentito al telefono, a quanto si apprende, il leader di Italia viva Matteo Renzi prima di salire al Quirinale per riferire sull’esito del suo mandato esplorativo. Fico dovrebbe sentire anche tutti gli altri leader della maggioranza. Renzi lo avrebbe ringraziato “della serietà” con cui ha svolto l’incarico.  Il presidente della Camera Roberto Fico, a quanto si apprende, prima di salire al Quirinale ha sentito per telefono tutti i leader della maggioranza.

“La barzelletta che non si chiude sul verbale è, appunto, una barzelletta. Qui lo scontro è altissimo sui contenuti: dal Mes alle infrastrutture, dalla giustizia alla Torino -Lione e ovviamente sui nomi. Crimi ha detto che non intendono cedere su nessuno a cominciare da Bonafede e Azzolina. Domenico Arcuri e Mimmo Parisi non si toccano. Possono sostituire la Catalfo solo se non ci va la Bellanova. E per vicepremier al momento è in ballo Fraccaro con Orlando”. Lo scrive Matteo Renzi, a quanto si apprende, in chat con i parlamentari di Italia Viva.

Ma anche veti incrociati al tavolo sulla squadra. Fumata nera questo pomeriggio a un vertice di Matteo Renzi con Dario Franceschini, Vito Crimi e Roberto Speranza per cercare un’intesa sulla nascita di un governo Conte ter. A quanto apprende l’ANSA da fonti di Italia viva, sia sui temi che sulla squadra, dal Mes al ruolo di Arcuri, non si sarebbero registrate le aperture attese. In particolare, secondo le stesse fonti, Crimi avrebbe detto no alla richiesta di sostituire i ministri Alfonso Bonafede e Lucia Azzolina. In più, sarebbe stato “posto un veto” su Teresa Bellanova al ministero del Lavoro.

“Rimangono le distanze sui contenuti nonostante il lavoro di questi giorni. Non abbiamo parlato di nomi”, dice Maria Elena Boschi di Italia viva uscendo dalla sala della Lupa. “Abbiamo fatto un lavoro importante in questi due giorni con discussioni approfondite. Rimangono distanze, non solo con Iv, anche sull’impostazione di alcuni punti. Siamo fiduciosi che il lavoro per colmare le distanze possa essere fatto da chi dovrà formare il governo e scrivere il programma”, dice il capogruppo del Pd alla Camera Graziano Delrio uscendo dalla sala della Lupa. “Il lavoro proficuo è stato fatto ma non sono state esaurite tutte le questioni”, ha concluso.

Iv ha dato parere contrario su tutto e non si scioglie la riserva su Conte. Entriamo in una fase difficile in cui è difficile che possa accadere qualcosa di diverso dalle elezioni”. Lo dice la capogruppo del Misto al Senato Loredana De Petris, senatrice di Leu.

Iv al tavolo sulla giustizia dice no al lodo-Orlando. Il Pd fa sapere che su ambiente e scuola c’è una ‘significativa convergenza’. Non arranca solo il tavolo del programma per la soluzione della crisi di governo. Veti incrociati in queste ore, a quanto si apprende, stanno bloccando anche l’altra trattativa in corso, con contatti tra i vari protagonisti: quella sui nomi per la squadra di governo di un eventuale Conte ter. Italia Viva, secondo fonti qualificate, sarebbe contraria ai nomi di Alfonso Bonafede e di Andrea Orlando come vicepremier e allo spacchettamento del ministero delle Infrastrutture e dei Beni Culturali. In M5s ci sarebbe un veto sull’ingresso di Maria Elena Boschi al governo e in generale nelle forze di maggioranza viene considerata eccessiva la richiesta di Iv di 3 ministeri di peso per Boschi, Ettore Rosato e Teresa Bellanova.

Il centrodestra è compatto e ha le idee chiare: non è possibile che la sinistra perda altro tempo, le priorità sono salute e lavoro, non i litigi per poltrone e ministeri. Abbiamo le idee chiare su quello che serve per rilanciare il Paese”. Lo dice il leader della Lega Matteo Salvini, che oggi ha parlato con Berlusconi, Meloni, Toti, Lupi e De Poli.

(ANSA)

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Le italiane eccellenti: simbolo di competenza e innovazione

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Le donne italiane non rappresentano solo sfide e discriminazioni, ma incarnano soprattutto eccellenza, abilità e innovazione. Questo è il messaggio centrale emerso nel corso dell’evento “Storie di Italiane Eccellenti”, organizzato dalla senatrice Cinzia Pellegrino e ospitato presso il Senato. L’iniziativa ha reso omaggio a figure femminili straordinarie che, grazie al loro impegno, hanno contribuito all’evoluzione del Paese, dimostrando come la forza delle donne sia un elemento cardine del progresso italiano.

