In data 1 ottobre l’incremento nazionale dei casi è +0,80% (ieri +0,59%) con 317.409 contagiati totali, 228.844 dimissioni/guarigioni (+1.140) e 35.918 deceduti (+24); 52.647 infezioni in corso (+1.384). Elaborati 118.236 tamponi (ieri 105.564); 2.548 positivi; rapporto positivi/tamponi 2,15% (ieri 1,75%). Ricoverati con sintomi 3.097 (+50); terapie intensive +11 (291). Sono i primi effetti della riapertura delle scuole? Lo sapremo nei prossimi giorni sulla base dell’andamento del contagio.
Nuovi casi soprattutto in: Veneto 445; Campania 390; Lombardia 324; Lazio 265; Sicilia 156; Toscana 144; Puglia 114; Liguria 111; Piemonte 110; Emilia Romagna 103; Sardegna 96. In Lombardia curva +0,30% (ieri +0,18%) con 24.691 tamponi (ieri 18.804) e 324 positivi; rapporto positivi/tamponi 1,31% (ieri 1,06%); 107.051 contagiati totali; ricoverati -8 (298); terapie intensive +1 (35); 5 decessi (16.960).
Nell’ultimo periodo di rilevazione dell’Istituto superiore di Sanità (7-20 settembre) l’età mediana dei casi si è assestata: 41 anni, contro i 40 del periodo precedente (31 agosto – 13 settembre) dopo il rapidissimo innalzamento che aveva portato la mediana da 29 a 40 anni nella seconda metà di agosto. Sempre nelle due settimane comprese tra il 7 e il 20 settembre il 35% dei nuovi casi ha riguardato soggetti con età superiore ai 50 anni, contro il 32,9% della rilevazione precedente. Guardando alle classi di età utilizzate dall’Iss la diffusione dell’epidemia si riduce tra i 19 e i 50 anni (da 54,3% a 51,5%) mentre cresce al di sotto dei 19 (da 12,8% a 13,5%), tra i 51 e 70 (da 24% a 24,9%) e oltre i 70 (da 8,9% a 10,1%).
In particolare l’andamento delle ultime due fasce di età fornisce una prima spiegazione all’incremento costante del numero dei ricoverati: che, come ormai sappiamo, cresce parallelamente all’età dei contagiati. Come del resto testimoniato, nelle ultime 5 settimane, da un leggero ma chiaro aumento dei casi con un stato clinico “severo” al momento della diagnosi. Invariata (52,1% maschi contro 47,9% femmine) la distribuzione dei nuovi casi per sesso. Dopo un improvviso rimbalzo a metà giugno è tornato invece sotto controllo il tempo medio che intercorre tra l’inizio dei sintomi e la diagnosi (che ricordiamo è tale solo quando certificata da un test tampone): i 5 giorni registrati alla data del 18 giugno, in linea con il periodo più grave dell’epidemia (marzo-aprile) si sono ridotti a 2 giorni (rilevazione del 28 agosto) per poi risalire a quota 3 giorni nel periodo chiuso al 22 settembre. Questo indicatore, per quanto tecnico, è di particolare importanza perché la diagnosi precoce della malattia indirizza in genere verso un decorso clinico più favorevole, grazie al tempestivo ricorso alle terapie più idonee.