Dopo due anni sott’acqua, un data center Microsoft emerge in condizioni migliori rispetto a quelli che si trovano sulla terra.
I server sommersi al largo delle coste scozzesi hanno subito solo il 12% del normale tasso di guasti riscontrati nello stesso periodo dai data center terrestri.
Immergere un data center sott’acqua
Se l’idea sembra inverosimile, ha comunque dato i suoi frutti. Secondo Microsoft che ha condotto l’esperimento, la tecnica non è solo più efficiente dal punto di vista energetico, ma anche più affidabile.
Questa è la conclusione del progetto Natick, riporta Futura Tech. Nel 2018, Microsoft ha bloccato 864 server corrispondenti a 27,6 petabyte di archiviazione dati in un enorme contenitore cilindrico lungo 12 metri e lo ha posizionato a 35 m di profondità al largo delle Isole Orcadi in Scozia.
Meno attaccati sott’acqua
Sulla terra i data center sono attaccati dalla corrosione legata alla presenza di ossigeno, dall’umidità e dalle variazioni di temperatura. Posizionando i server in un involucro impermeabile, Microsoft presumeva che sarebbero finiti in condizioni di temperatura e umidità quasi costanti.
L’esperienza è stata un successo clamoroso
Il data center sottomarino ha subito solo il 12% del normale tasso di guasto osservato per i data center a terra. Per Microsoft, il progetto è tanto affidabile quanto ecologico, poiché il data center è stato alimentato da energie rinnovabili.
Oltre il 50% della popolazione mondiale vive vicino a una costa, sarebbe quindi allettante per il colosso americano adottare data center sommersi. Ciò garantirebbe una navigazione in Internet più rapida e agevole.