Tra le personalità premiate, spiccano nomi illustri come le conduttrici televisive Veronica Maya e Licia Colò, la giornalista Rosanna Cancellieri, Rosa Santamaria Maurizio, Chief People Officer del Gruppo Prada, e Daniela Terribile, senologa e presidente di Komen Italia, oltre all’ambasciatrice italiana in Iran, Paola Amadei. Accanto a loro, sono state celebrate le giovani eccellenze provenienti dai settori della scienza, dell’imprenditoria, della cultura e delle professioni, esempi di come talento e determinazione possano vincere pregiudizi e stereotipi.

“Occorre superare la narrazione che vede le donne solo come vittime di discriminazioni e difficoltà,” ha dichiarato la senatrice Pellegrino. “In Italia esistono figure straordinarie che meritano di essere riconosciute per il loro coraggio, la loro competenza e i risultati raggiunti. È indispensabile dare voce a queste storie e celebrarle ogni giorno, non soltanto l’8 marzo. Il cambiamento deve partire da una nuova rappresentazione delle donne nei media, nelle istituzioni e nel mondo lavorativo. Non è sufficiente parlare di parità: bisogna mostrare e valorizzare chi la realizza concretamente con il proprio impegno quotidiano”.

Durante la cerimonia, Rosanna Cancellieri ha espresso un pensiero profondo, sottolineando il valore delle donne che hanno segnato la storia: “Queste figure sono state pilastri della nostra cultura, ma ora tocca a noi fare la differenza guardando al futuro”. Licia Colò, invece, ha rivolto un appello alle donne, invitandole a non perdere mai la speranza: “A tutte coloro che desiderano fare la differenza, dico solo una cosa: non arrendetevi, perché è possibile”.

Il fulcro della serata è stato un messaggio condiviso da tutte le premiate: le donne devono continuare a scegliere e a desiderare un futuro migliore. È proprio attraverso questo desiderio che possono nascere i cambiamenti più significativi. Ogni premiata ha ricevuto una targa commemorativa come simbolo di questo impegno.

L’evento non si è limitato a celebrare i traguardi raggiunti, ma ha rappresentato un invito concreto a modificare la prospettiva. Non più storie di esclusione, ma racconti di successo e conquiste. Perché il talento femminile non necessita di un’unica giornata per essere riconosciuto: esso vive, fiorisce e si manifesta ogni giorno. Va sostenuto, narrato e onorato con continuità.

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Il sistema politico italiano e le sfide dell’Unione Europea

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Un sistema elettorale proporzionale, ispirato al modello tedesco, avrebbe probabilmente garantito una maggiore rappresentatività alle forze politiche italiane, permettendo ai partiti di esprimere meglio le proprie visioni e offrendo agli elettori scelte più nette. Questo approccio, secondo Maurizio Cotta, professore emerito di Scienza politica presso l’Università di Siena e membro della segreteria nazionale del Partito Insieme, avrebbe dissolto i due blocchi contrapposti e favorito decisioni più coerenti, specialmente in momenti cruciali.

Cotta, che vanta una carriera accademica internazionale con esperienze all’università Sciences Po di Parigi, al Mgimo di Mosca e come visiting researcher presso Harvard e Yale, sottolinea come i principali schieramenti politici italiani abbiano manifestato divisioni interne. Nella coalizione di governo, le differenze tra Forza Italia e la Lega sono evidenti, mentre tra le forze di opposizione emergono contrasti tra il Partito Democratico, il Movimento 5 Stelle, la sinistra di Avs, Azione e Italia Viva, oltre che tra le stesse correnti interne al PD.

Nonostante l’abilità della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel mantenere unita la sua coalizione attraverso un’attenta gestione retorica, il tentativo di bilanciare le relazioni tra Donald Trump e l’Unione Europea rischia di compromettere la posizione dell’Italia nelle imminenti decisioni comunitarie.

A differenza dell’Italia, la Germania ha dimostrato una maggiore capacità di definire una strategia di politica estera ed europea chiara e condivisa. Dopo le elezioni di febbraio, Berlino ha rapidamente formato una Grande Coalizione tra il partito democristiano CDU-CSU e il partito socialista SPD. In questo contesto, la politica tedesca si è distinta per la sua prontezza nel creare un fronte comune al centro contro le frange più estreme, in particolare quelle di destra.

