Bollettino Coronavirus del 13 Novembre 2020
In data 13 novembre l’incremento nazionale dei casi è +3,83% (ieri +3,69%) con 1.107.303 contagiati totali, 399.238 dimissioni/guarigioni (+11.480) e 44.139 deceduti (+636); 663.926 infezioni in corso (+28.872). Elaborati 254.908 tamponi (ieri 234.672); 40.902 positivi; rapporto positivi/tamponi 16,04% (ieri 16,18% ). Ricoverati con sintomi +1.041 (30.914); terapie intensive +60 (3.230).
Nuovi casi soprattutto in: Lombardia 10.634; Piemonte 5.258; Campania 4.079; Veneto 3.605; Lazio 2.925; Toscana 2.478; Emilia Romagna 2.384;Sicilia 1.707; Puglia 1.350; Liguria 1.209. In Lombardia curva +3,61% (ieri +3,26%) con 55.636 tamponi (ieri 42.933) e 10.634 positivi; rapporto positivi/tamponi 19,11% (ieri 21,64%); 304.591 contagiati totali; ricoverati +272 (7.319); terapie intensive +19 (801); 118 decessi (19.028).
I timidi segnali positivi degli ultimi giorni vengono troppo spesso utilizzati in modo errato per ipotizzare allentamenti. Proviamo a fare chiarezza, basandoci sui numeri che sono asettici quando non vengono costretti a mentire. La curva del contagio non è in calo: per ora stiamo osservando solo un rallentamento della crescita, non un’inversione di tendenza. I nuovi casi (periodo 6-12 novembre) sono stati 241.544 (33.243 più della settimana precedente, variazione +15,95%). Discorso analogo per i dati sull’occupazione dei posti letto ospedalieri: +6.617 nello stesso periodo in area medica (+28,45% sul valore totale del 5 novembre); +779 in terapia intensiva (+32,58%).
Allo stesso modo l’indice Rt (calcolato con il metodo istantaneo Kohlberg-Neyman modificato, per ottenere una migliore rappresentatività del tempo che intercorre tra infezione e manifestazione della positività) sta rapidamente ripiegando: alla sera del 12 novembre era 1.31 per l’Italia (1.36 il giorno precedente); 1.21 in Lombardia (da 1.28); 1.05 a Milano città (da 1.09). Segnali importanti, che tuttavia non devono essere usati come un drappo rosso per distrarre dal vero obiettivo: diminuire la pressione sugli ospedali e riportare, e poi mantenere nel tempo, il valore di Rt sotto la soglia di 1.0.
Qualsiasi valore sopra questa soglia è rappresentativo di una crescita del contagio e di una ricaduta conseguente su un sistema sanitario ormai vicino al collasso. In questa fase è inutile e fuorviante parlare di possibili allentamenti, o pensare di attuarli non appena l’indice Rt tornerà sotto 1.0: l’unico risultato sarebbe riportarlo rapidamente sopra questo livello e far riprendere la corsa del virus. Cosa evidentemente ben nota in Francia: dove, con un Rt sotto quota 1.0 dal 6 novembre scorso, il lockdown leggero verrà proseguito per “almeno” altre due settimane. E dove, nonostante il lockdown, l’inerzia dei valori passati di Rt ha fatto crescere il tasso di occupazione delle terapie intensive dal 60% del 28 ottobre fino al 96,6% del 12 novembre.
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