Secondo Cotta, questa coalizione, rafforzata dal sostegno esterno dei Verdi e guidata dal leader della CDU Friedrich Merz, ha dimostrato fin da subito una forte determinazione nell’affrontare le sfide europee e le relazioni sempre più instabili con gli Stati Uniti di Trump. Tra le misure adottate, spicca una riforma costituzionale che ha eliminato il limite massimo di indebitamento introdotto nel 2009, consentendo così di invertire le politiche economiche restrittive del passato.

Infine, la Germania ha mostrato un chiaro impegno a collaborare con la Francia per promuovere una politica europea più incisiva in materia di difesa e di sostegno all’Ucraina, evidenziando un approccio deciso ai problemi globali e una visione strategica per il futuro del continente.

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Meloni e le tensioni sul Manifesto di Ventotene: divisioni e strategie politiche

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Le dichiarazioni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni sul Manifesto di Ventotene, considerato uno dei testi fondativi dell’Unione Europea, continuano a generare ampie discussioni, sia in Italia che a Bruxelles, dove si svolge il Consiglio europeo su difesa, competitività e Ucraina. In Aula, Meloni ha espresso una posizione critica verso il documento di Altiero Spinelli, affermando che “non è questa la mia Europa”. La polemica, già accesa nei palazzi istituzionali italiani, si è estesa alla capitale belga, dove la presidente ha risposto alle critiche sottolineando di aver citato il testo in modo testuale e senza distorsioni. Durante un incontro con la presidente del Parlamento europeo Roberta Mestola, quest’ultima ha definito il Manifesto un “pezzo di storia” e un pilastro dell’idea federalista della moderna Europa.

Secondo alcune indiscrezioni, la questione sarebbe stata affrontata durante una cena informale tra Meloni e gli europarlamentari di Fratelli d’Italia in un ristorante di Bruxelles. Questo momento di team building avrebbe visto anche riferimenti alle critiche veementi delle opposizioni, in particolare del Partito Democratico. Tuttavia, fonti di Palazzo Chigi hanno categoricamente smentito le ricostruzioni secondo cui Meloni avrebbe definito la citazione del Manifesto “una trappola” o una “mossa mediatica” per provocare reazioni isteriche da parte della sinistra.

Sui social, deputati e senatori di Fratelli d’Italia hanno continuato a commentare la polemica, soffermandosi sui passaggi del testo di Spinelli citati dalla premier, che includono riferimenti all’abolizione della proprietà privata e alle criticità della “prassi democratica” nelle epoche rivoluzionarie. Meloni, dal canto suo, ha condiviso un video delle sue dichiarazioni in Aula accompagnato dall’invito a “giudicare voi”. Le opposizioni, in particolare il centrosinistra, accusano la premier di aver sollevato il caso Ventotene per distogliere l’attenzione dalle tensioni interne alla maggioranza sul piano ReArm Eu, un progetto di potenziamento della difesa europea promosso da Ursula von der Leyen.

La Lega, infatti, ha espresso una forte contrarietà al piano. Riccardo Molinari, capogruppo alla Camera, ha affermato che Meloni “non ha il mandato” per approvare il progetto a Bruxelles. Tuttavia, il segretario e vicepremier Matteo Salvini ha espresso una posizione di supporto, sostenendo che “noi abbiamo totale fiducia in Giorgia e nel governo”. Salvini ha recentemente invitato la premier a difendere gli interessi nazionali nei contesti europei, pur ritenendo che il riarmo non rappresenti una priorità.

Fonti di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo interpretano le dichiarazioni di Salvini come una tattica del “bastone e della carota”. Secondo un esponente conservatore, il leader della Lega sta cercando di mantenere visibilità politica senza compromettere l’accordo di governo. Salvini, infatti, starebbe calibrando le sue mosse per evitare una rottura netta con Meloni, consapevole che una tale presa di distanza potrebbe comportare una perdita di consenso.

Nel centrodestra, le differenze di vedute si fanno sempre più evidenti. Mentre Salvini boccia l’idea di un esercito europeo, Antonio Tajani, segretario di Forza Italia, si dichiara favorevole, seguendo l’eredità politica di Silvio Berlusconi. Tajani ha ribadito il pieno supporto di Forza Italia al piano di difesa proposto da Ursula von der Leyen, sottolineando l’importanza di garantire maggiore sicurezza alle frontiere italiane e alle infrastrutture strategiche, inclusa la sicurezza cibernetica, sempre più esposta a minacce esterne.

Secondo Tajani, l’Italia non può prescindere dall’Europa né sul fronte della sicurezza né su quello economico. Il ministro degli Esteri ha dichiarato che, qualora il governo adottasse una posizione contraria all’Europa, “io non ne farei parte”.

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